Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
DICHIARAZIONE DI VOTO DEL DEPUTATO DANTE D'ELPIDIO SULLA MOZIONE D'ELIA ED ALTRI N. 1-00016
DANTE D'ELPIDIO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, a nome dei Popolari-Udeur esprimerò voto favorevole alla mozione.
Il dibattito sulla pena di morte è ben lontano dall'essersi esaurito all'interno delle società contemporanee, ed anche in quelle più ricche ed avanzate esso è di estrema attualità. Siamo infatti consapevoli che tale questione ben più ampiamente attiene alla sfera generale dei diritti umani; pertanto la questione della moratoria universale della pena di morte si colloca all'interno di una visione che punta ad affermare il valore universale della vita umana, in una società che sempre piùPag. 117diviene globale, e dove è sempre più urgente l'esigenza di un contributo di tutti i popoli per l'affermazione e la protezione di questi diritti primari e fondamentali degli uomini, che da sempre concettualmente prescindono da qualsiasi frontiera. I diritti umani meritano una trattazione organica e non frammentaria alla luce della loro centralità strategica.
L'abolizione della pena di morte contribuisce, infatti, alla promozione della dignità umana e al progressivo sviluppo dei diritti umani in quanto questo genere di pena, per la sua irreversibilità, è oggettivamente contrario a ogni principio giuridico e morale.
La pena di morte è incivile e contraria al principio che vede nella riabilitazione del criminale, e non nella pura punizione, lo scopo principale della pena, ed è espressione di un «diritto» incapace di rappresentare un modello di giustizia e di ragione, ma solo di vendetta e che si presenta come strumento di azioni ancora più feroci e barbare, con le quali l'autorità pubblica s'impossessa del diritto di vita e di morte. La sua condanna deve essere quindi non solo morale, per l'evidente legittimazione alla violenza, ma anche giuridica, data l'incapacità di rappresentare un modello di giustizia giusta e di prevenire i crimini: mancano dati in grado di dimostrare che l'uso della pena di morte sia un deterrente efficace contro i crimini più efferati; da anni infatti i reati gravi non hanno subito alcuna riduzione significativa là dove la pena di morte è stata reintrodotta.
I dati dell'associazione Nessuno tocchi Caino dimostrano che è in progressiva crescita il numero dei paesi che non ricorrono più alla pena capitale, tanto che il numero di quelli che l'hanno abolita legalmente, che hanno predisposto una moratoria o che non la praticano da almeno 10 anni è oramai largamente superiore a quello di coloro che ne fanno ancora uso abituale.
Il dato più preoccupante è tuttavia legato all'incremento del numero complessivo delle esecuzioni capitali, che ci induce a riflettere su quanta strada occorra ancora fare per affermare una cultura rispettosa del valore irrinunciabile della vita umana universalmente condivisa.
Anche a voler negare la crudeltà in sé delle esecuzioni capitali, è innegabile che costringere un detenuto a vivere per anni in una struttura penitenziaria in attesa che l'iter processuale che lo riguarda si compia e che con esso si esauriscano le vie per i vari gradi di appello e poi ucciderlo sia una azione lesiva della dignità della persona, che attenta alle principali norme del diritto internazionale dei diritti umani, configurando persino un trattamento di tortura, se non fisica, almeno psicologica.
Non farò una lunga storia delle battaglie contro la pena di morte, il tempo non me lo consente, né questa è la sede.
Voglio solo illustrare le ragioni politiche che rendono urgente questa discussione. Quella contro la pena di morte deve essere una battaglia per la vita nell'ambito del pieno riconoscimento internazionale da sempre affermato, dalla Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo del 1948 sino alla Carta dei diritti fondamentali dell'Unione Europea, approvata a Nizza nel dicembre 2000, che sancisce all'articolo 2 il diritto alla vita precisando che «nessuno può essere condannato alla pena di morte, né giustiziato» e, all'articolo 19, che «nessuno può essere trasferito, espulso o estradato in uno Stato nel quale vi sia un grave rischio di essere sottoposto alla pena di morte, a tortura o ad altri trattamenti inumani o degradanti».
L'Italia è uno dei pochi paesi ad aver abolito la pena di morte, di diritto e di fatto, sia in tempo di guerra sia in tempo di pace, attendiamo solo che venga approvata la modifica costituzionale che recepisca la legge n. 589 del 1994, che ha provveduto a cancellarla nei casi previsti dalle leggi militari di guerra.
Il nostro paese è inoltre da tempo impegnato nella battaglia per l'abolizione della pena capitale avendo favorito da un lato l'approvazione, nel 1997, di una risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni da parte della Commissione delle Nazioni Unite per i diritti umani di Ginevra, e, dall'altro, la presentazione diPag. 118una risoluzione sulla moratoria presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite.
L'Italia pertanto può svolgere un ruolo significativo in tale contesto, occupandosi dei diritti umani anche in ambito internazionale, approfittando del fatto che si affacciano nel sistema delle relazioni internazionali embrioni di giustizia sovranazionale. Può inoltre svolgere una moral suasion, invitando gli Stati che ancora la prevedono nella propria legislazione ad introdurre una moratoria delle esecuzioni quale primo passo verso la sua abolizione, ed in particolare a non eseguire sentenze capitali nei confronti di coloro che erano minori all'epoca della commissione dei reati. Sarà questo un modo efficace per promuovere la democrazia e i diritti umani attribuendo priorità ed urgenza ad ogni iniziativa tesa al conseguimento della moratoria stessa, all'abrogazione della pena capitale e al sostegno concreto di tutte quelle organizzazioni non governative che operano in tal senso. Questa è una battaglia che trova concordi pressoché tutti gli schieramenti politici.
Questo è molto importante e per noi è l'elemento decisivo. Si possono trovare, rispetto a questa mozione, tutte le mediazioni necessarie, ma il Parlamento italiano deve impegnare il Governo a presentare all'Assemblea dell'ONU una mozione che - sappiamo - potrà avere il sostegno di molti paesi impegnati su questo terreno.
Ben venga l'impegno del Parlamento italiano, ben venga l'impegno di tutti i partiti, ben venga la volontà univoca di portare la questione nelle sedi internazionali affinché sempre maggiore sia il numero di Stati che abbandonano una forma che non è di giustizia: uccidere un uomo a distanza di 20 anni dal delitto significa spesso uccidere un altro uomo rispetto a colui che ha commesso originariamente il misfatto. Deve essere forte l'impegno di questo Parlamento in tal senso.
Per tutte queste motivazioni noi Popolari-Udeur voteremo convintamente per l'approvazione di questa mozione, nella speranza che l'Italia riesca a sviluppare un'iniziativa internazionale perché venga presentata presso l'Assemblea generale delle Nazioni Unite una nuova risoluzione per la moratoria universale delle esecuzioni capitali in vista dell'abolizione definitiva della pena di morte, e che a tal fine siano utilizzati tutti gli strumenti politici e diplomatici atti ad associare a questa iniziativa il maggior numero di paesi.