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Si riprende la discussione.
(Ripresa esame di una questione pregiudiziale e di una questione sospensiva - A.C. 1780)
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, colleghi, il disegno di legge presentato al Senato si limitava a disporre la sospensione di alcuni decreti attuativi della riforma nell'ordinamento giudiziario, approvati nel corso della precedente legislatura. Il Governo aveva optato per la sospensione dell'efficacia delle disposizioni contenute in quei decreti legislativi, piuttosto che per la loro abrogazione o per eventuali modifiche di merito.
In primo luogo, l'attuale maggioranza ha avversato molto nettamente il disegno di legge proposto dal precedente Governo e sarebbe stato perciò irrispettoso degli elettori, a cui abbiamo presentato un preciso programma, se la coalizione di centrosinistra, una volta diventata maggioranza, non si fosse fatta carico di una scelta coerente con quella posizione. Se esiste una cambiale che viene onorata e che è giusto onorare è quella assunta con i cittadini, in coerenza con il programma dell'Unione. Non si tratta di una cambiale sottobanco, bensì dell'impegno assunto davanti agli elettori.
Inoltre, vi è un'altra ragione per la quale il Governo non ha proposto l'abrogazione. Come ha detto il ministro della giustizia, noi riteniamo che vi siano cambiamenti profondi da apportare nell'ordinamento giuridico preesistente alla riforma Castelli. Queste ragioni hanno indotto a proporre non già l'abrogazione, bensì la sospensione dell'efficacia, non certo per consentire al Parlamento di non fare nulla, ma per intervenire nel periodo di tempo richiesto dal Governo - fino al luglio del prossimo anno - ed introdurre una nuova normativa per ciascuno di questi punti.
In proposito, l'atteggiamento assunto dal Governo e dalla maggioranza al Senato ha dimostrato che non vi era la volontà di operare con una visione antagonistica e con uno sforzo pregiudiziale a tutti i costi. Ne è prova il fatto che oggi stiamo discutendo di un testo che l'opposizione ha concorso in modo decisivo a modificare, usando le parole del senatore D'Onofrio. Il testo è nato dall'incontro e dalla convergenza stabilita al Senato tra maggioranza ed opposizione; altro che dettatura dell'ANM! Si sono trovati sintesi e punti di equilibrio ritenuti accettabili da una larga maggioranza, al punto che il senatore D'Onofrio ha sottolineato in sede di dichiarazione di voto che il voto finale del suo gruppo (cito testualmente il resoconto stenografico) è contrario per ragioni formali e procedurali, ma è politicamente favorevole anche perché non è più il voto per la sospensione generalizzata del provvedimento. Lo stesso ex ministro Castelli si è detto rammaricato di non poter votare in senso favorevole al provvedimento. Si è parlato addirittura di vittoria del Parlamento. Per non parlare del senatore Caruso, il presentatore dell'emendamento che ha integralmente sostituito l'articolo 2, che ha rivendicato: questo articolo è mio, è nostro, è del gruppo di Alleanza Nazionale e dell'opposizione di quest'aula.
Insomma, altro che dettatura! Dove si poteva trovare l'accordo, lo si è fatto. Ma allora cosa è successo, colleghi dell'opposizione? Vi siete sbagliati? Infatti, più che sulla sospensione del decreto legislativo n. 160 del 2006, è sulle modifiche condivise al Senato che in queste settimane siPag. 55sono concentrate le vostre critiche. È forse questa intesa l'obiettivo delle vostre critiche?
Quel che più colpisce è il ribaltamento della posizione assunta al Senato, un ribaltamento che spiega l'enfasi posta sulla questione che stiamo discutendo in riferimento all'interpretazione relativa al codice da applicare in caso di impugnazione presso le sezioni unite della Corte di cassazione sulle decisioni della sezione disciplinare del CSM, anche perché, come ha chiarito il rappresentante del Governo, non vi è alcuno sgorbio processuale, alcuna anomalia e la discrasia eventuale non ricade in danno dell'incolpato né in danno del diritto dello Stato. Il sottosegretario Scotti ha sottolineato infatti l'infondatezza delle osservazioni relative a talune incongruenze presenti nel testo del disegno di legge in discussione, stante la sostanziale analogia delle procedure relative ai giudizi civili e penali innanzi alla Corte di cassazione.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 15,15)
ALESSANDRO MARAN. Detto ciò, rimane tra noi ed il centrodestra sulla tematica dell'ordinamento giudiziario e sul punto specifico del passaggio dalla funzione requirente a quella giudicante una vasta area di dissenso. Restano opinioni alternative, una visione dei problemi delle giustizia che ci allontanano dalle posizioni espresse dal centrodestra e che allontana il centrodestra dalle nostre posizioni. Nel corso della discussione al Senato, come alla Camera, non sono cambiate l'impostazione generale e le premesse culturali proprie del centrodestra e del centrosinistra in ordine ai problemi della giustizia. È proprio per questo, colleghi, tenendo conto delle differenze, che è ancor più rilevante il lavoro compiuto al Senato, specie se si considera, tanto per fare chiarezza, che abbiamo conservato il principio della distinzione delle funzioni affermato dalla riforma Castelli, consentendo al Parlamento di intervenire sugli aspetti connessi nel periodo di tempo richiesto dal Governo, che ha già anticipato, attraverso il sottosegretario Scotti, le linee generali sulle quali si intende muovere, proprio perché in questo campo è più difficile superare le divergenze. Anche su questo terreno si potrebbero trovare intese comuni, un punto di incontro nei tempi opportuni, perché non vi sono più crociati da arruolare e crociate da combattere.
Per queste ragioni, noi sosteniamo lo sforzo del Governo e per queste ragioni ci pronunciamo contro la questione pregiudiziale presentata (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Boato. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Intervengo soltanto per associarmi brevemente alle considerazioni che ha svolto il collega Maran e per annunciare il nostro voto contrario alla pregiudiziale illustrata dal collega Pecorella. Egli ha fatto alcune osservazioni prevalentemente legittime, ma anche prevalentemente di tecnica legislativa, che, a mio parere, pur essendo rilevanti sul piano tecnico-giuridico, non hanno alcun riflesso sotto il profilo della costituzionalità del provvedimento che stiamo esaminando. Il collega Maran ha anche opportunamente ricordato che le norme che vengono discusse e in qualche modo censurate sul piano tecnico-giuridico nella pregiudiziale sono state tutte concordate fra centrodestra e centrosinistra al Senato.
Questo è importante politicamente, ma ovviamente non avrebbe rilevanza sul piano costituzionale qualora un pregiudizio di costituzionalità effettivamente vi fosse. Tuttavia, come è già stato ricordato questa mattina nel corso del dibattito generale sia da parte del rappresentante del Governo Scotti sia, sul punto specifico dell'articolo 24 in modo approfondito, da parte del rappresentante del gruppo dei Verdi, la collega Paola Balducci, si tratta di questioni che non hanno alcun profilo di costituzionalità.
Per questo motivo, annuncio il nostro voto contrario.
PRESIDENTE. Sono così esauriti gli interventi sulla questione pregiudiziale.
Avverto che è stata chiesta la votazione nominale mediante procedimento elettronico.
Per consentire l'ulteriore decorso del termine regolamentare di preavviso, sospendo la seduta.
La seduta, sospesa alle 15,20, è ripresa alle 15,35.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione pregiudiziale di costituzionalità Pecorella ed altri n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 427
Maggioranza 214
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 255).
Passiamo all'esame della questione sospensiva Lussana n. 1.
A norma del comma 3 dell'articolo 40 del regolamento, la questione sospensiva può essere illustrata per non più di dieci minuti da uno solo dei proponenti. Potrà altresì intervenire un deputato per ognuno degli altri gruppi per non più di cinque minuti.
La deputata Lussana ha facoltà di illustrare la sua questione sospensiva n. 1.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, dopo gli interventi nella discussione sulle linee generali e durante l'esame in Commissione giustizia, con la questione sospensiva in esame la Lega Nord vuole offrire ai colleghi, in modo particolare a quelli della maggioranza, l'opportunità di dimostrare coraggio, di abbandonare alcune posizioni ideologiche, di sottrarsi alle pressioni che vengono dall'esterno e di non procedere all'approvazione del disegno di legge in esame, che sospende l'efficacia di un decreto legislativo attuativo della riforma dell'ordinamento giudiziario approvata nella passata legislatura e che modifica, in alcuni punti, altri due decreti legislativi attuativi.
Ne abbiamo discusso ampiamente: non ci convincono le motivazioni con le quali la maggioranza ed il ministro Mastella hanno presentato il disegno di legge. Soprattutto all'inizio, quella della maggioranza e del Governo ci è sembrata una posizione eccessivamente appiattita su pressioni e rivendicazioni provenienti dall'esterno delle aule parlamentari - sedi proprie per affrontare tali questioni - e che sono state esercitate sul mondo politico da chi le leggi non dovrebbe commentarle, non dovrebbe discuterle, non dovrebbe chiederne l'abrogazione, ma dovrebbe limitarsi ad applicarle.
Quando è stata partorita l'idea di sospendere l'efficacia della riforma dell'ordinamento giudiziario, per tutti noi è stato facile, molto facile, ritornare con il pensiero al parere del Consiglio superiore della magistratura (fortemente condizionato dall'Associazione nazionale dei magistrati) del 22 giugno scorso, nel quale si rappresentavano alle istituzioni parlamentari i rischi devastanti derivanti dalla possibile attuazione della riforma Castelli.
Ebbene, abbiamo visto che molti di coloro i quali avevano condiviso queste posizioni, anche all'interno dei banchi della maggioranza, alla fine, le hanno via via attenuate. Siamo arrivati con presupposti diversi, quindi, all'inizio dell'iter del disegno di legge in Senato. Partiti con la volontà di sospendere l'efficacia di tutta la riforma dell'ordinamento giudiziario, a seguito del confronto aperto tra le distinte posizioni, anche fortemente diversificate, manifestate nel corso del dibattito svoltosi in Senato, si è riusciti, invece, ad attenuare il danno.
Dalla volontà completamente abrogatrice con cui si voleva affrontare la riforma dell'ordinamento giudiziario, e cancellare, come uno dei primi atti dell'attuale Governo, un'importantissima riforma che era stata approvata nella passata legislaturaPag. 57con ben cinque passaggi parlamentari e con addirittura un rinvio da parte del Presidente della Repubblica - ricordiamo l'ampia discussione che vi è stata e che ha contraddistinto i nostri lavori nella precedente legislatura - si è passati alla possibilità dell'apertura ad un dialogo e ad un confronto con l'allora maggioranza e oggi forza di opposizione in questo paese.
Abbiamo tutti sentito parlare dell'accordo politico che si sarebbe trovato nell'altro ramo nel Parlamento. Può sembrare semplificativo o quantomeno inopportuno parlare di «accordo politico». Al Senato si è verificato però un risultato politico importante, conseguito grazie all'atteggiamento responsabile dell'opposizione, che è stata in grado di dialogare, che non si è sottratta al confronto - confronto che invece voi ci avete negato nella passata legislatura -, per riuscire a salvare nella ratio e in alcuni aspetti fondamentali i due decreti di attuazione della riforma all'esame.
È chiaro che tale volontà di dialogo, di disponibilità e di apertura (che si sono avute anche da parte della maggioranza, che ha abbandonato posizioni fortemente ideologiche, condizionate da quello che accade al di fuori di quest'aula e non da questioni oggettive di merito) è stato facilitato dai numeri che vi sono al Senato, dove la maggioranza arranca e per cui forse ha dovuto necessariamente tentare la via del dialogo con l'opposizione, dialogo che si è fermato su un punto fondamentale di quella riforma (dialogo quindi zoppo, a metà, che non ha purtroppo investito il cuore della riforma dell'ordinamento giudiziario): quello relativo alla separazione delle funzioni tra magistrato requirente e giudicante, ad un nuovo accesso alla magistratura e anche ad un nuovo e diverso avanzamento di carriera, basato finalmente su principi meritocratici e non di mera anzianità.
Riguardo a quanto avvenuto al Senato, abbiamo assistito ad una mancanza di coraggio da parte della maggioranza, ad una chiusura totale che si è poi palesata durante la discussione di questo disegno di legge alla Camera. Quasi avete voluto, in nome di un fantomatico accordo che non vi è mai stato (vi è stata semplicemente la condivisione di taluni punti, imputabile proprio al senso di responsabilità delle forze di opposizione), bloccare e blindare la discussione del disegno di legge in esame alla Camera. Non si è voluto discutere, ci avete detto che avevate fretta per rispettare la scadenza del 28 ottobre: ma si tratta di una scadenza falsa e fasulla, perché sapete benissimo che il CSM ha già invitato i magistrati ad operare una scelta.
Allora perché non ci si è voluti confrontare sulla parte che rappresenta il cuore e l'aspetto fondamentale della riforma? Forse perché purtroppo in questa maggioranza vi è la presenza di forze politiche che non sono libere di discutere, al di là di barriere ideologiche, di un tema come quello della riforma della giustizia, quando tale riforma investe la magistratura, o prerogative (che ormai sono dei privilegi) dei magistrati. Dobbiamo qui, dunque, avere il coraggio di dire che il Parlamento è sotto ricatto o comunque non libero di poter legiferare né di esercitare la propria autonomia, ma che purtroppo si fa portatore delle istanze di qualcun altro.
Si fa portatore soprattutto delle istanze dell'Associazione nazionale magistrati che - lo dobbiamo riconoscere - ha assunto nella passata legislatura atteggiamenti al limite dell'eversione istituzionale (quattro scioperi!) e che minaccia, ancora oggi, di assumere un simile atteggiamento, se questa maggioranza non cancella la separazione delle funzioni e la nuova disciplina di valutazione dei magistrati. È chiaro: non avete abrogato la riforma, l'avete semplicemente sospesa, l'avete messa nel congelatore.
Questa mattina, abbiamo ascoltato le dichiarazioni del sottosegretario, che manifesta la disponibilità al dialogo e al confronto. Ma, allora, se c'è tutta questa disponibilità, se anche voi condividete alcuni principi (magari certe forze politiche non vogliono ancora sentire parlare di separazione delle funzioni, anche se nelPag. 58programma di qualche forza politica dell'Unione si parlava addirittura di separazione delle carriere), se c'è tutta questa disponibilità, perché non discuterne adesso? Perché non avete il coraggio di farlo adesso, nelle sedi opportune? Quale dazio dovete pagare e a chi lo dovete pagare?
PRESIDENTE. La prego...
CAROLINA LUSSANA. Questo non ce lo avete spiegato!
Vi invitiamo a soprassedere al congelamento di questa importante riforma e a riportare nelle sedi parlamentari, e non nei «girotondini» di piazza o nelle assemblee dei magistrati, la discussione sulla riforma della giustizia.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, credo che tale questione, come giustamente ha detto l'onorevole Lussana, debba essere valutata prevalentemente dai colleghi della maggioranza. Infatti, si tratta di una questione di buonsenso, di un aiuto che l'opposizione lancia a questa maggioranza per consentirle di uscire elegantemente da una situazione di imbarazzo.
Ci troviamo ad esaminare un provvedimento che nasceva come provvedimento di sospensione di tre dei decreti attuativi della cosiddetta riforma Castelli. Invece, il provvedimento approda in quest'aula con la sospensione solo di uno di questi tre decreti e con alcune modifiche che sono state apportate sugli altri due decreti, modifiche che, dal nostro punto di vista, hanno in parte migliorato quella riforma che abbiamo realizzato nella logica che qualunque opera umana sia perfettibile - quindi, vi abbiamo contribuito positivamente -, ma anche nella logica che le piccole modifiche che si potevano apportare erano confermative della bontà dell'intervento riformatore che abbiamo realizzato nella precedente legislatura.
Dunque, da parte di questa maggioranza abbiamo già ottenuto una prima conferma importante dell'inutilità e della pretestuosità del disegno di legge che era stato presentato con una sospensione al buio della parte sostanziale della riforma che abbiamo approvato.
Oggi, resta ancora in piedi quello che, in realtà, era l'oggetto fondamentale dell'impegno assunto da questo Governo con una parte della nostra rappresentanza sociale, con i soggetti che si sentono i destinatari di questa riforma, ma che, in realtà, si dovrebbero sentire più operatori del nostro sistema sociale, più operatori di un servizio che dovrebbero mettere a disposizione dei cittadini!
Nella nostra intenzione di riformatori, nella precedente legislatura, i destinatari di questa riforma erano i cittadini. Noi abbiamo operato faticosamente, cercando un largo consenso, andando avanti per tutta la durata della legislatura, cercando l'intesa con le parti sociali e con l'Assemblea, perché ritenevamo di lavorare nell'interesse sociale e del cittadino, perché una migliore organizzazione della giustizia vuol dire una migliore risposta di giustizia per i cittadini.
Tutto questo, purtroppo, non viene ascoltato da questa maggioranza, che si trova ancora imbrigliata in strani rapporti che ne compromettono la libertà dell'iniziativa parlamentare e dell'iniziativa di Governo.
Credo che sospendere l'esame del disegno di legge sarebbe l'unica cosa intelligente; forse, significherebbe non cedere ad una provocazione, ad un condizionamento, ma ragionare ed esprimere opportunamente la linea politica del Governo rispetto a quest'argomento delicato.
Invece, il Governo rinuncia e sospende l'attuazione del decreto legislativo, non sapendo - è quel che dichiara ufficialmente con questo atto - cosa vuole fare dell'organizzazione delle carriere e delle funzioni dei magistrati. Altrimenti, avrebbe avuto il buon gusto di scrivere in questo provvedimento cosa riteneva di dover correggere rispetto alla riforma Castelli. Non sa, o non vuole sapere, o non vuole dichiarare all'esterno quali siano le sue intenzioni o, ancora, non può, per iPag. 59contrasti che vive al proprio interno, esprimere una posizione chiara. Quindi, lavoriamo «al buio». Sospendiamo, gettando il nostro sistema in una situazione di ulteriore incertezza. Basti solamente considerare ciò che è accaduto al Senato, a causa delle difficoltà di raccogliere l'approvazione dell'intera maggioranza, e cioè che oggi è applicabile, per questo provvedimento, il termine di vacatio ordinario di quindici giorni...
PRESIDENTE. Deputata Mazzoni...
ERMINIA MAZZONI. ...per cui accadrà che il decreto legislativo che si intende sospendere entrerà in vigore e verrà successivamente sospeso, proprio dopo essere entrato in vigore, grazie all'eventuale approvazione di questo provvedimento: il caos più totale!
Allora, bisognerebbe avere, a mio avviso, il coraggio di dire: fermiamoci e riflettiamo...
PRESIDENTE. Deputata Mazzoni, dovrebbe concludere.
ERMINIA MAZZONI. ...diamoci un tempo perché questo Governo impari, come deve fare un vero Governo, a guidare i processi e non a lasciarsi guidare da forze parziali della nostra società (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla questione sospensiva Lussana n. 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 444
Maggioranza 223
Hanno votato sì 185
Hanno votato no 259).
Prendo atto che i deputati Pedica, Raiti e Vacca non sono riusciti a votare e che avrebbero voluto esprimere voto contrario.
Prendo altresì atto che il deputato Marcazzan non è riuscito a votare e che avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
(Esame degli articoli - A.C. 1780)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del disegno di legge.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere
(Vedi l'allegato A - A.C. 1780 sezione 3).
Avverto altresì che prima dell'inizio della seduta è stato ritirato l'articolo aggiuntivo Lussana 3.07.
Informo l'Assemblea che, in relazione al numero di emendamenti presentati, la Presidenza applicherà l'articolo 85-bis del regolamento, procedendo in particolare a votazioni per principi o riassuntive, ai sensi dell'articolo 85, comma 8, ultimo periodo, ferma restando l'applicazione dell'ordinario regime delle preclusioni e delle votazioni a scalare.
A tal fine, i gruppi Forza Italia e Lega Nord Padania sono stati invitati a segnalare gli emendamenti da porre comunque in votazione.
(Esame dell'articolo 1 - A.C. 1780)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1780 sezione 4).
Ha chiesto di parlare il deputato Bodega. Ne ha facoltà.
LORENZO BODEGA. Signor Presidente, intervengo sul complesso degli emendamenti presentati al provvedimento all'esame di quest'Assemblea. Si tratta di un provvedimento che si inscrive nelle logiche che vedono la maggioranza smontare l'impianto riformistico in modo pregiudiziale ed ideologico. Non fa eccezione il tema della giustizia, che ha visto il Governo Berlusconi porre rimedio ad incoerenzePag. 60e ad una struttura legislativa giudiziaria che durava da anni e che mostrava la cosiddetta corda. Purtroppo, il dibattito nella precedente legislatura si è limitato a mettere sotto accusa la maggioranza di allora, rea di aver approvato leggi ad personam. La realtà dei fatti ha smentito gli accusatori e ha, soprattutto, impedito che si potessero, sui temi della giustizia, trovare momenti di intesa nonostante le diverse culture giuridiche e le differenti ispirazioni ideologiche.
Non so se nell'altro ramo del Parlamento il cosiddetto accordo convergente che è stato raggiunto abbia pienamente soddisfatto le forze di opposizione, le quali hanno espresso, fra l'altro, un voto contrario. Tuttavia - lo ha sottolineato bene l'onorevole Lussana -, il Governo ritiene che il testo, così come approvato dal Senato, soddisfi appieno le esigenze dell'ordine giudiziario, nel senso che dà un assetto più moderno ad esso.
La procura della Repubblica, inoltre, mantiene l'architettura fondamentale, con la titolarità esclusiva dell'azione penale del capo dell'ufficio, il procuratore della Repubblica, e con l'assegnazione del procedimento a ciascun sostituto, oltre alla disciplina degli eventuali conflitti che si possono verificare ed altre modifiche.
Noi vorremmo arrivare alla fine di un percorso - anche condiviso tra maggioranza e minoranza - ed avere giudici del popolo eletti direttamente sul territorio. Questi conoscerebbero i cittadini ed il territorio (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Alleanza Nazionale) e potrebbero capire le esigenze di un popolo. Vogliamo un giudice che possa processare quegli zingarelli che tentano di rapire i neonati e che poi vengono rimessi in libertà immediatamente, il giorno dopo. Questi sono fatti che non devono più accadere e solo con una riforma giudiziaria condivisa si potrà arrivare a questo.
Sostanzialmente, il Governo ha chiesto un periodo di tempo in quanto ritiene che il decreto legislativo n. 160 del 2006 non riporta tranquillità e serenità nell'ambito dell'ordinamento giudiziario. Il Governo chiede il tempo per rigovernare tale materia. A maggior ragione, il complesso degli emendamenti presentati dalla Lega Nord e dalle forze di opposizione meritano particolare attenzione e valutazioni di merito favorevoli. Eppure, per le questioni della giustizia, si dovrebbero pur trovare soluzioni bipartisan, se non altro perché nella Costituzione i capitoli fondamentali sono dedicati alla giustizia.
Ora, l'iter di questo provvedimento è stato tortuoso e ha segnato anche una sconfitta al Senato della maggioranza, che voleva imporre una linea, una riforma che non è condivisa dalla maggior parte dei senatori e dei deputati. Del resto, è fresco il ricordo dell'indulto che è passato per convergenze scaturite soprattutto da convenienze di parte. In questo periodo, basta andare nelle questure d'Italia per capire quali danni abbia già provocato un provvedimento nato per spirito di giustizia e di clemenza. Si era detto, specie da parte nostra, come la questione dell'affollamento delle carceri fosse strutturale e che accanto occorresse una politica in grado di snellire i processi, accelerare le procedure e semplificare gli strumenti. Da allora, questi buoni propositi sono rimasti nel limbo delle pie intenzioni.
Noi vogliamo arrivare ad avere una giustizia equa, seria, efficiente ed efficace, i giudici eletti direttamente dal popolo e che possano giudicare in serenità. Voglio ricordare innanzitutto che la proposta oggi all'esame, corredata degli emendamenti, non garantisce neppure lontanamente il raggiungimento anche di quei minimi obiettivi che potrebbero essere condivisibili. Concludo, signor Presidente, dicendo che un provvedimento di questa natura dovrebbe avere ben altro respiro e non essere solo frutto di audaci e spregiudicate mediazioni che hanno il sigillo del guardasigilli (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, la riforma dell'ordinamentoPag. 61giudiziario interviene in una materia certamente fondamentale a livello costituzionale, tant'è che addirittura il legislatore costituente introdusse una disposizione transitoria che prevedeva un termine, chiaramente di carattere ordinatorio, per addivenire ad una riforma dell'ordinamento giudiziario.
Dopo sessant'anni, finalmente siamo di fronte a nuove regole, ad un nuovo ordinamento e ad una disciplina organica. Vi è stato sicuramente un ritardo, ma vi è stato, altresì, anche un cammino lungo, complesso e talvolta intricato.
Se la maggioranza ritiene di non dover condividere l'impianto normativo approvato dal precedente Parlamento, allora si trova di fronte ad alcune scelte: può abrogarlo, può cancellarlo, può modificarlo, può migliorarlo o può proporre un nuovo e migliore impianto normativo. Ci troviamo di fronte, invece, ad un provvedimento anomalo, poiché non modifica, non cancella e non contiene sicuramente una proposta costruttiva. Si è operata una scelta ambigua ed equivoca, come la sospensione degli effetti della riforma.
Ho ascoltato alcuni colleghi criticare, in quest'aula, il provvedimento in esame tacciandolo di essere una «controriforma». Ebbene, non sono d'accordo, poiché, per aversi una controriforma, è necessario avere un testo organico, avanzare proposte e proporre delle norme. Quello al nostro esame è non una controriforma, ma semplicemente un blocco o un'ostruzione di quanto è stato compiuto fino ad oggi.
Infatti, quando la maggioranza non riesce ad accordarsi su un testo - signor sottosegretario, non me ne voglia, ma non sono d'accordo con la ricostruzione che ha compiuto nel suo precedente intervento -, procede a tentoni, con un atto equivoco ed ambiguo quale la sospensione di una riforma. Si tratta di una mossa obbligata, poiché dà un contentino a coloro che sono contrari al provvedimento da sospendere senza tuttavia impegnare a realizzare qualcosa, non proponendo un testo alternativo.
Essa, però, crea numerosi problemi sotto il profilo tecnico-giuridico. Chiedo al Governo e ai colleghi, infatti, cosa accadrebbe se venissero sospese le norme in vigore senza stabilirne di nuove. Si faranno forse rivivere quelle previgenti? Vi sarà la reviviscenza delle norme che erano state abrogate e che, quindi, risultavano essere morte e sepolte? Inoltre, se entro il 31 luglio 2007 non dovesse essere varato un nuovo impianto normativo, riprenderanno forse vigore le norme sospese? Moriranno nuovamente le norme che, grazie alla sospensione odierna, avevano vissuto una nuova vita? Scompariranno? Torneranno in vigore?
Ebbene, si tratta di un problema di interpretazione fondamentale, e vorrei osservare che tale questione è stata analizzata, in maniera approfondita, anche durante l'esame da parte dell'Assemblea del Senato. Le leggi sospensive non possono richiamare in vigore le norme abrogate: questo è un principio incontestato. Per richiamare in vigore una disposizione, è necessario predisporre un progetto di legge e sottoporlo all'iter parlamentare.
Ricordo che il Presidente Cossiga, nell'aula del Senato della Repubblica, ha così argomentato in merito alla reviviscenza delle norme in seguito alla sospensione disposta: se uno studente fosse venuto da me, per svolgere l'esame di diritto costituzionale, sostenendo tale tesi, l'avrei bocciato e gli avrei detto di tornare non alla prossima sessione, ma tra tre! Non sono parole mie, onorevoli colleghi!
Vorrei segnalare anche un precedente. I colleghi parlamentari ricorderanno il testo unico in materia ambientale. Tale provvedimento, infatti, abrogò determinate fattispecie penali, rendendole maggiormente organiche; accadde successivamente che l'efficacia del testo unico delle leggi sull'ambiente fu sospesa. Si produsse, allora, un ingorgo interpretativo enorme, ed alcuni tribunali assolsero degli imputati argomentando che si era creato un vuoto legislativo, per cui tali reati si erano estinti e non potevano rivivere.
Ebbene, auspicavamo che questo problema avesse insegnato qualcosa, ma non è certamente così!Pag. 62
Entrando nel merito degli emendamenti, ve ne sono alcuni soppressivi, soprattutto con riferimento alla parte del provvedimento concernente la sospensione dell'efficacia del decreto legislativo n. 160 del 2006. Quest'ultimo, infatti, ha introdotto un principio fondamentale di civiltà giuridica: la separazione delle funzioni (si badi bene: non si tratta della separazione delle carriere, bensì delle funzioni) tra chi rappresenta l'accusa e, quindi, è parte del processo, e chi svolge un ruolo giudicante ed è, quindi, terzo rispetto alle parti. Si è cancellata un'ambiguità presente nel nostro ordinamento, individuando in modo chiaro e definitivo i diversi percorsi per le diverse funzioni.
Alcuni esponenti della maggioranza puntano, invece, ad una separazione delle funzioni morbida, nel senso che la separazione delle funzioni vige nell'ambito dello stesso distretto giudiziario, ma «trotterellando» di qua e di là, essa non si verifica: se il magistrato cambia distretto giudiziario o distretto di Corte d'appello, egli non sarebbe più incompatibile con un passaggio di funzioni.
Non condivido questa argomentazione, ma mi sarebbe piaciuto che nel dibattito sul disegno di legge in esame essa fosse indicata, e che si fosse consentito a questo Parlamento di discuterne, anziché arrivare a sospendere semplicemente l'efficacia della norma.
Il problema non è territoriale o geografico: è un problema di cultura giuridica, di forma mentis connessa al ruolo di aggiornamento e di specializzazione, tutte caratteristiche che non possono certamente essere assimilate ad un abito con cui vestirsi o di cui svestirsi.
Nel decreto legislativo n. 160 del 2006 vi è, poi, il capitolo dei concorsi interni. Anche in questo caso, si prevedono concorsi interni in luogo di progressioni automatiche. Questa norma punta a premiare chi lo merita, chi lavora, si specializza, studia e produce a livello giuridico. Ci sono tantissimi magistrati che svolgono il loro lavoro in silenzio, che studiano e si aggiornano. Ebbene, sono convinto che questi magistrati avrebbero applaudito all'introduzione di questa norma. Mi riferisco soprattutto a coloro che non sono organici a sindacati e ad associazioni e che non hanno protettori. Nel cosiddetto decreto legislativo Castelli vige la regola dell'anonimato nell'ambito di questi concorsi, in sostituzione delle valutazioni nominative, prive dell'anonimato e, quindi, soggette magari a interventi maggiori.
Vorrei citare, poi, per confutarla, un'argomentazione che ho letto nel resoconto stenografico del Senato attribuita al senatore D'Ambrosio, che certamente è un profondo conoscitore della materia. Il senatore D'Ambrosio ha sostenuto che i concorsi interni non debbano essere svolti, perché creerebbero una classe di magistrati ambiziosi, che sono poi quelli più suscettibili ad essere controllati quando diventano dirigenti di un ufficio giudiziario. Ebbene, non sono d'accordo: forse, il senatore D'Ambrosio si intende più di me di magistrati ambiziosi. Io non mi spavento se un magistrato ha l'ambizione di superare un concorso e, quindi, studia, si aggiorna, produce e lavora sul territorio. Mi spaventa, invece, il magistrato che ha l'ambizione di ottenere un posto in ragione dell'iscrizione ad un sindacato o, magari, per il fatto di appartenere a qualche associazione.
Sono convinto, pertanto, che queste norme fossero sicuramente nell'interesse della magistratura e dei cittadini. Quando un potere è svincolato da regole che ancorano al merito e alla preparazione il suo esercizio, esso si trasforma in un prepotere, in un'anticamera della prepotenza istituzionale.
Vi sono, poi, molti altri aspetti da analizzare: dal ruolo del procuratore della Repubblica alla responsabilità disciplinare.
È stata mutata al Senato la norma che prevede la delega ai sostituti con una sorta di assegnazione: delega come atto giuridico, assegnazione come atto materiale. Ci piacerebbe capire il significato di questa assegnazione, in luogo di quella che era veramente una traditio, ma dal punto di vista giuridico.Pag. 63
Il ruolo del procuratore della Repubblica quale titolare esclusivo dell'azione penale ristabilisce l'unitarietà dell'ufficio ed evita quelli che possono essere dei personalismi, che sicuramente nuocciono all'intera classe della magistratura.
Per ciò che attiene poi alla responsabilità disciplinare, alcune tipizzazioni sono state eliminate dal Senato, ma non se ne comprendono le ragioni. Al Senato è stata recuperata la facoltatività dell'azione disciplinare. Era obbligatoria, diviene facoltativa: vi è la possibilità da parte del procuratore generale di archiviare de plano, salvo poi un recupero in extremis da parte del ministro. Anche su questo profilo intervengono le nostre proposte emendative, per ristabilire quell'organismo unitario di norme che era stato previsto nel decreto legislativo approvato nella precedente legislatura. Proprio al riguardo è stata formulata un'ampia gamma di proposte al Parlamento che puntano a migliorare quello che è stato fatto, ma soprattutto ad evitare una sospensione che suona tanto come un salto nel buio.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. La maggioranza ha iniziato questo percorso parlamentare con la prospettiva di bloccare e di colpire al cuore la riforma del centrodestra sull'ordinamento giudiziario. Si tratta di una prospettiva che è poi miseramente naufragata nei fatti, visto ciò che è accaduto al Senato, dove, passando sotto le forche caudine, avete perso due delle tre importanti modifiche che vi eravate proposti di fare. Avete operato una sospensione, quindi siete intervenuti marginalmente sul decreto legislativo in tema di separazione delle funzioni. Siamo quindi riusciti a ribadire la centralità del Parlamento e delle istituzioni che rappresentiamo, della primazia della politica, in una materia che più di altre è stata oggetto dell'attenzione della magistratura ed è stata soggetto di uno scontro fra poteri.
Noi qui abbiamo rivendicato l'autonomia e l'indipendenza della politica, ma soprattutto abbiamo portato all'attenzione di queste aule parlamentari e all'attenzione del paese la verità: cioè che si tratta di una riforma che non è quella che voi avete dipinto al paese, bensì una riforma che una volta attuata - parliamo di ben dieci decreti legislativi - reca effetti migliorativi sul sistema, e non quindi i danni irreversibili da voi paventati; sono decreti legislativi che restano operativi e di cui viene riconosciuta e sancita la bontà. Sicuramente, abbiamo accolto con favore il fatto che la figura del magistrato venga ridisegnata: non più un magistrato che ha diritti speciali, ma un magistrato che, assieme ai diritti speciali di cui è portatore, ha anche dei doveri.
Al di là delle valutazioni prettamente tecniche e al di là delle valutazioni tattiche di una battaglia politica, come quella a cui stiamo assistendo in queste aule, vorrei porre l'attenzione su di un aspetto.
Il blocco della separazione delle funzioni, il vostro tentativo disperato di fermare l'elemento maggiormente innovativo della riforma del centrodestra, per la Lega nord è solo un piccolo e timido passo verso quella che rimane la stella polare della nostra azione in questo settore: la separazione delle carriere che, per noi, deve essere lo strumento principe per arrivare finalmente alla tanto agognata elezione popolare del pubblico ministero.
Oggi, purtroppo, dobbiamo ancora denunciare in queste aule la pulizia etnica nei tribunali del nord in cui i giudici lombardi e veneti sono ancora una chimera (si contano sulle dita di una mano). Oggi; dobbiamo ancora lamentare la pianificazione razzista delle piante organiche, l'esclusione dei nostri giovani da un percorso di qualificazione che non consente loro di entrare a far parte del sistema giudicante. Assistiamo, invece, all'alimentazione di una magistratura inefficiente, incapace di interpretare la società che la circonda. Oggi, purtroppo, abbiamo ancora a che fare con un sistema che garantisce i suoi privilegi, continuando un pericoloso rapporto innaturale con la politica.Pag. 64
Il domani che la Lega Nord vuole e per cui continua a battersi è un futuro in cui ci saranno i concorsi regionali, in cui non ci sarà più la suddetta pianificazione razzista, l'esclusione a priori nei nostri tribunali. Nel nostro domani i pubblici ministeri saranno finalmente eletti dal popolo e non perderanno più tempo, come il giudice Papalia di Verona, a condannare le idee di coloro che lottano per la libertà del proprio popolo. I giudici, finalmente, perseguiranno coloro che stuprano le nostre donne, coloro che avvelenano con la droga i nostri figli, coloro che assaltano le nostre case e terrorizzano i nostri anziani. I giudici faranno quello che il popolo li chiamerà a fare, cioè la giustizia giusta, quella per cui sono pagati, quella che loro dovrebbero candidarsi a fare (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)! Noi da queste aule, al di là delle valutazioni tecniche o tattiche, continueremo a parlare di Stato di diritto, continueremo a parlare del diritto ad una giustizia giusta (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Vietti. Ne ha facoltà.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, signor rappresentante del Governo, sottosegretario Scotti, che non vedo più...
PRESIDENTE. È presente, glielo assicuro. Pregherei i colleghi vicini ai banchi del Governo di consentire agli esponenti del Governo di ascoltare ed il sottosegretario di prendere posto.
MICHELE GIUSEPPE VIETTI. Grazie, Presidente. Sottosegretario Scotti, non vorrei distrarla da altre conversazioni, certamente più interessanti, ma lei sa quanto la stimi e quanto mi farebbe piacere se potesse sentire il mio modesto contributo. L'UDC è stata coprotagonista dell'adozione del provvedimento di riforma dell'ordinamento giudiziario e, dunque, non è qui certamente per tirarsi indietro rispetto alle sue responsabilità politiche che allora si assunse consapevolmente, fornendo un contributo determinante al lungo e travagliato iter di questo provvedimento.
Siamo convinti che sia stato giusto realizzare la riforma dell'ordinamento giudiziario. Ricordo ai colleghi che l'ordinamento giudiziario previgente risaliva addirittura a prima della guerra e che una norma transitoria della Costituzione ci ha imposto di adeguarlo alla nuova Carta costituzionale. Salvo marginali interventi di restyling, nei sessant'anni successivi, nessuno era riuscito a proporre una riforma organica e complessiva dell'ordinamento giudiziario.
Eppure - signor sottosegretario, colleghi -, tutti sappiamo quanto vi fosse bisogno di una riforma, quanto il nostro ordinamento presentasse purtroppo profili di inefficienza e di inefficacia, quanto la selezione dei magistrati andasse aggiornata e riformata, quanto la progressione in carriera dei magistrati andasse sganciata da quegli automatismi che nel corso degli anni - con la cosiddetta legge Breganze o «Breganzone» - avevano messo in secondo piano i meriti, le qualità, la professionalità e la produttività rispetto all'anzianità.
Occorreva riformare l'impianto deontologico e, a detta di tutti, sanzioni assolutamente generiche senza la tipizzazione degli illeciti avevano trasformato il Consiglio superiore della magistratura in una sorta di lotteria in cui le sanzioni disciplinari spesso erano più legate alle appartenenze correntizie che alla responsabilità negli abusi. La confusione assoluta tra le funzioni giudicanti e requirenti costituiva un elemento che certamente non deponeva a favore della professionalità del magistrato, specie nella selezione agli uffici direttivi.
Per tutte queste ragioni, ribadiamo oggi la convinta determinazione che sia stato giusto realizzare la riforma dell'ordinamento giudiziario. Certo, già all'epoca della sua approvazione - soprattutto nel suo passaggio alla Camera -, dicemmo che vi erano alcuni punti che meritavano aggiustamenti; vi erano alcune scollature, alcune aporie. La riforma, anche per laPag. 65sua complessità e per la sua ampiezza, aveva bisogno di qualche ulteriore aggiustamento. Se fossimo stati ascoltati, probabilmente, oggi non discuteremmo di alcune modifiche che si sarebbero potute compiere allora. L'UDC, d'altro canto, fu invitata ad adeguarsi ad una solidarietà di maggioranza e di coalizione, lasciando comunque agli atti quei richiami, quei suggerimenti, quelle proposte di modifica di cui abbiamo a lungo discusso anche con l'Associazione nazionale magistrati; infatti, il nostro è sempre stato il metodo del confronto e della concertazione. Detto ciò, prendiamo atto che il provvedimento presentato dal Governo per la sospensione dei decreti legislativi è stato approvato al Senato con alcune modifiche sostanziali condivise dalla maggioranza, dall'opposizione e dal Governo. Dunque, non siamo qui per rimetterle in discussione, in quanto si tratta di modifiche che ritengo vadano apprezzate.
Per quanto riguarda l'ufficio di procura, la legislazione delegata resta sostanzialmente quella contenuta nell'impianto riformatore proposto dal precedente Governo.
La procura - si ribadisce - è un ufficio gerarchico. Signor sottosegretario, lei dirà che ciò era già sostenuto dall'ordinamento giudiziario precedente, ma sappiamo bene che molte distorsioni, soprattutto nelle applicazioni di fatto, avevano reso alcuni uffici di procura molto poco gerarchici e molto centrifughi, dato che al loro interno capitava che ogni sostituto avesse una propria linea inquisitoria e una propria linea di selezione dei reati. Sembrava persino necessario predisporre una sorta di guida, per capire quale sostituto riteneva più rilevante un reato rispetto ad un altro, determinando un esercizio dell'obbligatorietà dell'azione penale quantomeno discutibile.
Rimane, nella versione del provvedimento che, oggi, voteremo, il principio che il capo dell'ufficio è il titolare esclusivo dell'azione penale e dà la linea di indirizzo rispetto ai sostituti. Viene previsto che il capo dell'ufficio possa effettuare l'assegnazione del provvedimento al suo sostituto, ma in quel caso può dettare (e normalmente detterà) anche i criteri, a cui il sostituto dovrà attenersi.
Tutto ciò mi fa dire che l'impianto riformatore, che mirava a ricondurre ad unità l'esercizio dell'azione penale all'interno delle procure, assumendone la responsabilità in capo al procuratore della Repubblica, è stato salvaguardato. Il procuratore capo mantiene il potere di revoca nel caso in cui il sostituto non si attenga ai criteri indicati e il sostituto può, nel termine di dieci giorni, proporre osservazioni.
Dunque, sotto questo profilo prevalgono le ragioni di continuità rispetto all'intervento riformatore e, da parte nostra, non vi è alcuna contraddizione nell'accogliere il testo, come modificato dal Senato.
Per quanto riguarda l'azione disciplinare, rimane, anche in questo caso, l'impianto che il riformatore ha voluto introdurre, cioè la tipizzazione delle fattispecie disciplinari. Per la verità è una proposta che, a nostra volta, abbiamo ereditato da Governi precedenti, anche di centrosinistra. Gran parte di quelle fattispecie disciplinari - lei, signor sottosegretario lo ricorda sicuramente - provengono da una proposta del guardasigilli Flick. L'intento era di tipizzare l'illecito disciplinare per evitare l'assoluta discrezionalità di valutazione da parte della sezione disciplinare del Consiglio superiore.
Certo, probabilmente ciò non sarà sufficiente e sarebbe necessario un intervento più radicale, che portasse la sezione disciplinare all'esterno rispetto ai componenti del Consiglio stesso. Ricordo che il presidente Violante, nella scorsa legislatura, fu portavoce di una proposta di istituzione di Alta corte, che assumesse anche le funzioni di sezione disciplinare per i magistrati, oltre che per i parlamentari, e sarebbe un progetto che varrebbe la pena recuperare, anche perché - mi permetto di ricordare al signor sottosegretario - questo impianto disciplinare (in cui il giudice è, in qualche modo, parte dello stesso Consiglio, parte di chi esercita l'azione di trasferimento d'ufficio per incompatibilità ambientale, e partecipa allePag. 66altre deliberazioni) vede tra i suoi componenti lo stesso procuratore generale della Cassazione che è il titolare dell'azione disciplinare. Mi sembra poco compatibile con l'articolo 111 della Costituzione e con la distinzione tra giudice e requirente. Di tutto ciò - spero - vi sarà modo di discutere ancora.
È stato eliminato il rappresentante del ministro all'interno nel procedimento disciplinare e ciò, probabilmente, ha una sua coerenza, perché rischiava di dare vita a qualche conflitto. Certo, la soluzione che viene proposta e che è stata adottata al Senato - di consentire che il ministro, a fronte dell'archiviazione del procuratore generale, possa chiedere al presidente della sezione disciplinare di fissare le udienze e di formulare il capo di incolpazione -, in qualche modo, fa o rischia di far rientrare dalla finestra quello che si era voluto far uscire dalla porta, ma vedremo se sarà necessario fare aggiustamenti successivi. Permane un problema di rito da applicare all'ultima fase del processo disciplinare. Su questo, l'UDC ha presentato, così come altre forze di opposizione, un emendamento affinché si preveda che le sezioni unite civili, che diventano di nuovo le titolari del giudizio sul ricorso contro il provvedimento della sezione disciplinare, giudichino secondo il rito penale. Credo che sia una dimenticanza, mi pare difficile teorizzare che il legislatore abbia scientemente voluto che il giudice civile applicasse a questo giudizio il rito penale perché, altrimenti, saremmo di fronte ad una stravaganza giuridica alquanto vistosa. Dunque, sarebbe opportuno che su questo aspetto - che non è tanto un dato politico, ma di coerenza giuridica e normativa - ci fosse anche da parte della maggioranza una disponibilità ad approvare il nostro emendamento.
Per quanto riguarda, infine, il dato delle carriere, ovviamente siamo contrari alla sospensione del provvedimento fino al 31 luglio 2007. Siamo consapevoli che la formula che avevamo introdotto per distinguere le funzioni e per determinare la progressione in carriera non era la migliore delle formule possibili, ma il legislatore è per definizione limitato. Certo, saremmo curiosi di sapere quale sia la proposta alternativa del Governo perché oggi si chiede un rinvio al buio, dicendo che si cambierà il sistema delle progressioni in carriera e della distinzione delle funzioni, ma nessun criterio viene indicato rispetto alla proposta sostitutiva. Siamo convinti che il tema della distinzione delle funzioni, del merito e della valutazione di professionalità e di produttività nella progressione in carriera sia non eludibile perché abbiamo bisogno di magistrati che facciano carriera se sono bravi, se studiano, se approfondiscono, se lavorano e non soltanto se invecchiano. Il magistrato, signor sottosegretario - lo dico a lei che lo è -, non è per definizione come il vino buono che migliora soltanto con il passare del tempo, ma talora - come capita anche al vino, se è cattivo - con il passare del tempo diventa aceto.
Allora, va introdotta una selezione ed una verifica di produttività e di professionalità. Avremmo preferito che ci diceste prima quali erano le vostre soluzioni alternative. Questa è la ragione per cui voteremo contro il rinvio, la sospensione al buio, il complesso del provvedimento, anche se non rinneghiamo i miglioramenti che i colleghi del Senato hanno introdotto; anzi, rivendichiamo al gruppo parlamentare dell'UDC il merito di avervi contribuito (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, il nostro ministro Castelli nella passata legislatura aveva fatto una riforma che dobbiamo e vogliamo definire coraggiosa, se è vero, come è vero, che da 60 anni a questa parte nessuno si era cimentato in un'azione di questo tipo. Ora dobbiamo assistere al tentativo di svuotare questa riforma, andando a toccare proprio i due punti più rappresentativi e caratterizzanti,Pag. 67cioè la separazione delle funzioni e il criterio meritocratico.
A proposito di ciò, vorrei svolgere talune considerazioni. Cosa mai i magistrati ritengono di essere, una casta privilegiata, così da avere paura di sostenere un concorso? D'altra parte, se tale era la questione, bastava discuterne, anziché sospendere la riforma; comunque, non si capisce perché i magistrati non vogliano sottoporsi al concorso. Gli esponenti di tutte le professioni si devono sottoporre a tali verifiche; anch'io ho fatto una serie di esami: sono insegnante e, per poter accedere alla scuola pubblica, ho dovuto sottopormi a talune prove. Soltanto la magistratura, probabilmente, rivendica il principio dell'autonomia; ma, allora, non si capisce perché questa stessa magistratura non rivendichi la stessa autonomia anche dai partiti.
Purtroppo, dobbiamo constatare come rappresenti un dato obiettivo la circostanza che la magistratura non sia certo imparziale; in tante occasioni si è dimostrata, purtroppo, di parte, una magistratura «rossa», che, a seconda dei casi, esprime differenti giudizi. Ricordiamo tutti la particolare vicenda accaduta a Verona, quando il tentativo di rapire dei bambini non è stato considerato come un reato; in un altro caso, si sarebbe dovuta condannare per terrorismo la persona invece assolta con una sentenza che, di recente, la Cassazione ha annullato imponendo che si rifaccia il processo e si riconsideri, quindi, l'accusa di terrorismo.
In ogni caso, tale situazione della magistratura succube del potere «rosso» e del «buonismo», non è accettabile.
Cosa si fa? Questo Parlamento, purtroppo, ha dimostrato di non volere decidere; ha creduto di risolvere il problema con l'indulto, ma abbiamo assistito alle conseguenze. Penso ad esempio a quella ragazza in Piemonte che, dopo anni di minacce, è stata uccisa da quel suo vecchio spasimante che, peraltro, addirittura, l'aveva violentata dieci anni prima. Quando è uscito dal carcere, l'ha uccisa! Se questa è la magistratura, allora ha ragione la Lega quando pretende che i giudici siano elettivi affinché, in tale maniera, rispondano ai loro elettori.
PRESIDENTE. Deve concludere...
PAOLA GOISIS. Noi vogliamo che i processi vengano celebrati; i nostri cittadini hanno diritto alla giustizia e la desiderano. La Lega vuole perciò un sistema elettivo...
PRESIDENTE. Deve concludere...
PAOLA GOISIS. Il territorio chiede che i magistrati rispondano ai cittadini e che siano tutti, nello stesso modo, collocati in un sistema al cui centro vi sia un diritto: il diritto, dei cittadini del nord in modo particolare, di essere giudicati da persone elette.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare il deputato Grimoldi. Ne ha facoltà.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, parto da una considerazione circa un avvenimento accadutomi in prima persona; da militante del movimento politico cui appartengo, mentre da ragazzino affiggevo dei manifesti nella mia città, Monza, fui fermato dai carabinieri. I manifesti erano abusivi e ricevetti, così, un avviso di garanzia; quindi, non ero in giro a spaccare le vetrine, ad incendiare le automobili o a regalare la marijuana!
Ebbene, sulla base di questa vicissitudine personale, analizzo quanto è avvenuto in talune province del nord; una per tutte quella di Verona, dove militanti della Lega raccoglievano firme contro un campo nomadi abusivo. Costoro, in quel di Verona, hanno subito processi e sono stati condannati semplicemente perché tentavano di sensibilizzare la gente e raccoglievano democraticamente e civilmente delle firme, esprimendo un'opinione politica. Sono stati processati e condannati. Questi esempi dimostrano come esista una questione politica collegata alla magistratura e all'esistenza di magistrati politicizzati e «politicanti», candidati nelle ultime elezioniPag. 68politiche e che magari siedono in Parlamento nelle fila del centrosinistra.
Nel corso della passata legislatura, si è cercato dopo sessanta anni di iniziare a cambiare il sistema, di modernizzarlo e renderlo più efficiente. Si è cercato di dare spazio a magistrati più laboriosi e che tentassero di portare maggiore efficienza ed efficacia nella macchina della giustizia. Insomma, si è fatto riferimento a magistrati maggiormente degni di meriti in una riforma che premiasse il merito. Oggi, si tenta al contrario di rallentare questo iter.
Passando ad una considerazione politica, durante l'approvazione della cosiddetta riforma Castelli erano stati paventati scenari apocalittici in cui veniva distrutto il sistema giudiziario del nostro Paese. È evidente che non sta succedendo niente di tutto questo, anche perché il 90 per cento della riforma Castelli resta in vigore. Pertanto, gli scenari apocalittici dipinti nella passata legislatura erano vuoti di contenuti e soltanto pretestuosi.
Tuttavia, la «fine della giustizia» preannunciata con l'adozione della riforma Castelli è stata compiuta in questa legislatura, ma gli unici e responsabili siete voi che avete votato l'indulto con il quale criminali, rapinatori e stupratori sono tornati liberi. Inoltre, si cerca di ledere il sistema giudiziario con magistrati politicizzati, che vengono premiati ai danni di coloro che invece vanterebbero qualche merito.
PRESIDENTE. Nessun altro chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere sugli emendamenti riferiti all'articolo 1.
FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente, il parere della Commissione è contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 1 e sul complesso di quelli presentati al testo del provvedimento. Una volta per tutte, vorrei esplicitare le ragioni di tale parere.
Noi intendiamo presidiare e difendere il testo approvato dal Senato, frutto dell'accordo tra maggioranza ed opposizione. Esso rappresenta il punto di maggior equilibrio possibile e quindi non va cambiato; certamente non può essere il frutto, proprio perché è il risultato anche dell'azione dell'opposizione, della pressione della lobby dei giudici. Quindi, l'approvazione di questo testo eliminerebbe del tutto il sospetto in merito a presunte pressioni esercitate su qualcuno.
D'altra parte, vorrei sdrammatizzare la questione perché i decreti legislativi n. 106 e n. 109 sono stati modificati con l'accordo dell'opposizione. Sul decreto legislativo n. 160 l'accordo è intercorso non sulla sua abrogazione, ma soltanto sulla sua sospensione. Non si pregiudica nulla e non si capisce di cosa si stia parlando.
L'opposizione ha concorso alla formulazione del testo e talvolta, come nel caso del senatore Caruso, di Alleanza Nazionale, che ne ha menato giustamente vanto, ha presentato proposte emendative che hanno modificato l'articolo 2. Il Comitato per la legislazione, proprio sull'articolo 2, ha espresso parere favorevole, a condizione che il testo fosse modificato. La maggioranza sostiene quel testo e decide di difenderlo, insieme a tutto il resto, mentre l'opposizione vuole cambiarlo, ritenendolo insufficiente ed errato. Ciò rappresenta il paradosso dell'intera situazione: infatti, mentre noi siamo leali nei confronti di un testo approvato in accordo con l'opposizione, essa vuole modificare alla Camera quanto da lei stessa votato al Senato. In questo vediamo un paradosso e preferiamo che la maggioranza rimanga leale nei confronti del testo, difendendolo nella sua interezza.
Pertanto, il parere sugli emendamenti presentati sarà sempre contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo esprime parere contrario, confermando quanto già esposto in precedenza in Commissione e in Assemblea questa mattina nella discussione sulle linee generali.
Pur potendo apparire una qualche difformità nell'attribuire alle sezioni riunitePag. 69civili l'applicazione delle norme del codice di procedura penale, ciò ha un precedente storico ed un precedente sistematico. Il precedente storico nella nostra legislazione è che già dinanzi alla sezione disciplinare del Consiglio superiore della magistratura si applica il codice di procedura penale; successivamente, una legge del 1988 ha stabilito, con l'entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, che dinanzi alla sezione disciplinare continuano ad applicarsi le nuove norme del codice di procedura penale.
Dal punto di vista sistematico, il Governo ha già fatto osservare che non vi sono differenze nella procedura innanzi alle sezioni unite della Cassazione sia per quanto riguarda il ricorso sia per quanto riguarda i motivi di ricorso sia, ancora, per i poteri di cognizione che hanno le sezioni unite civili e penali sia, infine, per quanto riguarda la valutazione che esse possono fare sulla decisione oggetto del ricorso: difetto di motivazione, contraddizione nella motivazione, insufficienza della motivazione o violazione di legge.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lussana 1.1.
CAROLINA LUSSANA. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. A che titolo?
CAROLINA LUSSANA. Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Abbiamo assistito, nell'esposizione dei pareri da parte del relatore e del rappresentante del Governo, a dissertazioni che appaiono più che altro delle repliche.
PRESIDENTE. Mi scusi, ma questo non è un intervento sull'ordine dei lavori; la sua mi sembra, piuttosto, una valutazione politica.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Grazie, Presidente. Onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, questo primo voto è essenziale perché, al di là del clima di assoluta collaborazione che ha regnato nei lavori del Senato della Repubblica allorquando anche l'odierna opposizione ha collaborato in maniera propositiva per il miglioramento del testo, perché riteniamo che tutto sia migliorabile, ci troviamo oggi a votare un emendamento il cui non accoglimento colpisce al cuore la riforma Castelli. Si tratta di un atteggiamento incomprensibile della maggioranza, ancora di più se si considera che vi è stata - e tuttora è ribadita - la disponibilità a discutere per migliorare anche il decreto legislativo n. 160, il cuore della riforma Castelli. Peraltro, all'interno di questo decreto legislativo si stabilisce un principio che rappresenta un passo indietro rispetto a quello che l'avvocatura, in maniera unanime, mai come in questo momento e su questo tema, e anche gran parte del centrodestra ritenevano, cioè che fosse giunto il momento di stabilire per legge la separazione delle carriere.
Ebbene, prendendo spunto da osservazioni, da critiche ed anche da polemiche che avevano sostenuto un atteggiamento da parte dell'Associazione nazionale magistrati, pur restando convinti della necessità di arrivare alla separazione delle carriere, noi ritenemmo che fare un passo indietro avrebbe dimostrato che la riforma sull'ordinamento giudiziario, attesa da sessant'anni, non era contro nessuno, tanto meno contro i magistrati.
Ebbene, nel «congelare» l'entrata in vigore del decreto legislativo che introduce la separazione delle funzioni, non delle carriere, contraddite voi stessi: come ho già detto nella discussione sulle linee generali, all'interno di quel programma dell'Unione che vi ha tenuti tutti insieme durante la campagna elettorale, alle pagine 50 e 51, dove sono illustrate le iniziative da adottare in tema di giustizia, voi fate riferimento alla separazione delle funzioni; invece, il primo provvedimento sulla giustizia presentato da questo Governo va nel senso, esattamente opposto,Pag. 70di bloccare l'unica riforma sistematica della giustizia realizzata nella precedente legislatura (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
A vostro dire, vi avrebbe animati una volontà di attenzione e di ascolto. Ascoltare i magistrati e coinvolgerli è giustissimo, è legittimo - per carità! -, ma la riforma sull'ordinamento giudiziario approvata nella precedente legislatura non è stata fatta né contro i magistrati né senza di essi. Il suo percorso legislativo è durato tre anni e mezzo e ci sono voluti ben sette passaggi parlamentari! Quindi, non si è trattato di una riforma fatta a tutti i costi, e neanche di una riforma fatta contro qualcuno. C'è il momento dell'ascolto, del confronto, della polemica, ma poi arriva il momento delle decisioni: il Parlamento, che ha le prerogative legislative, alla fine, deve decidere. E noi abbiamo deciso, con il concorso di tutti.
Voi, oggi, decidete di non decidere. Non soltanto ponete una pietra tombale sulla separazione delle carriere, ma buttate nel dimenticatoio anche la separazione delle funzioni, che è il minimo da approvare per garantire la parità tra accusa e difesa e la terzietà della funzione giudicante.
Allora, c'è qualcosa che non quadra; c'è qualcosa che non ci spieghiamo. Perché questa fretta di approvare a tutti i costi il disegno di legge quando ci sarebbero stati tempi e modi...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
LUIGI VITALI. Mi avvio alla conclusione, signor Presidente. Così come sono stati modificati gli altri due decreti legislativi, ci sarebbero stati i tempi ed i modi per modificare anche il decreto legislativo n. 160, visto che c'era la disponibilità dell'opposizione.
Voi state pagando una cambiale (non conosciamo il motivo, che possiamo soltanto immaginare): i fatti ci diranno per chi, per come e per che cosa. Voi, oggi, siete inadempienti (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia) nei confronti degli italiani: noi lo denunciamo e ve lo contestiamo e lo denunceremo anche all'opinione pubblica (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia e di deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Pecorella, al quale ricordo che dispone di un minuto. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, intanto, credo che un minimo di senso di responsabilità dovrebbe indurre il ministro, o chi per lui, a dirci quali sono i programmi dopo la sospensione. Ci chiedete di votare un provvedimento di cui si ignora il futuro. Cosa accadrà dopo che avremo sospeso? Sulla separazione delle carriere, o delle funzioni, vi sarà una decisione?
Se volete che si voti, e che si voti non semplicemente per mettere la parola fine sulla riforma, ma per aprire ad una nuova riforma, almeno diteci quali sono i programmi dal punto di vista della separazione delle carriere, dei concorsi e di tutto ciò che oggi non volete fare. È una richiesta legittima, da parte dell'opposizione, alla quale non è stata data risposta.
Quindi, chiederei al Governo di intervenire al riguardo e di dirci, molto semplicemente, cosa intenda...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
GAETANO PECORELLA. ... per separazione delle funzioni, visto che questa era nel programma pressoché di tutta l'attuale maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, intanto, mi meraviglia - lo dico con tutto il rispetto per il sottosegretario presente - che il ministro guardasigilli non si sia preoccupato di venire in quest'aula (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania)...
Pag. 71ELIO VITO. Bravo!
GIUSEPPE CONSOLO. ... ad ascoltare quello che noi abbiamo da dire sull'ordinamento giudiziario. Signor Presidente, lo dico con passione, ma con convinzione! È possibile che il ministro della giustizia non abbia avuto la sensibilità politica di essere presente in aula?
Ciò premesso, Presidente, lei avrà notato, come lo avranno fatto anche i colleghi, che il gruppo di Alleanza Nazionale ha presentato non molti, bensì pochi emendamenti, nei quali crede.
Desidero - come ho fatto stamattina e come ora farò brevemente, e come verrà fatto a chiare note dalla dichiarazione di voto che l'onorevole Bongiorno farà per il nostro gruppo - sgombrare il campo, come capogruppo presso la Commissione giustizia alla Camera, da inesattezze, ricordare ai colleghi, ma soprattutto a me stesso, che non è vero che vi è stato un accordo che ha visto assolutamente soddisfatti i due schieramenti politici. Non so se gli schieramenti politici della maggioranza siano in qualche modo soddisfatti dell'accordo che non si è raggiunto nell'aula di Palazzo Madama. Certamente, in quest'aula non siamo di fronte a ripensamenti che non esistono. Come si può parlare di ripensamento dopo tre anni e mezzo di discussione e dopo sette passaggi tra i due rami del Parlamento? Quale ripensamento su un tema che ci sta così a cuore come quello della separazione delle funzioni, dove, facendo un po' di autocritica, se vi è stato un errore è stato quello di non avere separato le carriere? Alla forza delle idee non si può porre freno alcuno: avremmo dovuto separare le carriere!
Quanti di voi sono orgogliosi di appartenere ad un paese in cui chi giudica e chi accusa, prescindendo dalla buona fede di ognuno, stanno nella stessa carriera, si scambiano come fregoli del diritto, come comparse? È una cosa assolutamente intollerabile!
Ecco perché - e vado a concludere, Presidente - volevo lasciare questa traccia, il segno che il gruppo di Alleanza Nazionale, riguardo ai pochi emendamenti che ha presentato, voterà compatto per l'accoglimento degli emendamenti medesimi affinché non si distorca la verità. Diceva Kipling: «Se tu puoi sentire le verità che hai detto, trasformate dai cattivi per trarre in inganno gli ingenui»; ebbene, ingenui in Alleanza Nazionale non ve ne sono, cari colleghi (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale, Forza Italia e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Volevo rispondere, intervenendo sull'emendamento in esame, alle sollecitazioni che abbiamo avuto dal relatore, il quale ha fatto un espresso richiamo al senso di lealtà dell'opposizione rispetto all'accordo che sarebbe stato raggiunto al Senato. Dico al relatore: o lei è stato distratto in tutti gli interventi che si sono susseguiti questa mattina (compreso il mio e quelli degli altri colleghi, come anche quelli di oggi pomeriggio), oppure continua a sostenere la teoria dell'accordo, che - noi continuiamo a ribadire - non vi è stato. Ripercorriamo un'altra volta, visto che ve n'è ancora bisogno, come sono andati i fatti.
La maggioranza di Governo e il ministro Mastella si sono presentati nell'aula del Senato con un testo che prevedeva la sospensione di tre decreti di attuazione della riforma dell'ordinamento...
PRESIDENTE. Mi scusi, la prego soltanto un momento... Siccome la vedo avviata a svolgere un intervento...
CAROLINA LUSSANA. Non ho un minuto, Presidente?
PRESIDENTE. Vorrei ricordarle che il suo gruppo ha terminato il tempo a disposizione per gli intereventi e che quindi lei sta intervenendo a titolo personale (Commenti dei deputati dei gruppi LegaPag. 72Nord e Forza Italia). Dunque, lei ha ancora un minuto di tempo a disposizione! La prego!
CAROLINA LUSSANA. Ancora un minuto! Abbiamo già finito il tempo e quindi, Presidente, mi lamento perché è stata blindata la discussione in quest'aula parlamentare su un provvedimento fondamentale (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania, Forza Italia e Alleanza Nazionale - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti italiani); e allora lo dico a voi che ridete tanto: dove eravate nella passata legislatura quando rivendicavate i diritti dell'opposizione sull'ordinamento giudiziario? Abbiamo discusso e approfondito l'argomento per quattro anni e il Presidente Casini, lo dico a lei Presidente, aumentava i tempi! Spero che anche lei sia così magnanimo da concederci il raddoppio dei tempi necessari (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia) perché altrimenti, se questo Parlamento non è più autonomo, non è più in grado di discutere, ma deve semplicemente essere succube a ricatti (perché tali sono quelli di persone e soggetti esterni a quest'aula!), allora penso che il ruolo di tutti noi (Commenti dei deputati del gruppo Comunisti italiani) sia quello di (Applausi dei deputati dei gruppi Lega Nord Padania e Forza Italia)...
PRESIDENTE. Deputata Lussana, lei ha terminato il tempo a sua disposizione. La prego.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Mantini. Ne ha facoltà.
PIERLUIGI MANTINI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, poiché tutti noi abbiamo interesse a procedere con i nostri lavori con efficienza, senza perdita di tempo, ma con chiarezza, credo siano utili alcune precise puntualizzazioni e risposte ai colleghi. Infatti, avverto un clima polemico esagerato rispetto all'oggetto del disegno di legge in esame e anche ai precedenti che hanno visto un voto comune al Senato su alcuni decreti in questione. Ho ascoltato diverse considerazioni dei colleghi Vietti, Lussana e Vitali.
Torniamo con pacatezza al merito e ricordiamoci bene che la riforma votata dal precedente Governo di centrodestra...
GIUSEPPE COSSIGA. Parlamento!
PIERLUIGI MANTINI. Sì, dal Parlamento, ma la riforma è stata articolata dal Governo attraverso dieci decreti legislativi, ed è stata confermata per ben nove di questi decreti legislativi, per due con parziali correzioni: il primo attiene alla modifica dell'organizzazione delle procure, con una differenza non tanto sostanziale, come ricordava il collega Vietti; infatti, è stata abolita la delega da parte del procuratore capo ai sostituti (si è pensato ad un diverso meccanismo di assegnazione, più rispettoso delle prerogative dei singoli magistrati, alla luce della Costituzione); il secondo attiene alla parziale modifica della tipizzazione degli illeciti disciplinari, mantenendo lo stesso impianto e lo stesso principio.
Un solo decreto legislativo è stato sospeso, uno su dieci! Naturalmente, ci si riferisce a due punti importanti: la progressione delle carriere e la separazione o distinzione delle funzioni tra pubblico ministero e giudice.
Abbiamo condiviso l'esigenza di riformare questi due punti e voi lo sapete bene, perché ne abbiamo discusso per anni. Riteniamo che si debba riformare la progressione delle carriere dei magistrati per mera anzianità e abbiamo proposto criteri e soluzioni differenti dalle vostre. Anziché il «concorsificio» di Castelli, che, a nostro avviso, sottrae energia ai magistrati che, nel corso della carriera, dovrebbero occuparsi dei processi e delle sentenze, abbiamo proposto meccanismi di controllo della produttività e delle capacità dei singoli magistrati, attraverso misuratori di qualità e quantità, così come avviene in molte carriere.
Ugualmente, sul tema della separazione e distinzione delle funzioni, riteniamo che non possa esservi alcuna confusione sul fatto che un pubblico ministero, agevolmente, passi ad esercitare le funzioni giudicanti e viceversa. Anche su questo temaPag. 73abbiamo formulato proposte politiche contenute in proposte di legge ed articolati che voi ben conoscete e che sono alla base di una corretta distinzione delle funzioni, alla luce anche dell'attuale impianto costituzionale che vieta, come vorreste, di separare completamente le carriere tra pubblico ministero e giudice e di riferire questi due soggetti ad organizzazioni diverse di tipo gerarchico.
Quindi, abbiamo proposte e idee diverse dalle vostre.
Allora, quando si propone la sospensione, solo su questo punto, di uno su dieci decreti legislativi, credo che non dobbiate sollevare una polemica di questo tipo e dobbiate, invece, riconoscere che vi è un clima di condivisione sul terreno delle riforme, eppure di differenza su alcune specifiche soluzioni su cui è bene, se volete partecipare al confronto costruttivo, che vi confrontiate in un modo molto più civile che non alzando polemiche e barricate. Se volete vivere nell'illusione delle «spallate» al Governo, se volete riproporci le barricate sulla giustizia, se volete ancora pensarvi nei girotondi di Vicenza sotto la pioggia, ad ingiuriare il Capo dello Stato (Commenti dei deputati del gruppo Forza Italia), allora sappiate che abbiamo buona memoria sulle vostre leggi vergogna (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)...
CESARE CAMPA. Ma smettila!
PIERLUIGI MANTINI. ...e abbiamo buone ragioni per fare, senza di voi, le riforme che da troppo, troppo tempo il paese aspetta in materia di giustizia (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Mario Pepe, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione.
Prego, deputato Mario Pepe, ha facoltà di parlare.
MARIO PEPE. Signor Presidente, è stato detto che ci sono alcuni uomini che si fanno guidare dalla storia ed alcuni uomini che si fanno trascinare dalla storia. Il ministro Mastella è uno che si fa trascinare dalla storia. Il comportamento del ministro, in quest'occasione, è un esempio di resa senza condizioni al potere giudiziario. Il fatto che non sia in quest'aula la dice lunga. Almeno, vorrei pregare i sottosegretari presenti di rispondere alle osservazioni dei deputati e ai loro interrogativi, se non altro per offrire un contributo a questo dibattito (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
ERMINIA MAZZONI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, voglio continuare l'intervento, che è stato inopportunamente interrotto, della collega Lussana. In precedenza, non eravamo in votazione, mi permetta, signor Presidente, ma nella fase di comunicazione all'Assemblea del parere sugli emendamenti da parte del relatore e del Governo. Invece, abbiamo ascoltato un intervento da parte del relatore ed una replica da parte del Governo. Secondo le regole di questa Camera, in questo caso, si riapre la discussione. Lei, invece, ci ha tolto la parola.
In secondo luogo, vorrei sapere quali sono i tempi a disposizione dei gruppi, che mi sembrano esageratamente ridotti. Infatti, se la Lega Nord ha già esaurito i suoi tempi vuol dire che, per un provvedimento di questa importanza, ad un gruppo quale la Lega Nord sono stati attribuiti solo venti minuti scarsi. Non capisco e vorrei poter avere quest'informazione dal Presidente. In conseguenza di ciò, chiederei anche al Presidente, considerato che è nei suoi poteri valutarne l'opportunità, in relazione sempre - lo ripeto - all'importanza del provvedimento, di prolungare i tempi. È assurdo, siamo al primo articolo di questo provvedimento e già abbiamo esaurito i tempi a disposizione...
PRESIDENTE. Lei li conosce i tempi: sono pubblicati in calce al vigente calendario dei lavori.
Pag. 74ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, ma su quale base sono stati contingentati in questa maniera? Non c'è dibattito in aula. Siamo al primo emendamento del primo articolo e ci sono gruppi dell'opposizione che non hanno più diritto alla parola. Se questo è un modo democratico di gestire i lavori dell'aula, allora, signor Presidente, credo sarà necessario prevedere una seduta di quest'Assemblea per capire cosa significhi democrazia (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia, Alleanza Nazionale e Lega Nord Padania)!
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Sull'ordine dei lavori, immagino. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Lei immagina sempre bene, Signor Presidente. Intervengo solo per supportare le richieste dei colleghi. Se lei pone attenzione a ciò che è accaduto in rapporto al tipo di provvedimento, si accorgerà che già dal primo emendamento sono esauriti i tempi. Evidentemente, vi è una discrasia tra l'interesse dell'Assemblea su questo provvedimento ed i tempi concessi. Riterrei che le richieste avanzate dai colleghi possano essere accolte, con un ampliamento dei tempi. Così come correttamente è successo altre volte, anche in questa occasione lei dovrebbe accedere alla richiesta dei colleghi. La ringrazio, signor Presidente.
ANDREA RONCHI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANDREA RONCHI. Signor Presidente, a nome del gruppo di Alleanza Nazionale credo di dover condividere totalmente quanto detto dalle colleghe Mazzoni e Lussana.
Ritengo che lei, signor Presidente, dovrebbe prendere in considerazione le nostre richieste, in quanto non si può strozzare un dibattito di questa importanza, delicatezza e complessità. Chi voglia chiudere un dibattito così in fretta non comprende che il Parlamento è sovrano e che si deve discutere, approfondire, ragionare su un tema così difficile come quello dell'ordinamento giudiziario.
PRESIDENTE. Vorrei rassicurare che non vi è alcuna intenzione di strozzare il dibattito. I tempi contingentati sono stati comunicati il 28 settembre nella riunione della Conferenza dei presidenti di gruppo, per un tempo complessivo di 17 ore, di cui 10 ore per la discussione generale e 7 per il seguito dell'esame. Questa organizzazione dei lavori - come sapete - è frutto di una lunga prassi consolidata.
Tuttavia, qualora i gruppi lo chiedessero - come già mi è sembrato abbia fatto il gruppo della Lega Nord Padania, a fronte della cui richiesta ho fornito una risposta informale al presidente del gruppo -, comunico che, alla luce dell'importanza del dibattito, potrà essere concesso, per ogni gruppo che lo richieda, un tempo aggiuntivo pari ad un terzo del tempo contingentato.
ANTONIO LEONE. Non di un terzo: della metà!
LUCA VOLONTÈ. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCA VOLONTÈ. Chiediamo anche noi alla Presidenza questo primo atto di generosità. Poi, evidentemente, la sua magnanimità non negherà - nel caso ve ne fosse bisogno -, qualche ulteriore spazio per i gruppi parlamentari. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, ma non conti troppo sulla magnanimità.
LUCA VOLONTÈ. Lei è un amico del popolo...
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
Pag. 75
ERMINIA MAZZONI. Questo emendamento soppressivo dell'articolo richiede un intervento da parte del gruppo che rappresento, perché voteremo a favore dello stesso. Tuttavia, questo non significa contraddire lo spirito del lavoro svolto al Senato, né tanto meno fare una retromarcia sulle posizioni politiche assunte. Ritengo che questo voto confermi in maniera molto chiara un atteggiamento politico che, a differenza di quello che rappresenta il Governo, è molto serio.
Noi non riteniamo che la riforma dell'ordinamento giudiziario che abbiamo approvato nella precedente legislatura meriti di essere bistrattata così come sta tentando di fare questo Governo. Non riteniamo di avere lavorato invano per oltre quattro anni nella precedente legislatura, ma crediamo di aver fatto un lavoro positivo. L'articolo in esame, invece, tenta di vanificare il lavoro svolto in quegli anni, perché vuole sospendere - come già abbiamo sentito in quest'aula, peraltro senza nessuna indicazione rispetto alle eventuali modifiche che questo Governo vuole apportare - uno dei più importanti decreti legislativi di quella riforma per circa un anno, fino al 31 luglio 2007.
Pur essendovi nel secondo e nel terzo comma di questo articolo delle parti relative ad altri decreti sulle quali al Senato si è lavorato facendo quelle modifiche positive che abbiamo condiviso, rimane ferma la contrarietà all'impianto, alla proposta complessiva che il Governo formula in quest'aula, e rimane la ferma, decisa, determinata contrarietà ad una sospensione senza nessun tipo di prospettiva. È come consegnarsi ad un immobilismo in maniera volontaria. Se questo Governo ha intenzione di farlo perché ha siglato un patto al di fuori di quest'aula - che noi non possiamo condividere - ne prenderemo atto, ma certo non possiamo che opporci fermamente.
L'unico strumento di cui disponiamo - oltre a questo minimo tempo che la Presidenza, senza magnanimità, ci ha concesso - è esprimere un voto contrario.
Pertanto, ribadisco che il nostro consenso all'emendamento soppressivo Lussana 1.1 rappresenta un atto di grande coerenza con il lavoro che abbiamo svolto non solo nella precedente legislatura, ma anche, presso l'altro ramo del Parlamento, nell'attuale.
Quindi, in conclusione, preannuncio il voto favorevole del gruppo UDC sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato sì 199
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Palomba non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bongiorno 1.172.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Bongiorno. Ne ha facoltà.
GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, preannuncio, ovviamente, il voto favorevole del gruppo Alleanza Nazionale sul mio emendamento 1.172. Vorrei tuttavia rendere una precisazione.
Questo emendamento è una delle pochissime proposte emendative che abbiamo presentato, ed è altresì l'unico sul quale interverrò, poiché lo ritengo di fondamentale importanza. Sul punto, vorrei precisare che si tratta proprio dell'emendamento contro la sospensione della separazione delle funzioni.
Sappiamo perfettamente che, quando si discute del tema della separazione delle funzioni dei magistrati, si operano semplificazioni che a noi non piacciono. SiPag. 76continua a dire, infatti, che il mondo si divide in due, vale a dire da una parte gli amici dei magistrati, che sono contro tale separazione, e dall'altra i loro nemici. Questo, a mio avviso, è un errore che condiziona il ragionamento.
È un errore, infatti, pensare che si tratti di una questione di fiducia o di sfiducia nei confronti della magistratura. Credo che l'errore sia rappresentato dal ritenere che chi vuole la separazione delle funzioni metta sul banco degli imputati i giudici. Occorre capire che sul banco degli imputati deve esservi non il giudice, bensì il giudizio, che è cosa diversa!
Affermo che sul banco degli imputati deve esservi il giudizio, e non i giudici, per una semplice ragione. Qualsiasi giudizio comporta un margine di discrezionalità. Ricordo a tutti che un grande giurista affermava che, nell'ambito di una norma, vi è un nucleo di certezza, ma vi è anche un'ampia zona di penombra. Ciò vuol dire che ogni giudice ha davanti a sé sia una certezza, sia una parte di discrezionalità. Questo significa che farà una serie di opzioni nell'ambito di tale penombra. Allora, quando invochiamo l'imparzialità, la chiediamo proprio per avere la certezza che il giudice, quando si muove nell'ambito della penombra e della sua discrezionalità, operi opzioni ispirate alla imparzialità.
Pertanto, si tratta non di una sfiducia particolare nei confronti del giudice, ma dell'esigenza fondamentale che il giudizio, nella zona della discrezionalità (vale a dire, nella zona della penombra), sia sempre ispirato ad imparzialità. Ciò consente al soggetto giudicato di sapere una cosa: mille giudici potranno muoversi in quella penombra, e mille giudici potranno assumere decisioni diverse; tuttavia, se avremo la certezza che quei mille magistrati, pur giungendo a decisioni diverse, si sono sempre mossi verso l'imparzialità, si accetterà il giudizio qualunque esso sia (Applausi dei deputati dei gruppi Alleanza Nazionale e Forza Italia).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, il rappresentante del Governo ci ha detto cosa si vorrebbe prevedere in sostituzione dei concorsi: una forma di giudizio espresso sulla base di vari elementi, ogni quattro anni, se ricordo bene, su ciascun magistrato.
Ebbene, se così fosse, il potere delle correnti diventerebbe ancora più incisivo e determinante di quanto accada oggi. Infatti, mentre la soluzione dei concorsi prevista nell'attuale sistema (che, pure, necessita di qualche intervento volto a sfrondare le procedure) consente l'anonimato, ossia consente di giudicare una persona senza sapere chi è ed a quale corrente appartiene, viceversa la soluzione del giudizio, per così dire, allo scoperto, in cui si conosce l'identità di chi viene giudicato, certamente, mantiene inalterata l'attuale situazione. Pertanto, la prima domanda che ciascuno si pone quando è in corso una nomina per una carica direttiva è la seguente: a quale corrente appartiene il magistrato e quali garanzie offre?
Allora, mi sembra che volere sopprimere il sistema dei concorsi, mantenendo quello attuale (lo stesso Bruti Liberati ha affermato, quando era presidente dell'ANM, che molte volte in Consiglio superiore della magistratura non si aprono i fascicoli e si decide semplicemente in base al nome e all'appartenenza), significa non solo nominare magistrati che possono anche non essere esperti o diligenti, purchè ben protetti, ma anche sottoporre ogni magistrato al condizionamento di piacere o di appartenere a una determinata corrente politica.
Quindi, da questo punto di vista, la sospensione del decreto legislativo è un modo per rafforzare ancor più il potere delle correnti e per colpire, comunque, l'indipendenza del singolo magistrato rispetto al potere delle correnti.
Per quanto riguarda l'altro aspetto fondamentale, relativo alla separazione delle funzioni, abbiamo chiesto al rappresentante del Governo di illustrare la sua concezione. Se oggi sospendiamo l'attuale soluzione - che è molto blanda e prevede semplicemente un'opzione da esercitarePag. 77dopo cinque anni dall'ingresso in magistratura, quando c'è stato tutto il tempo di individuare la propria aspirazione e la propria idoneità alla funzione - se facciamo un passo indietro anche rispetto a ciò, cosa può rimanere della separazione delle funzioni? Davvero possiamo dire che assegnare il magistrato ad una sede diversa garantisce la separazione delle funzioni?
Nel programma dell'Ulivo e di altre importanti componenti dell'attuale maggioranza la separazione delle funzioni era tra gli obiettivi di questa legislatura. In particolare, i socialisti italiani ne hanno fatto una bandiera. Allora, mi domando quale sia il motivo per cui oggi queste bandiere vengono ammainate. Non è, forse, che vi è la pretesa, che viene dall'esterno di quest'aula, che la corporazione dei magistrati non sia spezzata in due parti, come sarebbe giusto per garantire il giudizio - come diceva in modo eccellente l'onorevole Bongiorno -, facendo sì che il giudice sia imparziale, dal momento che il pubblico ministero è parte nel processo, come lo è il difensore?
Ebbene, crediamo che su questa strada si debba chiedere a tutti una riflessione. Vogliamo un giudice imparziale e per questo motivo vi chiediamo, anche con gli emendamenti successivi, di valutare se non sia il caso di sospendere, almeno in parte, l'efficacia di quella parte del provvedimento riguardante la separazione delle funzioni.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo anch'io per sostenere l'emendamento in esame, che rappresenta il punto fondamentale del nostro dibattito. Effettivamente, rispetto alla volontà abrogatrice che si era manifestata all'inizio della discussione di questo disegno di legge in Senato, si è trovata una condivisione su alcuni punti. Rispetto alla cancellazione totale della riforma si è passati ad alcune modifiche che hanno visto il consenso anche dell'attuale maggioranza sulla riorganizzazione delle procure, sull'illecito disciplinare, con un atteggiamento - lo dico all'onorevole Mantini - di maggiore condivisione.
Soprattutto, abbiamo colto con favore e con piacere che, da una netta contrapposizione, che avevate mantenuto nei cinque anni precedenti nella discussione sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, siete passati invece a riconoscere la giustezza di alcuni punti fondamentali della riforma Castelli. Tuttavia, nell'esame al Senato, così come alla Camera, è mancato il coraggio di andare oltre e ce ne chiediamo il motivo. Perché non si è voluti andare avanti nel confronto sereno, visto che al Senato c'è stato un clima diverso, anche se è stato sicuramente agevolato dai numeri che, in quella sede non consentono alla maggioranza di avere un ampio margine sulle votazioni? Su questo punto dunque è stato fatto un passo indietro.
Anche questa mattina, in questa aula abbiamo ascoltato affermazioni gravi. Qualcuno di voi sostiene che la riforma Castelli, che prevede la separazione delle funzioni, sia un vulnus all'indipendenza dei magistrati. Noi diciamo invece che essa rappresenta un passo necessario, per garantire l'imparzialità e la terzietà del giudice, per realizzare pienamente la parità tra accusa e difesa, così come ci richiedono le regole del giusto processo: garanzie per tutti i cittadini. Non capiamo come mai avete voluto congelare e rinviare il dibattito sul tema, senza che vi sia un'idea chiara di cosa vorrete fare per quanto riguarda l'accesso alla professione. Che cosa ne faremo della scuola della magistratura? Continueremo nell'autoreferenzialità della magistratura anche per quanto riguarda le valutazioni? Cosa vogliamo fare delle progressioni di carriera per i magistrati? Le vogliamo legare ancora a criteri di anzianità, oppure le vogliamo svincolare da tali criteri, ma con un'azione poco coraggiosa?
I cittadini tutti ci chiedono invece un'azione di maggior coraggio e di fare valere, anche per quanto riguarda la progressione delle carriere dei magistrati,Pag. 78un criterio che si applica a tutte le altre categorie, vale a dire che deve andare avanti nella carriera chi più lo merita. Avremmo voluto sentire la vostra proposta al riguardo. Noi avevamo pensato al concorso, voi però lo avete chiamato il «concorsificio»! Magari quello del concorso non era lo strumento idoneo, tuttavia questa sarebbe stata la sede opportuna per discutere di tali questioni, anziché un rinvio dettato da pressioni esterne, che noi continuiamo a considerare inaccettabili.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bongiorno 1.172, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 268).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.99.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Questo emendamento viene sottoposto alla maggioranza con l'obiettivo molto chiaro di prendere posizione sulla questione di cui stiamo tanto discutendo, della separazione o meno delle funzioni. Esso è stato scritto, tenendo presente la più forte obiezione che è stata avanzata in passato, cioè che, fatta una scelta, il magistrato non è più in condizione di valutare se la scelta sia o meno la migliore. Dunque nell'emendamento si prevede, riscrivendo completamente la parte del provvedimento relativa al passaggio da una funzione all'altra, una soluzione molto chiara: il magistrato entro i cinque anni deve effettuare una scelta della propria funzione; ha la possibilità nei due anni successivi di valutare se tale funzione sia quella che meglio si attaglia alle sue capacità.
Ebbene, se ci fosse davvero la volontà di recuperare la separazione delle funzioni - al riguardo chiederei al rappresentante del Governo di dirci quale sia la volontà del Governo sulla separazione delle funzioni -, questo potrebbe essere il passaggio ultimo prima del nulla, con la possibilità per il magistrato di due opzioni.
In questo emendamento, che, essendo piuttosto complesso, è bene spiegare rapidamente, è prevista sia la parte a regime, sia la parte transitoria. Chiedo al relatore, che è così attento a tali questioni, e all'onorevole Buemi, da sempre grande sostenitore della separazione delle carriere più ancora che delle funzioni, di valutare l'emendamento in esame. Questo comporterebbe sì il ritorno al Senato, ma anche la convergenza di tutte le parti politiche su una soluzione indolore che non si vede come non possa piacere anche al magistrato il quale per ben due volte ha la possibilità di valutare se la funzione da lui esercitata sia la migliore e di fare, poi, una scelta definitiva.
Se non si vuole fare nemmeno questo, allora è proprio vero che la ragione per cui non si vuole la separazione delle funzioni non è quella di non fare l'esperienza della giurisdizione, perché così è possibile farla, ma è vero soltanto che non si vuole che la corporazione dei magistrati sia spezzata, come è giusto, tra chi decide e chi accusa. A questo punto si dica chiaramente che, nonostante i dieci milioni di italiani che hanno votato a favore nel referendum che ci fu a suo tempo, questo Governo non vuole fare la separazione delle funzioni. Ne prenderemo atto ed adatteremo i nostri interventi ed i rapporti che abbiamo con la classe forense e con quei magistrati che vogliono la separazione delle funzioni ad una parola chiara: non la vogliamo o la vogliamo in termini che non hanno nulla a che vedere con la separazione dellePag. 79funzioni. Ci vuole chiarezza, non si può lasciare tutto nella nebbia, nel vago, nel buio solo perché in questo modo è più comodo amministrare il tempo che ci separa dalle prossime vacanze!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, ringrazio il collega Pecorella per il riconoscimento da lui dato alla nostra battaglia, sia parlamentare, sia politica, per l'affermazione di un principio che riteniamo irrinunciabile in riferimento all'articolo 111 della Costituzione sul giusto processo: l'indispensabilità di una separazione netta tra il giudice ed il pubblico ministero. Devo dire che sia la riforma del ministro Castelli, sia questo emendamento, non ci soddisfano, come non ci soddisfano le altre proposte messe in campo in questo periodo.
Noi siamo per una separazione netta e vogliamo che anche gli organi di autogoverno siano differenziati. È evidente che non si può fare una riforma di questo genere con un emendamento. C'è bisogno di una discussione che avremmo potuto portare avanti nella precedente legislatura, nel momento in cui il centrodestra ha voluto affrontare l'argomento dell'ordinamento giudiziario: non c'è stata la volontà e l'apertura necessaria per farlo, anche se c'erano i numeri e vi sarebbe stata disponibilità da parte nostra. In questo frangente la situazione si complica perché la discussione non riguarda soltanto la separazione delle funzioni, che comunque è un provvedimento mite rispetto a quello che ci aspettiamo, ma i provvedimenti emanati dal ministro Castelli riguardano altre questioni.
Pertanto, pur condividendo lo sforzo di elaborazione del collega Pecorella, la nostra è una dichiarazione di voto contrario. Richiamiamo, però, l'attenzione dei colleghi ad una nostra disponibilità piena ad affrontare tale argomento in una sede diversa che pensiamo possa esservi dopo l'approvazione di questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.99, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 268).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.19, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 466
Maggioranza 234
Hanno votato sì 196
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Satta non è riuscito a votare.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE CARLO LEONI (ore 17,35)
PRESIDENTE. Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.501, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 463
Astenuti 1
Maggioranza 232
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 266).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.39, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 198
Hanno votato no 262).
Prendo atto che il deputato Satta non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.606, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 267).
Prendo atto che il deputato Orlando non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.609, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 468
Maggioranza 235
Hanno votato sì 197
Hanno votato no 271).
Prendo atto che i deputati Borghesi e Di Cagno Abbrescia non sono riusciti ad esprimere il proprio voto e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.68.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevole Buemi, quando si dice che non si può votare a favore della separazione delle funzioni perché il provvedimento è più articolato e include anche altri aspetti, non si tiene conto che esiste una tecnica molto semplice, vale a dire quella di rinviare tutto, salvo alcune norme.
Gli articoli relativi alla separazione delle funzioni sono autonomi (mi riferisco agli articoli 13, 14, 15 e 16) e non credo - onorevole Buemi, ho troppa stima di lei - si possa affermare che non si vota la separazione delle funzioni perché è troppo poco. Infatti, se non si comincia almeno con una separazione graduale nel tempo, certamente non potrà essere approvata - anche per motivi costituzionali - la separazione delle carriere che vogliono i socialisti italiani.
Pertanto, vi invito a riflettere su ciò. Possiamo lasciare in vigore anche questa parte della riforma Castelli per poi discuterePag. 81il passo successivo. Ebbene, se vi è davvero la volontà di approvare la separazione delle funzioni, quale primo passo verso l'attuazione dell'articolo 111 della Costituzione, votare contro è illogico. Vi invito a compiere questo passo insieme, dopodiché compiremo anche il successivo, che richiede un impegno costituzionale molto maggiore. Ma se davvero vi è lealtà nelle sue parole, onorevole Buemi, dire che non si vota il meno perché si vota il più, francamente non può essere creduto.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.68, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 461
Astenuti 4
Maggioranza 231
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 268).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.69.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Gli articoli 45 e 46, di cui si chiede l'immediata entrata in vigore, sono sganciati dal resto del provvedimento perché prevedono la temporaneità degli incarichi direttivi e semidirettivi.
Questi articoli - che danno molto fastidio a qualcuno, perché è in programma di bandire una serie di concorsi, soprattutto per il procuratore capo - prevedono che non possono partecipare a questi concorsi i procuratori aggiunti.
L'area liberaldemocratica della sinistra ha sempre affermato che, se si vuole evitare che si incardinino situazioni di micropotere nelle varie città del nostro paese, è necessario che gli incarichi direttivi siano temporanei.
Questi due articoli, di cui si chiede l'immediata applicazione, pur rinviando l'entrata in vigore del resto, non fanno altro che attuare due piccolissimi cambiamenti, due piccole riforme, ma di grande peso politico, per cui chi è rimasto un certo numero di anni in un luogo (a comandare una procura, ad essere procuratore aggiunto o procuratore generale capo e così via) deve per forza cambiare sede. Vi è qualche motivo, per cui non si deve essere d'accordo? Davvero intendiamo mantenere questi piccoli «regni», questi piccoli «ducati», che sono nelle mani di alcuni magistrati che rimangono per molti anni a comandare nello stesso posto, o vogliamo cominciare, almeno, a compiere questo piccolo rinnovamento?
Lasciamo da parte la data del 28 ottobre. Ragioniamo nel merito se sia giusto. Lo chiedo ai componenti della maggioranza che sanno che non prendo mai, o quasi mai, posizioni estremiste. È giusto che un magistrato non resti nello stesso luogo, dove esercita una funzione direttiva o semidirettiva, più di un certo numero di anni? È vero o no che l'alternanza è una delle caratteristiche della democrazia e che deve valere anche, se non soprattutto, nel potere giudiziario?
Vi chiedo di riflettere. Non rimanete agganciati ad una data, perché vi sono valori molto superiori alla data del 28 ottobre che, peraltro, ha anche una sua caratteristica particolare, come molti ricorderanno.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.69, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 269).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.18, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 269).
Prendo atto che il deputato Belisario non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lussana 1.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 465
Maggioranza 233
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 271).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.100, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 461
Astenuti 3
Maggioranza 231
Hanno votato sì 189
Hanno votato no 272).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.102.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Le modifiche introdotte al Senato che, certamente, hanno conservato lo spirito della titolarità dell'azione penale da parte del procuratore della Repubblica, tuttavia contengono punti che meriterebbero un miglioramento ed un chiarimento. Invito anche il Presidente, che so avere seguito per lungo tempo i lavori della Commissione giustizia, a fare insieme a me questa riflessione.
Nel momento in cui si afferma che titolare esclusivo dell'azione penale è il procuratore della Repubblica, si può insieme sostenere che il fascicolo è assegnato ad un magistrato della procura della Repubblica? Il concetto di assegnazione è contraddittorio rispetto a quello di responsabilità e di titolarità esclusiva, dato che nel momento in cui si assegna ci si spoglia del fascicolo, dando ad un altro la titolarità necessaria.
Inoltre, nella seconda parte dell'articolo 2, introdotto dal Senato, si afferma che il magistrato titolare dell'ufficio, se il magistrato assegnatario non obbedisce a certi criteri, può revocare l'assegnazione. Ma, l'assegnazione non è revocabile! Il concetto di assegnazione è, per definizione, o un concetto materiale che non significa nulla, oppure il fatto che vi è un altro soggetto che è titolare di un diritto e di una responsabilità. Alla fine, si esclude che la responsabilità dell'esercizio dell'azione penale sia del procuratore capo. Allora di chi è la responsabilità? Se è titolare esclusivo dell'azione,Pag. 83dovrebbe essere lui responsabile, ma il concetto di responsabilità del procuratore capo è stato eliminato. Fatta l'assegnazione, si dovrebbe ritenere che colui che assegna non dovrebbe più intervenire, invece può revocare l'incarico.
Credo che la formulazione del testo originario - che, nella sostanza, era la stessa - fosse assai più corretta; ad essa potremmo nuovamente riferirci, se è vero che il Senato non ha voluto modificare il principio della titolarità esclusiva dell'azione penale.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.102, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 439
Astenuti 19
Maggioranza 220
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 270).
Prendo atto che il deputato Mele non è riuscito a votare ed avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Vitali 1.190, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 443
Astenuti 20
Maggioranza 222
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 269).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.103, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 433
Astenuti 26
Maggioranza 217
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 267).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.104, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 432
Astenuti 27
Maggioranza 217
Hanno votato sì 167
Hanno votato no 265).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Costa 1.385, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 437
Astenuti 27
Maggioranza 219
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 268).Pag. 84
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.191.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, l'emendamento in esame affronta un problema, che si collega sempre ad una formulazione non corretta dell'articolo 2. La questione consiste nel fatto che il procuratore a cui viene assegnato il fascicolo dovrebbe orientarsi secondo «criteri» che non corrispondono certamente ad un qualcosa a cui egli è tenuto. Parlare di «criteri» è un concetto molto generico, mentre riteniamo che il procuratore capo, se è vero che ha la funzione di titolare dell'azione penale, deve dare delle direttive e non deve soltanto indicare generici criteri, anche perché, poi, non si capisce come si possa revocare l'assegnazione sulla base del fatto che questi criteri generici non vengono rispettati.
Un conto è parlare di direttive, alla cui osservazione si è tenuti, un conto è parlare invece di «criteri» ai quali non si è ovviamente costretti. Solo una direttiva costituisce un atto di disposizione nei confronti di un soggetto che è un sostituto. A me pare si tratti di un concetto molto semplice. Ancora una volta, se non si vuole intendere la modifica proposta è solo perché a tutti i costi così deve essere fatto nei confronti di qualcuno che aspetta che il provvedimento sia approvato nel testo attuale. Vi chiedo di valutare come sia compatibile la revoca con il fatto che il procuratore capo fornisca «criteri» e non direttive. Se qualcuno riuscisse a spiegarmi in che senso il «criterio» può imporre qualcosa, allora sarei anche disposto a ritirare il mio emendamento.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.191, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 435
Astenuti 26
Maggioranza 218
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 269).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.109.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. L'attuale formulazione che l'emendamento in esame tende a modificare, in realtà non dà al procuratore a cui è stato assegnato il fascicolo alcuna possibilità di far valere le proprie ragioni. Infatti, in base al testo attuale, il procuratore capo che ritenga che il sostituto non rispetti le direttive può revocare, dopodiché il procuratore aggiunto può esporre le proprie ragioni: francamente, a me pare che questo sia un concetto senza senso. Noi pensiamo che il contraddittorio, cioè la tutela anche del procuratore aggiunto - credo che il rappresentante del Governo, che era un magistrato, ne dovrà dare atto in base alla sua esperienza -, se avesse senso, debba esplicarsi prima e non dopo la decisione.
Ecco perché abbiamo previsto, con l'emendamento 1.109, che il procuratore capo avverta il procuratore destinatario del fascicolo della possibilità che venga revocato se non fornisce spiegazioni convincenti della sua attività; solo a quel punto, in base all'esame delle spiegazioni fornite, deciderà se revocarlo o meno. Il procedimento che, invece, verrebbe introdotto dall'articolo 2 del decreto legislativo n. 106 del 2006, nel testo modificato dal provvedimento approvato dal Senato, prevede esattamente il contrario: prevede cioè che il procuratore capo, prima revochi l'incarico e solo successivamente chieda spiegazioni; o meglio: il magistrato, se vuole, potrà fornirle. Perciò, la proposta emendativa in esame rappresentaPag. 85davvero una tutela dell'indipendenza e, in qualche misura, dell'autonomia del magistrato che «agisce» perché gli è stato assegnato il fascicolo.
Inoltre, del confronto tra procuratore capo e sostituto non rimane traccia alcuna, in quanto la norma non prevede che da alcuna parte si conservino atti relativi a tale scambio di informazioni, considerato che i documenti non sono più inviati al procuratore generale. Dove vanno a finire? Nei cassetti del procuratore capo della Repubblica? Ecco perchè abbiamo previsto che la documentazione relativa a questo scambio intercorrente tra il procuratore capo e l'incaricato del fascicolo, anche a tutela delle parti e della difesa, resti nel fascicolo, proprio perché si sappia qual era il contrasto insorto all'interno della procura della Repubblica e perché il magistrato incaricato sia stato «spogliato» del fascicolo.
Ritengo si tratti di una garanzia per tutti: per il cittadino giudicato, per le parti, ma anche per il magistrato, che potrà far sapere a tutti che egli agiva secondo correttezza, e, altresì, per il procuratore capo, che potrà così dimostrare di non avere commesso un arbitrio revocando l'incarico. Tale è la ragione dell'emendamento proposto; ritengo che chiunque abbia un po' di buon senso non possa non considerarlo ragionevole.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.109, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 462
Votanti 435
Astenuti 27
Maggioranza 218
Hanno votato sì 171
Hanno votato no 264).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.108, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 429
Astenuti 27
Maggioranza 215
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 264).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.113, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 464
Votanti 436
Astenuti 28
Maggioranza 219
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.114, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 429
Astenuti 28
Maggioranza 215
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 264).Pag. 86
Prendo atto che il deputato Borghesi non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.116, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 439
Astenuti 29
Maggioranza 220
Hanno votato sì 170
Hanno votato no 269).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.117, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 463
Votanti 434
Astenuti 29
Maggioranza 218
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 269).
Avverto che è stata chiesta la votazione segreta degli emendamenti riferiti al comma 3 dell'articolo 1. Tale comma modifica le disposizioni del decreto n. 109 del 2006 riguardanti la disciplina degli illeciti disciplinari dei magistrati, delle relative sanzioni e della procedura riguardante la loro applicabilità.
La richiesta è stata valutata dalla Presidenza alla stregua dell'articolo 49 del regolamento e degli indirizzi stabiliti nell'ambito della Giunta per il regolamento (si vedano le sedute della medesima Giunta del 7 febbraio e del 7 marzo 2002); sulla base di tali indirizzi, la materia disciplinare, a differenza di quella penale, non è assoggettabile al voto segreto.
Sulla disposizione al nostro esame, il voto segreto non è pertanto ammesso, ad eccezione di quanto previsto dai nn. 2 e 4 della lettera b), che intervengono nella disciplina delle «pubbliche dichiarazioni o interviste» che possono essere rilasciate dai magistrati e che incidono direttamente sui diritti di libertà di cui all'articolo 21 della Costituzione sulla libertà di manifestazione del pensiero, richiamati dall'articolo 49, comma 1, del regolamento e, pertanto, sottoponibili al voto segreto.
La Presidenza, pertanto, ammetterà il voto segreto sui seguenti emendamenti: Pecorella 1.118; Contento 1.404; Pecorella 1.121, 1.120, 1.119 e 1.122; Contento 1.405; Pecorella 1.126.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.118, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 461
Astenuti 7
Maggioranza 231
Voti favorevoli 201
Voti contrari 260).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.404 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 462
Astenuti 7
Maggioranza 232
Voti favorevoli 200
Voti contrari 262).Pag. 87
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.121 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 464
Astenuti 6
Maggioranza 233
Voti favorevoli 201
Voti contrari 263).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.120 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 463
Astenuti 11
Maggioranza 232
Voti favorevoli 193
Voti contrari 270).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.119 non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 469
Votanti 458
Astenuti 11
Maggioranza 230
Voti favorevoli 193
Voti contrari 265).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.122, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 468
Votanti 456
Astenuti 12
Maggioranza 229
Voti favorevoli 194
Voti contrari 262).
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.405, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 452
Astenuti 13
Maggioranza 227
Voti favorevoli 192
Voti contrari 260).
Prendo atto che il deputato Strizzolo non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.402, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 450
Astenuti 23
Maggioranza 226
Hanno votato sì 178
Hanno votato no 272).Pag. 88
Indìco la votazione segreta, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.126, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 474
Votanti 449
Astenuti 25
Maggioranza 225
Voti favorevoli 179
Voti contrari 270).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.127, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 473
Votanti 448
Astenuti 25
Maggioranza 225
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 274).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.401, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 440
Astenuti 27
Maggioranza 221
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 266).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.129, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 471
Votanti 445
Astenuti 26
Maggioranza 223
Hanno votato sì 176
Hanno votato no 269).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.130, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 470
Votanti 442
Astenuti 28
Maggioranza 222
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 268).
Prendo atto che il deputato Tabacci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.131, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 465
Votanti 438
Astenuti 27
Maggioranza 220
Hanno votato sì 173
Hanno votato no 265).Pag. 89
Prendo atto che il deputato Tabacci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.132, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 440
Astenuti 27
Maggioranza 221
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 271).
Prendo atto che il deputato Tabacci non è riuscito a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.133, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 472
Votanti 445
Astenuti 27
Maggioranza 223
Hanno votato sì 174
Hanno votato no 271).
Prendo atto che i deputati Mele e Tabacci non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1.400, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 466
Votanti 439
Astenuti 27
Maggioranza 220
Hanno votato sì 172
Hanno votato no 267).
Prendo atto che il deputato Tabacci non è riuscito a votare.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.134.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, l'emendamento in oggetto riguarda un aspetto fondamentale dell'indipendenza del magistrato, ovvero il fatto che il magistrato svolga attività politica.
Ora, che cosa si richiede perché vi sia un illecito disciplinare? L'iscrizione a partiti politici - e questo va bene - o la partecipazione sistematica e continuativa a partiti politici. Ebbene, mi domando in che cosa consista la partecipazione sistematica e continuativa. Partecipo a dieci convegni, partecipo ad una manifestazione di piazza, magari, come è accaduto, assieme a frange estremiste che devastano la città. Il concetto di partecipazione sistematica e continuativa apre le porte non soltanto all'incertezza, ma alla possibilità che alcuni siano colpiti e altri no. A me pare, allora, che la partecipazione a partiti politici non si esprima tanto attraverso l'iscrizione, ma proprio attraverso l'attività che il magistrato può svolgere in funzione di un partito politico. Quindi, il concetto è totalmente sbagliato.
Credo che anche gli amici dell'UDC potranno esprimere delle valutazioni al riguardo, perché non è che il Senato sia Dio in terra: può anche avere scritto una cosa non condivisibile. Ebbene, quando si parla di coinvolgimento nelle attività di soggetti operanti nel settore economico, cosa significa coinvolgimento? Fare l'amministrarePag. 90delegato, occuparsi di vendita e collocamento di azioni? Il concetto di coinvolgimento non è certo un concetto giuridico, appare piuttosto qualcosa di inafferrabile che fa venire meno ancora una volta quella che, a nostro avviso, era la caratteristica fondamentale della parte sugli illeciti disciplinari: la tassatività dell'illecito disciplinare. Con questi concetti vi sarà chi sarà colpito dalla sanzione disciplinare e chi invece ne andrà esente, come al solito a seconda della sua collocazione o delle sue amicizie personali.
Si è proposta allora una formulazione che sia molto più corretta, che parli di partecipazione all'attività dei partiti politici e di partecipazione alle attività di soggetti operanti in settori economici. Questo è nell'interesse di tutti. È un problema di tutti che il magistrato non sia schierato politicamente e non sia coinvolto dal punto di vista della partecipazione alle attività politiche ed economiche. Ancora una volta, non mi aspetto che qualcuno ascolti queste parole, credo, però, che qualche dubbio nella testa di qualcuno prima o poi verrà. Approvare, così com'è, un disegno di legge che lascia aperti dei margini di imprecisione così vasti è a danno dei magistrati e a danno dei cittadini. Non vedo, quindi, nell'interesse di chi stiamo approvando questa legge.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Anche io intervengo a sostegno di questo emendamento presentato dal collega Pecorella. Penso che il testo iniziale della riforma Castelli avesse raggiunto il giusto equilibrio: non venivano in alcun modo minati i diritti politici dei magistrati, ma venivano previste delle garanzie di terzietà, di imparzialità, nei confronti dei cittadini. Con il testo che discutiamo oggi, così come è stato modificato dal Senato, ritengo che in questa direzione sia stato fatto un passo indietro. Pertanto, anche io invito i colleghi a riflettere perché questo è un emendamento diretto a tutelare l'interesse di tutti, posto a garanzia della funzione dei magistrati e a garanzia dei cittadini.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1. 134, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 447
Votanti 422
Astenuti 25
Maggioranza 212
Hanno votato sì 166
Hanno votato no 256).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1. 135, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 439
Votanti 415
Astenuti 24
Maggioranza 208
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 251).
Prendo atto che il deputato Tabacci non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1. 136, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 429
Astenuti 22
Maggioranza 215
Hanno votato sì 168
Hanno votato no 261).
Prendo atto che il deputato Tabacci non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1. 137, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 427
Astenuti 21
Maggioranza 214
Hanno votato sì 170
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Contento 1. 403, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 457
Votanti 428
Astenuti 29
Maggioranza 215
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 264).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.138.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, non so quanto si possa seguire: vi sono numeri e lettere e, se non si hanno sott'occhio i testi è difficile comprendere. Ad ogni modo, qual è il testo sul quale ci dobbiamo esprimere in questo momento? Si tratta della conferma dell'articolo 3-bis, ai sensi del quale l'illecito disciplinare non è configurabile quando il fatto è di scarsa rilevanza.
Vorrei chiedere a chiunque quale sia il fatto di scarsa rilevanza. Potrei capire se si trattasse di un fatto non lesivo di interessi, benché integrante, formalmente, un illecito disciplinare. Ma quando il fatto è di scarsa rilevanza? Com'è compatibile l'obbligatorietà dell'azione disciplinare con un fatto che il procuratore generale può ritenere di scarsa rilevanza? Insultare un avvocato in udienza o fare aspettare inutilmente un testimone sette ore, per poi mandarlo a casa, è un fatto di scarsa rilevanza o, invece, importante? Non depositare la sentenza per tre anni è un fatto di scarsa rilevanza o un fatto importante? Allora, questa è una sorta di via di fuga che viene offerta al procuratore generale per non dare inizio all'azione disciplinare sulla base di una valutazione completamente sganciata da qualunque parametro.
Sono convinto che, se chiedessimo a quattro o cinque di noi di porsi il problema e di stabilire, in relazione ad un fatto storico, se esso sia di scarsa rilevanza ovvero rilevante, avremmo, probabilmente, quattro o cinque opinioni diverse. Non si può! Peraltro, ricordo che la stessa sinistra, opposizione di allora, non volle introdurre una norma molto più restrittiva nel codice penale, riguardo all'irrilevanza del fatto nel procedimento disciplinare, sede in cui il procuratore generale può essere più facilmente condizionato nell'esprimere il giudizio di rilevanza o di irrilevanza del fatto medesimo. Questo significa creare una disparità di trattamento profonda tra magistrato e magistrato!Pag. 92
Dunque, quando il fatto corrisponde, in astratto, alla fattispecie disciplinare, ma in concreto non viene leso alcun interesse, allora sì che si può non procedere; al contrario, quando vi è la lesione di un interesse, ma in modo scarso, la conseguenza deve essere diversa. Lasciamo che si ledano gli interessi di tutti purché la cosa non sia troppo grave? Ma vi pare ammissibile che si dica in anticipo ad un magistrato che può ledere l'interesse di qualcuno, purché lo faccia con moderazione? Almeno su questo un po' di senso di responsabilità ci vorrebbe!
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.138, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 448
Votanti 421
Astenuti 27
Maggioranza 211
Hanno votato sì 164
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.141, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 451
Votanti 422
Astenuti 29
Maggioranza 212
Hanno votato sì 165
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.140, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 423
Astenuti 30
Maggioranza 212
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 262).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.143, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 425
Astenuti 31
Maggioranza 213
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 262).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.607.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, prego i colleghi di prestare davvero la massima attenzione, perché è in gioco un punto fondamentale del sistema disciplinare.
Chi abbia letto l'emendamento in esame avrà visto che il Senato ha introdotto un limite di tempo per l'esercizio dell'azione disciplinare: è previsto, cioè, che dopo dieci anni dal fatto l'azione disciplinare non possa più essere esercitata.Pag. 93Ciò consente, ad esempio, l'individuazione di un fatto illecito molto grave a carico di un magistrato dieci anni dopo.
Ora, il fatto illecito dà luogo all'azione penale, perché essa non è estinta, non essendo ancora prescritto il fatto illecito penale, tuttavia avremo questo paradosso: se, per esempio, si scopre che un magistrato - per carità sono anche loro uomini! - ha commesso un atto di stupro o di violenza carnale, che dopo dieci anni non è prescritto, e per qualche motivo si riesce ad individuarlo, questo magistrato continuerà a presiedere, per esempio, una corte d'assise. Infatti, si inizierà l'azione penale, ma non quella disciplinare. Qualcuno potrà dire che si possono applicare le sanzioni accessorie penali, però questo vuol dire che c'è qualcosa che non funziona: se si deve ricorrere ad una sanzione che non è quella disciplinare della sospensione, ma una sanzione penale, vuol dire che questo meccanismo è sbagliato. Non soltanto, ma può accadere che l'indagine venga iniziata - è' accaduto in processi recenti che riguardavano alcuni magistrati romani - magari all'ottavo anno, ma, poiché l'azione disciplinare non è sospesa se non dopo l'esercizio dell'azione penale, cioè quando già vi è il rinvio a giudizio, possono decorrere quei due, tre anni necessari per fare l'indagine senza che l'azione disciplinare venga bloccata.
Qual è la proposta che facciamo? Non è una questione marginale. Potremo avere magistrati che vengono sospesi dal magistrato penale, senza peraltro alcuna garanzia, perché il provvedimento viene disposto nell'ambito delle indagini preliminari, oppure magistrati sotto procedimento penale, anche per corruzione, per fatti molto gravi, che continuano ad esercitare la propria funzione. Questo mi sembra un dato talmente grave che nessun Parlamento dovrebbe permettere. La proposta che facciamo è assolutamente ragionevole: equiparare il tempo della prescrizione dell'azione disciplinare al tempo della prescrizione dell'azione penale o del reato. Perché mai non dovrebbe essere così? Si dovrà tener conto maggiormente del tempo della prescrizione penale che non di quello del procedimento disciplinare? L'uno dipende dall'altro. Se un magistrato è sotto processo per una vicenda di rilevanza penale, non è pensabile che possa continuare ad esercitare la propria funzione.
Ed anche il Senato, che su questo punto probabilmente non si è soffermato abbastanza, se ricevesse indietro - peraltro ho potuto parlare al riguardo con alcuni senatori - questo testo così corretto su questo punto, che preoccupa tutti credo che...
Quale sarà l'accusa rivolta al Parlamento nel momento in cui un magistrato sotto procedimento penale per stupro o per omicidio continuerà a stare al suo posto, continuerà a presiedere una corte d'assise? Almeno su questo punto operiamo un cambiamento doveroso: non è una scelta politica, è un cambiamento doveroso! Siete disposti a consentire che domani vi giudichi un magistrato che nello stesso tempo è sotto processo per gravi reati? Penso di no, quindi mi aspetto davvero che almeno su questo punto ci sia una presa d'atto e si voti secondo coscienza e non secondo direttive interne o esterne dettate dalla volontà di approvare questo provvedimento. Riflettete su quello che potrebbe accadere se il Parlamento approvasse un provvedimento di questo genere, che prevede che un magistrato resti al suo posto nonostante le accuse che gli sono rivolte (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza nazionale)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Consolo. Ne ha facoltà.
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, ritengo le considerazioni dell'onorevole Pecorella meritevoli di accoglimento.
Signor, Presidente, noi arriviamo ad affermare - e quando dico «noi» mi riferisco ad un consenso unanime su questo discorso che sto per svolgere - che il magistrato, oltre che essere imparziale, deve apparire tale, deve apparire credibile, deve apparire degno di fede, perché amministraPag. 94nel nome del popolo italiano la giustizia.
Ora, signor Presidente, colleghi, capisco la fretta.
Mi chiedo però come si possa esprimere parere contrario su un emendamento che modifica la norma volta a prevedere che un magistrato incriminato di efferati reati possa continuare ad esercitare le sue funzioni solo perché i suoi avvocati sono riusciti a «tirare per le lunghe» il procedimento, fino alla sua prescrizione (dopo dieci anni), e che, quindi, possa continuare ad esercitare le sue funzioni, nonostante l'incriminazione.
Colleghi, credo che non ci si possa nascondere dietro un dito, affermando che non si fa in tempo. Dov'è l'urgenza? Dov'è la fretta?
Ho parlato con i colleghi del Senato: se ci fosse la volontà politica (è quello che manca per far passare l'emendamento in esame), noi faremmo in tempo e potremmo anche inserire la disposizione riguardante l'immediata entrata in vigore, senza attendere i 15 giorni, della norma sulla separazione delle funzioni.
Colleghi, al di là degli schieramenti politici, vi chiedo di meditare su questo emendamento al quale Alleanza nazionale darà il suo convinto sostegno (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, vorrei annunciare il voto favorevole del gruppo dell'UDC sull'emendamento in esame.
Sono convinta che l'onorevole Pecorella facesse appello alla sensibilità non tanto nostra, quanto della maggioranza, per cambiare realmente questo provvedimento, con spirito di collaborazione e compiendo un'analisi che tocchi punti seri, ma sui quali il Governo si dimostra ancora molto distratto.
Credo che le osservazioni dell'onorevole Pecorella non dovrebbero trovare questo tipo di riscontro da parte dell'Assemblea. Infatti, le modifiche apportate dal Senato, indubbiamente, mettono in discussione la trasparenza dell'operato dei magistrati ed i principi di uguaglianza dei cittadini e creano un tertium genus che non possiamo accettare, soprattutto nel momento in cui a questo soggetto affidiamo le sorti dei cittadini; a ciò si affida il giudizio nei confronti delle vicende che riguardano la convivenza civile dei cittadini. Non credo che possiamo accettare una simile formulazione. Dunque, siamo contrari.
Siamo convinti che queste, come quelle che esamineremo in seguito, siano state imprecisioni o sviste che possono essere compiute da tutti e che sono state fatte al Senato. Abbiamo mantenuto con coerenza la nostra posizione, esprimendo una posizione di astensione sugli altri emendamenti dei colleghi dell'opposizione volti a modificare nuovamente le parti del testo già modificate al Senato e che noi, come UDC, avevamo contribuito a modificare, tanto da ottenere un successo, ossia l'entrata in vigore di questi decreti legislativi, contrariamente alla proposta del Governo di sospendere anche il decreto sull'organizzazione delle procure e quello sui procedimenti disciplinari.
Ci stiamo astenendo, perché riteniamo di dover conservare una posizione di serietà e di coerenza, nonostante l'atteggiamento assolutamente irrispettoso del Governo e la sua assoluta indifferenza. Infatti, il rappresentante del Governo continua a scrivere, a prendere appunti, a distrarsi rispetto a ciò che avviene in aula, perché l'unico obiettivo è di arrivare all'approvazione di un testo, qualunque esso sia, perché il contratto con qualcuno all'esterno di quest'aula è stato firmato.
Non facciamo parte di questa categoria, non facciamo parte di questo patto. Riteniamo di dover contribuire a realizzare il migliore provvedimento possibile, ed esprimendo un voto favorevole sull'emendamento del collega Pecorella pensiamo di lavorare in questa direzione e continueremo a farlo, con le proposte emendative che abbiamo presentato e che esamineremo successivamente.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Caparini. Ne ha facoltà.
DAVIDE CAPARINI. Signor Presidente, l'indifferenza del Governo conferma che siamo di fronte ad un'azione di smantellamento della modifica dell'ordinamento che abbiamo introdotto la scorsa legislatura. Confermo anche il fatto che vi è un approccio radicalmente diverso rispetto a quello che noi avevamo proposto: chi gode di diritti speciali ha anche doveri speciali e responsabilità, ma questi diritti speciali, ovviamente, non possono portare all'individuazione di sacche di impunità. Questo è uno dei casi su cui noi puntiamo l'attenzione, in quanto la modifica apportata al Senato inserisce tali sacche di impunità, nel momento in cui viene fissato il termine di prescrizione. Allora, noi sosteniamo che non ci si può esimere, a questo punto della discussione parlamentare, dall'affrontare il principio secondo cui chi giudica deve essere messo sullo stesso piano del cittadino giudicato, dal momento che siamo tutti uguali di fronte alla Costituzione. Si tratta di un dato fondamentale che noi portiamo all'attenzione di un Governo, che invece si nasconde dietro il silenzio e dietro i tempi ristretti della discussione parlamentare, tempi che comunque consentirebbero, in base alla nostra esperienza di molte legislature, di affrontare e di dibattere questo tema e risolvere il problema con un voto che consentirebbe di rimandare il provvedimento al Senato, ed entro pochi giorni, di giungere alla conclusione dell'iter.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Vitali. Ne ha facoltà.
LUIGI VITALI. Signor Presidente, a giudicare dall'interesse e dall'attenzione che sono state prestate dall'Assemblea in generale e, in particolare, dai banchi della maggioranza, alle osservazioni del collega Pecorella, non ho molte speranze che possa essere raccolto l'invito a riflettere su questo punto, che è fondamentale. È stato modificato in parte il disciplinare per quanto riguarda i magistrati. Credo che le preoccupazioni sollevate dall'onorevole Pecorella siano fondate e devo unirmi alle sue valutazioni ed a quelle del collega Consolo, raccomandando ai colleghi...
PRESIDENTE. Deputato Vitali...
LUIGI VITALI. ...di riflettere perché ciò che è stato rappresentato dall'onorevole Pecorella è qualcosa che potrebbe succedere non soltanto agli altri, ma anche a noi ed a voi. Dunque, poiché non vi è più l'urgenza di approvare questo provvedimento entro il 28 ottobre, perché manca la norma...
PRESIDENTE. Ha esaurito il tempo, onorevole.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, noi non vediamo ragioni politiche per opporsi a questo emendamento del collega Pecorella, come non vediamo ragioni politiche per opporci al successivo emendamento Lussana 1.600, identico all'emendamento 1.500 presentato sempre del collega Pecorella, che ringraziamo per il contributo che in questo dibattito sta fornendo, un contributo tecnico che prescinde dalla posizione politica.
In questo senso, quindi, La Rosa nel Pugno voterà a favore di questi due emendamenti, perché rappresentano la correzione ad incongruenze tecnico-giuridiche che si sono evidenziate nel percorso emendativo presso l'altro ramo del Parlamento, e che noi pensiamo siano sfuggite all'attenzione dei colleghi del Senato. Infatti, non vi sono ragioni, a nostro avviso, che giustifichino la loro esistenza. Pertanto, riconfermo la volontà di sostenere emendamenti che non hanno una rilevanza politica, ma sono semplicemente interventi di correzione tecnica.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laurini. Ne ha facoltà.
Pag. 96GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, mi chiedo se l'Assemblea abbia seguito veramente con attenzione le proposte emendative fin qui esaminate. Mi rifiuto di credere che lo abbia fatto soprattutto per alcune di esse. Infatti, per prima cosa, l'Assemblea ha opposto un rifiuto all'immediata entrata in vigore della distinzione delle funzioni ed ha detto «no» a qualsiasi aggiustamento tecnico ovvero alla rettifica del marchiano errore dell'utilizzazione del rito penale innanzi alle sezioni civili della Cassazione. È possibile almeno sperare in una riflessione su quest'ultimo emendamento, presentato dall'onorevole Pecorella, su un punto così delicato come la figura del magistrato chiamato ancora a giudicare, quando abbia commesso determinati reati gravi? Questa è la domanda che rivolgiamo ai colleghi della maggioranza.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Gamba, al quale ricordo che ha un minuto a disposizione. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Tra le moltissime storture e assurdità di questo provvedimento, che incide in maniera così sballata sulla cosiddetta riforma Castelli, sicuramente ci sono una serie di perle che giustamente i colleghi dell'opposizione - ma anche della maggioranza - hanno rilevato e su cui è veramente fuori luogo che la Camera non intervenga nell'ambito di una discussione che, come veniva sottolineato poco fa, ha perso anche quei caratteri di urgenza con cui si era in qualche modo partiti.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE FAUSTO BERTINOTTI (ore 18,26)
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. L'emendamento presentato dal collega Pecorella è particolarmente significativo e tenta di impedire un'assurdità e una stortura giuridica che vedrebbero ancora esercitare le funzioni di magistrato coloro che sono sottoposti a procedimento penale per reati gravissimi, vale a dire quelli che prevedono, come recita il testo, la reclusione: costoro non potrebbero più essere sottoposti all'azione disciplinare in quanto essa si prescriverebbe addirittura prima del termine previsto per i reati corrispondenti.
L'ordinamento italiano prevede moltissime situazioni in cui la prescrizione si modula rispetto a quella più lunga riferita al fatto più grave, vale a dire quella generalmente riferita a reati penali. Persino il caso del risarcimento del danno, in termini civilistici, presenta - come si sa - una prescrizione diversa rispetto a quella normalmente prevista nel codice civile che è pari a cinque anni nei casi in cui tale risarcimento si colleghi ad un reato per il quale il termine penalistico di prescrizione è più lungo.
Allora credo che sia di tutta evidenzia la necessità di giustizia che sta alla base dell'approvazione da parte l'Assemblea di questo emendamento, appunto perché i magistrati non devono essere « più uguali» degli altri ma, visto che applicano la legge nei confronti di tutti, essere per primi sottoposti in maniera eguale al procedimento di carattere disciplinare (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato D'Alia. Ne ha facoltà.
GIANPIERO D'ALIA. Signor Presidente, molto brevemente mi rivolgo ai colleghi della maggioranza ed in particolar modo a quelli che fanno parte della Commissione giustizia. Voi, nella passata legislatura, avete contestato una legge che prendeva il nome di un nostro collega della maggioranza, la cosiddetta ex Cirielli con la quale, al di là del merito e delle modalità operative, si è pervenuti all'affermazione di un principio di civiltà giuridica - codificato nell'articolo 111 della Costituzione, cioè quello della ragionevole durata del processo -, che io ritengo giusto.
Oggi voi non accedete alla tesi di ancorare, così come il collega Pecorella proponePag. 97con il suo emendamento, il termine di prescrizione per l'azione disciplinare a quello previsto per l'azione penale ma, in buona sostanza, mettete una tagliola sul termine di prescrizione dell'azione disciplinare che neanche la tanto contestata legge ex Cirielli contiene.
Quindi, anche sotto questo profilo, credo che abbiate un debito nei confronti della coerenza. Vi è, inoltre, la circostanza che avete individuato un termine rigido di dieci anni per l'esercizio dell'azione disciplinare, senza tuttavia ancorarlo anche alla gravità...
PRESIDENTE. La prego di concludere!
GIANPIERO D'ALIA. ... dell'illecito disciplinare. Mi scusi, signor Presidente, ho concluso.
Anche ciò risulta irragionevole ed incongruo, poiché viola perfino il principio dell'autonomia e dell'indipendenza della magistratura. Ritengo, pertanto, che dovreste riflettere su tale aspetto.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare l'onorevole Buemi per l'onestà intellettuale che ha manifestato sull'emendamento in esame. Desidero rivolgermi ai colleghi di maggioranza, specialmente a quelli che spesso parlano di mafia e di antimafia: se un pentito, trascorsi undici anni, accusa un magistrato di aver «trescato» con la mafia, tale magistrato non sarà mai sottoposto a procedimento disciplinare, se non verrà approvato l'emendamento in esame.
Siccome la fermezza di principi, di solito, dovrebbe essere una solida base, invito i colleghi a riflettere su alcuni punti. Possono esservi questioni sulle quali si è d'accordo o meno, tuttavia tutti dovremmo convenire su alcuni principi, anche al di là delle valutazioni e delle esigenze di coalizione. Quando vi sono disposizioni scritte male, che possono produrre delle aberrazioni, credo sia interesse di tutto il Parlamento rifiutarle e votare diversamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Paniz. Ne ha facoltà.
MAURIZIO PANIZ. Signor Presidente, non so se ci si renda conto di cosa voglia dire approvare la normativa recata dal testo che ci viene proposto. Significa, infatti, introdurre per una categoria importante e rilevante nella vita del nostro paese, come quella dei magistrati, una sorta di impunità dal punto di vista disciplinare. Osservo che la si introduce soprattutto con riferimento alle situazioni più gravi, vale a dire quelle che determinano illeciti penali e che possono comportare lunghi tempi di prescrizione.
È inconcepibile prevedere due prescrizioni, una penale ed una disciplinare, di contenuto diverso, poiché ciò finisce per produrre cittadini di serie A e di serie B. Ritengo incredibile che i cittadini di serie B siano proprio coloro che, nel nostro ordinamento, dovrebbero essere preposti alla cura degli interessi degli altri, attraverso l'esercizio della più importante tra le funzioni, vale a dire quella giurisdizionale!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Costa, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, l'emendamento presentato dal collega Pecorella è una proposta di civiltà giuridica. In ogni settore della pubblica amministrazione, infatti, sono presenti norme di salvaguardia, e quello giudiziario è un ambito molto più delicato rispetto a tanti altri. Chi svolge tale attività, quindi, deve essere comunque sottoposto a precisi e puntuali accertamenti di responsabilità.
Il contributo tecnico offerto dalle argomentazioni addotte dal collega Pecorella è stato molto chiaro. Sono convinto che abbia convinto intimamente molti parlamentari,Pag. 98e non so se essi ravvisino anche politicamente l'opportunità di apportare un cambiamento al testo del provvedimento in esame.
Vorrei formulare solo una considerazione. Si afferma che i concorsi interni alla magistratura distolgono numerosi giudici dallo svolgimento della loro attività, li disturbano e ne bloccano il lavoro quotidiano. Ebbene, l'essere sottoposti ad un procedimento penale forse non disturba e non preclude il sereno svolgimento del lavoro quotidiano nelle aule dei tribunali?
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, la deputata Goisis. Ne ha facoltà.
PAOLA GOISIS. Signor Presidente, questo pomeriggio la discussione in Assemblea ha assunto un tono estremamente particolare, poiché abbiamo assistito ad un'indifferenza pressoché assoluta. Tutte le richieste di approvazione delle proposte emendative presentate sono state disattese, ma voglio sperare che ciò non accada nel caso dell'emendamento Pecorella 1.607.
Mi rivolgo a tutte le madri ed a tutti i padri qui presenti affinché, indipendentemente dal colore politico, votino a favore dell'emendamento in esame, pensando che, se un domani la loro figlia dovesse essere stuprata da un magistrato (Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Comunisti italiani), non debbano poi trovarsi quello stesso magistrato di fronte a presiedere un'aula di tribunale!
È inutile fare tanti versi! Sono cose che capitano, purtroppo, tutti i giorni, anche grazie (Commenti dei deputati del gruppo Rifondazione Comunista-Sinistra Europea)...
PRESIDENTE. Per favore...
PAOLA GOISIS. Se me lo consentono, concludo il mio intervento.
PRESIDENTE. Prego, vada avanti.
PAOLA GOISIS. Tutto ciò anche grazie alle leggi e al buonismo che continuate a portare avanti! Vi sono continuamente extracomunitari che non fanno altro che stuprare le nostre ragazze, le nostre figlie (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania - Commenti dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Rifondazione Comunista-Sinistra Europea).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Grimoldi.
PAOLO GRIMOLDI. Signor Presidente, intervengo a titolo personale per sottolineare come, da questa serie di emendamenti, si capisca bene che vi è una parte politica che cerca di non sottoporre alcun atteggiamento dei magistrati all'azione disciplinare, tentando sostanzialmente di tutelare la categoria. Di magistrati che comunque commettono illeciti - al di là delle opinioni politiche come quella di considerare i terroristi dei guerriglieri - ritengo sia piena la cronaca di tutti i giorni. Non si capisce, quindi, perché la categoria dei magistrati non debba subire un'azione disciplinare, mandando «in vacca» ogni più elementare titolo di meritocrazia...
PRESIDENTE. Per favore, usi termini acconci!
FEDERICO PALOMBA, Relatore. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente, mi pare che gli argomenti, talvolta suggestivi, talvolta francamente inaccettabili, usati dall'opposizione per sostenere questo emendamento siano del tutto privi di fondamento.
Vorrei ribadire, anche in questo caso, le ragioni per le quali il relatore e la Commissione ritengono di confermare il testo del Senato. I colleghi del Senato non sono stati certo timidi: ad esempio, hanno ampliato il termine relativo all'inizio dell'azionePag. 99disciplinare da un anno a due anni. Sono convinto che essi abbiano esattamente valutato la situazione.
Se la preoccupazione è che ci si possa trovare di fronte alla commissione di un reato, allora le garanzie sono ancora maggiori. Si deve ricordare, infatti, che i magistrati hanno il potere di procedere a sanzioni o a provvedimenti cautelari di natura interdittiva, obbligatori o facoltativi.
Vorrei davvero rassicurare i colleghi sul fatto che alcune ipotesi terroristiche avanzate in questa sede davvero non potranno verificarsi, anche nel caso in cui si dia inizio ad un procedimento disciplinare.
Vi sono casi davvero confortanti, nel senso che, quando un magistrato è imputato in un procedimento penale, i magistrati sanno essere ancora più severi di quanto non facciano di fronte a un cittadino comune.
Ecco il motivo per cui il relatore e la Commissione insistono nel ribadire il parere contrario sull'emendamento in esame.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.607, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 439
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 190
Hanno votato no 249).
Prendo atto che il deputato Mele non è riuscito a votare ed avrebbe voluto astenersi.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.144, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 425
Astenuti 25
Maggioranza 213
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 264).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.145, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 450
Votanti 423
Astenuti 27
Maggioranza 212
Hanno votato sì 155
Hanno votato no 268).
Prendo atto che il deputato Mele non è riuscito a votare ed avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto altresì che i deputati Capitanio Santolini, Formisano e Luciano Rossi non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.149, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 425
Astenuti 28
Maggioranza 213
Hanno votato sì 158
Hanno votato no 267).Pag. 100
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.154, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 456
Votanti 428
Astenuti 28
Maggioranza 215
Hanno votato sì 162
Hanno votato no 266).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.151, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 427
Astenuti 31
Maggioranza 214
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 266).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.160.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Devo dire che ci vuole molta fiducia e molta determinazione per continuare a discutere un testo e a portare le proprie ragioni, dopo che il relatore ha riconosciuto che questo testo è sbagliato, perché ha affidato alla sede penale l'applicazione di misure interdittive, che sono tipiche del procedimento disciplinare, con le garanzie del procedimento disciplinare. Con questo egli ha ammesso che il testo è sbagliato, ma ciononostante andiamo avanti e affidiamo al magistrato penale un compito che non è il suo e che potrebbe non esercitare, mentre invece in sede disciplinare le condizioni sono diverse. Ma lasciamo stare. Questo lo dico solo perché con amarezza prendo atto che questo Parlamento sta negando la propria funzione di salvaguardare i cittadini. Anche su ciò, chiedo di fare una riflessione. Il sistema che si vorrebbe introdurre è il seguente: affermare che l'azione disciplinare è obbligatoria e contemporaneamente, prevedere l'archiviazione da parte del procuratore generale. Non capisco come un atto obbligatorio si possa accompagnare con la facoltà, assolutamente discrezionale, di archiviare! Dopodiché, si prevede che il ministro della giustizia possa chiedere al presidente della sezione disciplinare di elevare l'incolpazione. Quindi, violando qualunque regola del diritto, affidiamo al giudice il compito di formulare l'accusa, che è evidentemente compito del pubblico ministero. Alla fine - tanto per rendere ancora più bello questo teatrino dell'incapacità! -, prevediamo che a sostenere l'accusa davanti alla sezione disciplinare sia il procuratore generale che ha archiviato il caso.
Non so se qualcuno - se sta seguendo questo ragionamento - non si vergogna di far passare una norma di questo genere, dove c'è l'obbligatorietà contraddetta dalla facoltà di archiviare, dove c'è un procuratore generale che archivia, ma deve sostenere l'accusa e dove c'è...
PRESIDENTE. Deputato Pecorella, la invito a concludere.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, non ho ancora esaurito il tempo a mia disposizione.
PRESIDENTE. Sul mio orologio, sì...
GAETANO PECORELLA. Allora il mio orologio in testa è diverso dal suo, sul tavolo.
Comunque credo di avere già detto abbastanza, perché ci si renda conto che è opportuno approvare l'emendamento che è stato da me presentato.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.160, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 449
Votanti 416
Astenuti 33
Maggioranza 209
Hanno votato sì 159
Hanno votato no 257).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.155, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 421
Astenuti 31
Maggioranza 211
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 260).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.605, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 423
Astenuti 30
Maggioranza 212
Hanno votato sì 160
Hanno votato no 263).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.162, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 422
Astenuti 30
Maggioranza 212
Hanno votato sì 163
Hanno votato no 259).
Prendo atto che il deputato Borghesi non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.165, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 452
Votanti 421
Astenuti 31
Maggioranza 211
Hanno votato sì 161
Hanno votato no 260).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1.167, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 430
Astenuti 24
Maggioranza 216
Hanno votato sì 170
Hanno votato no 260).
Passiamo alla votazione degli identici emendamenti Lussana 1.600 e Mazzoni 1.601.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
ENRICO BUEMI. Signor Presidente, questo è il secondo emendamento su cui La Rosa nel Pugno voterà a favore perché rappresenta una correzione ad un'incongruenza esplicita che non riteniamo debba fare parte di una legge del nostro Stato. Vi sono questioni che, pur non avendo una particolare rilevanza politica, non possono essere accettate. Pensiamo che in una legge importante quale quella che stiamo discutendo le norme scritte debbano corrispondere alle volontà effettive. Non possiamo accettare la giustificazione del relatore secondo cui, anche se la norma è scritta in una maniera, poi qualcuno la interpreterà nella maniera giusta. In materia di giustizia e di ordinamento giudiziario la forma è sostanza.
Pertanto, sosteniamo convintamente gli identici emendamenti in esame proprio perché non ci sentiamo di accedere, per ragioni politiche che non ravvisiamo, ad una valutazione di diverso tipo.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, come avevo anticipato prima, anche il mio emendamento 1.601, identico all'emendamento Lussana 1.600, interviene per correggere in parte il lavoro svolto al Senato. Con la lettera o) si è intervenuti sul procedimento previsto dall'articolo 24 del decreto legislativo n. 106 del 2006 relativo alle impugnazioni delle decisioni della sezione disciplinare davanti alla Corte di cassazione. Con tale intervento il Senato aveva deciso di affidare l'esame del ricorso alle sezioni unite civili della Corte di Cassazione mutando l'indicazione contenuta nell'articolo 24 che, invece, assegnava alle sezioni unite penali l'esame del ricorso. Nel cambiare le sezioni unite penali con le sezioni unite civili il Senato ha, evidentemente, dimenticato di modificare la parte successiva, che richiamava il rito penale davanti alle sezioni unite penali.
Oggi, con questo monco intervento emendativo operato al Senato, l'esame del ricorso viene affidato alle sezioni unite civili, ma il rito indicato dal legislatore è quello penale.
È un errore chiarissimo della maggioranza - che è costretta all'approvazione di questo provvedimento che a tutti i costi deve sospendere il decreto n. 160, perché non si possono toccare la carriera e le funzioni dei magistrati -, che va avanti anche di fronte a palesi errori che ne produrranno di ulteriori.
In Commissione vi sono state interpretazioni fantasiose, vi è stata una resa incondizionata del legislatore rispetto alle esigenze della politica di basso profilo. Noi a queste esigenze non vogliamo contribuire e tentiamo la via di un emendamento saggio, al quale - come ha detto giustamente l'onorevole Buemi - non si può essere contrari. Pertanto, riteniamo di dover correggere il riferimento al rito penale con il riferimento a quello civile.
Pensate l'assurdo: vi saranno le sezioni civili che opereranno secondo le regole del rito penale. Da ciò deriverà inevitabilmente un grande caos e una difficoltà per l'interprete. Quindi, ci sarà il caso deciso dalle sezioni unite civili con il rito penale e l'interprete che indulgerà nell'errore applicando il rito civile. A tale errore non possiamo non porre rimedio, non si può giungere all'approvazione di un testo consapevoli che quest'ultimo contiene sviste e assurdi giuridici!Pag. 103
Pertanto, invito la maggioranza e il Governo a ragionare su questo emendamento e a non procedere come un carro armato solo perché bisogna giungere all'approvazione di questo provvedimento. Stiamo dimostrando buonsenso, stiamo dimostrando impegno a collaborare, lo abbiamo fatto al Senato e lo stiamo facendo anche qui alla Camera. Ci avete contingentati, ci avete ridotti nel nostro ruolo parlamentare, eppure siamo ancora qui a discutere!
Vi chiediamo un gesto di serietà, in quanto non possiamo accettare di essere legislatori così diminuiti dai condizionamenti esterni (Applausi dei deputati dei gruppi UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro), Forza Italia e Lega Nord Padania)!
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Deputato Presidente, anche in riferimento a questo aspetto - ricordato dall'onorevole Mazzoni, spiegando la genesi di questa situazione un po' comica, vale a dire quella di giudici civili che applicano la procedura penale e speriamo non viceversa -, in quest'aula, in Commissione e in seno al Comitato per la legislazione si sono sentite le più diverse giustificazioni e i più diversi tentativi di arrampicarsi sugli specchi da parte degli esponenti della maggioranza, del relatore e del rappresentante del Governo. Quest'ultimo, peraltro, ha dovuto ammettere che in effetti si trattava di una situazione dovuta alla fretta con la quale questo provvedimento è stato esaminato dal Senato e ad una dimenticanza, e che comunque si sarebbe potuto facilmente ovviare a questo errore attraverso un'azione interpretativa che, francamente, non riteniamo possa giungere addirittura a modificare gli aggettivi da «penale» a «civile» in ordine alle regole di procedura da applicarsi.
Altri hanno poi detto (lo stesso relatore l'ha detto al Comitato per la legislazione e, credo, l'ha ripetuto in Assemblea), come, in teoria, non possa escludersi che un giudice civile eserciti la sua giurisdizione con la procedura penale; fatto vero in punto di stretto diritto ma, com'è di tutta evidenza, totalmente assurdo non solo nella prassi ma anche nello svolgimento quotidiano dei procedimenti nelle aule di giustizia italiane, e non solo.
Questa mattina ho sentito un altro collega, che si vantava di essere magistrato, asserire che le due procedure, civile e penale, nell'ambito del giudizio della Corte di cassazione non presentano rilevanti differenze e, quindi, che va tutto bene.
Questi interventi abbastanza singolari, per non dire altro, sono la testimonianza più evidente del fatto che si tratti di un errore che deve essere corretto ed il Parlamento, che sta procedendo all'esame del disegno di legge, dovrebbe correggerlo senza farsi condizionare da presunti motivi di fretta. Non si capisce per quale motivo il provvedimento non potrebbe tornare al Senato per l'approvazione subitanea di qualche correzione, come avviene normalmente nei lavori parlamentari, evitando l'assurdità di produrre norme palesemente sconclusionate.
Non posso che richiamare il parere espresso dal Comitato per la legislazione, che ha proprio il compito di indicare i difetti in termini di produzione tecnico-legislativa e che, di fronte a questa situazione, non poteva che raccomandare alla Commissione di merito, al relatore e all'Assemblea di correggere questa stortura, al di là degli interventi «cosmetici» prodotti (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, credo sia stato detto quasi tutto su questa aberrazione giuridica. Vorrei solo fare presente che stiamo per introdurre una norma che andrebbe gravemente a danno dei magistrati che dovranno utilizzarla.Pag. 104
Dagli atti del Parlamento (che avranno pur un qualche valore) emergeranno due soluzioni completamente diverse, l'una che sosterrà di procedere con il rito penale e l'altra che affermerà (ne fa parte l'onorevole Tenaglia, che è uomo di diritto e di esperienza) che, essendo un errore di scrittura, le sezioni unite civili della Cassazione, nonostante sia scritto «penale», applicheranno il rito civile. Ciò significherà che il primo magistrato che sbaglierà rito, fidandosi del Parlamento e leggendo le soluzioni possibili indicate nel testo della norma, si ritroverà con il proprio ricorso respinto, perché avrà applicato il rito penale e le sezioni unite della Cassazione considereranno il rito civile o viceversa.
Mi chiedo perché non fare chiarezza, perché non fare ciò che è doveroso per il Parlamento, cioè scrivere una norma che abbia senso. Sarebbe come se avessimo realizzato un codice di procedura penale dove vi fosse scritto che lo stesso si applica nel processo civile e viceversa. Né si può citare, come fa il rappresentante del Governo, il fatto che in sede di procedimento disciplinare si applichi il rito penale, perché è una situazione completamente diversa. Non si tratta di un giudice ma di un organo amministrativo e giudiziario.
Mi chiedo perché non rimandare il testo al Senato almeno per questo aspetto. Ho il sospetto - e lo dico chiaramente - che la maggioranza non si senta abbastanza compatta per affrontare al Senato una situazione così modesta come questa.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, penso che il punto di diritto di cui stiamo discutendo sia stato ben illustrato dai colleghi che mi hanno preceduto in questa discussione. Si tratta della materia delle impugnazioni per quanto riguarda i provvedimenti disciplinari, dove il Senato è intervenuto con una modifica, spostando la competenza della sezione filtro (attribuita prima alle sezioni unite penali della Corte di cassazione) alle sezioni unite civili, dimenticandosi - perché di dimenticanza si è trattato - di adeguare la procedura. Per cui, ci troviamo delle sezioni unite civili alle quali si applicherà il rito penale. Tuttavia, vorrei stigmatizzare - desidererei che anche la Presidenza della Camera si facesse carico di tale questione - l'atteggiamento tenuto da alcuni componenti della maggioranza, dal relatore e dal rappresentante del Governo nel dibattito sia in Commissione sia stamattina nel corso della discussione sulle linee generali.
Alcuni colleghi hanno rimesso all'interprete...
PRESIDENTE. La prego di concludere.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, questa è una questione...
PRESIDENTE. Lei aveva terminato il suo tempo ed io le sto dando un minuto: la prego di non esagerare.
CAROLINA LUSSANA. Allora, chiedo al Governo di dire a chiare lettere qual è l'intenzione del legislatore, cioè se dovremo riferirci alla volontà dell'interprete...
PRESIDENTE. La invito a concludere.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, devo concludere un attimo il ragionamento. Infatti, il Governo ha affermato che la volontà espressa dal legislatore del Senato era quella di prevedere il rito penale per le sezioni civili. Mi risulta che al Senato...
PRESIDENTE. Lei non può abusare! Lei non ha la parola. Lei non può abusare della cortesia del Presidente (Proteste dei deputati del gruppo Lega Nord Padania)!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Laurini. Ne ha facoltà.
GIANCARLO LAURINI. Signor Presidente, è veramente incredibile che si debba continuare ad insistere su un argomentoPag. 105sul quale siamo tornati in Commissione questa mattina e questo pomeriggio. Ma è veramente così importante evitare che si vari un provvedimento con questo errore tecnico marchiano, di cui è inutile cercare di minimizzare l'importanza? Sono convinto che nella fase applicativa ci saranno e si creeranno problemi, difformità di trattamento, incertezze gravi. Mi chiedo se sia mai possibile varare in questa Camera un provvedimento che nasce male, che nasce già con l'incertezza o con la convinzione da parte di molti di noi che creerà una serie di gravi e difficili problemi, proprio nel giudizio disciplinare davanti alle sezioni unite della Cassazione per i magistrati: è una cosa veramente inimmaginabile.
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Appena conclusa la votazione, le darò la parola sull'ordine dei lavori.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Lussana 1.600 e Mazzoni 1.601, non accettati dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 440
Votanti 439
Astenuti 1
Maggioranza 220
Hanno votato sì 186
Hanno votato no 253).
Ha facoltà di parlare il deputato Antonio Leone.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, non sfuggirà alla sua sensibilità il fatto di dover togliere la parola a colleghi illustri che intervengono sul merito del provvedimento per la questione dei tempi, e voglio semplicemente sottoporle un'anomalia relativa al provvedimento stesso. Quando abbiamo approvato il provvedimento nella scorsa legislatura, vennero contingentati i tempi in maniera leggermente diversa, tant'è vero che vennero assegnate 21 ore in tutto, a differenza di oggi in cui sono state assegnate 17 ore.
Quale discrasia è avvenuta? Nella scorsa legislatura 12 ore vennero assegnate per l'esame del provvedimento e 9 ore per la discussione sulle linee generali. Lei comprende, perché è presente in quest'aula oramai da tanto tempo, e sa benissimo come avvengono le discussioni sulle linee generali e per il prosieguo dei lavori. In questa fase, invece, è accaduto esattamente il contrario: sono state assegnate 10 ore per la discussione sulle linee generali e 7 ore per il seguito dell'esame del provvedimento.
Mi sembra che sia un'anomalia rispetto all'andamento normale dei lavori. Non mi venga a dire, Presidente, che il tutto deriva dal fatto che il tempo di 30 minuti, nel momento in cui si chiede l'ampliamento della discussione sulle linee generali, deve essere moltiplicato per il numero dei gruppi perché, per così dire, si darebbe la zappa sui piedi: infatti, anche ciò rappresenta una conseguenza dell'aumento dei gruppi da lei deciso.
Perciò, Presidente, ritengo che buon senso voglia, anche alla luce del fatto che stiamo per presentare una cinquantina di ordini del giorno, che si possano ampliare i tempi previsti, che a noi sembrano costituire una anomalia.
La ringrazio, Presidente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Grazie a lei.
Per quanto riguarda l'ampliamento dei tempi, lei sa meglio di me che è stato normalmente concesso un incremento pari ad un terzo dei tempi originariamente assegnati, il che è avvenuto anche in questa occasione. Del resto, ho concesso interventi supplementari, fino ad un minuto,Pag. 106ed è vero che sono intervenuto presso autorevoli colleghi, ma dopo questa ulteriore concessione.
Per quanto riguarda invece l'ampiezza dei tempi di contingentamento, questi sono stati previsti del tutto in linea con i precedenti; ricordo, a titolo di esempio, che in questa legislatura, per il seguito dell'esame della legge comunitaria, che si componeva di 21 articoli, sono stati assegnati 7 ore e 30 minuti; nella scorsa legislatura, furono assegnate sette ore per il seguito dell'esame per una serie diffusissima di progetti di legge che non sto qui ad enumerarle. Ricordo che nella XIV legislatura, per la prima lettura presso la Camera dei deputati del disegno di legge di riforma dell'ordinamento giudiziario, era stato previsto un contingentamento pari a 20 ore e 55 minuti, di cui 9 ore per la discussione sulle linee generali e 11 ore e 55 minuti per il seguito dell'esame.
Rilevo, peraltro, che il testo si componeva originariamente di un numero molto ampio di articoli - erano infatti 17 - e che il provvedimento aveva una portata assai ampia, trattandosi, appunto, di un riassetto complessivo dell'ordinamento giudiziario. Il provvedimento al nostro esame, invece, si compone di quattro articoli, che prevedono la sospensione degli effetti di alcuni dei decreti legislativi emanati in attuazione della legge di riforma dell'ordinamento giudiziario. Dunque, mi pare che possiamo considerarci paghi di tale riflessione.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Bongiorno 1.602.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bongiorno. Ne ha facoltà.
GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente, intervengo soltanto per precisare che questo emendamento, in realtà, ha la stessa ratio delle precedenti proposte già discusse; era infatti diretto a sanare la discrasia penale-civile. Perché, però, è diverso dagli altri, benché ispirato dalla stessa ratio? Perché, ritenendo il procedimento disciplinare più simile al processo penale, avremmo preferito rendere coerente l'applicazione del rito penale con la competenza delle sezioni unite penali della Cassazione.
Essendo appena stato respinto un emendamento ispirato alla stessa ratio, mi limiterò a fare una semplice osservazione; come avrete notato, noi di Alleanza Nazionale ci siamo molto limitati nell'esprimere le nostre osservazioni. In tal caso, però, se questa disposizione, come è molto probabile, «passerà», onestamente io mi vergognerò di un testo nel quale è previsto questo tipo di discrasia. Comunque, invito tutti a riflettere sulla questione, pur consapevole, purtroppo, che di fatto la proposta emendativa è stata già respinta con la precedente votazione.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Bongiorno 1.602, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 446
Votanti 445
Astenuti 1
Maggioranza 223
Hanno votato sì 182
Hanno votato no 263).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 1.171.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, un'espressione molto significativa dice che vi è un silenzio che è assordante. Ed è il silenzio di questa maggioranza - oltre che del Governo, che vedo molto impegnato in altre occupazioni - su questioni così serie.
Abbiamo posto serie questioni di fondo, che riguardano anche l'immagine e laPag. 107dignità del Parlamento. Ebbene, in proposito non abbiamo ascoltato neppure una spiegazione convincente e ragionevole.
Entrando nel merito dell'emendamento in oggetto, il testo dell'articolo 32-bis è stato cassato dal Comitato per la legislazione. Non si può dire che per i fatti commessi anteriormente (ci riferiamo sempre ai procedimenti disciplinari) alla data di entrata in vigore delle disposizioni del presente decreto continuano ad applicarsi gli articoli 17, 18, 19 e 20 del regio decreto del 1941, anno XIX dell'era fascista.
Signor relatore, lei che dà risposte sempre così acute, come si può scrivere in un testo di legge che continuano ad applicarsi norme dichiarate abrogate? Tutt'al più si potrà far rinvio al contenuto, ma non si potrà mai dire che si continua ad applicare ciò che ha smesso di essere applicato! Non stiamo facendo il gioco delle tre tavolette, stiamo scrivendo leggi per il paese. Qualunque modesto studente sa che una norma abrogata non può continuare ad applicarsi, ma semmai è consentito fare rinvio al contenuto di una norma abrogata, rimettendolo in vigore con una volontà espressa. In questo caso, abbiamo scritto una bestialità.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Gamba. Ne ha facoltà.
PIERFRANCESCO EMILIO ROMANO GAMBA. Deputato Presidente, il mio intervento vuole sottolineare come le motivazioni del tutto convincenti dell'onorevole Pecorella siano state completamente recepite da una condizione contenuta nel parere espresso dal Comitato per la legislazione che, contrariamente a quanto affermato da qualche collega questa mattina, non è stato assunto a maggioranza. Infatti, sul testo finale vi è stata unanimità, come quasi sempre accade in occasione dei pareri di tale Comitato.
Si è ritenuto particolarmente significativo - ma per certi versi assurdo - che nel testo sia prevista una dizione che fa riferimento ad una continuità di applicazione di norme in occasione della sospensione di quelle sopravvenute, che non può esistere. Il concetto è stato ribadito più volte, ma non ve ne sarebbe stata necessità se i colleghi si fossero semplicemente presi la briga di leggere il testo all'esame, perché la locuzione «continuare ad applicarsi» evidentemente presuppone che non vi sia stata soluzione di continuità nella vigenza delle norme cui si fa riferimento. Questo è proprio il contrario di quanto accaduto, perché le norme di cui si vorrebbe questa singolare reviviscenza erano state già abrogate e quindi cancellate dall'ordinamento giuridico. Pertanto, esse dovrebbero essere eventualmente richiamate in vita. Ma per fare questo, al di là delle discussioni che pure si potrebbero fare in ordine all'effettiva possibilità di siffatta circostanza all'interno dell'ordinamento italiano, si dovrebbe utilizzare la diversa indicazione contenuta nel testo dell'emendamento dell'onorevole Pecorella. Quindi, nel corso della sospensione delle norme di cui ci stiamo occupando, si applicano quelle per le quali si fa un riferimento esplicito. E allora, la norma che sarebbe approvata in questo caso dal Parlamento, trattandosi di fonte primaria, si richiamerebbe ad un testo che sarebbe reintrodotto come se fosse nuovo. L'unica cosa che certamente non si può fare è quella prevista dal testo che si vorrebbe emendare, ovvero la continuità di applicazione, in quanto continuità non vi può essere atteso che le norme in questione sono state abrogate in precedenza dall'ordinamento. Quindi, è evidente che il Comitato per la legislazione non poteva che esprimere un parere condizionato alla modifica di questo punto, così come degli altri su cui si è già discusso.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 1. 171, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 453
Votanti 442
Astenuti 11
Maggioranza 222
Hanno votato sì 187
Hanno votato no 255).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato sì 267
Hanno votato no 185).
(Esame dell'articolo 2 - A.C. 1780)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1780 sezione 5). Avverto che non risultano proposte emendative segnalate.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 456
Maggioranza 229
Hanno votato sì 338
Hanno votato no 118).
(Esame dell'articolo 3 - A.C. 1780)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e delle proposte emendative ad esso presentate (Vedi l'allegato A - A.C. 1780 sezione 6). Avverto che non risultano emendamenti segnalati.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 459
Votanti 458
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato sì 267
Hanno votato no 191).
Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli articoli aggiuntivi segnalati.
FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario su tutti gli articoli aggiuntivi segnalati.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Costa 3. 01, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato sì 194
Hanno votato no 266).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Costa 3.03, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 460
Maggioranza 231
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 267).
(Esame dell'articolo 4 - A.C. 1780)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 e delle proposte emendative ad esso riferite (Vedi l'allegato A - A.C. 1780 sezione 7). Invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione sugli emendamenti all'articolo 4, aggiuntivi.
FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
ERMINIA MAZZONI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Presidente, vorrei chiarire che non si tratta di articoli aggiuntivi, ma di emendamenti all'articolo 4.
PRESIDENTE. Gli articoli aggiuntivi erano quelli riferiti all'articolo 3. Questi sono relativi all'articolo 4.
ERMINIA MAZZONI. Il relatore ed il Governo hanno fornito i propri pareri nella convinzione di averli dati sugli emendamenti all'articolo 4. Visto che lei invece ha richiamato gli articoli aggiuntivi, li prendiamo per buoni o devono fornire un ulteriore parere?
PRESIDENTE. Svolga intanto il suo intervento sul suo emendamento 4.5.
ERMINIA MAZZONI. Bene, ma vorrei sapere su cosa devo svolgere il mio intervento, perché potrebbe darsi che il Governo impazzisca e mi dia un parere favorevole sull'emendamento che ho presentato all'articolo 4, visto che lei ha chiesto di dare il parere sugli articoli aggiuntivi e questo invece è un emendamento.
PRESIDENTE. Semplifichiamoci la vita: chiediamo di nuovo il parere del relatore e del Governo sugli emendamenti all'articolo 4.
FEDERICO PALOMBA, Relatore. Signor Presidente, anche in questo caso la Commissione esprime parere contrario.
PRESIDENTE. Il Governo?
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo concorda con il parere espresso dal relatore.
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Mazzoni 4.5.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Signor Presidente, alla base del mio emendamento vi sono le stesse motivazioni che hanno ispirato il precedente emendamento del collega Pecorella: ancora una volta, si pone un problema di tecnica legislativa (non voglio pensare che si tratti di ignoranza legislativa). Anche il parere del Comitato per la legislazione è in tal senso.
L'articolo 4 richiama disposizioni che sono state abrogate dalla legge di riforma e che, quindi, sono uscite dal nostro ordinamento. Il testo stabilisce che «continuano ad applicarsi» fino al 31 luglio 2007 le norme del regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12. Se la formulazione dell'articolo dovesse rimanere qual è, non soltanto consegneremmo all'interprete, ancora una volta, una legge che non darebbe prospettive, ma gli affideremmo il difficile compito di capire quale sia, dopo l'approvazione, la normativa vigente.
Mediante l'emendamento che ho presentato cerco di recuperare, almeno in parte, l'efficacia del testo di legge, chiarendo, in maniera opportuna, che le disposizioni contenute nel regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12, «si applicano» fino al 31 luglio 2007, data entro la quale il Governo dovrebbe finalmente disvelare le sue linee in merito all'organizzazione delle funzioni dei magistrati. Se il Governo si renderà conto che dobbiamo affrontare un gravissimo problema, entro la data indicata dovremmo avere risposta almeno a questi dubbi. Fino a tale data, però, diamo agli operatori del diritto qualcosa di chiaro: offriamo agli interpreti, ma anche ai cittadini in generale, la possibilità di fare riferimento, in maniera certa, alle norme contenute nel regio decreto 30 gennaio 1941, n. 12.
Se, nel fare tutti i suddetti riferimenti, sono stata un po' petulante (soprattutto se si considera che il testo del mio emendamento è alquanto sintetico), è perché continuo a sperare di poter produrre un atteggiamento positivo nei colleghi della maggioranza. Il testo in esame è pieno di errori ed imprecisioni. Non so se siate realmente convinti che stiamo rendendo un servizio alla giustizia (anzi, che lo stiate rendendo voi, perché noi non ci sentiamo corresponsabili: quello che potevamo fare l'abbiamo fatto e continueremo a farlo nei pochi minuti che ancora ci restano); ad ogni modo, avreste la possibilità di accontentare coloro che volete accontentare conservando un po' di dignità come operatori politici, come legislatori.
Voglio ripetere, ancora una volta, sperando di toccare le vostre corde sensibili, che, grazie all'Italia dei Valori, è caduta, al Senato, la disposizione relativa all'entrata in vigore della legge, originariamente stabilita per il giorno successivo a quello di pubblicazione. Poiché la legge entrerà in vigore quindici giorni dopo la pubblicazione, potremmo migliorare, correggere il testo e rimandarlo al Senato, dove un accordo di buonsenso consentirebbe di lavorare e di rendere operativo un provvedimento che pretendete di approvare (lo potete dire, è chiaro l'accordo). In quindici giorni, credo che potremmo fare un lavoro serio.
Emendamenti come quello in esame non hanno carattere politico: sono emendamenti seri. Orbene, non vedo perché abdicare anche alla minima serietà personale, che ciascuno di noi dovrebbe avere il buon gusto di conservare in ogni sede, ma ancora di più in questa (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Santelli. Ne ha facoltà.
JOLE SANTELLI. Signor Presidente, credo che le argomentazioni testé esposte dall'onorevole Mazzoni siano assolutamente convincenti. Dall'esame di questo disegno di legge abbiamo potuto notare enormi imprecisioni contenute nel testo e gravissimi errori.
Non è la prima volta che in questa Camera ci apprestiamo a votare testi nei confronti dei quali la stessa maggioranza nutriva dubbi, anzi, più che dubbi, sicurezze di incostituzionalità.
Oggi votiamo dei testi sbagliati! Credo che l'onorevole Mazzoni abbia detto conPag. 111molta sincerità e chiarezza le motivazioni che spingono a votare a favore di questo emendamento, al quale chiedo di apporre la mia firma.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Costa. Ne ha facoltà.
ENRICO COSTA. Signor Presidente, l'emendamento illustrato dalle colleghe Mazzoni e Santelli fa parte di una serie di proposte emendative che tendono a recuperare in termini costruttivi il testo del cosiddetto vecchio ordinamento giudiziario.
Siamo in presenza di una norma che sospende gli effetti della riforma Castelli, in particolare quello abrogativo delle norme del vecchio ordinamento giudiziario. Al Senato si è cercato di correggere questo errore, inserendo questo 4-bis, in cui si prevede una continuità di applicazione delle norme del vecchio ordinamento giudiziario. Ma quando si dice che si continuano ad applicare quelle disposizioni significa che si sarebbero dovute applicare anche in precedenza! Ciò non è accaduto e gli emendamenti puntano a correggere questo errore.
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, il deputato Baldelli. Ne ha facoltà.
SIMONE BALDELLI. Signor Presidente, per le ragioni già espresse in maniera esaustiva dalla collega Mazzoni e riprese anche dal collega Costa, che non sono solo di metodo, ma anche di merito, dichiaro di voler sottoscrivere questo emendamento. Mi spiace che sia stato già espresso su di esso parere contrario e mi unisco alle considerazioni della collega Mazzoni.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzoni 4.5, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti 458
Votanti 457
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato sì 193
Hanno votato no 264).
Prendo atto che il deputato Mazzoni non è riuscita a votare ed avrebbe voluto esprimere voto favorevole.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Pecorella 4.1. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, abbiamo un Comitato che probabilmente non risponde, pur avendo un presidente della maggioranza, alla stima e all'attenzione del resto della maggioranza. Mi riferisco al Comitato per la legislazione che, su questo punto, ha detto comunque una cosa chiarissima. Mi meraviglio che si mandi un testo al Comitato per la legislazione e che, nonostante tale Comitato affermi che tale testo non va bene, si faccia come se nulla fosse accaduto.
Collega relatore, il Comitato per la legislazione ha detto che, secondo la circolare sulla formulazione tecnica dei testi legislativi, «se si intende fare rivivere una disposizione abrogata o modificata, occorre specificare espressamente tale intento». È esattamente quello che fa l'emendamento 4.1, con il quale si fa espresso rinvio alle disposizioni del regio decreto del 1941. Allora, se il Comitato per la legislazione è un organo inutile, abroghiamolo! Tale organo garantisce la correttezza nella formulazione delle leggi! Non volete dare retta nemmeno al Comitato, oltre che a noi!
Faccio un'altra osservazione, che prego il relatore e il Governo di valutare. Cosa accade con quella formula secondo la quale continuano ad applicarsi leggi abrogate?Pag. 112
Vuol dire che nel concetto «continuano», le facciamo rivivere dal momento in cui erano state abrogate, quindi, con un'applicazione retroattiva? Non è cosa da poco, perché vorrebbe dire che tutte le situazioni regolate dai decreti legislativi entrati in vigore dovrebbero essere rivisitate e rivalutate alla luce del fatto che rivivono dall'inizio, visto che si dice «continuano ad applicarsi», le norme del regio decreto del 1941, n. 12. Questo è il senso della norma. Se poi questo Parlamento non ha rispetto del senso delle norme, dei contenuti tecnici, delle cattive figure, se non è sensibile, probabilmente, abbiamo fatto una battaglia inutile, ma di cui resterà traccia. Perlomeno, ci tiriamo fuori.
PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Pecorella 4.1, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato sì 195
Hanno votato no 263).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Mazzoni 4.6, non accettato dalla Commissione né dal Governo.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).
(Presenti e votanti 462
Maggioranza 232
Hanno votato sì 169
Hanno votato no 266).
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).
(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 268
Hanno votato no 198).
(Esame degli ordini del giorno - A.C. 1780)
PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli ordini del giorno presentati (Vedi l'allegato A - A.C. 1780 sezione 8).
Qual è il parere del Governo?
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo assume l'impegno sull'ordine del giorno Mario Pepe n. 9/1780/1 (Commenti)...
PRESIDENTE. Vi prego, colleghi...
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Colleghi, se chiedete qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno presentati, vi dico che li ho letti, studiati, non li ho decifrati...
PRESIDENTE. Mi scusi, sottosegretario Scotti, per il parere sugli ordini del giorno le formule sono tre: accettato, accolto come raccomandazione e non accettato (Applausi).
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accetta gli ordini del giorno Mario Pepe n. 9/1780/1, Pecorella n. 9/1780/2, Dussin n. 9/1780/3, Bodega n. 9/1780/4, Garavaglia n. 9/1780/5, Caparini n. 9/1780/6, Grimoldi n. 9/1780/7, Bricolo n. 9/1780/8, Lussana n. 9/1780/9, Goisis n. 9/1780/10, GibelliPag. 113n. 9/1780/11, Cicu n. 9/1780/12, Biancofiore n. 9/1780/13, Bertolini n. 9/1780/14, Santelli n. 9/1780/15, Costa n. 9/1780/16, Palumbo n. 9/1780/17.
Il Governo accetta altresì gli ordini del giorno Carfagna n. 9/1780/18 e Paniz 9/1780/19.
Signor Presidente, non riesco a decifrare la grafia dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/1780/20.
PRESIDENTE. Chiedo di fornire al rappresentante del Governo una lettura autentica del testo dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/1780/20 e domando all'Assemblea due minuti di attenzione (Commenti). Scusate, almeno di ciò potremmo considerare il rappresentante del Governo incolpevole, nella difficoltà a leggere un testo scritto a mano.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il ministro Mastella più volte ha detto che condivideva il principio della distinzione delle funzioni, altra cosa è la separazione delle carriere. Se questo ordine del giorno impegna il Governo a presentare, quando sostituirà il decreto legislativo n. 160 del 2006 con un proprio provvedimento, qualcosa che confermi il principio della distinzione delle funzioni, allora il Governo si può impegnare per la distinzione delle funzioni stesse, così come indicato più volte dal ministro Mastella anche alla Commissione giustizia.
PRESIDENTE. Mi scusi, o chiede una riformulazione, ed allora spetta ai presentatori dell'ordine del giorno dichiarare se accettino o no la riformulazione, oppure accoglie lo stesso ordine del giorno come raccomandazione: può fare come crede più opportuno.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, vi è una certa confusione tra distinzione e...
PRESIDENTE. Ho capito, ma lei mi consentirà, signor sottosegretario... L'Assemblea deve votare. Quindi, chiede una riformulazione dell'ordine del giorno Baldelli n. 9/1780/20?
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Baldelli n. 9/1780/20.
Il Governo accetta, poi, gli ordini del giorno Testoni n. 9/1780/21, Vitali n. 9/1780/22, Marras n. 9/1780/23, Milanato n. 9/1780/24
(Commenti)...
PRESIDENTE. Per favore, invito i deputati a consentirci di ascoltare i pareri del Governo. Prego, signor sottosegretario, prosegua pure.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accetta, inoltre, gli ordini del giorno Giuseppe Fini n. 9/1780/25 e Laurini n. 9/1780/26.
Signor Presidente, non comprendo l'ultimo rigo dell'ordine del giorno Gardini n. 9/1780/27
(Commenti)...
PRESIDENTE. Vi prego, dovete usare la cortesia a chi legge un testo scritto a mano di poterlo «decodificare». Il sottosegretario Scotti lo sta facendo.
Chiedo, per favore, alla deputata Gardini se vuole essere così gentile da dare una lettura pro veritate del testo del suo ordine del giorno n. 9/1780/27
(La deputata Gardini si reca al banco del Governo). Grazie molte, deputata Gardini, è molto gentile.
Sottosegretario Scotti qual è, dunque il parere del Governo sull'ordine del giorno Gardini n. 9/1780/27? La prego di leggerne il testo, anche a beneficio degli uffici.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Signor Presidente, il Governo accetta l'ordine del giorno Gardini n. 9/1780/27, che recita: «La Camera impegna il Governo a comunicare annualmente il numero dei magistrati radiati».
PRESIDENTE. Grazie, signor sottosegretario. Qual è il parere del Governo sull'ordine del giorno Consolo n. 9/1780/28?
Pag. 114LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Scusi, signor Presidente, non ne capisco il contenuto, non la grafia (Commenti)...
PRESIDENTE. Su questo, la prego, mi aiuti lei e dica se accetta o meno l'ordine del giorno ovvero lo accoglie come raccomandazione. Invito l'Assemblea ad ascoltare la risposta.
Come avete visto, precedentemente, ho favorito un'attenta lettura e mi pare che adesso il rappresentante del Governo dica di intendere perfettamente la grafia, ma di avere un'incertezza interpretativa del testo. Dunque, è ora compito del Governo pronunciarsi; non lo possiamo aiutare in altro modo.
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accoglie come raccomandazione l'ordine del giorno Consolo n. 9/1780/00028 (Commenti).
PRESIDENTE. Qual è il parere del Governo sugli ordini del giorno Saglia n. 9/1780/00029 e Lisi n. 9/1780/00030?
LUIGI SCOTTI, Sottosegretario di Stato per la giustizia. Il Governo accoglie come raccomandazione gli ordini del giorno Saglia n. 9/1780/00029 e Lisi n. 9/1780/00030 (Commenti).
PRESIDENTE. Prendo atto che tutti gli ordini del giorno sono stati accettati dal Governo, fatta eccezione per gli ordini del giorno Baldelli n. 9/1780/20, Consolo n. 9/1780/28, Saglia n. 9/1780/29 e Lisi n. 9/1780/30, accolti come raccomandazione. Prendo altresì atto che per questi ultimi, così come per quelli accettati dal Governo, i rispettivi presentatori non insistono per la votazione.
ELIO VITO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ELIO VITO. Semplicemente per dire che lei ha consentito che, poco fa, sugli ordini del giorno si concludesse una pagina poco decorosa e poco decente dei nostri lavori parlamentari (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Lei non doveva permettere che il rappresentante del Governo esaminasse in questo modo gli ordini del giorno, i quali sono stati presentati nei termini previsti dal regolamento. Il rappresentante del Governo, come tutta l'Assemblea, hanno il diritto di conoscerne il contenuto. Il rappresentante del Governo deve esprimere il parere sulla base della conoscenza degli ordini del giorno presentati.
Non è decente che vengano chiamati i deputati a dare interpretazioni autografe dei propri testi ai banchi del Governo (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale) e che il rappresentante del Governo esprima il parere dichiarando di non conoscere o non comprendere il contenuto degli ordini del giorno.
Io non capisco la fretta, signor Presidente; o, meglio, la capisco e ciò mi preoccupa. Tuttavia, il rispetto del lavoro del Parlamento al quale abbiamo tutti contribuito oggi (Dai banchi del gruppo l'Ulivo si grida: Buffone!) avrebbe richiesto, Presidente, che lei avesse avuto l'accortezza di sospendere...
PRESIDENTE. Per favore, chiedo che il deputato Elio Vito possa continuare il suo intervento. Del resto, la critica è rivolta al Presidente e dunque non vi è ragione perché non la possa esprimere. Prego.
ELIO VITO. Signor Presidente, lei avrebbe dovuto sospendere il lavoro per dieci minuti, al fine di consentire al rappresentante del Governo di leggere gli ordini del giorno e permettere all'Assemblea di averne lo stampato, così da poterli votare compiutamente (Applausi dei deputati del gruppo Forza Italia).
PRESIDENTE. Mi permetto di dissentire: il Governo è stato messo nelle condizioni di leggere e valutare i testi (Commenti dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale), anche attraverso laPag. 115collaborazione - che, quando c'è, è gradita - dei parlamentari che, avendo presentato all'ultimo momento, come è loro diritto, un ordine del giorno, in questo modo potevano renderlo più leggibile.
ANTONIO LEONE. Il regolamento, Presidente!
PRESIDENTE. Era facoltà del Governo chiedere una sospensione nel caso avesse avuto qualche dubbio interpretativo o di valutazione. Il Governo non l'ha fatto e l'Assemblea, sovranamente, ha deciso in termini che mi pare non siano contestabili (Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo, Rifondazione Comunista-Sinistra Europea, Verdi e Popolari-Udeur).
ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. La prego però di svolgere il suo intervento senza sollecitare reazioni, grazie. Ne ha facoltà.
ANTONIO LEONE. Signor Presidente, se dovessimo passare alle dichiarazioni di voto finale, potremmo essere impegnati ancora per un paio d'ore...
ROBERTO GIACHETTI. No, ti sbagli!
PRESIDENTE. Per favore! Se non vogliamo complicarci i lavori questa sera, faremmo bene ad ascoltare con attenzione gli interventi che vengono svolti con pieno diritto (Applausi di deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale). Prego, deputato Leone, prosegua pure.
ANTONIO LEONE. Dal momento che è prevista la prosecuzione notturna della seduta, ove mai cominciassimo adesso le dichiarazioni di voto, non potendo tra l'altro interromperle fino alla votazione finale, cadremmo proprio nell'orario della seduta notturna; pertanto, chiedo di sospendere adesso l'esame del provvedimento da parte dell'Assemblea, per riprenderlo con lo svolgimento delle dichiarazioni di voto finale e la votazione finale, così come previsto dal vigente calendario dei lavori. La ringrazio, Presidente (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale).
ROBERTO GIACHETTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Stavo per chiedere ai gruppi di pronunciarsi su tale richiesta, ma lei mi ha anticipato. Prego, ha facoltà di parlare.
ROBERTO GIACHETTI. La ringrazio, signor Presidente. Vorrei semplicemente dire a lei, ai colleghi e all'onorevole Leone che, in base al tempo restante ed all'impegno assunto dalla maggioranza di esaurire l'esame del provvedimento nella serata di oggi, vi sono straordinariamente, come forse non mai, tutte le condizioni per concludere il nostro dibattito in pochi minuti e per arrivare, se Dio vuole, ad un voto (Commenti del gruppo Forza Italia)...
EMERENZIO BARBIERI. Giachetti, vai a casa!
ELIO VITO. È un indecenza!
ROBERTO GIACHETTI. Magari l'onorevole Elio Vito, che parla di indecenza e poi si comporta in modo indecente, potrebbe essere anche invitato dalla Presidenza a lasciare concludere i colleghi quando parlano!
Vorrei dire molto serenamente, signor Presidente, che credo vi siano tutte le condizioni, anche attraverso un contenimento dei tempi di intervento da parte della maggioranza, per giungere rapidamente, ed entro un'ora assolutamente ordinaria per le nostre sedute, all'approvazione definitiva del provvedimento in esame, così come è del resto previsto (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
GIUSEPPE CONSOLO. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
Pag. 116
GIUSEPPE CONSOLO. Signor Presidente, il disegno di legge al nostro esame - mi permetto di ricordarlo ai colleghi e pregherei di evitare sghignazzi, frizzi e lazzi! - concerne la riforma dell'ordinamento giudiziario. I colleghi Leone ed Elio Vito le hanno precedentemente ricordato il tempo contingentato e la massima urgenza con cui si è voluto procedere all'esame di un così delicato provvedimento.
Credo, signor Presidente, che quella formulata dall'onorevole Leone sia una proposta di buon senso, poiché consentirebbe a tutti noi di ascoltare cognita causa almeno le dichiarazioni di voto finale, senza la fretta che la tarda ora ed il clima concitato di questi ultimi momenti imporrebbero. Quindi, signor Presidente, siccome dipende da lei accogliere o meno tale richiesta, a nome del gruppo Alleanza Nazionale le chiedo di dare una risposta in senso favorevole.
PRESIDENTE. Il deputato Elio Vito ha chiesto la parola per un richiamo al regolamento. Prego, ha facoltà di parlare.
ELIO VITO. Signor Presidente, mi appello all'articolo 50 del regolamento per ricordare al collega Giachetti - dal quale, detto per inciso, non posso accettare lezioni di bon ton parlamentare, avendo lui, nella scorsa legislatura, manifestato il suo modo di concepire l'opposizione togliendosi la giacca in aula od esponendo striscioni al banco della Presidenza (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia e Alleanza Nazionale) - che, in tutti i casi in cui è stato applicato il contingentamento dei tempi, la Presidenza ha sempre consentito il pieno svolgimento delle dichiarazioni di voto finale, concedendo dieci minuti per gruppo anche quando il tempo a disposizione era stato esaurito.
So bene che lei non intenderà venire meno a questa procedura: da qui, la richiesta del collega Leone. Auspichiamo, inoltre, che, per la dignità del provvedimento e del dibattito parlamentare, vi siano anche colleghi dei gruppi di maggioranza che intendano difendere il provvedimento e che la dichiarazione di voto finale su un provvedimento così importante non sia lasciata solo ai gruppi che l'hanno contrastato.
Per questo motivo, signor Presidente, mi pare opportuno che, accertata la volontà della maggioranza di concludere l'esame del provvedimento questa sera (è un suo diritto, sebbene a noi sembri irragionevole), si proceda ora ad una sospensione e che nella prosecuzione notturna della seduta, d'altra parte già prevista, abbiano luogo le dichiarazioni di voto e il voto finale (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
FABIO EVANGELISTI. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FABIO EVANGELISTI. Signor Presidente, intervengo soltanto per dire che siamo favorevoli a proseguire i nostri lavori con le dichiarazioni di voto finale, e preannuncio che chiederò alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati dei gruppi Italia dei Valori e L'Ulivo).
PRESIDENTE. Come si vede, ci troviamo nella condizione in cui, come è stato già ricordato dal deputato Elio Vito, è giusta consuetudine garantire la possibilità a tutti i gruppi di intervenire per dieci minuti per le dichiarazioni di voto finale, anche qualora il tempo previsto dal contingentamento fosse esaurito. Mi pare una prassi di assoluta limpidità e buonsenso e, infatti, ritengo vada applicata anche in questo quadro.
Ora, è prevedibile che, essendo tredici i gruppi interessati, ciò richieda un certo periodo di tempo. Ma come già si è potuto constatare, alcuni deputati intendono consegnare il testo scritto della loro dichiarazione di voto, senza intervenire (Commenti del deputato Leone)... Questa è una facoltà e non sono in grado di intervenirePag. 117al riguardo. Loro capiranno che è inutile interrompere la seduta nella condizione in cui siamo, visto che possiamo proseguire per meno di due ore e concludere i nostri lavori.
Francamente, capisco l'esigenza di un tempo anche prolungato per svolgere una discussione, ma vi faccio notare che, fin qui, ciò è avvenuto nei modi e nelle forme che avete conosciuto. Dunque, credo si possa assolutamente procedere.
(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 1780)
PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto finale.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Crapolicchio. Ne ha facoltà.
SILVIO CRAPOLICCHIO. Signor Presidente, onorevoli deputati, come già esposto in sede di discussione sulle linee generali, il gruppo parlamentare rappresentato in questo momento da chi vi parla avrebbe ritenuto opportuno che, anziché ad una sospensione della riforma varata in tema di ordinamento giudiziario dal precedente Governo Berlusconi, si procedesse all'integrale abrogazione della stessa.
Infatti, stante il carattere punitivo nei confronti della categoria dei magistrati della normativa in esame, un'integrale abrogazione della stessa avrebbe consentito, da una parte, di porre immediato rimedio agli effetti sfavorevoli di una riforma, come già detto, vessatoria ed espressione di evidenti interessi di parte e, dall'altra, di dare vita ad un ampio dibattito in seno al Parlamento...
PRESIDENTE. Inviterei l'Assemblea ad un comportamento che consenta di ascoltare gli interventi: dopo questa discussione, mi parrebbe il minimo.
SILVIO CRAPOLICCHIO. ... in ordine ad una materia così strategica e complessa come quella della riforma dell'ordinamento giudiziario.
Pur tenendo conto di tali riserve, tuttavia, riteniamo che il quadro derivante dall'approvazione del disegno di legge ad opera del Senato della Repubblica sia comunque da considerarsi positivo.
In primo luogo, concordiamo con l'indirizzo espresso dal Senato in relazione alla disciplina di cui al decreto legislativo n. 160 del 2006 e, dunque, con la sospensione dell'efficacia di tutte le disposizioni dello stesso sino alla data del 31 luglio 2007. In tale contesto, infatti, l'entrata in vigore della riforma, visto l'intento punitivo che l'animava, avrebbe recato immediatamente irreversibili e immodificabili effetti pregiudizievoli per la categoria dei magistrati sotto tutti i profili analiticamente esaminati in sede di discussione sulle linee generali. Riteniamo, pertanto, che la scelta dell'integrale sospensione del decreto legislativo n. 160 del 2006 debba essere condivisa.
Nel medesimo contesto, concordiamo altresì con le ulteriori modifiche apportate dal Senato della Repubblica al testo dei due ulteriori decreti legislativi emanati dal precedente Governo in tema di ordinamento giudiziario, ovvero i decreti legislativi n. 106 e n. 109, entrambi del 2006. In relazione al primo dei due provvedimenti legislativi, apprezziamo le modifiche apportate dal Senato della Repubblica al fine di porre rimedio al pericolo derivante da una forte e rigorosa gerarchizzazione dei rapporti all'interno dell'ufficio del pubblico ministero, voluta proprio dal decreto legislativo n. 106.
Condividiamo altresì le rilevanti modifiche apportate al decreto legislativo n. 109, visto che proprio nella materia disciplinata da tale provvedimento si erano manifestati in modo più eclatante gli intenti punitivi del precedente Governo nei confronti dei magistrati. In tale contesto, concordiamo dunque appieno con le opportune modifiche approvate, onde circoscrivere quanto più dettagliatamente possibile le fattispecie di illecito disciplinare previste dalla precedente normativa, al fine di ovviare ad insidiose disposizioni normative dal carattere volutamente generico ed aperto, e come tali suscettibili diPag. 118applicazione anche arbitraria a danno dei magistrati. A tale proposito - ma gli esempi potrebbero essere innumerevoli -, si riconsiderano ancora una volta disposizioni come quella che stabiliva il generico divieto per il magistrato di tenere, anche fuori dall'esercizio delle proprie funzioni, comportamenti ancorché legittimi che potessero compromettere la credibilità personale, il prestigio, il decoro del magistrato o il prestigio dell'istituzione giudiziaria oppure quella che qualificava come illecito disciplinare il rilasciare dichiarazioni ed interviste in violazione dei criteri di equilibrio e misura.
È indubbio che, a fronte del tenore restrittivo ed insidioso delle suddette disposizioni, l'abrogazione o la ponderata sostituzione delle stesse non può che essere pienamente condivisa, così come devono essere senz'altro condivise le ulteriori positive modifiche analiticamente affrontate in sede di discussione sulle linee generali. Ciò premesso, tralasciando di menzionare gli ulteriori interventi che per l'eccessivo tecnicismo e la limitata portata innovativa appaiono correttamente finalizzati ad armonizzare le modifiche di principio apportate dal Senato della Repubblica alle previgenti disposizioni, sembra potersi concludere che il disegno di legge approvato dal Senato della Repubblica rappresenta comunque un fatto per molti versi positivo per il paese. Se infatti è vero che il carattere strategico, la complessità e la delicatezza della materia dell'ordinamento giudiziario avrebbero richiesto e meritato una più attenta valutazione di tutti i presupposti, ivi comprese le esigenze del mondo forense, onde dare vita, a seguito dell'integrale abrogazione di tutti i decreti legislativi in tale contesto posti in essere dal precedente Governo Berlusconi, ad un'ampia e ponderata riforma, è tuttavia altrettanto vero che, per il momento, l'integrale sospensione del decreto legislativo n. 160 e le rilevanti modifiche apportate agli ulteriori decreti legislativi n. 106 e n. 109 del 2006, con la previsione peraltro di specifiche disposizioni transitorie, rappresentano comunque un apprezzabile miglioramento rispetto alla situazione lasciata in eredità dal precedente Governo.
Per le suesposte ragioni, dunque, e in attesa di un'auspicabile e più ampia e armoniosa riforma della materia dell'ordinamento giudiziario, il gruppo dei Comunisti Italiani della Camera dei deputati preannuncia un voto favorevole sul disegno di legge in esame (Applausi dei deputati del gruppo Comunisti Italiani).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Mazzoni. Ne ha facoltà.
ERMINIA MAZZONI. Vorrei brevemente rappresentare la posizione del gruppo al quale appartengo, anche se credo che essa sia emersa dagli interventi che ho sviluppato in quest'aula nel corso dell'esame del provvedimento. Partirei citando l'esordio della relazione dell'onorevole Palomba, che giustamente fa riferimento alla magistratura, che costituisce un ordine autonomo e indipendente da ogni altro potere, e che cita l'articolo 104 della Costituzione. Allo stesso modo, vorrei anch'io citare un articolo della Costituzione, l'articolo 67, che dice che ogni membro del Parlamento rappresenta la nazione ed esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato. L'articolo 67, allo stesso modo dell'articolo citato per la magistratura all'inizio della sua relazione dal collega Palomba, individua delle caratteristiche particolari nel parlamentare, cioè nel componente delle due Camere del Parlamento: esso attribuisce allo stesso delle caratteristiche molto significative.
Così come l'onorevole Palomba nella sua relazione su questo disegno di legge cercava di invitare l'Assemblea a ragionare, per costruire attraverso il disegno di legge un ulteriore tassello che ci portasse ad essere buoni attuatori delle indicazioni del nostro costituente, allo stesso modo noi ci siamo permessi in quest'aula, rispetto al mandato che ciascuno di noi ha, con la nostra iniziativa, le nostre proposte emendative, i nostri rilievi - a volte anche con qualche tono indubbiamente un po' più forte, tentando solo di farci ascolta- re -,Pag. 119di cercare di raggiungere anche noi l'obiettivo del rispetto della Costituzione: cioè che ciascuno di noi potesse esercitare la sua funzione altissima all'interno di quest'aula senza vincolo, senza condizionamento, libero, come rappresentante di interessi collettivi e degli interessi della comunità.
La legge è fatta per regolare i rapporti civili tra i cittadini, la legge deve essere uguale per tutti. Conosciamo tutti i principi che ispirano le leggi che siamo chiamati ad approvare, eppure spesso restringiamo questi principi fino ad ignorarli. Ciò è accaduto all'interno di quest'aula, come dimostrato dal silenzio della maggioranza e del Governo che ha accompagnato i rilievi svolti da un'opposizione molto corretta, che momento per momento ha spiegato elementi anche tecnici e che con i suoi emendamenti ha cercato di sollecitare una riflessione, che purtroppo non si è realizzata.
Tale silenzio si è registrato anche a fronte della richiesta del collega Vito, sulla quale - come immaginavo - il Presidente non è stato magnanimo. Tra l'altro, la previsione di altre due ore di discussione considerava anche interventi da parte di esponenti della maggioranza, che tuttavia - probabilmente perché non hanno alcun interesse alle questioni della giustizia e quindi alle sorti dei cittadini che tanto vengono penalizzati dall'incapacità della giustizia di essere efficace - in gran parte hanno taciuto, avendo difficoltà ad esprimere una posizione, in quanto concordi nel ritenere questo testo un insieme arrangiato di previsioni normative che alla fine realizzano un obbrobrio giuridico. Altri hanno taciuto perché non condividono l'incapacità di questo Governo di assumere una posizione, nascondendosi dietro una sospensione.
Vorrei essere al 31 luglio 2007 per vedere cosa presenterà il Governo. Probabilmente, proporrà un altro rinvio, così cominceremo con i provvedimenti di proroga delle proroghe, come avviene in settori un po' delicati quando il Governo non ha la forza e la volontà di assumere le decisioni necessarie per consentire al nostro sistema di operare una svolta!
Quindi, il nostro voto sul provvedimento in esame sarà contrario, per motivazioni di carattere politico, di carattere testuale e normativo, che attengono all'impropria e approssimativa tecnica legislativa utilizzata, ma soprattutto per motivazioni di merito.
Infatti, abbiamo condiviso la riforma dell'ordinamento giudiziario, pur formulando obiezioni ed osservazioni. Abbiamo condiviso l'importanza di un lavoro finalmente organico, di riordino della magistratura, un organismo che avrebbe il dovere, nella sua autonomia ed indipendenza, di svolgere una delle funzioni essenziali del nostro sistema, da cui dipendono tanti destini.
È una funzione che dovrebbe essere autonoma, indipendente, imparziale e giusta, perché serve proprio a fare giustizia. Invece, non è autonoma la funzione in quanto vi è il condizionamento delle correnti all'interno della magistratura, non è indipendente perché dipende da queste relazioni, molto spesso non è imparziale per motivazioni particolari e perché vi è un sistema che non consente al magistrato di essere e di apparire imparziale.
A tutto ciò abbiamo cercato di porre rimedio approntando una riforma «coraggiosa» e il coraggio che abbiamo dimostrato non è attenuato dal laborioso cammino che l'ha accompagnata, anzi, è ancora più rafforzato, a differenza di quanto sta avvenendo in Assemblea e di quanto propone il Governo attuale. I tanti punti di revisione e di aggiustamento rappresentano il momento in cui rafforzavamo e confermavamo la nostra determinazione a voler portare a termine ciò che il paese chiede da più di cinquant'anni, qualcosa di fondamentale.
Abbiamo praticato, in tutti i modi, la cosiddetta concertazione. Presidente Bertinotti, lei sa bene di cosa si parla: concertare vuol dire dialogare, ascoltare e, in relazione all'ascolto, produrre un risultato. Nella riforma, come dimostra ciò che stiamo facendo oggi, vi è moltissimo diPag. 120quanto abbiamo ascoltato da magistrati, avvocati ed altre categorie. Vi è anche la sensibilità politica di quella che, all'epoca, era l'opposizione, una sensibilità politica che abbiamo intercettato, e coloro che erano presenti nella passata legislatura dovrebbero avere il coraggio di confermarlo, ma non possono, per dovere di appartenenza.
Abbiamo scritto una riforma che, oggi, non viene, non può essere cassata in maniera così brutale dalla maggioranza attuale.
PRESIDENTE. La prego di concludere.
ERMINIA MAZZONI. Di quella riforma è stralciata solo la parte che attiene allo status fondamentale del magistrato, la possibilità di non essere intaccato nello svolgimento delle funzioni e, quindi, di conservare l'organizzazione processuale, in cui le parti non hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Ciò è quanto il Governo attuale ritiene di dover conservare, cioè il fatto che il cittadino presente in un'aula giudiziaria non ha gli stessi diritti, ma solo i doveri dell'altra parte processuale, il pubblico ministero.
PRESIDENTE. La prego...
ERMINIA MAZZONI. Voteremo contro per queste motivazioni e per le altre che non riesco ad illustrare a causa dei suoi continui richiami (Applausi dei deputati del gruppo UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Mi scusi, ma è mio dovere.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Daniele Farina. Ne ha facoltà.
DANIELE FARINA. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Bongiorno. Ne ha facoltà.
GIULIA BONGIORNO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, il mio intervento è rivolto soprattutto a dimostrare che il disegno di legge, rispetto al quale Alleanza Nazionale voterà contro, è un provvedimento che si inquadra armonicamente in una strategia che non condividiamo, cioè la strategia del rinvio, della sospensione, del differimento.
Questo disegno di legge, il cui titolo mi sembra assolutamente eloquente, si inquadra armonicamente in questa strategia. Non è il primo provvedimento di questo Governo che si inquadra nella strategia del rinvio perché gli unici due interventi di rilevanza fatti da questo Esecutivo in materia di giustizia si inseriscono entrambi in questa strategia. In particolare, se ci dovessimo chiedere cosa hanno in comune gli unici due interventi del Governo in materia di giustizia, potremmo dire che entrambi sono diretti a rinviare sine die problemi enormi. I due provvedimenti adottati finora dal Governo, di cui il primo riguarda l'indulto hanno un comune denominatore: voler risolvere nell'immediatezza un problema che non si riesce ad affrontare, semplicemente rinviandolo.
Come sappiamo, infatti, l'esito dell'indulto è stato disastroso ed ormai quasi tutti ne sono convinti. Stante il limitato tempo che ho a disposizione, ovviamente non posso illustrare appieno perché siamo contrari alla strategia del rinvio. Credo che si sia verificato un fatto abbastanza grave: non ci si è resi conto che con la strategia del differimento, di fatto, si sta abdicando a quello che dovrebbe essere il ruolo del Governo. Un'abdicazione che risulta assolutamente evidente, visto che di fronte a questi interventi omissivi, la magistratura sta addirittura prendendo il posto che dovrebbe avere il Governo. Cosa intendo dire? Non sto contestando la magistratura, sto dicendo che alcuni magistratiPag. 121sono costretti a fare ciò che non fa il Governo. Intendo, in particolare, richiamare quello che già questa mattina ho definito la cosiddetta amnistia «a chiazze». Credo che sia un fatto gravissimo - un fatto di cui, forse, non ci si è resi conto - che in questo paese sia stata già approvata da alcuni uffici giudiziari un'amnistia a «chiazze»: alcuni uffici giudiziari, infatti, hanno stabilito nell'impossibilità di trattare tutti i processi, di posticipare quelli riferiti a reati coperti dall'indulto. La conseguenza di tutto ciò è che, ovviamente, alcuni processi non saranno mai fatti, il che non sarebbe tanto grave se non fosse che - visto che si tratta di provvedimenti «a chiazze» e, quindi, presi per unità territoriali - l'amnistia ci sarà in certe città e non in altre.
Per quanto riguarda il merito del provvedimento, in questo quadro di ritardi e di omissioni ciò che viene proposto è una sospensione; ecco perché ci opponiamo anche per il metodo. In questo contesto il metodo della sospensione non può assolutamente essere accolto. Personalmente, non sono mai stata particolarmente «tenera» con questa riforma perché alcuni suoi aspetti potevano sicuramente essere migliorati, ma, se non ero entusiasta, onestamente resto allibita da un disegno di legge che ne propone la sospensione. Nel paese si stanno facendo amnistie a «chiazze di leopardo» in assenza di provvedimenti del Governo, e si opta per la scelta del differimento dei problemi, con questo provvedimento che si intitola «sospensione», sul quale certamente esprimeremo un voto contrario. Vorrei, infine, richiamare alla vostra attenzione un dato: a nostro avviso, il punto essenziale di questo provvedimento era la parte in cui si ravvisava un'apertura sulla separazione tra magistratura giudicante e inquirente; ebbene, proprio su questo punto si è stabilito di rinviare. Noi non crediamo che si tratti di un rinvio perché non capiamo come, in pochi mesi, si possa realizzare quello che non è stato fatto per anni.
Voglio precisare ancora che si tratta di un rinvio che non registra il favore di alcun ambito; infatti, in Commissione, abbiamo ascoltato gli interventi dei rappresentanti dell'Unione delle camere penali italiane e dell'Associazione nazionale magistrati: la prima chiedeva la separazione delle carriere mentre l'ANM, addirittura, si è dichiarata aperta all'ipotesi dell'incompatibilità territoriale.
La riforma Castelli proponeva una soluzione che avrebbe ottenuto un risultato minimo, la separazione delle funzioni; oggi, cosa propone questo provvedimento legislativo? Propone di sospendere persino la separazione delle funzioni; pertanto, va contro quanto richiesto dalla riforma Castelli, dall'Unione delle camere penali e dalla stessa Associazione nazionale magistrati. Dunque, mi domando se quanti voteranno a favore della sospensione della detta separazione delle funzioni siano consapevoli del fatto che si sta sospendendo una normativa senza incontrare il favore di alcun settore. Ecco perché sostengo che con questa sospensione si sta cristallizzando una situazione che davvero non giova ad alcuno e che sicuramente non verrà risolta da ora a luglio. Pertanto, ritengo che l'unica vera soluzione consisterà nella circostanza che, per i disastri in cui attualmente versa la giustizia, probabilmente non si arriverà a luglio.
Per tali ragioni, annuncio il voto contrario di Alleanza Nazionale (Applausi dei deputati del gruppo Alleanza Nazionale).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Lussana. Ne ha facoltà.
CAROLINA LUSSANA. Signor Presidente, intervengo per annunciare che la Lega Nord Padania voterà contro questo provvedimento legislativo di sospensione della riforma dell'ordinamento giudiziario. Lo farà con rammarico, con sconcerto e con la consapevolezza che con tale rinvio sarà difficile riprendere, in termini di serenità e di confronto, lo spirito riformatore che dovrebbe animare questo Parlamento quando si discute di questioni importanti e di un argomento così delicato quale quello della giustizia. Sicuramente, il congelamento di questo decreto legislativoPag. 122attuativo, in modo particolare della separazione delle funzioni, dell'accesso e della progressione in carriera dei magistrati, è un inaccettabile passo indietro; è un forte condizionamento. È il frutto, anzi, di un forte condizionamento - vorrei utilizzare anche la parola: «ricatto» - di soggetti che non sono presenti all'interno delle aule parlamentari ma che, purtroppo, ne condizionano fortemente, in modo così chiaro e palese, l'operato. Un passo indietro che non può essere giustificato da motivi logici ed oggettivi ma solo da motivazioni ideologiche, che sicuramente appariranno in modo più chiaro nei prossimi mesi. Mi domando ancora - anche se siamo in fase di dichiarazioni di voto finale, ma non ci sono state date risposte chiare né dal relatore né dal Governo - come mai, anche sulle questioni della separazione delle funzioni e della progressione in carriera dei magistrati, non ci si sia voluti confrontare. Qual era il motivo della fretta di dover giungere necessariamente al congelamento di questa riforma? Abbiamo visto come la data del 28 ottobre sia stata considerata a mo' di argomentazione, ma in modo meramente pretestuoso, considerato che già il Consiglio superiore della magistratura aveva invitato i magistrati a scegliere quale funzione intendessero svolgere. Dunque, ci chiediamo a chi giovi tale sospensione; sicuramente, non a questo Parlamento, che, ancora una volta, con questo atteggiamento, rinuncia ad una parte fondamentale della sua autonomia.
Ebbene, noi, nella passata legislatura, abbiamo affrontato il tema della riforma dell'ordinamento giudiziario con la consapevolezza che non si poteva sperare di migliorare il nostro sistema giustizia - la giustizia che offriamo agli utenti, che poi sono i cittadini e sono stati il faro del nostro intento riformatore - se non si fosse partiti dalla base di tutte le riforme e, quindi, dalla legge sull'ordinamento giudiziario con la definizione dello status di giudici e pubblici ministeri.
Noi abbiamo agito cercando di ascoltare tutti; sono stati ricordati innumerevoli passaggi parlamentari. Eppure, abbiamo subito un atteggiamento di «muro contro muro», non si è voluto il confronto, non l'ha voluto l'Associazione nazionale magistrati, non l'hanno voluto le forze politiche che oggi sono maggioranza e che allora erano opposizione in questo Parlamento.
Forse anche allora non erano liberi da condizionamenti e i «no» erano magari dettati dalla partecipazione alle assemblee nazionali dei magistrati in sciopero e dei movimenti «girotondini». Oggi tale condizionamento si manifesta in modo chiaro, con la volontà di non confrontarsi ad ampio raggio e di non apportare modifiche formali assolutamente necessarie per correggere alcuni errori. Si è invece animati dalla fretta perché non si può aspettare e bisogna rispondere a qualcuno non presente in quest'aula, diverso dai cittadini che ci hanno investito del mandato parlamentare. È qualcuno che siede altrove, ma è molto interessato a questa riforma perché è investito in modo diretto dai cambiamenti da essa introdotti.
Il ministro Mastella e questa maggioranza di Governo erano partiti con la volontà di azzerare la riforma. In Senato, anche grazie all'atteggiamento responsabile dell'opposizione, si è riusciti ad evitare il congelamento di due decreti e sono state apportate delle modifiche. Abbiamo partecipato a configurare tali modifiche con atteggiamento costruttivo, trovando condivisione in molti aspetti della nostra riforma. Abbiamo ascoltato affermazioni riguardo la giustezza di alcuni princìpi e di alcuni aspetti fondamentali, eventualità che almeno a me, che avevo partecipato alle discussioni svolte nel corso della passata legislatura, sembrava insperata. Allora gridavate allo scandalo quando si parlava di riorganizzazione dell'ufficio delle procure; adesso il decreto attuativo, anche se con qualche modifica, è stato invece approvato. Stesso discorso vale per l'azione disciplinare e la tipizzazione degli illeciti disciplinari; vi era stato uno scontro molto aspro, ma anche in questo caso si andrà avanti sulla via tracciata dalla riforma Castelli.
Certo, forse al Senato siamo stati buoni. Forse è vero, infatti, che l'impiantoPag. 123non è stato stravolto e che i due decreti legislativi restano in piedi; tuttavia, le modifiche apportate li hanno in qualche modo depotenziati. Si è parlato di possibili scorciatoie o di escamotage per scampare all'azione disciplinare; mi riferisco all'eventualità che il fatto deve avere una certa rilevanza e ai dubbi emersi durante la nostra discussione.
Quello su cui ci siamo scontrati ancora una volta è stata la chiusura totale ad affrontare il tema della separazione delle funzioni e della progressione in carriera dei magistrati.
Nel pomeriggio di oggi ha prevalso la fretta di approvare il disegno di legge; i colleghi della maggioranza non sono neppure intervenuti. Stiamo parlando dell'ordinamento giudiziario, eppure non abbiamo assistito ad alcun intervento autorevole da parte dei colleghi della maggioranza. Forse eravate condizionati, forse vi hanno messo il silenziatore o forse imbarazzati, ricordando ancora una volta il palese errore riguardo ai ricorsi avverso i provvedimenti disciplinari. Avete preferito tacere in un silenzio imbarazzante, rinviando all'interprete, secondo alcuni di voi, o addirittura alla lettera della legge, come affermato dal Governo.
Il Presidente della Camera non aveva la possibilità di concedermi il tempo necessario, ma voglio comunque ribadire al rappresentante del Governo che il Senato voleva che l'errore fosse corretto. I presidenti di gruppo sono stati contattati ed avevano dato il loro assenso a farlo attraverso il drafting legislativo. La Camera, invece, è andata in direzione diversa, non si sa perché. Pertanto, consegniamo ai cittadini un provvedimento sbagliato contenente un errore palese. È davvero indecoroso rispetto al ruolo svolto da tutti noi. Ma che legislatori siamo? Siamo davvero degli «azzeccagarbugli» e dei legislatori pasticcioni! Allora fanno bene i cittadini a criticarci ed a metterci in ridicolo, non solo riguardo alla vicenda de Le Iene, ma anche per fatti gravi come questi, dove si riconosce l'errore, ma si fa finta che non ci sia, tra il silenzio imbarazzante di tutti.
Noi temiamo che questo differimento sarà una pietra tombale della riforma dell'ordinamento giudiziario su un aspetto che, viceversa, è fondamentale. Non si minaccia l'indipendenza dei magistrati parlando di separazione delle funzioni: che sia invece una separazione seria! Il gruppo della Lega Nord non ha paura di parlare addirittura di separazione delle carriere.
Questo non è un vulnus al nostro sistema democratico, ma vuol dire realizzare veramente il principio del giusto processo, la parità tra accusa e difesa, la terzietà del giudice. Questa è una garanzia per i cittadini, che sono il faro della nostra azione legislativa, o almeno dovrebbero esserlo. È inaccettabile la convinzione che qualcuno vorrebbe condizionare i magistrati; noi non abbiamo mai avuto tale intento: almeno questo deve essere riconosciuto.
Ormai è chiaro che qualcosa non va per quanto riguarda la progressione in carriera dei magistrati. I cittadini si trovano di fronte ad errori giudiziari enormi e si chiedono perché non si intervenga con l'azione disciplinare, perché non si radii il magistrato colpevole e invece gli si consenta di proseguire nella carriera. Ricordo ancora come durante lo svolgimento di un'interrogazione urgente abbiamo discusso con il ministro Mastella di un magistrato che si è dimenticato di depositare una sentenza e per tale dimenticanza probabilmente un mafioso ergastolano verrà rimesso in libertà il 3 novembre. Quel magistrato che fine dovrà fare? Certo per i cittadini, e non per la Casa delle libertà, che magari pensa alla magistratura come ad una casta intoccabile, quel magistrato dovrebbe cessare dalle proprie funzioni.
Riteniamo che si sia persa un'occasione e confermiamo la nostra contrarietà a questo provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Lega Nord Padania).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Buemi. Ne ha facoltà.
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ENRICO BUEMI. I deputati de La Rosa nel Pugno voteranno a favore di questo provvedimento di legge per ragioni di disciplina di coalizione, non certo per condivisione del contenuto. La sospensione del decreto delegato n. 160 del 5 aprile 2006, che prevede l'attuazione della separazione delle funzioni, rappresentava un punto minimo di partenza in un processo di cambiamento dell'attuale ordinamento giudiziario che poteva, in qualche misura, avvicinarci al principio costituzionale dell'articolo 111.
Radicali e socialisti da sempre ritengono che non vi sarà attuazione dell'articolo 111 della Costituzione sul giusto processo, se non si realizzerà in maniera compiuta la separazione effettiva delle carriere tra pubblico ministero e giudici. La terzietà del giudice non può avere compromessi che fanno perdere la sua autonomia e vengono meno a un'impostazione assolutamente equidistante tra accusa e difesa. Le ragioni di questa nostra insoddisfazione sono evidenti: invece di modificare una legge certamente inadeguata e piena di contraddizioni, si è preferito sospenderne l'attuazione riportando l'orologio all'indietro.
Ricordo anche ai colleghi dell'opposizione che le responsabilità di questa situazione sono in primo luogo in capo a coloro che, avendo numeri importanti e una grande maggioranza e avendo governato per cinque anni, non sono stati in grado di introdurre un principio fondamentale in un ordinamento giudiziario moderno e di cultura europea.
Ai colleghi della maggioranza dico con molta chiarezza che non saremo disponibili a proroghe future e oggi dichiariamo la nostra piena disponibilità ad un confronto che deve vedere maggioranza ed opposizione riesaminare le questioni che oggi abbiamo lasciato aperte, ma che devono trovare una loro giusta composizione all'interno del tempo stabilito con questo provvedimento. Contiamo sull'apporto di tutte le forze politiche di maggioranza e di opposizione, ma anche del Governo, delle associazioni e della cultura diffusa in materia giuridica che esiste nel nostro paese. Riteniamo, però, che questo debba avvenire senza pregiudizi, ma anche senza condizionamenti esterni di qualsiasi tipo, dovendo avere come unico riferimento gli interessi generali del paese ed, in particolare, l'obiettivo di realizzare un sistema giudiziario che preveda l'applicazione di una giustizia giusta (Applausi dei deputati del gruppo La Rosa nel Pugno).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Nardi. Ne ha facoltà.
MASSIMO NARDI. Signor Presidente, ci stiamo preparando a votare la sospensione di quella che è stata definita da molti la «riforma Castelli», la riforma dell'ordinamento giudiziario. Nell'accingerci ad esprimere il voto finale su tale provvedimento, dovremmo chiederci, in maniera significativa, cosa rappresenti la giustizia per il nostro popolo, cosa si aspetti il cittadino dalla giustizia italiana. Ebbene, io credo che la prima cosa che ognuno si aspetta, compreso il cittadino italiano, è di poter avere fiducia nella giustizia. Invece, più di un collega ha ricordato, oggi, che soltanto il 30 per cento dei nostri cittadini pensa sia possibile avere una giustizia giusta.
Cos'abbiamo fatto noi rispetto ad una preoccupazione che diventa elemento fondamentale per la convivenza civile? Proviamo soltanto ad immaginare cosa determina l'insicurezza nei confronti della giustizia. Determina scarsa attenzione verso i problemi che quotidianamente sono affrontati dalla gente per strada. Si viene indotti a pensare che qualunque iniziativa assumano, ad esempio, la Polizia i carabinieri, il risultato sarà sempre poco significativo. Se si ha la convinzione che la giustizia non porta da nessuna parte, che riserva soltanto una perdita di tempo, ecco che la fiducia nello Stato cade, ecco che la fiducia nelle forze dell'ordine nella capacità e nella possibilità dello Stato di dare risposte giuste viene meno completamente.
Noi cos'abbiamo fatto (mi riferisco a noi parlamentari di oggi, ma anche a quelli di ieri ed alle forze politiche chePag. 125hanno espresso i loro giudizi in tutti questi anni)? Noi ci siamo divisi tra chi voleva sostenere i magistrati e chi, in qualche modo, voleva - così si pensava - accusarli. Abbiamo spiegato all'opinione pubblica che, da una parte, c'erano quelli che difendevano la magistratura e, dall'altra, quelli che la condannavano. Non era questo! Non poteva essere questo!
A volte, onestamente, alcuni giudizi ci lasciano un po' perplessi. Tuttavia, per quanto mi riguarda, sono sempre pronto ad accettare il giudizio di un magistrato. Quello che non sono pronto ad accettare è che il giudizio non abbia una sua validità, una sua certezza. Ma ditemi, colleghi: c'è certezza in un processo che dura dieci anni? C'è certezza per un imputato che va da un'aula giudiziaria all'altra senza sapere mai cosa succederà, se non dopo che sarà passato un tempo incredibile dal momento in cui è stato rinviato a giudizio? C'è certezza del diritto quando, come ricordava la deputata Lussana, un magistrato dimentica di depositare una sentenza e, in conseguenza di tale dimenticanza, un ergastolano esce di galera? C'è certezza quando, di fatto, la magistratura arranca, perché non è in grado di dare risposte attive alle emergenze che si devono affrontare, quali la mancanza di carta, di fotocopiatrici e di strutture minimali?
Rispetto a tutto questo, cos'ha fatto il centrodestra nella passata legislatura? Cos'ha fatto la riforma Castelli? Ha ipotizzato e proposto alcune soluzioni. Dovete ammettere, colleghi della maggioranza, che non si deve trattare di soluzioni del tutto peregrine: mi pare di capire, infatti, almeno da quanto è emerso anche in questo dibattito, che il 70 o l'80 per cento di ciò che è stato proposto da quella riforma voi lo considerate valido. Anzi, nei pochissimi interventi che avete svolto, avete ammesso che nell'insieme degli interventi che hanno dato vita alla riforma Castelli è stata accolta la stragrande maggioranza delle osservazioni e delle proposte che erano state formulate.
Allora, c'è da capire che cosa ci abbia divisi e cosa continui a dividerci ancora. Cosa vi ha impedito - con una chiusura che oggettivamente grida vendetta - di accettare una correzione tecnica? La paura, la preoccupazione che non si potesse bloccare in maniera indefinita la riforma e che, tornando al Senato, si sarebbe riaperto un iter che avrebbe potuto portare ad esiti diversi da quelli che immaginate di dover salvaguardare, anche alla luce di qualche impegno - mi sento di sottolineare questo aspetto - che taluni di voi ha preso nei confronti di alcuni settori della magistratura.
Allora, sulla base di queste considerazioni, è possibile che la pensiamo tanto diversamente rispetto alla necessità che un magistrato sia una persona qualificata, che abbia la possibilità di fare carriera non perché ultrasettantenne, ma perché ha una capacità, un merito, una voglia e una disponibilità nei confronti della professione che svolge? In sostanza, siamo così lontani quando diciamo che vogliamo una meritocrazia nell'avanzamento della carriera di un magistrato? Non credo che siamo tanto lontani. Il problema probabilmente è politico, anzi - permettetemi questa espressione - di opportunità politica, che in qualche modo costringe, impone o indirizza comportamenti di alcune forze politiche ad assecondare un percorso solo perché questo magari rende più facile spendere la propria immagine politica, la propria capacità di essere al di sopra delle parti, che diversamente potrebbe essere inficiata.
Dico ancora che non è così; non è possibile che la pensiamo tanto diversamente. È evidente che qualche percorso dovrà essere sviluppato per raggiungere magari un miglioramento di quelle che sono le prospettive di una ipotetica prossima riforma.
Voglio soffermarmi anche su un altro aspetto che ci ha diviso: la separazione delle funzioni. Ma è possibile che non appaia lampante agli occhi di molti di voi che avere una carriera univoca, una commistione, se non altro interpersonale, tra la magistratura giudicante e la magistratura inquirente, porta forzatamente ad un dubbio per chi eventualmente è chiamato ad accettarePag. 126il giudizio che viene fuori da un processo? Se questo soggetto ha la convinzione che l'inquirente, che il procuratore possa avere una sorta di ascendente nei confronti del giudice, è evidente che troverà difficoltà ad accettare un giudizio. È ovvio che, se due persone intraprendono lo stesso percorso in termini di prospettive di avanzamento in carriera, quanto meno sono soggette ad essere in qualche misura condizionate l'una dall'altra.
Non voglio supporre che tutto quello che state facendo sia finalizzato, come qualcuno ha sostenuto anche in quest'aula - anche se devo ammettere che il dubbio esiste ed è abbastanza forte -, solo ed unicamente a rimandare sine die la riforma per lasciare determinate cose così come stanno. Non voglio dire - ripeto - che questo sia il vostro obiettivo, ed è in questa ottica che ho apprezzato in modo particolare l'intervento del presidente della Commissione giustizia, l'onorevole Pisicchio. Infatti, mi è sembrato di capire dalle sue parole che ci fosse una disponibilità ad un momento di sintesi, di confronto, di costruzione congiunta tra forze di maggioranza e di minoranza per individuare quali potrebbero essere le soluzioni a due problemi che esistono e che ho cercato di sottolineare. C'è da capire se questo percorso, di cui si è parlato, abbia una possibilità di vedere la luce. Parlare di «costituente» sulla riforma della giustizia appassiona e rende tutti noi entusiasti dell'iniziativa; voglio dire all'onorevole Pisicchio che se mai la Democrazia cristiana e il Partito socialista saranno chiamati, attraverso i loro tecnici, ad essere presenti ad un tavolo di lavoro - qualunque esso sia - finalizzato a trovare la migliore soluzione ai problemi rimasti inevasi, noi siamo disponibili; la Democrazia cristiana e il Partito socialista ci stanno. Ma questo non ci impedisce oggi di votare con forza e determinazione contro questo provvedimento. Infatti, è evidente che esso, così com'è, senza che ci sia stata da parte vostra una spiegazione chiara su quale sarà il percorso che verrà prodotto nell'immediato futuro per trovare soluzioni ai problemi di cui stiamo trattando, appare, a torto o ragione, solo ed unicamente una scusa per lasciare le cose invariate.
Noi della Democrazia. Cristiana e del Partito socialista pensiamo, viceversa, che la riforma della giustizia rappresenti uno dei gangli fondamentali della nostra società e del nostro vivere civile. Se ci chiamate ad un confronto su questo, saremo presenti, altrimenti non potremo che condurre una forte e continua opposizione.
PRESIDENTE. La Presidenza consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti, la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo della dichiarazione di voto del deputato Evangelisti, che ne ha in precedenza fatto richiesta.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto la deputata Balducci. Ne ha facoltà.
PAOLA BALDUCCI. Signor Presidente, chiedo alla Presidenza di autorizzare l'eventuale pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Capotosti. Ne ha facoltà.
GINO CAPOTOSTI. Signor Presidente, annunciando il voto favorevole del mio gruppo parlamentare al provvedimento in esame, chiedo alla Presidenza di autorizzare la pubblicazione in calce al resoconto stenografico della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto.
PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Pecorella. Ne ha facoltà.
GAETANO PECORELLA. Signor Presidente, per una volta, mi permetto di rivolgermi direttamente a lei, perché, per quanto il Presidente non voti, certamente, non può essere insensibile a ciò che sta accadendo in quest'aula.
Signor Presidente, si dice che il regime fascista abbia governato di più dopo il 1945 di quanto abbia fatto precedentemente, perché abbiamo uno Stato che ha ancora il codice penale del 1930; ciò vuol dire che i valori fondamentali di questo codice, ossia i valori fondamentali che ci tutelano con le sanzioni più gravi, sono rimasti gli stessi.
In questo momento sta accadendo che con...
PRESIDENTE. Mi scusi, deputato Pecorella. Pregherei di sciogliere i raggruppamenti, di sedersi e di ascoltare l'intervento, rumoreggiando il meno possibile, per favore. Prego, deputato Pecorella, prosegua pure.
GAETANO PECORELLA. Nel momento in cui sarà approvata questa controriforma, tornerete a ridare vita ad una legge che risale al 1941, come lei sa, anno XIX dell'era fascista.
Mi domando se una maggioranza di sinistra, una maggioranza riformatrice, possa approvare una legge che, come effetto, ha quello di rimettere in vita un decreto legislativo risalente al XIX anno dell'era fascista. No se se questo non ripugni a coloro che hanno veramente fede nel cambiamento e che desiderano che questa Repubblica abbia leggi che siano espressione di questa Repubblica...
Signor Presidente, continuo a rivolgermi a lei, perché è l'unico che mi sta ascoltando...
PAOLA BALDUCCI. Ti stiamo ascoltando anche noi!
GAETANO PECORELLA. Quando si organizza la magistratura, si organizza uno dei poteri dello Stato, come lei sa. Ebbene, non credo si possa tornare ad organizzare uno dei poteri fondamentali dello Stato facendo ricorso ad una legge del 1941. Basterebbe questo, perché chi ha consapevolezza, chi ha coscienza del compito di un Parlamento democratico non possa e non debba votare questa controriforma.
Dunque, è un giorno amaro per la nostra democrazia, per chi voleva il cambiamento, è un giorno amaro per i cittadini e per il diritto.
Credo che nel momento in cui abbiamo seppellito la separazione delle funzioni a tempo indeterminato - quando, infatti, si prevede come termine della sospensione il 31 luglio, si prospetta già nel tempo l'eventualità di ulteriori rinvii - si è, in qualche modo, seppellito l'abbandono dell'appartenenza politica a certi gruppi di potere della magistratura come ragione della carriera al fine di ottenere gli incarichi direttivi. Ciò lo abbiamo fatto sospendendo comunque qualcosa che poteva essere cambiato, ossia i concorsi, che avrebbero dovuto essere mantenuti come perno per garantire l'anonimato a coloro che aspirano a fare carriera.
È un giorno molto amaro, lo vivo in questo modo, lo dico sinceramente e non è una questione politica: la maggioranza ha i numeri e può vincere, ma non è con i numeri che si vince, è facendo leggi che facciamo l'interesse dei cittadini. Uno degli emendamenti respinti prevedeva che tornasse in vita questo elementare principio disciplinare, ossia che il perseguimento, nello svolgimento delle proprie funzioni, di fini estranei ai doveri ed alla funzione giudiziaria del magistrato sia un illecito disciplinare. Tale norma non c'è più, è stata soppressa per effetto delle modifiche apportate e noi che abbiamo cercato di riportarla in vita siamo stati messi in minoranza. Domando ad un uomo sensibile, ad un giornalista che conosce le miserie, la storia e le difficoltà di molti cittadini, se davvero non dobbiamo considerare un illecito disciplinare il fatto che un magistrato utilizzi la sua funzione al di fuori dei fini della funzione giudiziaria. Come è possibile che si cada in un oscurantismo di questo genere? Davvero diciamo che ciò è possibile, che è lecito, che deve essere consentito ad un magistrato?Pag. 128
Ancora, ma non voglio tornare sui temi che abbiamo trattato a lungo, credo che non si sia fatta una riflessione sufficiente sul problema dei magistrati che resteranno nel proprio incarico allorché, contemporaneamente, saranno soggetti a procedimenti penali per fatti gravi. L'azione disciplinare sarà estinta e l'azione penale invece potrà iniziare o continuare proprio in quel momento. Cosa diciamo, in tal caso, ai nostri cittadini? Nel momento in cui vi sarà un magistrato accusato di un reato infamante, un cittadino se lo troverà di fronte e dovrà accettare che costui possa decidere della sua vita, pur essendo processato per un fatto molto più grave di quello da lui commesso. Ma perché accettate anche questo? Forse, in merito, nasce un problema politico molto serio: la vera ragione per cui questo provvedimento è stato scritto in questi termini è per la preoccupazione che la maggioranza del Senato non fosse in condizione di confermarlo. Allora, se così è, bisogna porsi domande politiche, che vanno al di là di questo provvedimento. Se sulla correzione di un errore grossolano come quello delle procedure davanti alla Cassazione civile, o di un altro errore, questo non grossolano ma profondo e grave, quale quello della prescrizione dell'azione disciplinare, si teme di non potersi garantire la maggioranza in Senato, ma allora questo Governo che forza ha? Credo che avreste fatto meglio a dimostrare non solo al paese di voler fare leggi buone e giuste, ma a voi stessi, che siete in grado di affrontare una seconda lettura in Senato. Non lo avete fatto. Non lo volete fare ora, votando a favore di questo provvedimento, con la consapevolezza di commettere un errore. Ho una grande stima della lealtà e dell'onestà dell'onorevole Buemi, uomo davvero ammirevole, il quale dice di votare per disciplina di coalizione, ma qui noi facciamo scelte che riguardano la coscienza individuale e non si vota, per disciplina, se fare o meno autostrade in Italia.
Qui si vota sul destino dei cittadini, sulla vita di ciascuno di noi e sul sistema giudiziario che decide. Ebbene, qui la disciplina non c'entra, è un problema di coscienza individuale, l'unico testimone e giudice quando siamo in materia di giustizia.
Confido ancora che chi ha vissuto male l'approvazione di questa controriforma o l'aver dovuto esprimere un voto contrario su alcuni emendamenti con giustificazioni talora quasi infantili, faccia ancora una riflessione di coscienza: non tutto è perduto, possiamo ancora uscire da quest'aula a testa alta dicendo di non aver approvato una legge di cui dobbiamo vergognarci perché non rispetta i principi del diritto o le garanzie più elementari dei cittadini.
Abbiamo il coraggio di farlo! Il Senato potrà correggere e approvare tutto prima del 28, ma per lo meno ci sentiremo questa notte di dormire con la coscienza tranquilla, perché abbiamo fatto ciò che è nostro dovere: approvare le leggi nell'interesse dei cittadini (Applausi dei deputati dei gruppi Forza Italia, Alleanza Nazionale e UDC (Unione dei Democratici Cristiani e dei Democratici di Centro)).
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto il deputato Maran. Ne ha facoltà.
ALESSANDRO MARAN. Signor Presidente, colleghi, io annuncio il voto favorevole del gruppo dell'Ulivo al provvedimento - di cui raccomando l'approvazione -, perché esso non dispone la sospensione o l'azzeramento di alcunché, ma consente di porre il Parlamento nella condizione di valutare, nei tempi richiesti dal Governo, le soluzioni normative più idonee e più in grado di raccogliere il consenso largo fra le forze politiche.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia dichiarazione di voto (Applausi dei deputati del gruppo L'Ulivo).
PRESIDENTE. Deputato Maran, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.Pag. 129
Sono così esaurite le dichiarazioni di voto finale.
(Votazione finale ed approvazione - A.C. 1780)
PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 1780, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).
Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni - Applausi dei deputati dei gruppi L'Ulivo e Popolari-Udeur).
(S. 635 - Sospensione dell'efficacia nonché modifiche di disposizioni in tema di ordinamento giudiziario) (Approvato dal Senato) (1780):
(Presenti 400
Votanti 397
Astenuti 3
Maggioranza 199
Hanno votato sì 263
Hanno votato no 134).
Prendo atto che i deputati De Brasi e Palmieri non sono riusciti a votare e che quest'ultimo avrebbe voluto esprimere un voto contrario.