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TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO FERDINANDO BENITO PIGNATARO SULLA MOZIONE META ED ALTRI N. 1-00147.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Onorevoli deputati, la mozione al nostro esame si presenta come un'azione di indirizzo politico nei confronti del Governo per quanto riguarda la sicurezza stradale.
Essa viene illustrata in concomitanza con la «prima settimana mondiale della sicurezza stradale», proclamata dalle Nazioni Unite, che si svolgerà dal 23 al 29 aprile 2007.
Vorremmo ricordare in questa sede che l'affrontare il problema della sicurezza stradale è elemento prioritario per il paese. In Italia, fra il 1973 e il 2002, gli incidenti stradali hanno causato circa 230 mila morti e 7 milioni di feriti. Gli ultimi dati parlano di oltre 220.000 incidenti, che hanno causato oltre 320.mila vittime e 5.600 morti. I decessi di giovani tra i 18 e i 24 anni sono stati più di 1000.
Si tratta di una vera emergenza sociale, rispetto alla quale occorre un chiaro cambiamento di tendenza. È necessaria una politica di forti investimenti in favore della sicurezza, della formazione delle persone e del potenziamento dei controlli sulle strade.
Nello specifico, chiediamo che il Governo si impegni nel dare seguito agli indirizzi approvati in sede di Consiglio dei ministri al fine di raggiungere l'obiettivo di dimezzare entro il 2010 il numero delle vittime (così come stabilito dal «ProgrammaPag. 63di azione europeo del 2000»); - migliorare la qualità delle infrastrutture stradali; proseguire nella realizzazione di interventi strutturali e infrastrutturali per modificare il modello di trasporto, incentivando il trasporto a minore impatto ambientale e sociale (ad esempio, il trasporto ferroviario e marittimo); - incrementare i controlli, adeguandoli ai livelli europei, anche sui mezzi pesanti; - stimolare le case costruttrici ad investire in moderne tecnologie per aumentare in maniera significativa i livelli di sicurezza stradale.
In particolare, rispetto al grave fenomeno delle «stragi del sabato sera», che nel nostro paese rappresentano la prima causa di morte dei giovani, chiediamo che il Governo si impegni a promuovere campagne di educazione stradale nelle scuole; promuovere azioni di sensibilizzazione a favore dei giovani sui temi della prevenzione e della sicurezza stradale e - promuovere l'impiego dei mezzi di trasporto pubblico collettivo per il trasferimento dei giovani nei luoghi di divertimento, nonché a sostenere tutte le iniziative a favore della «prima settimana per la sicurezza globale sulle strade» indetta dall'ONU, in particolare quelle che si svolgeranno sabato 28 aprile 2007 a favore di una notte senza incidenti.
Negli anni sessanta in Italia circolavano poco più di 3 milioni di autoveicoli; oggi siamo nell'ordine di 35 milioni. Di conseguenza, si è intensificata la densità della circolazione e sono aumentati i pericoli per l'uomo (incidenti stradali) e i danni per la natura (inquinamento acustico ed atmosferico). La rete viaria dell'Italia è la più affollata d'Europa. L'80 per cento delle merci viaggia su gomma e spesso gli autocarri transitano a vuoto. I veicoli pensati e costruiti come mezzi di locomozione, come strumenti per arricchire e migliorare la qualità della vita, sono diventati troppo spesso strumenti incontrollabili di morte.
Quasi centomila decessi e tre milioni di feriti sono lo sconvolgente bilancio di dieci anni di incidenti stradali. Nel triennio 1993-1995 gli incidenti hanno causato mediamente settemila morti l'anno, ossia un morto ogni 75 minuti primi, e 238 mila feriti, uno ogni 2 minuti primi.
Ogni anno in Italia scompare un paese di settemila abitanti: è questo il tragico risultato degli incidenti stradali. Il costo economico è valutabile in 16 mila miliardi di vecchie lire. Il costo sociale è elevatissimo. Tra i feriti una parte consistente dovrà convivere per il resto della vita con handicap acquisiti. La media è di 24mila invalidi permanenti ogni anno.
Che fare? Sono stati proposti una miriade di rimedi per debellare un fenomeno che costituisce un attentato quotidiano alla vita umana.
C'è chi ha proposto più investimenti per la sicurezza stradale, chi pene più severe per i conducenti, chi il miglioramento delle strade, chi campagne di informazione per sensibilizzare i giovani ad assumere comportamenti maggiormente responsabili nei confronti della circolazione stradale, chi di rendere i veicoli in grado di proteggere meglio rispetto alle conseguenze dei sinistri. Sono stati costituiti comitati e consulte provinciali per la sicurezza stradale al fine di elaborare piani, che prevedano, tra l'altro, di informare sull'importanza dell'uso del casco protettivo e delle cinture di sicurezza, di attuare maggiori controlli e di svolgere e attività di repressione dei comportamenti scorretti alla guida nonché, di verificare l'efficacia della segnaletica per eliminare le situazioni di pericolo e di emergenza sulle strade.
Oggi i progetti in materia di mobilità sicura nascono come funghi e si dissolvono come neve al sole, senza apportare alcun miglioramento alla sicurezza stradale. Occorre perciò diffidare da pseudoesperti e piani di sicurezza stradale che spesso si mostrano inefficaci.
Con le numerose e varie innovazioni normative introdotte nel codice della strada non si sono conseguiti i risultati positivi che tutti si auguravano: il numero degli incidenti continua ad essere allarmante.
La sicurezza stradale non si fa con l'accensione dei fari anche di giorno sullePag. 64autostrade e sulle strade extraurbane, che ha il solo effetto di far aumentare il consumo di carburante e di lampade, con l'uso del telefono cellulare con auricolare o a viva voce, con il divieto di vendita di sostanze alcoliche lungo le autostrade, con la chiusura delle discoteche ad una certa ora, con la patente a punti, che prevede corsi di formazione senza esame finale, con il certificato di idoneità per la guida di ciclomotori, che si consegue solo con l'esame teorico.
La sicurezza stradale è fatta di pochi ma essenziali elementi: seria e approfondita visita medica collegiale per accertare i requisiti psico-fisici dei conducenti, modifica del sistema di esame, sia teorico che pratico, per il conseguimento della patente di guida, padronanza nella guida, conoscenza ragionata ed osservanza delle norme del codice della strada, eliminazione delle insidie presenti nella rete viaria, idonea ed efficiente segnaletica stradale, qualità del programma di studio e dell'educazione stradale.
Sulla mobilità sicura il Governo di centrosinistra deve dunque effettuare una corretta inversione del senso di marcia, se non ci si vuole ritrovare, anche nei prossimi anni, con un bilancio negativo in termini di vite umane.
La legge sulla circolazione stradale, in vigore per decenni nel nostro paese (testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica del 15 giugno 1959, n. 393), è stata sostituita dal decreto legislativo del 30 aprile 1992, n. 285. Il Nuovo codice della strada, entrato in vigore il 1o gennaio 1993, è stato poi oggetto di continue modifiche. Da una fase di eccessiva staticità normativa, si è passati ad una fase di eccessive modifiche.
Il predetto processo di riforma, dettato dalla crescita raccapricciante dei sinistri, ha partorito una serie di leggi e provvedimenti inopportuni e inefficaci nel silenzio generale e, purtroppo, con l'astensione delle forze di sinistra.
Dubito, ad esempio, che la patente a punti abbia garantito risultati importanti. È noto a tutti lo scandalo esploso in Italia dei corsi per il recupero dei punti decurtati dalle patenti di guida: si rilasciavano attestati di frequenza per corsi che in effetti non si svolgevano.
La mia opinione è quella di rendere il codice della strada meno corposo, più accessibile e comprensibile, ma soprattutto rivolto alle norme di comportamento ed alla prevenzione degli incidenti stradali. È il termine «prevenzione» che continua ad essere tabù. La logica della repressione, delle multe, del ritiro delle patenti di guida, della decurtazione dei punti prevale su quella della prevenzione.
Occorre, inoltre, rompere il monopolio detenuto dai privati nel campo dell'educazione stradale. Non esiste, infatti, un sistema educativo pubblico di cui si può avvalere il cittadino italiano che aspira al conseguimento della patente di guida. L'unica opportunità è data agli studenti dai progetti di insegnamento dell'educazione stradale nelle scuole, reso obbligatorio a partire dall'anno scolastico 1994-1995.
È necessario abolire anche la figura dell'allievo privatista all'esame di teoria o di guida. Occorre rendere obbligatoria la frequenza ad un corso di preparazione presso l'autoscuola oppure presso altri soggetti abilitati a tenere corsi.
Nei prossimi giorni in tutta Italia l'esame di teoria per il conseguimento della patente di guida si effettuerà con una nuova procedura. Esso cioè non si svolgerà più con una scheda cartacea, nel caso di candidati con possesso della licenza di scuola media inferiore, o con un colloquio, nel caso di allievi non scolarizzati oppure stranieri, ma mediante un sistema informativo e traduzione in tutte le lingue ufficiali ONU.
Nutro dubbi e grandi perplessità sul nuovo sistema di esame. La nuova metodologia, basata sull'impiego di tecnologie informatiche, penalizzerà i soggetti deboli, gli stranieri e i candidati dotati di scarsa cultura, e non eleverà la preparazione degli idonei alla guida.
La sostituzione della prova a colloquio (teoria) con i quiz informatizzati non ridurrà il numero degli incidenti e non aiuterà la sicurezza stradale.Pag. 65
L'esame di teoria, che è uno dei momenti più significativi della prevenzione, è stato oggetto di un intervento, a mio avviso, negativo. Un esame con il sistema orale vale molto di più dell'esame a questionario, impostato in modo sibillino e astruso. I quiz vengono a volte risolti con uno sforzo mnemonico, un colpo di fortuna.
È l'esame il primo vero problema nella prevenzione degli incidenti. Si deve intervenire sul programma di studio e sugli esami. Necessita un programma di educazione stradale che si limiti all'essenziale della segnaletica e delle norme di comportamento e che venga snellito e liberato da argomenti che non hanno alcuna attinenza con la sicurezza stradale: si pensi alle nozioni sui contratti di assicurazione.
Sull'esame di guida, invece, guarda caso, non si è intervenuti. Non basta essere in possesso di semplici nozioni tecniche per guidare un veicolo, bisogna dare tempo e modo al giovane aspirante al conseguimento della patente di assimilare non solo la tecnica della guida ma anche la cultura della guida. Il prolungamento del periodo temporale di validità del foglio rosa, dagli attuali sei mesi a dodici mesi, darebbe la possibilità ai candidati di conseguire una preparazione migliore.
Bisogna puntare sull'uomo per fare di esso un buon conducente. Ciò anche in considerazione del fatto che, se le cause degli incidenti sono le più disparate, quali la condizione ambientale o del veicolo, la causa principale resta tuttavia il comportamento del conducente: velocità non moderata, manovra irregolare di sorpasso, omessa precedenza, guida in stato di ebbrezza alcolica o sotto l'effetto di sostanze stupefacenti.
Nonostante i più sofisticati congegni elettronici (notiziari informativi, pannelli a messaggio variabile, telecamere, i primi protagonisti della sicurezza attiva, cioè quella che interviene a prevenire gli incidenti, sono i conducenti di veicoli.
La sicurezza stradale non è un optional, ma va considerata come una delle priorità nazionali.
Il conseguimento di questi obiettivi può essere raggiunto solo attraverso una modifica globale del nostro attuale modello di sviluppo. Un modello di sviluppo che ha fatto sì che per troppi anni si sia trascurato, nel nostro paese, il trasporto ferroviario.
Non mi sfugge cosa abbia rappresentato il trasporto automobilistico in termini di crescita dello sviluppo economico italiano, né il ruolo trainante del settore automobilistico per l'economia del nostro paese.
Siamo però arrivati ad un punto che richiede una svolta radicale: sappiamo che già nel 2007 si sono dovute fronteggiare situazioni di difficoltà finanziaria per le Ferrovie dello Stato e siamo a conoscenza degli effetti negativi del blocco ferroviario.
Riteniamo però che nella legge finanziaria per il 2008 si debba fare un balzo in avanti. Non è più sufficiente ripianare i disavanzi: occorre invece rilanciare una politica di investimenti d'intesa con le organizzazioni sindacali.
È necessario promuovere una grande politica di sviluppo del sistema ferroviario, pensando non solo agli investimenti già in essere e al settore dell'alta velocità, ma prevedendo anche un vigoroso e importante intervento nel settore del trasporto regionale a favore delle ferrovie che un tempo erano di concessione governativa e pensando alla creazione di un sistema di adeguati collegamenti metropolitani.
La finanziaria per il 2007, incalzata dall'esigenza di ripianare il disavanzo esistente e dalla necessità di garantire la prosecuzione dei cantieri in corso, ha completamente trascurato tale settore. È invece questo il settore che può fornire risposte adeguate anche alle tristemente note tragedie che si consumano quotidianamente sulle nostre strade.
So quanto sia difficile porre limiti ad un giovane rispetto alla guida di automobili sempre più veloci e potenti. Ma la sfida si può vincere se ci mettiamo nelle condizioni di offrire un sistema di trasporto ferroviario locale che sia in grado di soddisfare, nello stesso modo, le esigenze dei nostri giovani. Già diverse esperienzePag. 66sono state compiute; ma non sono sufficienti, e per fare un salto di qualità occorre una cultura politica diversa. Occorre cioè la consapevolezza che ci sono settori che devono rimanere in mano pubblica, per l'interesse generale che ricoprono.
Occorre rilanciare, attraverso il settore pubblico, la sfida di efficienza del sistema. So che è un percorso lungo e difficile, ma sono altrettanto convinto che è l'unico percorso possibile, l'unica via che può garantire, nel tempo, i risultati sperati. Con questo non intendo negare la validità delle misure che si stanno adottando, ma, accanto a queste, occorre attuare una linea politica di alto profilo che, accanto all'attuale modello di sviluppo, si impegni nel settore ferroviario.
Ciò significa non solo pianificare e realizzare i grandi itinerari, pur necessari, ma anche impegnarsi nella realizzazione degli itinerari regionali. Questo risultato deve vedere l'impegno del Governo e delle organizzazioni sindacali, che tanto peso hanno nell'organizzazione del lavoro in questo importante settore della vita italiana.
In conclusione, il gruppo dei Comunisti italiani della Camera concorda con la mozione in discussione, però vorrebbe che accanto ad essa ci fosse la predisposizione di un piano generale volto a cambiare l'attuale modello di sviluppo, per dare una risposta ai nostri giovani, alle loro famiglie, perché le persone che ogni giorno vivono e circolano sulle strade italiane possano farlo in tranquillità e sicurezza.
Pertanto, per le argomentazioni espresse, dichiaro il voto favorevole dei Comunisti Italiani!