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Allegato B
Seduta n. 105 del 7/2/2007
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LAVORO E PREVIDENZA SOCIALE
Interrogazione a risposta orale:
CASTIELLO e NESPOLI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
nel corso degli ultimi anni sono state diverse centinaia le aziende che hanno conosciuto un perdurante stato di crisi e, conseguenzialmente, la cessazione di ogni attività a causa anche di cambi di gestione o persino fallimenti;
molte di queste aziende ricadevano, in particolare, nel Mezzogiorno d'Italia e, oltre che negli storici presidi industriali limitrofi alle grandi aree urbane campane, anche nelle aree industriali realizzate in Basilicata e, appunto, in Campania con fondi ex lege 219 del 1981;
alla gran arte degli ex lavoratori provenienti dalle aziende in questione è stato riconosciuto lo status di lavoratore socialmente utile consentendo loro anche l'impiego - stabilizzato o no - soprattutto a tempo determinato non solamente presso altre aziende, ma anche nelle strutture delle regioni, negli enti locali, comunità montane ed enti parco di quei territori e non solo;
dagli uffici competenti emerge il dato che a questi lavoratori i quali, peraltro, all'interno degli enti svolgono con professionalità e competenza funzioni ormai di vitale importanza, da anni non vengono versati né da parte degli Enti utilizzatori e ne tantomeno dalle regioni i contributi (sebbene unicamente figurativi) all'I.N.P.S.;
tale inadempimento, che se applicato al settore privato si potrebbe addirittura configurare alla stregua di «lavoro nero» comporta una serie di penalizzanti e discriminanti conseguenze non solo ai fini pensionistici ma anche in riferimento ai sacrosanti diritti in materia di malattia, infortuni, eventuale maternità ecc. dei lavoratori in questione -:
quali iniziative il Governo e, per esso, il Ministero interrogato, magari di concerto con le Regioni e le Associazioni rappresentative degli Enti Locali interessati al fenomeno, vorrà adottare così da regolarizzare il versamento dei giusti contributi all'I.N.P.S. ed al fine di garantire ogni doverosa tutela dei diritti e delle prerogative dei lavoratori L.S.U.
(3-00610)
Interrogazioni a risposta in Commissione:
MARGIOTTA. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
nel mese di marzo 2006 l'azienda Bayer (Il gruppo Bayer è costituito da 430 società operanti in più di 150 paesi nei 5 continenti e da 110.800 collaboratori. Nel 2005 il Gruppo Bayer ha fatturato 26 miliardi di euro), lancia un opa per acquisire la Schering (Schering opera in tutto il mondo con oltre 150 filiali e 24.500 addetti. Nel 2005 ha raggiunto un fatturato globale di 5.308 milioni di euro), che si concluderà nel giugno dello stesso anno al costo di 17 miliardi di euro;
dall'unione delle due società tedesche nasce un importante polo farmaceutico la Bayer Schering Pharma con un giro d'affari pari a 15 miliardi di euro, posizionato tra le prime 10 aziende farmaceutiche mondiali;
la sola diffusione della notizia della probabile acquisizione provocò un immediato incremento del valore delle azioni di entrambe le società a dimostrazione della positiva accettazione della borsa;
grazie a questa acquisizione gli analisti di Dresdner Kleinwort valutarono la Bayer la più interessante opportunità di investimento tra le aziende farmaceutiche europee;
in seguito all'acquisizione, la nascente Bayer Schering Pharma, con un fatturato congiunto di 9,1 miliardi di euro, sarà una delle aziende farmaceutiche più grandi della Germania;
come accade in tutte le acquisizioni, la riduzione del personale è considerato uno scotto da pagare;
il management Bayer, a seguito dell'acquisizione, dichiarava sinergie sui costi per 700 miliardi di euro, in pratica esuberi di circa 6.000 dipendenti il 5 per cento del personale delle due aziende;
da subito il board Bayer annunciava di voler realizzare una integrazione equilibrata e bilanciata tra le due aziende senza vincitori né vinti. Purtroppo in Italia il processo di integrazione sta per essere realizzato in disaccordo con quanto dichiarato. In Italia l'organico della Bayer è di 2.000 dipendenti, quello della Schering è di 368 ed in questi giorni la filiale italiana della Schering ha comunicato il licenziamento di 116 lavoratori secondo una procedura di mobilità (legge 23 luglio 1991, n. 223, articolo 24) datata 19 gennaio 2007;
in pratica gli esuberi nati dalla sinergia tra le due aziende peseranno solo sui lavoratori Schering, non è prevista nessuna riduzione di personale per la Bayer italiana;
appare ancora più grave l'unilateralità del provvedimento se si considera che in Bayer attualmente ci sono circa 70 dipendenti prossimi alla pensione oltre a dipendenti con contratto a termine e lavoratori in outsourcing;
oltre all'indubbio onere per il singolo lavoratore licenziato, va evidenziato anche quello dell'INPS che dovrà pagare l'indennità ai lavoratori e il loro pensionamento anticipato;
in tal senso sorprende che un'azienda quale la Schering possa ricorrere così frequentemente a questi interventi di riduzione del personale; nel mese di marzo 2006 si è infatti conclusa la precedente procedura di mobilità, aperta nel 2005, con il licenziamento di 68 lavoratori e ancor prima nel 2004 con analogo provvedimento la stessa Schering ne licenziava altri 43;
l'Italia rappresenta il 6o mercato del mondo per fatturato farmaceutico complessivo, questa dimensione giustifica la presenza delle multinazionali ma non giustifica la scarsa attenzione ai lavoratori e alle problematiche sociali -:
quali provvedimenti il Ministro interrogato intenda adottare a tutela del diritto al lavoro dei 116 dipendenti della Schering spa.
(5-00683)
MARINELLO. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale. - Per sapere - premesso che:
attualmente il personale facente parte dell'Istituto nazionale della previdenza sociale e dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro, con la qualifica di ispettore generale ed ispettore di divisione, è composto complessivamente da circa 500 soggetti;
si tratta di funzionari della carriera direttiva, la cui figura professionale è prevista dall'articolo 15 della legge del 9 marzo 1989, n. 88 concernente: «Ristrutturazione dell'Istituto nazionale della previdenza sociale e dell'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro» e che dal 2000 è inquadrato con la qualifica di staff direzionale;
tale definizione è priva di ogni senso e coinvolge il personale di ruolo con più di trent'anni di esperienza di direzione di
lavoro e con un'ottima preparazione professionale, la cui figura attualmente non viene fatta transitare nei ruoli di dirigenza per motivi sconosciuti, nonostante sussistano esigenze di copertura di posti dirigenziali soprattutto nell'INPS, dove vi è carenza di almeno 200 dirigenti, nell'organico complessivo;
spesso si preferisce far transitare le predette figure, verso altri enti attraverso la mobilità, trattandosi il più delle volte di soggetti di basso profilo e senza alcuna professionalità;
mentre il Ministero del lavoro e della previdenza sociale nel giugno dell'anno scorso indisse un concorso interno per l'assunzione di dieci dirigenti, per quanto riguarda l'INPS la mancanza di un concorso interno, che possa riorganizzare l'organico del personale nel suo complesso, attualmente determina un sentito malcontento all'interno dell'Istituto stesso -:
quali iniziative intenda assumere, al fine di tutelare maggiormente e valorizzare le figure professionali dei dirigenti dell'INPS e dell'INAIL aventi la qualifica di ispettore generale e ispettore di divisione all'interno di entrambi gli istituti;
se non ritenga di intraprendere, attraverso un apposito provvedimento legislativo, le opportune iniziative al fine dell'inquadramento del suddetto personale nei ruoli della dirigenza, in base alle esigenze di ciascun istituto, anche utilizzando l'ultima graduatoria che i medesimi istituti nazionali hanno approvato in occasione dell'ultimo concorso interno previsto ai sensi della legge del 15 luglio 2002 n. 145, recante: «Disposizioni per il riordino della dirigenza statale e per favorire lo scambio di esperienze e l'interazione tra pubblico e privato».
(5-00701)
Interrogazioni a risposta scritta:
RANIERI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
i dipendenti della Rai Corporation - un'azienda di proprietà della Rai Spa con sede negli Stati Uniti, per cui la contabilità è sottoposta alla Corte dei conti italiana - sono cittadini italiani assunti in base ad un contratto disciplinato dalla legge statunitense;
nel 1992 i lavoratori della Rai Corporation hanno convenuto in giudizio la Rai Spa al fine di ottenere il riconoscimento dello status di lavoratori italiani all'estero e potere applicare alla propria posizione lavorativa il diritto italiano, che garantirebbe una maggior tutela al lavoratore dipendente;
la Rai Spa ha contestato l'iniziativa dei lavoratori della Rai Corporation, adducendo che la Rai Corporation è una società di servizio americana, distinta dalla Rai Spa, la quale si limita a fornire manodopera a Rai Spa;
dopo l'inizio del contenzioso la condizione dei dipendenti della Rai Corporation sembra averne risentito negativamente;
consta all'interrogante che la Rai Corporation avrebbe presentato una proposta di transazione che sarebbe stata ritenuta inadeguata a sanare tale situazione -:
se non si intendano avviare iniziative, anche normative, per consentire una rapida soluzione della questione esposta in premessa in particolare al fine di assicurare adeguata tutela ai cittadini italiani che lavorano all'estero.
(4-02503)
LONGHI. - Al Ministro del lavoro e della previdenza sociale, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
l'API (Anonima Petroli), nuova proprietaria della IP (Italiana Petroli), ha deciso di dismettere gli uffici genovesi di IP e trasferire tutto a Roma;
per i 46 dipendenti rimasti le prospettive sono assolutamente incerte: 25 sono infatti gli esuberi, per gli altri si ipotizza il trasferimento nella capitale;
la proprietà di API è della famiglia Peretti;
non si sa se i Peretti proprietari di API siano gli stessi della Fondazione Peretti che finanzia la onlus «Tutti insieme per la pace» di Mariapia Fanfani come da interrogazione presentata il 18 ottobre 2006, ed alla quale non è stata ancora data risposta -:
se risponda a verità che Elsa Peretti abbia venduto la propria quota di API alla sorella e che l'operazione di compravendita si sia svolta in Lichtenstein, quanto sia stato percepito per la cessione delle quote e a quanto ammontino le eventuali entrate fiscali pagate alla Stato italiano;
cosa intenda fare il Governo per garantire l'occupazione dei dipendenti della IP.
(4-02506)