Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Osservanza delle leggi da parte delle comunità cinesi residenti in Italia - n. 3-00813)
PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di illustrare l'interrogazione Maroni n. 3-00813 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 3), di cui è cofirmatario.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, gli avvenimenti tragici del 12 aprile 2007, tragici per una democrazia evoluta e compiuta, che hanno visto partecipi, attivi e promotori di scontri ai limiti della insurrezione di piazza appartenenti alla sedicente pacifica comunità cinese milanese, aprono il fronte su un ragionamento che, caro ministro, ci inquieta perché - al di là del fatto che, per fortuna, le conseguenze della rivolta in sé non sono state particolarmente nefaste - hanno avuto e ottenuto conseguenze politiche decisamente preoccupanti. Queste ultime si sono concretizzate con prese di posizione, da parte del governo della Repubblica popolare cinese e di tutte le loro rappresentanze istituzionali in Italia, ai limiti della minaccia nei confronti del nostro paese, con minacce di sanzioni e tutta una serie di liturgie che ci riportano indietro nel tempo e ci fanno pensare che l'Italia viva un momento di subalternità rispetto alla politica della Repubblica popolare cinese.
PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali, Vannino Chiti, ha facoltà di rispondere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. Signor Presidente, gli incidenti verificatisi il 12 aprile scorso a Milano sono scaturiti da difficili rapporti e da un reciproco disagio che esiste tra la comunità cinese di via Sarpi e i residenti italiani.
La comunità cinese, che risiede lì da oltre mezzo secolo, non si è pienamente integrata nella società milanese; nella zona di via Sarpi i cittadini cinesi hanno sviluppato molte e fiorenti imprese commerciali, la cui presenza, tuttavia, pone seri problemi di viabilità e di parcheggio, data la particolare conformazione del quartiere, ricco di vie strette e tortuose. Anche per questo sono cresciute le proteste dei residenti italiani che si sono costituiti nel comitato Vivi Sarpi che ha chiesto la pedonalizzazione della strada.
Le norme regolamentari sul carico e scarico delle merci nelle ore notturne in riferimento alla prevista istituzione dall'inizio di maggio della zona a traffico limitato hanno fatto da detonatore a questa situazione di tensione.
Sugli incidenti, comunque, la magistratura sta compiendo indagini per accertare le responsabilità di chi ha provocato la violenza e questo, in modo autonomo, è giusto che si faccia.
La politica invece deve cercare soluzioni e, per trovare una soluzione condivisa all'insieme di questi problemi, nella giornata di ieri si è tenuto un incontro tra il sindaco di Milano e il console della città. Nel corso dell'incontro è stata concordata l'istituzione di un tavolo operativo, presieduto dal vicesindaco e composto dai rappresentanti dei residenti della comunità cinese, che nell'arco di tre settimane elaborerà specifiche proposte.
A seguito di questo incontro la comunità cinese ha revocato la manifestazione di protesta prevista per oggi pomeriggio.
Quando ci si trova di fronte ai complessi problemi dell'emigrazione e dell'inclusione, l'efficacia delle politiche, anche di quelle della sicurezza, dipende ancora di più dalla capacità di instaurare un clima di collaborazione e disponibilità al confronto, come in questi giorni alla fine si è fatto. È evidente che non si può transigere sul rispetto della legalità nei confronti di ogni cittadino o comunità; è evidente che le leggi devono essere fatte Pag. 51rispettare, così come sono inammissibili le manifestazioni di violenza contro chicchessia e contro le Forze dell'ordine.
Per quanto si riferisce ai rapporti con l'Ambasciata cinese, il Ministero degli affari esteri, ricevuta la notizia di questi episodi di violenza, ha immediatamente stabilito un contatto con l'Ambasciata della Repubblica cinese a Roma. L'incaricato d'affari ha espresso il rammarico del suo paese per quanto è successo, ha tenuto a sottolineare l'azione moderatrice svolta presso i connazionali cinesi dall'Ambasciata e dai suoi uffici consolari in Italia - di questo noi possiamo dare atto -, e il fatto che le comunità cinesi in Italia sono state invitate a tenere una condotta ispirata al pieno rispetto delle normative nazionali e locali per una civile convivenza.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
VANNINO CHITI, Ministro per i rapporti con il Parlamento e le riforme istituzionali. L'Ambasciata cinese e gli uffici consolari in Italia hanno svolto allora una preziosa azione moderatrice ed hanno collaborato per evitare che gli incidenti di Milano avessero ripercussioni sulle ottime relazioni tra i due paesi e sullo sviluppo della partnership italo-cinese in tutti i campi.
PRESIDENTE. L'onorevole Fava ha facoltà di replicare.
GIOVANNI FAVA. Signor Presidente, sono decisamente deluso dalla risposta del ministro, per una serie di motivi. Credo che in questa fase tutti condividiamo il fatto che esistano due ordini di problemi. Un problema di ordine pubblico - un problema inequivocabile, che va risolto, ma penso che le istituzioni siano in grado di dare una risposta - ed un problema politico. Il ministro rispondendo dice che la politica deve cercare delle soluzioni: benissimo, allora siamo in attesa delle soluzioni. Se la politica deve trovare delle soluzioni, caro ministro, non le troverà attraverso l'istituzione di sterili, inutili, improduttivi ed ennesimi tavoli di concertazione (che non portano a nulla), ma compiendo le scelte che competono alla politica, cioè attraverso politiche forti, rigide, attente anche all'immigrazione, ma non solo. Il ministro dice che siamo in una situazione nell'ambito della quale la comunità cinese non si è perfettamente integrata in quella milanese. Allora, visto che siamo alla vigilia del voto che verrà espresso nelle prossime settimane e nei prossimi mesi sul diritto di cittadinanza, ricordiamoci di tutto ciò.
All'interno del nostro paese vi sono soggetti che credono di vivere in zone franche, che sono convinti di poter continuare a vivere con le proprie leggi, la propria lingua, le proprie bandiere. Essi non si sentono italiani e noi qui dentro sentiamo arrivare da più parti della maggioranza segnali per i quali a questi signori daremo il diritto di voto, la cittadinanza in tempi rapidi, quando la maggioranza per prima ci ricorda che non siamo in grado di considerarli integrati. Credo che questo sia un elemento di riflessione forte, così come deve esserlo - mi dispiace che se ne sia andato il ministro Bersani - il ragionamento che riguarda la necessità di chiarire quale sia il ruolo di questa comunità all'interno di via Paolo Sarpi.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
GIOVANNI FAVA. Oggi, via Paolo Sarpi a Milano rappresenta il luogo di smercio di tutti i materiali e le merci contraffatte che vengono dall'Oriente e noi cosa abbiamo fatto in questi mesi, cosa ha fatto il Governo? Di fatto, ha depotenziato l'Alto commissariato per la contraffazione, riducendolo ad una sorta di appendice della dirigenza stessa del Ministero per le attività produttive, in modo inaccettabile e non rispondendo alle esigenze dei cittadini italiani.