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Svolgimento di interpellanze urgenti.
(Modalità di attuazione dei lavori previsti dal consorzio industriale del Sulcis Iglesiente per il dragaggio del porto di Portovesme - n. 2-00578)
PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di illustrare la sua interpellanza n. 2-00578 (Vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione 2).
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, come lei sa il Ministro dell'ambiente ha posto il divieto ai lavori previsti dal consorzio industriale del Sulcis Iglesiente per il dragaggio del porto di Portovesme. Questi lavori, che tra l'altro erano già stati concordati con la regione Sardegna e con il Ministero dello sviluppo economico, prevedono l'asportazione di un milione di tonnellate di sabbia per consentire l'attracco di navi di maggiore stazza all'interno dell'area portuale, nonché il ripascimento del litorale prospiciente il bacino dei fanghi rossi.
Il Ministero dell'ambiente prevede prioritariamente a qualsiasi intervento, quindi comprese le bonifiche, la realizzazione di un muro a cinquanta metri di profondità, con l'obiettivo di frenare il flusso di liquidi inquinanti verso il mare. È chiaro che questa presa di posizione ha creato fortissime rimostranze da parte dei lavoratori, degli industriali e degli stessi sindacati, perché tutti sanno che sono previsti interventi strutturali per far fronte ad una crisi produttiva persistente in quest'area. Pertanto, non può non esserci una forte preoccupazione per la possibilità di cambiamento di strategie industriali che le multinazionali operanti nel territorio, in particolare quelle del settore della metallurgia dei metalli non ferrosi, possano successivamente intraprendere.
Quindi, l'anteporre la costruzione del muro in fondo al mare ad ogni altroPag. 72intervento è sicuramente di ostacolo allo sviluppo, non solo del porto, ma anche dell'intera area industriale.
Onorevole sottosegretario, vorrei che lei si rendesse conto di cosa crei nel territorio del Sulcis Iglesiente questo provvedimento del Ministero dell'ambiente. Infatti, è paradossale il comportamento del Governo e anche del governo regionale del presidente Soru, che è comunque corresponsabile, in quanto anch'egli è d'accordo con questa situazione. È paradossale perché il Governo con una mano dà un aiuto al nostro territorio del Sulcis Iglesiente e con l'altra vi si contrappone.
Infatti, la crisi industriale del nostro territorio si unisce alle difficoltà che ci sono nella messa in esercizio della miniera di carbone, che dovrebbe risolvere quei problemi che stanno a cuore non solo al nostro territorio e al Governo regionale, ma anche al ministro Bersani. Egli più volte in quest'Assemblea ha sostenuto la necessità che quelle aziende ottenessero delle agevolazioni in termini di tariffe elettriche, per le quali si aspetta una soluzione da parte dell'Unione europea. È necessario stabilire un patto di intesa tra gli stessi Ministeri, la regione e le aziende interessate in cui si preveda la costruzione in Sardegna di una centrale a carbone, dato che ivi persiste l'unica miniera di carbone che abbiamo in Italia e che dovrebbe produrre energia elettrica a bassi costi utile alle industrie lì ubicate, che producono metalli non ferrosi.
Tale problema è stato già affrontato dal Governo Berlusconi, che vi ha trovato soluzione con la legge n. 80 del 2005, ed il Governo attuale sta sostenendo in Europa questa tesi.
Noi siamo preoccupati e ci chiediamo come sia possibile che la Sardegna possa prepararsi a risolvere da sola i suoi problemi, com'è giusto che sia e come l'Unione europea richiede, visto che queste tariffe saranno concesse solo se, nel frattempo, la Sardegna si sarà organizzata per far sì che il problema di cui stiamo discutendo venga superato.
Ebbene, per superare tale problema, se vogliamo che nel nostro territorio nasca una centrale che produca energia elettrica a bassi costi, che necessita non solo di carbone nostrano, ma anche di importazione, ci interroghiamo sul modo in cui il carbone possa giungere nel nostro porto, se quest'ultimo non è attrezzato per far arrivare le navi a tale scopo destinate.
Ci troviamo di fronte ad un impasse che dobbiamo necessariamente superare; non si può sostenere che non si può realizzare quest'opera se prima non si costruisce il muro che serve per bloccare eventuali sostanze provenienti dal retroterra e inquinanti il mare. Le stesse aziende, attraverso uno studio elaborato con l'università di Cagliari, hanno proposto soluzioni alternative.
Noi non discutiamo in questa sede su quale sia la soluzione migliore, perché lasciamo prendere la decisione a chi ne ha le competenze. Ciò che contestiamo è che non si può, in modo assoluto, predisporre una soluzione di questo tipo. Infatti, realizzare un muro vuol dire investire somme di denaro ingenti e impiegare del tempo, ma nel frattempo si blocca tutto quello che, invece, serve per superare questa crisi.
Noi chiediamo al Governo che rifletta su tale posizione e si renda conto che essa non risponde neanche all'interesse di un'azione unitaria dell'Esecutivo. Come ho detto prima, lo stesso Ministro Bersani sta affrontando tale situazione e si sta battendo per superare il problema. Sarebbe opportuno che l'attuale Governo - il quale troppo spesso e da troppo tempo ci ha abituato a capire che non è unito, poiché spesso e volentieri i ministeri operano ognuno per proprio conto - si rendesse conto che sarebbe molto utile un dialogo fra i due Ministri al fine di trovare una soluzione che permetta finalmente di superare questa fase devastante sul fronte occupazionale. La situazione critica alla quale mi riferisco investe, infatti, un territorio vasto, che soffre da diversi anni e che ora vede aprirsi - anche attraverso soluzioni interne, e con il conseguente sviluppo del territorio - una possibilità diPag. 73sviluppo e di occupazione per i disoccupati, che nel nostro territorio superano anche il tasso del 30-35 per cento.
Non vediamo come tale obiettivo possa essere raggiunto se il Ministro dell'ambiente persiste ancora in una soluzione così drastica, che impedisce qualunque movimentazione. Ci sembra veramente assurdo e riteniamo giusto metterlo in evidenza. Speriamo e chiediamo che venga presa in considerazione la nostra proposta.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per l'ambiente e della tutela del territorio e del mare, Laura Marchetti, ha facoltà di rispondere.
LAURA MARCHETTI, Sottosegretario di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare. Signor Presidente, in risposta all'interpellanza dell'onorevole Mereu, riguardante il piano di disinquinamento del Sulcis Iglesiente, si ricorda innanzitutto che l'area predetta è stata inserita tra i siti da bonificare d'interesse nazionale con il decreto ministeriale n. 468 del 18 settembre 2001 ed è stata perimetrata con decreto del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio del 12 marzo 2003.
Il sito, ubicato nella parte sud-occidentale della Sardegna, comprendente 3 province e 34 comuni, ha nel proprio perimetro le seguenti aree industriali: le vaste aree minerarie, nelle quali si rinvengono notevoli centri di pericolo costituiti da scavi di grande dimensione, discariche, bacini di decantazione per fanghi di processo e cumuli di scarti di lavorazione; gli agglomerati industriali di Portovesme, di Sarroch, di Assemini e quello di San Gavino Monreale. Nell'attuale perimetro è inoltre ricompresa una vasta fascia marina, prospiciente l'area a terra, che si estende fino ad una distanza dalla costa di tre chilometri, da Cagliari a Capo della Frasca.
Ad oggi si sono tenute sul sito undici conferenze di servizi istruttorie e nove conferenze di servizi decisorie. Le maggiori aziende operanti nell'agglomerato industriale di Portovesme hanno attivato le procedure di caratterizzazione ai sensi della vigente normativa in materia di bonifica.
I risultati della caratterizzazione, unitamente alle analisi pregresse effettuate sull'area, hanno fatto emergere un quadro dello stato di qualità di suolo ed acque, che evidenzia una contaminazione pesante e diffusa relativamente a metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici, composti alifatici clorurati cancerogeni c alifatici alogenati.
Atteso quindi il grave stato della contaminazione, nel corso delle conferenze di servizi è emersa la convenienza tecnico-economica di dar luogo ad un intervento di messa in sicurezza d'emergenza della falda di tipo unitario e coordinato, basato sulla realizzazione di un barrieramento fisico.
Le aziende operanti nell'agglomerato industriale di Portovesme hanno comunicato, quindi, che intendevano procedere congiuntamente allo studio e alla progettazione per la messa in sicurezza d'emergenza della falda, affidando il coordinamento al Consorzio Nucleo di Industrializzazione del Sulcis Iglesiente e la redazione del progetto all'Università di Cagliari.
La conferenza di servizi decisoria dell'11 luglio 2006 ha richiesto alle società la trasmissione del progetto consortile di bonifica della falda basato sulla realizzazione di un marginamento fisico fronte mare e lato laguna. Detta soluzione progettuale consentirebbe la successiva adozione di interventi di bonifica in situ dei suoli mediante tecnologie biologiche e chimiche, che, garantito l'isolamento delle fonti inquinanti, potranno essere progettate e programmate su tempistiche di più ampio respiro, quindi, con minore impatto ambientale e anche con minore costo specifico. Tale risparmio sarà altresì incrementato dalla minor quantità di acqua emunta contaminata da sottoporre a trattamento in impianto dedicato, dovendo garantire esclusivamente l'equilibrio piezometrico.
La conferenza ha, altresì, sottolineato che, qualora il termine stabilito per laPag. 74presentazione di detto progetto non fosse stato rispettato, ciascuna azienda avrebbe dovuto provvedere per le aree di propria competenza.
Infine, considerata la pesante e diffusa contaminazione delle acque di falda e l'inadeguatezza dei sistemi di messa in sicurezza d'emergenza attualmente attivi sulle aree di competenza di ciascuna azienda, i partecipanti alla medesima conferenza di servizi hanno richiesto, nelle more dell'attivazione del progetto congiunto, l'immediato potenziamento delle predette misure di messa in sicurezza d'emergenza della falda.
Con nota del 15 novembre 2006, il Consorzio per il Nucleo di Industrializzazione del Sulcis Iglesiente, per conto delle citate aziende, in luogo del progetto di barrieramento fisico richiesto ha trasmesso un progetto preliminare basato sulla realizzazione di un barrieramento idraulico, discusso nel corso della conferenza di servizi istruttoria del 20 dicembre 2006 e, poi, in quella decisoria del 20 marzo 2007.
In quest'ultima conferenza è stata ribadita la necessità della realizzazione di un marginamento fisico integrale, che risulterebbe la migliore soluzione in termini di protezione dei bersagli sensibili costituiti dal mare e dalla laguna.
Con riferimento poi all'area portuale di Portovesme, oggetto dell'interpellanza, il citato consorzio industriale ha avviato la procedura di bonifica, sottoponendo a caratterizzazione l'intero bacino portuale, dei cui risultati si è preso atto con prescrizioni nella citata conferenza di servizi decisoria del 27 marzo 2007.
Detti risultati evidenziano una contaminazione diffusa da metalli, principalmente piombo, zinco, cadmio, mercurio, nichel e rame.
Con riferimento, quindi, a quanto prospettato in merito alla possibile incidenza della realizzazione del barrieramento fisico, quale misura di messa in sicurezza d'emergenza della falda, sul piano di sviluppo economico della zona industriale, si fanno presenti alcune considerazioni.
In primo luogo, contrariamente a quanto sostenuto dall'onorevole interpellante, secondo quanto previsto dall'articolo 1, comma 996, della legge n. 296 del 27 dicembre 2006 (la legge finanziaria per il 2007), «nei siti oggetto di intervento di bonifica di interesse nazionale (...) le operazioni di dragaggio possono essere svolte anche contestualmente alla predisposizione del progetto relativo alle attività di bonifica».
In secondo luogo, il muro di confinamento costituisce parte integrante delle opere complesse di bonifica, in quanto la costruzione di esso consentirà di impedire il deflusso di acque sotterranee contaminate verso il mare e le aree lagunari e quindi, in conformità con la normativa vigente, l'isolamento delle sorgenti primarie di contaminazione.
In terzo luogo, la soluzione del barrieramento fisico individuata consentirà - come, del resto, è già stato rilevato - la possibilità di adottare gli interventi di bonifica in situ dei suoli, mediante tecnologie biologiche e chimiche che, garantito l'isolamento delle fonti inquinanti, potranno essere progettate e programmate su tempistiche di più ampio respiro, quindi, compatibili con la realtà industriale, con minore impatto ambientale e, soprattutto, a minor costo specifico.
In quarto luogo, ferme restando le esigenze di messa in sicurezza di emergenza e bonifica, è necessario garantire alle aziende presenti nel sito la possibilità di effettuare investimenti, che permettano di mantenere la competitività del sistema produttivo, nonché di effettuare i necessari aggiornamenti impiantistici, idonei a ridurre ogni forma di inquinamento in atto rispetto ad aria, acqua, suolo e sottosuolo.
In conclusione, nel caso specifico si ritiene che le operazioni di bonifica non costituiscano alcuno ostacolo alle attività portuali. Infatti, le attività svolte dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sui siti di interesse nazionale, per i quali sono stati sottoscritti appositi accordi di programma, non solo sono volte alla realizzazione di interventiPag. 75di ripristino ambientale, ma sono anche funzionali allo sviluppo economico e industriale del sito.
Riguardo al secondo quesito, relativo allo stato di attuazione degli interventi previsti dal piano di disinquinamento per il risanamento del territorio del Sulcis, la regione Sardegna ha fatto presente di avere impegnato le somme disponibili che l'amministrazione statale ha trasferito nel 1995, nel 1998 e nel 1999, per complessivi 65 milioni di euro, rispetto ad un fabbisogno finanziario pari a 100 milioni di euro.
Gli interventi previsti dal piano sono in gran parte in corso di realizzazione; alcuni sono in via di completamento e riguardano, in particolare, la caratterizzazione, il risanamento, la riqualificazione ambientale e la valorizzazione del territorio del comune di Portoscuso, la bonifica dello stagno di Sa Masa, nonché gli interventi di bonifica dei suoli e dell'acquifero sotterraneo nelle aree del polo industriale di Portovesme e i relativi interventi di riqualificazione.
Ad ogni buon fine, si rappresenta che il Governo è sensibile alle problematiche prospettate: si auspica, perciò, che si giunga a una reale riconversione dell'uso del territorio in questione, con attività compatibili con il piano industriale, e che le attività siano condotte nel rispetto dei principi dello sviluppo sostenibile, limitando i rischi per la salute umana e per l'ambiente.
PRESIDENTE. L'onorevole Mereu ha facoltà di replicare.
ANTONIO MEREU. Signor Presidente, non sono soddisfatto del risultato dell'interpellanza. Non me ne voglia, onorevole sottosegretario, ma qualche località che ha nominato non fa parte del Sulcis Iglesiente. Non è un problema: evidentemente c'è stato un disguido.
Il problema vero è come mai tale provvedimento del Ministero dell'ambiente abbia generato reazioni da parte di tutte le istituzioni nel nostro territorio, se, come afferma il sottosegretario, non vi è nessun ostacolo affinché i lavori da effettuare si svolgano serenamente.
Il presidente del consorzio industriale, che tra l'altro è un uomo di centrosinistra, infatti protesta continuamente e ha anche scritto al Ministero per avere risposte positive. Quindi, vi è una protesta. Anche un sindacato sta chiedendo incontri con la regione Sardegna, perché si rende conto del pasticcio in atto.
Quando si afferma, infatti, che bisogna erigere un muro nel fondo nel mare, non si tratta di un'opera che si può fare immediatamente. Vorrei poi capire, quando si usa il termine «contemporanea», che cosa si intenda.
L'inquinamento esiste e nessuno lo può negare. Tutti siamo consapevoli che si debba bonificare, ma nel frattempo non possiamo dire che, siccome non si riesce a portare a compimento la realizzazione del muro, non si eseguono neanche lavori che servano a bonificare il territorio. Siamo in una situazione di stallo che produce esclusivamente danni. Non stiamo cercando una soluzione diversa. Non sto dicendo, da deputato di centrodestra, che qualcosa oggi va male, ma soltanto che in questo momento il Ministero dell'ambiente non ha un comportamento che favorisca lo sviluppo del territorio. Tutto ciò che il sottosegretario afferma, in effetti, è presente anche qui da noi.
Le aziende rispondono, intanto, che, anziché costruire il muro, sulla base di uno studio condotto con l'università di Cagliari - quindi, con una struttura indipendente - si possono erigere barriere idrauliche, installando pozzi o facendo funzionare quelli già esistenti. Si parla di ottantuno pozzi. Potrebbe essere una soluzione ideale, ma quello che a noi interessa soprattutto è di dare attuazione alla volontà di migliorare la situazione e a questo fine bisogna che si inizi a fare tutto ciò che è possibile. Non possiamo condizionare. Ecco la parola giusta: noi non vogliamo il condizionamento, perché il condizionamento impedisce di perseguire quegli obiettivi che tutti diciamo di voler raggiungere.
Si auspica che il territorio abbia il suo sviluppo, che i nostri giovani trovino occupazione, che le aziende trovino in quelPag. 76territorio gli interessi che consentano alle stesse di continuare a produrre, però tutto di fatto si ferma, perché ancora una volta si parla sempre di azioni prioritarie o contemporanee.
Mi permetto di portare all'Assemblea un'esperienza che ho avuto recentemente a Berlino, dove rappresentavo la Camera dei deputati insieme alla collega Francescato, in materia di cambiamenti climatici, un problema di interesse mondiale. Vi partecipavano i maggiori rappresentanti dei Governi degli altri Paesi e posso dire che spesso e volentieri l'Italia, sotto il profilo ambientale, si presenta come uno Stato che deve fare sempre il meglio, il tutto.
Ciò è anche giusto, ma quando lavoravo mi hanno sempre insegnato che, quando qualcuno sostiene di fare l'ottimo, in genere non vuole fare niente e che la scusa per fare bene è utilizzata in realtà per non fare nulla.
Questo è più o meno anche l'atteggiamento dei Verdi e degli ambientalisti italiani, che non voglio coinvolgere perché non sono presenti. Mi piacerebbe, però, che chi ascolta potesse meditare su questo punto. Gli altri Stati partono da un presupposto diverso. Ad esempio, quando parliamo con la Cina, con il Sudafrica o con l'India, che sono gli Stati oggi più interessati dalle emissioni di CO2, che tutti vogliamo diminuire, tutti sostengono di condividere le preoccupazioni al riguardo, ma affermano, nel contempo, che è necessario coniugare lo sviluppo con la tutela dell'ambiente.
Quando sono intervenuto in quel momento ho affermato che anche noi in Italia abbiamo, a macchia di leopardo, qualche situazione che può essere se non uguale alla Cina, a volte molto vicina. Non bisogna essere netti nelle nostre affermazioni, ma dobbiamo trovare dei compromessi perché il ruolo della politica è quello di pensare anche alle persone, alle famiglie. Non possiamo delegare tutto ai tecnici che devono solo dire quale provvedimento tecnico, quale soluzione tecnica è migliore. Non sempre le due cose si sposano e non è vergogna dirlo chiaramente.
Dobbiamo trovare sì una soluzione ambientale, perché gli abitanti di tali luoghi vogliono una soluzione di questo tipo, ma dobbiamo parlare di qualità della vita quando c'è; se la qualità della vita non è stata raggiunta è difficile far capire la situazione alle persone. Noi abbiamo l'obbligo e il dovere di difendere queste posizioni e di affermare che certamente va operata una bonifica, va trovata una soluzione, ma mai impedendo lo sviluppo di quel territorio come di fatto il Ministro dell'Ambiente sta facendo.
Affermiamo tutto ciò non perché sia una mia convinzione ma perché tutti giornali locali, la Api sarda, i rappresentanti degli industriali sono contrari al provvedimento in esame. Allora qualcosa ci sarà che non va! Non vogliamo dire di avere ragione, ma qualcosa che non va ci sarà! Ci aspettiamo da parte del Ministero che si possa raggiungere l'obiettivo ambientalista, ma sempre tenendo conto - come detto da me precedentemente - delle esigenze fondamentali delle persone e della società. Le forze sindacali si stanno mobilitando e la mia interpellanza vuole essere di aiuto al loro impegno.
Spero che quando il sottosegretario usa il termine «contestualmente» - che rappresenta già un miglioramento - non intenda dire di non voler far fare niente o che debba partire la costruzione di questo muro, rispetto al quale però non siamo a conoscenza di chi si debba addossare i costi. Non conosciamo neanchè i tempi e la progettazione, non essendoci ancora un pieno accordo.
Speriamo che questa interpellanza serva a far riflettere ulteriormente e a permettere di trovare una soluzione diversa a chi, in Sardegna, opera nel territorio, di cui lo ripeto, non possiamo per qualunque motivo condizionare lo sviluppo.