Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato B
Seduta n. 83 del 6/12/2006
...
AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazione a risposta in Commissione:
DI CAGNO ABBRESCIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano: la Gazzetta del Mezzogiorno, il 29 novembre 2006, ha pubblicato un articolo dai contenuti preoccupanti, secondo cui per il depuratore di Bari Ovest, sarebbe stato disposto il sequestro da parte della Procura della Repubblica di Trani, che ha prescritto il divieto di inviare i materiali prodotti di depurazione in agricoltura;
l'allarme fanghi al depuratore, situato tra l'altro nelle immediate vicinanze dell'abitato quartiere San Paolo di Bari, pone come alternativa l'utilizzo della discarica, ma gli impianti non accettano il fango del depuratore del San Paolo, in quanto la percentuale di secco contenuta nel fango liquido non è conforme ai parametri di smaltimento;
la situazione preoccupante, è stata confermata anche dal direttore dell'ARPA - Agenzia regionale per la prevenzione e protezione dell'ambiente, che ha avviato, con i primi prelievi di acque e fanghi, la campagna di monitoraggio voluta dal magistrato;
lo stesso direttore ha affermato che: «se quei fanghi non verranno smaltiti da qualche parte, il punto di non ritorno può essere abbastanza vicino nel tempo», in quanto potrebbe a breve presentarsi facilmente un problema di contenimento dai fanghi stessi;
inoltre, l'articolo predetto riporta che la natura delle sostanze inquinanti, i cui livelli sono stati riscontrati in eccesso rispetto ai limiti di legge (oli minerali), lascerebbe immaginare che i fanghi siano residuo di rifiuti industriali impropriamente avviati all'impianto della rete civile, facendo riemergere drammaticamente il problema degli scarichi non autorizzati che mandano i depuratori fuori uso -:
quali iniziative urgenti intenda adottare, nel caso in cui le notizie riportate dal quotidiano: la Gazzetta del Mezzogiorno, corrispondano al vero;
se sussistano pericoli per la salute degli abitanti del quartiere di San Paolo di Bari, nonché per la tutela dell'ambiente limitrofo interessato dal problema generato dalla presenza di oli minerali negli scarichi di fogna trattati;
se infine corrisponda al vero la possibilità del rischio di un versamento dei rifiuti liquidi direttamente nel mare, se la situazione di dovesse protrarre nel tempo, con conseguenze serie e preoccupanti per la fauna e la flora marina.
(5-00481)
Interrogazioni a risposta scritta:
LOMBARDI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
si registrano gravi ritardi nell'iter istitutivo del parco nazionale Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese. Sono stati ampiamente disattesi i termini previsti dalla legge del 9 dicembre 1998, n. 426, articolo 2, commi 5 e 6, che fissava il termine ultimo di istituzione del parco entro 180 giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica n. 291 del 14 dicembre 1998;
i 13 anni trascorsi infruttuosamente per l'istituzione del parco hanno favorito invece gli interessi petroliferi con la realizzazione di numerosi pozzi petroliferi, oleodotti e centro olio che riguardano il territorio del futuro parco. A giudizio dell'interrogante, il tempo trascorso non si giustifica se non per ritardare l'emanazione delle misure di salvaguardia del parco allegate al decreto del Presidente della Repubblica, mentre adottobre scorso è stato sottoscritto un secondo accordo quadro tra Regione Basilicata e Total-Esso-Shell per lo sfruttamento petrolifero nel progetto denominato «Tempa Rossa», che riguarda un'altra parte del territorio del parco nazionale e che viene ulteriormente interessato da attività industriali evidentemente non compatibili con il Parco stesso;
il territorio del parco comprende Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e Zone di Protezione Speciale (ZPS) facenti parte della Rete Ecologica dell'Unione Europea con specie ed habitat protetti che, se privi delle necessarie misure di salvaguardia del parco, verrebbero messe a gravi rischi;
con il recente parere del 7 settembre 2006 della Corte dei Conti - Ufficio di Controllo sugli Atti dei Ministeri delle Infrastrutture e Assetto del Territorio - vengono elencati alcuni errori e lacune procedurali imputabili al Ministero dell'Ambiente ed alla Regione Basilicata, che rendono impraticabile l'istituzione del Parco, anche se questa istituzione viene fortemente rivendicata dallo stesso Ministero dell'Ambiente come una priorità -:
se sia a conoscenza dello stato attuale dell'iter istitutivo del Parco Val D'Agri Lagonegrese;
se sia stato ritirato, e in caso affermativo, per quali motivi il decreto istitutivo del parco Appennino Lucano Val d'Agri Lagonegrese da parte del ministero dell'ambiente tutela del territorio e del mare;
quali iniziative urgenti intenda intraprendere affinché venga istituito tempestivamente il suddetto parco nazionale;
se non si ritenga necessario, in attesa dell'emanazione delle misure di salvaguardia del parco, applicare misure provvisorie di salvaguardia previste dagli articoli 1, comma 2, articolo 5 comma 2 e articolo 8 della legge 8 luglio 1986, n. 349 e successive modificazioni, anche a carattere inibitorio di opere, di lavoro o di attività antropiche, considerato l'inquinamento reale e potenziale dell'aria, delle acque e del suolo che incidono sullo stato di conservazione degli ambienti naturali dell'area parco a causa delle perforazioni petrolifere.
(4-01869)
ZACCHERA. - Il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è in via di ultimazione la progettazione del nuovo elettorodotto Ossola-Sud-Borgonianero-Pianura Padana che interconnetterà ulteriormente la nostra rete elettrica con quella svizzera;
in alcuni tratti la nuova linea elettrica attraverserà attraverso centri abitati come nel caso della frazione di Agrano nel comune di Omegna (provincia del Verbano Cusio Ossola);
in ogni sede gli abitanti e gli amministratori locali hanno sottolineato i potenziali pericoli per la salute dovuta al nuovo elettrodotto che passerà sopra le abitazioni, mentre avrebbe potuto essere spostato ad alcune centinaia di metri dall'abitato con un tracciato che non avrebbe così attraversato zone abitate;
si era parlato a diversi livelli di un parziale interramento dei cavi, ipotesi poi non realizzata in sede di progettazione solo per ragioni economiche -:
in che modo intenda tutelare il diritto alla salute delle popolazioni locali e se non ritenga opportuno che si pervenga all'individuazione di un tracciato di minore pericolosità per la popolazione di Agrano e più rispettoso anche dal punto di vista paesaggistico ed ambientale.
(4-01873)
MINARDO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che;
la provincia di Ragusa ha una forte vocazione agricola, in particolare nel settore in serre;
attorno a questo gravita un importante indotto industriale: il comparto della lavorazione dei film di polietilene per la copertura delle serre, che da solo copre oltre il 20 per cento del fabbisogno nazionale, ed inoltre è in grado di assicurare la produzione ed il successivo riciclaggio di tali prodotti assicurando un alto grado di compatibilità ambientale a tutto il settore serricolo;
il buon funzionamento del sistema di riutilizzo della plastica usata è basato sull'efficienza del capillare sistema di raccolta di questi materiali presso i singoli fondi agricoli «porta a porta»;
l'attuale impianto legislativo (decreto Ronchi) ha previsto l'istituzione di consorzi nazionali ai quali ha affidato il compito di creare e sostenere un sistema organizzativo sull'intero territorio idoneo a garantire l'attività di raccolta, riciclo e smaltimento anche dei rifiuti di polietilene e polistirolo al fine di preservare il territorio dai rischi di inquinamento causati dall'indiscriminato abbandono degli stessi e il ruolo di tali consorzi nazionali, per motivazioni e ragioni diverse non sono riusciti ad assicurare il raggiungimento degli obiettivi fissati dalla normativa e tanto meno a salvaguardare il territorio dai continui fenomeni di inquinamento ambientale -:
se il Governo intenda attivarsi presso il Commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Sicilia per non assistere ad una grave emergenza ambientale a causa dell'abbandono di tonnellate di teli di
polietilene lungo i nostri litorali, nelle campagne o, ancora peggio, per evitare che siano bruciati dagliagricoltori con dannose conseguenze per la salute dell'uomo;
se il Governo intenda adottare iniziative normative volte a prevedere la costituzione di un consorzio che riunisca gli enti locali coinvolti, province e comuni, le associazioni di categoria che rappresentano le imprese industriali della filiera, le associazioni degli agricoltori che sono i produttori dei rifiuti, le cooperative agricole, le associazioni dei trasportatori dei rifiuti, le singole imprese interessate e le associazioni ambientaliste. Il coinvolgimento di tutte le parti interessate consentirà di porre mano in maniera definitiva al problema che annualmente si ripropone con crescente gravità.
(4-01878)
BORDO. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
l'Oasi Lago Salso di Manfredonia rappresenta la zona umida con maggiore biodiversità dell'intero Parco Nazionale del Gargano ed una delle più importanti zone umide del Mediterraneo;
l'Oasi Lago Salso è un bacino artificiale pensile di 500 ettari che ha bisogno di una corretta gestione per mantenere l'importante valenza naturalistica, essendo inserita nel SIC zone umide della Capitanata e nella ZPS paludi del golfo di Manfredonia;
presso l'Oasi suddetta è in corso un progetto di stabilizzazione di 39 ex lavoratori socialmente utili;
la stessa cooperativa degli ex LSU denominata Euro Daunia 2000 è destinata alla cessazione delle attività e alla chiusura, per quanto risulta all'interrogante, a seguito dell'immobilismo dell'Ente parco, che, nell'attuale gestione, ha di fatto bloccato la maggior parte degli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria;
la mancata gestione del Canneto sta causando il completo interramento della Palude;
l'Ente Parco continua inspiegabilmente a non affidare il centro Visita dell'Oasi alla cooperativa degli LSU, così come più volte richiesto congiuntamente dalla stessa cooperativa e dall'associazione ambientalista Centro Studi Naturalistici onlus che da oltre 10 anni opera nell'Oasi;
presso l'Oasi Lago Salso esiste un centro per l'allevamento della fauna selvatica finanziato dal Ministero dell'ambiente nel 2000 per 309.874,14 euro, che a tutt'oggi non è stato ancora completato, malgrado al suo interno vengano ospitati esemplari di specie in via di estinzione;
presso l'Oasi è attivo un progetto per la reintroduzione del Gobbo rugginoso finanziato a più riprese mediante fondi POP 1994-1999 per un importo complessivo di 447.768,69 euro, e successivamente con i POR 2000-2006 per un totale di 361.519,83 euro;
una parte rilevante del secondo progetto non è stata completata, determinando notevoli problemi per il successo della reintroduzione del gobbo rugginoso;
malgrado le sollecitazioni fatte da più di un'associazione ambientalista, l'Ente Parco non ha inteso effettuare le migliorie necessarie per mettere a norma le voliere ospitanti i Gobbi relativamente all'emergenza influenza aviaria;
nonostante, attualmente, il centro ospiti la più importante popolazione in cattività presente in Europa di Gobbo rugginoso, l'Ente parco sta mettendo a serio rischio l'intera popolazione in quanto non ha negli ultimi anni effettuato interventi di messa in sicurezza delle voliere dai predatori, nonché i necessari interventi di manutenzione straordinaria facendo sì che alcune voliere rischiano seriamente di crollare;
inoltre, in seguito alla mancanza di integrazione e sostituzione di acqua all'interno delle voliere, in ragione della mancata
contrattualizzazione per la gestione idrica delle voliere con la Cooperativa Euro Daunia 2000, nelle stesse è scoppiata un'epidemia che ha causato la morte di decine di esemplari della specie;
l'attuale gestione del Parco tollera il prelievo abusivo d'acqua all'interno della zona umida nel periodo primaverile ed estivo che causa notevoli danni alla nidificazione di molte specie di uccelli acquatici;
non esiste un comando di stazione del corpo Forestale dello stato presso l'Oasi che possa garantire un'adeguata vigilanza, considerato che allo stato attuale nell'Oasi si effettua con abitudine l'attività di bracconaggio anche mediante barchini che vengono posizionati lungo le sponde del lago;
l'Ente Parco Nazionale del Gargano è responsabile in quanto istituzionalmente preposto alla tutela e alla conservazione delle risorse naturali locali;
lo stesso Parco del Gargano aveva ed ha sufficienti fondi per il completamento e la corretta gestione del Centro per l'allevamento delle specie minacciate, per il quale gli enti territoriali coinvolti (Comune, Provincia, Regione) hanno già dato la loro disponibilità a stanziare risorse per sostenere le iniziative a difesa delle specie minacciate -:
come mai il Parco non abbia impiegato e speso le risorse finanziarie a disposizione, evitando, così facendo, il fallimento della Cooperativa e la morte di decine di esemplari di una delle specie più rare del Paleartico Occidentale (gobbo rugginoso);
quale sia la ragione per la quale l'Ente Parco non svolge le attività per la manutenzione ordinaria e straordinaria dell'Oasi;
quali siano le ragioni per le quali il Centro visita del Parco, nonostante le continue richieste fatte, non viene affidato e aperto al pubblico;
quali misure il Ministro intenda adottare per evitare che la mancata manutenzione del sito causi la distruzione in maniera irreparabile di una delle zone umide più importanti d'Italia;
cosa si intenda fare affinché il progetto di reintroduzione del gobbo rugginoso possa procedere secondo il programma previsto e gli esemplari presenti nel centro possano sopravvivere;
se il Ministro conosca e abbia informazioni circa il clima di tensione che si sta alimentando in seguito al fallimento della Cooperativa degli ex LSU che opera nell'Oasi e come intenda operare al fine di prevenire incidenti;
quali iniziative si intendano assumere per salvaguardare i posti di lavoro;
quale sia la valutazione del Ministro e quali iniziative si intendano assumere nei confronti dell'Ente Parco del Gargano affinché ponga rimedio alla situazione illustrata;
quali siano le ragioni per le quali, nonostante le insistenze delle associazioni ambientaliste, non si sia ancora provveduto a distaccare un comando stazione del corpo Forestale dello Stato presso l'Oasi o, in ogni caso, a garantire un'adeguata vigilanza, considerato che allo stato attuale nell'Oasi si effettua abitualmente l'attività di bracconaggio anche mediante barchini che vengono posizionati lungo le sponde del lago.
(4-01890)
BONELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
ormai da decenni si trascina la questione secondo l'interrogante «contorta» del porto di San Felice Circeo, il completamento dell'attuale struttura e un nuovo progetto per il suo raddoppio, per l'esame del quale il Comune di San Felice ha convocato la conferenza di servizi il prossimo 12 dicembre 2006;
per quanto riguarda il completamento del porto esistente si è avviato un contenzioso tra il comune di San Felice e la cooperativa «Circeo Primo» che attualmente gestisce parte dello specchio acqueo;
l'area interessata dall'ampliamento, di proprietà del demanio, è situata all'interno del Parco nazionale del Circeo e compresa nei siti di importanza comunitaria e di protezione speciale;
il Comune di San Felice, seduta del 20 settembre 2006, richiese alla Giunta, con la delibera n. 54 del 2006, di ricorrere in Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR sez. Latina n. 610 del 2005 che ha annullato la conferenza di servizi svoltasi nel 2001 e nel corso della quale, nella fase di comparazione tra il progetto pubblico comunale e quello del privato della Circeo Primo venne preferito il primo;
nonostante la maggioranza del consiglio comunale decidesse di dar mandato alla Giunta per l'appello, essa, con propria delibera n. 211 del 9 ottobre 06, si è rifiutata di dare seguito alla delibera inerente la costituzione in giudizio presso il Consiglio di Stato;
come denunciato più volte anche da altri consiglieri di minoranza, nella maggioranza consiliare esistono chiari e conclamati conflitti di interesse (l'attuale presidente di consiglio comunale è socio nonché sindaco della cooperativa «Circeo Primo»; il Sindaco del Comune, Giuseppe Schiboni, due assessori e il capogruppo di Forza Italia si sono sempre dichiarati incompatibili sulle questioni portuali);
anche l'associazione nazionale per la lotta contro le mafie e le illegalità «Antonino Caponnetto», rilevando una serie di intrecci tra interessi pubblici e taluni personaggi politici e privati, ha chiamato in causa la magistratura al fine di fare definitiva chiarezza sulla vicenda e la menzionata Associazione ha ritenuto opportuno chiedere anche l'intervento diretto del Ministro dell'interno;
la stessa Associazione ha già denunciato più volte, tra l'altro, anche un «interesse nella realizzazione del raddoppio del porto con gruppi sulla cui vera identità bisogna fare assoluta chiarezza»;
a tale proposito sono state inoltrate presso il ministro di Grazia e Giustizia della passata legislatura governativa svariate interrogazioni parlamentari in cui si chiedeva, tra l'altro, se non si ravvedessero le condizioni necessarie per lo scioglimento del consiglio comunale di San Felice Circeo;
il Dossier di Avvenimenti del 23 dicembre 2005 riporta, tra l'altro, informazioni estremamente allarmanti circa la vera identità dei componenti la società Penta, progettatrice del raddoppio del porto di San Felice Circeo;
la società proponente il raddoppio, denominata PENTA srl con sede legale in Ferentino (Frosinone), via Morolense n. 17, ha avuto come amministratore unico fino al dicembre 2005 Giovanni Paolini ed ha adesso come unico socio la Autostern srl di Giorgio Paolini;
dal dossier di Avvenimenti di dicembre 2005, pagina 25 secondo paragrafo riporta «riferisce D'Amato: "Il magistrato mi risponde che le vicende dei fratelli Paolini sono note e che sarebbe stato utile che la procura antimafia avesse tutte le informazioni i fratelli Giorgio e Giovanni Paolini sono coinvolti in legami con la criminalità organizzata e in particolare con Enrico Nicoletti, tesoriere della Banda della Magliana"» -:
se il ministro dell'ambiente non ritenga opportuno sollecitare per interventi sull'area del Porto, una definizione progettuale organica attenta all'impatto ambientale ed urbanistico che tali opere inevitabilmente comportano;
se il Ministro dell'intero non ritenga di verificare se sussistano i presupposti per lo scioglimento del consiglio comunale in rapporto al pericolo di infiltrazioni malavitose.
(4-01896)
BONELLI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
il commissario straordinario ai rifiuti della Regione Lazio ha deciso con decreto n. 28 del 24 aprile 2003, l'autorizzazione della discarica di rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi provenienti da attività di autodemolizione e frantumazione di rifiuti gestita dalla Società Ecofer Ambiente Srl in una area di circa 16 ettari sita in via Ardeatina, località tenuta della Falcognana;
tale discarica occupa una superficie di 160.000 metri quadrati per una volumetria complessiva di rifiuti di metri cubi 2.200.000 dedicata allo smaltimento del cosiddetto «fluff» (rifiuto industriale costituito dalla «frazione leggera e polveri» di scarto della frantumazione delle carcasse di auto contenente quindi plastiche, tessuti, vernici, metalli, materiali di coibentazione, lana di vetro, guarnizioni, PVC) classificato dalla normativa vigente rifiuto speciale pericoloso e non pericoloso per la contaminazione di suolo ed acque;
il comune di Roma, con un ordine del giorno approvato all'unanimità dal consiglio comunale il 26 febbraio 2004, ha espresso la contrarietà al progetto in questione;
la provincia di Roma, con nota del 5 gennaio 2004, nell'esprimere la contrarietà al progetto della discarica ha sollevato rilievi in ordine al contrasto tra il decreto regionale n. 28 e le norme di cui al decreto legislativo n. 36 del 13 giugno 2003 di recepimento della direttiva 1999/31/CE;
a seguito delle proteste di comitati dei cittadini che hanno proposto una battaglia per giusta causa chiedendo la corretta applicazione delle leggi in materia e delle decisioni contrarie alla realizzazione della discarica adottate dal comune e dalla provincia di Roma, la regione Lazio ha provveduto alla revoca del decreto n. 28 con atto del commissario straordinario n. 36 del 25 marzo 2004;
il Municipio XII, con la risoluzione n. 4 del 19 febbraio 2004, ha espresso all'unanimità parere negativo alla realizzazione della discarica in oggetto, che penalizzerebbe in modo irreparabile il territorio;
l'area in oggetto è posta a pochissimi chilometri dal Santuario del Divino Amore e nelle immediate vicinanze del Parco dell'Appia Antica patrimonio di alto pregio naturalistico ed archeologico e del Fosso della Falcognana vincolato dal decreto legislativo n. 42 del 2004;
il sito prescelto è classificato dal piano regolatore del comune di Roma, approvato dal consiglio comunale nel 2006, come area agricola a valenza ambientale, e dunque non appare idoneo alla realizzazione della suddetta discarica;
a distanza di circa un chilometro è localizzata la riserva d'acqua ACEA del Divino Amore con vincolo assoluto di inedificabilità;
consta all'interrogante che la discarica in questione, pur avendo la società proponente Ecofer Ambiente Srl richiesto l'approvazione di una discarica di tipo 2B per rifiuti speciali, risponde alle caratteristiche previste per una discarica di tipo C per rifiuti pericolosi;
il decreto regionale n. 28 ha autorizzato lo stoccaggio definitivo di rifiuti pericolosi contaminati da sostanze pericolose già ricomprese tra i rifiuti tossici nocivi;
nonostante le proposte dei comitati dei cittadini e della provincia di Roma e nonostante il municipio XII con un ordine del giorno del 3 ottobre 2006, approvato all'unanimità, abbia chiesto la sospensione dei lavori, sono tuttora in corso i lavori di costruzione della suddetta discarica -:
se il Ministro interrogato non ritenga di dover valutare se gli interventi citati in premessa siano in violazione del decreto legislativo 36/2003 che recepisce la direttiva
1999/31/CE tenendo conto delle seguenti circostanze:
non è stata accertata la conformità al Piano Regionale gestione rifiuti;
il sito non possiede caratteristiche geologiche tali da garantire la presenza di una barriera geologica con caratteristiche di naturale impermeabilizzazioni;
l'autorizzazione sia integrata per quanto attiene la protezione del suolo, delle acque e dell'aria e che non è possibile alcuna deroga da parte del Commissario dei rifiuti;
la volumetria approvata di 2.200.000 metri cubi è estremamente superiore alle necessità individuate dal piano dei rifiuti ed alle necessità dell'impianto che produce tale rifiuto cui la discarica in maniera esclusiva è dedicata -:
se, ad avviso del Ministro, la procedura sopra esposta sia idonea a garantire il rispetto della norme previste dal DPCM n. 377 del 10 agosto 1988, tenuto conto che non è stata espressa la VIA (Valutazione Impatto Ambientale) al livello statale necessaria per rifiuti classificabili speciali pericolosi e non pericolosi come da CER (codice europeo rifiuti) 19 ottobre 2003 e 19 ottobre 2004 compresi nell'elenco della Decisione Europea CE n. 118 del 16 gennaio 2001 e per stoccaggio definitivo di rifiuti contaminati da sostanze pericolose già ricompresse tra i rifiuti tossico nocivi;
se e quali provvedimenti intenda adottare il ministro interrogato per accertare che l'eventuale realizzazione della discarica di cui in premessa avvenga nel pieno rispetto della normativa vigente e non comporti pericoli di alcun genere sotto il profilo ambientale e per la sicurezza e la salute dei cittadini.
(4-01897)