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Allegato A
Seduta n. 83 del 6/12/2006
...
(Sezione 3 - Iniziative per il riconoscimento alla memoria delle vittime delle stragi e delle persecuzioni nazifasciste)
C)
I sottoscritti chiedono di interpellare i Ministri degli affari esteri e della difesa, per sapere - premesso che:
a Cefalonia, isola greca del Mar Jonio, nel settembre del 1943 ebbe luogo la strage di maggiori proporzioni che nel secondo conflitto mondiale i tedeschi abbiano compiuto contro gli italiani e il primo di una lunga serie di massacri avvenuti, in seguito, sul territorio italiano;
dopo l'8 settembre del 1943, la maggioranza degli ufficiali dei sottufficiali e della truppa, presenti sull'isola di Cefalonia, concordarono nel non consegnare le armi ai tedeschi e di resistere. Gli scontri durissimi seguiti a tale decisione costarono la vita a moltissimi militari della divisione Acqui;
il 22 settembre 1943, in seguito ai continui bombardamenti tedeschi e alla mancanza di aiuti alleati, il generale Gandin decise la resa. Un atto che, oltre a comportare la cessazione delle ostilità, presupponeva garanzie precise nei confronti dei prigionieri. Invece da parte tedesca iniziò una caccia all'uomo, che si concluse con una delle stragi più efferate e più vili;
il 1o marzo del 2001, in occasione della commemorazione dei caduti italiani della divisione Acqui, l'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi ebbe modo di affermare, facendosi portavoce del comune sentimento di ammirazione e di riconoscenza nei confronti dei caduti di Cefalonia: «Decisero di non cedere le armi. Preferirono combattere e morire per la patria. Tennero fede al giuramento. [...] La loro scelta consapevole fu il primo atto della Resistenza, di un'Italia libera dal fascismo. [...] L'inaudito eccidio di massa, di cui furono vittime migliaia di soldati italiani, denota quanto profonda fosse la corruzione degli animi prodotta dall'ideologia nazista»;
nel processo di Norimberga, il generale statunitense Telford Taylor, autorevole membro del collegio d'accusa, dichiarò: «Questa strage deliberata di militari italiani che erano stati catturati o si erano arresi è una della azioni più arbitrarie e disonorevoli della lunga storia del conflitto. [...] Essi erano soldati regolari che avevano diritto a rispetto, a considerazione umana e a trattamento cavalleresco».
il 24 settembre 1943 Otmar Mühlhauser, sottotenente dell'esercito tedesco, fu tra i protagonisti di questi omicidi in qualità di comandante del plotone di esecuzione che uccise numerosi ufficiali italiani della divisione Acqui nel cortile della località «Casette rosse»;
come denunciato dagli organi di stampa nazionali ed esteri, dopo 63 anni dall'eccidio di Cefalonia, la procura generale di Monaco di Baviera ha predisposto l'archiviazione del procedimento penale di primo grado nei confronti del signor Otmar Mühlhauser. Mostrando di fare proprie le valutazioni che mossero i soldati nazisti ad assassinare i militari italiani, il procuratore generale Stern ha motivato la propria decisione con la seguente dichiarazione: «Le forze militari italiane non erano normali prigionieri di guerra. Inizialmente erano alleati dei tedeschi e si sono poi trasformati in nemici combattenti, diventando dei traditori»;
dall'insieme dell'archivio predisposto, probabilmente, dai servizi inglesi emerge che, su 695 fascicoli superstiti contenuti nell'«armadio della vergogna», molte delle
azioni definite atrocities in Italy chiamano in causa la Wehrmacht, sono cioè opera dell'esercito regolare tedesco;
in Italia le associazioni democratiche antifasciste e resistenziali, degli ex-internati, dei reduci, dei familiari delle vittime delle stragi del fascismo e del nazismo ed altre attendono ancora che la giustizia condanni i responsabili di tali atrocità, ristabilendo una verità storica e politica da troppo tempo taciuta;
anche in Germania vi è un movimento molto consistente che ha come primo impegno la ricerca della verità storica e politica sulle responsabilità della Wehrmacht a Cefalonia;
la signora Marcella Negri, figlia di uno degli ufficiali italiani ucciso a Cefalonia nel 1943, è a tutt'oggi l'unica parte civile nel processo aperto a Monaco di Baviera contro Otmar Mühlhauser -:
se i Ministri interpellati siano a conoscenza di tali avvenimenti e se intendano costituirsi parte civile nel processo contro Otmar Mühlhauser in solidarietà con i famigliari;
quali misure intendano adottare affinché alla memoria dei militari italiani della divisione Acqui trucidati a Cefalonia vengano rivolte le dovute scuse per l'infamante qualifica di «traditori», con cui sono stati definiti in una sede ufficiale da un magistrato tedesco, e quali iniziative intendano assumere presso l'Unione europea, il Governo tedesco e il Governo italiano affinché tutti i criminali di guerra responsabili di crimini contro l'umanità vengano processati e condannati;
quali procedure intendano mettere in atto affinché venga dato riconoscimento alla memoria delle vittime delle stragi e delle persecuzioni nazifasciste, ai combattenti e ai caduti per la Resistenza contro il nazifascismo e quali iniziative intendano adottare perché venga attribuito il dovuto risarcimento economico e morale ai famigliari delle vittime di tali persecuzioni;
quali disposizioni intendano far proprie al fine di contribuire alla salvaguardia e alla promozione della memoria storica di tali avvenimenti, sia in Italia sia all'estero.
(2-00231) «Burgio, Mantovani, Cardano, Sperandio, Smeriglio, Olivieri, Cannavò, Cacciari, Franco Russo, Mungo, Frias, Mario Ricci, Forgione, Rocchi, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Siniscalchi, Caruso, Falomi, Mascia, Provera, Acerbo, De Cristofaro, Pegolo, Duranti, Perugia, Zipponi, Cogodi, Lombardi, Iacomino, Ferrara, De Simone, Deiana, Pagliarini, Vacca, Venier, Cesini, Tranfaglia, Bandoli, Buffo, Schirru, Zanella, Balducci, Francescato, Rossi Gasparrini, Bellillo, Crapolicchio, Sgobio, Licandro, Galante, De Zulueta, Cassola, Bianco, Locatelli, Testa, Napoletano».
(7 novembre 2006)