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Svolgimento di interrogazioni (ore 11,07).
(Situazione dell'ordine pubblico nel quartiere di via Anelli a Padova - n. 3-00268)
PRESIDENTE. Avverto che le interrogazioni Goisis n. 3-00268 e Naccarato 3-00408, che vertono sullo stesso argomento, saranno svolte congiuntamente (Vedi l'allegato A - Interrogazioni sezione 2).
Il sottosegretario di Stato per l'interno, Marcella Lucidi, ha facoltà di rispondere.
MARCELLA LUCIDI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, non è la prima volta che rispondiamo ad interrogazioni riguardanti la vicenda di Padova. Rispondo anche ai due interroganti di oggi dicendo che quel caso - il caso specifico del complesso di via Anelli - indica come le esperienze di emarginazione e di degrado che si possono realizzare nelle nostre città richiedano una risposta che unisca agli interventi di prevenzione e di contrasto alla criminalità azioni positive volte al recupero sociale ed urbano, anche per impedire che si creino dei luoghi di esclusione e di ghettizzazione.
La storia di via Anelli è quella di un complesso residenziale composto da sei palazzine, per un totale di 286 piccoli appartamenti che erano, all'origine, destinati agli studenti. Nel tempo, tuttavia, quel complesso ha subito un progressivo degrado anche a causa di un cambiamento della composizione sociale degli abitanti causato dalla tendenza dei proprietari a massimizzare la rendita degli immobili affittandoli a più persone fino a sovraffollarli.
Ciò ha condotto ad un grave deterioramento dello stato degli immobili, ad un decadimento graduale accompagnato da atti di inciviltà, danneggiamenti, vandalismi e anche da manifestazioni criminali ben più rilevanti. Il complesso di via Anelli è arrivato ad ospitare circa 750 stranieri, in prevalenza di origine nigeriana e magrebina.
Tale situazione ha indotto l'attuale amministrazione comunale a programmare, già dal suo insediamento, specifici interventi per il recupero dell'area, che erano rimasti fino a quel momento inattuati e che sono stati concretamente attuati a partire dal 2004.
Il lavoro dell'amministrazione è stato affiancato dalla rigorosa e costante attività di controllo dell'area da parte delle forze dell'ordine, capaci di realizzare un reale coordinamento, una sinergia favorita dall'intesa positiva fra il prefetto e il questore, tanto che, nell'arco dell'ultimo anno, si sono contate ben 22 operazioni straordinarie, con 133 arresti, espulsioni, oltre al sequestro di ingenti quantitativi di droga.
A seguito di alcuni disordini avvenuti nello scorso mese di luglio fra gruppi di nigeriani e magrebini, verosimilmente in lotta per il controllo del mercato degli stupefacenti nella zona, i dispositivi di prevenzione e controllo dell'area sono stati recentemente rivisitati. A tal fine, è stata disposta la chiusura al traffico immediatamente a ridosso delle palazzine e il presidio di vigilanza fissa di via Anelli è stato rinforzato, per un totale di 80 uomini.
La ferma intenzione delle istituzioni è quella di tutelare la piena legalità e di arrivare alla bonifica dell'area con il rimpatrio degli immigrati risultati irregolarmente presenti sul territorio nazionale.
Il contrasto della microcriminalità, problema particolarmente sentito nel centro storico, ha visto l'adozione di alcune iniziative di rilievo. A Padova, già dal 2004, è operativo il poliziotto e il carabiniere di quartiere con nuovi modelli operativi delle pattuglie, migliori e più frequenti contatti fra la cittadinanza e gli operatori che agiscono direttamente sulla strada, facendosi Pag. 4carico dei problemi e dei timori della gente per capirne i disagi ed anticipare le loro richieste di sicurezza.
Recentemente, la questura di Padova ha pubblicizzato un opuscolo, che verrà distribuito a tutte le famiglie padovane, contenente alcuni consigli per difendersi dai pericoli della microcriminalità. Il vademecum contiene anche le utenze dei cellulari di tutti i poliziotti di quartiere utilizzati sul territorio.
Per quanto di sua competenza, l'amministrazione comunale aveva già ridotto gli elementi di tensione nel complesso residenziale, liberando in fasi successive, a partire dal febbraio 2005, tre delle sei palazzine e procedendo, quindi, alla nuova sistemazione degli inquilini in diverse zone della città. Il progetto, che dovrà proseguire, come finora è avvenuto, attraverso la collaborazione con l'azienda territoriale per l'edilizia residenziale, prevede un prossimo trasferimento di altre 40 famiglie, fino al totale successivo sgombero di tutti gli appartamenti.
Negli ultimi giorni del mese di ottobre, infatti, è avvenuto lo sgombero della quarta palazzina di via Anelli, che ha visto coinvolte circa 100 persone lì residenti. Il comune di Padova ha curato il trasferimento dei residenti presso altrettanti alloggi di edilizia pubblica residenziale ubicati in varie zone di questo capoluogo.
La politica adottata dall'amministrazione comunale è riuscita finora a raccordare gli interventi di recupero dell'area con un'azione di sostegno e di integrazione delle famiglie degli immigrati nel tessuto sociale cittadino. Vale la pena evidenziare l'attività di presa in carico di queste famiglie affidate dall'ente locale ad una cooperativa perché segua il loro inserimento dentro gli stabili di nuova abitazione anche con un'attività di mediazione culturale svolta per favorire la buona convivenza con i cittadini già residenti.
Nella vicenda di via Anelli, tuttavia, ciò che ha maggiormente attratto l'attenzione dell'opinione pubblica, suscitando un vivace dibattito fra favorevoli e contrari, è stata la decisione dell'amministrazione comunale di sostituire la vecchia e logora recinzione metallica con una recinzione con lastre in lamiera, quella che, con ampia eco mediatica, è stata definita «il muro di via Anelli».
L'intervento è stato limitato al confine fra il complesso residenziale e via De Besi, al fine di impedire che, da quel varco, potessero agire indisturbati gli spacciatori di droga, procurando una sensibile percezione di insicurezza tra le persone, italiane ed immigrate, che vogliono continuare a vivere onestamente in quell'area.
Più volte il sindaco di Padova ha ripetuto che al completamento dello sgombero delle ultime due palazzine, che avverrà entro i primi mesi del 2007, seguirà la rimozione della recinzione, perché verranno meno le esigenze per le quali essa è stata realizzata, che erano quelle di isolare i criminali e tutelare i residenti onesti. Successivamente, si potrà passare al risanamento e al recupero urbanistico del quartiere che prevede, con il coinvolgimento dei proprietari, la diminuzione della cubatura esistente, anche con interventi di demolizione e, soprattutto, la realizzazione di alloggi diversificati per tipologia e per dimensioni: 51 per cento di edilizia residenziale e 49 per cento di uffici e negozi.
Per quanto riguarda il quesito contenuto nell'interrogazione relativa all'istituzione di cosiddette ronde di cittadini extracomunitari, avallate dall'amministrazione comunale di Padova, riteniamo che il riferimento sia ad una proposta avanzata dal rappresentante del comitato spontaneo di cittadini «Stanga 6», il quale aveva suggerito di formare un gruppo di extracomunitari composto in prevalenza di nigeriani e magrebini in grado di offrire la propria collaborazione di privati cittadini alla polizia locale e alle forze dell'ordine per combattere il fenomeno dello spaccio di droga nel quartiere.
La proposta non ci risulta che abbia avuto seguito, né tanto meno che sia stata discussa o in qualche modo ratificata dalla giunta patavina. Viceversa, il comune di Padova ha presentato alla regione del Veneto una richiesta di finanziamento per l'assunzione di 18 cittadini immigrati, denominati Pag. 5«facilitatori culturali», con il compito di rendere più agevole l'opera d'integrazione dei cittadini extracomunitari in alcuni quartieri della città di Padova.
Il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, cui era stato richiesto un parere, ha preso atto che i suddetti 18 operatori, così come descritti nel progetto, non svolgono in alcun modo attività collegata alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica e si è pertanto astenuto dall'esprimere alcun parere in proposito, esulando la fattispecie da quelle di propria competenza.
A proposito di quest'ultimo progetto è da rimarcare, una volta ancora, il fondamentale contributo che gli enti locali possono dare per impedire che nelle nostre città si alzino muri - molto più problematici -, di divisione tra italiani e immigrati, muri che producono esclusione, inquietudine, diffidenza. Tale contributo non può essere certamente separato da una politica nazionale in grado di incoraggiare l'inclusione degli immigrati regolari, la loro integrazione nella vita sociale, economica e politica delle nostre città. Per questo, le linee di intervento per l'immigrazione debbono tenere distinte le misure che incoraggiano l'ingresso e la permanenza regolare sul territorio dello Stato, da quelle che sanzionano comportamenti illegali, messi in atto dagli immigrati così come da chi favorisce il loro sfruttamento ed approfitta dei loro bisogni.
Queste linee-guida orienteranno il Governo nelle proposte di modifica delle norme attuali, come è evidente nei due decreti legislativi già esaminati dal Parlamento e di prossima adozione governativa che, parlando dei ricongiungimenti familiari e della abbreviazione del termine per la parte di soggiorno, in linea con le direttive europee, riconoscono all'immigrato alcuni diritti significativi in ordine alla sua dignità personale e professionale: quello all'unità familiare e quello alla libera circolazione per motivi di lavoro.
PRESIDENTE. L'onorevole Goisis ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00268.
PAOLA GOISIS. Grazie, signor Presidente, ringrazio anche il Governo che ha dato questa lunga spiegazione. Tuttavia, è chiaro che non posso ritenermi soddisfatta perché diverse affermazioni non mi trovano consenziente, in modo particolare laddove si parla della situazione relativa ai soggetti che hanno affittato gli appartamenti in questione. Infatti, io conosco bene questa realtà e so bene che questi costituivano appartamenti per studenti. Quel complesso era una zona anche molto simpatica, colma di quella caratteristica vivacità che contraddistingue appunto il mondo studentesco.
Purtroppo, bisogna dire che la questione non nasce tanto dallo sfruttamento da parte dei proprietari quanto piuttosto dall'abitudine degli immigrati in questione, che magari affittano l'appartamento dichiarando di essere una famiglia di due persone che poi però, nel giro di due giorni, diventa una famiglia di dieci persone.
Per quanto riguarda il degrado, esso non nasce dall'incuria dei proprietari, bensì dall'incuria e dalla mancanza di igiene, dall'assenza - oserei dire - totale di igiene degli immigrati in questione. Li ho visti anche recentemente, quando abbiamo fatto una trasmissione televisiva.
Persino in un angolo della moschea sono state trovate pozzanghere di urina ed escrementi. È chiaro che tutto questo non può essere attribuito alla responsabilità dei proprietari o, magari, dei padovani dal cuore duro, dal cuore di pietra, che non sanno dare accoglienza agli immigrati. La questione, invece, è molto più grave e più seria, se è vero che Padova, conosciuta come la città del santo, è diventata - a noi piace dire - la città della casbah. Il quartiere di via Anelli è il più degradato ed è diventato famoso ormai in tutto il mondo a causa di quel muro, l'unica soluzione che il governo locale di sinistra ha saputo trovare. In realtà, è l'intera città a trovarsi in una situazione precaria.Pag. 6
Non è possibile limitarsi a parlare della microcriminalità di via Anelli: è solo un eufemismo, perché il problema riguarda tutta la città di Padova. Basta andare al centro, ai giardini, per constatare che quei luoghi di relax e di tranquillità sono diventati centri di spaccio. I padovani, ed anche i residenti della provincia che si recano a Padova, non hanno il coraggio di fermarvisi e devono attraversarli velocemente. Ancora una volta, ci troviamo a parlare dei diritti degli extracomunitari dimenticando quelli dei nostri cittadini. Quando il vademecum suggerisce, addirittura, di evitare di uscire la sera, capiamo che ci troviamo in una situazione di restrizione della libertà personale. Sono gli extracomunitari ad invitare i padovani, e coloro che risiedono nella città da due o tre generazioni, ad andarsene perché la loro presenza non è gradita! È evidente che ci troviamo in una situazione di grave difficoltà e le risposte che il Governo ci ha fornito non ci soddisfano.
Si diceva della presenza delle forze dell'ordine. Questa affermazione farebbe ridere, se non rischiasse di diventare un'offesa nei loro confronti. Le forze dell'ordine sono impotenti. Abbiamo assistito varie volte alle loro azioni: sono state oggetto di offese continue e quotidiane ed anche a lanci di cubetti di porfido. Addirittura, non hanno la possibilità di cambiare la divisa e devono scambiarsi tra loro gli stivali e le giacche. Questo dimostra la situazione di difficoltà in cui si trovano. Se ho ben compreso, si è parlato di 133 arresti. Che cosa sono 133 arresti su una popolazione di 700 o 800 residenti del complesso Serenissima, la maggior parte dei quali, come sappiamo, sono dediti allo spaccio?
C'è, poi, la questione del muro. Non soltanto non risolve alcunché ma, a mio avviso, è servito a ghettizzare non gli extracomunitari ma i padovani e, in modo particolare, coloro che risiedono nelle vicinanze. L'intimità di queste persone, delle loro case e dei loro giardini è continuamente violata dagli immigrati che passano proprio attraverso quei giardini per portare la droga e svolgere le attività criminali che tutti conosciamo e che è inutile fingere di non conoscere.
PRESIDENTE. Onorevole Goisis...
PAOLA GOISIS. Concludo, signor Presidente.
Neppure della soluzione, prospettata dal comune e dalla regione, di assegnare le abitazioni di proprietà di tali enti agli extracomunitari possiamo essere soddisfatti. Come ho già affermato in questa Assemblea, in tal modo i nostri figli diventano la specie da tutelare. Noi abbiamo pagato le tasse per trent'anni anche per assicurare ai nostri figli la possibilità di accedere a quelle abitazioni. Adesso, constatiamo che, invece, non possono accedervi perché, nelle graduatorie dei comuni, i nostri figli, i nostri anziani e coloro che hanno bisogno degli alloggi che noi abbiamo pagato sono relegati sempre negli ultimi posti, sono sempre scavalcati dagli extracomunitari.
Pertanto, pur ringraziando per la risposta, mi dichiaro insoddisfatta.
PRESIDENTE. L'onorevole Naccarato ha facoltà di replicare per la sua interrogazione n. 3-00408.
ALESSANDRO NACCARATO. Signor Presidente, io, invece, mi dichiaro soddisfatto e ne approfitto per ringraziare il Governo per la serietà con cui sta affrontando tale tematica. Anche in questa occasione il sottosegretario Lucidi si è dimostrata molto informata e molto documentata sulla situazione: del resto, si è documentata sul posto venendo a verificare direttamente la situazione del complesso di via Anelli. Nelle scorse settimane è venuto anche il viceministro Minniti, che ringrazio approfittando della presenza del Governo in aula. Dalla risposta si coglie la documentazione e l'informazione che il Governo ha raccolto.
In particolare, credo di potermi dichiarare soddisfatto per come il Governo sta collaborando con l'amministrazione comunale per risolvere la situazione di quel Pag. 7complesso, insieme alle forze dell'ordine che operano nel comune e nella provincia di Padova; e ne approfitto per ringraziare prefetto, questore, comandante dei carabinieri e della Guardia di finanza, che con la polizia municipale seguono molto da vicino la situazione e si stanno adoperando per trovare una soluzione concreta.
Vi è un punto, poi, su cui il Governo ha fatto molto bene a ribadire la responsabilità rispetto a come la situazione è maturata negli ultimi anni: le sei palazzine di cui parliamo sono per la stragrande maggioranza di proprietà di cittadini padovani che non solo hanno speculato su tale situazione, ma si sono arricchiti - e molto - sfruttando la presenza di stranieri immigrati e chiedendo loro affitti esorbitanti, spesso in nero. Dunque, sono stati commessi anche reati e, come è noto, sia le autorità giudiziarie, sia chi è preposto al controllo dell'ordine pubblico si stanno dando da fare per raccogliere elementi ed indagare sui responsabili di tali reati.
Credo sia corretto, poiché ci si trova di fronte ad un problema in quella condizione, agire anche con misure emergenziali. La vicenda del cosiddetto muro è stata giustamente ricondotta dal sottosegretario, che l'ha visto di persona, alla corretta definizione: una recinzione un po' più solida di quelle normali, perché altrimenti veniva sistematicamente rotta. Il muro è questo: una misura emergenziale che è servita per un periodo provvisorio a risolvere quella situazione.
Peraltro, come si diceva prima, negli ultimi due anni su sei palazzine quattro sono state svuotate e gli immigrati regolari che risiedevano all'interno di esse sono stati collocati in altre abitazioni perché avevano i requisiti per andarci, non per privilegio o quant'altro. Al contrario, quelli irregolari sono stati trattati come la legge prevede: in alcuni casi espulsi, in altri allontanati, in altri ancora puniti per gli eventuali reati commessi.
In conclusione, credo - e mi pare che il Governo abbia molto chiaro questo punto - che solo attraverso una politica seria di prevenzione ed una collaborazione positiva tra enti pubblici, istituzioni e soggetti politici si possa evitare di ripetere quelle situazioni e risolverle quando si incontrano. Dunque, ritengo che convenga abbandonare la raffigurazione un po' caricaturale ed offensiva della città di Padova che alcuni hanno alimentato in questi mesi, in cui si sono dette cose che probabilmente derivano anche dalla scarsa conoscenza della realtà. Il Governo ha avuto il coraggio ed il senso di responsabilità di venire, cercare di comprendere il problema e, sulla base delle impressioni che ne ha tratto, agire direttamente per risolvere il problema.
Dunque, mi dichiaro soddisfatto e ringrazio il Governo per quanto sta facendo e continuerà a fare per risolvere la situazione.
PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.