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Seguito della discussione delle mozioni Leone e Garagnani n. 1-00233, Germontani ed altri n. 1-00227, Volontè e Galletti n. 1-00249, Donadi e D'Ulizia n. 1-00250 e Lulli ed altri n. 1-00251 sulla disciplina fiscale applicabile alle società cooperative, anche in relazione agli effetti prodotti nei mercati di riferimento (ore 11).
(Dichiarazioni di voto)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Ulizia. Ne ha facoltà. Le ricordo, onorevole D'Ulizia, che il suo gruppo ha terminato i tempi previsti, ma le concedo comunque un tempo di cinque minuti per la dichiarazione di voto.
LUCIANO D'ULIZIA. La ringrazio, signor Presidente, perché mi premeva ringraziare il sottosegretario Stradiotto - ed anche tutto il Governo - per la sua disponibilità, e, soprattutto, mettere in evidenza un aspetto della mozione a mia firma, estremamente importante per lo sviluppo della cultura e del metodo cooperativo.
Nella mozione viene messo in risalto - tra molti altri - un punto in particolare, quello della formazione cooperativa. Dobbiamo comprendere che finché avremo, come ho detto nel corso della discussione sulle linee generali, una visione «unifocale» dell'economia - nel senso di considerare l'economia solo ed esclusivamente come un neocapitalismo, un capitalismo rinnovato - e non daremo la possibilità a chi ci osserva e a chi cerca lavoro ed alternative imprenditoriali ed economiche di capire - prima culturalmente, poi pragmaticamente - che vi è un'altra strada, quella dell'economia sociale, della mutualità e della cooperazione, non daremo una rappresentazione esaustiva e completa dell'opzione economica e del lavoro.
Le leggi del nostro Stato permettono di formare alla cooperazione, ma quelle stesse leggi non hanno disponibilità finanziaria. Offriamo, quindi, una cultura universitaria, degli istituti tecnici superiori e dei licei nella quale il neocapitalismo è l'unica strada da percorrere. La mozione mette in evidenza, fra gli altri, proprio questo aspetto: dobbiamo dare la possibilità di capire cos'è il neocapitalismo, ma anche quella di capire cos'è la cultura della mutualità e dell'economia sociale e qual è il suo progetto, che tende a dare a chi non li ha il lavoro, la casa ed i servizi sociali. Tale cultura ha bisogno di essere implementata con opportune azioni formative, ed è questo aspetto che evidenziamo.
Se diamo una visione «unifocale», le persone non avranno possibilità di scelta; se, invece, rappresentiamo anche la seconda opzione - quella dell'economia sociale, della mutualità e della cooperazione - e formiamo i giovani, le persone ed i lavoratori alla cultura dell'economia sociale, della cooperazione e della mutualità, garantiamo una rappresentazione completa dell'opzione sociale.
La mozione si sforza, dunque, di indicare al Governo tale possibilità, e auspichiamo che il Governo - come ha dimostrato fino ad oggi - faccia tutto il possibile per realizzare un processo che non è solo economico e sociale, ma anche culturale (Applausi dei deputati del gruppo Italia dei Valori).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Turci. Ne ha facoltà.
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, intervengo per dichiarare che il nostro gruppo voterà in primo luogo la mozione Lulli ed altri n. 1-00251, di cui sono firmatario, ma anche le altre mozioni su cui il sottosegretario Stradiotto ha espresso parere favorevole.
Vorrei iniziare il mio intervento proprio da uno dei capoversi della mozione Volontè e Galletti n. 1-00249 accettata, se ho capito bene dal rappresentante del Governo. In essa si chiede di adottare ogni utile iniziativa per verificare se comportamenti di amministrazioni locali abbiano determinato situazioni di vantaggio per talune aziende cooperative con effetti distorsivi della concorrenza.
Mi sembra si tratti di una raccomandazione di per sé giusta - mi rivolgo al collega Galletti con cui sto incrociando in questo momento lo sguardo -, tuttavia dovremmo estendere il monitoraggio a tutte le realtà locali, a tutte le tipologie di imprese e non soltanto alle cooperative.Pag. 6Che in Italia vi siano forme di collateralismo tra potere politico e particolari settori del mondo imprenditoriale privato, cooperativo e sociale è un fatto sotto gli occhi di tutti. Che si debba stabilire un tratto corretto di distanza tra ciò che è proprio dell'attività imprenditoriale e ciò che è proprio dell'attività politica è un'affermazione sacrosanta.
Poiché, però, le due mozioni da cui ha preso le mosse il nostro dibattito si sono soffermate in particolare sull'Emilia Romagna e sui particolari rapporti che esisterebbero in quella regione fra le cooperative aderenti alla Lega e le giunte di centrosinistra, vorrei fare presente che se storicamente è difficile negare che vi siano stati rapporti molto stretti, anche per la comune origine politica, del movimento cooperativo, del movimento sindacale e delle forze di sinistra, ciò non giustificherebbe nessun atteggiamento di attenzioni particolari fra governi locali e determinate tipologie cooperative.
Se avessimo esteso l'orizzonte del nostro dibattito non solo all'Emilia Romagna o alle cooperative cosiddette rosse, ma per esempio ad una regione importante come la Lombardia ed ai rapporti con la Compagnia delle opere o ad altre regioni del Paese e ai rapporti con altri settori del mondo imprenditoriale, forse avremmo svolto un dibattito meno parziale, meno viziato da partigianeria, come quello che ha preso le mosse dal famoso libro Falce e carrello del signor Caprotti e avremmo impostato una discussione più costruttiva.
Ciò detto, devo precisare che l'attuale normativa civilistica e fiscale che regola il mondo cooperativo è stata adottata nella scorsa legislatura su iniziativa del Governo Berlusconi, sotto la guida diretta dell'allora Ministro Tremonti, attraverso un rapporto ed una trattativa ravvicinata tra il Ministro e tutte le centrali cooperative. Esiste una distinzione netta fra cooperative a mutualità prevalente e cooperative non a mutualità prevalente. Tutto questo è ben definito per legge. Mi sembra che la legge sia tuttora pienamente difendibile e non capisco, quindi, cosa si vada cercando.
Se vi sono violazioni della legge spetta agli organi di vigilanza controllare dove esse si manifestano; ma non si può confondere la dimensione delle cooperative con una presunta violazione dello spirito cooperativo. La dimensione crescente delle cooperative è un dato internazionale. In tutti i Paesi europei il movimento cooperativo, pur nato da piccole entità, ha inevitabilmente assunto dimensioni più grandi per le logiche di mercato e per misurarsi in termini imprenditoriali con le imprese concorrenti.
Quando sento affermare, in alcuni interventi, che la logica imprenditoriale sarebbe un tradimento della cooperazione, mi domando di cosa si stia parlando. Ciò che distingue la cooperazione non è l'assenza di logica imprenditoriale, ma sono i principi mutualistici, il principale dei quali è la destinazione di tutto il patrimonio cooperativo e degli utili, anno per anno realizzati, a patrimonio indivisibile, con la conseguente impossibilità dei soci di appropriarsi in termini personali o di gruppo delle risorse accumulate dalla cooperazione capitale.
Quello delle cooperative è un capitale e un patrimonio intergenerazionale ed è ciò che prima di tutto caratterizza il carattere mutualistico delle cooperative. Se vi sono violazioni devono essere colpite, ma non si può iniziare dalla polemica innescata per ragioni concorrenziali da un gruppo privato con un gruppo cooperativo e su ciò impostare un processo al movimento cooperativo italiano. Questo è francamente inaccettabile. Se, poi, il signor Caprotti ha fatti precisi da segnalare in termini di violazioni di legge è suo dovere farlo e segnalare i fatti alla magistratura (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno e della deputata Ottone).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Galletti. Ne ha facoltà.
GIAN LUCA GALLETTI. Signor Presidente, ritengo che l'odierno dibattito sulla cooperazione sia stato utile.
Infatti, se leggete le diverse mozioni presentate, tutte concordano sull'importanzaPag. 7della cooperazione come strumento di equità sociale e modalità per stare sul mercato, un dato importante, che ci accomuna. Proprio per tali ragioni, ritengo utile che questo dibattito, così come è avvenuto, si svolga con un atteggiamento positivo senza, come si dice in gergo, «buttare via il bambino con l'acqua sporca». È necessario provare a migliorare il rapporto tra le cooperative e il mercato.
Non vi è dubbio che tale rapporto, sopratutto negli ultimi anni, è andato via via peggiorando, perché alcune cooperative hanno perso la loro condizione primaria e principale, che è la mutualità. Perdendo tale condizione, da una parte hanno mantenuto le agevolazioni fiscali e dall'altra sono entrate in concorrenza con le imprese private. Il discorso dell'onorevole Turci non fa una «grinza». È giusto quello che lui dice. Il problema della concorrenza esiste per le cooperative, così come esiste in altri settori dell'economia italiana.
È chiaro che, parlando di cooperazione, abbiamo messo in rilievo il problema concernente, in particolare, questo settore, anche se sappiamo bene che vi sono altri settori interessati da problemi di concorrenza. Faremmo bene a dare luogo ad un dibattito specifico riguardante i settori dove la concorrenza viene distorta. Per quanto ci riguarda non ci sottrarremo di sicuro, considerando che la concorrenza è uno dei fattori prioritari perché il sistema possa espletare al massimo i suoi risultati positivi.
Sulle cooperative esiste il problema della perdita di mutualità da parte di alcuni, ma dico di più: forse alcune cooperative sono entrate in settori che non sono loro del tutto propri. Infatti, in alcuni settori faccio fatica a riscontrare, a determinati livelli, una possibilità di espletare la mutualità. Porto un esempio: quando la cooperazione entra nel sistema del credito a determinati livelli, è chiaro che la mutualità si perde in quanto la dimensione richiesta da quel settore è incompatibile con la cooperazione, richiedendo anche strutture societarie che mal si coniugano con la cooperazione.
Il legislatore dovrà sforzarsi di identificare i settori in cui la cooperazione non può espletare la sua mutualità e in cui, quindi, non può competere. È un tema che in futuro ci dovremo porre.
Per quanto riguarda la fiscalità, in tutte le mozioni sono ricordati i vantaggi fiscali delle cooperative. Ad onor del vero, ritengo che i vantaggi delle cooperative dal punto di vista fiscale siano molto ridotti. Ne esiste ancora uno (che dovremmo affrontare in tempi brevi), che non riguarda le imposte dirette e indirette, ma le rendite finanziarie. È il cosiddetto credito sociale, su cui le cooperative pagano ancora il 12,5 per cento di ritenuta sugli interessi attivi. Ricordo che se voi depositate i vostri denari presso una banca pagate il 27 per cento.
È chiaro che in questo caso esiste una distorsione forte del mercato, perché molte cooperative - soprattutto, onorevole Turci, in Emilia Romagna e in Toscana - sono diventate vere e proprie banche, che prendono i soldi dei risparmiatori, dando un interesse che riesce ad essere più competitivo di quello delle banche perché sconta un'imposta minore. Su questo dovremo fare una riflessione in tempi brevi, che anticiperei anche rispetto all'esame più globale delle rendite finanziarie. Questo, infatti, è un settore, nel quale esiste una palese distorsione del mercato.
Noi, chiaramente, voteremo a favore della nostra mozione e anche delle altre mozioni, ritenendole compatibili con la discussione che abbiamo svolto in questa sede (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole D'Elpidio. Ne ha facoltà.
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come è noto, lo scopo principale delle società cooperative è la massimizzazione del reddito da lavoro, a differenza di quanto accade nelle società lucrative che, invece, hanno come obiettivo la massimizzazione del profitto. Nelle cooperativePag. 8rileva la funzione sociale che consiste nell'attuazione di un decentramento democratico del potere di organizzazione e di gestione della produzione, nell'ambito di una maggiore e più equa diffusione del risultato utile della produzione stessa.
In questa struttura societaria si attribuisce particolare valore all'aspetto soggettivo; i soci della cooperativa, infatti, devono prendere parte in maniera fattiva alla gestione della società e tutti i soci hanno il medesimo diritto di voto, indipendentemente dalle quote di capitale sottoscritte. Le società cooperative, inoltre, sono soggette ai limiti imposti dalla legge, per quanto concerne la distribuzione dell'utile, delle riserve, e in caso di scioglimento devono devolvere le riserve a scopi di pubblica utilità.
Nella generalità dei casi le società cooperative hanno scopo mutualistico e non di lucro, come invece accade per le società di capitali. Tale scopo, in particolare, consiste nella gestione di un servizio in favore dei soci che sono i destinatari non esclusivi dei beni e dei servizi messi a disposizione dalla cooperativa stessa, certamente a condizioni migliori rispetto a quelle di mercato. Questo privilegio è possibile grazie all'assenza, durante tutto il processo di produzione e di distribuzione, della fase di intermediazione di altri imprenditori.
La particolarità delle società cooperative è data proprio dal cosiddetto vantaggio mutualistico che è costituito da due precisi fattori essenziali: il primo consiste nella prestazione nei confronti del socio di beni o servizi da parte della società; il secondo nel vantaggio economico che il socio stesso ottiene usufruendo delle prestazioni delle società oppure anche lavorando a favore della medesima. In altre parole, i soci, mediante la società cooperativa, possono ottenere beni e servizi, nonché occasioni di lavoro a condizioni più vantaggiose rispetto a quelle che otterrebbero all'esterno.
Del resto, come è stato ricordato in quest'Aula, le società cooperative sono nate per scopi previdenziali, proprio per rispondere a esigenze particolari come la disoccupazione e il costo della vita, sulla base del principio di solidarietà e per favorire un risparmio a vantaggio dei soci aderenti.
Proprio in virtù della funzione sociale svolta dalle società cooperative, e in particolare quelle a mutualità prevalente, la legge garantisce loro benefici fiscali, cioè agevolazioni fiscali di particolare favore. Esse, infatti, svolgono la loro attività prevalentemente in favore dei soci consumatori o utenti di beni e servizi (cooperative di consumo) o si avvalgono delle prestazioni lavorative dei soci (cooperative di lavoro) oppure utilizzano gli apporti di beni o servizi da parte dei soci (cooperative di produzione).
L'impresa cooperativa è, dunque, un'ottima alternativa all'impresa tradizionale e non a caso è presente e diffusa in tutto il mondo. In Italia, in particolare, abbiamo più di settantamila cooperative che, oltre a contribuire grandemente sotto il profilo sia sociale sia economico - concorrono, infatti, a formare oltre il 7 per cento del PIL - offrono lavoro a moltissime persone, e in particolare alle donne. Risulta, infatti, che oltre 260 mila donne abbiano un lavoro proprio grazie alle cooperative sociali.
A fronte dell'attività virtuosa delle cooperative con finalità mutualistiche, esistono le cosiddette cooperative false o spurie che rischiano di mettere a repentaglio il valore e la funzione della cooperative. Il fenomeno di queste cooperative alternative è in costante e pericoloso aumento e fa insorgere la necessità di effettuare maggiori controlli sotto il profilo del rispetto delle normative in materia e dei contratti di lavoro.
Queste cooperative forniscono spesso i più disparati servizi alle imprese, anche se, prevalentemente, si tratta di manodopera generalmente straniera impiegata in via temporanea. Applicano, infatti, il cosiddetto dumping sociale (termine con cui si intende il mancato rispetto delle leggi e dei contratti di lavoro ai danni dei soci lavoratori) e fanno concorrenza sleale neiPag. 9confronti delle cooperative autentiche godendo, al contempo, dei loro stessi benefici di legge.
Si tratta, dunque, di un fenomeno che deve essere fortemente contrastato attraverso una vigilanza seria ed effettiva su tutte le imprese, in quanto «sporca» l'operato di un importante strumento economico-sociale quale la cooperativa che, senza dubbio, contribuisce al corretto sviluppo del Paese.
Per tutte queste ragioni noi del gruppo dei Popolari-Udeur non possiamo che esprimere un voto favorevole alla mozione Lulli ed altri n. 1-00251, in quanto è volta ad assicurare l'effettivo svolgimento della vigilanza su tutte le cooperative e ad attuare i contenuti del Protocollo su previdenza, lavoro e competitività per l'equità e la crescita sostenibile, definiti dal Protocollo sulla cooperazione del 10 ottobre 2007.
Se viene a mancare il requisito della mutualità, significa che dietro la facciata della cooperazione si nasconde una vera e propria impresa, intenzionalmente costituita per lucrare i benefici fiscali attribuiti dalla legge. Le cooperative nascono per rappresentare gli interessi di categorie di persone bisognose (quelle più deboli) e, ad oggi, hanno dimostrato di poter fornire loro vantaggi concreti. È sufficiente pensare che più della metà degli italiani sono divenuti proprietari di casa proprio grazie al coinvolgimento di queste particolari società, il cui obbiettivo è incentrato sulla promozione di provvedimenti di aiuto reciproco.
Il prezioso valore sociale ed economico di queste società non deve essere sminuito a causa di attività illecite che nulla hanno a che vedere con i virtuosi fini delle cooperative, le quali, anzi, devono essere promosse e favorite, come del resto la nostra Carta costituzionale sancisce al primo comma dell'articolo 45, secondo cui: «La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità».
Per le considerazioni svolte ribadiamo il nostro voto favorevole a sostegno della mozione Lulli ed altri n. 1-00251.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ferdinando Benito Pignataro. Ne ha facoltà.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO. Signor Presidente, intervengo brevemente per esprimere il voto e il sostegno a favore della mozione Lulli ed altri n. 1-00251 - di cui, tra l'altro, siamo firmatari come Comunisti Italiani - e anche per rispondere in modo chiaro e netto alle due mozioni del centrodestra, da cui si evince (ancora una volta se ce ne fosse stato bisogno, dato che era molto evidente nel dibattito parlamentare di questa legislatura) che nella loro visione sono presenti un pesante pregiudizio e un'ostilità verso il mondo della cooperazione, in particolar modo verso quella cooperazione che si è sviluppata, che si colloca all'interno del mercato e che riesce a creare lo sviluppo anche delle aree territoriali, di cui è parte importante.
Riteniamo, invece, che la mozione di maggioranza Lulli ed altri n. 1-00251 cerchi di ricondurre il dibattito sulla cooperazione in un'ottica più coerente con i principi costituzionali. Vorrei ricordare che l'articolo 45 della Costituzione non solo contiene il riconoscimento della funzione sociale della cooperazione, ma detta anche al legislatore il principio della promozione e dello sviluppo della cooperazione nel Paese. Questi stessi principi, del resto, sono contenuti negli indirizzi della Commissione europea del febbraio 2004 dedicato proprio alla promozione delle società cooperative in Europa.
La cooperazione andrebbe vista in modo meno provinciale e, anzi, bisognerebbe capire che il suo sviluppo è un fenomeno di dimensione europea e mondiale.
A tal proposito, in molti Paesi europei ormai esistono cooperative non solo agricole, ma anche del credito, del consumo ePag. 10di lavoro, che hanno raggiunto dimensioni di gran lunga superiori a quelle delle nostre cooperative, che in questa discussione vengono attaccate continuamente dagli esponenti del centrodestra. Oltretutto, ritengo che si tratti di uno sviluppo che - come riconosce la stessa comunicazione della Commissione europea - contribuisce positivamente alla vita dei cittadini europei e rafforza il pluralismo delle forme imprenditoriali, le quali costituiscono uno dei capisaldi del modello dello sviluppo europeo.
Bisognerebbe tralasciare, quindi, polemiche di parte, se si vuole affrontare in modo serio lo sviluppo della cooperazione a carattere di mutualità e senza fini di speculazione privata, come afferma la norma costituzionale: è un obiettivo da perseguire per rafforzare il tessuto imprenditoriale e occupazionale nel nostro Paese. Ciò significa intervenire e favorire lo sviluppo della cooperazione e, oltretutto, garantire la crescita di buona cooperazione, per contrastare con decisione - come sosteniamo nella mozione Lulli ed altri n. 1-00251- le forme di cooperazione spuria e irregolare. Ciò vuol dire richiedere al Governo un impegno ad assicurare l'effettivo svolgimento della vigilanza su tutte le cooperative, rimuovendo gli ostacoli di natura burocratica che da tempo rallentano l'esercizio della vigilanza, in particolare in direzione delle cooperative non aderenti alle cosiddette centrali cooperative.
Riteniamo importante che il Governo agisca in modo serio per assicurare, in modo coerente e trasparente, uno sviluppo della cooperazione nel nostro Paese, che contribuisce allo sviluppo della nostra economia e di intere aree del nostro territorio. Preannunzio, pertanto, a nome del gruppo dei Comunisti Italiani, il voto favorevole sulla mozione di maggioranza, della quale siamo cofirmatari.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, preannunzio il voto favorevole del mio gruppo sulla mozione Germontani ed altri n. 1-00227, nella profonda convinzione che occorra fare chiarezza nel mondo delle cooperative ed eliminare tutto ciò che può essere fonte di distorsione della concorrenza, come ampiamente dimostrato dalla collega Germontani in sede di discussione sulle linee generali. Per tale motivo, desidero invitare il sottosegretario a chiarire la posizione del Governo sulla nostra mozione e a riferirci come essa debba essere eventualmente riformulata.
La cooperazione è una forma di impresa prevista nella nostra Costituzione e, pertanto, deve essere tutelata e, sicuramente, rafforzata. L'articolo 45 della Carta costituzionale, più volte richiamato in quest'aula, ne riconosce la funzione sociale senza fini di speculazione privata. La cooperazione è nata con finalità mutualistiche dirette a soddisfare le esigenze e i bisogni dei soci, cercando di garantire una forma di attività economica solidale.
Siamo favorevoli, quindi alla cooperazione, ma a quella vera. Oggi, purtroppo, una parte del mondo della cooperazione ha tradito il suo spirito originario ed è diventata sempre più un sistema organico proprio di alcuni gruppi di potere o di alcuni partiti della sinistra. Vi sono oggi cooperative che rappresentano veri conglomerati industriali e finanziari, sia nel campo delle costruzioni, sia in quello dei servizi e della grande distribuzione. Esse costituiscono un fattore preoccupante di concorrenza rispetto ad altre imprese che devono rispettare altre regole e che non godono di agevolazioni fiscali o di altro genere. Nel contestare ciò, certamente, occorre salvare quelle attività economiche che sono svolte realmente nello spirito solidale e mutualistico.
Come affermavo, non si può disconoscere la funzione sociale di chi produce e ripartisce ricchezze in modo equo. Ribadisco, pertanto, la nostra posizione favorevole alla cooperazione vera, quella contraria alle degenerazioni. Le degenerazioni che contestiamo sono le elusioni fiscali perpetrate da organizzazioni che si dichiarano cooperative e che, invece, si muovono nella logica dell'arricchimento di gruppi diPag. 11potere, della concorrenza sleale o dell'alterazione del mercato, che vengono perpetrati grazie a un sistema non proprio equo.
Nella scorsa legislatura, si tentò di mettere ordine nel mondo delle cooperative con la legge delega in tema di riforma del diritto societario. La prerogativa della funzione sociale, realizzata attraverso lo strumento della mutualità, venne confermata come requisito essenziale, ma si operò la distinzione tra cooperazione costituzionalmente riconosciuta e cooperazione diversa da quella costituzionalmente riconosciuta. Anche quella diversa da quella tutelata costituzionalmente deve essere finalizzata a svolgere una funzione sociale. Anche alla cooperazione non tutelata costituzionalmente deve riconoscersi una particolare meritevolezza, che la distingua dall'attività di imprese lucrative ordinarie, ma le agevolazioni fiscali, tributarie e di ogni genere devono essere destinate solo alle vere cooperative, costituzionalmente riconosciute, che sono quelle a mutualità prevalente, come previsto dall'articolo 2512 del nostro codice civile. Si tratta, quindi, di quelle cooperative che svolgono la loro attività prevalentemente in favore dei soci, dei consumatori e degli utenti di beni e servizi, che si avvalgono prevalentemente, nello svolgimento della loro attività, delle prestazioni lavorative dei soci e degli apporti di beni e servizi da parte di questi ultimi.
Dunque, occorre domandarci se nelle cooperative della grande distribuzione, nelle cosiddette «cooperative rosse», sia prevalente l'attività svolta dai soci. In queste cooperative il costo del lavoro dei soci è superiore al 50 per cento del costo totale del lavoro? I ricavi delle vendite dei beni e delle prestazioni di servizi verso i soci sono superiori al 50 per cento del totale dei ricavi delle vendite, come prevede l'articolo 2513 del codice civile?
Colleghi, non contestiamo a questi soggetti, a queste grandi cooperative della distribuzione, la possibilità di crescere e divenire anche di livello multinazionale, ma che ciò avvenga grazie a uno strumento poco equilibrato. Ecco perché nel preannunziare il nostro voto favorevole alla mozione Germontani ed altri n. 1-00227 e nel ribadire che bisogna aiutare le vere cooperative, riteniamo anche che occorra normalizzare la tassazione nei confronti delle aziende che si vestono da cooperative, ma che agiscono in modo diverso, alterando in tale maniera le logiche della concorrenza. Ecco perché, come richiesto dalla mozione, occorrono maggiori controlli e maggiori indagini, per accertare se vi siano violazioni, specie in tema di mutualità prevalente.
Per tali motivi voteremo a favore della mozione Germontani, ribadendo l'invito al sottosegretario a chiarire la posizione del Governo sulla mozione citata e a esplicitare come, eventualmente, debba essere riformulata affinché su di essa venga espresso parere favorevole (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Fugatti. Ne ha facoltà.
MAURIZIO FUGATTI. Signor Presidente, nel ribadire l'importanza del settore cooperativo nel nostro sistema economico e sociale e nella vita quotidiana, noi, come Lega Nord, sottolineiamo l'importanza dello spirito solidale e mutualistico che è alla base del settore cooperativo. Lo spirito solidale e mutualistico è nato molto tempo fa con determinate caratteristiche, finalità e obiettivi. Esso è garantito in molti ambiti del settore cooperativo, mentre viene messo in discussione in altri ambiti dello stesso settore. E lo mettiamo in discussione anche noi!
Crediamo che quello della mutualità prevalente o non prevalente, così come viene specificato anche dalle leggi in materia, sia un aspetto importante. Dobbiamo distinguere la cooperazione contraddistinta dalla mutualità prevalente da quella avente caratteristiche diverse. Quest'ultima non può pretendere di godere della stessa disciplina garantita alle società cooperative a mutualità prevalente. Quindi, deve essere operata una differenziazione chiara e precisa in questo ambito, distinguendo i casiPag. 12in cui sussista la mutualità prevalente da quelli in cui la stessa manchi. Crediamo, infatti, che anche gli aspetti sociali, oltre che economici, del settore cooperativo siano importanti e, come tali, da valorizzare e difendere, salvo quando l'elemento della mutualità prevalente venga meno e si invadano altri settori, non più solamente e squisitamente cooperativi, ma legati alla normale economia di mercato.
Provengo da una provincia, in Trentino-Alto Adige, dove è forte lo spirito cooperativo e di esso possiamo notarne tutti i giorni gli aspetti importanti, che riguardano la tutela sul territorio di determinate attività. Da un verso vi sono i piccoli negozi di montagna costretti a scomparire a causa delle leggi di mercato e a causa anche delle normative promosse dall'attuale Governo; molto spesso determinate attività vengono garantite solo dalla presenza della cooperazione, altrimenti i piccoli paesi di montagna non godrebbero di quel servizio. Per altro verso però, notiamo che in determinate zone d'Italia - le cosiddette «regioni rosse» - non possiamo giudicare la presenza della cooperazione solo in termini positivi, ma spesso anche in termini negativi, perché l'esistenza delle cooperative di grande distribuzione fa concorrenza anche ai settori privati. In questo caso poniamo in dubbio l'aspetto della mutualità prevalente, l'aspetto specifico delle caratteristiche della cooperazione, anche per l'unione e la collusione che vi è, oggettivamente, con il mondo politico, in determinate regioni (ci riferiamo alle «regioni rosse», dove lo spirito cooperativo viene utilizzato non solo per un aspetto sociale ed economico, ma anche per altri aspetti, che sono poco sociali e anche poco economici).
Pertanto, preannunciamo il nostro voto favorevole sulla maggior parte delle mozioni presentate. Vogliamo però evidenziare la notevole diversità tra due situazioni: da un lato la grande importanza del settore cooperativo quando si caratterizza per la mutualità prevalente (penso anche al settore agricolo), dall'altro la nostra forte contrarietà al settore cooperativo quando invece si pone come contraltare rispetto al settore privato, al settore imprenditoriale, arrivando anche a creare concorrenza e a mettere in difficoltà lo stesso settore privato, grazie anche alle agevolazioni fiscali, laddove esso arrivi a controllare tutta l'economia del territorio, anche con caratterizzazione di tipo politico, come molto spesso accade in certe «regioni rosse» del nostro Paese.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mungo. Ne ha facoltà.
DONATELLA MUNGO. Signor Presidente, nel poco tempo rimasto rispetto alla discussione sulle linee generali proverò a procedere in modo molto veloce, per poi annunciare il voto a nome del mio gruppo.
Come affermava precedentemente il collega Galletti, siamo tutti d'accordo sull'importanza della cooperazione e non potrebbe essere altrimenti, considerato che si tratta di un principio costituzionalmente garantito. Allo stesso modo, considerati gli interventi che si sono succeduti e il testo delle mozioni presentate, mi pare che siamo tutti d'accordo anche su una più incisiva vigilanza, esterna ed interna, sul mondo della cooperazione.
Partendo da ciò, credo che un dibattito come quello che stiamo svolgendo sia un passaggio importante, come affermavo anche in sede di discussione sulle linee generali. È stato importante svilupparlo e probabilmente, persi come siamo fra priorità e scadenze, non avremmo spontaneamente affrontato un tema così importante, se i colleghi dell'opposizione non ce lo avessero posto. Eppure, ritengo che si tratti di un punto di partenza importante per affrontare meglio tale tema, che rischia anch'esso di essere caratterizzato dalla contrapposizione «amico-nemico», come spesso capita e quindi di essere da un lato attaccato e dall'altro santificato.
In realtà, la cooperazione è un settore importante per una grande parte del Paese e ha i suoi pregi, come molti colleghi hanno rilevato, ma anche le sue pecche, che vanno in qualche modo riconosciute e allontanate, quando non viene rispettato ilPag. 13principio cooperativo e mutualistico, e, in particolare, quando cooperative «spurie», come vengono denominate, cioè false, si appropriano dei benefici fiscali per fare impresa e per sfruttare i lavoratori.
Allo stesso modo, a nostro avviso, andrebbe rivista quella norma della legge n. 30 del 2003, che distingue il socio lavoratore da un vero e proprio lavoratore: vorremmo tornare alla normativa precedente, ma questo è un dibattito che si aprirà in seguito, quando parleremo ancora di quella legge.
Ciò detto, sono d'accordo con quanto affermava il collega Turci precedentemente: bene fa l'onorevole Galletti, nella mozione da lui sottoscritta, a richiamare le pressioni che anche grosse imprese cooperative possono esercitare sugli enti locali. Tuttavia, ricordo che ciò avviene per quanto riguarda tutti i gruppi di grande distribuzione, che effettuano pressioni molto forti, in termini economici, rispetto alle amministrazioni locali.
Valutiamo tutto questo per vedere quanto i piani regolatori siano influenzati dalla grande distribuzione in generale e in questo senso penso che sarebbe troppo parziale occuparsi soltanto della distribuzione di tipo cooperativo.
Concludo affermando che il Protocollo sulla cooperazione può risultare un fattore importante per separare dal mondo della cooperazione, la cooperazione non vera, la cosiddetta cooperazione spuria.
Il tema che pongono i colleghi dell'opposizione però è un altro. A tale riguardo, non vorrei che si pensasse che la cooperazione debba essere aiutata con i benefici previsti dalla Costituzione solo se è piccola e se non dà fastidio. Ritengo, invece, che la cooperazione allorché rispetti i principi della mutualità, dello scambio tra soci, del capitale intergenerazionale, del reinvestimento degli utili e di tutti quegli aspetti che la contraddistinguono, rappresenti un tema importante. Se una cooperativa è capace di crescere, di penetrare nel mercato, di essere efficace ed efficiente, competitiva e di garantire condizioni di lavoro eque e giuste, magari migliori rispetto a quella dell'impresa privata, non vedo perché non si debba continuare a considerarla come una cooperativa e, come tale, darle accesso ai benefici fiscali. In questo senso penso che bisogna chiarirsi: non vi è alcun rapporto tra la funzione cooperativa e le sue dimensioni, vi è rapporto, invece, tra la funzione cooperative e la mutualità.
Su tutto ciò auspico che sia presente quella vigilanza di cui tutti sentiamo bisogno e che ritengo sia un dovere, una consapevolezza e una responsabilità anche all'interno delle centrali cooperative. Auspico, altresì, che alla luce di alcune distorsioni che si sono verificate si possa riprendere la strada di una cooperazione giusta, equa e sempre più forte.
Preannuncio, in conclusione, il voto favorevole del mio gruppo sulla mozione Lulli ed altri n.1-00251 (Applausi dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.
GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, vorrei premettere che nessuno da questi banchi ha intenzione, come ho sentito dire prima, di attaccare tout court il sistema delle cooperative che tra l'altro è assolutamente identificato e tutelato dall'articolo 45 della Carta costituzionale.
Vogliamo precisare, con la mozione Leone e Garagnani n. 1-00233, che partendo dai principi sanciti dalla Carta costituzionale siamo arrivati nei fatti ad una vera e propria distorsione. Il carattere di mutualità previsto della Costituzione che precisava che non ci dovevano essere fini di speculazione privata è stato largamente superato da quello che è accaduto nel mondo cooperativistico italiano. I continui privilegi fiscali, i legami costanti con i partiti politici, la distorsione fortissima del mercato, hanno caratterizzato buona parte dell'attività delle grandi cooperative italiane. Basterebbe leggere alcuni testi anche di recente pubblicazione come quello di Caprotti, titolare dell'Esselunga, per accorgersi di quali, quanti e di quale entitàPag. 14siano stati gli interventi delle cooperative, soprattutto di quelle di «matrice rossa», sul mercato e di quanto è difficile per un impresa privata che agisce in condizione normali riuscire a sopravvivere se la competizione è distorta dal potere politico e degli enormi privilegi di cui le grandi cooperative godono su quello che dovrebbe essere il mercato regolamentato.
Le cooperative che nascono ab origine per difendere e tutelare i lavoratori molto spesso utilizzano alcune garanzie per abusare dei lavoratori; al riguardo basterebbe seguire alcune recenti trasmissioni come Report di Milena Gabanelli per vedere e capire quali sono state le distorsioni anche sul mercato del lavoro da parte di quelle cooperative che hanno utilizzato alcuni strumenti in loro possesso proprio per andare contro l'interesse del lavoratori e non per tutelarli. Sono stati intervistati in queste trasmissioni lavoratori che non sapevano di appartenere a cooperative ma che avevano tutto ciò che dall'essere cooperativa gli potesse derivare nell'accezione negativa.
Nella scorsa legislatura sia l'onorevole Tremonti sia l'onorevole Leone più volte sono intervenuti per cercare di far comprendere quali possano essere gli effetti distorsivi delle cooperative sul mercato, e quale natura si nasconda spesso dietro i privilegi di natura fiscale che si sono, pian piano, sempre più accumulati e sono divenuti sempre più forti in ambito nazionale.
È chiaro che non abbiamo nessuna intenzione di colpire, in generale, il sistema delle cooperative. Tra le 70 mila cooperative italiane ve ne sono moltissime meritorie, e vi sono moltissime cooperative di piccole e medie dimensioni che operano nel sociale e che hanno sviluppato taluni settori lavorativi e societari in ambiti estremamente complessi. È la distorsione del sistema che merita un'attenta analisi e che rappresenta la finalità ultima di questa mozione.
Certamente, tra le 70 mila cooperative, ve ne sono alcune - vorremmo dire anche la maggioranza - che devono essere tutelate; ma esistono moltissime cooperative - lo sapete bene - che hanno usato ed abusato dei principi costituzionali, delle leggi fiscali, dei privilegi che si sono accumulati e dei rapporti privilegiati con il sistema politico, soprattutto regionale, specialmente in alcune regioni, per intervenire contro le regole del mercato e contro le altre società che non potevano godere di tali privilegi e che sono state lentamente e gradualmente estromesse dal sistema ed escluse dalla competizione.
Infatti, è chiaro - più volte l'Unione europea ha richiamato l'Italia su questo argomento - che, se due società interagiscono nel medesimo mercato, ma una può usufruire di grandi e grandissimi privilegi, mentre l'altra deve ogni giorno confrontarsi con la dura realtà, la società privilegiata sarà quella a sopravvivere, a potenziarsi e a crescere a danno di tutte le altre.
Esistono poi cooperative che sono addirittura quotate in borsa, ed è chiaro che la quotazione in borsa dovrebbe essere, di per sé, assolutamente una condizione non concessa a chi gode di questi privilegi.
Come possono società quotate, che ha hanno centinaia di migliaia di soci, che sono diffuse su tutto il territorio nazionale e nelle quali non vi è alcun legame tra socio e attività intrapresa, tra capitale o mezzi o lavoro concesso alle cooperative e sistema mutualistico, godere dei privilegi delle cooperative?
Come è possibile che, tra le cooperative, vi siano, ad esempio, banche popolari (in Italia sono diverse) quotate in borsa? Si tratta di banche di dimensioni nazionali e sovranazionali che godono di privilegi enormi e che sono tutto tranne cooperative, le quali hanno centinaia di migliaia di soci, migliaia di sportelli, e sono sostenute da holding finanziarie che nulla hanno a che vedere con i principi del dettato costituzionale in materia. Non sono certo io a dirlo, bensì l'Unione europea, che più volte ha richiamato il nostro Paese a ribadire quali debbano essere i paletti del sistema mutualistico e del sistema cooperativistico.
In conclusione, signor Presidente, noi auspichiamo certamente la crescita e il sostegno del sistema cooperativistico, maPag. 15con riferimento alle cooperative vere, quelle che necessitano e meritano un aiuto da parte allo Stato, quelle che necessitano e meritano di aver alcuni privilegi fiscali; mi riferisco alle cooperative che sono diffuse su tutto il territorio nazionale e che spesso si occupano di attività di volontariato o di attività per cui la mutualità è una condizione sufficiente e necessaria per sopravvivere. Nel contempo chiediamo con forza che vi sia una vigilanza su quelle cooperative che hanno abusato dei termini costituzionali e hanno abusato di questi privilegi con evidenti distorsioni per tutto il mercato.
È questa la ratio della mozione a firma Leone e Garagnani n. 1-00233, ed è per questo motivo che il gruppo Forza Italia la sostiene.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Germontani. Ne ha facoltà.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, intervengo brevemente in quanto il collega onorevole Antonio Pepe ha già espresso una dichiarazione di voto a nome del gruppo Alleanza Nazionale. Come ho sottolineato in sede di discussione sulle linee generali della mozione da me presentata n. 1-00227, confermo oggi, in sede di dichiarazione di voto, che intendo richiamare l'attenzione dell' Assemblea - ciò è stato già fatto da chi mi ha preceduto - e del Governo sulla necessità di avviare da oggi un'ampia riflessione sul sistema cooperativo nazionale e, in particolare, sull'ambito entro il quale possono essere applicati vantaggi amministrativi e agevolazioni fiscali.
Conosciamo tutti la previsione di agevolazioni fiscali che - voglio ricordare -, a parità di utile lordo, prevedono per le imprese cooperative un'incidenza dell'imposta di registro pari al 17 per cento contro il 43 per cento delle società commerciali.
Altri vantaggi fiscali sono previsti per quanto riguarda l'IRAP, dei quali beneficia la gestione finanziaria. Le cooperative, infatti, operano come una vera e propria banca, senza essere sottoposte ai controlli stringenti della Banca d'Italia. Le cooperative spesso non ripartiscono gli utili e, quindi, tale sacrificio viene ricompensato per legge.
Ho richiamato in sede di discussione sulle linee generali le finalità sottese alla nascita e allo sviluppo delle cooperative che hanno senz'altro contribuito alla crescita del Paese. È stato riconosciuto da tutti anche oggi. Ma spesso, troppo spesso, alcune di queste strutture operano sul mercato in un'ottica per nulla rispettosa dei diritti dei soci aderenti.
Oggi chiediamo di distinguere in modo chiaro la cooperazione caratterizzata da reali finalità mutualistiche, così come riconosciute dall'articolo 45 della Costituzione, da quelle che hanno caratteristiche orientate maggiormente alle logiche del mercato. Di conseguenza, chiediamo di ridefinire la disciplina fiscale di vantaggio.
Nel corso della discussione sulle linee generali, come anche oggi, è emersa un'ampia condivisione di intenti da parte dell'Assemblea: dall'onorevole Mungo all'onorevole Garagnani a tutti i colleghi che sono intervenuti è emersa l'intenzione di tutti di trattare la materia senza strumentalizzazioni e senza pregiudizi ideologici.
Che cosa chiediamo? Ci è sembrato di capire dalle parole del rappresentante del Governo, una disponibilità a esprimere un parere positivo, se avanziamo una riformulazione della mozione n. 1-00227 di cui sono prima firmataria, nella parte in cui impegna il Governo.
Il rappresentante del Governo ha detto che già si provvede affinché si accertino eventuali irregolarità amministrative e si verifichino con opportuni controlli le reali finalità di alcune cooperative, quelle che non sembrano avere nulla a che vedere con lo scopo mutualistico.
Dunque pensiamo che bisogna affrontare la questione della cooperazione con esatta cognizione di causa, senza fare di ogni erba un fascio, distinguendo tra cooperativa e cooperativa e tra finalità puramente sociali e obiettivi puramente economici,Pag. 16che devono essere riconosciuti come tali e sanciti dal punto di vista della legge come le altre imprese.
Spero, quindi, che oggi da questa Assemblea esca un importante segnale: infatti, siamo tutti convinti che le cooperative non sono un retaggio del passato ma hanno ancora un grande ruolo da svolgere nel futuro.
Per questo chiedo al sottosegretario di avanzare una proposta di riformulazione per quanto riguarda la mozione n. 1-00227 di cui sono prima firmataria, perché, se è accettabile, siamo anche disponibili a votare le altre mozioni presentate proprio con questo intento (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Garagnani. Ne ha facoltà.
FABIO GARAGNANI. Signor Presidente, faccio riferimento all'intervento che ho già svolto nella seduta di lunedì scorso, illustrando la mozione n. 1-00233 a mia firma e del collega Leone, e anche a quanto ha detto il collega Jannone.
Soprattutto lamento il fatto che la risposta del rappresentante del Governo è stata volutamente insufficiente e non ha toccato, se non in modo estremamente marginale, i punti illustrati dal sottoscritto. Non pretendo dal Governo, a differenza di altri, una risposta positiva o una valutazione di un certo tipo.
Tuttavia, pretenderei una risposta, nel merito, riguardo ad alcuni problemi che ho posto e che sono evidenti all'opinione pubblica; ciononostante, tale risposta non vi è stata. In altre parole, il Governo ha scelto, ancora una volta, di nascondere la testa sotto la sabbia, evitando di affrontare alcuni argomenti delicati che possono mettere a repentaglio una linea politica ormai consacrata da diverso tempo.
Signor Presidente, onorevole sottosegretario e colleghi, io non rientro nella categoria delle persone che hanno dei complessi, né in senso positivo, né in senso negativo. Mi rendo conto che, quando si tocca l'argomento della cooperazione, si rischia di venire considerati liberisti tout court o persone che esprimono valutazioni deliberatamente ideologizzate e finalizzate alla distruzione di un patrimonio che ha una sua storia.
Mi sembra di ricordare che, lunedì scorso, il collega del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo ha ripercorso la storia della cooperazione, riferendosi anche a Sturzo e alla natura della cooperazione per come è sorta alla fine dell'Ottocento e agli inizi del Novecento. Ritengo tuttavia che, oggi, dobbiamo porci, con cognizione di causa, nell'ottica della reale situazione in cui si trova il sistema cooperativo, evitando generalizzazioni ed affrontando con coraggio e serietà la situazione quale si è palesata e si palesa continuamente.
Occorre considerare nell'ambito delle cooperative - non è mai troppo il tempo sprecato a parlarne - quelle che svolgono una finalità prevalentemente sociale, con una mutualità prevalente (come è stata definita in termini estremamente precisi) a favore dei non abbienti, degli anziani non autosufficienti, dei malati incurabili, e ve ne sono tante altre encomiabili. A queste cooperative va riconosciuto, a tutti gli effetti, un trattamento giuridico particolare.
Va, tuttavia, riconosciuto che vi sono altre cooperative - piccole - che utilizzano il personale (e a tal proposito, anche se sembra strano, colgo una comune preoccupazione espressa lunedì scorso dalla collega di Rifondazione Comunista-Sinistra Europea) per poi liberarsene, in modo improprio, al momento opportuno. Anche questo è un fenomeno presente, nel mondo cooperativo, nelle piccole e medie cooperative, e dobbiamo tenerlo presente per la tutela di quei lavoratori che si trovano in condizioni oggettivamente disagiate.
Tale fenomeno esiste e non è stato volutamente affrontato, nonostante il collega Leone - devo dargliene atto - nella scorsa legislatura abbia tentato una modifica della legislazione vigente e nonostante l'impegno del Governo (in particolare, del Ministro Tremonti) nel modificarePag. 17il titolo VI del libro V del codice civile per quanto concerne il concetto di mutualità prevalente.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 12)
FABIO GARAGNANI. Tuttavia, persistono profonde anomalie che fanno riferimento alla regione da cui provengo - l'Emilia Romagna - dove vi è un vero e proprio monopolio determinato da una realtà che si estende anche in altre realtà d'Italia, ossia dalla persistente non sufficiente percezione della distinzione tra mutualità e attività imprenditoriale tout court, che deve beneficiare delle regole che il sistema offre all'impresa in quanto tale.
Il problema non risolto - al di là delle dichiarazioni e delle disposizioni che sono state citate in questa sede - consiste nel rapporto soci-dipendenti, nella divisione degli utili e nella configurazione, in termini economici, di queste imprese che, molto spesso, sono vere e proprie holding! Quando - ripeto - il numero dei dipendenti è cinque volte maggiore del numero dei soci, non si è più una cooperativa. Ritengo, pertanto, che si debba intervenire su tale aspetto, non per penalizzare volutamente un sistema, ma per rendere uguali, davanti alla legge, attività economiche che perseguono lo stesso fine ma che sono, in un certo senso, favorite più delle altre, determinando una situazione (che piaccia o meno, è così) oggettivamente di monopolio.
Nel settore distributivo, in quello edilizio e in quello sanitario, infatti, vi sono realtà, rapporti con gli enti locali e configurazioni anomale che, di fatto, circoscrivono l'autonomia del piccolo e medio operatore economico, comprimendo anche la libertà economica e, soprattutto, le esigenze del consumatore.
In questo senso, devo denunciare l'insufficienza dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, la quale dovrebbe tutelare i consumatori e non si è fatta carico adeguatamente di questo problema, che ho già evidenziato nella seduta di lunedì scorso e che richiede - a mio avviso - un intervento del Governo, proprio per tentare di porre le situazioni, davanti alla legge, in modo eguale e paritario.
In particolare, ricordo al sottosegretario che vi sono alcuni punti sui quali occorrerebbe una precisa normazione. In primo luogo, mi riferisco alla legge che ho citato poc'anzi, laddove sono le previste le esenzioni dalle imposte e la deducibilità dei contributi versati dalle cooperative.
Credo che, in base alla normativa vigente, occorra determinare la quota di utili che concorre alla determinazione del reddito imponibile delle società cooperative, la quale attualmente è calcolata al netto dei versamenti effettuati a favore dei fondi mutualistici.
Occorrerebbe, invece, circoscrivere tale beneficio, che è di carattere fiscale, alle sole cooperative a mutualità prevalente. Credo si tratti di un principio che deve essere affermato in termini espliciti.
Lo stesso può dirsi per la norma che limita l'esenzione prevista dall'articolo 12 della legge 16 dicembre 1977, n. 904, a proposito delle riserve indivisibili delle cooperative e loro consorzi, che non concorrono a formare il reddito imponibile.
Lo dico così, per tranches, per evidenziare alcuni punti essenziali che a nostro modo di vedere devono essere modificati, non per pura petizione di principio o affermazione di ostilità preconcetta.
Inoltre, ritengo che il criterio per rendere più rigorosi i criteri di mutualità prevalente in relazione anche ai ricavi, al costo del lavoro e ai beni o ai servizi conferiti, sia un criterio di equità del quale tutti ci dobbiamo fare carico.
Infatti, è indubbio che vi siano situazioni di privilegio che non possiamo nascondere, in questa sede, dietro la valutazione ottimistica delle finalità sociali del sistema cooperativo tout court.
Purtroppo, sono state ingenerate turbative del mercato e modi di compressione delle esigenze dei consumatori, del piccolo e medio operatore economico, che sono sotto gli occhi di tutti. Allora, di fronte a ciò, credo non sia sufficiente prendere genericamente le distanze, affermando,Pag. 18come si suol dire, che vi sono anomalie alle quali si può sopperire facendo ricorso alla magistratura. È dovere del Parlamento e del Governo intervenire. Noi stessi lo abbiamo fatto, presentando una proposta di legge ad hoc per cercare di rimediare a tale situazione.
Non si può ancora pensare alla cooperazione nell'ottica di 30 o 40 anni fa (per non parlare di un periodo ancora precedente). Bisogna avere il coraggio politico - per il rispetto che dobbiamo alla collettività - di operare quella distinzione, che sicuramente non è facile, ma deve essere fatta sulla base della realtà quotidiana, la quale è determinata, piaccia o meno, da monopoli (ai quali siamo tutti contrari, a parole), che - come ho già detto in precedenza - limitano la libera espressione del mercato e determinano, soprattutto, inaccettabili situazioni di disuguaglianza.
Vorrei citare, soltanto, la commistione che in troppe realtà esiste fra questo sistema e quello degli enti locali e la insufficiente garanzia in materia di appalti, prestazioni di lavori e conferimento di opere pubbliche: anch'essi sono fatti evidenti agli occhi di tutti.
Occorre una maggiore distinzione dei rapporti e di metodologia e occorre una distinzione che deve soprattutto partire oltre che dal comportamento degli amministratori di tali cooperative e dalla responsabilità degli enti locali, anche dalla configurazione di un quadro legislativo che si faccia carico di tale realtà.
Colleghi, questa realtà esiste ed è stata denunciata da molti cooperatori stessi, ai quali sono state imposte scelte cui non hanno contribuito, determinate da un ristretto vertice aziendale, che volutamente ha tentato di prescindere dall'apporto della volontà dei soci, seppur minoritari rispetto al numero dei dipendenti.
PRESIDENTE. Onorevole, deve concludere.
FABIO GARAGNANI. Concludo, Presidente. Sottosegretario, ritengo che di fronte a tali problemi non ci si possa nascondere dietro un parere contrario, senza motivarlo adeguatamente. Non si tratta di essere d'accordo, ma di entrare nel merito di problemi ai quali occorre dare una risposta ben più chiara e più precisa, maggiormente definita nei vari aspetti, rispetto a quella che è stata fornita.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Fincato. Ne ha facoltà.
LAURA FINCATO. Signor Presidente, prima di procedere alla dichiarazione di voto credo che si debba esprimere un sincero ringraziamento a tutti i colleghi che sono intervenuti, perché, in effetti, le mozioni hanno prodotto un confronto utile. La discussione in quest'Aula è stata interessante e ricca di spunti su una questione che esige un approfondimento serio e scevro da qualunque approccio manicheo sull'utilità del sistema cooperativo italiano. Il dibattito, all'opposto, dovrebbe concentrarsi sulla valutazione dello scopo e della funzione di questo settore.
La discussione ha costituito un'ottima occasione per approfondire una tematica da sempre oggetto di un vivace dibattito, motivato, da un lato, dalle dimensioni e dal rilievo che il fenomeno cooperativo indubbiamente riveste nel quadro della società italiana, ma anche, purtroppo e ancora oggi, dalle strumentalizzazioni che alcune forze politiche e imprenditoriali hanno voluto operare in relazione a tale realtà.
Credo che prima di tutto occorra prendere atto che le cooperative, prima ancora di essere operatori economici, costituiscono diretta espressione di larga parte della società italiana, raccogliendo l'adesione di oltre 12 milioni di soci. Inoltre, occorre considerare come il mondo cooperativo rappresenti uno dei settori più vivaci dell'economia nazionale, contribuendo per circa il 7 per cento alla formazione del PIL e dimostrando costantemente la capacità di incrementare la propria operatività. Ma al di là del dato meramente quantitativo, occorre segnalarePag. 19la capacità delle cooperative di interpretare intelligentemente le evoluzioni della società italiana, cogliendo, in particolare, l'esigenza di colmare il vuoto, a volte esistente, tra il sistema del welfare pubblico e le mutate esigenze delle società avanzate. La nostra cultura è «nessuno resti solo, nessuno resti indietro»: penso alle cooperative che operano nel mondo degli emarginati, che devono recuperare costantemente una dimensione di impegno, di prevenzione, di informazione, di coinvolgimento e di attenzione rispetto al mondo degli inclusi. Proprio in questo contesto si situa la crescente presenza delle cooperative sociali, il cui numero è ormai salito ad oltre 7 mila unità, che prestano assistenza ad un numero complessivo di persone valutabile in 3 milioni e mezzo.
Non vi è dubbio alcuno, quindi, che è nostra intenzione respingere qualunque tentativo di processare una realtà dinamica, che svolge un duplice ruolo, contribuendo, da un lato, alla tenuta complessiva e al rilancio del sistema Paese ed esercitando, dall'altro, una funzione preziosa di sostegno per le fasce più deboli, che si trovano oggi in una condizione di difficoltà in conseguenza della ristrutturazione del mercato del lavoro e delle tensioni cui sono stati sottoposti i meccanismi di sicurezza sociale pensati nel corso del Novecento.
Sulla scorta di tali considerazioni, ritengo evidente come ogni dibattito circa il regime fiscale applicabile alle società cooperative debba partire dal riconoscimento delle peculiari caratteristiche e dello specifico ruolo che esse rivestono, nonché del processo storico di cui costituiscono il risultato. È una storia caratterizzata dal perseguimento dell'interesse generale nel rispetto dei valori di solidarietà, mutualità, pluralismo e democrazia, oltre che dalla virtuosa sintesi fra il fattore capitale e il fattore lavoro. Si tratta di caratteristiche di cui lo stesso costituente era ben cosciente, laddove ha riconosciuto la funzione sociale della cooperazione.
Le cooperative - voglio ripeterlo - sono scolpite nella Costituzione repubblicana, all'articolo 45. La Costituzione, quindi, ha sancito l'importanza sociale delle strutture di cooperazione, vere protagoniste di un fenomeno di espansione senza precedenti nel nostro Paese (se nel 1971 erano poco meno di 11 mila, oggi superano le 70 mila unità), e ha fissato il principio del carattere mutualistico e dell'assenza di speculazione privata, non prescrivendo, però, la rinuncia istituzionale a produrre profitti. Questo modello societario è stato innovativo, si è ispirato a principi di solidarietà e tutela dei lavoratori più deboli e ha trovato spazio al di fuori del conflitto tra capitale e lavoro.
Per quanto ancora concerne gli aspetti fiscali, il fulcro della discussione ruota intorno alla considerazione che le cooperative, nonostante abbiano ormai conquistato un posto rilevante nello scenario economico nazionale, vengono ancora considerate un caso a sé, ossia non in qualità di imprese fra le imprese, ma in veste di soggetti agevolati.
Infatti, gli interrogativi che sono emersi dalla discussione sono stati: dentro la cooperazione si maschera il sistema di impresa? È possibile continuare a fare cooperazione oggi senza perdere di vista le finalità originarie, ma attualizzandole e perseguendole con strumenti e forme organizzative adatte ai tempi? Vogliamo sfatare il luogo comune secondo cui le cooperative godono di un regime di particolare favore e protezione, anche perché esse si collocano sul libero mercato, ove puntano a raggiungere adeguati livelli di competitività. A tale critica sulla posizione di privilegio, fanno da contraltare alcuni oneri non trascurabili; cito due esempi: gli utili non vengono divisi tra i soci in funzione della quota capitale posseduta, ma vanno a costituire riserva indivisibile, ossia sono suscettibili di essere reinvestiti per la crescita nella cooperativa; in generale, sussiste l'obbligo di devoluzione ai fondi mutualistici del 3 per cento degli utili netti annuali e dei residui attivi in caso di scioglimento della società.
Nel corso della precedente legislatura il regime fiscale delle società cooperative ha subito, come è noto, una rivisitazione chePag. 20ha reso ancora più severi i requisiti richiesti dal legislatore al fine di ricondurre più strettamente l'applicabilità dello specifico regime alla sussistenza del carattere di mutualità richiamato dal costituente. Tale nuovo regime è del resto assistito da un sistema di controlli e di sanzioni particolarmente pregnante, disciplinato dalle disposizioni del codice civile e dalle leggi speciali. Pertanto, le cooperative risultano soggette ad una puntuale azione di vigilanza esercitata dai rispettivi organi di rappresentanza, dall'autorità pubblica e dalla magistratura, risultando per questo motivo paradossale l'accusa secondo la quale godrebbero di ingiustificati privilegi ovvero di vantaggi competitivi.
Peraltro, lo stesso mondo cooperativo ha sempre coerentemente rivendicato l'esigenza di tutelare la cooperazione da ogni commistione con operatori che dietro tale schermo perseguono finalità estranee alla cultura cooperativistica, sottolineando in tal modo come i controlli previsti dalla legge costituiscano uno strumento a difesa dello stesso settore. Condividiamo, oltre a ciò, l'idea che si debba rappresentare adeguatamente, dinanzi ai competenti organi comunitari, la realtà del mondo cooperativo, evitando in tal modo ogni decisione comunitaria che, non tenendo conto delle specificità di tale settore, possa incidere sul rigoroso regime vigente nell'ordinamento italiano.
Riteniamo che ogni comportamento illegittimo debba trovare adeguata sanzione ad opera degli organismi di controllo e della magistratura, nei modi e nelle sedi previsti in via generale dalla legge; ma che tali episodi, anche qualora confermati, debbano essere tenuti distinti dal movimento cooperativo nel suo complesso, il quale sarebbe del resto la prima vittima di ogni irregolarità o abuso. Le leggi in materia d'altronde ci sono e sono state ricordate da molti colleghi, quando hanno parlato del carattere della mutualità, che deve rispettare i principi fissati dagli articoli 2512, 2513 e 2514 del codice civile. Ad esse allora vanno affiancati i buoni costumi, ossia la capacità di interiorizzare la legge e di trovare in essa il proprio fine ultimo, la difesa della concorrenza, la tutela dei più deboli, la possibilità per il socio di essere imprenditore, la trasparenza. Senza questa attenzione, è inevitabile che si creino fenomeni limitativi della concorrenza, dei diritti individuali e della certezza del diritto.
Diciamo dunque no alla degenerazione del fenomeno, peraltro molto limitato, che ha portato alle cooperative false, a quelle che non presentano il carattere della mutualità, e giustamente non hanno diritto ad alcuna normativa di tutela e di vantaggio fiscale; e chiediamo al Governo di intervenire e di attuare il protocollo sul welfare, come chiede la mozione, contro questo fenomeno che è complesso e multiforme. Esso prevede la riduzione del costo del lavoro, l'esigenza di una maggiore semplificazione degli adempimenti e del carico fiscale, lo scaricamento del rischio di impresa: questi ed altri problemi vanno affrontati attraverso un'azione che sia di insieme e che si inserisca in un quadro organico di politica a sostegno delle imprese e delle cooperative.
Vorrei essere ancora più chiara: respingiamo con forza la demonizzazione del mondo cooperativistico. Non si tratta di un sistema malato, bensì di una realtà che dà lavoro oggi ad oltre 935 mila persone e che cresce in una rete sistemica, in modo da costituire un vero e proprio presidio territoriale che aiuta a ridimensionare il fenomeno delle fughe altrove delle realtà imprenditoriali.
Ed è questo, forse più di altri, il successo del fenomeno cooperativistico, nell'ambito di un mutato contesto economico che si muove sempre più in sintonia con lo scenario europeo e globale. La mozione Lulli ed altri n. 1-00251, di cui raccomandiamo l'approvazione, va nella direzione di promuovere lo sviluppo di questo settore, in quanto siamo convinti che in Italia c'è sempre più bisogno di cooperazione. Impegniamo il Governo, autorevolmente rappresentato dal sottosegretario Stradiotto, ad attuare politiche capaci di aiutare le imprese cooperative a stare al passo con i tempi, senza perdere terreno sul piano della competitività e inPag. 21ragione di meccanismi di governance adeguati, senza mai smarrire i valori di fondo dell'agire cooperativo.
In conclusione, chiediamo più considerazione e meno processi sommari, al fine di riaffermare e rendere praticabile la missione che la Costituzione assegna alle cooperative, riconoscendo il valore strategico e il sistema valoriale di cui esse sono portatrici. È per questo che, oltre a chiedere il voto favorevole dell'Assemblea sulla mozione Lulli ed altri n. 1-00251, preannunciamo il nostro voto favorevole sulla mozione Donadi e D'Ulizia n. 1-00250 e sulla mozione Volonté e Galletti n. 1-00249. Esprimeremo invece voto contrario sulla mozione Leone e Garagnani n. 1-00233, mentre attendiamo specificazioni per quel che riguarda la mozione Germontani ed altri n. 1-00227
(Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico-L'Ulivo).
MARCO STRADIOTTO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO STRADIOTTO, Sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico. Signor Presidente, sulla base degli interventi svolti, abbiamo avuto il modo e l'opportunità di comprendere l'importanza della cooperazione per il nostro Paese. Su questo fronte, il Ministero che ho l'onore di rappresentare è impegnato attivamente affinché vi sia una lotta contro la cooperazione non sana e la cooperazione spuria, e contro le cooperative che non si comportano correttamente e non applicano le norme. In questo senso, stiamo attivando una serie di controlli, che derivano anche dalla firma del protocollo stipulato dal Ministero della sviluppo economico e dal Ministero del lavoro con le parti sociali e con i rappresentanti delle associazioni cooperative.
Con specifico riferimento alla mozione Germontani ed altri n. 1-00227, a seguito dell'intervento della deputata Germontani, ribadisco il parere contrario per quanto riguarda la parte motiva. Per quanto riguarda invece la parte dispositiva, si propone una riformulazione nel senso di sostituire il primo capoverso con il seguente: «a voler provvedere affinché si accertino eventuali irregolarità amministrative che possono avere alterato la libera concorrenza e la tutela dei consumatori»; di sostituire il secondo capoverso con il seguente: «ad attivarsi affinché le autorità preposte alla vigilanza sul movimento cooperativo intervengano con efficacia e tempestività nei casi in cui le cooperative si allontanino dalla funzione mutualistica»; di sopprimere il terzo capoverso.
PRESIDENTE. Chiedo all'onorevole Germontani se accetti la riformulazione testé proposta dal Governo.
MARIA IDA GERMONTANI. Signor Presidente, accetto la riformulazione proposta dal sottosegretario, anche perché il secondo capoverso sintetizza in parte anche il terzo. Naturalmente, però, mantengo la parte motiva.
PRESIDENTE. Sta bene.
ANDREA LULLI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA LULLI. Signor Presidente, chiediamo la votazione per parti separate della mozione Germontani ed altri n. 1-00227, anche se ciò risulta implicito alla luce del parere espresso dal Governo. Non condividiamo infatti la parte motiva della mozione, mentre la riformulazione ne rende accettabile la parte dispositiva, anche perché - a nostro avviso - modifica sostanzialmente il testo precedente.
LUCIANO D'ULIZIA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO D'ULIZIA. Signor Presidente, con riferimento alla mozione Germontani ed altri n. 1-00227, sulla cui parte motivaPag. 22non siamo assolutamente d'accordo, vorrei precisare che siamo disposti a votare a favore della parte dispositiva, così come riformulata in base alla proposta del Governo. In questo, il gruppo dell'Italia dei Valori non già si allinea alla posizione del Governo, ma valuta inaccettabili le premesse, mentre è disponibile a votare il dispositivo così corretto.
PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto.