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Allegato B
Seduta n. 83 del 6/12/2006
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ATTI DI CONTROLLO
PRESIDENZA
DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Interpellanze urgenti (ex articolo 138-bis del regolamento):
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
negli ultimi giorni il quotidiano la Repubblica ha rilevato particolari inquietanti circa l'attività svolta dai consulenti della «Commissione Mitrokhin» presieduta dal senatore Paolo Guzzanti;
in particolare, il consulente Mario Scaramella avrebbe avviato contatti con ex esponenti del Kgb russo al fine di ottenere informazioni su eventuali relazioni di esponenti politici del nostro Paese facenti parte dell'opposizione nella XIV legislatura, con il servizio segreto della Russia;
dalle interviste pubblicate sia a Litvinenko, morto recentemente a Londra dopo essere stato avvelenato con il polonio 210, sia all'ex agente del Kgb Limarev, emerge che Mario Scaramella, consulente dell'allora Commissione Mitrokhin, avrebbe lavorato alla compilazione di dossier su uomini politici italiani, tra i quali il segretario del Partito dei Comunisti italiani Oliviero Diliberto ed il presidente del gruppo parlamentare della Camera dei deputati Sgobio, ed altri esponenti dei Verdi, Rifondazione comunista, Democratici di sinistra e lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri Romano Prodi;
Mario Scaramella viene assunto in qualità di consulente della Commissione Mitrokhin, con un curriculum di cui è stata messa in dubbio la veridicità e la sua attività, inoltre, è collegato alla Enviromental crime prevention program che svolge un non meglio precisato lavoro di intelligence ambientale, militare e civile tramite contatti internazionali e vanta anche contatti con intelligence americana;
l'ex agente del Kgb Limarev sostiene di svolgere «una consulenza segreta e confidenziale con la Commissione parlamentare del presidente Guzzanti» e per questo di aver incontrato più volte soprattutto «il suo braccio destro, Mario Scaramella»;
ultime recenti rivelazioni della stampa hanno evidenziato quanto le intercettazioni telefoniche alle quali Scaramella era sottoposto dimostrino che questi «poteva contare su una rete di informatori che comprende poliziotti, agenti della polizia penitenziaria e due uomini della Cia». Egli, inoltre, era stato preventivamente informato di essere sottoposto ad intercettazioni telefoniche su ordine della magistratura -:
se intenda verificare l'esistenza di dossier su uomini politici italiani riconducibili all'opposizione della XIV legislatura e se tali dossier siano stati compilati avvalendosi anche dell'attività di apparati dello Stato con particolare riferimento ai servizi di sicurezza italiani;
se Mario Scaramella abbia avuto relazioni con apparati dello Stato e con i servizi di sicurezza del nostro Paese e se tali relazioni siano ancora esistenti;
se non ritenga di dover accertare chi abbia fornito a Scaramella l'informazione di essere sottoposto ad accertamenti da parte della magistratura;
se il Governo non ravvisi, nelle attività emerse dalle rilevazioni pubblicate
dalla stampa, un vero e proprio tentativo di destabilizzare la vita democratica del nostro Paese.
(2-00266) «Diliberto, Sgobio, Vacca, Bellillo, Cancrini, Cesini, Crapolicchio, De Angelis, Galante, Licandro, Napoletano, Pagliarini, Ferdinando Benito Pignataro, Soffritti, Venier».
I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della giustizia, per sapere - premesso che:
i documenti processuali relativi alla strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 a Milano (oltre 500.000 fogli di atti e istruttorie, nonché numerosi reperti e vario altro materiale fotografico ed audiovisivo) sono attualmente custoditi presso l'Archivio del Tribunale di Catanzaro in condizioni di tale deperimento da comprometterne la leggibilità e pregiudicarne la conservazione, al punto che i manoscritti e i dattiloscritti, in unica ed originale copia, rischiano di divenire inutilizzabili;
questo materiale non risulta fruibile, ai fini della consultazione e della ricerca archivistica, a maggior ragione a causa dell'assenza di qualsiasi procedura sistematica di ordinamento, indicizzazione e catalogazione;
il presidente del Tribunale di Catanzaro, Gregorio Greco, ha ripetutamente richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica e delle istituzioni sulle condizioni in cui versano le carte di Piazza Fontana, sollecitando accoratamente un intervento di «riproduzione informatica» del materiale ed un suo «riordino logico e cronologico»;
i familiari delle vittime della strage si sono rivolti, nel maggio 2005, all'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, reclamando un'operazione di digitalizzazione degli atti giudiziari con la motivazione che «eliminare anche un solo tassello di quel periodo» significherebbe «vedere i nostri morti innocenti morire una seconda volta»;
l'attentato presso la sede milanese della Banca Nazionale dell'Agricoltura segnò l'avvio, nel nostro Paese, di una particolare fase storica, nel corso della quale, fino al 1984, si verificarono 11 stragi (tra le quali quella di Piazza della Loggia a Brescia, quella del treno Italicus, quella alla stazione di Bologna, quella di Ustica) e 12.700 attentati che causarono 489 morti e 5.445 feriti;
l'attentato di Piazza Fontana fu la manifestazione eclatante e rovinosa dell'affermarsi, in Italia, della cosiddetta «strategia della tensione», ossia di quell'ordito eversivo che vide coinvolti il terrorismo, apparati legali dello Stato e servizi segreti al fine di esercitare sulla politica un'influenza tale da inquinare la dialettica democratica e da mettere a repentaglio lo stesso ordine costituzionale;
la memoria storica di una comunità è parte decisiva della sua identità e quanto più viene formandosi sulla base di atti documentali (accertativi della verità storica) collettivamente fruibili ed accessibili, tanto più favorisce i processi di crescita democratica e civile;
l'organizzazione e la disposizione ordinata delle fonti, in misure e modalità funzionali alla loro accessibilità, sono basilari in primo luogo per la costruzione della memoria storica delle giovani generazioni, nei confronti delle quali gli atti processuali possono svolgere appieno la funzione di base documentale;
a Brescia, in circostanze analoghe a quelle di Piazza Fontana, si è provveduto alla tutela e all'ordinamento delle carte relative al processo per la strage di Piazza della Loggia e alla loro conservazione nell'ambito di una «Casa della memoria»;
a Bologna è in corso d'opera l'edificazione di un «Museo della memoria per le vittime di Ustica» che, in collaborazione con la sede regionale dell'Istituto Ferruccio Parri, ospiterà i documenti attinenti
alle indagini, alle perizie e agli atti istruttori del processo per l'abbattimento del Dc9 di Ustica;
il Ministro della giustizia ha di recente manifestato il proposito di adoperarsi affinché non soltanto sia salvaguardata l'integrità dell'intero fondo archivistico su Piazza Fontana ma sia anche realizzata una banca dati generale comprendente i materiali di tutti i processi per strage -:
quali misure il Ministro ed il Sottosegretario interpellati intendano assumere per sottrarre all'attuale grave stato di deperimento gli atti del processo sulla strage di Piazza Fontana;
se il Ministro ed il Sottosegretario interpellati non ritengano opportuno che le carte di Piazza Fontana siano sottoposte ad un intervento di sistematico riordino logico e cronologico e siano rese fruibili alla cittadinanza, alla comunità scientifica e a tutti i soggetti istituzionali, politici e sociali che avvertono il bisogno di conservare viva la memoria storica del nostro Paese, a cominciare dalle sue pagine recenti più rilevanti, spesso segnate dalla violenza e dal terrorismo;
se il Ministro ed il Sottosegretario interpellati non ritengano opportuno, in funzione di tali obiettivi, mettere a valore, attraverso l'istituzione di borse di studio e il finanziamento di specifici progetti di ricerca, il vasto patrimonio di competenze e risorse umane di cui le Facoltà umanistiche ed i Dipartimenti di storia contemporanea delle nostre Università dispongono;
se il Ministro ed il Sottosegretario interpellati non considerino indispensabile ed urgente l'individuazione di un luogo, informatico ma anche fisico, che funga da archivio e centro di documentazione storica generale sulla «strategia della tensione», rispondendo alle esigenze di concentrazione, conservazione, ordinamento e fruibilità di tutte le fonti relative a questa drammatica fase della storia repubblicana.
(2-00271) «Burgio, Falomi, Acerbo, Duranti, Frias, Lombardi, Olivieri, Locatelli, Franco Russo, Zipponi, Tessitore, Cacciari, De Simone, Balducci, Mantovani, Zanotti, Di Salvo, Caruso, Siniscalchi, Perugia, Daniele Farina, Dioguardi, Folena, Andrea Ricci, Tranfaglia, Khalil, Smeriglio, Buffo, Provera, Schirru, Ferrara, Mungo, Mascia, Cardano, Cinzia Maria Fontana, Bellanova, Guadagno detto Vladimir Luxuria, Cogodi».
Interpellanze:
Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministro dei trasporti, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere - premesso che:
da quanto si evince dall'agenzia stampa dell'ANSA datata martedì 4 dicembre 2006, «...il bando per la vendita di Alitalia sarà definito nelle prossime ore: lo ha detto il presidente del Consiglio, Romano Prodi. «C'è una linea di azione ben precisa: l'azionista, che e il Tesoro - ha spiegato il premier - in stretto rapporto con Palazzo Chigi, definirà nelle prossime ore i contenuti del bando, secondo gli standard internazionali. Faremo molto presto.»;
da quanto si evince dall'articolo pubblicato sul sito www.marenostrum.it, «...La terza sezione del tribunale amministrativo del Lazio ha respinto il ricorso con cui l'Alitalia chiedeva l'annullamento del provvedimento di esclusione dalle rotte in continuità da e per la Sardegna. Con la bocciatura del Tar, la Sardegna perde un vettore che, sebben in crisi, è di fondamentale importanza per l'economia del territorio.
L'Alitalia infatti possiede nell'Isola vari dislocamenti amministrativi e tecnici, tra cui la scuola di volo dell'aeroporto di Alghero...»;
dagli aereoporti di Olbia-Costa Smeralda, di Cagliari-Elmas e di Alghero-Fertilia, attualmente, non partono più voli della compagnia di bandiera Alitalia verso la terra ferma; pertanto, i cittadini sardi sono costretti a servirsi di voli gestiti da altre società con evidenti disagi per quanto riguarda la qualità del servizio offerto;
a giudizio degli interpellanti risulta palese lo stato di inerzia e di cattiva gestione della continuità territoriale da parte della Regione Sardegna che non riesce a garantire la continuità e la funzionalità nei collegamenti aerei da e per la Sardegna attraverso la compagnia di bandiera Alitalia;
la continuità territoriale è una conquista storica per la Sardegna e per i sardi rappresenta una prima fondamentale garanzia per la libertà di circolazione delle persone e delle merci sancita dalla Costituzione italiana e dalle convenzioni europee -:
tenuto conto della cattiva gestione da parte della Regione Sardegna della «continuità territoriale», quali siano le linee programmatiche del Governo circa la possibilità di ristabilire con celerità e funzionalità i voli della compagnia di bandiera Alitalia dalla Sardegna verso la terra ferma, in modo tale da poter evitare continui disagi ai cittadini sardi e garantire loro una continuità territoriale razionale, concreta e funzionante.
(2-00267) «Murgia, Porcu».
La sottoscritta chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'interno, per sapere - premesso che:
ben conoscendo il dissesto idrogeologico della Calabria, la preoccupante disattenzione in merito degli Enti locali di tutta la Regione, l'impunità che fino ad oggi ha garantito i responsabili di tale dissesto, grazie anche ad uno spaventoso abusivismo edilizio imperante sull'intero territorio, l'interrogante aveva già provveduto a chiedere adeguati interventi fin dal giorno successivo al violento nubifragio abbattutosi, lo scorso 3 luglio 2006, sulla costa tirrenica del vibonese;
il nubifragio ha provocato quattro morti, tra i quali un bimbo di soli 15 mesi, numerosi feriti, ingenti danni alle abitazioni delle frazioni di Vibo Marina, Bivona e Longobardi;
da subito si sono rivelati superficiali ed insufficienti gli interventi di aiuto agli alluvionati, ai quali si è aggiunta la deresponsabilizzazione di chi non aveva provveduto alla regimazione dei corsi d'acqua, benché adeguatamente finanziata, nonché la mancanza di valutazione delle cause che avevano contribuito al dissesto di quel territorio;
da subito gli importi stanziati sono apparsi del tutto insufficienti;
risulterebbero all'interpellante fatturazioni per gli interventi di urgenza per circa 5 milioni di euro, senza l'ufficialità dei criteri di individuazione delle ditte incaricate, il relativo elenco e le indicazioni delle prestazioni effettuate;
la 'ndrangheta è sempre riuscita ad inserirsi negli appalti pubblici e non v'è dubbio che abbia avuto un ruolo anche negli interventi post-alluvionali;
anche i rappresentanti delle confederazioni sindacali Cgil, Cisl e Uil, hanno denunziato la presenza di «loschi individui» tra la popolazione;
già nei primi giorni del mese di settembre 2006, a due mesi di distanza dal tragico nubifragio, sono iniziate le proteste dei residenti nelle zone maggiormente colpite, per non aver visto la concretizzazione delle promesse degli interventi fatte dal mondo politico ed istituzionale; le giuste lagnanze sono state anche inserite in una lettera che don Piero Furci, parroco di Bivona ha indirizzato al sindaco del comune,
ai presidenti dell'amministrazione provinciale e della camera di commercio della città di Vibo Valentia, delegati per l'emergenza alluvionale del governatore calabrese, a sua volta delegato dal Governo;
alla base delle inadempienze, senza dubbio l'assoluta insufficienza delle risorse stanziate, a fronte dell'ammontare delle istanze di risarcimento e delle necessità di interventi; occorre, altresì, aggiungere la mancanza di un adeguato monitoraggio utile alla individuazione degli effettivi interventi;
nei primi giorni del mese di ottobre 2006, solo dopo la protesta dei cittadini alluvionati e l'occupazione della locale stazione ferroviaria, il Presidente della giunta regionale calabrese ha dato incarico all'università di Cosenza per la realizzazione di un piano pluriennale di recupero del territorio della provincia di Vibo Valentia, interessato dall'alluvione del 3 luglio 2006;
ancora il 6 novembre 2006, dopo ulteriori proteste, i comitati pro alluvionati hanno incontrato il Presidente Loiero per chiedere sia un monitoraggio sulla drammatica situazione esistente sia sul controllo della gestione dei fondi e sull'andamento dei lavori;
l'interrogante da subito aveva richiesto l'individuazione di un'autorità di controllo per garantire l'equità di distribuzione degli aiuti finanziari già stanziati e di quelli che certamente dovranno aggiungersi;
nei giorni scorsi, peraltro, per probabili dissapori interni, durante i lavori del consiglio della Camera di commercio di Vibo Valentia, è stato presentato un documento di sfiducia al suo Presidente, il che naturalmente mantiene perplessità nelle imprese locali colpite dai danni alluvionali;
nei primi giorni del corrente mese di dicembre il Presidente del comitato pro alluvionati di Vibo Marina ha denunziato: «Tranne la rimozione dei detriti,dopo sei mesi, nessun intervento è stato fatto nella zona Pennello ... Non abbiamo mai saputo niente, nessuno ha comunicato ai Comitati le cifre raccolte. Ma dove sono? Chi le ha ricevute? Perché non darle agli alluvionati?»;
infine, è dei giorni scorsi, l'ordinanza del Sindaco del comune di Vibo Valentia con la quale viene intimato lo sfratto dagli alberghi di interi nuclei familiari di alluvionati, senza aver garantito agli stessi i primi interventi di spesa e senza aver provveduto, per alcuni, ad erogare i finanziamenti idonei sia e superare l'emergenza sia a rendere possibile il trasferimento in un abitazione autonoma;
appaiono, ancora oggi, sulle cronache regionali calabresi notizie relative alla odissea vissuta da alcune intere famiglie del vibonese dopo l'alluvione del 3 luglio 2006, nell'indifferenza delle istituzioni preposte agli interventi sociali -:
se non ritengano necessario ed urgente attuare gli opportuni interventi finanziari per incentivare il piano di assetto idrogeologico approvato, da tempo, dalla regione Calabria;
se siano a conoscenza dello stato delle indagini per accertare le responsabilità del grave dissesto idrogeologico, dell'abusivismo edilizio, della mancata regimazione dei corsi d'acqua che hanno contribuito e maggiorare i danni dell'alluvione dello scorso 3 luglio 2006;
se non ritengano, infine, necessario ed urgente individuare un'autorità di controllo sull'equa distribuzione degli aiuti finanziari sull'accertamento dei criteri adottati per l'individuazione delle ditte incaricate agli interventi di urgenza e per la verifica delle relative fatturazioni.
(2-00272) «Angela Napoli».
Interrogazioni a risposta scritta:
LOMBARDI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
a quanto risulta all'interrogante in data 1o dicembre 2006 il Direttore del Centro Enea della Trisaia di Rotondella ha dato notizia ai dipendenti di avere ricevuto informativa da parte della Sogin di una contaminazione radioattiva in area circoscritta facente parte del sito ITREC;
il Centro ENEA della Trisaia ha svolto attività di riprocessamento del combustibile nucleare negli anni 1975-76;
quella attività ha generato rifiuti liquidi ad alta attività per circa 3 metri cubi ed altri elementi di combustibile radioattivi, non ancora trattati, giacciono in quell'area in attesa di destinazione definitiva;
sono dunque presenti in quell'area rifiuti ed elementi radioattivi che, come si sottolinea da trenta anni, devono essere posti in sicurezza;
la divulgazione della notizia di contaminazione radioattiva, seppure in area circoscritta, ha determinato allarme tra la popolazione e la preoccupazione delle associazioni ambientaliste e del Tribunale per i diritti del malato (parte integrante dell'organizzazione «Cittadinanza Attiva») che non sono più disposte, dopo 30 anni, ad assistere al perpetuarsi di una situazione di pericolo per i lavoratori della Trisaia e per l'intera comunità -:
se non ritenga necessario intervenire immediatamente affinché venga monitorato l'ambiente e accertato il tipo e l'entità di contaminazione radioattiva che si è diffusa nel territorio circostante la Trisaia di Rotondella;
se non ritenga necessario attivarsi affinché vengano adottate idonee misure di salvaguardia della salute nei confronti degli addetti ai lavori e delle popolazioni della zona;
che iniziative urgenti intenda mettere in atto affinché vengano eseguite e completate nel più breve tempo possibile le opere di messa in sicurezza del suddetto Centro Nucleare.
(4-01870)
GIULIETTI e FALOMI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
il 19 luglio 2005, il Consiglio di Stato ha adottato un'ordinanza con cui ha chiesto alla Corte di giustizia delle Comunità europee di pronunciarsi sulla legittimità comunitaria della cosiddetto legge Gasparri in materia radiotelevisiva, contestualmente sospendendo il giudizio proposto dalla Centro Europa 7 s.r.l. per ottenere l'assegnazione delle frequenze oggetto della concessione rilasciata alla stessa Europa 7 nel luglio 1999;
in data 22 febbraio 2006, il precedente governo, costituendosi dinanzi alla Corte europea di giustizia per mezzo dell'Avvocatura Generale dello Stato, ha sostenuto la legittimità comunitaria della legge Gasparri, approvata nella scorsa legislatura dalla allora maggioranza di centro-destra;
lo scorso 19 luglio, la Commissione europea - a seguito di una sua autonoma iniziativa - ha altresì notificato all'attuale governo una lettera di costituzione in mora dell'Italia, a causa dei numerosi profili di incompatibilità riscontrati dalla Commissione tra la legge Gasparri e le rilevanti direttive europee in materia;
a quanto risulta, con nota del successivo 13 settembre, l'attuale governo ha riconosciuto che la legge Gasparri è incompatibile, sotto tutti i profili segnalati dalla Commissione europea, rispetto alle direttive comunitarie in materia di comunicazioni elettroniche;
il governo nella sua risposta ha riconosciuto, tra l'altro, che la legge Gasparri viola il divieto comunitario di attribuire a determinate imprese diritti speciali, là dove consente agli operatori privi della concessione televisiva analogica
(come l'emittente Retequattro) di continuare a trasmettere in tecnica analogica, sino al definitivo passaggio alle trasmissioni digitali (fissato per il 2008, ma in via di proroga al 2012);
il 30 novembre scorso, si è tenuta, dinanzi alla Corte europea di giustizia, l'udienza per la discussione della causa (C-380/05) avente ad oggetto il menzionato giudizio pregiudiziale richiesto dal Consiglio di Stato relativamente alla legittimità comunitaria della legge Gasparri;
dai lanci di agenzia relativi allo svolgimento dell'udienza e da articoli di stampa (vedi «Il Sole 24 Ore» del 1o dicembre 2006), risulta che i rappresentanti del governo avrebbero sostenuto dinanzi alla Corte europea di giustizia, la legittimità della legge Gasparri, senza riconfermare le rilevanti dichiarazioni di illegittimità comunitaria della legge Gasparri effettuate dal governo nella riposta alla messa in mora della Commissione europea -:
se risponda al vero che il rappresentante del governo italiano ha sostenuto la legittimità comunitaria della legge Gasparri, nel corso dell'udienza svoltasi il 30 novembre 2006 dinanzi alla Corte di giustizia delle Comunità europee.
(4-01881)
DONADI, PEDICA, PEDRINI, EVANGELISTI, MURA, ASTORE, BELISARIO, BORGHESI, COSTANTINI, D'ULIZIA, MISITI, LEOLUCA ORLANDO, OSSORIO, PALOMBA, PISICCHIO, PORFIDIA, RAITI e RAZZI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle comunicazioni. - Per sapere - premesso che:
secondo quanto si apprende da notizie di stampa, il Governo italiano ha difeso la legge Gasparri nella causa che oppone lo Stato italiano all'emittente Europa 7 innanzi alla Corte di giustizia europea, senza un cambiamento di posizione rispetto all'indirizzo del Governo precedente;
nel 1999 Europa 7 vince la gara per le concessioni a trasmettere su scala nazionale, sulle frequenze allora di Rete 4 che però ha continuato a trasmettere regolarmente sulle stesse frequenze, prima in proroga, poi secondo quanto stabilito dalla legge cosiddetta Gasparri;
dopo una serie di ricorsi al Tar e al Consiglio di Stato, il contenzioso è approdato alla Corte di Giustizia Europea;
di fronte alla Corte, il Governo Berlusconi allora in carica ha difeso la legittimità della legge Gasparri tramite l'Avvocatura dello Stato;
lo scorso 30 novembre, la Corte europea si è riunita per rispondere su 10 questioni di legittimità e conformità della legge cosiddetta Gasparri al diritto comunitario e alla Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. In questa occasione, l'Avvocatura dello Stato ha mantenuto la stessa linea tenuta in precedenza quando era in carica il Governo Berlusconi, precisando soltanto che il nuovo Governo Prodi, attualmente in carica, ha assunto l'impegno di riformare la cosiddetta legge Gasparri;
a quanto si apprende da organi di stampa, lo stesso Ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni ha sostenuto l'illegittimità delle disposizioni della legge cosiddetta Gasparri;
la riforma appare ancora lontana nel tempo e se la Corte europea dovesse dare ragione a Europa 7, il Consiglio di Stato non potrebbe far altro che trasferire a Europa 7 le frequenze abusivamente occupate da altri;
sempre secondo quanto riferiscono organi di stampa, il Ministro delle comunicazioni Paolo Gentiloni avrebbe inviato una lettera ufficiale al Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Enrico Letta segnalandogli l'imminente udienza della Corte di Giustizia europea, sollecitandolo quindi a modificare i principi direttivi per l'Avvocatura dello Stato sul caso Europa 7;
secondo il Ministro Gentiloni era necessario, a quanto si apprende sempre da
organi di stampa, fornire al riguardo «all'Avvocatura dello Stato le opportune indicazioni» -:
se non appaia necessario, alla luce di quanto sopra esposto, che il Governo chiarisca quanto effettivamente accaduto, la linea seguita in merito dall'Avvocatura dello Stato e, laddove ciò sia confermato, per quali ragioni ha seguito l'indirizzo politico tracciato dal precedente Governo;
quali iniziative intenda adottare ora il Governo per adeguare l'ordinamento interno al diritto comunitario, con specifico riferimento alla mancata assegnazione delle frequenze a Europa 7.
(4-01882)