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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame dell'articolo 1 - A.C. 1042)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Gasparri. Ne facoltà.
MAURIZIO GASPARRI. Signor Presidente, onorevole ministro, onorevoli colleghi, anche io richiamo l'attenzione del Governo e dell'Assemblea sull'articolo 8-bis che, a nostro avviso, si inserisce in una serie di iniziative improvvide in tema di politica dell'immigrazione, dell'accoglienza e dell'asilo. La rilevante crescita del numero degli sbarchi nel corso dell'estate non deriva soltanto da una questione di carattere storico ed epocale, quale ad esempio l'esplosione demografica nel sud del pianeta, ma deriva anche, a nostro avviso, da una politica demagogica e irresponsabile che non fa altro che moltiplicare il numero dei clandestini: uso improprio della legge Fini-Bossi con decreti sulle regolarizzazioni che vengono rinnovati e reiterati (350 mila unità che si aggiungono a quelle che ancora il nostro Governo, all'inizio del 2006, aveva previsto); la proposta di una concessione facile della cittadinanza che ingenera aspettative eccessive; addirittura, poi, ministri che dicono che andranno loro con i traghetti a prendere i clandestini sull'altra sponda del Mediterraneo per evitare viaggi avventurosiPag. 11ed il compiersi di tragedie che tutti noi osserviamo con grande sgomento e dolore (la soluzione, però, non può essere organizzare una sorta di tour operator della clandestinità a spese del contribuente italiano), ed ancora, le norme sul ricongiungimento familiare facilitato ed esteso, che sono state annunciate dal Governo.
Noi abbiamo praticato, anche attraverso la cosiddetta legge Fini-Bossi, una politica di ricongiungimenti familiari che però non possono essere indefiniti. Portare qui troppe persone vuol dire gravare il sistema sanitario, il welfare e, soprattutto, per gli anziani i costi a fronte dei quali non vi sono contributi versati. Il ricongiungimento familiare degli extracomunitari va realizzato, ma non può diventare una logica a catena l'accoglienza di milioni e milioni di parenti o di presunti tali.
Oggi questa norma sull'asilo, come è stato già detto dai colleghi Boschetto, Bocchino e da altri, è una interpretazione arbitraria e estensiva. Non c'è alcuna necessità di inserire questo principio nella legge comunitaria perché, come è stato spiegato e lo sottolineo ancora, far sì che chi è in attesa di risposta sulla domanda di asilo possa, nell'attesa che si verifichino i requisiti, liberamente circolare, vuol dire che nel caso probabile di respingimento della domanda di asilo - perchè presentare la domanda non vuol dire essere naturaliter nella condizione di persona che ha diritto alla concessione di asilo, che è infatti subordinata alla sussistenza di una serie di requisiti, quali la mancanza di democrazia e di tutela dei diritti nel paese di provenienza ecc. -, la persona esce da qualsiasi circuito di controllo e di verifica della sua presenza in Italia e si sparge sul territorio. E chi la può più trovare?
Mi rivolgo in particolare al ministro Bonino: questa norma è generatrice di clandestinità e non tutela i diritti. Ritengo che sia necessario analizzare statisticamente il rapporto tra le domande di asilo presentate e quelle che vengono accolte. Vogliamo, di fatto, fare un'ulteriore sanatoria? Lo si dica, come è già avvenuto con le norme demagogiche sui ricongiungimenti erga omnes, o con l'uso improprio dei decreti flussi (se, infatti, ne facciamo uno al mese, è chiaro che diventano una sanatoria permanente. Si dice: «non facciamo la sanatoria e le regolarizzazioni», ma si crea un contatore indefinito se poi se ne fanno 180 mila un mese e in quello successivo 350 mila). La politica dell'asilo è certamente doverosa.
Noi siamo sensibili ai diritti, semmai ci siamo rammaricati nei giorni scorsi per il nostro Governo perché - me lo consenta per la stima che ho nei suoi confronti - ci saremmo attesi in Cina anche da parte del ministro Bonino un po' di chiarezza: non proporre la vendita di cannoni ai cinesi ma portare in quel paese un po' più di democrazia, di pluralismo, di libertà, di tolleranza. È stato detto poco, a mezza bocca, non con forza, non dico da Prodi perché ormai Prodi parla più da Presidente dell'IRI, pensando quindi a comprare la Telecom, a vendere i cannoni e a fare altre cose. In una delle città cinesi vi era anche la sua foto, quando era presidente dell'IRI in qualità di consulente di quel porto. È andato lì a fare il piazzista di prodotti commerciali, che è la sua nuova attività, il «rovatismo»: il braccio e la mente, la mente è Rovati, il braccio è Prodi, da quello che si è capito (Applausi di deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PIETRO ARMANI. Bravo!
MAURIZIO GASPARRI. Dall'onorevole Bonino ci saremmo attesi un po' di forza, perché ne conosciamo la tenacia e la chiarezza, ma evidentemente le coalizioni sono tali da dover sopportare.
Sul tema della democrazia e dell'asilo politico siamo sicuramente sensibili e pronti a fare la nostra parte. Riteniamo che la norma in esame, che offre una possibilità troppo estesa, comporti dei rischi, e che vi possa essere un uso improprio dell'asilo politico. Il clandestino viene in Italia - non vi è ancora il ferry-boat del ministro Ferrero per portare i clandestini a spese del contribuente e, credo, per problemi di copertura nella legge finanziaria - e dopo tutti gli annunci male chePag. 12vada farà domanda di asilo (i temi dei diritti e della democrazia sono certamente presenti in tante parti del mondo), uscirà dal centro di trattenimento e poi come si farà a trovarlo? In questo modo si genera clandestinità. Non si tratta certo di una politica dell'accoglienza né dell'asilo, che è una materia che va rivisitata e che non può essere estesa in maniera surrettizia utilizzando la legge comunitaria.
È questo il motivo per cui abbiamo deciso non solo di intervenire in questo dibattito, ma di avvalerci di tutte le facoltà che ci sono consentite dalle norme del regolamento parlamentare. L'uso improprio delle leggi è una vecchia prassi: si usano le leggi finanziarie come treni per tutti i convogli e per tutti i vagoni; si utilizzano i decreti-legge per inserirci dentro tutto ed il contrario di tutto. Chi è senza peccato scagli la prima pietra! Nel caso specifico però siamo di fronte ad un ulteriore episodio di un uso - a nostro avviso - non corretto della legge comunitaria, che è uno strumento di adempimento periodico.
Su tale vicenda invitiamo il Governo ad accantonare questo argomento. Non mancheranno le sedi né le occasioni: avete annunciato la revisione della legge Bossi-Fini, che noi difenderemo poiché la riteniamo una buona legge, ma che discuteremo, come è normale che avvenga.
In I Commissione si sta discutendo di cittadinanza, a proposito della quale non siamo d'accordo con la politica di dimezzamento dei tempi per la sua concessione da dieci a cinque anni.
Nei giorni scorsi sul Corriere della Sera è apparsa la notizia che, in un comune presso la provincia di Parma, una famiglia egiziana ha ottenuto la cittadinanza e che la moglie del capofamiglia (è il caso di usare questo termine) si è presentata con il burqa. Nessuno ha chiesto a quella donna, che diventava cittadina italiana, se era contenta di andare in giro così vestita, se lo faceva in ossequio ad un principio che condivideva o se subiva una logica che noi non possiamo condividere. La cittadinanza vuol dire anche non far diventare cittadini coloro che impongono nella propria famiglia vessazioni, violenze morali e, talvolta, anche fisiche. Ricordo che anche il padre della ragazza pakistana Hina aveva fatto domanda di cittadinanza.
Intendo dire dunque che su tali argomenti occorre fare attenzione, senza xenofobie, né ostilità, a non abusare della demagogia e a non usare qualunque provvedimento legislativo per ampliare i limiti. Siamo pronti a discutere di tutto ciò che deve portarci a processi di integrazione e di armonizzazione europee delle nostre normative, ma sui temi dell'immigrazione, dell'accoglienza, dell'asilo, della cittadinanza, soprattutto in giorni così difficili come quelli che sta vivendo la comunità internazionale per le vicende del Medio oriente, per tutte le discussioni che tra l'immigrazione, la religione e la teologia stanno infiammando il dibattito in Italia, in Occidente e altrove - ahimé - stanno alimentando forme anche di violenza.
A tale proposito la seduta di oggi si è aperta con il ricordo - ed è un atto apprezzabile - da parte del Presidente della Camera della suora uccisa nei giorni scorsi, quello di Oriana Fallaci, che, in altro tipo di condizioni, ha sollevato discussioni e polemiche che hanno visto alternativamente consentire e dissentire ciascuno di noi. Noi forse abbiamo apprezzato le ultime opinioni di Oriana Fallaci, non apprezziamo molto quelle da lei espresse trent'anni fa: ad altri in banchi diversi sarà accaduto il contrario.
Allora, con questo vorrei dire che anche la vita del Parlamento è attraversata da tematiche e questioni che hanno attinenza con l'argomento di cui stiamo parlando. Pertanto, invitiamo il Governo - non cadrà il mondo per questo - ad accantonare questa vicenda. La legge comunitaria potrà quindi proseguire il suo iter nell'ambito di una normale dialettica, mentre discuteremo su questi temi quando di asilo, cittadinanza, immigrazione e quant'altro si potrà parlare con senso di responsabilità.
Penso che anche il ministro Bonino, per completezza del dibattito, vorrà cogliere gli aspetti positivi, non meramente ostruzionistici, bensì di responsabilità,Pag. 13della nostra azione e delle nostre proposte, illustrando chiaramente la sua posizione in materia al fine di facilitare il prosieguo dell'iter di questa legge.
PRESIDENTE. Prendo atto che gli onorevoli Caparini, Dussin e Fugatti, che avevano chiesto di parlare, rinunziano ad intervenire.
Constato inoltre l'assenza dell'onorevole Alessandri; si intende che abbia rinunciato ad intervenire.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Pili. Ne ha facoltà.
MAURO PILI. Ritengo che dagli interventi svolti da parte di alcuni colleghi siano già emersi elementi molto chiari per sostenere un voto contrario su questa legge. Dico ciò pur sapendo che questo provvedimento nasce dal Governo Berlusconi. Si tratta infatti di un provvedimento che per il 90 per cento è caratterizzato da decisioni assunte dal precedente Governo.
Il nostro «no» non sarebbe - mi rivolgo al ministro Bonino - un voto contrario aprioristico né, tantomeno, partigiano. Sarebbe, invece, un voto contrario che si potrebbe molto più facilmente argomentare partendo da due sole considerazioni.
Questo provvedimento, così come pensato inizialmente dal Governo precedente, mette, di fatto, in mano al Governo Prodi una Ferrari, capace di accelerazione e rapidità. Tuttavia, proprio questa prerogativa rischia di mettere in pericolo l'assetto del rapporto tra Governo e Parlamento. Sarebbe come mettere, davvero, una Ferrari nelle mani di chi sta dimostrando di non saper guidare una Cinquecento (avendo la pretesa, peraltro, come visto in questi giorni, di voler fare ciò con il telefonino in mano).
Ministro Bonino, noi siamo disponibili a ragionare con lei nel corso dell'esame degli emendamenti sulla possibilità di mantenere il nostro voto favorevole su questo provvedimento, ma è evidente che alcune sue risposte saranno decisive per avere l'unanimità sul medesimo.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE PIERLUIGI CASTAGNETTI (ore 11,33)
MAURO PILI. Noi non vogliamo che un provvedimento che traccia una strada dritta possa, invece, causa l'assoluta fragilità della vostra compagine di Governo e la demagogia a basso costo che alcune parti della vostra coalizione vi hanno imposto, trasformarsi in un insieme di curve e tornanti che rischiano di farci arrivare sull'orlo del burrone. Alcuni di questi elementi cardine sono stati già puntualmente richiamati da alcuni colleghi.
La prima curva che avete incontrato: avete dovuto subire una sbandata a causa dell'imposizione di alcuni compagni della parte più estrema della vostra coalizione. Un esempio lungimirante, quello proposto dall'onorevole Zaccaria presso la Commissione affari costituzionali il quale, recependo una volontà politica evidentemente unanime del centrosinistra, ha proposto di trasformare l'istituto dell'asilo in un vero e proprio varco autostradale per nuove immigrazioni clandestine. È un dato che non è supportato da alcun numero, e anche in sede di Comitato dei nove, questa mattina, insieme al ministro Bonino, si valutava l'impossibilità di assegnare un costo a questo tipo di proiezione perché, di fatto, non esistono elementi.
Quando un Governo si candida ad attuare una norma senza averne preventivamente individuato il percorso ed anche gli oneri, è evidente che stiamo proponendo qualcosa di assolutamente improponibile.
Insomma, colleghi, da una parte, vi è un ministro delle infrastrutture che blocca tutti i cantieri delle autostrade, dall'altra, invece, voi aprite una vera e propria, surrettizia, «autostrada» dell'immigrazione. Credo che su questo tema ci confronteremo nel corso dell'esame degli emendamenti, per tentare di dimostrare che una buona legge può diventare un pericolo se la si mette in mano alla leggerezza e alla tracotanza.
Ministro Bonino, come lei ben sa, la legge comunitaria nasce da una normaPag. 14importante, varata nel 2005, che ha aperto la discussione tra il Parlamento e le regioni per quanto concerne la fase ascendente e discendente della norma; oggi leggiamo che il Governo Prodi mostra attenzione soltanto nei confronti di quest'ultima.
Lei, ministro Bonino, ha svolto per diversi anni la funzione di commissario europeo, così come Prodi è stato Presidente della Commissione europea; ebbene, anche per questo ci saremmo aspettati una proposta, anche politica, a margine di questo provvedimento, capace di individuare un'azione ascendente in grado di assegnare all'Italia non un ruolo di Stato che subisce l'Europa, ma un compito che veda il nostro paese partecipare assieme al resto del vecchio continente all'elaborazione di importanti provvedimenti. Quindi, mi riferisco non a provvedimenti calati dall'alto, ma a provvedimenti che mostrino l'autorevolezza di Governo e Parlamento.
Intanto, credo vi siano tutti gli elementi, ministro Bonino, per eliminare l'articolo 8-bis e per raggiungere in aula una mediazione utile al fine di approvare unanimemente il provvedimento in esame. Inoltre, riguardo alle procedure di infrazione, è fondamentale che il Parlamento possa essere informato in termini immediati - quasi tempestivi - sulla possibilità di bloccarle, anzi di anticiparle con provvedimenti catalogati come urgenti.
In questa direzione, auspichiamo, ministro Bonino, un suo intervento autorevole, a prescindere dalle ragioni di maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole La Russa. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Onorevole Presidente, onorevoli colleghi, noi annettiamo a questo provvedimento una grande importanza. Capisco che l'Assemblea sia ancora distratta dalla coda delle vacanze estive e che questo sia, sostanzialmente, il primo serio impegno a cui siamo chiamati, ma ciò non può far venir meno il suo grande rilievo.
A differenza di quanto siamo abituati a fare in altre occasioni, quando si tratta di legge comunitaria - al voto, infatti, si arriva abbastanza in fretta poiché vi è quasi sempre un accordo comune -, in questa occasione il gruppo di Alleanza nazionale - come credo il gruppo della Lega nord e i gruppi di opposizione nel loro complesso - segnala una questione di grande importanza. Sapete benissimo di cosa si tratta, perché già gli interventi dei colleghi che mi hanno preceduto hanno sottolineato il problema. Ebbene, vi è una norma che potrebbe, ove venisse approvata, portare ad una sostanziale modifica della legge Bossi-Fini, provocando così conseguenze veramente pesanti e disastrose concernenti la capacità di accoglienza dei cittadini che vengono in Italia.
Il nostro obiettivo primario è quello di determinare una civile convivenza rispettosa delle altrui necessità, quindi interessata ad assicurare la giusta, sacrosanta accoglienza a chi viene in Italia per lavorare, a chi rispetta le leggi, a chi accetta la nostra cultura, a chi vuole inserirsi nel nostro contesto.
La norma che contrastiamo in questo provvedimento, invece, finisce con l'andare nella direzione assolutamente opposta, ossia nella direzione che questa maggioranza da tempo sta perseguendo, sin dal suo primo giorno d'insediamento: aprire indiscriminatamente le frontiere, offrire l'opportunità di qualunque abuso, offrire le chance per qualunque mistificazione, in modo che chiunque, venendo in Italia, possa avere l'opportunità di rimanervi, anche senza lavoro, anche senza averne diritto, anche senza avere la possibilità di ricevere una giusta accoglienza.
Già nelle parole della maggioranza, nelle settimane e nei mesi scorsi, vi è stato il tentativo di operare un diverso ricongiungimento - per esempio, familiare - allargando i soggetti che ne abbiano diritto, ma soprattutto inserendo nella norma un meccanismo fraudolento - a mio avviso -, consistente nell'affermare che, per ottenere il ricongiungimento, coloro che ne avrebbero diritto non devono dimostrare alcunché, che non vi è bisogno di un documento che dimostri la parentela, bastando solo la dichiarazione: capitePag. 15l'abuso che ne deriverebbe! Così come da parte di importanti esponenti del centrosinistra abbiamo sentito dire che bisogna abolire i centri di prima accoglienza, provocando l'ironia persino di un noto comico, Beppe Grillo, se non di sinistra certamente non di destra, diciamo perlomeno indipendente, che ha detto: beh, allora se li portino a casa loro, i ministri e i sottosegretari, che sono numerosissimi in questo nuovo Governo!
Anche la proposta di abbassare a cinque anni il periodo sufficiente per ottenere la cittadinanza italiana, al di là dell'inadeguatezza di tale periodo (che va nella direzione opposta a ciò che, ad esempio, il tanto osannato Zapatero in queste ultime settimane ha individuato come necessario per la Spagna, ossia un restringimento), contiene un'altra norma truffa, nel punto in cui si afferma che deve essere riconosciuta la cittadinanza a tutti i bambini che nascono in Italia. A prescindere dall'accettabilità o meno di tale proposta, è veramente incredibile che si sia previsto che un solo genitore - e non entrambi - possa certificare un periodo di residenza accettabile in Italia; ciò comporterebbe che qualunque donna che non ha diritto di risiedere in Italia potrebbe venire in Italia, sposare occasionalmente una persona che invece ne abbia diritto, ad esempio un altro extracomunitario, fare un figlio in Italia, farlo diventare italiano e, a quel punto, ripartirsene, attribuendo comunque al bambino la cittadinanza italiana.
Intendo dire, e lo ha sostenuto prima di me l'onorevole Italo Bocchino, che ormai è conclamato il tentativo di questa maggioranza non di affrontare il problema immigrazione in maniera seria, chiara e trasparente, ma di inserire in tutti i provvedimenti norme che, in maniera per lo più nascosta, tendono allo stesso risultato: moltiplicare il numero di soggetti che possono essere legittimamente accolti in Italia, rendendo quindi impossibile, alla fine - quando, infatti, il tam-tam sarà molto forte avremo ancora più persone cui cercare di dare risposta -, l'accoglienza anche a coloro che la meritano, anche a coloro cui saremmo i primi a volerla dare veramente completa, e perpetuando, quindi - responsabilità vostra, amici di sinistra -, situazioni come quella di Padova, con i vergognosi muri eretti a differenziare i cittadini extracomunitari da quelli italiani, proprio in conseguenza di queste norme che rendono impossibile circoscrivere - non dico limitare, dico circoscrivere! - il numero di persone cui è doveroso dare accoglienza. Circoscriverne il numero significa poter dare risposte precise ai disperati che vengono qui per lavorare; circoscrivere vuol dire respingere coloro che non vogliono lavorare, coloro che non possono lavorare, coloro che vogliono delinquere, coloro che non vogliono accettare i valori della nostra società.
Ho avvertito - e di ciò parleremo nel pomeriggio, nel corso del question time - un riflesso di questa vostra impostazione, prima che politica, culturale, nell'assordante silenzio con cui avete accompagnato la vicenda della povera pakistana assassinata dai propri familiari, che non accettavano la sua voglia di integrarsi nella nostra cultura e nella nostra società. Un assordante silenzio mostrato da parte di tante coscienze solitamente pronte ad inscenare manifestazioni, ad urlare e a fare richieste (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale). Un silenzio vergognoso, che ha portato, senza che nessuno di voi protestasse, all'impossibilità, ancora oggi, sia di rendere omaggio a quella povera e sfortunata ragazza assassinata, sia di svolgere il suo funerale. Tutto ciò, forse, perché le esequie avrebbero potuto rappresentare un motivo di risveglio delle coscienze. Caro ministro Bonino, so che lei è sensibile a queste cose, ma quella ragazza è stata tenuta fino ad oggi, con una decisione della magistratura e senza che nessuno di voi protestasse, in una stanza dell'obitorio.
Veniamo, ora, al provvedimento al nostro esame. Quello di oggi è un provvedimento che rientra in questa logica e con esso si sostiene, sulla base di quella che ai miei tempi si definiva furberia, che i cittadini che chiedono asilo in Italia, ove viPag. 16sia un diniego e nelle more della decisione giurisdizionale, debbono essere rimessi in assoluta libertà.
Oggi, tutti i cittadini di altri paesi, cioè gli extracomunitari o gli apolidi, che arrivano in Italia, per il solo fatto di chiedere asilo politico - e lo faranno tutti dopo l'approvazione di questa norma; già oggi lo richiede il 50 per cento di extracomunitari clandestini che giungono nel nostro paese -, dopo il diniego, vengono rispediti a casa. Con la nuova direttiva comunitaria occorrerà attendere, per effettuare questa operazione (il loro rispedimento a casa), che vi sia anche una pronunzia in sede giurisdizionale. Voi, insomma, pretendete che, nelle more di questa decisione giurisdizionale, gli extracomunitari siano rimessi in libertà. A questo riguardo, immagino già la situazione in cui la cortesissima ministro ed onorevole Bonino, ad esempio, a Padova, chiede che quel tale extracomunitario deve lasciare l'Italia perché non è stata accolta la sua richiesta di asilo. Il vostro provvedimento finirà - chiunque mi smentisca, se ne ha la possibilità - per far sì che il 100 per cento degli extracomunitari che chiederanno asilo politico sarà mandato fuori dai centri di prima accoglienza. Ciò però renderà impossibile rintracciarli, nonostante essi siano liberamente presenti, anche se illecitamente, sul territorio italiano.
Come vedete, la mia lunga premessa non era stata fatta in modo occasionale. L'obiettivo è sempre lo stesso: aprire indiscriminatamente le frontiere, fare del nostro paese un Bengodi, lanciando un tam tam che richiami masse di disperati che vogliono entrare in Italia e in Europa. Sulla base di una valutazione bassamente e rozzamente politica e nella speranza di qualche vantaggio elettorale, si vuole fare dell'Italia, a discapito dei cittadini italiani e soprattutto degli extracomunitari regolari che hanno il diritto di essere accolti nel nostro paese, il luogo della confusione, della truffa, delle violenze inutili e delle furberie.
Do atto al ministro Bonino di avere, grazie ad un emendamento della Commissione, cercato di rinviare al Governo la soluzione del problema, stabilendo di non dare alcuna direttiva, lasciando, quindi, che sia il Governo a decidere. In questo modo, con un emendamento della stessa maggioranza, si è eliminato l'obbligo di lasciare liberi questi cittadini extracomunitari e si è affidato, come detto, al Governo la decisione.
Noi conosciamo gli equilibri e i ricatti esistenti in questo Governo.
A Brescia, parlando di questo tema, mi sono trovato una parte di questa maggioranza che mi ha accolto con una piccola, legittima, manifestazione di contestazione al grido di: siamo tutti clandestini! Beh, «prendano buono per loro» si dice in Sicilia, cioè parlino per loro! Credo che non siamo tutti clandestini, ma vorremmo che i cittadini stranieri diventassero, se ne hanno il diritto, tutti italiani. Facendo come fate voi, ottenete il risultato contrario. Ottenete, peraltro, il risultato sul piano parlamentare di farci irrigidire su una posizione di assoluto rigetto di questo provvedimento, una posizione che porteremo fino in fondo con tutte le armi che il regolamento ci consente (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cota. Ne ha facoltà.
ROBERTO COTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, quello in esame è un provvedimento che si presenta apparentemente innocuo, nel senso che si tratta della legge comunitaria atta a dare attuazione nel nostro ordinamento ad una serie di direttive europee. Tuttavia, in realtà non è un provvedimento innocuo, ossia un provvedimento di mera ratifica. È un provvedimento, con il quale il Governo attuale cerca di smontare un «pezzo» importante della politica realizzata dal passato Governo grazie all'azione e alla spinta della Lega Nord. Mi riferisco alla politica posta in essere nella passata legislatura in tema di flussi migratori: una disciplina restrittiva dei flussi migratori, ancorata alla regolarità della posizione di chi entrava nel nostro territorio, nel sensoPag. 17che chi vi entrava doveva necessariamente avere un posto di lavoro, quindi doveva necessariamente essere nelle condizioni di potersi mantenere e doveva inoltre essere posto nelle condizioni di poter e dover rispettare le nostre leggi.
Adesso, con gli articoli 8-bis e 8-ter del provvedimento in esame, si sta portando avanti la solita impostazione, per cui il modello che il Governo propone è quello dell'immigrazione libera. Si tratta, oggettivamente, di un modello che propone all'esterno l'immagine di un paese disponibile ad accogliere tutti, modificando appunto quelle regole che invece davano un'impostazione diversa. Cosa dicono allora questi articoli 8-bis 8-ter nel contesto dell'impostazione data a questo provvedimento ed anche nell'ambito dell'impostazione che sostanzialmente la Commissione propone, seppur diamo atto anche noi al ministro Bonino di aver cercato di mettere delle «toppe»? Nell'articolo 8-bis si prevede che il diritto di asilo, seppur a soli fini scientifici, possa essere richiesto anche da chi è già presente sul nostro territorio. Quindi noi diamo il destro a chi è presente anche in una situazione di irregolarità di poter chiedere il diritto di asilo! Il fatto che il diritto di asilo possa essere chiesto soltanto per fini scientifici apre certamente un vulnus, che può fornire il destro per aprire tutta una serie di altre maglie nella nostra legislazione.
Quindi il disposto di cui all'articolo 8-bis rappresenta sostanzialmente un modo per regolarizzare i clandestini. Senza parlare poi del riferimento contenuto nell'articolo 8-ter, dove si prevede che tutte le volte che un soggetto chiede l'asilo, il soggetto medesimo può rimanere sul nostro territorio, libero di circolare, in attesa della decisione degli organi competenti, e quindi in attesa anche della decisione del tribunale, nel caso interponga ricorso. Si tratta di un altro passaggio molto grave che smantella completamente i princìpi contenuti nella legge Bossi-Fini. Se già oggi il 50 per cento di coloro che sono presenti o arrivano sul nostro territorio chiede il diritto di asilo, evidentemente domani lo faranno tutti, sfruttando tale disposizione.
Senza contare inoltre la previsione contenuta alla lettera b) dell'articolo 8-ter, dove si prevede addirittura che, nel caso in cui il richiedente asilo sia cittadino di un paese terzo sicuro oppure, se apolide, vi abbia in precedenza soggiornato abitualmente la domanda di asilo non possa essere dichiarata infondata proprio per tale motivo. Quindi, addirittura si viola il principio in base al quale la richiesta d'asilo deve essere suffragata dal fatto che il soggetto richiedente provenga da un paese ove non sono rispettati i diritti umani e le condizioni fondamentali proprie di un sistema democratico.
Ministro Bonino, come lei sa bene, questa norma è addirittura in contrasto con le direttive comunitarie. Infatti, l'articolo 23 della direttiva in questione, la 2005/85/CE, stabilisce con chiarezza e senza spazi interpretativi che la domanda di asilo debba essere giudicata infondata quando il richiedente proviene da un paese di origine sicura. Questa è la prova che il provvedimento in oggetto non si propone di accogliere nel nostro ordinamento le direttive comunitarie, bensì di smantellare scientificamente la legge Bossi-Fini sull'immigrazione e di portare avanti una politica volta a consentire l'immigrazione libera e a dare all'esterno l'immagine di un paese disponibile ad accogliere tutti.
Non si tratta del solo provvedimento che il Governo e questa maggioranza hanno messo in campo perché ne esistono alcuni già adottati ed altri che il Governo intende adottare come, ad esempio, il provvedimento sulla modifica della cittadinanza che tra poco sarà oggetto di discussione in sede di Commissione. Ovviamente noi in alcun modo non possiamo renderci complici di tale strategia e di questa politica che il Governo intende portare avanti perché essa ha il risultato di minare alcuni principi fondamentali ed anche la sicurezza nelle nostre città.
Noi riteniamo che l'immigrazione debba essere un fenomeno da regolamentarePag. 18e gestire; noi riteniamo che sul nostro territorio debba entrare soltanto chi ha un lavoro; noi riteniamo che sul nostro territorio debba entrare e rimanere soltanto chi rispetta le nostre regole.
Inoltre, vi è abuso del concetto di integrazione e vorrei ripetere il seguente concetto in modo forte e chiaro: vi è integrazione quando un soggetto entra nel nostro territorio e rispetta le nostre leggi, i nostri usi, i nostri costumi, le nostre tradizioni e accetta la nostra storia; non vi è quando invece qualcuno entra nel nostro territorio pensando di sostituire alle nostre regole altre regole e alla nostra identità un'altra identità. Proprio per questo motivo il gruppo della Lega intende votare contro il provvedimento in oggetto per denunciare ancora una volta la politica portata avanti dal Governo.
Inoltre vorrei aggiungere in chiusura un'ulteriore considerazione: noi siamo la Lega Nord e siamo ben consci del fatto che l'immigrazione incontrollata e clandestina danneggia principalmente il Nord e le nostre città. Le condizioni di vita nelle grandi città sono cambiate e sono cambiate in peggio.
Questi pochi mesi di attività di Governo hanno già prodotto dei risultati, purtroppo negativi. Sono aumentati gli sbarchi, sono aumentate le presenze clandestine sul nostro territorio e sono aumentati i crimini. È inutile che voi diciate che non vi è alcun collegamento tra la presenza di immigrati clandestini e l'aumento dei reati. Tutti i dati vi smentiscono e, soprattutto, vi smentisce la realtà. Non potete far finta di non vedere quello che sta succedendo nelle nostre città. Questo è un provvedimento che peggiorerà la situazione, se voi lo approverete così come è stato presentato.
La Lega Nord non può accettare questo; la Lega Nord sente la responsabilità ed il dovere di tutelare l'interesse dei cittadini, soprattutto di quelli del nord che, oggettivamente, sono i più colpiti (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.
TEODORO BUONTEMPO. Il presidente La Russa, insieme ad altri colleghi, ha spiegato molto bene la posizione di Alleanza Nazionale. Da parte mia, vorrei aggiungere soltanto qualche considerazione.
In base ai dati forniti dal Ministero dell'interno, quando si guarda la criminalità in Italia legata all'immigrazione, possiamo rilevare una percentuale altissima di persone che delinquono nel nostro paese collegate al fenomeno dell'immigrazione, quasi prevalentemente clandestina. Gli stessi dati ci dicono che quando l'immigrato è regolarizzato e ha un suo lavoro la delinquenza riferita all'immigrazione è prossima allo zero. Quando l'immigrato è regolarizzato e ha il suo lavoro e vuole inserirsi nella nostra società, non delinque. Egli vive con dignità e rispetta la nostra società. È questo il motivo per cui noi dobbiamo fare tutto il possibile per ridurre al minimo l'eventualità della clandestinità. In questo senso il legislatore deve operare, proprio perché in questo caso non esistono verità o menzogne divise in modo netto.
La norma che viene presentata rivede sostanzialmente proprio il cuore della legge Bossi-Fini, laddove cioè si lega la permanenza nel nostro paese ad un contratto di lavoro. Le persone che rimarrebbero in attesa di giudizio, se possono o meno essere considerate dei rifugiati, diventerebbero immigrati clandestini. Diventa difficile poi, per queste persone, vivere in modo onesto, perché subiscono quasi immediatamente il ricatto della malavita organizzata, che utilizza la debolezza delle persone che si trovano nel nostro paese senza avere certezza riguardo al proprio futuro. È il motivo per cui nel recepimento delle norme della Comunità europea non si doveva consentire di introdurre, con l'articolo 8-bis, una norma che altera una legge che, se proprio deve essere cambiata, merita un approccio al problema trasparente e complessivo, e non una sortita furbesca (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
IGNAZIO LA RUSSA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
IGNAZIO LA RUSSA. Presidente, onorevoli colleghi, l'importanza di questo argomento mi impone di chiedere alla cortesia della Presidenza un prolungamento dei tempi nell'ambito del contingentamento, come peraltro è avvenuto tutte le volte che ciò è stato richiesto dall'opposizione nelle passate legislature.
Credo che per noi sia sufficiente l'ampliamento della metà o di un terzo del tempo originariamente assegnato, come preferirà il Presidente della Camera.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Gibelli. Ne ha facoltà.
ANDREA GIBELLI. Signor Presidente, mi associo alle parole del presidente La Russa, per le argomentazioni sollevate questa mattina dall'onorevole Cota, del nostro gruppo, e da alcuni colleghi di Alleanza Nazionale e viste le modeste tempistiche previste per l'esame della legge comunitaria che, di fatto, in sede di recepimento, come è stato indicato, va a stravolgere non solo alcune norme che hanno avuto un percorso normativo all'interno, non della legge comunitaria, ma di un normale iter parlamentare, ma alcuni principi cardine, addirittura costituzionali, che danno certezza alla legalità nel nostro territorio.
Chiedo, pertanto, che venga fatta presente al Presidente della Camera la necessità di estendere i tempi nell'ambito del contingentamento, per consentire all'Assemblea di approfondire meglio l'argomento.
PRESIDENTE. Vorrei informare l'Assemblea che il Presidente Bertinotti, dopo aver ascoltato informalmente le esigenze prospettate (mi era stata anticipata questa intenzione), ha autorizzato l'estensione di un terzo dei tempi, così come per prassi avviene ed è avvenuto in varie altre occasioni. Quindi, ciascun gruppo può contare su un ampliamento di un terzo del tempo originariamente assegnato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Giovanardi. Ne ha facoltà.
CARLO GIOVANARDI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, è di moda parlare di continuità o di discontinuità su argomenti importanti per il nostro paese.
Per quanto riguarda la questione dell'immigrazione (l'ho sempre detto quando la Turco e l'attuale Presidente della Repubblica Napolitano si sono interessati della materia, o quando se ne sono interessati gli onorevoli Bossi e Fini), sostanzialmente le leggi Turco-Napolitano e Bossi-Fini si muovono sugli stessi presupposti, avendo adottato alcune scelte di fondo molto simili. Infatti, il permesso di soggiorno collegato all'attività lavorativa, come i CPT per il trattenimento dei clandestini e la loro espulsione sono stati introdotti dalla legge Turco-Napolitano. In tale legge è stato previsto che chi perdeva il posto di lavoro aveva un anno di tempo per trovarne un altro, altrimenti avrebbe dovuto abbandonare l'Italia, mentre nella legge Bossi-Fini è stato introdotto il limite temporale di sei mesi, ma il principio è sostanzialmente lo stesso.
Dico questo perché tra le due politiche possibili sull'immigrazione, quella più estremista (forse non lo dice più nessuno) secondo cui tutti gli immigrati devono tornare a casa loro perché l'Italia può farne a meno (è una follia, perché tutti sappiamo che abbiamo bisogno di milioni di immigrati; ne hanno bisogno il nostro paese, le famiglie, le case, i capi, le imprese), e quella per cui (c'è ancora chi lo sostiene) l'Italia è un paese nel quale potrebbero trovare accoglienza decine di milioni di persone (tante sono le persone che vorrebbero entrare in Italia), occorreva trovare una via intermedia. È, infatti, impossibile aprire le frontiere a tutti, come è impossibile sostenere che si può fare a meno degli immigrati e, pertanto, occorre fissare delle regole. Questo è il punto importante della discussione di questaPag. 20mattina. Una volta fissate le regole, bisogna farle rispettare! Devono essere, però, regole ragionevoli.
La cosa più ragionevole che abbiamo stabilito, tutti insieme, nel corso delle ultime due legislature, quella di centrosinistra e quella di centrodestra, è il non avere introdotto nel nostro ordinamento il reato di clandestinità, perché abbiamo ritenuto che un clandestino in Italia non dovesse essere penalmente perseguito. Tuttavia, se fosse stato scoperto un clandestino, sarebbe stato necessario emettere un ordine di espulsione dal nostro paese. Se il clandestino è recidivo, se torna nel nostro paese, se un giudice lo condanna, se, malgrado la condanna e la seconda espulsione, torna per la terza volta e, per la terza volta, viola le nostre leggi, allora si può emettere una condanna penale. Se è recidivo per la quarta volta, può rischiare anche il carcere. È una cosa ragionevole!
Se si fissa la regola in base alla quale il clandestino non può rimanere in Italia, ma poi lo stesso rientra duecento volte e, ogni volta che torna, l'unica sanzione prevista dall'ordinamento consiste nell'invitarlo a tornarsene a casa sua, è chiaro che non si controlla il fenomeno.
Se questo è il quadro che abbiamo disegnato tutti assieme, il problema è come rendere valide queste regole dal punto di vista sia normativo che amministrativo.
Mi rivolgo non solo al ministro Bonino ed al Governo in generale, ma anche all'intero Parlamento: la magistratura, con le sue sentenze, sta svuotando questo sistema. Infatti, la recente sentenza della Cassazione, che ha stabilito che un clandestino, senza documenti, cui è stato intimato semplicemente di lasciare il territorio nazionale entro 15 giorni, abbia come esimente la semplice dichiarazione che non ha mezzi di sussistenza per abbandonare l'Italia - quindi, può rimanere nel nostro paese -, apre una falla enorme. Mi chiedo (mi viene in mente Padova, Modena, Sassuolo, la provincia di Napoli ed i fenomeni di immigrazione al sud) come possa risolvere il problema della sua sopravvivenza un clandestino per il quale il giudice ha stabilito che può rimanere in Italia, pur essendo senza documenti e senza una lira in tasca!
Quando questi casi si moltiplicano per dieci, per cento, per mille, qualcuno mi dovrà spiegare come un Governo qualsiasi, una qualsiasi comunità possano affrontare un problema di questo tipo.
Con la norma in esame, la questione si allarga a macchia d'olio, a dismisura, perché, ove si considerino le organizzazioni del traffico dei clandestini e sapendo quanto, molte volte, sia più informata la criminalità rispetto a tanti parlamentari, e come si evolva la nostra legislazione, si delega il Governo a consentire a chiunque venga in Italia, da qualunque paese, anche dalla Francia, di chiedere asilo politico. A quel punto, anche se è macroscopico il fatto che non ha diritto all'asilo politico, quel chiunque può presentare un ricorso giurisdizionale e, nel frattempo, rimanere in Italia; nel caso in cui riceva una sentenza giurisdizionale sfavorevole che stabilisce l'espulsione, può andare davanti ad un giudice a sostenere che non possiede i mezzi per lasciare l'Italia e rimanervi.
Chiedo a qualunque legislatore, di centro, di destra o di sinistra, come pensi di far fronte all'integrazione e a quello che ogni giorno tutti diciamo, ossia che l'immigrazione deve essere civile e controllata, deve prevedere l'integrazione delle famiglie, il lavoro, la dignità di una casa, l'integrazione scolastica dei bambini ed un melting pot di etnie diverse (nelle nostre città sono già 110-120) che si integrano nel nostro tessuto. Ma chi è in grado di sostenere l'integrazione di decine, forse di centinaia di migliaia di persone che arrivano con i barconi? È un tam tam: basta mettere il piede in Italia, poi, in un modo o in un altro, nessuno fa alcunché! Colleghi parlamentari, bisogna che ci capiamo. Nella nostra legislazione così severa e terribile, quello che rischia l'immigrato è semplicemente di essere riportato a casa sua! Stiamo parlando di un problema che si chiama immigrazione, ministro De Castro, non stiamo parlando diPag. 21Nomisma. Stiamo parlando di immigrazione, cioè di un problema piuttosto serio!
Se costruiamo un sistema così articolato - purtroppo è così -, vorrei che qualcuno mi spiegasse quale Governo e quale autorità locale sarà in grado di affrontare problemi come quelli di Padova, di Modena, di Torino, di Milano, di Napoli, dando speranze ai cittadini e agli immigrati! Voi parlate con le associazioni degli immigrati - penso di sì -, dei marocchini, dei tunisini, degli algerini, dei filippini, dei rumeni, dei bielorussi? Cosa chiedono? Quelli che sono in Italia, che hanno un permesso di soggiorno e che lavorano chiedono di essere tutelati nei loro diritti, perché i primi ad essere aggrediti dalla clandestinità, dalla criminalità, dello spaccio di droga, dal racket della prostituzione sono proprio gli immigrati, che vivono nei quartieri a rischio, che vorrebbero vivere una vita civile normale, che vorrebbero integrarsi, ma non riescono a farlo, perché vivono in prima persona questi fenomeni di criminalità, molte volte sfruttati da padroni di casa italiani!
Non è detto che tutte le cose che vengono presentate al Parlamento siano Vangelo.
Non è detto che una riflessione parlamentare, che credo interessi anche molti colleghi del centrosinistra, sulla pericolosità di una norma di questo tipo non ci induca a rendere questa delega più ragionevole, a dare un po' di certezza del diritto nel nostro paese ed a far capire agli stessi immigrati che l'Italia deve essere un paese serio, in cui le regole devono essere rispettate e non sono optional per chi è più furbo, per chi è più disonesto e per chi sa meglio sfruttare le condizioni in modo tale da mettere in difficoltà anche gli immigrati che, invece, in Italia ci sono e vogliono rispettare le nostre leggi.
Allora, chiedo al Governo di ripensarci e di modificare questa norma. Guardate, non dico addirittura di mantenere la legge Bossi-Fini, ma almeno di ragionare sulle cose intelligenti che Amato ha detto in sede di Commissione affari costituzionali. Ragioniamo sugli sponsor, sulle fideiussioni, sull'incontro fra domanda e offerta in modo che sia basato maggiormente sull'intuitus personae e consenta all'artigiano di assumere quel determinato lavoratore o alla famiglia di scegliere quella determinata badante o collaboratrice familiare. Tutto questo è totalmente vanificato, perché una cosa è modificare e migliorare una legge esistente, in continuità con la legge Turco-Napolitano, altra cosa è, anche per voi, mettersi sulla linea di avviare interventi intelligenti quali quelli ricordati da Amato e, con un altro provvedimento, svuotare in maniera assoluta il tentativo di razionalizzare la situazione. Questa norma, infatti, per il modo in cui è articolata, elimina completamente ogni intenzione di regolare il fenomeno, creando un varco enorme e ingestibile nella politica dell'immigrazione.
Perciò, invito il Governo - anche se palesemente disinteressato a quanto sto affermando - a farsi carico di un problema che si riflette, certamente, sull'esecutivo e sulla sua maggioranza ma anche, purtroppo, sulla maggioranza degli italiani [Applausi dei deputati del gruppo dell'UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)].
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Nespoli. Ne ha facoltà.
VINCENZO NESPOLI. Signor Presidente, sono dispiaciuto per il fatto che l'onorevole Bonino abbia abbandonato l'aula, anche e soprattutto dopo il lavoro svolto in sede di Commissione, dove sono state affrontate le questioni riproposte in Assemblea, per una motivazione di metodo.
In passato, in tutte le occasioni nelle quali il Parlamento è stato chiamato ad affrontare l'esame del disegno di legge comunitaria, si è sempre verificata una ampia convergenza sulla sua approvazione. Si è cercato di svolgere sempre un lavoro condiviso e non si è mai tentato di modificare le situazioni ad uso, per così dire, governativo, per obiettivi non insiti nelle norme comunitarie, o di introdurre nello stesso disegno di legge comunitaria argomentazioni che esulassero dal suoPag. 22contenuto. Quindi, in passato ci siamo sempre attenuti all'obiettivo del recepimento di norme comunitarie e dell'attribuzione al Governo della delega per l'attuazione delle direttive comunitarie. Abbiamo cercato, cioè, di approvare una legge condivisa e non ci sono stati stravolgimenti né metodologici né, tanto meno, nel merito del provvedimento stesso.
Signor Presidente, so che un parlamentare, quando interviene in Assemblea, si deve rivolgere a lei ed al Governo: lei è disattento e lo è anche il Governo. Allora, starò zitto! Signor Presidente, vorrei la sua attenzione - come recita il regolamento - e quella del Governo! I rappresentanti del Governo sono continuamente distratti da colleghi che, evidentemente, non hanno altro modo per dialogare con essi. Credo che questo non sia un atto di ossequio e di rispetto nei confronti del Parlamento e dei parlamentari che intervengono.
Dicevo all'onorevole Bonino che, in passato, la legge comunitaria è stata sempre ampiamente condivisa dal Parlamento perché, metodologicamente, nessun Governo, in precedenza, ha inteso introdurvi, in modo surrettizio, argomentazioni che non fossero legate all'applicazione del diritto comunitario. Entrando nel merito della questione che è stata affrontata già da alcuni colleghi appartenenti al mio gruppo parlamentare, e non solo, bisogna capire in che modo questo Governo e questa maggioranza intendano procedere.
Svolgo in proposito un discorso di metodo, per poi soffermarmi successivamente anche sul merito. Infatti, è legittimo che un Governo e una maggioranza, su una tematica così importante come quella dell'immigrazione, possano intervenire in qualsiasi momento ritenendo opportuno modificare la legislazione precedente. Tuttavia, riteniamo che tale legittimità debba avere alle spalle un confronto diretto con il Parlamento.
Tutti sappiamo - e il ministro Bonino lo sa meglio di chiunque altro - che anche la Commissione europea ultimamente si è occupata di questioni inerenti le politiche sull'immigrazione in generale, approvando nello scorso mese di luglio un provvedimento nel quale sono contenute direttrici di intervento in ordine alla nuova politica dell'immigrazione condivisa a livello comunitario.
In Europa si discute sulla necessità che tutti i paesi si confrontino al fine di utilizzare gli stessi strumenti di contrasto dell'immigrazione clandestina, una banca dati comune, procedure comuni sui visti, procedure elettroniche di controllo alle frontiere e per dotarsi di squadre di pronto intervento per difendere le frontiere da tale fenomeno. In Europa è in corso un dibattito che intende affrontare la questione attraverso una legislazione condivisa da tutti i paesi membri. Infatti, rispetto alla legge Bossi-Fini - ricordata anche dal collega Giovanardi -, altri paesi comunitari stanno adottando la stessa impostazione.
Consapevoli del fatto che si tratta di una problematica di rilevanza europea e che siamo il paese europeo che ha più coste da difendere, molto spesso abbiamo chiesto all'Europa di essere solidale con noi rispetto a tale necessità. Pertanto, visto che occorre affrontare un confronto per l'adozione delle decisioni a livello comunitario e che questo Governo intende intervenire compiutamente su tale questione, riteniamo che il provvedimento, che in modo surrettizio si vuole introdurre attraverso la legge comunitaria su una tematica così importante, sia estraneo alla materia oggetto della nostra discussione.
Dunque, faccio appello al ministro e al Governo affinché, tenendo conto della posizione assunta dall'opposizione rispetto a tale questione, ci consentano nel metodo un approccio diverso rispetto alla legge comunitaria in corso di approvazione.
Non vorremmo essere costretti ad esprimere un voto contrario a causa dell'atteggiamento assunto dal Governo in ordine alla problematica dell'immigrazione, che diviene prioritaria anche rispetto ad altre tematiche che non condividiamo.
Infatti, vi sono anche altre questioni, che pure sono state al centro di interventi emendativi dell'opposizione, come quellaPag. 23riguardante la sicurezza sul lavoro: con la modalità che si vuole approntare all'interno di questo provvedimento, dando spazio ad interventi delle regioni, non si riesce a capire come si possa poi avere una legislazione in sintonia non solo con le direttive comunitarie, ma anche con le leggi nazionali.
Allo stesso modo credo si debba riflettere anche sull'energia, sulle politiche sociali e sulle politiche fiscali. Un recente intervento ha condannato l'Italia al rimborso IVA: si tratta di una tematica che credo dovrà essere affrontata in sede di legge finanziaria. Siamo di fronte a questioni che non dovremo trattare solo all'intero di questa legge comunitaria poiché fanno parte di quelle problematiche politiche che il Parlamento ed il Governo dovranno affrontare in futuro. Dopo l'approvazione della legge comunitaria credo che le politiche comunitarie dovranno interessare questo Governo, questa maggioranza e questo Parlamento in materia di fiscalità, di politiche di coesione, di politiche di solidarietà sociale, di politiche ambientali ed energetiche.
Anche la questione dell'energia non è avulsa da tale contesto: il paese sta vivendo un dramma che si chiama costo dell'energia e lo vivrà sempre di più nei prossimi anni. Tutti gli osservatori concordano sul fatto che vi sarà sempre più richiesta di energia e che le fonti primarie, in primis il petrolio, costeranno sempre di più. Noi siamo dipendenti dal petrolio per scelte passate errate: spesso, quando abbiamo avuto l'occasione di difendere le nostre convinzioni in quest'aula, abbiamo sottolineato come in questa nazione manchi un piano energetico nazionale che abbia la capacità di dividere le fonti di approvvigionamento di energia e di non renderci dipendenti in massima parte dal petrolio, come invece siamo. Credo che la sede comunitaria possa dare una risposta in termini di solidarietà anche su talune questioni importanti, che non riguardano solo l'immigrazione, e sulle quali i Parlamenti ed i Governi nazionali dovranno confrontarsi in futuro. Non è possibile all'interno dell'autonomia di uno Stato bandire l'energia nucleare quando poi tale energia all'interno della Comunità europea diventa fattore trainante per l'economia e fa la differenza anche sulla competizione. Mentre da una parte noi siamo tenuti al rispetto di parametri economici e di direttive comunitarie, dall'altra parte, per scelte interne che dovrebbero essere uniformate a livello comunitario, siamo penalizzati su politiche energetiche che ci fanno tornare indietro anche in materia di competizione: si tratta di obiettivi che dovrebbero essere condivisi da tutto il Parlamento.
Per tali considerazioni, riservandoci di intervenire nel merito di alcuni emendamenti da noi presentati, vogliamo sottolineare all'attenzione del ministro una questione di metodo non condiviso sulla legge comunitaria. Credo che questo Governo, questa maggioranza ed il ministro debbano farsi carico di una responsabilità che non vorremmo fosse portata avanti nel dibattito che si sta svolgendo in quest'aula. Vorremmo, invece, insieme alla maggioranza ed al Governo condividere una legge comunitaria che ci appartiene (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Foti. Ne ha facoltà.
TOMMASO FOTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, Alleanza Nazionale chiede al ministro Bonino di essere chiara sul punto.
Noi eravamo convinti, quando questo tema è stato trattato nel mese di luglio nella competente Commissione, di essere stati sufficientemente chiari nell'argomentare le ragioni per le quali riteniamo che la norma, così come prospettata, altro non serva che a tentare di modificare surrettiziamente la legge Fini-Bossi, oltretutto usando, in modo veramente sconsiderato, l'argomentazione del recepimento di una direttiva europea.
Noi le chiediamo, signor ministro, a lei che in questo momento rappresenta il Governo, di avere il coraggio di ritirare questa norma e di rimandare alla sedePag. 24propria, quella della riforma della legge Fini-Bossi, tanto sbandierata da parte vostra, ogni e qualsiasi decisione. Lì potremo confrontarci ed evitare di inserire malamente, in una legge comunitaria, principi che, evidentemente, renderebbero ancora di più un colabrodo il nostro paese.
Forse non vi è bastato questa estate di aver battuto ogni record di sbarchi clandestini: ne volete di più e di meglio. Noi siamo dall'altra parte (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Airaghi. Ne ha facoltà.
MARCO AIRAGHI. Signor Presidente, mi rivolgo calorosamente al ministro Bonino. La legge comunitaria è sempre stata una legge condivisa. Da quando sono in Parlamento - non ho un lungo corso, ma solo la precedente legislatura -, la legge comunitaria ha sempre costituito un momento di unificazione di tutto il Parlamento, in cui tutte le forze politiche si ritrovavano a discutere su un articolato che consentiva loro di votare unitariamente quella legge per dimostrare l'unità della nostra nazione di fronte all'Europa.
Oggi, invece, la nostra opposizione riguarda non una questione strumentale, come lei sa, ma sostanziale. L'interpretazione, assolutamente forzata e surrettizia, che è stata data della direttiva comunitaria con l'intenzione di aggirare, tramite questa norma, la cosiddetta legge Bossi-Fini sull'emigrazione è per me assolutamente inaccettabile.
Pertanto, chiediamo cortesemente al ministro, che sappiamo essere attenta su questo tema, di essere chiara nella risposta sull'interpretazione che si vuole dare. Infatti, come ha appena detto il collega Foti, ci eravamo forse illusi, sentendo quanto lei aveva affermato in Commissione a luglio, che anche lei si rendesse conto che l'articolato così come predisposto non era accettabile.
Noi non possiamo accettare che lo stravolgimento della Bossi-Fini faccia diventare ancora una volta l'Italia il paese di bengodi, il paese «anello debole» dell'Europa, tale per cui tutti gli sciagurati e gli sfortunati del mondo possano pensare di trovare un facile accesso nel continente entrando dall'Italia.
Già negli ultimi tempi, l'aumento assolutamente incontrollato degli sbarchi e degli ingressi nella nostra nazione dimostra che il mondo ha percepito che stiamo diventando l'anello debole e permissivo dell'Europa. La prego di darci una risposta che ci consenta veramente di votare la legge comunitaria, perché ci teniamo veramente, come abbiamo sempre fatto negli ultimi anni (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Avverto che il gruppo di Alleanza Nazionale ha esaurito il tempo a sua disposizione, anche con l'ampliamento concesso dal Presidente. Quindi, da questo momento in avanti, tutti i colleghi che hanno chiesto di parlare, appartenenti a tale gruppo, potranno farlo a titolo personale per non più di un minuto.
Constato l'assenza degli onorevoli Alemanno e Amoruso, che avevano chiesto di parlare: si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Angeli. Ne ha facoltà per un minuto.
GIUSEPPE ANGELI. Signor Presidente, in un minuto non si può dire neanche buongiorno...
Io sono un emigrante. Nell'anno 1950 emigrai in Argentina e per farlo dovetti andare per tre giorni a Genova, in una clinica con medici argentini, per effettuare un controllo medico con analisi, radiografie, eccetera, e, successivamente, al consolato argentino a Roma, per controllare, oltre alla mia salute, il certificato penale e il contratto di lavoro.
Soltanto in questo modo sono potuto andare in Argentina. Dunque, poiché l'Italia ha bisogno di manodopera, apriamo pure all'immigrazione, ma a condizioni simili a quelle in cui dovetti partire io (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Armani, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.
PIETRO ARMANI. Presidente, in Commissione bilancio noi abbiamo già assunto, in relazione alla precedente versione della lettera a) dell'articolo 8-ter, una posizione contraria in quanto non rispettava l'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. L'attuale formulazione - evidentemente riscritta dalla XIV Commissione - non risolve il problema, a mio avviso: prevedendo il ricorso giurisdizionale avverso il provvedimento che decide sulla domanda di asilo, consentiamo al richiedente di rimanere nel territorio nazionale in attesa di una decisione del giudice, e ciò significa doverlo controllare in continuazione, mettendo a disposizione per questo monitoraggio Polizia, carabinieri e altre Forze dell'ordine, per evitare che entri in clandestinità. Quindi, evidentemente, ci sono dei maggiori oneri...
PRESIDENTE. Grazie.
Constato l'assenza dell'onorevole Ascierto, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Bellotti. Ne ha facoltà.
LUCA BELLOTTI. Presidente, contestiamo la norma che riguarda l'interpretazione dell'asilo politico che, di fatto, riapre nel nostro paese l'immigrazione clandestina. Credo si possa affermare che, se questa norma venisse approvata così com'è stata presentata, chiunque chiedesse l'asilo politico sarebbe libero di girare senza problemi nel nostro paese, anche senza possedere i necessari requisiti.
Quindi, non si tratta di solidarietà, ma di una norma assolutamente ingiusta, che produce ingiustizie nei confronti degli immigrati che vengono nel nostro paese per cercare un posto di lavoro, per lavorare ed integrarsi rispetto a quelli che, di fatto, non hanno questa volontà. Inoltre, si introduce anche una sorta di discriminazione nei confronti di tanti lavoratori italiani, che si trovano magari a dover competere con chi non è assolutamente in regola. Crediamo che in ogni paese civile l'immigrazione sia una questione seria, e serie devono essere le regole che sottendono ad ogni convivenza civile e pacifica (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Valentini e Bongiorno, che avevano chiesto di parlare: si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Briguglio. Ne ha facoltà.
CARMELO BRIGUGLIO. Presidente, credo sia molto grave che il Governo, in una legge omnibus, cerchi di fare passare una norma importante che, di fatto, reca un vulnus alla legge Fini-Bossi, senza che alcuno di noi possa approfondire una questione che è rilevante per il nostro paese. Oggi assistiamo sia al fallimento del multiculturalismo, sia al fallimento dell'integrazione nella versione che ha adottato la Francia e in quella dei paesi anglosassoni, in particolare della Gran Bretagna.
Vogliamo affrontare nuovamente tale questione, ma non in modo surrettizio, attraverso una interpretazione del diritto d'asilo. Noi vogliamo che il Governo venga in Parlamento e ci dica qual è la strada che vuole seguire. Ecco perché Alleanza Nazionale...
PRESIDENTE. Il tempo a sua disposizione è esaurito.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Buonfiglio. Ne ha facoltà.
ANTONIO BUONFIGLIO. Presidente, il legislatore che affronta la questione dell'immigrazione deve saper coniugare le esigenze di solidarietà e di giustizia con quelle dell'ordine pubblico e del realismo. Il legislatore, soprattutto, deve affrontare queste tematiche senza alcun pregiudizio ideologico. Oggi, sembra invece che si voglia applicare semplicemente una normativa comunitaria, o meglio che, dietro lo schermo dell'applicazione di una normativaPag. 26comunitaria, si voglia in realtà stravolgere la legge Bossi-Fini. Infatti, l'articolo in questione stravolge la suddetta legge, dando la possibilità, sia pure in astratto giusta, di ricorrere alla magistratura (che sicuramente ha un giudizio più equilibrato), rimanendo nel territorio italiano senza alcun documento, alcun lavoro e alcuna possibilità di reimpiego. Questa, più che essere una applicazione di una normativa comunitaria - è il caso di dirlo -, è una via di fuga dalla legge Bossi-Fini.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Castellani, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunciato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Castiello. Ne ha facoltà.
GIUSEPPINA CASTIELLO. Come ho già fatto presente durante la discussione generale del provvedimento in esame, in un'aula purtroppo con pochi presenti, ribadisco la contrarietà del gruppo di Alleanza Nazionale alla legge comunitaria, in particolare all'articolo 8 e all'articolo 1, relativo alla problematica dell'immigrazione.
Riteniamo che con la legge comunitaria, che è uno strumento sicuramente moderno ed efficace, si voglia stravolgere la legge Bossi-Fini. Crediamo sia opportuno che, se questa maggioranza ha delle difficoltà al proprio interno, abbia il coraggio di venire in quest'aula ad affrontare le problematiche relative alla legge Bossi-Fini e alla linea politica sull'immigrazione. Questa è una legge importante, ma il nostro voto non può essere a favore della stessa, visto che, nonostante più volte abbiamo sollecitato anche durante i lavori della Commissione la necessità di estrapolare questi articoli, ci troviamo oggi...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Castiello: ha esaurito il tempo a sua disposizione.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. È gravissimo che questo Governo, all'interno di una legge come quella comunitaria, che dovrebbe avere l'ausilio e l'unanimità di tutti i gruppi parlamentari, introduca appositamente una norma estremamente preoccupante. La preoccupazione che stiamo esprimendo oggi riguarda la possibilità di un uso strumentale del diritto di asilo. Ricordo bene, come lo ricorderanno anche i componenti della I Commissione, che le stesse preoccupazioni sono state espresse da numerosi parlamentari del centrosinistra.
Il nostro paese e questo Governo non possono ignorare che, in Italia, l'immigrazione non è esclusivamente di tipo spontaneo, ma molto spesso è un fenomeno gestito apertamente dalla criminalità organizzata, per cui offrire oggi un ausilio alla stessa, che di certo sfrutterà il varco della legge, farà sì che l'Italia diverrà il ventre molle d'Europa, come molto spesso il nostro Governo è costretto ad ammettere a livello europeo.
Credo, poi, che debba cessare la pantomima delle indicazioni espresse a Bruxelles e poi riportate in una lingua diversa in Italia. Non mi riferisco al ministro Bonino, che di solito è molto diretta nelle sue affermazioni, ma ad altri esponenti che, a Bruxelles, si richiamano a principi europei in termini di immigrazione, chiedendo rigore e misure di polizia idonee a fronteggiare in Italia alcuni fenomeni, come quello dell'immigrazione, e poi tornano in Italia e, demagogicamente, per corteggiare alcune frange estremiste della loro maggioranza, individuano varchi diversi e strumentali.
Si può essere legittimamente non d'accordo con le disposizioni della legge Bossi-Fini; si può legittimamente proporre una legge diversa per contrastare il fenomeno dell'immigrazione clandestina, ma si deve avere il coraggio politico di venire in quest'aula e di difendere le ragioni di quelle motivazioni dinanzi a questo Parlamento e agli italiani.
Non si tratta di condividere o meno l'allargamento del diritto di asilo, ma di difendere il significato del diritto di asilo. Utilizzare a questi scopi uno strumento riconosciuto dalla nostra Costituzione, importantePag. 27nella dinamica delle politiche fra nazioni, uno strumento rilevante in termini di diritti individuali, è una cosa meschina che si ritorcerà, purtroppo, proprio contro coloro che in realtà hanno ragione a chiedere il diritto di asilo.
Vi sono alcuni temi che avrebbero dovuto essere oggetto di considerazione e di rispetto da parte del Governo ed essere esaminati in modo più approfondito: decidere se il diritto di asilo politico può essere consentito soltanto per una lista specifica di paesi, oppure allargato ad altri paesi in cui non vi sono effettivi problemi formali, quantomeno non identificati, è una decisione importante, ma lo è soprattutto per chi vive al sud, dove questo è un problema particolarmente sentito. Noi siamo quelli che sulla nostra pelle viviamo gli sbarchi, che sulla nostra pelle vediamo il controllo del territorio svolto, più che dalle Forze di polizia, da forze «locali», per così dire!
Sappiamo, purtroppo, che in questo paese mancano quegli strumenti che altri paesi già hanno ai fini del riconoscimento. Non sappiamo come si chiami la maggior parte degli immigrati che viene nel nostro paese, né quale nazionalità abbia: spesso dicono di essere cittadini di un paese che poi, quando li riportiamo a casa, scopriamo non essere il loro. È colpevole, è rischioso, è pericoloso, non per questa maggioranza - probabilmente queste cose si ritorceranno contro l'attuale Governo - ma per l'ordine pubblico e la convivenza sociale di questo paese, aprire varchi senza avere predisposto anticipatamente gli strumenti per poterli gestire. Questo sarà il punto!
Immaginate quando sbarcheranno le prime navi della speranza: è prevedibile o no che queste persone chiederanno il diritto di asilo? La risposta è che dovrebbero conoscere la legge: noi forse la ignoriamo, ma la criminalità organizzata la conosce bene, conosce bene i varchi disposti dalla legge, purtroppo! In questo momento gli stiamo facendo un grandissimo favore!
La contestazione, dunque, riguarda sicuramente il merito del provvedimento, ma una contestazione politica maggiore riguarda il metodo con cui vengono introdotte talune proposte.
L'Europa può essere utilizzabile e gestibile: si può discutere di Europa in vari modi. Vi è uno strumento fondamentale che non può non essere utilizzato, anzi un metodo: il rispetto di quello che si dice. Il nostro paese si trova in una situazione di estrema difficoltà [ho avuto la fortuna di partecipare a molte riunioni del Consiglio GAI (Giustizia e affari interni della Commissione europea)]: siamo costantemente sotto accusa in quanto paese di transito - non possiamo dimenticarcene! - attraverso cui arriva molto spesso gente strumentalizzata, utilizzata, che paga per arrivare in Italia e che viene portata, spesso nella disattenzione generale, in altri paesi proprio attraverso il varco della nostra frontiera. Siamo bravi qui a dire quanto siamo buoni e belli. È difficile andare lì a difendersi e a dire che il nostro problema è quello di ottenere dall'Europa un massiccio aiuto per la polizia di frontiera. Ci risponderebbero: cominciate a far bene le vostre leggi!
Naturalmente, vi sono alcune motivazioni di tipo politico che sono abbastanza comprensibili.
Si può capire che in alcuni casi sia necessario «corteggiare» - specialmente quando il problema numerico diventa quello più forte che attanaglia la vita stessa del Governo - alcune spinte più estremiste. Se però ciò va a scapito dell'interesse nazionale, bisogna fermarsi a riflettere per addivenire a qualche determinazione successiva. Nessuno di noi si sarebbe sottratto ad un dibattito reale sul diritto di asilo. Ovviamente, però, la sede idonea era un'altra. Stiamo discutendo in I Commissione di cittadinanza, di flussi, e probabilmente discuteremo della modifica della cosiddetta legge Bossi-Fini. Allora, coerenza non vorrebbe che si discutessero all'interno di una Commissione in maniera approfondita tutti questi temi? Il fatto che non sia stata condotta una opposizione seria alla legge Bossi-Fini, la quale, comunque, è stata discussa in queste aule per lungo tempo, non dovrebbe comportarePag. 28anche la necessità di ridiscuterla con dati di fatto? Abbiamo chiesto ai Ministeri dell'interno e della giustizia cosa significherà un allargamento di questo genere del diritto di asilo? Quanto tempo impiegano i nostri tribunali - notoriamente celeri nelle loro decisioni - ad assumere una determinazione in merito? Cosa accadrà quando le prime persone che chiederanno l'applicazione del diritto di asilo, nell'attesa che i tribunali decidano, saranno già scomparse nella clandestinità in questo paese o forse saranno andate oltre frontiera?
Penso che l'utilizzazione capziosa di alcune forme che potrebbero apparire più semplici, in realtà, complichi in maniera molto delicata la vita politica, sia a livello parlamentare, sia a livello di Governo, e ciò per una serie di evidenze ma, soprattutto, per una necessità di coerenza. Questo tipo di impostazione su un tema così delicato come quello dell'immigrazione è deleterio. Il problema dell'immigrazione e dell'integrazione sarà il problema dei prossimi vent'anni. Non ci possiamo consentire il lusso di inseguire posizioni demagogiche; non ci possiamo consentire il lusso di non avere una reale politica coerente e condivisa; non ci possiamo consentire il lusso di rimanere barricati su posizioni, da una parte, di integralismo poliziesco e, dall'altra, di integralismo buonista.
Abbiamo necessità, prima di tutto, di chiarire al nostro interno chi siamo, cosa vogliamo e cosa faremo: non lo stiamo facendo! Stiamo procedendo per spinte emozionali, mettendo delle toppe a buchi clamorosi, stiamo costruendo la strada per cui, fra qualche anno, arriveremo non solo alla disgregazione sociale ma, probabilmente, a forme di estrema intolleranza, come già si è verificato in altre parti.
La storia insegna, ma non si può tacere la responsabilità di chi governa in questo momento. Una politica veramente adeguata, innanzitutto, studia il fenomeno per come è stato gestito - spesso, purtroppo, in maniera fallimentare - altrove, cerca di fare propria l'esperienza di altri. Ma quale senso ha andare a recuperare politiche utilizzate vent'anni fa nel nord Europa e, purtroppo, tragicamente fallite? Che senso ha? Sembriamo soltanto dei neofiti, degli innamorati di alcuni temi astratti che non riusciamo quasi mai a trasformare in termini concreti.
Allora, anche questo tema, che stiamo trattando oggi, diventa un problema enorme fra opposizione e maggioranza, fra opposizione e Governo. Questo avrebbe potuto essere un momento importante, perché su una legge sostanzialmente condivisa si poteva trovare l'unanimità.
Potevamo anche dimostrare all'Europa - visto che stiamo approvando una legge comunitaria - che vi era un spirito unitario almeno nazionale in relazione agli spiriti europei.
Non è un caso, ma si tratta esattamente del terzo disegno di legge, sostanzialmente predisposto anche da un precedente Governo nelle sue linee generali, che potrebbe trovare l'unanimità e che invece, per l'utilizzo da parte della maggioranza come scorciatoia, contiene minacce e trappole per costruire un nuovo dissenso parlamentare.
Colleghi, non può andare avanti così, non possiamo immaginare di procedere per cinque anni cercando di trovare gli strumenti più facili per fare delle scelte pesanti ed indolori in termini politici numerici. Questa cosa non potrà andare avanti perché alla fine qualcuno si ribellerà, soprattutto i cittadini; non potrà andare avanti perché non ce lo possiamo consentire, soprattutto riguardo a scelte, tipo questa, che hanno una valenza politica molto più pesante del contingente ed un valore politico molto più importante rispetto alla tenuta di una presunta maggioranza parlamentare.
In riferimento alle espressioni usate da alcuni esponenti del centrosinistra in I Commissione ricordo bene la preoccupazione espressa, soprattutto da chi veniva dal sud, circa quello che sarebbe accaduto ove fosse stata approvata una norma di questo tipo sull'asilo.
Credo che lo stralcio di questa disposizione e la sua approfondita verifica nella sede competente possa essere di estremaPag. 29utilità non solo per noi che oggi poniamo il problema, ma anche per voi della maggioranza e per il Governo.
Ribadisco onestamente che mi piacerebbe davvero ascoltare l'opinione del ministro dell'interno su questa norma poiché più volte egli, a Bruxelles, ha chiarito in che modo l'Italia intende proseguire nella politica di «contenimento attivo», diventando reale supporto all'Unione e non soltanto un suo punto debole. Mi piacerebbe affrontare questi temi con il ministro dell'interno in termini più generali, affrontando un po' tutta la tematica: ciò sarebbe necessario ed opportuno.
Il ministro Bonino, ovviamente, rappresenta un altro tipo di figura, alla quale toccherà la parte più delicata e difficile, dovendo recarsi in Europa a difendere quella che, apparentemente, sembra costituire l'applicazione della direttiva europea. In realtà, però, noi non effettuiamo una scelta, ma specifichiamo che opteremo per una soluzione più aderente ad un articolo della Costituzione: cosa ciò voglia dire rimane assolutamente arbitrario. In ogni caso, la prossima volta, quando le televisioni di Stato, il TG1 - se lo consentiranno - riferiranno di sbarchi e richieste di asilo a fiumi, quale sarà la posizione del Governo? Cosa ci verranno a dire? Cosa ci verrete a dire? Cosa verrete a dire agli italiani? Ogni paese ha una sua peculiarità e ribadisco che il nostro problema fondamentale è che, purtroppo, il traffico dei migranti, o meglio, l'arrivo dei migranti in Italia è diventato uno degli affari più cospicui e più proficui per la criminalità organizzata. A maggior ragione, dopo aver promosso Commissioni d'inchiesta antimafia, controlli ed investigazioni al riguardo, perché il ministro dell'interno non ci viene a spiegare cosa facciamo nel momento in cui stiamo concedendo passaporti per il via libera nel nostro paese? Credo si tratti di una risposta dovuta, doverosa. In caso contrario, l'unica conclusione da trarre è che su questo tema questa maggioranza ha intenzione di decidere a tabula rasa non esponendosi, non discutendo, ma scappando.
Allora, dobbiamo pensare che ci sono alcune decisioni che vogliono essere assunte, o forse che devono essere assunte, ma per le quali non si ha il coraggio di affermare le proprie scelte. Bisogna nascondere la faccia, bisogna sfuggire al confronto. Forse gli italiani non se ne accorgeranno. Forse gli italiani non si accorgeranno che, con una piccola «trappoletta», inserita in una disposizione di legge, in realtà si cambia totalmente la legge sull'immigrazione, anzi sul contrasto all'immigrazione clandestina. Credo che se ne accorgeranno. Credo che se ne accorgeranno subito. Credo che se ne accorgeranno immediatamente, ed allora avremo massacrato vari aspetti, tra cui la serietà della politica nelle scelte. Avremo - purtroppo - anche massacrato uno strumento importante di politica interna ed internazionale, quale quello del diritto d'asilo e non avremo discusso nulla. Ci arrenderemo semplicemente all'incapacità di gestione numerica. Ci arrenderemo e ne dovremo trarre, noi come classe politica, le nostre attuali determinazioni (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale. Poiché in precedenza avevo rinunciato all'intervento, preferisco intervenire ora, a titolo personale, per denunziare un tentativo, credo subdolo, e soprattutto per registrare un dato politico importante, ossia che attraverso la legge comunitaria si sta tentando di aggirare la normativa vigente in materia di immigrazione clandestina. Questo è il dato politico che registro. Di conseguenza, credo sia doveroso prendere in considerazione la legge vigente ed il tentativo, attraverso la legge comunitaria, di aggirarla, in modo assolutamente subdolo. Credo sia fondamentale prendere in considerazione il dibattito parlamentare sulle normative vigenti e su tale tentativo subdolo, ammettendo tutti gli emendamenti che sono stati presentati, affinché la Camera dei deputatiPag. 30possa proseguire in un dibattito approfondito sulla normativa vigente e sui tentativi subdoli, di aggirarla da parte di questa maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Tondo. Ne ha facoltà.
RENZO TONDO. Signor Presidente, signor ministro, il gruppo di Forza Italia, in XIV Commissione, ha tenuto su questo tema un atteggiamento consapevole e costruttivo, rispetto al provvedimento in esame. Lo abbiamo fatto con senso di responsabilità, per diverse ragioni. Anzitutto, perché il provvedimento è nato sotto il precedente Governo e poi anche perché alcuni singoli elementi dell'articolato di legge hanno avuto il nostro giudizio positivo, perché vanno in una direzione da noi auspicata, ossia quella - non sempre possibile - della semplificazione legislativa. Abbiamo avuto una serie di elementi che, in tal senso, ci hanno dato soddisfazione. Crediamo di aver reso un buon servizio in tal senso, anche perché i recenti sondaggi o dimostrazioni di voto che vi sono stati in Europa rispetto al concetto stesso di Europa non sono certo favorevoli. Quindi, accogliere elementi migliorativi come per certi aspetti, è stato fatto in Commissione e riportare, in qualche modo, decisioni - penso alle regioni a statuto speciale - che riguardavano norme specifiche, è stato da noi considerato positivamente. In tal senso, il nostro gruppo, assieme agli amici dell'UDC, della Lega e di Alleanza Nazionale, ha tenuto in Commissione un atteggiamento costruttivo e propositivo senza, perciò, avere preconcetti rispetto al lavoro che stavamo svolgendo.
Sullo stesso tema, molto importante, esamineremo successivamente un emendamento sulla Consob. Consapevoli, dunque, dell'importanza della vicenda e consci che il provvedimento va in tale direzione, abbiamo mantenuto un atteggiamento di disponibilità.
Signor Presidente, signor ministro, vi sono, a mio avviso, alcuni elementi che in politica debbono essere dirimenti. In politica si giunge ogni tanto a delle scelte che segnano la differenza; scelte distintive tra un modo e un altro di concepire non solo l'attività politica, ma anche l'organizzazione stessa della nostra società.
L'onorevole Pili, nel corso del suo intervento, ha posto in evidenza come l'articolo 8-ter - di questo alla fine si tratta - non possa ottenere il nostro consenso. Se tale articolo dovesse rimanere quale è, proprio per l'importanza che esso riveste, non credo potrà avere il voto favorevole del mio gruppo, cioè di Forza Italia. Quando si sostiene, con riferimento all'articolo 8-ter, che bisogna essere più aderenti alla Costituzione, si dice una frase che non ha alcun significato. La Costituzione, come ci avete sempre cercato di insegnare, o c'è o non c'è. Non c'è, cioè, una maggiore o minore aderenza al dettato costituzionale. Pertanto, inserire nel provvedimento al nostro esame tale previsione significa soltanto riempire di parole una norma e, soprattutto, come ricordavano prima gli onorevoli Pili e Castiello, tenere aperti varchi rispetto alla possibile immigrazione clandestina.
Proprio ieri, il sottosegretario per l'interno, in Commissione, ha detto, in ordine a questa eventualità, che si aprirebbe un varco solamente per chi fa ricerca scientifica. E, alla nostra precisa domanda di quanti potrebbero essere questi ricercatori, lo stesso sottosegretario non ci ha saputo rispondere, limitandosi a dire che sarebbero comunque pochi. Ma cosa vuol dire pochi? Quanti sono i pochi? Chi decide chi sono i pochi? Non solo, ma cos'è la ricerca scientifica? Chi ci può dimostrare che un qualsiasi presunto ricercatore, giunto da qualsiasi parte, sia veramente un ricercatore e non sia qualcos'altro?
Su questa problematica vi è, quindi, poca chiarezza. Il dato vero, comunque, è la concezione di una politica diversa in questa materia: la maggioranza e il Governo stanno cercando di introdurre, come ricordavano i colleghi che mi hanno preceduto, un modo surrettizio per aprire, ancora una volta, le porte del nostro paese. In aggiunta, al di là del fatto che con tale norma, se approvata, le porte siPag. 31potrebbero aprire per pochi o per tanti, è il concetto stesso che non ci piace. Come ricordava l'onorevole Santelli, ciò significherebbe tenere aperto un percorso sul quale il Governo a noi pare non voglia confrontarsi in questa sede. Sarebbe più corretto, da parte del Governo e della maggioranza che lo sostiene, affermare che si vuole cambiare questo o quello, anziché utilizzare una legge importante, come è quella comunitaria, per intraprendere un percorso di questo tipo.
Noi abbiamo avanzato una proposta, anche formale, al presidente della Commissione e alla maggioranza, dicendo che se quello rappresentato costituisce l'elemento di divaricazione, allora si deve compiere un atto di buona volontà, si deve fare un passo avanti. Noi lo rimettiamo a voi. Sta, infatti, a voi decidere se su una norma così importante si voglia o meno avere un Parlamento unito o se invece, come purtroppo riteniamo, siete sostanzialmente condizionati da una maggioranza che ha un concetto diverso dell'accoglienza, della cittadinanza e del sistema di regole del nostro paese. La palla, quindi, torna a voi. Decidete voi cosa fare. L'opposizione terrà un comportamento responsabile nella misura in cui voi farete altrettanto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, nel provvedimento al nostro esame vi è una parte che merita attenzione. Una parte per la quale il suo estensore ha voluto, a mio parere, concorrere per l'aggiudicazione del premio naïf d'oro! Non si comprende, infatti, come si possa inserire una previsione che consente a coloro che hanno presentato domanda di asilo di rimanere nel territorio dello Stato in pendenza di impugnativa.
La sua collocazione, inoltre, è assolutamente impropria. Quella sull'immigrazione è, infatti, una norma specifica. È una norma che deve essere vagliata dal Parlamento e quindi non può inserirsi come un corpo estraneo in una legge comunitaria, che non ha nulla a che vedere con la normativa sull'immigrazione.
Il tempo residuo a mia disposizione - per non farmi togliere la parola - mi impedisce di sviluppare queste mie argomentazioni. Concludo dicendo che ritengo si tratti di una norma da non rivedere. Questo è il motivo per cui essa non avrà il voto di Alleanza Nazionale.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Romagnoli, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Catanoso. Ne ha facoltà.
BASILIO CATANOSO. Credo che un nuovo Governo abbia il diritto-dovere di cambiare il modo di fare politica e di interpretare il voto degli elettori come ritiene più opportuno. Tuttavia, ritengo sia altra cosa il tentativo maldestro di questo Governo di eludere i problemi interni alla maggioranza - a fronte dell'impossibilità di procedere su argomenti seri che mettano nella condizione di capire quale sia l'obiettivo del Governo medesimo - cercando il sensazionalismo, cioè cambiando con un colpo di teatro qualche norma che l'opinione pubblica della sua parte ha in qualche modo osteggiato.
Credo sia sconveniente e scorretto tentare di nascondere all'interno di altre normative una norma importante, sulla quale maggioranza e opposizione, per il bene della nazione e dei cittadini italiani, hanno certamente il dovere e il diritto di dibattere e approfondire le tesi. Si parla oggi di cambiare una parte della legge sull'immigrazione, la cosiddetta Bossi-Fini...
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Catanoso: lei ha esaurito il tempo a disposizione.
Constato l'assenza degli onorevoli Ciccioli, Cirielli e Giorgio Conte, che avevano chiesto di parlare: si intende che vi abbiano rinunziato.Pag. 32
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Contento. Ne ha facoltà.
MANLIO CONTENTO. Signor Presidente, vorrei richiamare l'attenzione del ministro Bonino sulle conseguenze di questo provvedimento. Si tratta infatti di un provvedimento automatico, che permetterà ai rifugiati non aventi diritto di rivolgersi sistematicamente ai tribunali monocratici per ottenere la sospensione dei provvedimenti e rimanere sul territorio nazionale. Questo significa che un'arma che è stata concepita come diritto di garanzia per chi rispetta le leggi dello Stato verrà utilizzata per minare ancora una volta il nostro ordinamento e le nostre leggi.
Lei si immagini, per fare un esempio, se uno come Visco, tramite un ricorso, potesse rimanere nel nostro territorio! Ha già fatto guasti inenarrabili in pochi mesi (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale): lei immagini se dovesse rimanere per tutta la durata di un procedimento giurisdizionale...!
Credo sia meglio riflettere sulle conseguenze spaventose di questo provvedimento che, a dispetto di quanto si è sempre fatto in occasione dell'approvazione della legge comunitaria, ha violato un reciproco rapporto di correttezza tra maggioranza e opposizione (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Giulio Conti, Cosenza, De Corato, Filipponio Tatarella e Fini, che avevano chiesto di parlare: si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Frassinetti. Ne ha facoltà.
PAOLA FRASSINETTI. Ministro Bonino, penso che, anche considerando gli interventi precedenti, sia stata manifestata la nostra contrarietà a questo provvedimento. È un provvedimento che manifesta la sua lacunosità - per sintetizzarlo in un minuto - proprio nella volontà di aggirare una legge, che, pur essendo perfettibile, dava comunque la possibilità di capire veramente quale fosse il senso del diritto di asilo politico.
È evidente che in questa situazione e con questo tipo di interpretazione vi sarà una situazione confusionale, che andrà proprio a minare quel principio di integrazione che tante volte è sventolato demagogicamente, soprattutto dal centrosinistra, ma che poi concretamente, con questo tipo di elusione normativa, si cerca di scardinare. Sappiamo che le pronunce...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Frassinetti.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Signor Presidente, più che di premio «naif d'oro», si tratta di un caso di follia legislativa. A parte le tantissime motivazioni di merito già indicate dai colleghi, e su cui non ritorno, vorremmo davvero che, oltre al ministro Bonino, fosse presente anche il ministro Mastella, in modo da quantificare i procedimenti attivati e il carico burocratico che graverebbe sugli uffici nel caso che questa scellerata norma fosse effettivamente approvata.
Ci si rende conto che, se attualmente il 50 per cento degli immigrati clandestini presenta domanda di asilo (ovviamente con scarsissime possibilità che essa venga accolta, perché le reali motivazioni sono ben altre), con l'introduzione di questa norma, il numero dei ricorsi diventerà automaticamente il 100 per cento e tutti verranno sottoposti ad impugnazione innanzi alla autorità giudiziaria...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Gamba.
Constato l'assenza dell'onorevole Garnero Santanchè, che aveva chiesto di parlare: si intende che vi abbia rinunciato (Commenti dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale)... No, il collega è stato già chiamato e dichiarato decaduto...
Constato l'assenza degli onorevoli Germontani, Alberto Giorgetti, Holzmann, che avevano chiesto di parlare: si intende che vi abbiano rinunciato (Una voce dai banchiPag. 33dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale: Lo posso sostituire?)... No, lei è stato già dichiarato decaduto...
Constato altresì l'assenza degli onorevoli Lamorte e Landolfi, che avevano chiesto di parlare: si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Leo. Ne ha facoltà.
MAURIZIO LEO. Signor Presidente, i colleghi che mi hanno preceduto hanno messo in rilievo le illogicità del sistema che deriverebbero dall'introduzione nel nostro ordinamento di tale disposizione. Teniamo presente che il gruppo di Alleanza Nazionale si è sempre uniformato alle direttive comunitarie. Ciò che invece sicuramente tale gruppo non può accettare è un'interpretazione distorta di tali direttive, che invece si verificherebbe con riferimento alla proposta normativa in oggetto. Infatti, verrebbero introdotti nel territorio nazionale personaggi che chiedono asilo politico; gli stessi verrebbero messi in libertà e potrebbero muoversi liberamente senza che siano valutati in modo approfondito ed attento le violazioni e gli effetti...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Leo.
Constato l'assenza degli onorevoli Lisi, Mancuso, Martinelli, Mazzocchi, Menia; si intende che abbiano rinunziato ad intervenire.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Migliori. Ne ha facoltà.
RICCARDO MIGLIORI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, come gruppo di Alleanza Nazionale, stiamo intervenendo in termini significativi nell'economia complessiva di questo dibattito perché siamo preoccupati, anche sul piano internazionale. Infatti, per la prima volta, il nostro Parlamento registra la difficoltà di non poter arrivare su provvedimenti del genere a larghe intese, visto e considerato che anche negli anni precedenti si verificò un voto unitario e che questo provvedimento è proprio una delle ultime espressioni del Governo di centrodestra che ha guidato il paese prima delle recenti elezioni svoltesi ad aprile...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Migliori.
Ha chiesto di parlare, a titolo personale, l'onorevole Minasso. Ne ha facoltà.
EUGENIO MINASSO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, su questo punto vorrei ribadire che la regola che aggira la norma sull'asilo politico non è altro che un sistema per permettere al povero extracomunitario di restare un anno nel nostro territorio, anche se non sappiamo a fare cosa. Sono stati sicuramente «inventati» i contratti a tempo determinato per l'attività criminale di persone che, aggirando la regola dell'asilo politico, possono rimanere sul nostro territorio. La criminalità organizzata potrà usufruire di manodopera fresca, rinnovata di anno in anno, avendola sempre a disposizione per i propri traffici. Penso si tratti di un metodo maldestro per aggirare le norme contenute nella legge Bossi-Fini, che ha ben funzionato.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Moffa. Ne ha facoltà.
SILVANO MOFFA. Signor Presidente, non intendo ripetere le considerazioni svolte dai miei colleghi, che condivido; voglio invece esortare il Governo a compiere un atto di coraggio: venire qui in Parlamento e dire, all'indomani della relazione fatta a suo tempo dal ministro dell'interno, quale idea abbia in materia di governo dell'immigrazione, evitando di aggirare subdolamente il problema attraverso l'introduzione di una norma surrettizia, che per di più stravolge il concetto stesso di status di rifugiato politico. Su questo vi è una cultura favorevole nel nostro paese e anche la destra, se consentite, ha una cultura di rispetto per il diritto di asilo politico. Tuttavia, tale istituto non può essere artatamente usato per stravolgere le regole e per aprire ancora di più le porte del nostro paese, a fronte di una Unione europea che sta invece ripensando le proprie politiche.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Murgia. Ne ha facoltà.
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BRUNO MURGIA. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, la sensazione è che questo Governo abbia deciso furbescamente di smantellare la legge Bossi-Fini. Lo fa senza proporre una politica comune con il resto dell'Europa, con l'intenzione di allentare vincoli e controlli. Ciò appare tanto più evidente se confrontato con l'intenzione del Governo Zapatero, di sinistra come il vostro, di mandare via circa 800 mila immigrati che la Spagna ritiene oramai inutili.
La legge Bossi-Fini lega il permesso di soggiorno alla certificazione di un'attività lavorativa; al contrario, questa nuova norma lascia l'immigrato in un limbo e gli concede anche il tempo di far perdere le proprie tracce. La legge comunitaria in discussione poteva essere un punto di contatto su un problema comune e dispiace che un ministro come Emma Bonino produca uno strappo così vistoso e subdolo. Sarebbe auspicabile, quindi, vista anche la sua sensibilità, signor ministro, un ripensamento.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angela Napoli. Ne ha facoltà.
ANGELA NAPOLI. Grazie, Presidente.
Ministro Bonino, mi lasci dire che questa norma interpreta integralmente il famoso detto «fatta la legge, trovato l'inganno». Fatta la legge comunitaria, il Governo italiano con questa norma esprime esattamente due forme di inganno. La prima nei confronti degli stessi immigrati, perché con questa norma non si prospetta assolutamente la loro effettiva possibilità di integrazione nel nostro paese. Il secondo inganno è quello contro la sicurezza di tutti gli italiani, perché la norma prospettata da questo Governo non farà altro che aumentare il pericolo collegato al fenomeno dell'immigrazione clandestina.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Patarino. Ne ha facoltà.
CARMINE SANTO PATARINO. Grazie Presidente.
Nessuno di voi, sia del Governo che della maggioranza, si illuda di poter far passare nell'opinione pubblica italiana e, aggiungo io, anche in quella degli extracomunitari regolari la tesi secondo la quale la nostra posizione nei confronti di questa legge comunitaria, in particolare nella parte relativa alla richiesta di asilo, possa essere scambiata come una forma di pregiudizio nei confronti dell'immigrazione. È stolto o in malafede chi dovesse tentare un'operazione del genere.
Non siamo mai stati contro l'immigrazione: è la nostra storia che lo dimostra da tempo! Noi siamo contro l'immigrazione senza regole. Siamo contro l'irresponsabilità di chi crede di poter liquidare una così delicata questione, quale quella dell'accesso nel nostro paese di gente con storia, radici, cultura e concezione della vita tanto diverse dalle nostre, senza prendere le dovute e opportune cautele.
PRESIDENTE. Constato l'assenza dell'onorevole Pedrizzi, che aveva chiesto di parlare: s'intende che vi abbia rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Antonio Pepe. Ne ha facoltà.
ANTONIO PEPE. Signor Presidente, a me pare che l'articolo 8-ter della legge comunitaria contenga una cattiva interpretazione della direttiva comunitaria richiamata.
La legge comunitaria diventa il cavallo di Troia con il quale modificare la legge Bossi-Fini ed è un peccato, perché, fino a ieri, abbiamo sempre votato insieme, maggioranza ed opposizione, la legge comunitaria per dare un segnale preciso all'Europa. Questa volta, invece, spezziamo la possibilità di votare consensualmente la legge comunitaria.
Vorrei invitare il ministro Bonino a non avallare tale situazione. Dire di fatto a chiunque sia immigrato clandestino che potrà venire nel nostro territorio, che potrà rimanervi tranquillamente, che basterà chiedere asilo politico, attendendo i tempi lunghi del ricorso giurisdizionale, significherà aumentare in modo consistente i ricorsi giurisdizionali in Italia e, diPag. 35fatto, rendere il nostro territorio sempre più un territorio...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Antonio Pepe.
Constato l'assenza degli onorevoli Flavia Perina, Pezzella, Porcu e Proietti Cosimi, che avevano chiesto di parlare: s'intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Raisi. Ne ha facoltà.
ENZO RAISI. Signor Presidente, colleghi, è veramente strano ed anomalo che all'interno di una normativa comunitaria venga inserita una disposizione che va esattamente nel senso contrario alla volontà dell'Unione europea: quella di normalizzare finalmente il processo di immigrazione nel nostro continente (sono in prima linea le frontiere dell'Italia e della Spagna). È di questi giorni la notizia che 700 mila clandestini immigrati negli ultimi mesi in Spagna verranno espulsi dal Governo Zapatero, che vuole in questo modo dare un segnale forte, chiaro, intransigente nei confronti di una politica dell'immigrazione che deve essere regolata. È una politica di buonsenso di un continente che vuole vivere con nuovi immigrati, i quali, però, devono essere regolamentati. Noi, invece, intendiamo introdurre una normativa che crea caos, anarchia, che ci farà tornare indietro, che ci farà diventare un paese a rischio per il Trattato di Schengen, con una frontiera «groviera». È strano...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Raisi.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Rampelli. Ne ha facoltà.
FABIO RAMPELLI. Signor Presidente, questo provvedimento è un atto di codardia. È, infatti, legittimo che la sinistra modifichi la cosiddetta legge Fini-Bossi, ma deve farlo a viso aperto, affrontando il dibattito nella società, il dibattito mediatico ed assumendosi le proprie responsabilità al cospetto del popolo italiano.
Se ritenete iniqui i centri temporanei di permanenza, allora abrogateli! Cosa significa consentire agli asilanti di attendere il giudizio della magistratura, rimanendo sul territorio nazionale, quindi fuori dai CPT?
Tutti noi sappiamo che almeno il 50 per cento degli immigrati nostri ospiti chiede il riconoscimento dello status di rifugiato. Quindi, almeno la metà del contenuto della legge Fini-Bossi perde la propria efficacia; dunque, non ci convince, ministro, questo provvedimento, come non ci ha convinto la sua dichiarazione...
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Rampelli.
Constato l'assenza degli onorevoli Ronchi, Rositani e Saglia, che avevano chiesto di parlare: s'intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Salerno. Ne ha facoltà.
ROBERTO SALERNO. Signor Presidente, si tratta di un altro provvedimento, come l'indulto, che avrà conseguenze gravissime e devastanti per gli equilibri della nazione, per gli equilibri sociali e per l'ordine pubblico.
Lei, ministro Bonino, nel precedente numero dell'Espresso, ha rilasciato un'intervista in cui sembrava molto più equilibrata e di buonsenso rispetto alle questioni riguardanti l'immigrazione e l'integrazione multirazziale. Quindi, o lei è ostaggio della sinistra radicale, che vuole questo tipo di intervento, oppure ci dica come mai porta in aula un provvedimento vergognoso come questo!
PRESIDENTE. Constato l'assenza degli onorevoli Scalia, Siliquini, Taglialatela, Tremaglia, Ulivi ed Urso, che avevano chiesto di parlare: si intende che vi abbiano rinunziato.
Ha chiesto di parlare l'onorevole Zacchera. Ne ha facoltà.
MARCO ZACCHERA. Signor Presidente, mi rivolgo al ministro Emma Bonino, nei confronti della quale ho sempre nutrito un profondo rispetto. Vorrei rivolgerle la seguente domanda: se gli italiani oggi fossero qui ad ascoltarci, sarebbero d'accordo su ciò che sta sostenendo l'opposizionePag. 36oppure sul provvedimento che vuole la maggioranza? Io penso che la stragrande maggioranza degli italiani darebbe ragione a noi e non alla maggioranza politica.
La stessa domanda vorrei porla con riferimento alla decisione assurda assunta ieri dalla magistratura, in base alla quale, in mancanza dei fondi necessari, chi dovrebbe uscire dal nostro paese può invece rimanervi. Con questa decisione si va contro il sentimento comune, si creano maggiori divisioni, si rende più difficile la gestione della partita dell'immigrazione. A mio avviso, ci dovrebbe essere un gesto di coraggio da parte del Governo, finalizzato a rivedere questa disposizione.
A livello personale, signor ministro, le chiedo di ripensarci, prima di operare una forzatura su questo tema.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ferrigno. Ne ha facoltà.
SALVATORE FERRIGNO. Signor Presidente, ministro Bonino, credo che, prima di votare questo provvedimento, sia opportuno pensare in quest'aula al ruolo anche etico che quest'ultimo potrà svolgere all'estero.
Noi, cittadini italiani residenti all'estero, guardiamo all'Italia come alla nostra nazione, alla nostra patria. Qui si sta guardando all'Italia come ad una nazione che sta facendo gli interessi non degli italiani, ma degli extracomunitari.
Rivedere questo provvedimento, per non aprire le frontiere a chiunque voglia venire in Italia liberamente, credo non sia opportuno. Vediamo peraltro come le altre nazioni si stanno comportando in materia di asilo politico. È chiaro che non possiamo chiudere la porta a chi legittimamente può e deve entrare nella nostra nazione, ma dobbiamo farlo con un criterio certo, non dimenticando mai che questa è pur sempre la nostra nazione.
Oggi, paradossalmente, i cittadini italiani all'estero hanno meno diritti degli extracomunitari in Italia e questo ci procura veramente un dispiacere. In fondo, non sappiamo cosa abbiamo fatto di male noi, all'estero, per meritare questo. Credo che, eticamente e moralmente, bisognerà guardare a questa situazione in maniera più adeguata.
Come diceva il collega Zacchera, se provassimo a chiedere ai cittadini italiani residenti non solo in Italia, ma anche all'estero, se sono favorevoli all'ingresso indiscriminato in Italia attraverso mille escamotage per rimanere nella nostra nazione, credo non sarebbero d'accordo.
Da questa situazione potrebbe scaturire qualcosa di molto pericoloso. Nei prossimi anni potremmo assistere a fatti poco gradevoli nei confronti degli extracomunitari da parte dei cittadini italiani. Noi non vogliamo questo. Siamo un paese civile, vogliamo essere rispettati nel mondo e vogliamo leggi che siano confacenti ad un paese civile.
PRESIDENTE. Non vi sono altre richieste di intervento sul complesso delle proposte emendative presentate all'articolo 1. Rinvio il seguito del dibattito, che riprenderà con l'espressione dei pareri da parte del relatore e del Governo, al prosieguo della seduta.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 15 con lo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
La seduta, sospesa alle 13,30, è ripresa alle 15.