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Allegato B
Seduta n. 88 del 19/12/2006
INTERROGAZIONI PER LE QUALI È PERVENUTARISPOSTA SCRITTA ALLA PRESIDENZA
ADENTI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio. - Per sapere - premesso che:
l'Associazione italiana difesa animali e ambiente ha reso disponibili i dati relativi all'applicazione della legge 281/91 relativamente ai comuni lombardi e da tali dati emergono numerosi casi di non applicazione delle normative previste in detta legge per quanto concerne la cattura di cani randagi e la previsione, nelle convenzioni, di azioni di controllo nei confronti dei gestori di canili -:
se non intenda procedere ad un monitoraggio dello stato di attuazione della legge 281/91 anche con riferimento alle violazioni da parte dei comuni della normativa vigente.
(4-00589)
Risposta. - Il Ministero della salute segue con particolare attenzione lo stato di attuazione della legge 14 agosto 1991, n. 281, che affida alle Regioni l'attuazione delle norme relative all'esecuzione dei compiti inerenti alla gestione del randagismo, al risanamento dei canili e alla costruzione dei rifugi per cani.
Il raggiungimento di tali obiettivi è sollecitato con continuità da questa amministrazione, anche se si è avuto modo di constatare che non tutte le regioni hanno recepito in maniera completa e tempestiva la legge citata.
Relativamente al quesito posto dall'interrogante, si conferma che è in fase di elaborazione un progetto di monitoraggio, non solo sul recepimento della legge n. 281 del 1991, ma anche dell'Accordo del 6 febbraio 2003 tra il Governo, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano in materia di benessere degli animali da compagnia e pet-therapy, recepito con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 febbraio 2003.
Tale Accordo riveste particolare importanza, in quanto definisce il comportamento delle persone nei riguardi degli animali, anche di specie diverse dal cane e dal gatto, ed è finalizzato all'educazione della popolazione che convive con gli animali da compagnia, responsabilizzando, altresì, le autorità territoriali.
Il monitoraggio consentirà di individuare le fasi di applicazione della normativa vigente, per tutti i livelli territoriali, costituendo, inoltre, uno strumento di verifica delle condizioni globali di sanità e benessere veterinario nel nostro Paese.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Gian Paolo Patta.
AMENDOLA. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
da alcuni anni la Compagnia dei Carabinieri di Lamezia Terme è temporaneamente allocata in una parte dell'edificio, ormai dimesso, che ospitava il vecchio ospedale civile di Lamezia Terme;
tale allocazione si è resa indispensabile ed indifferibile in quanto la vecchia struttura della caserma di via Marconi è risultata inagibile, non idonea e priva delle più elementari nome di sicurezza;
la Compagnia dei Carabinieri di Lamezia Terme ha competenza su un vasto territorio in cui la presenza della criminalità comune ed organizzata è molto forte e per la quale tutte le istituzioni locali hanno fatto sentire alta la loro richiesta di maggiore sicurezza ed una più capillare e funzionale presenza degli operatori delle forze dell'ordine;
il Ministero dell'interno ha stanziato per la realizzazione della nuova struttura 6 milioni di euro previsti per abbattere e ricostruire la nuova caserma per un'altezza di cinque piani nella stessa località di via Marconi, arteria centrale e strategica per l'agevole raggiungimento di un'ampia fascia di territorio;
tale soluzione appare come la più opportuna per abbreviare i tempi di realizzazione della nuova costruzione;
nell'agosto del 2005 l'Amministrazione comunale di Lamezia Terme ha licenziato con parere favorevole la pratica per le specifiche competenze;
alla data odierna il SIIT (Servizi Integrati Infrastrutture e Trasporti) Sicilia-Calabria, del Ministero delle infrastrutture, competente in materia, non ha avviato le procedure della relativa gara d'appalto -:
quali siano le motivazioni per cui, a distanza di un anno, non si è dato avvio alla procedura di gara d'appalto e quali iniziative urgenti intenda intraprendere affinché si arrivi in tempi rapidi alla consegna dell'opera.
(4-01106)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, il Provveditorato interregionale per le opere pubbliche della Sicilia e Calabria ha fatto conoscere quanto segue.
Sin dal marzo 2004, per aderire a specifica richiesta del comando Regione carabinieri Calabria di definire, nelle more dell'operatività dello stanziamento di euro 6.000.000,00 previsto dalla legge finanziaria 2004 per la realizzazione di una nuova sede compagnia dei carabinieri di Lamezia Terme, le attività propedeutiche all'affidamento dell'opera, il Provveditorato alle opere pubbliche per la Calabria affidava ad uno Studio di Ingegneria l'incarico di redigere il progetto esecutivo della demolizione dell'esistente caserma dei carabinieri di Lamezia Terme nonché il progetto preliminare della nuova Caserma.
Mentre il progetto esecutivo delle opere di demolizione, sottoposto all'esame del CTA riportava il parere favorevole n. 6/2005, il progetto preliminare, in rapporto alla consistenza del quadro esigenziale prospettato dai carabinieri usuari, veniva sviluppato in un primo tempo prevedendo anche l'acquisizione dell'area privata non edificata attigua a quella demaniale da ampliare di cui gli stessi Carabinieri avevano promosso l'acquisizione.
Peraltro, sin dal 16 febbraio 2005 con nota 2336/PA la Direzione generale del Provveditorato rappresentava al Comando interregionale Carabinieri «CULQUABER», al fine di assicurare l'impegno dei fondi previsti nelle due Caserme da realizzare in Sicilia e in Calabria, la necessità di stipulare ai sensi dell'articolo 19 della legge n. 109 del 1994 e successive modifiche e integrazioni una convenzione idonea a formalizzare e legittimare i compiti da affidare al citato Istituto.
Tale necessità veniva recepita solo nel maggio 2006 allorché il Ministero dell'interno, aderendo all'avviso espresso dal Comando generale dell'Arma dei Carabinieri con nota 31 maggio 2006 n. 600C/CC 10590.18 AG 58629 7043, interessava le Prefetture competenti a voler procedere alla formalizzazione delle richieste convenzioni.
Quanto alla progettazione preliminare commissionata dall'ex Provveditorato alle opere pubbliche per la Calabria, intervenendo complicazioni circa la disponibilità del suolo privato attiguo a quello demaniale, il Comando regione Carabinieri Calabria chiedeva di riconsiderare la progettazione preliminare prevedendo la realizzazione di un unico edificio da edificare solo
sul suolo demaniale; seguiva il ripensamento da parte degli usuari di confermare l'idea originaria e la definitiva rinuncia a tale ipotesi.
Infine l'Amministrazione usuaria, acquisita la disponibilità dello studio incaricato a predisporre una nuova progettazione dell'opera su più piani ed unico corpo eventualmente anche operando una riduzione della superficie abitabile estesa fino al livello di progetto definitivo, commissionava autonomamente detto progetto che veniva trasmesso direttamente allo stesso Comando dei Carabinieri.
In data 14 settembre 2005, il Comando procedeva quindi all'invio al Provveditorato del progetto facendo presente di averlo già esaminato ed approvato richiedendo l'avvio di ogni possibile incombenza per la predisposizione del conseguente appalto integrato in attesa della operatività dei fondi.
Detto nuovo progetto veniva restituito dal citato Istituto al Comando Carabinieri Calabria facendo presente che il medesimo non aveva tutti i requisiti previsti dalla legge di settore.
Tuttavia, rendendosi indispensabile disporre in tempi brevi del progetto dell'opera da realizzare per rendere possibile sia il soddisfacimento dei bisogni dell'Amministrazione usuaria sia soprattutto per pervenire entro il corrente esercizio finanziario all'impegno del finanziamento reso disponibile, il Provveditorato Interregionale alle opere pubbliche Sicilia-Calabria chiedeva all'Avvocatura Distrettuale dello Stato di Catanzaro parere circa la legittima perseguibilità della soluzione di recuperare, previe le opportune integrazioni tali da rendere il progetto definitivo idoneo al successivo appalto integrato, la progettazione commissionata autonomamente dal Comando Carabinieri Calabria.
Al riguardo l'Avvocatura, con nota 3 agosto 2006 n. 21607, si esprimeva nel senso di definire la precedente prestazione con la corresponsione della somma originariamente pattuita e per il nuovo progetto di procedere con atto formale al recepimento e all'approvazione del progetto definitivo.
Alla luce del suddetto parere, il Ministero dell'interno e per esso la Prefettura di Catanzaro all'uopo delegata, stipulava in data 19 settembre 2006 apposita convenzione n. 2189 di rep. con la quale attribuiva al Provveditorato Interregionale alle opere pubbliche Sicilia-Calabria-Sede Coordinata di Catanzaro le funzioni di Stazione Appaltante dei lavori riservando alla propria competenza l'emanazione dei decreti di approvazione del contratto e degli atti di contabilità finale nonché il pagamento degli acconti dei SAL in favore dell'impresa appaltatrice e dei liberi professionisti.
In dipendenza di quanto sopra, aderendo alla soluzione prospettata dall'Avvocatura dello Stato si conferiva allo Studio l'incarico di procedere alla rielaborazione della progettazione definitiva già predisposta e commissionata dai Carabinieri.
Su detta progettazione si è espresso favorevolmente il Comitato tecnico amministrativo del Provveditorato con voto n. 60 reso nell'adunanza del 10 ottobre 2006.
Attualmente sono state avviate le procedure per l'esperimento della relativa gara d'appalto a conclusione della quale il Ministero dell'interno potrà procedere all'impegno dello stanziamento previsto entro la fine del corrente esercizio finanziario.
Il Provveditorato garantisce che nessun comportamento dilatorio è stato posto in essere e che, al contrario, si è in ogni modo attivato per rimuovere ogni possibile ostacolo all'appalto delle opere.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
AMORUSO. - Al Ministro del commercio internazionale. - Per sapere - premesso che:
il 3 luglio 2006 il Commissario europeo al commercio, Peter Mandelson, ha fatto circolare una bozza di proposta informale sui dazi antidumping da applicare alle calzature cinesi e vietnamite dopo il 15 settembre 2006, quando saranno scaduti quelli provvisori applicati nello scorso
aprile a seguito di due indagini per concorrenza sleale da parte di Cina e Vietnam;
a parere dell'interrogante è grave soprattutto che, secondo quanto trapelato dalla stampa e dalle dichiarazioni di addetti ai lavori (per esempio il presidente dell'Associazione dei calzaturieri italiani sul Sole 24 Ore del 4 luglio 2006), Mandelson ipotizzi di liberare dai dazi antidumping di natura straordinaria 140 milioni di paia di scarpe di cuoio della Cina e 95 milioni dal Vietnam;
le scarpe di cuoio sono un fiore all'occhiello dell'industria calzaturiera italiana di qualità e sono un simbolo del made in Italy nel mondo e per questo, a differenza delle calzature sportive e high-tech rispetto alla quali nulla si può per fermare l'invasione delle importazioni dall'Asia, vanno tutelate;
nel primo trimestre del 2006 le importazioni totali di calzature verso l'Italia sono aumentate del 15,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2005 e, nello specifico, quelle cinesi, del 49 per cento;
l'argomento è di stretta attualità politica a livello europeo come dimostra, da ultimo, l'interrogazione al commissario Mandelson presentata al Parlamento Europeo dall'onorevole Adriana Poli Bortone (cfr. Secolo d'Italia del 5 luglio 2006);
nella XIV Legislatura, rispondendo all'interrogazione n. 4-16031 presentata dall'interrogante, il governo Berlusconi affermò il suo pieno sostegno alle indagini della Commissione Europea sopra richiamate -:
nello specifico quale sia la sua posizione nei confronti delle proposte del Commissario europeo Mandelson e quali misure ritenga di intraprendere per affermare la difesa dell'industria calzaturiera italiana di qualità in sede europea;
quale sia la posizione che, in materia di calzature, il Governo intende sostenere negli altri fori internazionali a carattere commerciale;
in generale quale sia la sua posizione nel dibattito in corso in Europa sull'opportunità di avvalersi, ovviamente in misura ragionevole e senza considerarli come la panacea di tutti i mali che attanagliano la competitività dell'Italia nel mondo, dello strumento dei dazi.
(4-00467)
Risposta. - Si fa riferimento all'interrogazione in esame concernente in particolare la bozza di proposta informale sui dazi antidumping per le calzature cinesi e vietnamite avanzata dal Commissario europeo Peter Mandelson.
Al riguardo si comunica quanto segue.
Il 6 ottobre 2006 il Consiglio ha adottato il Reg. 1472/2006, che applica dazi antidumping definitivi pari al 16,5 per cento verso la Cina e al 10 per cento verso il Vietnam. Ha avuto quindi pieno successo la negoziazione del Governo per ottenere i voti necessari ad ottenere la maggioranza per far approvare la proposta della Commissione.
La durata dei dazi sarà di due anni, anziché di 5, al termine dei quali, qualora pervengano richieste da parte dell'industria, vi sarà un riesame della situazione, per verificare se persistano le condizioni per prolungare tali misure o se invece vi siano le condizioni per chiudere il caso in via definitiva senza alcuna proroga.
Va infine ricordato che, l'industria italiana ed europea hanno comunque una ulteriore possibilità di vedere soddisfatte le proprie richieste di adeguamento dei dazi stabiliti dalla Comunità Europea, in quanto possono adire alla Corte di Giustizia per chiedere una rimodulazione di tali misure.
Il Sottosegretario di Stato per il commercio internazionale: Mauro Agostini.
AMORUSO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze. - Per sapere - premesso che:
il 10 marzo 2006, il signor Dante De Angelis, dipendente di Trenitalia, macchinista e delegato per la sicurezza, ha ricevuto lettera di licenziamento senza preavviso a seguito del suo rifiuto di condurre,
il precedente 4 febbraio 2006, l'Eurostar 9311 per motivi di sicurezza;
in precedenza erano stati licenziati anche quattro macchinisti di Trenitalia per aver partecipato nel 2003 alla trasmissione Rai «Report» sulle carenze nei sistemi di sicurezza della rete ferroviaria;
due dei cinque ferrovieri hanno vinto i rispettivi ricorsi giudiziari nei confronti di Trenitalia, ma finora quest'ultima non li ha ancora materialmente reintegrati;
su entrambi gli episodi la Commissione Trasporti della Camera dei Deputati, in data 13 luglio 2006, ha approvato all'unanimità due risoluzioni (n. 7-00003 e n. 7-00022) per impegnare il governo ad adoperarsi per una risoluzione delle controversie;
il dicastero guidato dal Ministro interrogato è azionista unico delle Ferrovie dello Stato -:
pur nel rispetto dell'autonomia funzionale di Ferrovie dello Stato, se nella prossima Assemblea degli azionisti delle Ferrovie dello Stato intenda chiedere - e in caso negativo spiegandone le ragioni - al management di reintegrare i due ferrovieri che hanno vinto i ricorsi e comporre la controversia con gli altri tre.
(4-00752)
Risposta. - Si risponde all'interrogazione in esame, concernente le controversie relative ad alcuni dipendenti della Società Ferrovie dello Stato S.p.A.
Al riguardo, la citata società ha comunicato che il presunto provvedimento di licenziamento nei confronti del macchinista sarebbe stato motivato non dal rifiuto da parte del lavoratore di condurre il treno ES* 9311 lo scorso 4 febbraio 206, bensì per non aver abbandonato il locomotore, nonostante l'espresso ordine impartitogli e malgrado l'Azienda avesse provveduto, dopo soli 9 minuti dall'orario di partenza del convoglio, a garantire la sostituzione del predetto macchinista.
Tale comportamento ha determinato un rilevante ritardo dell'Eurostar, con conseguenti disagi per i passeggeri presenti sul treno.
La società Ferrovie dello Stato ha precisato di aver revocato il provvedimento di licenziamento del signor Dante De Angelis e che tra le parti è stato sottoscritto un verbale di conciliazione a definizione dell'intera vicenda.
Per quanto riguarda i quattro macchinisti che per gravi inadempienze in materia di security aziendale, sicurezza dell'esercizio e regolarità della circolazione sarebbero stati licenziati dopo la messa in onda della trasmissione televisiva «Report», la società Ferrovie dello Stato ha fatto presente che solo nei confronti di uno di essi, il signor Vito Belfiore, è intervenuta sentenza di appello con la quale, in riforma del giudizio di primo grado, il Collegio ha dichiarato l'illegittimità del licenziamento sul solo presupposto dell'eccessivo rigore della sanzione irrogata, confermando per il resto la gravità degli inadempimenti contestati al lavoratore.
Il signor Belfiore, comunque, è stato riammesso in servizio, pur pendendo i termini per il ricorso per Cassazione.
Si precisa, infine, che nel corso dell'incontro sindacale dello scorso 4 ottobre 2006, il Gruppo Ferrovie dello Stato ha, comunque, dichiarato la propria disponibilità a riconsiderare nelle sedi competenti le posizioni assunte in ordine a tali licenziamenti.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Massimo Tononi.
ASCIERTO. - Al Ministro dell'interno. - Per conoscere - premesso che:
la mattina del 5 luglio centinaia di tassisti, provenienti da tutta Italia, hanno raggiunto Roma per manifestare il proprio dissenso contro il decreto «Bersani» sulle liberalizzazioni, approvato dal Consiglio dei ministri il 30 giugno 2006;
quindi alle ore 5.30 della mattina, circa 250 poliziotti della Questura di Roma e dei Reparti Mobili di Roma e
Firenze, sono stati impiegati per garantire il regolare svolgimento della manifestazione;
gli operatori delle Forze dell'ordine per garantire l'ordine pubblico hanno svolto circa 15 ore ininterrotte di servizio, affrontando, non solo fatica del lavoro, ma anche il caldo torrido che imperversava nella Capitale;
alcune organizzazioni sindacali di categoria oltreché denunciare la non regolamentare durata del servizio, hanno lamentato che agli stessi operatori sarebbero stati rifocillati, solo dopo ripetute proteste e non prima delle ore 16.00, con due soli panini e senza nemmeno acqua sufficiente;
gli operatori sarebbero poi stati messi finalmente «in libertà» alle 21,00 solo grazie al deciso intervento di alcune organizzazioni sindacali che, appreso quanto stava accadendo, hanno interessato l'Ufficio per le Relazioni Sindacali il quale, a sua volta, sarebbe immediatamente e positivamente intervenuto presso il Servizio Ordine Pubblico del Dipartimento di Pubblica Sicurezza -:
se il ministro interrogato voglia verificare i fatti esposti ed evitare che in futuro si ripetano.
(4-00487)
Risposta. - Il 1o luglio 2006, il «Coordinamento Nazionale Taxi Italiano» ha presentato alla questura di Roma l'atto di preavviso per lo svolgimento di una manifestazione contro il decreto «Bersani», da tenersi il successivo 5 luglio dalle ore 8.00 alle ore 14.00, in piazza Bocca della Verità, con la prevista partecipazione di circa 4000 persone.
Nell'occasione, con apposita ordinanza del questore è stato disposto l'impiego, dalle ore 7.30 del citato 5 luglio, di circa 290 operatori delle forze di polizia per l'espletamento dei necessari servizi di ordine pubblico.
Nel corso dell'evento, i manifestanti hanno posto in essere una serie di iniziative estemporanee, non portate preventivamente a conoscenza dell'Autorità di pubblica sicurezza, che hanno reso indispensabile il mantenimento del dispositivo di ordine pubblico sino a tarda sera.
È accaduto, infatti, che alle ore 12.00 circa, i dimostranti si siano spostati in massa verso piazza Venezia, imponendo nella circostanza alla forza pubblica una difficile attività di contenimento e di blocco.
Successivamente, circa 200 manifestanti si sono recati in ordine sparso verso piazza Colonna, ove hanno costituito un presidio in prossimità della sede della Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel corso del quale si sono verificati ulteriori atti di intemperanza.
Solo a seguito delle reiterate richieste del responsabile del servizio di ordine pubblico i dimostranti hanno lasciato piazza Colonna dirigendosi, alle ore 17.30, in via della Greca, dove è stata tenuta un'ulteriore assemblea, conclusasi alle ore 21.45.
Premesso che l'Autorità giudiziaria è stata debitamente informata dei fatti, si precisa che nell'evolversi degli avvenimenti, allorché si è avuta con chiarezza la percezione della inevitabilità del mantenimento del dispositivo di ordine pubblico anche in orario pomeridiano, si è provveduto immediatamente alla somministrazione dei pasti al personale, pur non potendosi escludere, per ammissione della stessa questura, che qualche reparto, più particolarmente impegnato sul fronte operativo, abbia ricevuto il vitto con ritardo.
Relativamente all'orario di servizio, certamente gravoso, osservato nella circostanza dagli operatori, va detto che la questura di Roma fronteggia quotidianamente decine di manifestazioni per ognuna delle quali è, in linea teorica, possibile il prolungamento dei tempi comunicati dagli organizzatori. In tale situazione, per far sì che l'impiego del personale in servizio di ordine pubblico sia, in qualche modo, compatibile con l'orario di servizio giornaliero, occorrerebbe poter disporre di un numero di risorse umane che lo stesso questore di Roma ha definito «impensabile».
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ASCIERTO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
con l'articolo 21 del decreto legge n. 223 del 4 luglio 2006 recante «misure urgenti per lo sviluppo, la crescita e la promozione della concorrenza e della competitività per la tutela dei consumatori e per la liberalizzazione di settori produttivi» al comma 1 è stato previsto che «per il pagamento delle spese di giustizia non è ammesso il ricorso all'anticipazione da parte degli uffici postali, tranne che per gli atti di notifiche concernenti procedimenti penali»;
con tale articolo è stato inoltre disposto che: «al pagamento delle spese di giustizia si provvede secondo le ordinarie procedure stabilite dalla vigente normativa di contabilità dello Stato»;
il citato decreto ha previsto inoltre un sostanzioso taglio delle spese di giustizia nella misura di 50 milioni di euro per l'anno 2006, di 100 milioni di euro per l'anno 2007, e 200 milioni per l'anno 2008;
non è ben chiaro come tali riduzioni siano ripartite sulle diverse voci delle spese di giustizia;
le predette disposizioni contenute nel citato decreto legge sono entrate in vigore lo stesso giorno della pubblicazione nella gazzetta ufficiale serie generale n. 153, del 4 luglio 2006;
a fronte di queste nuove disposizioni, alcune aziende che collaborano da anni con l'autorità giudiziaria, per l'espletamento delle indagini, si sono viste sospendere, senza preavviso alcuno, il pagamento delle prestazioni e forniture che di norma, prima della pubblicazione del decreto, avveniva alla presentazione della fattura;
tali aziende, non percependo pagamenti dal mese di giugno, si trovano oggi in difficoltà in quanto non erano economicamente preparate ad un cambiamento improvviso delle modalità di pagamento delle Procure;
di fatto ciò genera una serie di problemi solo alle piccole e medie aziende che non avendo liquidità si vengono a trovare in difficoltà di bilanci ed in una posizione di debolezza nei confronti di pochissimi grandi gruppi del settore che invece possono contare su una rilevante disponibilità economica;
lo stesso ministero della giustizia a tutt'oggi non ha saputo fornire notizie precise sui nuovi tempi ed i termini di pagamento, contribuendo ad accrescere incertezza in un settore nevralgico ed importante per la giustizia e la polizia giudiziaria -:
se il ministro interrogato voglia intervenire affinché il suo dicastero fornisca immediati chiarimenti alle aziende interessate circa tempi e modalità di pagamento delle fatture, sia per le prestazioni effettuate che per quelle a venire;
se il ministro interrogato voglia intervenire con iniziative normative affinché venga ripristinato il ricorso all'anticipazione per il pagamento delle spese sostenute dalle procure verso le aziende che collaborano alle indagini.
(4-01109)
Risposta. - In risposta all'interrogazione del deputato Ascierto si comunica che l'articolo 21 del decreto legge n. 223 del 2006, convertito con modificazioni nella legge n. 248 del 2006, ha introdotto nuove modalità di pagamento delle spese di giustizia secondo le ordinarie procedure stabilite dalla vigente normativa di contabilità generale dello Stato, in luogo del sistema basato sulle anticipazioni da parte degli uffici postali.
Il sistema delle anticipazioni postali, per espressa previsione del legislatore, resta in essere solamente per le spese relative ad atti di notifica nei procedimenti penali e per gli atti di notifica e di espropriazione forzata nei procedimenti civili quando i relativi oneri sono a carico dell'Erario.
Pertanto, con la nuova disciplina tutte le spese di giustizia (ad eccezione di quelle attinenti le attività di notifica) devono essere pagate tramite le Tesorerie provinciali dello Stato attraverso i funzionari delegati, i quali provvedono con l'emissione di ordini
di pagamento a valere sulle aperture di credito disposte dall'Amministrazione della giustizia.
Ai fini del pagamento delle spese di giustizia secondo la citata previsione normativa il Ministero della giustizia ha provveduto ad impartire le istruzioni operative per consentire, nell'esercizio in corso, il pagamento delle indennità spettanti ai magistrati onorari (cap. 1362), nonché il pagamento della generalità delle spese di giustizia (cap. 1360).
È stato, infatti, ritenuto che fino all'adozione di provvedimenti che consentano la razionalizzazione dei pagamenti, questi possano essere eseguiti soltanto attraverso i funzionari delegati già nominati a livello distrettuale presso gli uffici di Corte di appello e di Procura generale. Ciò in quanto, in corso d'anno, per evidenti problematiche connesse alla mancanza dei tempi tecnici, non è stato possibile attuare modalità di pagamento diverse da quelle già esistenti, che erano state adottate con l'entrata in vigore del decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 per eseguire la procedura di rimborso delle spese anticipate dagli uffici postali.
Tuttavia, si fa presente che, per quanto riguarda il pagamento dei compensi da corrispondere alla magistratura onoraria, si stanno assumendo provvedimenti per far sì che, a partire dal 1o gennaio 2007, i medesimi vengano eseguiti attraverso procedure di spesa amministrate dalle direzioni del Ministero dell'economia e delle finanze.
Invece, per il pagamento delle restanti spese di giustizia, si osserva che si sta provvedendo ad individuare nuovi funzionari delegati in modo da meglio supportare le attività di pagamento, che al momento vengono svolte con sofferenza dai funzionari distrettuali.
Per quanto riguarda le liquidazioni da effettuarsi nei confronti di professionisti chiamati a collaborare dal magistrato per fini di giustizia, è da premettere che il decreto del Presidente della Repubblica n. 115 del 2002 non prevede alcun diritto dei soggetti in questione a vantare anticipi per le spese inerenti lo svolgimento dell'incarico conferito dall'Autorità giudiziaria. Sul punto si evidenzia, poi, che detti soggetti dovrebbero essere pagati entro 60 giorni al pari degli altri creditori dello Stato e che, al momento, per evidenti ragioni organizzative, non sempre è possibile rispettare il termine previsto.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
ASCIERTO. - Al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
le autovetture in uso ai Nuclei Radiomobile dell'Arma dei Carabinieri nelle grandi città (Roma, Milano Napoli, eccetera) sono dotate di dispositivi di sicurezza, come ad esempio divisorio fra i sedili posteriori ed anteriori, protezione antiproiettile alle portiere, bloccaggio automatico delle portiere, eccetera;
il Comando Generale dell'Arma ha recentemente dotato le Pattuglie Mobili di Zona delle Compagnie Carabinieri della Capitale di Fiat Stilo 1900 JTD prive di dotazioni di sicurezza;
le Pattuglie Mobili di Zona svolgono gli stessi compiti di pronto intervento dei Nuclei Radiomobile ed inoltre sono impiegati in servizi di protezione a personalità, denominati «piani» -:
quali siano i motivi per i quali le autovetture, delle Pattuglie Mobili di Zona, che svolgono gli stessi servizi dei Nuclei Radiomobile non hanno le stesse dotazioni di sicurezza;
se l'Arma dei Carabinieri al fine di tutelare la sicurezza dei propri uomini in servizio, abbia in previsione di dotare tutti i veicoli impiegati in servizi particolarmente esposti, come i servizi di protezione, delle particolari dotazioni di sicurezza.
(4-01118)
Risposta. - Il comando generale dell'Arma dei carabinieri, cui spetta l'individuazione delle specifiche tecniche per l'approvvigionamento delle autovetture in uso ai nuclei radiomobili dell'Arma, ha fatto presente che, per soddisfare le esigenze
operative dei comandi di compagnia urbana nello svolgimento del servizio di pattuglia mobile di zona, ha deciso di adottare, nel 2003, l'autovettura Fiat Stilo 1.9 jtd, quale classe «c1», in sostituzione della Fiat Brava 1.6, utilizzata precedentemente.
Si tratta di un'automobile con prestazioni superiori rispetto alla precedente, in termini di affidabilità e confort (doppio airbag, abs, vetri elettrici, climatizzatore) che, per le sue doti dinamiche di tenuta di strada e maneggevolezza, garantisce una maggiore sicurezza agli operatori.
Il modello è certamente, per le sopradescritte caratteristiche tecniche, corrispondente alle esigenze d'impiego nel servizio di pattuglia mobile di zona che, come è noto, differisce per tipologia e per finalità da quello cosiddetto «radiomobile», dedicato esclusivamente al pronto intervento.
Infatti, per far fronte alle esigenze di prevenzione generale e di controllo del territorio le pattuglie mobili di zona effettuano, nell'ambito della giurisdizione di competenza, servizi disposti dal comando compagnia da cui dipendono.
Tali pattuglie vengono impiegate per integrare il servizio di pronto intervento solo in seguito a particolari esigenze operative, concorrendo così a completare, al pari dei servizi irradiati dalle stazioni, il dispositivo radiomobile dispiegato nell'area urbana.
Alla luce di quanto sopra, l'impossibilità tecnica di adottare sulle Stilo 1,9 gli stessi accorgimenti usati per le autovetture Alfa Romeo 156, in servizio presso i nuclei radiomobili - in quanto il pannello di divisione penalizzerebbe l'abitabilità e la blindatura dei vetri e delle portiere appesantirebbe eccessivamente il veicolo - non incide sulla funzionalità dei servizi di pattuglia mobile di zona a cui sono destinate.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
BARANI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
il raddoppio della linea Ferroviaria «Pontremolese» è da considerarsi come caso paradigmatico della complessità di attuazione delle grandi infrastrutture italiane;
il progetto infrastrutturale della «Pontremolese» è caratterizzato dai seguenti elementi:
1) fu giudicato secondario nell'ambito della politica nazionale e regionale dei trasporti e delle comunicazioni, in quanto in competizione con l'asse «politicamente» privilegiato Firenze-Bologna. La Regione Toscana e la Regione Emilia Romagna hanno inizialmente sostenuto il tracciato appenninico centrale, in grado di mettere in comunicazioni aree economicamente forti. In particolare la Regione Emilia Romagna ha sempre teso a favorire politiche di sostegno alle aree adriatiche e al porto di Ravenna;
2) fu giudicato inizialmente difficoltoso dalle Ferrovie (RFI) per modalità tecniche e ritorni economici;
3) è stato rivalutato per la spinta degli attori locali, rappresentati dalle Province di Massa Carrara, Parma, La Spezia, Livorno, dalle Camere di Commercio delle dette Province, dalle Autorità Portuali di Livorno, La Spezia, Carrara, da tutti i Comuni interessati all'attraversamento della tratta, dalle economie localizzate nei territori e dalle popolazioni;
in particolare una delle più forti argomentazioni espresse sempre dai sostenitori a favore del raddoppio della Pontremolese è quello di considerare la tratta come agente fondamentale di sviluppo e di opportunità delle economie locali; un vero progetto strategico d'area;
inoltre l'allargamento dei rapporti commerciali con i Paesi dell'Est ha sottolineato l'urgenza e l'importanza di rafforzare il «Sistema Italia» dei collegamenti indispensabili lungo gli assi Nord-Sud ed Est-Ovest;
in questo senso le aree dell'Emilia Ovest e le aree tirreniche della Liguria e
Toscana intravedono nella direttrice TI-BRE un collegamento rilevante per i nuovi mercati;
la Pontremolese è infatti anche la Linea di valico più funzionale al corridoio multimodale TIBRE (Tirrenica-Brennero) e che può interferire positivamente con il sistema padano e i suoi interporti e con le linee Torino-Milano-Venezia e Torino-Piacenza-Bologna;
è inoltre la direttrice prioritaria per instradare il traffico merci proveniente da Sud sulla linea ferroviaria tirrenica verso la Pianura Padana e, attraverso questa, verso il valico del Brennero e le linee di valico del Nord Est, assorbendo oltre al traffico merci generato dal porto di La Spezia (che movimenta 900.000 TEU), anche quello proveniente su questa direttrice da Livorno, Civitavecchia, Napoli, Salerno, Gioia Tauro e Cagliari;
il raddoppio della linea è stato previsto dalla Delibera CIPE n. 121 che reca il Primo Programma delle opere e degli insediamenti strategici, ex articolo 1 della l. n. 443/2001;
la linea è stata oggetto di iniziali e importanti interventi (galleria Serena e nuova stazione di Aulla, fino alla località Chiesaccia nel Comune di Villafranca in Lunigiana) ed è in attesa di completamento del raddoppio che riguarda sostanzialmente tre soluzioni:
A) Raddoppio dei tratti Chiesaccia-Pontremoli (12,5 Km) e Berceto-Borgotaro (15 Km). Questa soluzione «minima» prevede l'utilizzo delle gallerie di valico esistenti;
B) Realizzazione di una unica galleria tra Scorcetoli e Berceto lunga 21 Km a due binari, oppure, come prospettato dalle Ferrovie, due gallerie separate per ragioni anche di sicurezza;
C) Realizzazione di una galleria tra Scorcetoli e Berceto a un solo binario, utilizzando la galleria esistente per il tragitto in discesa;
qualora sulla Pontremolese si realizzasse la nuova galleria di valico prevista in molti progetti, che permette di ridurre la pendenza della linea al 5 per mille (contro il 12 per mille del Terzo Valico), il potenziale di trasporto container da e per La Spezia e la Tirrenica salirebbe a circa 2.400.000 TEU;
si ricorda inoltre che RFI ha delineato un programma di sviluppo dell'infrastruttura per i prossimi anni secondo i seguenti obiettivi:
1. incremento sicurezza e obblighi di legge: innalzare il livello di sicurezza e qualità della circolazione attraverso il miglioramento tecnologico degli impianti di linea e stazione, nonché dei sistemi di controllo e comando per la gestione dei traffici; in questa categoria rientrano anche gli investimenti che derivano da accordi internazionali o disposizioni legislative;
2. efficientamento e produttività: completare la riorganizzazione dei processi produttivi «core» dell'azienda per l'ulteriore riduzione dei costi ed incremento della produttività;
3. superamento colli di bottiglia sulle linee e nei nodi: garantire una equilibrata continuità della capacità dei singoli elementi della rete, evitando che la capacità offerta dai nuovi elementi non sia totalmente utilizzabile a causa di «strozzature» in corrispondenza degli accessi alle grandi aree urbane e di snodo per le diverse direttrici di traffico;
4. incremento qualità dell'offerta: elevare il livello dei servizi offerti alle imprese ferroviarie clienti ed ai viaggiatori nelle stazioni attraverso l'ottimale dimensionamento della capacità ed il miglioramento delle prestazioni dell'infrastruttura;
5. sviluppo rete merci: accrescere gli itinerari specificamente dedicati al servizio merci e rafforzare la rete dei terminali per sfruttare al meglio le potenzialità dell'infrastruttura, riequilibrando il sistema di rete ed agevolando la gestione delle criticità di esercizio;
tuttavia lo stesso Ministro ha lanciato un grido di allarme, descrivendo senza mezzi termini la situazione economica del suo ministero: «Non abbiamo occhi per piangere», come detto in un'intervista a Radio24;
e che oggi il Ministro delle Infrastrutture continua ad affermare che il Governo si trova di fronte un piano per le infrastrutture varato «senza farsi prima i conti in tasca. L'esecutivo precedente ha voluto mettere in piedi tanti cantieri con pochi soldi pagando solo gli acconti, e ora che bisogna pagare il rendiconto non ci sono i soldi»;
oggi è sempre più concreto il dubbio che della Pontremolese e della sua notevole potenzialità sia dal punto di vista della logica dei trasporti, sia per quanto concerne la sua capienza di offerta, non se ne parli proprio più -:
se è da ritenersi credibile quando il Ministro sostiene che, dovendo fare scelte in base alle risorse disponibili, tra le priorità del governo «quella dei cantieri deve essere la priorità delle priorità»;
se nelle priorità infrastrutturali previste dal Ministero delle Infrastrutture, rientra anche l'opera di completamento del raddoppio delle «Pontremolese», specificandone gli investimenti, le modalità e i tempi di attuazione.
(4-00424)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Ferrovie dello Stato Spa fa conoscere che i piani di potenziamento della rete ferroviaria elaborati da RFI hanno sempre tenuto in debita considerazione l'efficientamento e l'incremento della potenzialità della linea Pontremolese. La linea è stata pertanto oggetto di molteplici opere infrastrutturali e tecnologiche che hanno consentito di migliorare le sue caratteristiche funzionali. Nell'ultimo decennio, infatti, sono state attivate importanti nuove infrastrutture quali:
il raddoppio delle tratte Solignano-Berceto (1996), S. Stefano di Magra-Vezzano L. (1999) e S. Stefano-Aulla-Chiesaccia con la realizzazione della nuova stazione di Aulla Lunigiana (2005);
la sistemazione della linea in stazione di Solignano con raddoppio del tratto in corrispondenza del ponte sul torrente Bragadora (2002);
il nuovo scalo merci di S. Stefano Magra (1999);
il collegamento a doppio binario tra S. Stefano M. e la stazione di Arcola (1999) per consentire l'accesso diretto da sud alla «Pontremolese»;
il potenziamento degli impianti di trazione elettrica (1997-99);
il sistema di Controllo della Marcia dei Treni - SCMT - (2003);
il potenziamento degli impianti ferroviari del nodo di La Spezia (Collegamento con Vezzano L., nuovo fascio merci, 3o binario Vezzano-La Spezia Marittima-La Spezia Migliarina, binari indipendenti di collegamento della nuova stazione di La Spezia Marittima con le stazioni di La Spezia Migliarina e Vezzano);
l'adeguamento della sagoma della galleria Borgallo per il traffico dei container (2004).
Per la prosecuzione del potenziamento della linea sono in corso i lavori relativi al «raccordo Garfagnana», per collegare la linea Lucca-Aulla alla nuova stazione di Aulla-Lunigiana, la cui ultimazione è prevista per dicembre 2007, in linea con quanto specificamente previsto nell'accordo firmato il 2 dicembre 2004 dal Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, da RFI, dalle regioni Emilia Romagna, Toscana e Liguria, dall'Autorità Portuale di La Spezia e dal Comitato consultivo permanente per lo sviluppo integrativo di La Spezia, Massa Carrara e Parma.
Nello stesso accordo è prevista l'attivazione del raddoppio della tratta Solignano-Osteriazza entro dicembre 2010. I relativi
lavori, da realizzare in appalto integrato, sono stati consegnati a maggio 2005 e attualmente procedono regolarmente.
Oltre a detti interventi di potenziamento infrastrutturale di alcune tratte specifiche, Ferrovie dello Stato informa che è in corso una prima fase di interventi diffusi sulla linea per il miglioramento delle prestazioni e l'ammodernamento tecnologico la cui ultimazione è prevista per fasi funzionali entro il 2008.
Tali ultimi interventi riguardano, in particolare:
adeguamento a modulo dei binari e dei marciapiedi a Collecchio, Borgo Val di Taro e Filattiera;
realizzazione sottopassi e velocizzazione a Collecchio, Solignano, Borgo Val di Taro, Pontremoli, Villafranca e Bercelo;
nuovi apparati di stazione a Pontremoli, Grondola e Borgo Val di Taro;
remotizzazione postazione del DCO a Pisa C.le;
potenziamento delle sottostazioni elettriche di Fornovo e di Pontremoli e della linea di contatto;
sistema di rilevamento termico delle boccole dei rotabili;
ammodernamento delle attrezzature per l'informazione al pubblico.
Infine, Ferrovie dello Stato fa presente che nell'ambito degli interventi strategici inseriti nel programma di attuazione della Legge Obiettivo è previsto il completo raddoppio della linea, mediante la realizzazione della nuova tratta Chiesaccia-Villafranca-Pontremoli, della galleria di Valico, della lunghezza di circa 21 km, tra Pontremoli e Berceto e della tratta (Fornovo) Osteriazza-Parma.
Rete Ferroviaria Italiana nel giugno del 2003 ha inoltrato al Ministero delle infrastrutture per il successivo iter approvativo il relativo progetto preliminare per il quale si è in attesa dell'approvazione da parte del CIPE nonché del relativo finanziamento.
Lo studio del tracciato e delle opere della citata tratta di valico è stato impostato e sviluppato in modo da consentire la realizzazione in prima fase, di un solo binario in galleria, con la possibilità di realizzare, in futuro ed in relazione all'effettivo sviluppo della domanda di traffico, il secondo tunnel senza indurre soggezioni all'esercizio ferroviario.
Sulla stessa relazione, anche dopo la realizzazione del nuovo valico innanzi citato, è previsto il mantenimento dell'attuale linea che verrà prevalentemente utilizzata per i treni merci dispari consentendo, nel contempo, di mantenere il servizio viaggiatori nelle stazioni di Ostia Parmense, Borgo Val di Taro e Grondola, Guinadi.
Il progetto preliminare relativo al completamento del raddoppio dell'intera linea Pontremolese (con il raddoppio delle restanti tratte Chiesaccia-Berceto e Parma-Osteriazza), riporta una stima dei costi di 2.194 milioni di euro. I finanziamenti, pari a 6 milioni di euro, riguardano la sola fase di progettazione.
L'attuazione nel breve/medio periodo dell'opera in questione è, ovviamente, connessa alla possibilità di reperire i necessari finanziamenti anche in considerazione della rimodulazione in atto dell'intero piano degli investimenti ferroviari precedentemente programmati.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
BELLOTTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
è stato riportato da svariati organi di stampa che nelle scorse elezioni politiche del 9 e 10 aprile 2006 si sarebbero verificati episodi di irregolarità e di errori che, nonostante sia opinabile in quale entità, avrebbero portato a conteggi imprecisi dei voti o comunque sarebbero la testimonianza di uno scarso rispetto delle procedure fissate dalla legge;
i casi sopraccitati come risulta da un articolo tratto dal sito del Corriere della Sera, pubblicato il 13 aprile 2006, sarebbero riscontrabili prevalentemente nel voto degli italiani all'estero, ma non ne risulterebbe esente il voto sul territorio nazionale;
l'episodio più grave, per ciò che concerne il voto all'interno dei confini, sarebbe avvenuto a Roma dove, come si evince dall'articolo sopra citato del Corriere della Sera on-line, nel quartiere Tuscolano sarebbe stato rinvenuto per strada uno scatolone con 900 schede compilate anche se, da ciò che risulta, già conteggiate;
nel voto degli italiani all'estero, invece, si parla, nello stesso articolo citato del Corriere della Sera, di 38.500 schede perse nella sola Svizzera;
di fronte alla suddetta situazione, non ancora chiarita in via definitiva, molti cittadini italiani saranno presto richiamati alle urne per rinnovare cariche elettive di città importanti quali Roma e Milano, oltre a quelle di molte altre piccole amministrazioni e della Regione Sicilia -:
se in relazione al grave episodio del ritrovamento a Roma dello scatolone con le schede compilate siano in corso indagini e in caso affermativo, quale ne sia l'eventuale esito.
(4-00169)
Risposta. - In merito alle presunte irregolarità verificatesi in occasione delle elezioni amministrative del 9 e 10 aprile 2006 e, in particolare, al rinvenimento in strada di uno scatolone con 900 schede votate nel quartiere Tuscolano di Roma, la locale questura avviava immediate indagini.
Contemporaneamente, poiché nello stesso giorno dinanzi ai cassonetti dell'AMA di via Marco Decumio, n. 25 erano stati rinvenuti plichi contenenti materiale elettorale, venivano svolte indagini di Polizia giudiziaria presso il Servizio elettorale del comune di Roma.
Appena terminate le operazioni elettorali, il personale del Servizio elettorale presso l'ufficio di via Licoride - centro di raccolta delle buste contenenti i verbali e le schede votate da trasmettere al tribunale di Roma - procedeva al controllo dei 5.200 plichi; da tale controllo emergeva che mancavano le buste nn. 9 e 13 contenenti le schede votate della sezione n. 958, che risultavano essere state rinvenute dalla Digos nel cassonetto di via Marco Decumio n. 25. Tutto il restante materiale rinvenuto era risultato di scarto.
Il suddetto plico contenente le schede votate della sezione n. 958 veniva riconsegnato in data 13 aprile 2006, da parte di funzionari della Digos, al Servizio elettorale e rimesso immediatamente, per competenza, all'Ufficio centrale elettorale.
La procura di Roma ha, in effetti, evidenziato subito negligenze e superficialità nella condotta posta in essere dai componenti dell'ufficio elettorale della sezione n. 958, dando comunicazione di ciò alla Commissione elettorale comunale perché avviasse la procedura di cancellazione dall'Albo degli scrutatori dei componenti il suddetto Ufficio elettorale di sezione.
Pertanto, al fine di accertare che i voti in esame fossero stati effettivamente conteggiati ai fini della regolarità del risultato elettorale, personale della DIGOS si recava presso la direzione dei servizi elettorali del Comune ove, sentito formalmente il Segretario generale, verificava che presso quell'Ufficio erano regolarmente pervenuti i verbali relativi alle operazioni svolte nel seggio in questione; gli stessi venivano opportunamente acquisiti in copie conformi agli originali. Il materiale rinvenuto è stato controllato presso gli Uffici della Digos, alla costante presenza della competente autorità giudiziaria e di personale della Polizia Scientifica che ha documentato le operazioni.
Si è dunque proceduto a confrontare, i verbali delle operazioni per la Camera e il Senato rinvenuti con quelli in copia conforme all'originale acquisiti la stessa mattina presso l'Ufficio elettorale del comune, parimenti relativi alla Sezione 958. È stato rilevato che i due verbali, entrambi costituiti da 90 pagine, nelle parti sostanziali relative al numero dei votanti e ai risultati elettorali erano del tutto equivalenti.
Si è poi continuato, sempre documentando l'atto con riprese video, a controllare le schede contenute all'interno di due diversi plichi, uno per il Senato ed uno per la Camera dei deputati, suddivise per i singoli partiti cui era destinato il voto, verificando l'assoluta rispondenza con i
risultati dei conteggi riportati nei verbali delle operazioni. In due soli episodi si sono avute delle eccezioni: nel primo, per il Senato, sul verbale delle operazioni, risultavano assegnati 140 voti ai Democratici di Sinistra e la stessa indicazione numerica si è rilevata su un foglietto manoscritto che raccoglieva la fascetta contenente dette schede.
Esse, tuttavia, all'esito del conteggio, risultavano essere 141.
Nel secondo caso, relativo alla Camera dei deputati, sul verbale delle operazioni risultavano, assegnati 252 voti all'Ulivo. La stessa indicazione numerica, seppure con un'apparente correzione, si è rilevata sul foglietto manoscritto che raccoglieva la fascetta contenente le schede. Queste però, una volta contate, sono risultate essere 253.
In merito si evidenzia che mentre il plico contenente le schede per la Camera dei deputati era chiuso, quello per il Senato, invece, era aperto e, all'interno dello scatolone contenente oltre che il sopradescritto materiale, anche altre buste non utilizzate e carte da buttare, c'erano tutte le schede de «La Margherita» ed «Insieme per l'Unione». Dalle verifiche anche queste ultime, sono risultate corrispondenti ai dati riportati sui relativi verbali.
È stato altresì accertato che presso il deposito comunale sito in via Licoride n. 39, ove è stato consegnato tutto il materiale elettorale, non è mai pervenuto quello relativo al seggio 958 e, pertanto, al fine di chiarire la vicenda, si è reso necessario assumere formalmente informazioni dal presidente, dal segretario e da due scrutatori.
Da tutti, concordemente, si è appreso che uno scrutatore era stato incaricato di consegnare la scatola contenente il materiale della Sezione al personale del comune addetto al ritiro.
Il Presidente del seggio, in particolare, nel confermare quanto sopra, ha riferito di essersi dimenticato di fare firmare al messo comunale le ricevute della consegna dei plichi che, materialmente, avrebbe dovuto effettuare lo scrutatore delegato.
In conclusione, dallo svolgimento dei fatti appare verosimile che la vicenda in questione possa essere ricondotta ad un contesto di deprecabile condotta negligente, visto che il materiale elettorale relativo a quel seggio non è stato, erroneamente, consegnato ai competenti uffici Comunali, ma piuttosto dimenticato nella scuola e, successivamente, sempre per errore, accantonato insieme ad altri cartoni destinati ad essere gettati via.
In data 13 aprile 2006, così come disposto dall'autorità giudiziaria procedente, l'intero materiale elettorale rinvenuto è stato restituito al direttore dell'ufficio elettorale del comune di Roma, delegato del sindaco; oltre, gli altri scatoloni rinvenuti in via Decumio e recuperati, il cui contenuto (materiale di risulta) non è risultato utile alle indagini, sempre previa autorizzazione dell'autorità giudiziaria, è stato distrutto.
Da ultimo, si comunica che il relativo procedimento penale instaurato è tuttora pendente, con richiesta di archiviazione per mancanza di condizioni, presso l'ufficio del G.I.P. del locale tribunale.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Francesco Bonato.
BERTOLINI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
un ordigno è esploso nella notte del 25 luglio 2006 davanti alla sede dell'Agenzia delle entrate di Sassuolo, in provincia di Modena;
fortunatamente non ci sono stati feriti ma solo danni ai locali, poiché l'esplosione è avvenuta intorno alle ore 2;
l'episodio sarebbe collegato alla scoperta - di pochi giorni fa - da parte dei funzionari dell'Agenzia di Sassuolo, di una truffa milionaria;
il sindaco di Sassuolo, Graziano Pattuzzi, nel condannare l'accaduto ha sottolineato la necessità di ottenere dal Governo il potenziamento degli organici delle forze dell'ordine;
l'attentato presso l'ufficio delle entrate di Sassuolo e l'illegalità diffusa derivante dalla presenza incontrollata sul territorio e nelle zone ghetto di centinaia di immigrati extracomunitari, stanno generando tra la popolazione un forte allarme sociale;
negli ultimi mesi si è venuto a creare un clima di tensione tale da far ricordare i tremendi episodi degli anni di piombo, nei quali la città non desidera più ricadere -:
quali iniziative intende intraprendere e con la massima urgenza il Ministro interrogato;
se il Governo non ritenga di doversi assumere le proprie responsabilità mettendo in campo, da subito, azioni concrete volte al potenziamento degli organici delle forze dell'ordine ed all'aumento dei controlli sul territorio, al fine di evitare che si ripetano altri simili, gravi episodi.
(4-00784)
Risposta. - Alle ore 2,35 del 26 luglio 2006 si è verificata presso l'ingresso della sede dell'Agenzia delle entrate di Sassuolo (Modena) una potente esplosione, causata da un rudimentale ordigno collocato da ignoti. L'attentato, non rivendicato, ha provocato danni all'interno ed all'esterno dell'ufficio, senza però determinare ulteriori conseguenze né per le persone, né per le strutture vicine.
Le indagini, coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Bologna ed affidate all'Arma dei carabinieri, sono attualmente in corso e risultano tuttora coperte dal segreto istruttorio. Allo stato, non si esclude alcuna ipotesi investigativa, compresa quella che collega l'episodio a recenti accertamenti relativi ad evasioni dell'I.V.A. condotti dalla citata Agenzia delle entrate a carico di talune società che sono sospettate di connessioni con elementi condannati per truffa in danno dell'Unione europea e che hanno subito il sequestro conservativo di numerosi beni.
L'evento, il primo avvenuto con simili modalità nella provincia, è stato oggetto di attenta valutazione in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che si è appositamente riunito il 27 luglio ed il 3 agosto scorsi.
Nell'occasione, è stata decisa l'intensificazione del dispositivo di vigilanza e di controllo dell'area circostante l'Agenzia delle entrate e l'attuazione di misure di protezione nei confronti del dirigente responsabile.
Ciò premesso, effettivamente in Sassuolo, ed in particolare nel quartiere Braida, la situazione dell'ordine e della sicurezza pubblica risente della forte presenza di extracomunitari, i quali vivono in una condizione di forte disagio economico e di diffusa illegalità.
La problematica, di forte allarme sociale per la popolazione residente, è stata più volte affrontata in sede di comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che ha disposto l'attuazione di controlli straordinari del territorio ad ampio raggio da parte delle Forze di polizia territoriali, con il supporto del Reparto prevenzione crimine Emilia Romagna della polizia di Stato e della Compagnia d'intervento operativo dell'Arma dei carabinieri.
Detti controlli, oltre a contenere il numero dei fenomeni criminosi, hanno determinato l'arresto di diversi spacciatori e l'accompagnamento di numerosi immigrati clandestini presso i Centri di permanenza temporanea.
L'Amministrazione del comune di Sassuolo, nella logica della cosiddetta «sicurezza partecipata», ha avviato da tempo un programma di risanamento e di riqualificazione del quartiere con piani d'intervento che prevedono il miglioramento dell'illuminazione pubblica, l'installazione di impianti per la video sorveglianza nelle aree più a rischio, il potenziamento della presenza della polizia municipale operante in detta zona e provvedimenti, adottati con il supporto della A.S.L. e dei vigili del fuoco, finalizzati alla chiusura degli alloggi più fatiscenti occupati da stranieri.
Relativamente alla richiesta di rafforzamento del dispositivo di polizia, si precisa, che presso il commissariato di pubblica sicurezza di Sassuolo prestano servizio 37
appartenenti ai ruoli operativi della polizia di Stato, con un lieve incremento rispetto alle previsioni della pianta organica.
Sono inoltre dislocate una compagnia dell'Arma dei carabinieri, con la dipendente stazione, ed una tenenza della guardia di finanza, che contribuiscono a rendere complessivamente adeguato il sistema di sicurezza presente sul territorio.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
BIANCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'esito inoppugnabile delle elezioni politiche del 9-10 aprile 2006, come certificato anche dalla decisione della Corte di Cassazione, continua ad essere oggetto di contestazioni, secondo l'interrogante, strumentali e pretestuose da parte di autorevoli membri del passato Governo di centrodestra;
tali dubbi sono stati asseverati nelle pagine del libro «Il broglio» edito da «Aliberti Editore»;
le polemiche riguardano, tra le altre, la vicenda della diminuzione di numero e della distribuzione territoriale delle schede bianche riscontrate in esito alle operazioni di scrutinio;
le denunce dei presunti brogli elettorali sono da valutare congiuntamente alla vigente legge elettorale, voluta proprio dal Governo Berlusconi, che introduce il principio della individuazione discrezionale degli scrutatori scelti «tra i nominativi compresi nell'albo degli scrutatori» (articolo 9, legge 21 dicembre 2005, n. 270) in luogo del previgente, e senza dubbio più oggettivo, criterio di scelta per sorteggio previsto dalla legge 95/1989;
secondo l'interrogante il perdurare di tale accanimento non giova all'espletamento delle funzioni istituzionali degli organi insediati a seguito della tornata elettorale e rischia di minare i principi di rappresentanza e di alternanza democratica -:
se non ritenga opportuno adottare iniziative normative volte a ripristinare il sistema di sorteggio per la scelta degli scrutatori.
(4-00368)
Risposta. - La legge 21 dicembre 2005, n. 270, che ha modificato le norme per l'elezione di Camera e Senato, ha fra l'altro introdotto alcune disposizioni che hanno innovato il sistema di nomina degli scrutatori (articolo 9, comma 4) e reintrodotto la commissione elettorale nei comuni con popolazione inferiore a 15.000 abitanti (articolo 10), fatta salva peraltro la possibilità di delega delle funzioni di ufficiale elettorale al segretario comunale o ad altro funzionario dell'ente.
In base a tali disposizioni ed alle ulteriore modifiche seguite con la legge 27 gennaio 2006 n. 22 di conversione del decreto-legge 3 gennaio 2006 n. 1, la nomina degli scrutatori da parte della commissione elettorale comunale avviene non più per sorteggio bensì mediante, scelta fra i nominativi inclusi nell'apposito albo comunale; solo in via subordinata, nel caso in cui non si raggiunga l'unanimità, si procede attraverso votazione o sorteggio.
In questo modo, reintroducendo le commissioni, il legislatore ha voluto garantire le minoranze nella scelta dei componenti degli uffici elettorali di sezione, la cui composizione non è più affidata al caso ma ad un meccanismo di scelta ponderata e condivisa cui intervengono tutte le componenti politiche.
Non a caso, anche nei comuni inferiori a 15.000 abitanti che abbiano ritenuto di delegare le funzioni di ufficiale elettorale, la scelta degli scrutatori rimane di competenza dell'organo collegiale che, quindi, vi provvede anche con la partecipazione dei componenti espressi dalla minoranza consiliare.
A maggior garanzia del sistema, si ricorda oltretutto che la legge attribuisce al Presidente della Corte d'appello, organo esterno e terzo rispetto alla politica, i provvedimenti di nomina dei presidenti di
seggio; la trasparenza del procedimento elettorale è ulteriormente garantita anche dall'istituto dei cosiddetti «rappresentanti di lista» che hanno diritto ad essere presenti a tutte le attività che si svolgono presso le sezioni elettorali.
Per quanto riguarda eventuali modifiche dell'attuale assetto normativo, risulta che la questione sia già all'attenzione del Parlamento per effetto di un progetto di legge (A.C. 1316 dell'Onorevole Francesco Piro) che il 19 settembre scorso è stato assegnato in sede referente alla I Commissione Affari Costituzionali. Non appena, in quella sede, verrà avviato l'esame del testo, il Governo seguirà con attenzione lo svolgimento della discussione e non mancherà di esprimere le proprie valutazioni, anche di carattere tecnico, sulle modifiche che verranno proposte.
Il Ministro dell'interno: Giuliano Amato.
BOATO. - Al Ministro dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
in data 5 settembre 2006 si sono svolti i test di ammissione per l'immatricolazione alla facoltà di Medicina e Chirurgia presso l'Università degli studi di Parma;
in relazione alla sezione di biologia del test in questione, la domanda relativa alla genetica della brachidattilia deve ritenersi mal posta e soggetta a più risposte. Infatti, poiché la brachidattilia è una malattia autosomica dominante, il genotipo di un maschio ammalato può essere sia omozigote che eterozigote;
si conclude, quindi, che la prole derivante da un maschio ammalato sposato con una femmina sana può risultare totalmente ammalata nel caso il maschio sia omozigote e, ammalata al 50 per cento, nel caso l'individuo maschio abbia genotipo eterozigote. Le risposte esatte sono pertanto 2 (50 per cento e 100 per cento dei figli);
la risposta corretta fornita dal ministero è relativa all'opzione: «50 per cento dei figli». La risposta data da diversi candidati è relativa all'opzione: «100 per cento dei figli». La formulazione poco chiara del quiz consente di ritenere valide ambedue le risposte;
tali rilievi sono stati sollevati da alcuni dei candidati i quali, secondo quanto risulta all'interrogante, hanno informato il Ministro dell'università e della ricerca Fabio Mussi, il rettore dell'Università degli studi di Parma e il Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia;
il Preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Parma ha considerato meritevoli di attenzione le osservazioni ricevute, al punto da coinvolgere il Presidente del corso di laurea in Medicina e Chirurgia, professor Maurizio Vanelli, e il genetista professor Mario Savi. Il professor Maurizio Vanelli ha portato a conoscenza il ministero competente della segnalazione ricevuta -:
se il Ministro sia o meno informato dei fatti esposti in premessa;
in caso affermativo, poiché l'attribuzione del punteggio risulta, in diversi casi, determinante per l'ammissione al corso di laurea, quali misure urgenti intenda adottare per risolvere la questione ed, eventualmente, per una revisione della graduatoria;
se non ritenga, alla luce dei fatti sopra esposti, di promuovere un ripensamento dei metodi di selezione per l'accesso alle facoltà universitarie a numero chiuso che tenga conto di criteri più equi e, il più possibile, obiettivi e trasparenti.
(4-01015)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione in esame si precisa che, a seguito di alcune contestazioni relative ai quesiti oggetto della prova di ammissione al corso di laurea specialistica in medicina e chirurgia per l'anno 2006-2007, tra cui quello segnalato dall'interrogante, il ministero ha provveduto
a interpellare la Commissione di esperti che ha formulato il test di esame.
La citata Commissione, anche alla luce delle argomentazioni addotte nelle contestazioni, ha confermato la correttezza delle domande e la giusta collocazione delle rispettive risposte esatte sotto la lettera A, come risulta dai file delle prove pubblicate sul sito del ministero. Conseguentemente anche l'attribuzione dei punteggi agli elaborati non necessita di alcuna rettifica.
Con l'occasione si rende noto che sono allo studio nuove e diverse modalità di accesso ai corsi di laurea a numero chiuso, per l'anno accademico 2007/2008.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
BONELLI. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
lo sviluppo urbanistico e demografico dei comuni attraversati dalla via Flaminia e del viterbese è in costante, vertiginoso aumento, soprattutto a causa dell'emigrazione dalla città verso la provincia di persone che mantengono i propri interessi a Roma;
una maggiore efficienza della tratta snellirebbe l'affluenza di mezzi privati all'interno della città di Roma, con una conseguente riduzione del traffico urbano e relative emissioni di gas inquinanti;
il tratto extraurbano adiacente alla ferrovia è costituito in gran parte da parchi regionali e suburbani protetti che andrebbero salvaguardati, tra l'altro, anche con lo sviluppo ferroviario per disincentivare l'uso dell'automobile per lo spostamento quotidiano casa-lavoro;
purtroppo la qualità del servizio è decisamente inferiore alle esigenze e si registrano frequentemente forti ritardi e soppressioni delle corse senza alcun preavviso;
nello scorso mese di giugno i disagi si sono ulteriormente intensificati, con ritardi fra i venti e i quaranta minuti e un numero di soppressioni, tra urbane ed extra urbane, vicino alle venti giornaliere, senza alcuna informazione nei confronti dell'utenza;
al di là dei guasti e dei ritardi va registrata l'inadeguatezza dei mezzi e dell'infrastruttura, con tempi di percorrenza decisamente insufficienti;
la linea ferroviaria rappresenta l'unica soluzione davvero praticabile alla crescente domanda di mobilità da e verso la Capitale ed è assolutamente necessario provvedere al suo ammodernamento -:
quali provvedimenti intenda porre in essere il Governo affinché si realizzi il necessario adeguamento infrastrutturale della linea ferroviaria Roma-Viterbo, garantendo così un sistema di collegamento efficiente e funzionale che consenta di trasferire una quota significativa di mobilità dalla strada alla ferrovia, contribuendo così alla riduzione della congestione e dell'inquinamento nella più vasta area metropolitana d'Italia.
(4-00848)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Ferrovie dello Stato Spa fa conoscere che il collegamento ferroviario fra Roma e Viterbo è garantito da due linee. La prima è gestita da Met.Ro e interessa il quadrante nord-est della città di Roma con partenza da piazzale Flaminio, via Prima Porta, S. Oreste e Fabbrica di Roma e che per lunghi e ripetuti tratti corre adiacente alla via Flaminia. La seconda tratta, di competenza di Rete Ferroviaria Italiana, interessa il quadrante nord-ovest, con partenza da Roma Ostiense, via Cesano, Bracciano e Capranica.
Per quanto concerne la linea gestita da R.F.I., Ferrovie dello Stato fa conoscere che è stata da poco completata una serie di interventi finalizzati al miglioramento delle caratteristiche prestazionali della linea nel tratto metropolitano da Roma Trastevere a Cesano.
Questi interventi di potenziamento infrastrutturale hanno comportato il raddoppio
e l'elettrificazione del tratto Roma S. Pietro-La Storta (attivati nel 2000), il raddoppio del tratto La Storta-Cesano e l'elettrificazione fino a Viterbo (attivati nel 2000). Nel luglio 2006, è stata inoltre completata la realizzazione del quarto binario tra Roma S. Pietro e Roma Trastevere dell'estesa di circa 4 km. completamente in galleria che ha di fatto consentito di estendere fino a Roma Ostiense il raddoppio della linea per Viterbo, uniformandone in tal modo la configurazione infrastrutturale ed impiantistica da detta stazione a Cesano.
Sono state realizzate anche le nuove fermate di Ipogeo degli Ottavi ed Olgiata ed il rifacimento completo delle altre, compresi i parcheggi di interscambio.
Sull'ultima tratta, tra S. Pietro e Trastevere, il 15 ottobre 2006 è entrata in servizio la nuova fermata Quattro Venti.
Ferrovie dello Stato fa presente che le opere realizzate contribuiscono al potenziamento del servizio regionale del bacino a nord-ovest di Roma fino a Viterbo consentendo di intensificare il trasporto metropolitano nel tratto Roma-Cesano e migliorando contestualmente la qualità del servizio offerto alla clientela grazie anche ad una maggiore regolarità della circolazione.
Il completamento dei suddetti interventi rende disponibile una infrastruttura moderna in grado di soddisfare le esigenze del traffico soprattutto metropolitano e, nel contempo, induce innegabili benefici anche per i collegamenti tra il capoluogo regionale e la provincia di Viterbo contribuendo alla fluidificazione del traffico nel tratto urbano.
Nell'ambito degli interventi finalizzati al potenziamento e allo sviluppo del trasporto ferroviario nella Regione Lazio si colloca, inoltre, lo studio di fattibilità sviluppato da R.F.I. per il raddoppio della tratta Cesano-Bracciano, naturale prosecuzione del raddoppio già realizzato tra Roma e Cesano.
L'obiettivo è di incrementare ulteriormente la quota degli spostamenti passeggeri sulla rete ferroviaria e di conseguire il riequilibrio modale per ridurre la congestione ed assicurare uno sviluppo sostenibile del territorio attraverso la riduzione del tempo di viaggio, la qualità del servizio e l'accessibilità alle infrastrutture ferroviarie.
La società ferroviaria informa, infine, che il progetto relativo al raddoppio in affiancamento per 16 km., tra la stazione di Bracciano e la stazione di Cesano, all'eliminazione di tutti i passaggi a livello e alla realizzazione di un sistema di stanziamento con blocco automatico al momento è, al momento, interamente da finanziare.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
BRICOLO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
il 16 agosto 2006 sulla superstrada Warsavia-Cszestokova, nei pressi di Zyrardow, un pullman gran turismo della BREC Viaggi di Verona, condotto dall'autista Massimo Corradi con 60 turisti italiani a bordo è stato coinvolto in un incidente, causato da una manovra di un'auto polacca;
l'autista, comunque sottoposto dalla polizia polacca al test alcoolemico e antidroga, è risultato perfettamente in regola, sia dal punto di vista personale che con riguardo al pullman;
la polizia polacca ha comunque proceduto al sequestro del mezzo e all'arresto dell'autista, che è stato trattenuto per 6 giorni, senza motivazione, senza contatti con familiari o avvocati, senza documenti, senza assistenza sanitaria, nelle prigioni polacche;
Corradi è stato rilasciato solo il 21 agosto, dopo essere stato condannato al carcere - secondo l'interrogante immotivatamente - fino al 16 novembre 2006, dietro pagamento di 51.000 euro in contanti al Procuratore polacco e la sottoscrizione di un patteggiamento, estorto al Corradi dopo i lunghi giorni di detenzione;
le autorità diplomatiche e consolari italiane in Polonia, immediatamente contattate dalla Brec Viaggi, si sono limitate a fornire il nominativo di uno studio legale locale e di un interprete, quest'ultimo peraltro non accettato dai funzionari di polizia;
nessuna assistenza è stata fornita dalle nostre autorità consolari né al Corradi, per risolvere la difficile questione giudiziaria, né alla sua famiglia, giunta sul posto per assistere il congiunto; l'Ambasciata non ha nemmeno contattato le autorità istituzionali locali, per chiedere conto dei motivi dell'arresto, delle condizioni di detenzione né tantomeno ha intercesso per ottenere il rilascio del nostro connazionale -:
se il Ministero sia al corrente di un simile, colpevole comportamento da parte dei referenti diplomatici italiani in Polonia nei confronti di un nostro connazionale, e se siano stati presi adeguati provvedimenti per punire la condotta deprecabile degli addetti ed evitare in futuro il ripetersi di simili circostanze.
(4-01224)
Risposta. - Il signor Massimo Corradi, cittadino italiano nato a Lecco il 16 febbraio 1965, autista di pullman, è rimasto coinvolto il 16 agosto 2006, presso Zyrardow (Polonia), in un gravissimo incidente stradale - che ha provocato la morte di un automobilista polacco e ferite gravi ad un secondo cittadino polacco - mentre conduceva un autobus con 60 turisti italiani a bordo, in viaggio tra Varsavia e Cracovia.
La Cancelleria Consolare dell'Ambasciata d'Italia a Varsavia, informata nel primo pomeriggio (intorno alle ore 14) del 16 agosto 2006 da funzionari dell'agenzia Brec Viaggi di Verona del gravissimo incidente stradale in cui era incorso il pullmann, guidato dal signor Massimo Corradi, è intervenuta prontamente presso il competente Comando Distrettuale di Polizia di Zyrardow ottenendo l'assicurazione di essere tempestivamente tenuta al corrente degli sviluppi della situazione. Nello stesso pomeriggio, la Cancelleria Consolare apprendeva da una telefonata ricevuta dal signor Massimo Corradi del suo fermo e provvedeva a contattare immediatamente il Comando Distrettuale di Polizia di Zyrardow per avere informazioni sulle condizioni del Corradi stesso, ricevendo una risposta interlocutoria. Allo stesso tempo, la Cancelleria Consolare forniva all'Agenzia di viaggi Brec l'elenco degli studi di avvocati più accreditati di Varsavia per l'assistenza legale necessaria al signor Massimo Corradi e forniva telefonicamente notizie alla moglie del signor Corradi.
Il giorno 17 agosto 2006 gli avvocati dello studio Smoktunowicz & Falandysz, prescelto dal signor Corradi per il tramite dell'Agenzia Brec, si sono immediatamente attivati per prestare al cittadino italiano ogni necessaria assistenza, recandosi presso il Comando Distrettuale di Polizia di Zyrardow ed ottenendo in particolare di far slittare l'interrogatorio del signor Corradi alle ore 14 in modo da potervi presenziare. Riscontrati ostacoli da parte di quel Comando per la visione degli atti, i legali ottenevano un ulteriore rinvio dell'interrogatorio al 18 agosto 2006 (tramite lo strumento della richiesta di cambio dell'interprete) e si rivolgevano all'Ambasciata d'Italia per un intervento presso il superiore Comando Voivodale di Radom da cui dipende il Comando Distrettuale di Polizia Zyrardow. L'intervento è stato effettuato il 18 agosto 2006 con nota ufficiale mirata a far rimuovere gli ostacoli frapposti al normale esercizio dei diritti alla difesa: passo che è stato efficace e a cui il Comando Voivodale di Radom ha dato riscontro formale.
Il personale dell'Ambasciata ha continuato a rimanere in contatto con i funzionari dell'agenzia di viaggi Brec e con i legali del predetto studio legale anche dopo il rilascio del signor Massimo Corradi e la sua partenza dalla Polonia avvenuta il 22 agosto 2006.
Il comportamento delle competenti Autorità polacche - asseritamente lesivo dei diritti dell'imputato, secondo quanto fatto presente anche dagli avvocati del signor Corradi - è stato oggetto di una protesta ufficiale indirizzata dall'Ambasciata d'Italia al Ministero degli esteri polacco con «Nota Verbale», che costituisce lo strumento ufficiale per eccellenza nei rapporti diplomatici tra gli Stati. Il locale Ministero degli esteri ha riscontrato il passo dell'Ambasciata ricordando le norme del Codice penale polacco che regolano i diritti della difesa ed asserendo che nel caso del signor
Corradi «non vi è stata alcuna violazione di tali diritti da parte della Procura Regionale».
Ricevuta il 29 settembre 2006 una lettera di lamentele dei signori Marco e Giuseppe Corradi (rispettivamente fratello e padre del signor Massimo Corradi) - inviata anche alle massime Cariche dello Stato italiano ed a questo Ministero - l'Ambasciatore a Varsavia - che era assente dalla Sede nel periodo di fermo del signor Corradi - si intratteneva lo stesso 29 settembre 2006 in un lungo ed affabile colloquio con il signor Giuseppe Corradi. A questi l"Ambasciatore preannunciava che avrebbe provveduto ad effettuare una accurata indagine per verificare se fosse riconducibile a dipendenti dell'Ambasciata un comportamento omissivo e di mancata assistenza al figlio.
Dall'accurata indagine esperita dal Capo Missione sia presso la Cancelleria diplomatica sia presso la Cancelleria consolare, e dagli ulteriori elementi informativi acquisiti anche dallo studio legale Smoktunowicz & Falandysz che assiste il signor Massimo Corradi, è emerso che le asserite omissioni da parte di questa Ambasciata nel caso di cui trattasi non corrispondono ai fatti, come provano anche la documentazione agli atti e i tabulati telefonici dell'Ambasciata. Sulla base di tali prove l'Ambasciatore ha potuto constatare che nell'arco di tempo compreso tra il 16 e 21 agosto 2006 (il 19 e il 20 agosto coincidenti con sabato e domenica) - periodo del fermo del signor Massimo Corradi in Polonia - sono stati effettuati dall'Ambasciata e dalla dipendente Cancelleria Consolare ventotto (28) contatti ed interventi telefonici e via fax nei confronti di funzionari dell'agenzia viaggi Brec di Verona, dei familiari del signor Massimo Corradi, dei suoi avvocati difensori, del Comando Distrettuale di Polizia Zyrardow e del superiore Comando Voivodale di Radom. È emerso altresì che dopo la partenza dalla Polonia del signor Massimo Corradi, l'Ambasciata e la Cancelleria Consolare hanno continuato a seguire il caso sia con contatti con lo studio legale Smoktunowicz & Falandysz, sia con una comunicazione ufficiale al Ministero degli esteri polacco per protestare per il trattamento riservato al signor Massimo Corradi durante il suo fermo.
I risultati dell'indagine sono stati resi noti ai signori Marco e Giuseppe Corradi con lettera n. 2594 del 12 ottobre 2006 ad essi indirizzata dall'Ambasciatore a Varsavia, e per conoscenza anche alla Direzione, generale degli italiani all'estero di questo Ministero.
In conclusione, non è corretto affermare che l'Ambasciata d'Italia a Varsavia sia venuta meno, nel caso del signor Massimo Corradi, ai suoi doveri istituzionali. In quanto i dati raccolti, analizzati e verificati provano il contrario: è stata, fra l'altro, fornita immediata assistenza per la ricerca di un buon avvocato e sono stati compiuti i passi necessari presso le Autorità locali.
Si assicura che il caso del signor Massimo Corradi viene seguito dall'Ambasciata d'Italia a Varsavia con la massima attenzione, per il tramite dello Studio Legale che assiste il nostro connazionale, che è il solo abilitato a rappresentarlo nel procedimento in corso. Si assicura altresì che è ferma intenzione dell'Ambasciatore effettuare nuovi passi ufficiali sul caso Corradi sia presso il Ministero degli esteri sia presso il Ministero della giustizia, al fine di confermare ad alto livello l'interesse con cui l'Ambasciata d'Italia segue il caso, tenuto conto degli aspetti controversi (rispetto dei basilari diritti dell'accusato da parte dei competenti organi polacchi) emersi durante il periodo di arresto provvisorio.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
BRIGUGLIO. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere:
le valutazioni del Governo in ordine alle affermazioni pronunciate in qualificata sede internazionale dal Presidente russo Vladimir Putin secondo il quale «La mafia è una parola che è nata in Italia e non in Russia»;
se non ritenga che si tratti di dichiarazioni non solo lesive dell'immagine e
della dignità nazionale del nostro Paese ma anche elusive della grave questione dei diritti umani in Russia.
(4-01380)
Risposta. - In relazione alle dichiarazioni del Presidente della Federazione Russa Vladimir Putin in occasione dell'incontro con i Capi di Stato e di Governo dell'Unione Europea, che ha avuto luogo a Lahti lo scorso 20 ottobre, come riferito anche dal portavoce del Presidente del Consiglio, Silvio Sircana, non risulta che ci sia stato un attacco diretto nei confronti dell'Italia, ma solo un non opportuno riferimento indiretto alla mafia quale fenomeno la cui origine non è russa.
Per quanto riguarda poi la situazione relativa alla tutela dei diritti umani in Russia, l'Italia, insieme agli altri partner dell'Unione europea, ne segue con attenzione la sua evoluzione, nelle opportune sedi istituzionali.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
BRUSCO. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
la figura dell'odontotecnico, rientra tra le «arti ausiliarie» delle professioni sanitarie (regio decreto 31 maggio 1928, n. 1334);
dal 1994 ad oggi risultato individuate, con vari decreti ministeriali aventi natura regolamentare, 22 figure professionali, per 16 delle quali sono stati definiti anche gli ordinamenti didattici dei relativi corsi di formazione;
le figure professionali individuate, per le quali sono stati definiti anche gli ambiti professionali, confermano sostanzialmente professioni già esistenti e consolidate nell'organizzazione tradizionale dei servizi sanitari, e per alcune di esse, presenti nel regio decreto 31 maggio 1928, n. 1334;
il Dipartimento, all'uopo, del Ministero della salute sin dal 2001 ha avviato un processo di revisione delle mansioni di cui al regio Decreto sopra citato e della formazione, con apposito schema di Decreto Ministeriale, che a tutt'oggi è fermo, dopo aver ricevuto parere favorevole del Consiglio Superiore della Sanità, a seguito della modifica del Titolo V della Costituzione Italiana;
l'approvazione della legge 1 febbraio 2006, n. 43 «disposizione in materia di professione sanitarie infermieristiche, ostetrica, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e delega al Governo per l'istituzione dei relativi ordini professionali», pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 40 del 17 febbraio 2006, conferisce al Ministero della salute la facoltà di individuare nuove figure professionali sanitarie e in occasione dell'approvazione di tale legge, sia in assemblea del Senato della Repubblica che in quella della Camera dei Deputati, il Governo è stato impegnato, ed ha accettato, con specifici Ordini del Giorno, a istituire la figura Professionale dell'Odontotecnico -:
se non ritenga di onorare tale impegno, per l'emanazione del decreto attuativo per l'istituzione della Professione Sanitaria di Odontotecnico definendo, altresì, tempi e modalità.
(4-00751)
Risposta. - Relativamente a quanto richiesto dall'interrogante, va precisato che, ai sensi dell'articolo 5 della legge 1o febbraio 2006, n. 43 «Disposizioni in materia di professioni sanitarie infermieristiche, ostetricia, riabilitative, tecnico-sanitarie e della prevenzione e delega al Governo per l'istituzione dei relativi ordini professionali», l'individuazione e la normazione di nuove figure professionali dell'area sanitaria deve essere effettuata mediante uno o più Accordi sanciti in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome, da recepirsi con decreti del Presidente della Repubblica, previa deliberazione del Consiglio dei Ministri. L'individuazione delle nuove professioni è comunque subordinata all'acquisizione di un parere tecnico-scientifico,
formulato da commissioni istituite appositamente nell'ambito del Consiglio Superiore di Sanità.
È, peraltro, intendimento del ministero della salute, nei limiti delle proprie funzioni istituzionali, pervenire all'individuazione e alla normazione della professione sanitaria di odontotecnico, obiettivi che questa amministrazione aveva già tentato di raggiungere nel 2001; tuttavia, la modifica del Titolo V della parte seconda della Costituzione (Legge costituzionale 18 ottobre 2001, n. 3) ha escluso la competenza ministeriale ad individuare e normare nuove professioni sanitarie mediante decreti ministeriali aventi natura regolamentare.
Va sottolineato che, nel caso di specie, l'iter procedurale dovrebbe essere agevolato dal fatto che le Associazioni rappresentative degli odontotecnici hanno più volte espresso parere favorevole sul testo dello schema di decreto già proposto nel 2001; tale consenso permetterebbe di pervenire alla relativa emanazione in termini temporali più rapidi, compatibilmente con le procedure già precisate.
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Gian Paolo Patta.
BUONTEMPO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'autostrada Roma-Pescara e Roma-L'Aquila-Teramo ha subìto un rilevante aumento del costo dei pedaggi con tre specifici adeguamenti delle tariffe: 1 gennaio 2003, 1 gennaio 2004 e 1 gennaio 2006;
queste tariffe incidono pesantemente sull'economia locale, anche in considerazione del fatto che il tratto autostradale in questione non può essere considerato tra i più efficienti e sicuri -:
poiché non è ipotizzabile una revoca degli aumenti, si chiede quali iniziative il Governo intenda assumere per attuare tempestivamente le opere previste nel contratto di concessione, come le attività di manutenzione ordinaria e straordinaria e la realizzazione della bretella autostradale di accesso a Roma.
(4-01218)
Risposta. - In riferimento alle problematiche evidenziate con l'atto ispettivo in esame, l'ANAS fa conoscere che per l'affidamento della concessione della gestione, manutenzione ed esercizio della rete autostradale a pedaggio delle autostrade A/24 ed A/25 autostrada Roma-L'Aquila-Traforo del Gran Sasso-Teramo con diramazione Teramo-Pescara è stato pubblicato il bando di gara sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana del 29 dicembre 2000.
La concessione di gestione è stata affidata, pertanto, tramite procedura concorsuale secondo quanto previsto dalla vigente normativa nazionale e comunitaria in materia di affidamento di servizi sulla base del decreto legislativo 157 (gara pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 29 novembre 2000 n. 279).
La gara è stata aggiudicata il 1o ottobre 2001 all'ATI costituitasi tra Società Autostrade s.p.a. e l'Impresa Toto s.p.a.
La convenzione di concessione, stipulata in data 20 dicembre 2001, è divenuta efficace solamente dal 1o gennaio 2003 a seguito dei tempi tecnici necessari per l'emanazione del decreto interministeriale e la successiva registrazione da parte della Corte dei Conti, nonché dei tempi connessi al subentro nella gestione da parte del concessionario.
Detta convenzione prevedeva l'avvio di tutte le attività a partire dal 1o gennaio 2002 con i seguenti elementi principali:
durata della concessione fissata in 28 anni;
corrispettivo all'ANAS pari a euro 748.862.504,00, mediante pagamento di 28 rate annue di euro 55.859.462,00. Le rate relative agli anni 2003, 2004 e 2005 sono state regolarmente corrisposte;
il pagamento delle rate di ammortamento dei mutui ex Sara per euro 34.896.094,39. Per gli anni dal 2003 al 2006 i mutui sono stati regolarmente pagati per l'importo di euro 34.896.094,39;
incremento tariffario pari al 50 per cento corrispondente al minimo previsto nel bando di gara.
Di conseguenza, visto l'avvio avvenuto il 1o gennaio 2003, si è registrato lo slittamento di un anno di tutti i contenuti dell'offerta presentata in sede di gara.
Fra i principali impegni assunti dalla concessionaria risulta, tra l'altro, il piano di manutenzione ordinaria e straordinaria, nonché il piano dei nuovi investimenti, come indicato a pagina n. 16 del piano finanziario allegato alla convenzione vigente, il tutto riportato nel quadro che segue:
Manutenzione programmata:
piano finanziario 2002-2029: 1604 miliardi di lire;
milioni di euro: 828;
periodo di realizzazione di gara: 25,82 milioni di euro per 28 anni + 35,6 milioni di euro per il 2001;
manutenzione straordinaria:
piano finanziario 2002-2029: 298 miliardi di lire;
milioni di euro: 154;
periodo di realizzazione di gara: 2002-2006 primo quinquennio di piano;
investimenti:
piano finanziario 2002-2029: 254 miliardi di lire;
milioni di euro: 130;
periodo di realizzazione di gara: 2002-2006 primo quinquennio di piano;
totale:
piano finanziario 2002-2029: 2155 miliardi di lire;
milioni di euro: 1112.
Per quanto riguarda il livello dell'aumento tariffario, esso è congruente con la situazione delle tariffe in atto nelle due autostrade A/24 ed A/25 che risultavano mediamente inferiori al 44 per cento rispetto alla media della rete.
È inoltre opportuno sottolineare che gli altri concorrenti alla gara avevano previsto per i primi cinque anni di concessione incrementi oscillanti tra l'83 e l'85 per cento.
L'ANAS, d'intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti e dandone tempestiva comunicazione anche al Ministero dell'economia e delle finanze, per l'anno 2005, ha sospeso temporaneamente gli adeguamenti tariffari della Strada dei Parchi previsti nei patti convenzionali in quanto, nell'ambito delle proprie attività di controllo e di vigilanza, ha rilevato scostamenti tra le previsioni del piano finanziario e gli effettivi adempimenti della Concessionaria alla quale è stata elevata relativa contestazione.
Nel periodo successivo a tale compressione tariffaria, la Strada dei Parchi ha intensificato i propri investimenti recuperando il ritardo in precedenza riportato. Conseguentemente ANAS, previa informativa al Ministero delle infrastrutture e trasporti, ha riconosciuto alla Concessionaria per l'anno 2006 l'incremento tariffario del 4,17 per cento già previsto per il 2005 e temporaneamente sospeso.
Contro tale decisione la Regione Lazio nel marzo 2006 ha proposto ricorso al Tar del Lazio che all'esito della sentenza di merito ha visto l'ANAS soccombente. Difatti, il tribunale, con sentenza del 5 ottobre 2006, ha annullato detti incrementi tariffari.
La concessionaria ha quindi dato esecuzione alla sentenza, riportando le tariffe agli importi dell'anno precedente a far data dal 28 ottobre 2006. Da ultimo, il Consiglio di Stato ha concesso la sospensiva della sentenza del TAR.
Per maggior completezza di informazione, la società stradale rappresenta che allo stato, è in corso la revisione straordinaria del piano economico finanziario, ai sensi dell'articolo 12 della convenzione vigente, resasi necessaria per tener conto anche degli scostamenti susseguenti al posticipo di un anno dell'inizio della concessione.
Relativamente agli investimenti, i quali chiaramente risentono dell'anno di ritardo con il quale la Convenzione è diventata efficace, va precisato che i lavori lato Teramo sono in corso e che gli stessi hanno risentito dell'allungamento della procedura approvativa da parte degli Enti e/o Amministrazioni preposti al rilascio delle autorizzazioni.
Per i lavori lato Roma occorre tener presente della variazione progettuale voluta dalla Regione Lazio, dalla Provincia e dal Comune di Roma che hanno chiesto la sostituzione della 3a corsia con una viabilità complanare, con conseguente aumento dell'investimento da 64,100 a 256,08 milioni di euro.
Si comunica infine che in data 8 novembre 2006 è stato stipulato un protocollo di intesa tra Ministero delle infrastrutture, ANAS s.p.a. e Regione Lazio con il quale si esprime l'assenso degli enti locali sulla configurazione progettuale e viene assunto l'impegno degli enti stessi a finanziare un terzo dell'intervento.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
CACCIARI, ZANELLA e CREMA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 febbraio 2003, è stato dichiarato lo stato di emergenza socio-economico-ambientale nel settore del traffico e della mobilità nella località di Mestre del comune di Venezia;
con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei ministri 19 marzo 2003, il segretario regionale alle infrastrutture e mobilità della Regione Veneto è stato nominato commissario-delegato e provvede alla realizzazione delle opere relative al «Passante autostradale di Mestre», individuate dall'A.N.A.S. spa;
i lavori di realizzazione del Passante autostradale di Mestre stanno provocando gravissimi danni e disagi agli abitanti delle aree interessate alla costruzione del Passante Autostradale di Mestre, in particolare per le seguenti problematiche:
a) agli espropriandi che si ritrovano con le case da abbattere non viene fornita alcuna consulenza tecnica per la ricerca di soluzioni abitative alternative, né l'aiuto psicologico necessario soprattutto per i residenti più anziani;
b) agli abitanti che dovranno forzatamente convivere nelle adiacenze della mastodontica infrastruttura non è dato ancora di sapere quali saranno le opere di mitigazione visiva e di ambientalizzazione («corridoio verde ecologico») che pure sono state promesse dal Commissario ad acta;
c) la cessione forzata dei terreni e dei beni espropriati avviene sulla base di proposte di indennizzo ridicole ed umilianti, costringendo i proprietari che se lo possono permettere a defatiganti ricorsi giudiziari;
d) i criteri con cui vengono stabiliti l'esproprio con abbattimento o in alternativa l'indennizzo per inabitabilità degli immobili e dei terreni ricadenti dentro la fascia di 60 metri dal limite del Passante sono applicati in modo restrittivo, senza tener conto delle preferenze degli abitanti;
e) la fascia di rispetto si è dimostrata troppo stretta, considerando anche le altezze dei rilevati e delle barriere fonoassorbenti che oscurano la luce e impediscono la libera circolazione dell'aria;
f) i cantieri aperti in vari punti del tracciato non sono recintati, né segnalati adeguatamente, tant'è che si sono già verificati casi di incidenti ai danni di privati cittadini;
g) alcune aziende agricole vengono smembrate, ridotte di dimensione e destinate a chiudere le loro attività senza che venga riconosciuto loro nemmeno il relativo danno economico;
h) con la realizzazione del Passante alcune contrade vengono separate, in tal modo antiche relazioni sociali e umane
vengono inesorabilmente spezzate senza realizzare adeguate viabilità sostitutive;
i) alle richieste di modifica migliorativa del tracciato stradale avanzate dai residenti non sono state date risposte motivate e pertinenti;
l) in alcuni casi le modifiche unilateralmente introdotte dal Commissario straordinario con gli stralci esecutivi del Progetto Definitivo peggiorano la condizione abitativa e ambientale delle aree;
m) nessuna opera di mitigazione è prevista lungo la nuova viabilità «complementare» inclusa nel progetto;
n) lungo il percorso e in prossimità dei numerosi caselli di accesso previsti sono in corso cambi di proprietà dei terreni agricoli sulla base di aspettative speculative realizzabili attraverso cambi di destinazioni d'uso urbanistici, che dovrebbero consigliare l'introduzione di un vincolo di inedificabilità assoluto in una fascia profonda di rispetto su tutta la viabilità prevista;
inoltre, quanto pattuito in sede di CIPE tra ANAS e Ministero delle Finanze sulle modalità di finanziamento del Passante autostradale, secondo cui i costi di realizzazione verrebbero coperti dai pedaggi incrementati lungo la Tangenziale di Mestre «a decorrere dalla data di entrata in esercizio» del nuovo Passante, contrasta con la Prescrizione contenuta nel Parere della VIA (16 settembre 2003) lì dove viene richiesta la «liberalizzazione» del traffico sulla vecchia Tangenziale di Mestre «al fine di evitare che le infrastrutture esistenti continuino a svolgere funzioni di attraversamento» -:
se il Governo abbia adottato o intenda adottare alcun provvedimento per fronteggiare tali situazioni;
se il Governo non ritenga opportuno intervenire al fine di prevenire, a seguito dell'avanzamento dei lavori, l'insorgere di ulteriori situazioni di disagio e l'aumento delle tensioni sociali rilevate nell'area;
se il Governo non ritenga opportuno adottare strumenti di rilevazione permanente di tali situazioni.
(4-00143)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta come comunicati dal commissario delegato per l'emergenza socio-economico-ambientale determinatosi nel settore del traffico e della mobilità nella località di Mestre.
Il Passante autostradale di Mestre rientra tra le infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale il cui Primo Programma è stato approvato a norma della legge 21 dicembre 2001, n. 443 con Delibera del Cipe del 21 dicembre 2001.
Con Delibera del 31 ottobre 2002 n. 92, il Cipe ha deliberato lo stanziamento di un contributo pubblico di 113,4 milioni di euro. Il Consiglio di Amministrazione dell'Anas S.p.A. ha approvato in data 6 febbraio 2003 il progetto preliminare del Passante per un importo complessivo di 750 milioni di euro.
Con il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 28 febbraio 2003, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale del 10 marzo 2003, è stato proclamato ai sensi della legge n. 225 del 1992 lo stato di emergenza nel settore del traffico e della mobilità nella località di Mestre nel Comune di Venezia.
Con successiva Ordinanza n. 3273 dello stesso Presidente del Consiglio dei ministri, adottata ai sensi dell'articolo 5 della legge n. 225 del 1992, è stato nominato il Commissario delegato per l'emergenza socio-economico-ambientale nel settore del traffico e della Mobilità, individuato nella persona del Segretario regionale alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Veneto con il compito di provvedere alla sollecita realizzazione dell'infrastrutture in quanto «la situazione di pericolo deve essere fronteggiata con mezzi e poteri straordinari, senza l'adozione dei quali le condizioni di vita dei cittadini non potrebbero che peggiorare irrimediabilmente». Lo stato di emergenza è stato prorogato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 13 febbraio 2003 fino al 1o marzo 2004; con
decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 25 febbraio 2005 fino al 31 dicembre 2005; con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 22 dicembre 2005 fino al 31 dicembre 2006.
L'Anas SpA in data 27 marzo 2003 ha trasmesso al suddetto Commissario il Progetto preliminare e lo studio di impatto ambientale redatto ai sensi dell'articolo 3 comma 3 decreto legislativo n. 190 del 2002 e il Commissario sulla base della citata Ordinanza ha predisposto e presentato entro 30 giorni il cronoprogramma delle attività con particolare riferimento all'iter autorizzativo del progetto preliminare, alla gara per l'affidamento al Contraente Generale e alla realizzazione dell'infrastruttura.
Il progetto preliminare è stato approvato, ai sensi e per gli effetti dell'articolo 3 e dell'articolo 18 comma 6 decreto legislativo n. 190 del 2002, dal Cipe con la Deliberazione n. 80 del 7 novembre 2003 con cui è stato individuato in 750 milioni di euro il consto complessivo dell'opera, oltre all'IVA.
Il Passante di Mestre è stato oggetto prima dell'aggiudicazione dei lavori di un accordo «Lavori per la Realizzazione del Passante Autostradale di Mestre-Protocollo d'Intesa» sottoscritto in data 22 ottobre 2003 fra le Prefetture di Venezia e Treviso e il Commissario delegato per l'emergenza socio-economico-ambientale della viabilità di Mestre finalizzato ad assicurare ogni forma di controllo atta ad evitare tentativi di infiltrazione della criminalità organizzata anche di stampo mafioso nell'ambito dei lavori appaltati fornendo il massimo contributo al fine di consentire una intensificazione degli interventi sul territorio ed un maggior controllo dei cantieri.
Da tale Protocollo è derivata una stretta collaborazione tra gli uffici del Commissario e le Prefetture e le autorità preposte al controllo.
Il Passante di Mestre è stato anche oggetto di apposito «Accordo sulle procedure e metodologie da adottare per la determinazione delle indennità di espropriazione per la realizzazione del Passante Autostradale di Mestre» firmato tra la Regione Veneto, il Commissario delegato per l'emergenza, il Commissario di Governo per le opere strategiche nel triveneto, la Federazione regionale Coltivatori diretti, la Confagricoltura Veneto, la Confederazione italiana agricoltori del Veneto.
Tale Accordo è stato posto a base di gara per l'individuazione del Contraente generale e, pertanto, la sua applicazione è vincolante per la procedura di esproprio.
Il Commissario per l'emergenza ha delegato con decreto n. 13 del 12 ottobre 2004 al Contraente generale il mero esercizio del potere espropriativo e, quindi, la competenza a trattare con i singoli soggetti espropriati, mantenendo peraltro a sé la titolarità del relativo potere con i correlati poteri di controllo.
In tale ottica con decreto n. 15 del 21 aprile 2005 ha provveduto alla nomina di apposita «Commissione tecnica per la risoluzione delle criticità nella procedura espropriativa relativamente alla realizzazione dell'Autostrada A4 - variante di Mestre - Passante Autostradale» quale organo consultivo non aggravante del procedimento ma quale sede per la composizione di eventuali vertenze.
Tutto ciò premesso con riferimento ai singoli punti di contestazione dell'interrogazione si rileva quanto segue:
a) consulenza tecnica agli espropriandi.
Vi è sempre stata una stretta collaborazione tra gli uffici del Commissario, anche attraverso la citata Commissione tecnica, i Comuni e le persone che hanno subito un esproprio: qualsiasi altra forma di collaborazione non è pertinente con i ruoli istituzionali che devono essere mantenuti nella realizzazione di opere pubbliche soprattutto in tema delicato come gli espropri in cui è sempre necessario tenere presente che si eroga denaro pubblico a privati. Tuttavia, c'è un grosso impegno per cercare di concordare con gli interessati tanto i tempi quanto le modalità del rilascio degli immobili proprio al fine di rendere meno traumatica possibile la procedura espropriativa.
È significativo al riguardo osservare che le abitazioni e/o capannoni interessati dall'esproprio sono in totale 46 immobili: tra
questi per 17 immobili è già intervenuto il rogito notarile definitivo mentre per 13 è stato stipulato il contratto preliminare per ulteriori 5 la chiusura dell'accordo preliminare è prevista a breve: si sottolinea che nei casi citati è sempre intervenuto l'Accordo bonario tra le parti. Per i restanti 11 immobili le trattative sono appena iniziate o devono ancora iniziare.
Si segnala, inoltre, che è stata prevista nell'Ordinanza di Protezione civile n. 3417 del 24 marzo 2005 una specifica norma che consente di accelerare l'iter approvativo delle varianti urbanistiche finalizzate esclusivamente alla riedificazione di edifici espropriati, per pari volume. In tal caso il Consiglio comunale adotta la variante che viene, quindi, approvata direttamente con conforme decreto commissariale. In tal senso vi è una stretta collaborazione tra gli Uffici del Commissario, i Comuni interessati e il privato interessato all'esproprio.
b) e m) opere di mitigazione visiva e di ambientalizzazione.
Con riferimento alla mitigazione ambientale i dati riassuntivi degli interventi sono già previsti in sede di progettazione definitiva e sono conoscibili e verificabili da parte di chiunque ne abbia interesse.
Si segnala, al riguardo che le aree di mitigazione del Passante autostradale di Mestre previste nel progetto definitivo dell'opera sommano a circa 890.000 mq (887.844 mq) ossia a circa 89 Ha.
In queste aree sono previsti più tipi di intervento:
area di filtro con una doppia siepe alberata lungo l'asse stradale che prevede la messa a dimora ogni 100 ml di 20 alberi di media grandezza e 80 cespugli;
aree di fitodepurazione con specifiche essenze di canneto e alberatura;
aree di forestazione con l'impianto di circa 34.000 alberi di prima grandezza.
Pertanto, si stima che saranno messe a dimora circa 57.000 alberature di 1a e 2a grandezza e 51.000 cespugli.
Le barriere antirumore previste nel progetto definitivo approvato prevedono un'estensione di 20.100 ml (oltre 20 km) per quelle artificiali e 16.600 (oltre 16 km) per quelle inverdite. Complessivamente hanno un'estensione di 36.700 ml pari a 36,7 km.
Gli interventi descritti sono già finanziati nell'ambito del progetto del Passante.
c) cessione forzata con indennizzi «ridicoli».
Le modalità di determinazione delle indennità di esproprio seguite nelle singole procedure sono illustrate nell'«Accordo sulle procedure e metodologie da adottare per la determinazione delle indennità di espropriazione per la realizzazione del Passante Autostradale di Mestre» sottoscritto tra il Commissario delegato e le Associazioni di Categoria del Mondo Agricolo.
Si segnala che sulla base di detto accordo in caso di accordo bonario l'indennità riconosciuta è pari a 3 volte il VAM (Valore agricolo medio) indipendentemente dalla figura professionale del proprietario mentre gli, edifici sono valutati sulla base del valore commerciale di ricostruzione.
Inoltre, viene erogato l'80 per cento alla sottoscrizione dell'accordo bonario e il restante 20 per cento all'avvenuto frazionamento per i terreni agricoli, ovvero al rogito definitivo per gli edifici.
Infine, con particolare riferimento ai contenziosi legati agli espropri, si segnala che ricorsi finalizzati solo alla quantificazione delle indennità di esproprio non ne sono stati alla data odierna presentati.
Viceversa, a maggio 2005 erano pendenti avanti al TAR Veneto 15 ricorsi dove l'interesse fatto valere è riferito all'esistenza o meno dell'opera e/o al tracciato della nuova strada e quindi solo indirettamente legati agli espropri: tuttavia, dopo le prime trattative avviate nel 2005 sono stati rinunciati 8 ricorsi per intervenuto accordo con il Commissario delegato sulla base anche dell'intervento della Commissione tecnica per gli espropri.
A giugno 2006 sono pendenti (anche se tecnicamente sospesi per rimessione degli atti alla Corte delle Leggi) 7 ricorsi di cui 3 non direttamente legati agli espropri in
quanto proposti dalle Associazioni ambientalistiche e/o da Comitati. Di conseguenza su 750 ditte solo 7 sono le situazioni a vario titolo in contenzioso: in pratica lo 0,93 per cento.
Si fa presente che sinora il TAR non ha assunto alcun provvedimento inibitorio al proseguo dei cantieri.
I dati complessivi e relativi agli espropri, alla data odierna, sono i seguenti:
ditte interessate 750;
accordi bonari conclusi 328;
accordi in itinere 402;
casi critici 20 (di cui 7 ricorsi pendenti al Tar - Pari allo 0,93 per cento);
risorse finanziarie disponibili per gli espropri e i danni euro 145.000.000,00 di quadro economico come approvato con decreto del Commissario delegato n. 12 del 2004.
d) criteri per abbattimento e/o indennizzo.
I criteri con cui viene stabilito se acquisire un immobile ovvero se indennizzarlo sono fissati nell'Accordo stipulato con le Associazioni di categoria.
È da tener presente che qualora gli immobili non vadano necessariamente demoliti per esigenze di realizzazione dell'infrastruttura, questi andranno a costituire patrimonio dell'Anas SpA.
e) fascia di rispetto di 60 metri.
L'Accordo prevede all'articolo 4 che entro la fascia di rispetto dei 60 metri l'insorgenza dei danni determinata dai veicoli che transiteranno nella nuova opera stradale, è altamente probabile.
Con tale articolo si introduce, pertanto, una disposizione di favore laddove si fa riferimento ai fabbricati ritenuti oggettivamente danneggiati per il solo fatto di trovarsi entro i 60 metri; in ogni caso il danno non deve essere provato ma deriva direttamente dalla circostanza che l'immobile si trovi entro i 60 metri.
La previsione dei 60 metri è mutuata dall'articolo 3 del Codice della Strada e dell'articolo 26 del suo Regolamento di attuazione e corrisponde la fascia di rispetto prevista per le autostrade.
f) cantieri non recintati.
I cantieri, laddove possibile, sono recintati e comunque sono conformi alle disposizioni del decreto legislativo 494 del 1996 e successive modificazioni, in materia di sicurezza nei cantieri mobili.
Del resto i cantieri sono controllati dagli Organi competenti in materia ed inoltre è stato sottoscritto tra il Contraente generale e le Organizzazioni sindacali di categoria uno specifico protocollo attinente proprio la sicurezza del lavoro.
g) aziende smembrate.
Indubbiamente alcune aziende vengono smembrate dalla realizzazione dell'opera.
Tuttavia sulla base dell'articolo 5 dell'Accordo sulle procedure, oltre all'indennità di esproprio pari a 3 volte il VAM (Valore agricolo medio) indipendentemente dalla figura professionale del proprietario, e all'indennità per i frutti pendenti, è riconosciuta una indennità integrativa composta sia dall'indennizzo per riduzione della consistenza fisica e funzionale dell'Azienda che dall'indennizzo per danni da intersecazione derivanti dalla formazione di corpi aziendali separati.
Particolare attenzione è stata, poi, riservata alla formazione di corpi separati andando, laddove le dimensioni lo consentano, a concordare con il proprietario l'eventuale acquisizione del fondo intercluso o separato quale reliquato.
h) contrade separate.
La viabilità cosiddetta secondaria o complementare è sempre stato un punto delicato su cui si è cercato, e si cerca, d'intesa con le Amministrazioni locali di volta in volta interessate di trovare le migliori soluzioni attraverso sottopassi e strade di collegamento.
i) e l) modifiche del tracciato stradale.
Le varianti rispetto al progetto definitivo disposte in sede di esecutivo dal Commissario, sono relative esclusivamente a richieste dei Comuni di miglioramento della viabilità comunale o di accesso ai fondi.
Modifiche del tracciato stradale dell'opera a livello di progetto esecutivo non sono adottabili, e pertanto non, sono state adottate, dal Commissario atteso che lo stesso ha dato approvazione ad un progetto definitivo che costituisce lo sviluppo tecnico del progetto preliminare approvato dal CIPE e che ha ottenuto parere favorevole in sede di verifica di ottemperanza ex articolo 20 del decreto legislativo n. 190 del 2002.
n) cambi d'uso dei terreni agricoli.
Nei poteri del Commissario rientra solo ed esclusivamente la possibilità di approvare la variante urbanistica deliberata dal Comune interessato laddove un espropriato a cui sia stato abbattuto l'immobile chieda di poter ricostruire uguale volume in zona a ciò non destinata dalla strumento urbanistico comunale.
Eventuali ulteriori provvedimenti di tipo urbanistico non rientrano nelle facoltà del Commissario ma ovviamente nelle competenze dei singoli Comuni interessati.
o) liberalizzazione del traffico.
Per quanto attiene infine la questione relativa alla liberalizzazione del traffico sulla tangenziale di Mestre, si fa presente quanto segue.
Il tratto compreso tra le barriere di Dolo, Quarto d'Altino e Mogliano sarà totalmente esente da pedaggio.
Verranno, inoltre, realizzate, nell'ambito dei lavori del Passante, nuove bretelle di raccordo per consentire l'accesso nel tratto esente da pedaggi e precisamente:
1) la bretella proveniente da Pianiga che si inserirà nel tratto liberalizzato immediatamente ad est della barriera di Dolo;
2) la bretella proveniente da via Porara in comune di Mirano che si inserirà circa un chilometro ad est della barriera di Dolo;
3) la bretella proveniente dalla SP 64 Zermanese che si inserirà in comune di Mogliano sul tratto liberalizzato dell'A27;
4) la bretella proveniente dal cosiddetto Terraglio est che pure si collegherà in comune di Mogliano sul tratto liberalizzato dell'A27;
5) il nuovo raccordo in comune di Marcon proveniente da via Pialoi e che si collegherà alla A4 nel tratto liberalizzato.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
CAMPA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
ieri mattina Roma è stata teatro di una manifestazione dei tassisti che, a giudizio dell'interrogante, ha messo in evidenza non soltanto l'incoerenza politica, ma soprattutto l'incapacità da parte del Governo di affrontare una situazione largamente annunciata che è stata invece gestita come fosse stata un'improvvisa emergenza. Sempre ad avviso dell'interrogante l'incoerenza politica è rappresentata dalla paradossale decisione di liberalizzare le licenze di taxi, in palese e stridente contrasto con una politica di sinistra, ma la completa mancanza di rispetto verso le esigenze e i diritti di lavoratori è stata manifestata dal Governo sacrificando centinaia di agenti di polizia oltre ogni sopportabile e legittimo carico di lavoro;
alle 5,30 di mattina, circa 250 poliziotti di Roma e dei reparti mobili di Roma e di Firenze sono stati impiegati per controllare i tassisti che hanno manifestato nei pressi del Tetro Massimo e Palazzo Chigi. Gli stessi agenti di polizia, dopo 15 ore di servizio trascorso in un caldo insopportabile, non avevano ancora ottenuto il cambio. Per ottenere il riconoscimento dei propri diritti in materia di orario di lavoro e della salute, il personale di servizio ha dovuto protestare con i superiori per ottenere un paio di panini e delle bevande. È inconcepibile che non sia stato previsto un cambio delle forze dell'ordine spiegate nelle strade del centro di Roma, come è sempre avvenuto in circostanze analoghe;
c'è voluto l'intervento degli organi rappresentativi del COISP per porre in libertà gli agenti, stravolti dall'interminabile
tempo in cui sono rimasti in servizio d'ordine, e dalle difficili condizioni climatiche;
la segreteria del COISP ha chiesto al Ministero dell'interno di istituire una commissione d'inchiesta per stabilire le responsabilità. Iniziativa che dovrebbe prendere autonomamente il Governo, secondo l'interrogante, colpevole di non aver vigilato che fossero rispettati i diritti dei poliziotti, che devono essere considerati lavoratori a cui devono essere rispettate le più elementari esigenze personali -:
se non intenda avviare un'inchiesta disciplinare che permetta di accertare le responsabilità per i fatti esposti, che, a giudizio dell'interrogante, hanno rappresentato un'indegna mancanza di rispetto al personale e un prepotente disconoscimento delle norme in materia di orario di lavoro e del diritto alla salute dei poliziotti.
(4-00466)
Risposta. - Il 1o luglio 2006, il «Coordinamento Nazionale Taxi Italiano» ha presentato alla questura di Roma l'atto di preavviso per lo svolgimento di una manifestazione contro il decreto «Bersani», da tenersi il successivo 5 luglio 2006 dalle ore 8.00 alle ore 14.00, in piazza Bocca della Verità, con la prevista partecipazione di circa 4000 persone.
Nell'occasione, con apposita ordinanza del questore è stato disposto l'impiego, dalle ore 7.30 del citato 5 luglio, di circa 290 operatori delle forze di polizia per l'espletamento dei necessari servizi di ordine pubblico.
Nel corso dell'evento, i manifestanti hanno posto in essere una serie di iniziative estemporanee, non portate preventivamente a conoscenza dell'Autorità di pubblica sicurezza, che hanno reso indispensabile il mantenimento del dispositivo di ordine pubblico sino a tarda sera.
È accaduto, infatti, che alle ore 12.00 circa, i dimostranti si siano spostati in massa verso piazza Venezia, imponendo nella circostanza alla forza pubblica una difficile attività di contenimento e di blocco.
Successivamente, circa 200 manifestanti si sono recati in ordine sparso verso piazza Colonna, ove hanno costituito un presidio in prossimità della sede della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel corso del quale si sono verificati ulteriori atti di intemperanza.
Solo a seguito delle reiterate richieste del responsabile del servizio di ordine pubblico i dimostranti hanno lasciato piazza Colonna dirigendosi, alle ore 17.30, in via della Greca, dove è stata tenuta un'ulteriore assemblea, conclusasi alle ore 21.45.
Premesso che l'Autorità giudiziaria è stata debitamente informata dei fatti, si precisa che nell'evolversi degli avvenimenti, allorché si è avuta con chiarezza la percezione della inevitabilità del mantenimento del dispositivo di ordine pubblico anche in orario pomeridiano, si è provveduto immediatamente alla somministrazione dei pasti al personale, pur non potendosi escludere, per ammissione della stessa questura, che qualche reparto, più particolarmente impegnato sul fronte operativo, abbia ricevuto il vitto con ritardo.
Relativamente all'orario di servizio, certamente gravoso, osservato nella circostanza dagli operatori, va detto che la questura di Roma fronteggia quotidianamente decine di manifestazioni per ognuna delle quali è, in linea teorica, possibile il prolungamento dei tempi comunicati dagli organizzatori. In tale situazione, per far sì che l'impiego del personale in servizio di ordine pubblico sia, in qualche modo, compatibile con l'orario di servizio giornaliero, occorrerebbe poter disporre di un numero di risorse umane che lo stesso Questore di Roma ha definito «impensabile».
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CAMPA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a quanto risulta all'interrogante l'Amministrazione della pubblica sicurezza si rifiuta di applicare l'articolo 42-bis deldecreto legislativo 26 marzo 2001 n. 151, introdotto dalla legge 24 dicembre
2003 n. 350, che prevede che «il genitore con figli minori fino a tre anni di età dipendente di amministrazioni pubbliche di cui l'articolo 1, comma 2, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165 e successive modificazioni, può essere assegnato a richiesta, anche in modo frazionato e per un periodo non superiore a tre anni, ad una sede di servizio ubicata nella stessa provincia o regione nella quale l'altro genitore esercita la propria attività lavorativa, subordinatamente alla sussistenza di un posto vacante e disponibile di corrispondente posizione retributiva, e previo assenso delle amministrazioni di provenienza e destinazione. L'eventuale dissenso deve essere motivato. L'assenso o il dissenso devono essere comunicati all'interessato entro trenta giorni dalla domanda;
il rifiuto di riconoscere tale diritto al personale della polizia di Stato è stato motivato da considerazioni che appaiono all'interrogante difficilmente condivisibili e da una discutibile interpretazione della normativa secondo la quale il provvedimento sarebbe valido solamente nelle assegnazioni ad altre Amministrazioni e non nelle assegnazioni ad una sede diversa dalla medesima Amministrazione;
in seguito a successivi interventi, nella passata legislatura, il 30 giugno 2005, il sottosegretario Saporito in Commissione XI Lavoro, precisò che la citata norma posta a tutela dell'infanzia, della maternità e della famiglia ha valore anche per gli agenti di polizia. Un atto importante che avrebbe dovuto definire il problema anche perché sottolineava un principio costituzionale -:
se non intenda porre fine a questa grave sperequazione che danneggia gravemente una categoria di servitori dello Stato, dando precise istruzioni per la doverosa applicazione dell'articolo 42-bis decreto legislativo n. 151 del 2001, anche nei confronti del personale della polizia di Stato, considerato che così facendo, il Governo attuerebbe una politica concreta a favore della famiglia, passando finalmente dalle enunciazioni dei principi alla concretezza dei fatti.
(4-00547)
Risposta. - L'articolo 42-bis del decreto legislativo n. 151 del 2001 prevede la possibilità per i genitori, dipendenti delle pubbliche amministrazioni, con figli minori fino a tre anni, di richiedere l'assegnazione temporanea, per un periodo non superiore a tre anni, ad una sede di servizio ubicata nella stessa provincia o regione presso cui presta servizio l'altro genitore.
La norma precisa che detta assegnazione è subordinata alla sussistenza di un posto vacante e disponibile di corrispondente posizione retributiva, previo assenso delle amministrazioni di provenienza e di destinazione. Il posto lasciato temporaneamente libero non è disponibile ai fini di una nuova assunzione.
Sulla base di quanto esposto, si è ritenuto che l'istituto dell'assegnazione temporanea in parola sia riferibile solo ed esclusivamente alla mobilità esterna tra pubbliche amministrazioni.
La citata interpretazione ha avuto il supporto di numerosi pareri della Prima Sezione del Consiglio di Stato, resi in sede di decisione di altrettanti ricorsi straordinari al Presidente della Repubblica.
Sulla base di tale presupposto interpretativo, l'Alto consesso ha anche avuto modo di escludere che la norma in questione possa trovare applicazione nei confronti degli appartenenti alla Polizia di Stato, in quanto le Forze di polizia sono destinatarie di una legislazione speciale che non consente di transitare temporaneamente in amministrazioni diverse da quella di appartenenza.
Per la Polizia di Stato, in particolare, l'articolo 56 del decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 1982 vieta espressamente l'assegnazione anche temporanea del personale ad uffici o reparti non dipendenti dalle autorità nazionali e provinciali di pubblica sicurezza.
Anche nell'Arma dei carabinieri e nel Corpo della guardia di finanza l'articolo 42-bis del decreto legislativo n. 151 del 2001 ha avuto un'applicazione coerente con le indicazioni surriportate.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CAPEZZONE. - Al Ministro dell'università e della ricerca, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
alcune agenzie di stampa, il giorno 7 settembre u.s. hanno dato notizia dell'avvenuta presentazione, in data 27 aprile 2006 alla procura della Repubblica di Potenza, di un esposto-denuncia da parte della professoressa Albina Colella, Ordinario di Geologia presso Università della Basilicata (Unibas);
in tale documento l'estensore illustrava alle autorità competenti fatti e comportamenti - taluni dei quali potrebbero configurarsi anche come ipotesi di reato - avvenuti in seno all'Università di Basilicata, che qualificherebbero l'ateneo come «sede di illegalità diffusa e di sprechi miliardari di denaro pubblico»;
la vicenda avrebbe avuto inizio quando la regione Basilicata, Dip. Attività Produttive, Servizio Ricerca Scientifica, nel periodo 1994-99 e in due trienni, finanziò - tra gli altri - 22 progetti all'Università della Basilicata nell'ambito del programma POP-FESR 1994-99, Misura 9.14 (ex 5.4)-Ricerca, Sviluppo e Innovazione;
la regione Basilicata dispose, in conformità alle norme europee, che il soggetto attuatore (dipartimenti dell'Unibas cui afferivano i docenti responsabili scientifici dei progetti) dovesse realizzare l'intervento entro 24 mesi dalla data della determinazione dirigenziale di concessione del finanziamento, come specificato nelle determinazioni stesse e nei bandi regionali dei progetti (Bollettino Ufficiale della regione Basilicata);
la regione stabilì, conformemente alle tassative disposizioni comunitarie, che qualora «il soggetto attuatore non realizzi il progetto entro il termine fissato, per responsabilità imputabili allo stesso, il finanziamento è revocato, e pertanto dovranno essere restituite tutte le somme anticipate, maggiorate degli interessi legali». La revoca del finanziamento avrebbe comportato danni alla regione Basilicata in merito ad ulteriori assegnazioni di fondi comunitari e anche danni all'erario, come già evidenziato nella nota della R.B. n. 24261/PC del 14 dicembre 1999;
la regione Basilicata dispose che: 1) saranno liquidati all'inizio del progetto il 25 per cento dell'importo concesso, e ulteriori acconti fino al 95 per cento, previa trasmissione di rendiconti intermedi delle spese effettuate, firmati dal responsabile del progetto, cui saranno allegate le fatture di acquisto o altra idonea documentazione giustificativa; 2) i versamenti degli acconti saranno effettuati dalla regione Basilicata presso i dipartimenti cui afferiscono i responsabili scientifici dei progetti, non oltre due mesi dopo la presentazione della documentazione succitata; 3) il 5 per cento a saldo sarà erogato ad ultimazione della ricerca, ad avvenuta presentazione della scheda "A" (monitoraggio economico) e "Scheda di Progetto", compilate e firmate dal responsabile del progetto, nonché di un rapporto finale relativo ai risultati della ricerca e dopo il collaudo del progetto di ricerca da parte di un accertatore dell'Ufficio Monitoraggio Economico-Finanziario e Ricerca della regione Basilicata. Tale collaudo avviene a seguito dell'accertamento della spesa tramite il controllo dei documenti contabili giustificativi della spesa, delle attrezzature acquistate e tramite la verifica del raggiungimento degli obiettivi e dei risultati scientifici raggiunti»;
per consentire ai progetti di avviarsi, l'Unibas nel 1994-99 dovette concedere delle anticipazioni ai dipartimenti (e ai docenti responsabili dei progetti), stornandoli da altri capitoli di spesa del bilancio di Ateneo, e quindi sottraendoli alle attività istituzionali dell'intera comunità accademica lucana. Queste anticipazioni avrebbero dovuto essere restituite all'Ateneo non oltre 2 mesi dopo la trasmissione alla regione Basilicata delle rendicontazioni contabili intermedie da parte dei responsabili scientifici, del loro accertamento da parte della regione stessa, e del pagamento del corrispettivo accertato inviato ai dipartimenti di afferenza dei responsabili
scientifici. L'ultimo 5 per cento avrebbe dovuto essere restituito all'Ateneo lucano dopo il collaudo finale dei progetti, previo accertamento della certificazione della spesa e dei risultati scientifici;
l'ultimazione della ricerca era fissata per il dicembre 1998 per i progetti POP del 1 triennio, e per il settembre 2001 per quelli del 2 triennio. Nella delibera del Consiglio di Amministrazione dell'Unibas della seduta del 17 febbraio 2004 (approvata il 19 febbraio 2004), si documenta tuttavia al 31 dicembre 2003 una situazione debitoria di 7 dipartimenti nei confronti del bilancio di Ateneo per mancata restituzione di anticipazioni concesse per progetti europei nel periodo 1995-1999 per un importo complessivo di euro 1.982.306,75. La situazione debitoria persisteva anche alla fine del 2004, e sembra anche successivamente. In tale delibera si dichiara, inoltre, che l'andamento delle restituzioni dei dipartimenti è diversificato, e che alcuni dipartimenti destano seria preoccupazione circa le reali possibilità di restituire i propri debiti nei confronti del bilancio di Ateneo;
a quanto risulta all'interrogante, all'inizio del 2005, il consiglio di amministrazione dell'università della Basilicata non è stato in grado di approvare il bilancio annuale secondo i termini previsti dalla legge, costringendo l'Ateneo ad un periodo di esercizio provvisorio. L'intervento tempestivo della regione Basilicata ha messo temporaneamente fine a questo problema;
i motivi dei ritardi nella restituzione delle anticipazioni erogate paiono essere legati a fatti gravi, ovvero al mancato collaudo da parte della regione Basilicata dei progetti finanziati entro i termini previsti: ciò poteva avvenire o per problemi di rendicontazione contabile o per risultati scientifici inadeguati al finanziamento ricevuto. Parallelamente, gli uffici della regione Basilicata non sembra abbiano applicato a questi progetti le severe sanzioni europee previste ed è stato concesso ad alcuni di loro di concludersi contabilmente ben oltre i 24 mesi, contravvenendo alle tassative scadenze della rendicontazione contabile disposte dall'UE;
la responsabilità di tali mancati tempestivi collaudi sembra doversi imputare interamente ai docenti responsabili dei progetti, visto che a seguito di una interrogazione consiliare regionale nel luglio 2004, il consigliere Di Sanza dichiarava: «Se l'Università non è capace di spendere i fondi ricevuti dalla regione Basilicata, non è qualificata a spendere dei soldi, ed ecco perché il governo nazionale non gli dà finanziamenti»;
esistono precise norme in merito al controllo della gestione dei fondi europei: esso è decentrato agli Stati membri, ed è attestato all'autorità di gestione (Dip. Presidenza della giunta regionale, regione Basilicata) e ad una autorità di controllo che hanno il dovere di intervenire. «A norma dell'articolo 39, paragrafo 1, del regolamento (CE) n. 1260/1999, gli stati membri effettuano rettifiche finanziarie connesse con irregolarità isolate e sistemiche, procedendo alla soppressione totale o parziale del contributo comunitario»;
la regione Basilicata e l'Università della Basilicata hanno omesso di dare risposte dettagliate a richieste pubbliche di chiarimenti fatte sulla stampa e a seguito di una interrogazione in consiglio regionale, nonostante l'UE sancisca il principio della trasparenza dei flussi finanziari. Per giunta, il mancato tempestivo rientro dei fondi anticipati dall'Unibas, ha arrecato gravi danni all'attività istituzionale della comunità accademica e studentesca lucana per mancanza di liquidità -:
se il Ministero dell'università e della ricerca e il Ministro per gli affari regionali e per le autonomie locali siano a conoscenza di tali fatti;
se si intenda verificare perché l'amministrazione dell'Università della Basilicata non abbia preso i necessari provvedimenti nei confronti dei docenti responsabili dei progetti non collaudati nei termini previsti, che hanno impedito il
rientro tempestivo nelle casse dell'Ateneo dei fondi anticipati e che, vista la disastrosa situazione finanziaria che ha portato all'esercizio provvisorio 2005, hanno causato per mancanza di liquidità danni alle attività istituzionali della comunità accademica e agli studenti lucani che nulla avevano a che fare con questi progetti.
(4-00923)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, occorre precisare quanto segue.
Le vicende riportate dall'interrogante si riferiscono a progetti cofinanziati nell'ambito del Programma Operativo Plurifondo FESR 1994-1999 della Regione Basilicata. Il ministero dell'università e della ricerca non ha svolto in passato e non svolge attualmente nessun ruolo di coordinamento e controllo delle attività poste in essere dalle Regioni in attuazione dei loro programmi cofinanziati dai fondi strutturali di cui le stesse hanno esclusiva ed autonoma competenza. Tale controllo - come evidenziato tra l'altro in un paragrafo dell'interrogazione - è decentrato e di competenza di Organi regionali.
Ciò premesso il ministero, nell'ambito della propria competenza, ai fini di valutare se effettivamente siano tali eventi stati dannosi per l'università della Basilicata, ha chiesto elementi al Rettore dell'Ateneo medesimo, che ha precisato quanto segue.
La regione Basilicata - dipartimento attività produttive - ha finanziato n. 22 progetti nell'ambito del programma POP-FESR 1994-1999 Misura 9.4 - Ricerca Sviluppo e Innovazione, di cui n. 8 relativi al I triennio e n. 14 relativi al II triennio.
Per quanto riguarda gli otto progetti finanziati nel primo triennio - per alcuni dei quali è stato chiesto e regolarmente autorizzato dalla regione un periodo di proroga sette di essi hanno ottenuto dalla regione l'approvazione dei verbali di accertamento finale di spesa e la liquidazione a saldo degli importi ammessi al finanziamento. Un progetto, nonostante la prescritta documentazione sia stata inoltrata entro i termini di scadenza, e sebbene più volte la Regione sia stata sollecitata, non è stato sottoposto al previsto collaudo.
Risulta simile la situazione concernente i quattordici progetti relativi al secondo triennio di finanziamento, tredici dei quali hanno già ottenuto la relativa approvazione finale dei verbali e la liquidazione a saldo degli importi previsti, mentre per uno solo non è stato effettuato il collaudo.
Il Rettore sottolinea che, per i progetti finanziati nel 2o triennio, la cui attività doveva concludersi nel settembre 2001, il finanziamento è stato concesso in data 22 settembre 1999. Poiché sono stati assunti tutti gli impegni di spesa giuridicamente vincolanti nel primo anno di attività (e quindi entro il 31 dicembre 1999), si è resa necessaria un'anticipazione da parte dell'Ateneo.
In conclusione, l'università afferma di aver rispettato i termini stabiliti dalla regione Basilicata, in quanto le rendicontazioni ed i documenti necessari per l'avvio delle successive procedure di approvazione sono state inviate nei termini previsti inizialmente o entro quelli determinati a seguito delle proroghe concesse.
La medesima fa inoltre presente che per la realizzazione di attività di consistente rilevanza economica e scientifica, considerato anche il ristretto termine di utilizzo dei finanziamenti, è prassi normale e consentita dall'autonomia contabile degli Atenei che si proceda ad anticipazioni ai propri Dipartimenti che, puntualmente, restituiranno all'Ateneo; non vi è pertanto motivo di ritenere che la comunità scientifica e studentesca lucana sia stata in alcun modo penalizzata.
Il Rettore esprime infine l'avviso che l'attività nel campo dei progetti e le connesse procedure di anticipazione di fondi non hanno potuto interferire con il bilancio né essere motivo di differimento della sua approvazione.
In relazione a quanto rappresentato dal Rettore dell'università di Basilicata non si ritiene di dover esprimere osservazioni sull'operato del predetto Ateneo.
Il Ministro dell'università e della ricerca: Fabio Mussi.
CARDANO. - Al Ministro degli affari esteri, al Ministro della difesa. - Per sapere - premesso che:
il Tribunale di Monaco di Baviera ha recentemente emesso una sentenza nel procedimento che vede imputato l'ex sottotenente Otmar Muhlhauser, uno degli ufficiali dell'esercito tedesco responsabili della strage di Cefalonia, il quale ha confessato, peraltro, di aver personalmente ordinato la fucilazione di centinaia di militari italiani;
il Tribunale di Monaco di Baviera ha archiviato il procedimento che era stato riaperto dai legali della signora Marcella De Negri, parte civile italiana, figlia del capitano Francesco, uno degli ufficiali fucilati a Cefalonia nel 1943: il procuratore generale Stern motiva la decisione riconoscendo l'assenza di circostanze aggravanti rispetto all'omicidio doloso, reato caduto in prescrizione, e sentenzia che i soldati italiani sono dei «traditori» da mettere sullo stesso piano di «eventuali truppe tedesche che avessero disertato» e che, come ex-alleati trasformatisi in «nemici combattenti», non meritano la tutela spettante ai prigionieri di guerra;
molti giornali hanno dato ampia rilevanza a questa sentenza inaccettabile; tra le pagine del quotidiano Il Giornale del 22 settembre 2006 si legge: «un magistrato che accoglie le tesi di Hitler»; inoltre molti organi di stampa, sia di rilevanza nazionale che locale, hanno ospitato lettere di protesta di diversi cittadini italiani;
altre proteste sono pervenute dall'ANEI (Associazione ex internati militari nei campi nazisti) e dall'Associazione Nazionale della Divisione Acqui;
anche in Germania sono in corso iniziative di protesta da parte di numerosi storici;
secondo l'interrogante questa sentenza costituisce un oltraggio alla memoria delle vittime di Cefalonia, umilia i loro familiari che oggi lottano per ottenere giustizia nei confronti dei loro morti, ed è inoltre in contrasto sia con quanto ha definito sulla vicenda il tribunale di Norimberga, sia con la ricerca di verità in corso in Italia;
ci sono altri due gradi di giudizio e quindi, l'archiviazione può ancora essere rigettata -:
se sia a conoscenza dei fatti sopradescritti;
qual è il suo giudizio in merito alla suddetta vicenda;
quali iniziative urgenti intenda adottare presso le autorità tedesche affinché venga restituito il rispetto ai caduti italiani di Cefalonia e alle loro famiglie attraverso la revisione della suddetta sentenza.
(4-01219)
Risposta. - Concordo in pieno con l'interrogante sulla assoluta inaccettabilità delle motivazioni dell'ordinanza con cui la procura di Monaco ha disposto l'archiviazione del procedimento penale contro l'ex ufficiale dell'esercito tedesco, Otmar Muhlhauser, uno dei responsabili della fucilazione dei militari italiani a Cefalonia nel settembre 1943. Dette motivazioni suscitano profonda indignazione, in quanto altamente offensive per la memoria dei nostri caduti a Cefalonia, per la verità storica e per i princìpi di diritto.
Appena informato dell'ordinanza, questo ministero, tramite il nostro Ambasciatore a Berlino, il 26 settembre scorso ha espresso immediatamente al Ministro Federale della Giustizia, Brigitte Zypries, ed al Ministro della giustizia della Baviera, Beate Merck, l'indignazione e la deplorazione del Governo italiano per le tesi del Procuratore di Monaco, ribadendo l'importanza di ristabilire la verità storica e giuridica, e richiamando anche, al riguardo, la condanna erogata dal Tribunale di Norimberga contro il Generale Hubert Lanz, comandante delle truppe tedesche a Cefalonia.
Nella circostanza, si è altresì tenuto a sottolineare alle Autorità tedesche che quella di Cefalonia è una pagina gloriosa della storia italiana, rammentando il numero dei militari italiani caduti sotto il
fuoco tedesco per tenere fede al loro giuramento di fedeltà alle istituzioni nazionali italiane.
Il Ministro della Giustizia della Baviera, nella sua lettera di risposta, pur affermando che tenuto conto delle argomentazioni esposte e della giurisprudenza della Suprema corte di cassazione tedesca, «non vi sono elementi sufficienti per ritenere l'indagato colpevole di omicidio», ha tuttavia dato atto che «il massacro compiuto contro i soldati italiani a Cefalonia ha infranto, in maniera terrificante e disonorevole, le regole del diritto internazionale di guerra». Lo stesso Ministro tedesco ha posto altrettanto chiaramente fuori discussione che «non vi era alcuna giustificazione per quelle azioni e che pertanto, con l'archiviazione del procedimento, la Procura di Monaco non ha assolutamente voluto mettere in dubbio quanto affermato, al momento della condanna del generale Hubert Lanz, nell'ambito del processo di Norimberga sulle fucilazioni di Cefalonia».
Stante quanto precede, si può ritenere che il passo effettuato presso le competenti Autorità tedesche sia riuscito ad ottenere, sia dal Ministro Merk che dal procuratore generale, una precisazione inequivocabile sul riconoscimento ai nostri militari della loro fedeltà alla Patria e alle istituzioni nazionali.
Secondo quanto appreso dal legale tedesco della signora Marcella De Negri - figlia del capitano Francesco, uno dei fucilati di Cefalonia - con il quale le nostre Rappresentanze a Berlino e a Monaco di Baviera mantengono uno stretto contatto, lo stesso Procuratore Stern, che è ora chiamato ad esaminare il ricorso presentato dalla stessa signora De Negri, sarebbe apparso turbato e scosso dalla fermezza e dagli argomenti delle nostre reazioni.
Tramite le suddette Rappresentanze il Ministero degli esteri segue da vicino gli sviluppi della questione, con la determinazione di tutelare la memoria e l'onore dei nostri caduti a Cefalonia.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
CARLUCCI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere se corrisponda al vero che la nostra Ambasciata in Ungheria stia ricevendo lettere e telefonate di protesta per l'eventuale partecipazione, nella delegazione ufficiale che parteciperà alle celebrazioni in memoria dei martiri della invasione del '56 da parte dell'Unione Sovietica, di esponenti dell'ex partito comunista italiano, ed inoltre, se risulti al Governo che in materia, siano state presentate interrogazioni parlamentari di protesta presso il Parlamento ungherese.
(4-01127)
Risposta. - In esito al quesito posto nell'atto parlamentare in parola, segnalo che l'unica comunicazione al riguardo pervenuta alla nostra Rappresentanza è una lettera indirizzata il 24 maggio 2006 direttamente al Signor Presidente della Repubblica da parte di sette cittadini ungheresi a nome dei «condannati del 1956».
Non risulta parimenti che alcuna interrogazione parlamentare al riguardo sia stata presentata presso il Parlamento ungherese.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
CARUSO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
a 75 cittadini del comune di Roggiano Gravina, in gran parte genitori di bambini delle scuole dell'obbligo, il tribunale ordinario di Cosenza ha fatto recapitare un decreto penale di condanna convertita in sanzione pecuniaria di euro 1.700 e di euro 1.140, con l'accusa di interruzione di pubblico servizio;
la condanna pecuniaria arriva dopo una protesta di due giorni, 23 e 26 settembre 2005, da parte di suddetti genitori, la maggior parte braccianti agricoli e casalinghe, residenti in zone periferiche e poco servite, contro l'aumento vertiginoso del ticket per il trasporto dei bambini nella scuola dell'obbligo; l'importo di questo ticket, che costava 9 euro, è passato a
costare 25 euro per ogni bambino, in conseguenza della privatizzazione del servizio comunale di scuolabus;
lo stato di agitazione dei genitori, vessati dall'eccessivo aumento del ticket, era stato preceduto da alcuni incontri con il sindaco Giuseppina Castelli. Questi incontri non hanno portato alla risoluzione del problema che, al contrario, è stato trattato da parte del sindaco secondo l'interrogante, con assoluta superficialità e indifferenza;
le due manifestazioni dei genitori venivano promosse in attesa di un incontro pubblico per l'individuazione di possibili soluzioni; alla manifestazione del 26 settembre 2005 erano presenti numerose forze dell'ordine in tenuta antisommossa e attrezzate per filmare e fotografare i padri e le madri che manifestavano per la difesa del diritto all'istruzione dei propri figli;
l'uso delle forze dell'ordine, secondo l'interrogante, eccessivo era conseguente a due lettere di denuncia inoltrate dal sindaco Castelli alla procura della Repubblica di Cosenza, al Comando provinciale dei Carabinieri e al Prefetto di Cosenza; nelle due missive, oltre a denunciare nominalmente due consiglieri comunali dell'opposizione colpevoli, a suo parere, di essere stati solidali con i genitori in lotta, il sindaco accusava i manifestanti di volere impedire la seduta del consiglio comunale convocato per il 28 settembre;
suddette manifestazioni, del tutto legittime, sono nate dalle difficili condizioni di vita delle popolazioni calabresi per effetto dei tagli sciagurati alle finanze locali -:
se sia a conoscenza dei fatti sopradescritti;
se non ritenga che ci sia stato un uso improprio delle Forze dell'Ordine, a fronte di una normale e legittima protesta democratica da parte di genitori (non, dunque, «pericolosi sovversivi») che protestavano per la difesa del diritto all'istruzione dei propri figli.
(4-00420)
Risposta. - Nel premettere che sulle decisioni della magistratura, richiamate dall'interrogante, non può essere espresso ovviamente alcun tipo di valutazione, si precisa che, in occasione delle manifestazioni avvenute il 23 e 26 settembre 2005 a Roggiano Gravina, la Compagnia dei Carabinieri di San Marco Argentano ha svolto gli ordinari servizi di istituto.
Le manifestazioni facevano seguito agli infruttuosi tentativi dell'amministrazione comunale di trovare un accordo in grado di far rientrare il malcontento della cittadinanza per gli aumenti dei ticket dello scuolabus, conseguenti alla esternalizzazione del servizio.
Nella prima manifestazione sono stati impegnati sei militari in uniforme d'ordinanza; nella seconda sono stati impiegati nove militari dei quali quattro in divisa di ordinanza, quattro in tenuta da ordine pubblico ed uno in abiti civili che filmava gli avvenimenti; le riprese sono state poi inviate alla Procura della Repubblica di Cosenza.
L'equipaggiamento da ordine pubblico, comunque, è rimasto permanentemente all'interno dei veicoli militari.
La presenza dei Carabinieri è stata necessaria perché, al di là delle motivazioni della protesta, in considerazione dell'entità dei partecipanti, le manifestazioni hanno avuto una oggettiva rilevanza sul piano dell'ordine e della sicurezza pubblica.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CASSOLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da oltre quattro anni circa, ogni secondo venerdì di ogni mese, presso l'Istituto italiano di cultura di Monaco di Baviera, si tengono, in maniera informale, degli «Incontri di letteratura spontanea tra italiani e tedeschi», grazie alla proposta di un cittadino italiano;
l'ex direttrice dell'Istituto in questione era favorevole a tali incontri al fine di poter promuovere gli scambi tra la
cultura italiana e quella tedesca favorendo in tal modo l'avvicinamento e il confronto tra le due culture;
gli Istituti italiani di cultura all'estero sono organi periferici della direzione generale per la promozione e la cooperazione culturale del ministero interrogato e istituzionalmente attendono a compiti di promozione e diffusione della cultura e della lingua italiane negli Stati nei quali hanno sede;
a quanto pare tali incontri sarebbero stati soppressi per volontà dell'attuale direttrice a far data dall'8 settembre del corrente anno, malgrado il fatto che gli stessi non comportino alcun costo -:
se corrisponda al vero quanto citato nell'ultimo punto della premessa e, in caso affermativo, se non ritenga invece di adottare provvedimenti allo scopo di sostenere tali scambi culturali anche per consentire una maggiore integrazione degli Italiani a Monaco di Baviera.
(4-01051)
Risposta. - Con una comunicazione del 9 ottobre 2006 il Consolato generale in Monaco di Baviera ha espresso il proprio avviso in merito all'opportunità di garantire lo svolgimento mensile degli «Incontri di letteratura spontanea tra italiani e tedeschi» e ha assicurato di aver ricevuto conferma da parte del Direttore dell'Istituto circa l'avvenuta comunicazione al promotore dell'iniziativa della prosecuzione degli eventi e dell'inserimento nella programmazione culturale già a partire dal mese corrente.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
CASSOLA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la giornalista russa, Anna Politovskaja, nota per i suoi critici reportage nei confronti della guerra in Cecenia e dell'amministrazione di Vladimir Putin, è stata assassinata nella sua abitazione a Mosca;
in passato era stata arrestata e anche più volte minacciata per la sua opposizione al governo e per le sue denunce di violazioni dei diritti umani commesse in Cecenia;
da resoconti giornalistici si apprende che sul luogo del delitto la polizia avrebbe trovato una pistola Pm e quattro bossoli;
nel 2004 la giornalista riportò sintomi da avvelenamento da cibo dopo aver bevuto tè su un volo diretto da Mosca nel sud della Russia, per seguire la crisi degli ostaggi a Beslan, e già allora si parlò di tentativo di assassinio;
non è il solo caso di un giornalista «scomodo» ucciso in Russia -:
se non ritenga, attraverso gli opportuni canali ministeriali, di voler invocare chiarezza in merito all'efferato omicidio di una scomoda testimone, sollecitando in tal senso le autorità russe a ciò preposte.
(4-01285)
Risposta. - Dopo l'omicidio del Vice-Governatore della Banca Centrale russa del 14 settembre 2006, quello della giornalista Anna Politovskaja, il 7 ottobre, contribuisce a gettare ombre sulla situazione russa, alimentando la percezione di un Paese che - nonostante gli impressionanti ritmi dello sviluppo economico - è ancora terreno di gravi atti criminali come di una difficile stabilizzazione democratica in cui gli standard internazionali, in materia di diritti umani e libertà fondamentali, stentano a radicarsi.
Il Presidente Putin è intervenuto sulla vicenda nel corso della sua recente visita in Germania, e nel corso della conferenza stampa congiunta con il Cancelliere Merkel, ha condannato il delitto assicurando che verrà fatto tutto il necessario affinché i responsabili siano catturati e puniti.
Sull'efferato delitto della giornalista russa la Presidenza di turno dell'Unione
europea ha emesso l'8 ottobre 2006 una Dichiarazione in cui ha condannato l'assassinio della Politovskaja, esprimendo solidarietà e condoglianze ai familiari e amici della nota giornalista e paladina della libertà di espressione in Russia. Nella stessa Dichiarazione la Presidenza finlandese ha chiesto - a nome dell'Unione europea tutta - che venga condotta un'approfondita indagine sulle circostanze del crimine e che i responsabili siano consegnati alla giustizia. A quanto risulta a questo Ministero, l'indagine sarebbe stata affidata al Procuratore Generale, ciò che dovrebbe rappresentare una garanzia circa la serietà dello svolgimento dell'inchiesta.
Anche nel corso dell'ultimo incontro, del gruppo di Lavoro Pesc sui Diritti umani (COHOM), tenutosi a Bruxelles il 10 ottobre 2006, è stato richiesto che l'Unione europea sollevi con la controparte russa il caso dell'assassinio della giornalista Anna Politovskaja, nel quadro della prossima sessione delle consultazioni sui diritti umani Unione europea-Russia, che si terrà a Bruxelles l'8 novembre 2006.
Giunte ormai alla quarta sessione, le consultazioni Unione europea-Russia sui diritti umani rappresentano un importante momento di incontro, di riflessione e di analisi della situazione relativa al rispetto ed alla promozione dei diritti e delle libertà fondamentali in Russia, nonché un'opportunità per una esposizione franca e costruttiva da parte dell'Unione europea delle sue preoccupazioni circa l'effettiva tutela dei diritti umani da parte della competenti autorità russe, in un'ottica di futuri miglioramenti.
L'Italia naturalmente condivide appieno la posizione di condanna del delitto espressa dalla Presidenza dell'Unione europea e le aspettative che venga condotta un'indagine seria ed approfondita che conduca all'individuazione dei responsabili e alla loro consegna alla giustizia. Anche come attivo membro dell'Unione europea, l'Italia continuerà a svolgere ogni azione per ottenere da parte delle Autorità russe il pieno rispetto degli standards internazionali in materia di rispetto della libertà fondamentali ed in particolare delle libertà di opinione e di espressione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
CIRIELLI. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
da quanto si evince dalla lettera redatta dal giornalista Vincenzo Lettieri ed allegata alla presente interrogazione, sembrerebbe che «... Nel Cilento e Vallo di Diano funziona una vecchia rete stradale le cui curve si possono definire curve della morte...»;
da quanto affermato dal Signor Vincenzo Lettieri pare che siano stati realizzati «...un mare di progetti ma nessuno è decollato...»;
da quanto affermato dal Signor Vincenzo Lettieri nella predetta lettera pare che esista un progetto denominato «...Progetto integrato Sele Diano Cilento promosso dalla Comunità montana del Calore salernitano ed ha il suo nucleo nella valle del calore, sulla quale detta Comunità montana ha diretta competenza...»;
secondo quanto testualmente affermato dal Signor Lettieri pare che «...In essa si è costituita una Cooperativa consortile di indirizzo e coordinamento tra le cooperative sorte in base alla legge regionale n. 11 del 1981, si è stipulata una convenzione con Società specializzate del tipo già visto finalizzate ad enucleare un insieme organico di progetti per attività agro-silvo-zootecniche e collaterali su circa 30 mila ettari di terreno pubblico...» -:
se sia a conoscenza dei fatti esposti in premessa e, se gli stessi siano corrispondenti al vero;
se sia stata realizzata una progettazione tale da consentire un rapido inizio di lavori di costruzione di una rete stradale
che sia funzionale e che riesca a collegare le città comprese tra i Monti del Cilento e il Vallo di Diano con le città della fascia costiera salernitana;
quale sia stato il costo della progettazione descritta in premessa o di altre progettazioni realizzate allo scopo di dotare di una rete stradale migliore le località cilentane.
(4-01335)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si comunica quanto riferito da ANAS s.p.a. competente in materia.
L'ANAS ha avviato da tempo le attività di progettazione e realizzazione di nuove infrastrutture stradali nell'area del Cilento.
In particolare, è in corso di realizzazione il nuovo tracciato, completamente in variante, della S.S. 517 «Bussentina» che collega il golfo di Policastro alla autostrada A3 presso lo svincolo di Buonabitacolo per un'estesa di circa 35 chilometri. Ad oggi risultano ultimati ed aperti al transito circa 23,500 chilometri dal km 0+000 (S.S. 18) al km 23+500 (svincolo di Sanza).
Il rimanente tracciato dal km 23+500 al km 34+413 è stato suddiviso nei seguenti tre lotti:
1. lotto Ferrari (dal km 28+950 al km 32+250) che risulta completato;
2. lotto Safab (dal km 26+750 al km 28+950) che risulta completato;
3. lotto dal km 23+500 al km 26+750 che risulta in fase di ultimazione e se ne prevede la conclusione entro il primo trimestre del 2007.
L'apertura al traffico dei suddetti tre lotti potrà avvenire solo con l'ultimazione dell'ultimo lotto che è funzionale alla continuità della variante in argomento in quanto consente di evitare l'attuale tracciato della strada statale 517, lungo e tortuoso, che attraversa gli abitati di Buonabitacolo e Sanza.
Infine, l'ANAS fa conoscere che la Regione Campania sta redigendo uno studio di fattibilità dell'asse di collegamento tra Vallo della Lucania ed Atena ai fini dell'inserimento nelle future programmazioni della suddetta società stradale.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
GIANFRANCO CONTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 5 luglio 2006 la città di Roma è stata invasa, come era stato da tempo annunciato, da una moltitudine di tassisti provenienti da tutta Italia per manifestare contro il decreto Bersani che prevede, tra le altre cose, la liberalizzazione delle licenze;
per il corretto svolgimento della manifestazione sono stati chiamati a vigilare duecentocinquanta poliziotti della Questura di Roma e dei Reparti Mobili di Roma e Firenze, che sono entrati in servizio alle 5,30 del mattino;
questi uomini sono rimasti in servizio per quindici ore consecutive, senza ricevere il cambio da altro personale, senza acqua, senza assistenza e potendo consumare - alle ore 16,00 - solo un pasto molto frugale;
solo grazie ad un energico intervento del sindacato di polizia COISP è stato dato, finalmente, alle ore 21, il cambio agli agenti in servizio -:
quali iniziative intenda adottare nei confronti dei funzionari della questura di Roma, preposti all'organizzazione dei servizi di ordine pubblico, per accertare le responsabilità di quanto accaduto ed, eventualmente, sanzionare un comportamento palesemente lesivo delle dignità del personale nonché di dispregio delle più elementari norme in materia di orario di lavoro e di tutela della salute dei poliziotti.
(4-00501)
Risposta. - Il 1o luglio 2006, il «Coordinamento Nazionale Taxi Italiano» ha presentato alla questura di Roma l'atto di preavviso per lo svolgimento di una manifestazione contro il decreto «Bersani», da tenersi il successivo 5 luglio 2006 dalle ore
8.00 alle ore 14.00, in piazza Bocca della Verità, con la prevista partecipazione di circa 4.000 persone.
Nell'occasione, con apposita ordinanza del questore è stato disposto l'impiego, dalle ore 7.30 del citato 5 luglio 2006, di circa 290 operatori delle Forze di polizia per l'espletamento dei necessari servizi di ordine pubblico.
Nel corso dell'evento, i manifestanti hanno posto in essere una serie di iniziative estemporanee, non portate preventivamente a conoscenza dell'Autorità di pubblica sicurezza, che hanno reso indispensabile il mantenimento del dispositivo di ordine pubblico sino a tarda sera.
È accaduto, infatti, che alle ore 12.00 circa, i dimostranti si siano spostati in massa verso piazza Venezia, imponendo nella circostanza alla forza pubblica una difficile attività di contenimento e di blocco.
Successivamente, circa 200 manifestanti si sono recati in ordine sparso verso piazza Colonna, ove hanno costituito un presidio in prossimità della sede della Presidenza del Consiglio dei ministri, nel corso del quale si sono verificati ulteriori atti di intemperanza.
Solo a seguito delle reiterate richieste del responsabile del servizio di ordine pubblico i dimostranti hanno lasciato piazza Colonna dirigendosi, alle ore 17.30, in via della Greca, dove è stata tenuta un'ulteriore assemblea, conclusasi alle ore 21.45.
Premesso che l'Autorità giudiziaria è stata debitamente informata dei fatti, si precisa che nell'evolversi degli avvenimenti, allorché si è avuta con chiarezza la percezione della inevitabilità del mantenimento del dispositivo di ordine pubblico anche in orario pomeridiano, si è provveduto immediatamente alla somministrazione dei pasti al personale, pur non potendosi escludere, per ammissione della stessa Questura, che qualche reparto, più particolarmente impegnato sul fronte operativo, abbia ricevuto il vitto con ritardo.
Relativamente all'orario di servizio, certamente gravoso, osservato nella circostanza dagli operatori, va detto che la questura di Roma fronteggia quotidianamente decine di manifestazioni per ognuna delle quali è, in linea teorica, possibile il prolungamento dei tempi comunicati dagli organizzatori. In tale situazione, per far sì che l'impiego del personale in servizio di ordine pubblico sia, in qualche modo, compatibile con l'orario di servizio giornaliero, occorrerebbe poter disporre di un numero di risorse umane che lo stesso Questore di Roma ha definito «impensabile».
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
CONTENTO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
di recente il tratto di Strada Statale n. 251 della Valcellina-Val di Zoldo che accede all'abitato di Barcis (Pordenone) è stato adeguato alle reali esigenze del traffico;
in particolar modo, sono state rettificate e ampliate le curve che impedivano un regolare deflusso dei veicoli nei momenti di maggior intensità della circolazione;
sin dal primo momento di esecuzione del progetto, però, una parte della massicciata laterale della Statale si è rivelata eccessivamente instabile, tanto che già lo scorso autunno si è verificato un primo limitato smottamento in direzione del sottostante invaso idroelettrico;
negli ultimi giorni nello stesso punto della banchina laterale si sarebbero nuovamente manifestati dei segnali di cedimento, tanto che il piedistallo di sostegno del guard-rail di protezione sarebbe già stato portato in superficie dal movimento terroso;
la Statale 251 è l'unico asse viario che unisca l'alto pordenonese al Veneto, volendo con ciò ribadire gli ovvi disagi ai quali andrebbe incontro la popolazione locale nel caso in cui la strada dovesse subire anche una temporanea interruzione al transito -:
se sia a conoscenza dell'episodio di dissesto idrogeologico segnalato all'altezza
delle curve che immettono al centro di Barcis (Pordenone) e quale grado di gravità possa essere attribuito a tale fenomeno;
se allo stato sussistano o meno dei rischi che possano coinvolgere la limitrofa Strada Statale n. 251 della Valcellina-Val di Zoldo e comprometterne la fruibilità;
se non intenda adottare iniziative perché si proceda a disporre una perizia geologica del sito per stabilire le reali cause del movimento franoso in parola e definire le modalità e le tempistiche di un eventuale intervento di bonifica.
(4-00245)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'ANAS s.p.a. ha fatto conoscere che, nel corso dell'esecuzione dei lavori di rettifica ed ampliamento delle curve sulla strada statale n. 251 «Val di Zoldo e Val Cellina» in località Barcis (Pordenone), si sono manifestati problemi di scivolamento di parte del rilevato stradale. Tali problemi sono stati risolti attraverso un consolidamento locale.
I cedimenti evidenziati nell'atto ispettivo riguardano invece un altro tratto della statale e sono in corso di risoluzione.
L'ANAS assicura che l'evolversi del fenomeno è costantemente monitorato dal compartimento per la viabilità del Friuli Venezia Giulia, competente per territorio, e non rappresenta pericolo per il transito pubblico.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
CRAPOLICCHIO e FERDINANDO BENITO PIGNATARO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
la legge n. 180/2003, di conversione del decreto-legge n. 112/2003, recante modifiche urgenti alla disciplina degli esami di abilitazione alla professione forense, è attualmente fortemente contestata sia da parte dell'Associazione italiana giovani avvocati, sia dal Consiglio nazionale forense;
la suddetta legge, infatti, pur avendo eliminato il cosiddetto «turismo forense», attraverso l'introduzione del sorteggio degli abbinamenti fra i candidati e la sede della Corte di appello ove ha luogo la correzione degli elaborati scritti, non ha certamente reso più omogenea la percentuale dei promossi fra le varie sedi di esame;
ed invero nonostante l'indicazione di criteri per la valutazione degli elaborati scritti e delle prove orali, che la Commissione istituita presso il Ministero della giustizia detta a tutte le sottocommissioni, non appare che sia stata ancora raggiunta l'uniformità di giudizio auspicata dalla riforma;
peraltro, come risulta dai dati forniti dal Sole-24 Ore, le disuguaglianze colpiscono principalmente le sedi di esame del meridione, già afflitto da gravi problemi occupazionali, rendendo, in tal modo, ancora più complicato l'accesso alla libera professione di avvocato da parte degli aspiranti avvocati del sud;
da un confronto dei dati relativi alla differenza dei promossi fra l'anno 2003 ed il 2004, si evince, chiaramente, che la percentuale è notevolmente diminuita in alcune città rispetto ad altre;
ed infatti, avendo riguardo ai dati pubblicati su Italia Oggi del Sole-24 Ore, che mette a confronto la percentuale dei promossi nel 2004 e quella registrata nel 2003 nelle varie sedi di esame in Italia, si evidenzia quanto segue;
nella città di Bari nel 2004 superavano la prova scritta il 46,69 per cento dei candidati, mentre nel 2003 erano stati ammessi il 70,03 per cento; pertanto si registra una diminuzione dei promossi di ben il 23,34 per cento;
il dato che maggiormente colpisce è quello relativo alla città di Catanzaro, dove si registra una diminuzione dei promossi di ben il 49,84 per cento;
ed infatti mentre nell'anno 2004 erano ammessi all'esame il 35,04 per cento
dei candidati, nel 2003 erano, invece, stati ammessi l'84,88 per cento;
non differisce di molto dai dati precedenti il risultato registrato nella città di Salerno, dove si rileva una diminuzione dei promossi di ben il 41,75 per cento;
ma anche altre sedi di esame, pur avendo una differenza meno marcata rispetto a quelle evidenziate precedentemente, registrano dei dati importanti in tal senso;
ad esempio nella città di Messina la percentuale dei promossi nell'anno 2004 rispetto al 2003 è diminuita di ben il 34,74 per cento;
nella città di Reggio Calabria si rinviene una diminuzione di candidati ammessi del 36,96 per cento;
anche la città di Perugia registra una forte diminuzione, con una percentuale di variazione del 38,78 per cento;
in conclusione, tra le sedi di esame del meridione le uniche città che, in seguito all'introduzione della riforma di cui alla legge n. 180 del 2003, non abbiano registrato una diminuzione di ammessi, risultano essere le città di Caltanissetta e di Cagliari, con una percentuale di promossi rispettivamente dell'1,33 per cento e del 7,22 per cento più alta nel 2004 rispetto al 2003, che, comunque restano percentuali di poco rilievo;
avendo, invece, riguardo alle città del nord Italia, risulta evidente che tutte, ad eccezione delle città di Trento e di Bolzano a cui, peraltro, non si applica la riforma in esame, registrano un aumento della percentuale dei promossi;
dai dati appena esposti, appare, pertanto, evidente che l'introduzione della legge n. 180 del 2003 ha notevolmente danneggiato i candidati che si presentano nelle sedi di esame del meridione rispetto alle sedi del nord Italia -:
quali iniziative intenda intraprendere per garantire un criterio uniforme di correzione degli elaborati scritti, onde eliminare la significativa disomogeneità tra le percentuali dei promossi tra le varie sedi d'esame.
(4-01000)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si fa presente che il decreto-legge 21 maggio 2003 n. 112, convertito, con modificazioni, in legge 18 luglio 2003 n. 180, recante modifiche urgenti alla disciplina degli esami di abilitazione alla professione forense, ha introdotto un sistema di espletamento degli esami mirato a superare i gravi inconvenienti determinati dall'esaurimento delle prove di selezione senza raffronti esterni all'ambito dei singoli distretti di Corte d'appello.
La citata legge n. 180/2003 è stata applicata, per la prima volta, alla sessione di esame 2004.
Tra le novità di maggiore rilievo si segnala, in primo luogo, l'istituzione di una commissione centrale avente sede presso il ministero della giustizia, alla quale è stato attribuito il compito di determinare i criteri orientativi per la valutazione delle prove scritte e delle prove orali (articolo 1-bis comma 9 legge citata) cui si devono attenere tutte le sottocommissioni di esame presso le Corti di appello.
È stata, inoltre, integrata la composizione delle sottocommissioni di esame presso le Corti di appello con ulteriori cinque membri (due avvocati, due magistrati, un professore universitario). Tale integrazione ha comportato, rispetto alla precedente disciplina, il raddoppio del numero dei componenti di ciascuna sottocommissione di esame.
Altra importante innovazione riguarda la nuova procedura di correzione delle prove scritte prevista dall'articolo 2 della legge 180/2003, che prevede la correzione degli elaborati a cura di una Corte di appello diversa rispetto a quella del luogo dove si svolgono le prove scritte, da individuarsi mediante sorteggio nell'ambito di «gruppi omogenei» di Corti.
La nuova procedura comporta l'adozione di un provvedimento dirigenziale di «raggruppamento» delle Corti di appello in base al numero di domande di ammissione presentate dai candidati.
Nell'ambito dei gruppi così individuati sono poi sorteggiati gli abbinamenti tra Corti dove sono state svolte le prove scritte e Corti dove devono essere corretti i relativi elaborati.
All'esito del sorteggio viene adottato il decreto ministeriale con cui sono determinati gli abbinamenti delle Corti di appello e contestualmente sono istituite ulteriori sottocommissioni presso quelle Corti che risultano abbinate con Corti aventi un maggiore numero di sottocommissioni.
Gli elaborati dei candidati sono quindi trasmessi, subito dopo l'espletamento delle prove scritte, presso la Corte di appello «abbinata», per la correzione degli stessi.
Le prove orali, invece, hanno luogo nella medesima sede delle prove scritte.
Al fine di un utile confronto degli esiti degli esami svolti secondo la vecchia disciplina (ultime sessioni 2002 e 2003) con quelli dell'esame svolto in sede di prima applicazione della nuova procedura (sessione 2004), si allegano i prospetti dei dati statistici delle sessioni 2002, 2003 e 2004.
Si fa infine presente che questo ministero, allo stato, non ha in corso iniziative volte a modificare la vigente disciplina.
Risultano invece pendenti davanti ai due rami del Parlamento alcuni disegni di legge in materia di avvocatura, tra i quali il progetto di legge S. 963, recante «Riforma dell'ordinamento della professione di avvocato».
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
DILIBERTO e CRAPOLICCHIO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
note di stampa ed articoli riportati su quotidiani nazionali hanno dato notizia della prossima programmazione di un reality proposto da Maurizio Costanzo nel palinsesto autunnale di Mediaset, da realizzarsi presso la Casa circondariale di Viterbo «Mammagialla» con protagonisti i detenuti, microfonati e ripresi da telecamere fisse appositamente collocate nei vari ambienti detentivi;
dalla conferenza stampa di presentazione dell'iniziativa si è appreso che il reality avrà la durata di due mesi e sarà trasmesso in cinque puntate settimanali;
il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria, ritenendo di dover dare seguito alla iniziativa proposta - avvalendosi della collaborazione del vice commissario della polizia penitenziaria Marco Santoro e dell'ispettore Vincenzo Lo Cascio, in considerazione della «loro notevole e qualificata esperienza maturata nel settore del trattamento dei detenuti e della realtà penitenziaria nel suo complesso», peraltro già nominati referenti dei progetti «Recupero patrimonio ambientale», «ARGO», «Un libro una voce» e «360 gradi» - ha disposto con ordine di servizio che i medesimi curino, in collaborazione con il direttore del carcere di Viterbo, la realizzazione del progetto televisivo seguendo tutti gli adempimenti connessi alla realizzazione dell'evento -:
quale è il significato che il capo del dipartimento attribuisce all'iniziativa proposta e se il medesimo ritiene che la stessa abbia le finalità imposte dal dettato costituzionale ai fini dell'attuazione del mandato affidato all'esecuzione penale;
se nell'ambito della predetta iniziativa non ritenga violati i diritti di privacy dei detenuti ristretti in quella sede, ovvero non reputi sconveniente proiettare sugli schermi la vita detentiva quotidiana dei medesimi, ponendo in risalto non solo gli aspetti meramente custodiali che scandiscono i tempi detentivi, ma anche - se non soprattutto - quelli che concernono i sentimenti, il disagio e l'imbarazzo di una condizione umana assolutamente precaria quale quella detentiva;
se, nell'ambito di quella iniziativa non reputi, oltremodo, inopportuno favorire la ripresa con videocamera dei lavoratori nell'espletamento dei loro compiti istituzionali, contravvenendo, in tal modo, alla legge n. 300/70 articoli 1 e 4 «Statuto dei lavoratori» e rischiando di banalizzare, attraverso la modalità di un reality, gli interventi professionali che gli operatori
penitenziari esplicano in un contesto così delicato e complesso quale quello carcerario;
se non ritiene, altrettanto, riduttivo ma soprattutto offensivo nei confronti dell'istituzione che egli rappresenta rilanciare l'utilità sociale del carcere, come si legge dall'ordine di servizio in questione, attraverso la realizzazione nel contesto specifico di un reality che spettacolarizza il sistema e incentiva inadeguate curiosità;
in forza di quali requisiti il capo del dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha affidato l'incarico di curare presso la casa circondariale di Viterbo l'iniziativa in questione al vice commissario Marco Santoro e all'ispettore Vincenzo Lo Cascio;
quali specificità e competenze professionali hanno effettivamente esercitato e maturato nel contesto carcerario il vice commissario Marco Santoro e l'ispettore Vincenzo Lo Cascio tanto da ascrivere agli stessi notevole e qualificata esperienze nel settore del trattamento dei detenuti e della realtà penitenziaria nel suo complesso e quindi ricoprire incarichi di rilevanza trattamentale occupandosi di una serie di iniziative in tal senso.
(4-00336)
Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, si comunica che il progetto di programma televisivo denominato «Altrove - liberi di sperare», proposto da Maurizio Costanzo per conto della società di produzione «FASCINO Produzione Gestione Teatro S.r.l.», è stato oggetto di approfondimento ed attenta valutazione da parte del ministero, nell'ottica del rispetto della privacy dei detenuti e degli operatori penitenziari ed in considerazione dell'impatto mediatico della trasmissione sull'opinione pubblica.
Inizialmente il programma era stato presentato alla stampa dagli autori sotto la veste del format definito reality, il che aveva suscitato reazioni critiche per l'evidente incompatibilità tra le esigenze di riservatezza e di sicurezza proprie dell'istituzione penitenziaria e le caratteristiche di «spettacolarizzazione» televisiva.
Si è tenuto conto, in primo luogo, della risposta fornita dal Garante della Privacy al quesito posto dal Sottosegretario alla giustizia Luigi Manconi, in merito ai principi cui fare riferimento per tutelare il diritto alla riservatezza delle persone detenute. È stato quindi chiesto agli autori del programma di operare sostanziali modifiche al progetto iniziale, affinché fossero del tutto abbandonate quelle modalità che avevano ingenerato perplessità e giudizi negativi proprio in merito alla veste del format e affinché le modalità delle riprese realizzate mediante le telecamere fisse non si ponessero in contrasto con la normativa vigente in materia di tutela della privacy delle persone detenute e del personale penitenziario.
In sintesi, il progetto, pur presentando l'innovazione dell'installazione fissa delle telecamere in due o tre camere detentive (comandate a distanza dalla regia e disattivabili in ogni momento dagli stessi detenuti che hanno dato l'assenso), in realtà, a seguito delle modifiche apportate, può essere considerato come un programma di approfondimento e d'inchiesta sulla situazione detentiva.
Va rilevato, comunque, che il programma esclude la modalità della diretta televisiva e che le immagini registrate sono trasmesse con tre giorni di differita.
Il progetto, così come è stato ridefinito dagli autori a seguito degli incontri avuti con i rappresentanti del ministero, ha la finalità di realizzare un programma di approfondimento sull'istituzione penitenziaria e, più in generale, sulle tematiche che attengono al mondo dell'esecuzione penale nel suo complesso.
Il progetto è così articolato:
individuazione della casa circondariale di Velletri, in sostituzione di quella inizialmente prevista di Viterbo, per la parte riguardante la documentazione delle condizioni detentive, che è realizzata mediante l'installazione di sedici telecamere fisse, comandate a distanza, da collocare in ambienti in seguito specificati;
programmazione di otto talk show, realizzati nel corso di due mesi all'interno dell'istituto di Velletri, trasmessi settimanalmente, dedicati a tematiche penitenziarie e a commento delle riprese video acquisite quotidianamente;
realizzazione di servizi televisivi registrati presso alcuni istituti penitenziari che sono trasmessi nel corso dei talk show, cui partecipano, tra gli altri, rappresentanti dell'amministrazione penitenziaria e familiari dei detenuti.
Tanto premesso, si fa presente che le camere fisse sono collocate in non più di tre camere detentive a due posti, nei corridoi, nei locali destinati alle attività comuni trattamentali, negli spazi all'aperto per il passeggio dei detenuti, nella sala ritrovo destinato al personale di polizia penitenziaria.
Le telecamere, comandate a distanza, sono tenute accese per non più di sei ore al giorno (come raccomandato dal magistrato di Sorveglianza di Velletri, in luogo delle sedici ore iniziali chieste dalla produzione) e, comunque, il personale e le persone detenute che accettano di essere riprese sono dotate di un meccanismo di disattivazione dell'audio.
È adottato ogni utile accorgimento per dare permanente informazione al personale e ai detenuti in ordine ai locali ove sono state collocate le telecamere; ciò al fine di evitare che il personale penitenziario e la popolazione detenuta possano essere inavvertitamente, e contro la loro volontà, ripresi dalle telecamere.
Il personale penitenziario che presta servizio nella sezione e negli ambienti in cui sono collocate le telecamere è invitato a dichiarare il proprio consenso ad essere ripreso e, a tal fine, sottoscrive una liberatoria alla diffusione in video della propria immagine.
Tutto ciò avviene nel rispetto del corretto svolgimento dei compiti istituzionali e senza alcun disservizio per le attività e la sicurezza dell'istituto. Il personale è adeguatamente informato della finalità del programma, il quale intende documentare con oggettività la condizione detentiva e, al contempo, far conoscere agli spettatori i compiti istituzionali nonché l'impegno e la professionalità degli operatori della polizia penitenziaria e di tutto il personale penitenziario.
Sono, inoltre, esclusi dalle riprese i colloqui individuali svolti dai detenuti con gli operatori del trattamento, al fine di tutelare la necessaria riservatezza e l'inviolabilità dei colloqui che attengono alla sfera strettamente personale.
Gli autori del programma si sono, altresì, impegnati, a selezionare le immagini acquisite, affinché nell'elaborazione del filmato siano assenti conversazioni aventi ad oggetto vicende processuali, racconti e commenti che riguardano terzi e vittime dei reati.
Il direttore della casa circondariale di Velletri non solo cura in prima persona i rapporti con il responsabile della troupe televisiva, allo scopo di far rispettare le indicazioni sulle modalità di installazione delle telecamere e sulle modalità delle riprese, ma riferisce anche periodicamente al dipartimento dell'amministrazione penitenziaria sull'andamento dei lavori, segnalando tempestivamente eventuali problemi che dovessero insorgere.
Il responsabile del programma, oltre ai necessari collegamenti con la direzione dell'istituto, per ogni esigenza riguardante il programma ha l'obbligo di fare riferimento all'ufficio segreteria stampa del succitato dipartimento, il quale potrà effettuare un controllo preventivo delle immagini che saranno trasmesse.
Per quanto riguarda, infine, la partecipazione al programma in questione del Vice commissario Santoro e del Vice ispettore Lo Cascio, si comunica che la stessa è stata personalmente richiesta al Capo dipartimento dell'amministrazione penitenziaria da Maurizio Costanzo, il quale ha fatto presente che, proprio durante alcuni incontri - avvenuti ad altro titolo - con i citati operatori di polizia penitenziaria, era nata l'idea di realizzare il programma televisivo in questione.
In particolare, i contatti tra la produzione televisiva e i predetti operatori scaturivano dalla partecipazione di questi ultimi
ad una serie di progetti trattamentali (Argo, Un libro una voce, Recupero del patrimonio ambientale, Vite in gabbia e altri ancora) per i quali Maurizio Costanzo aveva mostrato attenzione nel corso della sua attività professionale.
Proprio in considerazione del fatto che Santoro e Lo Cascio sono stati considerati dall'autore del progetto essenziali alla realizzazione dello stesso, è stato emesso dall'amministrazione penitenziaria apposito ordine di servizio. Si precisa, peraltro, che l'incarico ad essi conferito è limitato ad una collaborazione con la direzione per l'esatta esecuzione delle prescrizioni contenute nella nota autorizzativa e che agli stessi è consentito di recarsi in missione a Velletri con provvedimenti emessi singolarmente e per accertate esigenze in ordine a quanto disposto nella nota autorizzativa.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
EVANGELISTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il comma 4-bis, dell'articolo 39 della legge 16 gennaio 2003, n. 3, così come modificato dall'articolo 1-quinquies, del decreto-legge 14 settembre 2004, n. 241, convertito in legge, con modificazioni, dalla legge 12 novembre 2004, n. 271, prevede che, nell'ambito delle direttive impartite dal Ministro dell'interno per la semplificazione delle procedure amministrative e per la riduzione degli oneri amministrativi negli uffici di pubblica sicurezza, lo stesso Ministero dell'interno possa stipulare, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, convenzioni con concessionari di pubblici servizi o altri soggetti non pubblici per la raccolta e l'inoltro agli uffici dell'Amministrazione dell'interno delle domande, dichiarazioni o atti dei privati indirizzati ai medesimi uffici nonché per lo svolgimento di altre operazioni preliminari all'adozione dei provvedimenti richiesti e per l'eventuale inoltro, ai privati interessati, dei provvedimenti o atti conseguentemente rilasciati. Tale norma dispone, altresì, che con decreto del Ministro dell'interno, si determini l'importo dell'onere a carico dell'interessato al rilascio dei provvedimenti richiesti;
con riferimento alle modalità di rilascio del permesso di soggiorno per gli stranieri che entrano regolarmente nel territorio dello Stato, la normativa nazionale, in particolare l'articolo 5 del testo unico delle disposizioni concernenti la disciplina dell'immigrazione e norme sulla condizione dello straniero, di cui al decreto legislativo 25 luglio 1998, n. 286, e successive modificazioni, dispone che tale permesso debba essere richiesto, sia al momento dell'ingresso e sia per il successivo rinnovo, al questore della provincia in cui lo straniero si trova;
risulta all'interrogante che il Ministero dell'interno stia per adottare un decreto con cui si affida alle Poste italiane spa la competenza per ricevere le pratiche per il rinnovo del permesso di soggiorno e in tali circostanze sarebbe imposto al richiedente il pagamento di una somma di 70 euro per ogni singola istanza di rinnovo;
la vicenda in oggetto sta provocando forti e motivate proteste soprattutto presso quei Comuni che si sono attivati per agevolare gli immigrati ad adempiere gli obblighi amministrativi cui sono soggetti al fine di poter soggiornare in Italia;
per segnalare al Governo la gravità della questione e per cercare di bloccare l'emanazione del decreto ministeriale in via di approvazione, la Consulta per l'Immigrazione dell'Anci Toscana (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani), ha ritenuto opportuno aprire un confronto con le istituzioni competenti ed in tale ambito ha chiesto ai neo parlamentari eletti in Toscana di intraprendere tutte quelle iniziative che siano in grado di raggiungere il medesimo obiettivo;
l'Anci Toscana fa presente che con questo accordo si corre il rischio di azzerare le buone pratiche sviluppatesi in questi anni in molte realtà toscane che, grazie alla rete degli sportelli comunali e alla crescente collaborazione fra enti locali,
questure e prefetture, hanno consentito di migliorare la conoscenza ed il governo del fenomeno immigrazione da parte delle istituzioni locali e di ridurre i disagi per i migranti che devono rinnovare i diversi titoli autorizzativi di soggiorno;
la Consulta per l'Immigrazione dell'Anci Toscana, in considerazione di quanto sta accadendo, è stata concorde nel sostenere i suoi seguenti sei punti:
1) la riproposizione, in proposito, del trasferimento di competenze dalle questure agli enti locali, peraltro previsto nel programma dello schieramento che ha vinto le elezioni e che darà luogo al prossimo Governo;
2) allungamento della durata del permesso di soggiorno, da stabilirsi ordinariamente in 24 mesi;
3) la richiesta di garantire l'alternatività del servizio fornito dagli sportelli comunali rispetto a poste spa e la contestualità dell'avvio della sperimentazione;
4) preistruttoria per avere un rapporto diretto con le comunità di stranieri, avere il polso della situazione e creare così buone pratiche di governo;
lo scenario che viene prefigurandosi desta serie preoccupazioni e non è da escludere, secondo l'interrogante, che con la sottoscrizione dell'accordo triennale tra il Ministero dell'interno e Poste italiane spa si determini l'esclusività di Poste italiane per la gestione delle pratiche di rinnovo dei permessi di soggiorno. Per tale attività l'ente ricaverebbe la cifra totale di circa 150 milioni di euro -:
se non ritenga indispensabile valutare l'opportunità, nonché la necessità, di bloccare l'emanazione del decreto che dispone l'accordo triennale tra il Ministero dell'interno e le Poste italiane spa, soprattutto in considerazione delle circostanze e delle considerazioni riportate in premessa;
se non ritenga opportuno dover dare immediati riscontri alle richieste effettuate dall'Anci, e più in particolare dal Comune di Prato, che mirano a sostenere le politiche di integrazione sociale e a ridurre i disagi per i migranti che devono rinnovare i propri permessi di soggiorno;
quali iniziative intenda adottare al fine di favorire la realizzazione delle proposte approvate dalla Consulta per l'Immigrazione dell'Anci Toscana, come riportate in premessa.
(4-00006)
Risposta. - L'articolo 1-quinquies della legge n. 271 del 12 novembre 2004, di conversione del decreto-legge n. 241 del 14 settembre 2004, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, modificando l'articolo 39 della legge n. 3 del 2003, prevede, nell'ambito della semplificazione delle procedure amministrative, che l'Amministrazione dell'interno possa stipulare, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, convenzioni con concessionari di pubblici servizi o altri soggetti non pubblici per la raccolta e l'inoltro ai propri competenti uffici delle domande e dichiarazioni presentate dai privati e per lo svolgimento delle operazioni preliminari all'adozione dei provvedimenti richiesti nonché per l'eventuale inoltro agli interessati dei provvedimenti conseguentemente rilasciati.
Gli incaricati del pubblico servizio, addetti alle procedure definite dalle convenzioni, possono essere autorizzati a procedere all'identificazione degli interessati, a carico dei quali viene previsto, con decreto del Ministro dell'interno, l'importo relativo al servizio.
Nell'ottica di reingegnerizzare la procedura di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, il Ministero dell'interno ha elaborato un progetto che prevede la stipula di intese con l'ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) e gli Istituti di Patronato, nonché una convenzione con le Poste Italiane Spa al fine di perseguire economie gestionali nello svolgimento dell'attività amministrativa, realizzando un ottimale utilizzo delle risorse disponibili.
Con decreto del Ministro dell'interno del 12 ottobre 2005, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 maggio 2006, il costo del servizio è stato stabilito in 30 euro.
Sulla base del cennato progetto, sono stati stipulati, il 31 gennaio 2006, una
convenzione con le Poste Italiane Spa, il 9 febbraio 2006 un Protocollo di intesa con gli Istituti di patronato ed il 13 febbraio 2006 un Protocollo di intesa con l'ANCI.
La Convenzione con Poste Italiane Spa prevede l'esternalizzazione dell'attività di front office, svolta attualmente dagli uffici immigrazione delle questure, l'informatizzazione delle procedure con una conseguente riduzione dei tempi di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, la tracciabilità delle istanze in ogni fase del procedimento, l'utilizzo di uniformi prassi amministrative su tutto il territorio nazionale consentendo anche il recupero del personale degli Uffici immigrazione attualmente impegnato per tali attività.
Gli istituti di patronato avranno, invece, il compito di assistere gli stranieri informandoli sui documenti necessari, le modalità di presentazione, avendo un canale privilegiato che consentirà di seguire le pratiche durante il loro iter e conoscerne l'esito per informarne gli utenti.
Lunedì 6 novembre 2006 è partita in cinque province (Prato, Ancona, Frosinone, Brindisi e Verbano-Cusio-Ossola) la fase pilota di tre settimane per la sperimentazione di un nuovo sistema per il rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno, al fine di verificarne la rispondenza agli obiettivi.
Nel nuovo sistema, gli Uffici postali abilitati costituiranno l'unico punto di raccolta delle richieste di rilascio e di rinnovo del permesso di soggiorno: il cittadino straniero si recherà presso l'ufficio Immigrazione delle Questure, per i rilievi fotodattiloscopici e successivamente per il ritiro del permesso di soggiorno, solo dopo aver ricevuto una raccomandata di convocazione.
II nuovo sistema, già nella fase pilota, prevede il coinvolgimento dei Comuni e dei Patronati, che, grazie alle loro conoscenze e con risorse professionali specializzate, forniranno ai cittadini stranieri un gratuito e qualificato servizio di assistenza per la compilazione delle richieste. Infatti, dopo aver raccolto in questi mesi, tramite l'ANCI, le sollecitazioni di diversi Comuni, saranno valorizzate le buone prassi maturate dagli stessi enti locali negli ultimi anni.
Alla fine della fase pilota le nuove procedure saranno estese a tutte le province italiane nelle quali saranno abilitati all'accettazione delle richieste 5.332 uffici postali. Per tale occasione sarà anche attivato un Servizio informativo di primo livello sulla nuova procedura: i cittadini stranieri potranno infatti contattare gratuitamente un Call Center automatico e multilingue, curato da ANCI in collaborazione con il Ministero dell'interno.
In relazione all'ulteriore obiettivo, voluto dal Governo, di realizzare il trasferimento delle funzioni e delle competenze amministrative in materia ai Comuni e in considerazione del ruolo essenziale che le Amministrazioni locali svolgono per la governance dell'immigrazione, il Ministero dell'interno, ANCI e Poste Italiane hanno stabilito di dare avvio, parallelamente alla nuova procedura, ad un diverso programma triennale di sperimentazione, per definire modelli organizzativi e processi operativi sviluppati sulle buone prassi locali e arrivare progressivamente a un trasferimento completo di competenze.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.
EVANGELISTI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da un punto di vista quantitativo la popolazione dell'Isola d'Elba, la terza isola italiana per dimensioni, non ha nulla da invidiare ad un capoluogo di provincia, posto che la popolazione residente è pari a 30.000 abitanti, ma che in estate si raggiungono anche le 300.000 unità;
nella comunità locale, ormai da anni, sempre più cittadini si fanno promotori di numerose iniziative a livello istituzionale e non, volte ad assicurare il mantenimento ed il miglioramento degli Uffici giudiziari dell'Isola d'Elba e, nonostante ciò, non si è registrato alcun miglioramento;
l'Isola d'Elba necessita di una sede staccata del Tribunale a causa del grave disagio logistico derivante dall'insularità (occorrono quasi quattro ore per raggiungere
il più vicino Tribunale di Livorno) e dalla particolare virulenza che sul territorio hanno assunto alcune forme di criminalità;
anche la presenza dell'Istituto penitenziario di Porto Azzurro parrebbe rendere indispensabile un normale funzionamento del presidio giudiziario penale;
presso la sede di Portoferraio vengono trattate le controversie in materia civile e penale del giudice monocratico, mentre tutte le altre vengono trattate presso la sede di Livorno, arrecando grave pregiudizio agli operatori del foro in questione;
da ultimo, è stato emesso un provvedimento in forza del quale, durante il periodo estivo, anche i procedimenti per direttissima relativi a reati commessi all'Isola d'Elba si terranno a Livorno e non presso la sede naturale di Portoferraio;
la pianta organica dell'Ufficio giudiziario, secondo quanto disposto dal decreto ministeriale del 6 aprile 2001, prevede la presenza di 7 dipendenti, mentre nella realtà vi operano solo 2 dipendenti di ruolo, rappresentati da un cancelliere C1 e un commesso A1;
l'Ufficio attualmente è aperto per tre giorni a settimana con la presenza alternata di tre diversi Ufficiali giudiziari distaccati dalle vicine sedi, causando questo gravi malfunzionamenti del sistema giudiziario che vanno a incidere anche su diritti fondamentali costituzionalmente garantiti;
attualmente risultato pendenti presso la Sezione distaccata del Tribunale di Portoferraio 450 procedimenti penali, 700 procedimenti civili e circa 100 tutele;
gli arredi e le suppellettili di tale Sezione distaccata versano in uno stato di totale abbandono;
il numero dei magistrati che opera nella Sezione (civile e penale) è solo sulla carta pari a 10, alcuni togati, altri onorari, poiché la presenza degli stessi è talmente saltuaria da rendere in concreto l'Ufficio praticamente sguarnito;
la grave situazione fin qui illustrata, unita all'insularità del territorio, determina una situazione di inaccettabile disagio che impone un tempestivo intervento affinché la Sezione distaccata di Portoferraio sia al più presto messa in condizioni di funzionare regolarmente;
il 1 luglio 2002 l'allora Ministro della giustizia, rispondendo all'interrogazione a risposta scritta n. 4-02006 (XIV legislatura), avente il medesimo oggetto, dichiarava che «i problemi di carenza di organico saranno presumibilmente affrontati» in occasione della riforma dell'ordinamento giudiziario allora in itinere;
ad una successiva e ulteriore interrogazione a risposta scritta presentata in data 3 febbraio 2005 (n. 4-12702, XIV legislatura) concernente la medesima tematica, il Ministro della giustizia non ha fornito risposta;
i decreti attuativi della legge delega sulla riforma dell'ordinamento giudiziario, approvata dal Parlamento nella scorsa legislatura, sono stati regolarmente emanati -:
se non ritenga di:
attivarsi per assegnare in pianta stabile alla Sezione di Portoferraio due magistrati togati, uno per il settore civile e uno per il settore penale, con obbligo di residenza o, comunque, di presenza per almeno cinque giorni a settimana;
ripristinare regolarmente il funzionamento del servizio degli Ufficiali giudiziari, con l'immediata assegnazione di un Ufficiale giudiziario e di un aiuto;
procedere alla copertura dei posti vacanti in pianta stabile con il personale necessario, provvedendo altresì alla formazione e all'aggiornamento di quello presente;
dare attuazione all'articolo 48-quater, terzo comma, dell'Ordinamento giudiziario in modo che siano trattate presso la sede distaccata di Portoferraio le causa in materia di lavoro, previdenza ed assistenza obbligatoria;
lo svolgimento con cadenza mensile, presso la sede di Portoferraio delle udienze presidenziali concernenti i procedimenti di separazione e delle udienze relative alle esecuzioni mobiliari;
dotare i locali del Tribunale dei mobili e delle attrezzature indispensabili a garantire una minima vivibilità degli ambienti.
(4-00329)
Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame, si rappresenta che l'organico del personale di magistratura togato del tribunale di Livorno è composto dal Presidente, da due presidenti di sezione e 22 giudici, due dei quali con funzioni di giudice del lavoro. Allo stato, risultano vacanti due posti di giudice.
Le vacanze suddette sono da imputarsi a trasferimenti ad altri uffici di due magistrati (assunti con deliberazioni rispettivamente in data 21 giugno e 12 luglio 2006), i quali non hanno ancora assunto possesso delle nuove funzioni loro attribuite.
Ciò premesso, dall'esame del progetto organizzativo del tribunale di Livorno valevole per il biennio 2006-2007 (redatto dal Presidente del tribunale di Livorno in data 13 marzo 2006) emerge un compiuto assetto organizzativo, anche in relazione a ciascuna delle tre sezioni distaccate del tribunale.
Il predetto documento illustra nel dettaglio la concreta organizzazione interna, provvedendo innanzitutto ad individuare le figure di coordinamento di ciascuna sezione distaccata: «...fermo rimanendo che i settori civili e penali delle sezioni distaccate dipendono direttamente dai rispettivi presidenti di sezione, attesa la distanza esistente tra le sezioni e la sede centrale è necessario provvedere alla nomina di un magistrato per ogni sezione che ne curi l'organizzazione del lavoro, così come previsto dal paragrafo 34 della circolare sulla formazione delle tabelle 2006-2007...».
Riguardo alla sede di Portoferraio, il documento stabilisce: «... L'organizzazione del lavoro... è curata dalla dott.ssa Beatrice Dani che è persona pienamente capace e disponibile a far fronte alle esigenze dell'ufficio.».
Quanto alla distribuzione degli affari giudiziari all'interno delle sezioni distaccate, per la sede di Portoferraio, il predetto documento prevede che «... Il settore civile è gestito dalla dott.ssa Paola Caporali - che è anche assegnata, per il settore civile, alla sezione distaccata di Piombino - e dal dott. Bernardini - che è assegnato alla sezione distaccata di Cecina - e anche dai GOT dott. Giannini e prof. Scarselli, apparendo non gestibile il ruolo civile di questa sezione distaccata (oltre 700 cause) solo dai giudici onorari già impegnati per analoga materia in altra sezione distaccata.
Le cause iscritte possono sinteticamente essere riepilogate sotto le seguenti tipologie: pagamento somma, risarcimento danni, obbligazioni. Le cause relative ai diritti reali e possessorie richiedono sovente una lunga e complessa attività istruttoria, pur non presentando particolari difficoltà in punto di diritto. Da rilevare peraltro che per la tipologia del contenzioso e per situazioni ambientali e culturali, la definizione delle cause avviene per lo più con sentenza, essendo residuali altre forme di definizione...».
Riguardo al settore penale, invece, «...salvo che per le cause già assegnate ai GOT o quelle che dovrebbero essere loro assegnate in sostituzione di giudici assenti o impediti, il ruolo penale sarà ripartito tra il dott. Mosti, il dott. Pirato, la dott.ssa Beatrice Dani e la dott.ssa Elsa Iadaresta.
È prevista una udienza penale a settimana, salvo udienze straordinarie o direttissime, a rotazione dal dott. Mosti, dal Pirato, dalla Dani e dalla Iadaresta. Di dette udienze, una al mese, a rotazione tra i suddetti giudici, sarà di smistamento...».
Va precisato, altresì, che i predetti giudici togati risultano assegnati tabellarmente anche alla sezione penale istituita presso la sede centrale del tribunale.
Per quanto riguarda la trattazione nella sede di Portoferraio delle cause di lavoro, previdenza ed assistenza obbligatoria (articolo 48-quater comma III dell'ordinamento giudiziario) deve precisarsi che la previsione secondo cui «...nelle sezioni distaccate di tribunale aventi sede nelle isole, eccettuate la Sicilia e la Sardegna, siano trattate anche
le cause concernenti controversie di lavoro e di previdenza e assistenza obbligatorie...» è attuabile esclusivamente previa «...deliberazione del Consiglio Superiore della Magistratura assunta sulla proposta del Presidente del Tribunale, sentito il Consiglio dell'Ordine degli avvocati...».
Per quanto concerne, poi, il personale amministrativo va comunicato che, allo stato, nel predetto ufficio sono presenti 2 unità sulle 7 previste nella pianta organica, è coperto il posto di cancelliere C1 e quello di ausiliario A1. Inoltre, sono in servizio altri due dipendenti, uno della posizione economica B3, comandato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri già dal 2003, ed uno a tempo determinato (ex LSU), posizione economica A1. Due dei 5 posti vacanti sono stati aumentati con il decreto ministeriale 6 aprile 2001 e successive modifiche, conformemente al nuovo ordinamento professionale delineato dal contratto collettivo integrativo, sottoscritto il 5 aprile 2000, in funzione delle procedure di riqualificazione del personale.
Nell'ufficio NEP, ad eccezione del posto vacante di ufficiale giudiziario C2 - si ricorda, in proposito, che la posizione economica C2 dell'ufficiale giudiziario è stata introdotta in funzione della riqualificazione del personale e, pertanto, il relativo posto potrà essere coperto solo alla definizione delle medesime procedure - il resto dell'organico è coperto. Risultano presenti, infatti, 3 unità delle 4 previste, una della posizione economica C1 e uno della posizione economica B3.
Pertanto, la presenza «alternata di tre ufficiali giudiziari distaccati dalle vicine sedi e l'apertura dell'ufficio per tre giorni a settimana», segnalata dall'interrogante, non può che essere dovuta a criteri organizzativi adottati dalla competente Corte di appello di Firenze.
Anche nell'ufficio del giudice di pace sono coperti 3 posti su 4 previsti nella pianta organica. Risulta presente il cancelliere C2, che potrebbe essere applicato anche saltuariamente nella sezione distaccata di Tribunale e coordinare il personale presente.
Va ricordato, in proposito, che l'opportunità di disporre l'applicazione e l'individuazione dell'ufficio da cui attingere è rimessa alla valutazione del Presidente della Corte di appello (per gli uffici giudicanti) e del procuratore generale (per gli uffici requirenti), in quanto gli stessi (titolari del potere di sorveglianza sugli uffici giudiziari del distretto) possono conoscere le effettive esigenze degli uffici di competenza.
Peraltro, proprio in considerazione della rilevanza di tale istituto, è stata emanata la circolare n. 2/3-S-448 del 7 aprile 2000 dall'allora direzione generale dell'organizzazione giudiziaria e degli affari generali in cui si chiarisce che il ricorso all'applicazione, in quanto connesso alle esigenze di copertura delle vacanze degli organici, è ammesso anche per periodi di tempo particolarmente lunghi, durante i quali dovrà essere assicurato, ove possibile, quell'avvicendamento di personale - di cui al citato articolo 18, comma 4 - che vale ad evitare che il peso dell'applicazione gravi su un'unica persona ovvero su un unico ufficio.
Per quanto riguarda la formazione e l'aggiornamento del personale, si fa presente che sono sempre state accolte le proposte di interventi formativi avanzate dagli uffici di formazione distrettuali, finalizzati ad adeguare alle esigenze dell'organizzazione giudiziaria la preparazione del personale.
Si segnala, infine, che negli ultimi anni non risulta pervenuta al ministero alcuna richiesta di autorizzazione finalizzata all'acquisto di arredi ed attrezzature della sezione distaccata di Portoferraio, mentre ogni richiesta relativa alla fornitura di fotocopiatrici e apparecchiature fax è stata puntualmente evasa. L'assegnazione è avvenuta, infatti, tramite convenzioni stipulate dalla Consip in noleggio full-service che garantiscono la totale assistenza tecnica e la fornitura di tutti i materiali di consumo necessari al funzionamento, con la sola esclusione della carta.
Anche per quanto riguarda l'edilizia giudiziaria si evidenzia che negli ultimi anni
non risulta pervenuta al ministero alcuna richiesta.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
EVANGELISTI. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'8 settembre 1943 la Divisione Acqui che, forte di 525 ufficiali e 11.500 soldati, presidiava le isole di Cefalonia e Corfù agli ordini del generale Antonio Gandin, si trovò di fronte alla consueta alternativa: o arrendersi e cedere le armi ai tedeschi o affrontare la resistenza armata, sapendo di non poter contare su alcun aiuto esterno. Tra il 9 e l'11 settembre si svolsero estenuanti trattative tra Gandin e il tenente colonnello tedesco Barge, che intanto fece affluire sull'isola nuove truppe. L'11 settembre arrivò l'ultimatum tedesco, con l'intimazione a cedere le armi;
all'alba del 13 settembre batterie italiane aprirono il fuoco su due grossi pontoni da sbarco carichi di tedeschi. Barge rispose con un ulteriore ultimatum, che conteneva la promessa del rimpatrio degli italiani una volta arresi. Gandin chiese allora ai suoi uomini di pronunciarsi su tre alternative: alleanza con i tedeschi, cessione delle armi, resistenza. Tramite un referendum i soldati scelsero all'unanimità di resistere;
il 15 settembre cominciò la battaglia che si protrasse sino al 22 settembre, con drastici interventi degli aerei Stukas che mitragliarono e bombardano le truppe italiane. I nostri soldati si difesero con coraggio, ma non ci fu scampo: la città di Argostoli distrutta, 65 ufficiali e 1.250 i soldati caduti in combattimento;
l'Acqui si dovette arrendere, la vendetta tedesca fu spietata e senza ragionevole giustificazione. Il Comando superiore tedesco ribadì che «a Cefalonia, a causa del tradimento della guarnigione, non devono essere fatti prigionieri di nazionalità italiana, il generale Gandin e i suoi ufficiali responsabili devono essere immediatamente passati per le armi secondo gli ordini del Führer»;
il 24 settembre Gandin venne fucilato alla schiena; in una scuola 600 soldati italiani con i loro ufficiali furono falciati dal tiro delle mitragliatrici; 360 ufficiali furono uccisi a gruppetti nel cortile della casetta rossa. Questi gli ordini del generale Hubert Lanz, responsabile dell'eccidio: «Gli ufficiali che hanno combattuto contro le unità tedesche sono da fucilare con l'eccezione di: 1) fascisti, 2) ufficiali di origine germanica, 3) ufficiali medici, 4) cappellani, 5) fucilazioni fuori dalla città, nessuna apertura di fosse, divieto di accesso ai soldati tedeschi e alla popolazione civile, 6) nessuna fucilazione sull'isola, portarsi al largo e affondare i corpi in punti diversi dopo averli zavorrati»;
alla fine saranno 5.000 i soldati massacrati, 446 gli ufficiali; 3.000 superstiti, caricati su tre piroscafi con destinazione i lager tedeschi, scomparirono in mare affondati dalle mine. In tutto 9.640 caduti, la Divisione Acqui annientata;
molti dei superstiti dell'eccidio si rifugiarono nelle asperità dell'isola e continuarono la resistenza nel ricordo dei compagni trucidati e si costituirono nel raggruppamento Banditi della Acqui, che fino all'abbandono tedesco di Cefalonia si mantenne in contatto con i partigiani greci e con la missione inglese operando azioni di sabotaggio e fornendo preziose informazioni agli alleati;
a quanto si apprende da fonti di stampa, la Procura di Monaco di Baviera ha recentemente prosciolto l'ex sottotenente Otmar Muhlhauser, oggi ottantaseienne reo confesso di aver preso parte attiva all'eccidio di Cefalonia ordinando la fucilazione di centinaia di militari italiani, tra cui il comandante della divisione Acqui, Antonio Gandin. Sempre secondo quanto si apprende da fonti di stampa, la Procura bavarese ha sostenuto che i militari italiani trucidati a freddo dai tedeschi «non erano prigionieri di guerra«, bensì dei «traditori»;
infatti il procuratore Stern, nell'articolare le proprie motivazioni storico-giuridiche, ha sostenuto che «le forze militari italiane non erano normali prigionieri di guerra. Inizialmente erano alleati dei tedeschi che si sono poi trasformati in nemici combattenti diventando dei "traditori" - per usare il gergo militare -. In questo caso è come se parti delle truppe tedesche fossero disertate e si fossero schierate dalla parte del nemico. Una successiva esecuzione di tali soldati non sarebbe da giudicare come omicidio per vili motivi ai sensi del comma 211 del StGB - codice penale tedesco -. Inoltre durante l'analisi complessiva è stato necessario tener conto del fatto che l'accusato non abbia preso la decisione definitiva di fucilare i soldati italiani, bensì abbia solo inoltrato un ordine a lui giunto. L'obbedienza ad eseguire un ordine, seppur illecito, può essere stata la cosa più importante per l'accusato. Sicuramente eseguire prontamente un tale ordine è del tutto riprovevole (vedi comma 441s BGH MDR - periodo mensile della Corte Federale di Cassazione - 1984). Ciò può essere solo espressione di una debolezza umana che non può essere approvata né legalmente che moralmente, ma che dal punto di vista morale non si trova sulla scala più bassa (vedi al punto indicato). In questo caso non si può escludere del tutto. L'accusato era un subalterno del Maggior Klebe e inoltre dava per scontato che si trattasse di un ordine del "Führer"»;
sempre la stessa sentenza (del 27 luglio 2006, sigla 115Js 11161/06), per quanto concerne l'accusato Otmar Muhlhauser provvede all'archiviazione del procedimento, perché si è in presenza solo di un fondato sospetto di omicidio in assenza di circostanze aggravanti. Tale reato è però caduto in prescrizione. Non ci sono elementi comprovabili di omicidio doloso aggravato;
a giudizio dell'interrogante, con questa sentenza «revisionista», si vuole riesaminare il giudizio italico iniziale sulla grave responsabilità tedesca per quei fatti, che una decisione errata e offensiva per l'Italia e per tutti gli italiani non può cancellare gli errori, dolosi o colposi che siano, e tanto meno le colpe e le responsabilità degli uomini negli eventi accaduti nel corso della seconda guerra mondiale, specialmente se tragici e nefasti;
è necessario ed urgente condannare la sentenza del procuratore Stern, come è necessario difendere la «memoria» dei nostri morti e anche di noi italiani vivi e non disposti ad accettare passivamente una versione «revisionista» della storia -:
se non ritenga opportuno prendere iniziative diplomatiche per stigmatizzare le posizioni della magistratura tedesca che infangano non solo la memoria di 5.000 soldati italiani caduti nel corso di una resistenza nobile, eroica e valorosa, ma anche una delle pagine più gloriose e luminose della storia italiana.
(4-01251)
Risposta. - Concordo in pieno con Lei sulla assoluta inaccettabilità delle motivazioni dell'ordinanza con cui la procura di Monaco ha disposto l'archiviazione del procedimento penale contro l'ex ufficiale dell'esercito tedesco, Otmar Muhlhauser, uno dei responsabili della fucilazione dei militari italiani a Cefalonia nel settembre 1943. Dette motivazioni suscitano profonda indignazione, in quanto altamente offensive per la memoria dei nostri caduti a Cefalonia, per la verità storica e per i principi di diritto.
Appena informato dell'ordinanza, questo ministero, tramite il nostro Ambasciatore a Berlino, il 26 settembre scorso ha espresso immediatamente al Ministro Federale della Giustizia, Brigitte Zypries, ed al Ministro della Giustizia della Baviera, Beate Merck, l'indignazione e la deplorazione del Governo italiano per le tesi del Procuratore di Monaco, ribadendo l'importanza di ristabilire la verità storica e giuridica, e richiamando anche, al riguardo, la condanna erogata dal Tribunale di Norimberga contro il Generale Hubert Lanz, comandante delle truppe tedesche a Cefalonia.
Nella circostanza, si è altresì tenuto a sottolineare alle Autorità tedesche che quella di Cefalonia è una pagina gloriosa della storia italiana, rammentando il numero dei militari italiani caduti sotto il fuoco tedesco per tenere fede al loro giuramento di fedeltà alle istituzioni nazionali italiane.
Il Ministro della giustizia della Baviera, nella sua lettera di risposta, pur affermando che tenuto conto delle argomentazioni esposte e della giurisprudenza della Suprema Corte di Cassazione tedesca, «non vi sono elementi sufficienti per ritenere l'indagato colpevole di omicidio», ha tuttavia dato atto che «il massacro compiuto contro i soldati italiani a Cefalonia ha infranto, in maniera terrificante e disonorevole, le regole del diritto internazionale di guerra». Lo stesso Ministro tedesco ha posto altrettanto chiaramente fuori discussione che «non vi era alcuna giustificazione per quelle azioni e che pertanto, con l'archiviazione del procedimento, la Procura di Monaco non ha assolutamente voluto mettere in dubbio quanto affermato, al momento della condanna del generale Hubert Lanz, nell'ambito del processo di Norimberga sulle fucilazioni di Cefalonia».
Stante quanto precede, si può ritenere che il passo effettuato presso le competenti Autorità tedesche sia riuscito ad ottenere, sia dal Ministro Merk che dal procuratore generale, una precisazione inequivocabile sul riconoscimento ai nostri militari della loro fedeltà alla Patria e alle istituzioni nazionali.
Secondo quanto appreso dal legale tedesco della signora Marcella De Negri - figlia del capitano Francesco, uno dei fucilati di Cefalonia - con il quale le nostre Rappresentanze a Berlino e a Monaco di Baviera mantengono uno stretto contatto, lo stesso Procuratore Sterna, che è ora chiamato ad esaminare il ricorso presentato dalla stessa signora De Negri, sarebbe apparso turbato e scosso dalla fermezza e dagli argomenti delle nostre reazioni.
Tramite le suddette Rappresentanze il ministero degli Esteri segue da vicino gli sviluppi della questione, con la determinazione di tutelare la memoria e l'onore dei nostri caduti a Cefalonia.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
GIANNI FARINA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
la strada statale 21 del Colle della Maddalena-Larche è una direttrice di rilevante importanza che dalla città di Cuneo, attraverso la Valle Stura sul versante italiano e la valle dell'Ubaye sul versante francese, collega la Provincia di Cuneo alla Haute Provence;
tale itinerario in poco più di 220 Km consente di raggiungere da Cuneo Aix-en-Provence e di qui il sud-ovest della Francia e poi la penisola Iberica, a fronte degli oltre 450 Km dell'itinerario alternativo, attraverso, la A6 (TO/SV), la Autostrada dei Fiori e quella dell'Esterel, e soprattutto i veicoli pesanti non possono attraversare la attuale strada statale 20 sul versante italiano e la RN204 del Colle di Tenda sul versante francese;
tale itinerario è oggi percorso da oltre 1.000 veicoli pesanti, dei quali circa 600 percorrono la strada statale 21 nella sola Valle Stura essendo il traffico originato dalle attività industriali della Valle medesima, mentre gli altri 400 superano il valico della Maddalena-Larche nei due sensi;
quindi tale itinerario è di primaria importanza per le relazioni Italia-Francia sia per le attività industriali e commerciali che per quelle collegate al turismo;
stante l'importanza dell'itinerario la provincia di Cuneo, tramite la consociata Sitraci SPA, sin dalla fine degli anni novanta aveva promosso la progettazione preliminare delle circonvallazioni degli abitati di Demonte ed Aisone; tale progettazione era stata trasmessa all'ANAS, Compartimento di Torino, il quale aveva promosso sin dal 2003 le procedure di
impatto ambientale la consultazione delle popolazioni interessate in particolare dei proprietari dei terreni, ottenendone, in collaborazione con la Provincia, il Comune di Demonte e la Comunità Montana della Valle Stura, l'assenso;
tale progetto concerneva nel primo lotto, in via prioritaria, la circonvallazione di Demonte il cui centro storico di alta rilevanza ambientale e monumentale è attraversato ogni giorno dai veicoli pesanti con gravi danni per le case - tanto che l'ANAS è già intervenuta per realizzare migliorie della strada in modo tale da limitare i rischi di crollo ed i conseguenti danni - ed era stato finanziato nel piano triennale ANAS con circa 54 milioni di euro;
a partire dalla seconda metà del 2004 il Compartimento ANAS di Torino, i Comuni di Demonte ed Aisone e la Comunità Montana con il consenso della Provincia, hanno optato per un nuovo progetto che trasferisce a monte le circonvallazioni dei due centri abitati, attraverso un itinerario che comprende: una galleria tra la strada statale 21 a est di Demonte e lo sbocco a ovest, l'adeguamento della strada statale 21 sino all'entrata dell'abitato di Aisone che viene superato anch'esso in galleria, lo sbocco più a ovest sulla strada statale 21 e l'attraversamento con rilevato e ponte dalla sinistra alla destra Stura per proseguire verso Vinadio;
tale nuovo progetto si suddivide praticamente in due lotti principali realizzabili separatamente-:
quali siano i costi accertati dell'opera complessiva;
se almeno per il primo lotto - il più urgente che concerne la circonvallazione di Demonte - siano previsti nel piano ANAS i relativi finanziamenti;
quali siano i tempi per la presentazione del progetto definitivo, corredato dai sondaggi in corso di realizzazione con finanziamento della Regione Piemonte;
quali siano i tempi di realizzazione stante l'importanza di questa arteria di comunicazione internazionale, l'insostenibile situazione dell'attraversamento di Demonte ed Aisone, le necessità delle aziende cuneesi e del sud Piemonte che contribuiscono per larga parte all'esportazione di prodotti italiani verso il sud, il sud-ovest della Francia e la penisola Iberica;
se infine non ritiene opportuno investire del problema anche la C.I.G. (Commissione intergovernativa) italo-francese delle Alpi del sud, sapendo, sin da ora, che il futuro valico del Tenda, non potrà essere adibito né sostenere, stante lo stato della RN 204, il traffico di veicoli pesanti.
(4-01510)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'ANAS Spa fa conoscere che le problematiche relative ai disagi causati dal traffico pesante sulla strada statale 21 che attraversa gli abitati di alcuni comuni del cuneese, con particolare riguardo al centro storico di Demonte, è all'origine dello studio di una variante a detto comune. Il progetto preliminare è stato redatto dalla provincia di Cuneo - SI.TRA.CI. S.p.A. ed è stata avviata l'istruttoria di legge per l'acquisizione delle autorizzazioni e pareri previsti.
Il Compartimento ANAS competente per territorio, cui il progetto era stato trasmesso, ha proceduto ad avviare presso la regione Piemonte la fase di verifica della procedura di VIA, ai sensi dell'articolo 10 della legge regionale n. 40 del 1998 ed ha proceduto, contestualmente, al deposito della copia degli elaborati di progetto.
Nel corso della Conferenza dei Servizi indetta in data 13 ottobre 2003, dalla regione Piemonte è stato sollevato un problema di improcedibilità in quanto l'intervento progettuale ricadeva in un sito di interesse comunitario (S.I.C.), per cui era necessario attivare la contestuale valutazione di incidenza ai sensi dell'articolo 5 del decreto del Presidente della Repubblica n. 357 del 1997 e successive modifiche ed integrazioni che richiedeva la redazione di apposita relazione e dei relativi elaborati.
Pertanto, con note in data 16 ottobre 2003, 21 ottobre 2003 e successivamente 10 dicembre 2003, l'ANAS sollecitava la provincia di Cuneo, in qualità di ente redattore del progetto preliminare, a produrre i suddetti elaborati integrativi al fine di riattivare in breve tempo la procedura prevista dalla legge regionale n. 40 del 1998.
Nel febbraio 2004, il progettista incaricato dalla provincia trasmetteva gli elaborati integrativi richiesti ed, in pari data, l'ufficio periferico dell'ANAS ripresentava l'istanza di avvio della fase di verifica della procedura di VIA, ai sensi dell'articolo 10 della citata legge regionale comprensiva di valutazione di incidenza.
In sede di Conferenza dei Servizi convocata dalla regione Piemonte il 21 aprile 2004, emergeva che il progetto presentava significative criticità dal punto di vista ambientale soprattutto per l'impatto che generava sul sito di interesse comunitario «Stura di Demonte». Si giungeva così alla determinazione di sottoporre l'intervento alla fase di valutazione di impatto ambientale ai sensi dell'articolo 12 della legge regionale n. 40 del 1998 con l'indicazione di sviluppare un tracciato alternativo meno impattante.
A seguito delle successive consultazioni con gli enti locali interessati, l'ANAS ha ritenuto di sviluppare il nuovo tracciato della variante in destra Stura, sfruttando, laddove possibile, la strada provinciale 337 ed i raccordi esistenti tra tale strada e l'attuale statale 21 in modo tale da risolvere anche le criticità esistenti relative agli attraversamenti degli abitati di Aisone e Vinadio.
Quindi, al fine di pervenire celermente alla soluzione progettuale più adeguata, l'ANAS si è sostituita alla provincia di Cuneo dando la propria disponibilità a sviluppare un nuovo progetto preliminare complessivo eventualmente articolato per lotti funzionali.
Per dar corso a quanto concordato, si è proceduto tra ANAS, regione Piemonte, provincia di Cuneo e comuni di Demonte, Aisone e Vinadio alla sottoscrizione di un protocollo d'intesa nel dicembre 2004 con cui sì concordava che il tracciato dovesse svilupparsi dalla località Festiona (in comune di Demonte) alla località Pratolungo Roviera (in comune di Vinadio) adeguando ed ammodernando la sede stradale della strada provinciale 337.
Le varie soluzioni progettuali elaborate dal Compartimento ANAS hanno peraltro evidenziato notevoli difficoltà nella parte che prevede l'adeguamento della provinciale.
A seguito dei conseguenti necessari approfondimenti, lo stesso Compartimento ha proposto nel marzo 2005 ulteriori soluzioni di tracciato non corrispondenti a quanto stabilito nel protocollo d'intesa ma ampiamente condivise in linea generale dagli enti locali in quanto ritenute meno impattanti e che prevedono la realizzazione di:
due gallerie in sinistra dello Stura al fine di evitare gli abitati di Demonte ed Aisone;
l'adeguamento in sede della statale n. 21 nel tratto tra Demonte ed Aisone;
della variante di Vinadio in destra orografica dello Stura mediante una galleria.
Tutto ciò ha reso necessario stipulare un nuovo protocollo d'intesa sottoscritto dalle parti in data 26 ottobre 2005.
Nel frattempo, viste le precarie condizioni dell'attraversamento del centro abitato di Demonte, l'ANAS aveva proceduto all'esecuzione dei lavori di rifacimento della sovrastruttura stradale nel Centro storico di Demonte, realizzando una speciale pavimentazione capace di ridurre notevolmente le vibrazioni sui fabbricati di valore architettonico presenti lungo l'asse della strada statale 21. Detti lavori, ultimati nell'ottobre 2004, hanno prodotto risultati soddisfacenti in quanto risolutivi delle problematiche esistenti.
L'Anas informa, infine che il Compartimento ANAS di Torino ha in fase di definizione il progetto preliminare inerente le varianti agli abitati di Demonte, Aisone e Vinadio che sarà inviato in conferenza dei servizi, per la fase di verifica di compatibilità
ambientale ex articolo 10 legge n. 40 del 1998, entro il mese di febbraio 2007. Conclusosi l'iter procedurale regionale, l'ANAS potrà procedere alla redazione del progetto definitivo.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
FITTO e LAZZARI. - Al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
il 12 settembre 2005, il Comune di Maglie (Lecce) ha presentato - ai sensi della circolare 8 aprile 2004 recante: «Progetti di servizio civile nazionale e procedure di selezione dei volontari» così come modificata dalla successiva circolare del 10 maggio 2005, recante: «Progetti di servizio civile nazionale 2006. Aggiornamento delle norme per la presentazione e la valutazione» - all'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile dieci progetti di servizio civile volontario;
in data 10 maggio 2006, l'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile ha comunicato al Comune di Maglie (Lecce) l'avvenuta approvazione dei dieci progetti e contestualmente ha trasmesso la determina di approvazione degli stessi;
successivamente il comune di Maglie ha appreso, attraverso il sito web dell'Ufficio nazionale per il Servizio Civile, che - sebbene approvati - i progetti non risultavano inseriti fra quelli attivabili nel primo semestre del 2006 a causa delle insufficienti risorse economiche a disposizione dell'Ufficio stesso;
di recente si è appreso dai giornali che la capienza del capitolo di spesa relativo ai progetti di servizio civile nazionale è stata ampliata anche per consentire - a seguito della pubblicazione di un secondo Bando 2006 - ai progetti approvati e sospesi di essere avviati;
tuttavia, dopo la pubblicazione di questo Bando i progetti presentati dal Comune di Maglie sono risultati ancora una volta esclusi senza che venisse data motivazione di ciò, mentre il 12 settembre 2006, sul sito web dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile è stato pubblicato il bando per la presentazione del progetti da avviare per il 2007 il che - secondo gli interroganti - in palese contrasto con la presunta carenza dei fondi disponibili -:
quali tempestive iniziative intenda prendere affinché la carenza di informazioni da parte dell'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile verificatasi in questo caso non venga a ripetersi, onde scongiurare il pericolo che la comunicazione ed i rapporti tra l'Autorità centrale e le comunità locali vengano sempre di più affidati agli organi di stampa il che è assolutamente inaccettabile;
in quale modo intenda rendere immediatamente disponibili le risorse che consentirebbero di porre rimedio al danno arrecato - secondo gli interroganti - al comune di Maglie il quale faceva affidamento sull'attivazione di questi progetti per venire incontro alle esigenze della parte più debole della propria popolazione;
se non ritenga doveroso riservare una precedenza assoluta nell'assegnazione dei nuovi contributi ai progetti già approvati quali quelli presentati dal Comune di Maglie.
(4-01135)
Risposta. - In ordine ai quesiti posti nell'interrogazione in esame, inerente alle iniziative da adottare affinché non si verifichi, nell'ambito della procedura di valutazione dei progetti, una carenza di informazioni da parte dell'Ufficio nazionale per il servizio civile, così come lamentato dal comune di Maglie, e si rendano immediatamente disponibili le risorse per consentire l'attivazione dei progetti approvati, si fa presente quanto riferito al riguardo dall'Ufficio nazionale per il servizio civile.
Occorre premettere che la procedura di valutazione dei progetti è disciplinata nel decreto ministeriale in data 3 agosto 2006, recante «Approvazione del prontuario concernente le caratteristiche e le modalità per la redazione e la presentazione dei progetti di servizio civile nazionale da realizzarsi in
Italia e all'estero, nonché i criteri per la selezione e l'approvazione degli stessi», che ha sostituito la circolare 8 aprile 2004 (come modificata dalla circolare 10 maggio 2005) recante «Progetti di servizio civile e procedure di selezione dei volontari».
In particolare, il citato decreto ha individuato due distinte fasi del procedimento di valutazione dei progetti. La prima fase è finalizzata ad effettuare una selezione preliminare dei progetti e si basa su un accertamento formale della documentazione trasmessa dall'ente, compresa la scheda progetto che deve essere redatta secondo le modalità indicate nella circolare stessa e contenere tutte le singole informazioni necessarie a dimostrare la sussistenza degli elementi fondamentali del progetto.
Compiuta la prima fase si passa ad accertare la qualità dei progetti e, sulla base dei criteri stabiliti nella griglia di cui all'allegato 4 del decreto in argomento, si passa all'attribuzione del punteggio e alla formazione di una graduatoria, che viene approvata dal direttore dell'ufficio. Tale graduatoria è necessaria per l'individuazione dei progetti che potranno essere finanziati e, quindi, avviati. Infatti, nei bandi per la selezione dei volontari saranno inseriti solo i progetti con il punteggio più elevato fino alla concorrenza delle risorse finanziarie disponibili per l'anno considerato.
Nel corso della procedura di valutazione l'Ufficio comunica agli enti l'esito della valutazione e, in caso di approvazione dei progetti, comunica altresì i rispettivi punteggi. È evidente che in tale fase l'ufficio non può precisare se i progetti saranno finanziati o meno, atteso che solo alla fine della valutazione di tutti i progetti presentati sarà redatta la graduatoria definitiva e sarà possibile stabilire, in relazione alle risorse disponibili, i progetti da finanziare e da inserire nel bando per la selezione di volontari.
Dalla descrizione del procedimento di valutazione dei progetti, si evince con chiarezza che si tratta di una procedura concorsuale e, pertanto, gli enti hanno conoscenza della posizione ottenuta in graduatoria dai progetti approvati e dell'eventuale finanziamento degli stessi al termine del procedimento, che si conclude con l'approvazione della graduatoria da parte del Direttore generale dell'Ufficio, redatta sulla base dei punteggi attribuiti ai singoli progetti, e con la pubblicazione della stessa sul sito Internet dell'Ufficio www.serviziocivile.it. Nell'ambito della graduatoria pubblicata sono distinti i progetti approvati che saranno finanziati e quelli che, pur essendo stati approvati, non saranno avviati in ragione dell'esaurimento delle risorse disponibili.
Ciò premesso, con riferimento ai 10 progetti di servizio civile presentati, in data 15 settembre 2005, dal comune di Maglie (Lecce), si evidenzia che l'Ufficio, dopo aver esaminato e valutato i progetti in questione, ha comunicato all'ente, nel corso della procedura concorsuale, con provvedimento del 3 maggio 2006, l'approvazione degli stessi con i seguenti punteggi: Scopriamo la città - punteggio 25/100; Differenziamoci - punteggio: 23/100; Aiutiamo i nonni - punteggio: 24/100; Valorizzazione dei centri storici minori - punteggio: 23/100; Parchi cittadini - punteggio: 26/100; La nostra biblioteca - punteggio: 28/100; Informagiovani - punteggio: 20/100; Solidarietà sociale - punteggio: 22/100; Aiutiamoli a crescere - punteggio: 26/100; A scuola sicuri - punteggio: 20/100.
Successivamente l'ufficio, terminata la valutazione di tutti i progetti, ha provveduto a redigere la graduatoria definitiva, che è stata approvata dal direttore generale con provvedimento del 18 maggio 2006 e pubblicata sul sito Internet dell'ufficio.
La comunicazione all'ente della posizione ottenuta in graduatoria dai suindicati progetti e del finanziamento o meno degli stessi avviene, come in tutte le procedure concorsuali, attraverso la pubblicazione della graduatoria. Peraltro, anche il bando per la selezione di 45.147 volontari da impiegare in progetti di servizio civile, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - Serie speciale concorsi ed esami - n. 39 del 23 maggio 2006, fa esplicito riferimento alla pubblicazione della graduatoria dei progetti sul sito Internet dell'ufficio, sempre al fine di consentire agli enti di prenderne visione.
Analoga procedura, sotto il profilo dell'informazione, è stata seguita anche in occasione dell'emanazione del successivo bando per la selezione di 7.920 volontari, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale - Serie speciale concorsi ed esami - n. 70 del 15 settembre 2006. Infatti l'ufficio, al fine di selezionare i progetti da inserire nel nuovo bando, ha provveduto a redigere un'altra graduatoria, approvata dal direttore generale con provvedimento dell'11 settembre 2006, che è stata pubblicata sul sito Internet.
Alla luce delle argomentazioni sopra esposte, appare evidente che l'Amministrazione ha posto in essere tutte le azioni necessarie a garantire trasparenza e pubblicità al procedimento.
In particolare, si precisa che l'Ufficio ha provveduto, come già rilevato, a dare comunicazione dell'approvazione dei progetti, presentati al comune di Maglie, con provvedimento del 3 maggio 2006; a pubblicare sul sito Internet le due graduatorie definitive dei progetti approvati, con la ripartizione dei progetti finanziati e inseriti nei bandi per la selezione dei volontari e di quelli approvati ma non finanziati; a fare esplicito richiamo nei due bandi per la selezione dei volontari, pubblicati rispettivamente nella Gazzetta Ufficiale del 23 maggio 2006 e del 15 settembre 2006, alla pubblicazione delle graduatorie dei progetti sul sito Internet.
Per quanto riguarda il mancato inserimento, nel bando pubblicato il 23 maggio 2006, dei progetti del comune di Maglie, occorre fare presente che la dotazione del Fondo nazionale per il servizio civile, determinata per l'anno 2006 in 300 milioni di euro circa (207 milioni di euro stanziati nella legge finanziaria e 93 milioni di euro costituiti dalle economie relative agli esercizi finanziari precedenti), non è stata sufficiente a finanziare tutti i progetti approvati. È stato, infatti, possibile finanziare soltanto 3.164 progetti, cui è stato attribuito un punteggio pari o superiore a 48, per l'impiego di 45.153 volontari, ma non sono stati finanziati gli altri 3.134 progetti approvati per l'impiego di 30.867 volontari.
I progetti presentati dal comune di Maglie, avendo ottenuto un punteggio inferiore a 48, non sono stati inseriti nel citato bando per insufficienza delle risorse stanziate, pur essendo stati compresi nella graduatoria dei progetti approvata dall'ufficio in data 18 maggio 2006.
Successivamente alla pubblicazione del bando nella Gazzetta Ufficiale del 23 maggio 2006, il decreto-legge 4 luglio 2006, n. 223, recante «Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale» - meglio noto come «decreto Bersani» -, ha previsto un'integrazione del Fondo nazionale per il servizio civile, per l'anno 2006, pari a 30 milioni di euro.
Pertanto, l'ufficio, al fine di utilizzare tali risorse, che hanno reso possibile il finanziamento di altri progetti per l'impiego di circa 8.000 volontari, ha predisposto un ulteriore bando per la selezione di 7.920 volontari da impiegare nei progetti di servizio civile, elencati nell'allegato 1 al bando stesso, che è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, n. 70 del 15 settembre 2006.
Al riguardo si ribadisce che l'ufficio per selezionare i progetti da inserire nel bando, ha provveduto a redigere un'altra graduatoria, approvata con determinazione del direttore generale dell'ufficio in data 11 settembre 2006, nella quale sono stati inseriti i progetti riesaminati dall'ufficio, a seguito di istanze di rivalutazione o di ricorsi da parte degli enti, con conseguente attribuzione di un punteggio, nonché i progetti di cui alla precedente graduatoria del 18 maggio 2006.
Le nuove risorse stanziate non hanno tuttavia consentito di avviare tutti i progetti inseriti nella nuova graduatoria, bensì solo quelli cui è stato attribuito un punteggio minimo pari a 47. Pertanto, i progetti presentati dal comune di Maglie non sono stati inseriti nel nuovo bando, pubblicato il 15 settembre 2006, tenuto conto che il punteggio attribuito agli stessi risultava inferiore a 47.
È evidente che la necessità di ricorrere ad un ulteriore stanziamento a favore del
servizio civile (pari a 30 milioni di euro) dimostra, al contrario di quanto sostenuto dagli interroganti, che i fondi stanziati per il 2006 nella legge finanziaria non erano stati sufficienti a finanziare tutti i 6.298 progetti approvati alla data del 23 maggio 2006 e inseriti nella graduatoria. Occorre, inoltre, considerare che il nuovo stanziamento pari 30 milioni di euro non ha consentito l'avvio dei 3.134 progetti precedentemente approvati ma non finanziati, tenuto conto che, prima dell'incremento previsto dal «decreto Bersani», le risorse disponibili nel Fondo nazionale per il servizio civile (pari a 300 milioni di euro) avevano consentito il finanziamento di non più di 3.164 progetti.
Per quanto concerne l'ulteriore quesito posto dagli interroganti sulle iniziative che il Governo intende adottare per rendere immediatamente disponibili le risorse che consentano di porre rimedio al danno arrecato al comune di Maglie dall'affidamento dell'attivazione dei progetti approvati, si fa presente che per l'anno in corso, considerato lo stato della finanza pubblica, non sarà possibile ottenere ulteriori finanziamenti per il servizio civile nazionale e, per l'anno 2007, le risorse che saranno stanziate non potranno finanziare progetti presentati nell'anno 2005 in quanto destinate unicamente a quei progetti che, secondo quanto stabilito nel decreto del 3 agosto 2006, sono stati presentati dal 2 al 31 ottobre 2006 e che si realizzeranno nel 2007.
Pertanto i progetti del comune di Maglie non potranno essere inseriti automaticamente nei bandi, che saranno pubblicati nel 2007, in quanto relativi alla procedura concorsuale effettuata e conclusa nel 2006.
Si precisa, quindi, che sarà necessario che il comune stesso partecipi ad una nuova procedura.
Circa il presunto danno arrecato al comune di Maglie, inoltre, occorre sottolineare che le disposizioni relative alla procedura di valutazione dei progetti, di cui al decreto ministeriale del 3 agosto 2006, indicano con precisione e chiarezza, al paragrafo 4.4, che al termine delle operazioni di valutazione dei singoli progetti viene attribuito agli stessi un punteggio al fine di formare una graduatoria e che solo i progetti con il punteggio più elevato sono inseriti nei bandi per la selezione dei volontari fino alla concorrenza delle risorse finanziarie disponibili per l'anno considerato. Tali disposizioni erano contenute anche al paragrafo 5.5 della circolare 8 aprile 2004 (come modificata dalla circolare 10 maggio 2005) recante «Progetti di servizio civile e procedure di selezione dei volontari», vigente al tempo in cui il comune di Maglie ha presentato i progetti.
Pertanto, l'affidamento del comune di Maglie sull'attivazione dei progetti approvati non appare giustificato, in quanto la partecipazione al procedimento di valutazione dei progetti presuppone, da parte degli enti interessati, una conoscenza delle disposizioni relative alle modalità per la presentazione dei progetti e ai criteri per la selezione e approvazione degli stessi.
Il Ministro della solidarietà sociale: Paolo Ferrero.
CINZIA MARIA FONTANA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
in data 9 novembre 1994 crolla il ponte sul fiume Adda in località Montodine (Cremona), un ponte posto su un'arteria importante quale la Bergamo-Piacenza, interrompendo di fatto i collegamenti tra la sponda cremasca e quella lodigiana della Statale 591;
nell'agosto 1995 viene aperto il ponte provvisorio «bailey» costruito dal Genio Pontieri di Cremona;
nell'agosto 1998 il Ministero Lavori Pubblici esprime parere positivo al progetto per il nuovo ponte presentato dall'ANAS;
il 16 luglio 1999 si conclude la gara d'appalto con l'assegnazione dei lavori alla Coop Costruttori di Argenta (Ferrara);
il 20 luglio 2000 partono i lavori di costruzione del nuovo ponte, che si interrompono dopo più di due anni a causa del
fallimento della società che si era aggiudicata l'appalto;
in data 6 dicembre 2005 l'ANAS-Compartimento della viabilità per la Lombardia invia alla Direzione Generale ANAS il progetto di completamento del ponte, che risulterebbe confermato nella proposta del Contratto di Programma Triennale 2006-2008;
nel Programma Triennale delle Opere Pubbliche 2006-2008 e nel Bilancio Triennale 2006-2008 la stessa Provincia di Cremona ha previsto investimenti per le opere di completamento e ammodernamento della rete stradale correlate all'apertura del nuovo ponte;
dopo ben 12 anni di disagi subiti dalle comunità locali sia del territorio cremonese che lodigiano e di ricadute negative sull'economia locale, i lavori per il nuovo manufatto - realizzato all'80 per cento - sono fermi da circa quattro anni e ad oggi non è dato conoscere lo stato dei fatti relativi alla procedura autorizzativa e alla copertura finanziaria -:
se il Governo sia al corrente della situazione relativa all'opera pubblica sopra descritta e quali iniziative intenda adottare il Ministero al fine di sollecitare la rapida conclusione dell'opera.
(4-00713)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, l'ANAS Spa fa conoscere che la progettazione dei lavori di completamento del nuovo ponte sul Fiume Adda, con i successivi aggiornamenti, è stato redatto a cura del Compartimento per la viabilità di Milano in data 14 aprile 2006.
L'importo complessivo ammonta a 20.568.555,79 euro di cui 14.425.398,30 euro per lavori a base d'asta con un tempo utile di esecuzione di 390 giorni a partire dalla data di consegna all'impresa aggiudicataria.
Nelle more dell'approvazione del progetto il suddetto Compartimento ha segnalato la necessità di procedere alla messa in sicurezza delle opere eseguite e non completate da parte dell'impresa CoopCostruttori a seguito di fallimento.
La società stradale informa che, con nota in data 13 luglio 2006, è stato autorizzato l'affidamento dei lavori di messa in sicurezza con le modalità di cui all'articolo 12-quinquies del decreto-legge 14 marzo 2006, n. 35 che consente una significativa contrazione dei tempi richiesti da un nuovo bando di gara ad evidenza pubblica.
Da ultimo, si segnala che il bando di gara relativo al lotto di completamento dell'opera in questione è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 13 novembre 2006, n. 265 in tempi particolarmente accelerati proprio a seguito di un forte impegno assunto sia da ANAS s.p.a. sia dal Ministero delle infrastrutture sbloccando così una situazione che risultava ferma da oltre un decennio.
Il progetto esecutivo dell'opera, che avrà una lunghezza complessiva di 1,5 chilometri, riguarda il completamento del ponte metallico strallato lungo circa 400 metri, l'adeguamento della rampa di accesso al ponte sul lato destro e la costruzione della sovrastruttura stradale di entrambe le rampe di accesso al ponte.
La piattaforma stradale del viadotto è costituita da due carreggiate separate con dimensioni trasversali di 6,50 metri ed è formata, per ogni senso di marcia, da una corsia larga 3,75, da una banchina larga 1,75 metri, da un marciapiede largo 1,45 metri e da due piste ciclabili monodirezionali larghe 1,50 metri.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
GREGORIO FONTANA e JANNONE. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
l'Istituto sperimentale per la Cerealicoltura di Bergamo è una sede che si caratterizza per ricerche innovative che non vengono svolte da altre sezioni all'interno del Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura (CRA) e la cui competenza non è trasferibile. Le ricerche
della sezione di Bergamo coinvolgono direttamente anche il rapporto con attività imprenditoriali non riguardanti al settore agricolo (chimico, tessile, farmaceutico, ambientale) e che sono d'importanza strategica per la ripresa economica italiana agendo sull'innovazione tecnologica trasversale. Tale diversa operatività rappresenta un elevato valore aggiunto per l'intero CRA e la provincia di Bergamo che dispongono al loro interno di una realtà di ricerca trasversale al settore agricolo-industriale strategicamente importante per l'accrescimento della competizione nazionale nei diversi settori d'interesse sopra citati;
attualmente il centro svolge attività di ricerca prevalentemente indirizzata:
al miglioramento genetico del mais;
al miglioramento della qualità della granella e della pianta intera per alimentazione umana e zootecnica e per impieghi energetici;
a costituzioni di varietà competitive con quelle estere; migliore valutazione delle produzioni, innovazione scientifica e tecnologica;
all'utilizzazione dei marcatori molecolari del DNA nel miglioramento genetico del mais;
all'analisi dei meccanismi genetici e molecolari per la sintesi delle proteine di riserva del seme di mais;
all'ottimizzazione di colture cellulari in vitro e tecniche di trasformazione genetica ad esse applicabili, per piante di interesse agrario di difficile manipolazione;
la sede di Bergamo dell'Istituto sperimentale per la Cerealicoltura:
possiede competenze scientifiche e strutture (2000 mq di laboratori, 1000 mc di serre, 25 ha di campi sperimentali, capannoni, officine e depositi), idonei ad accogliere, con un modesto intervento di ristrutturazione, la crescita di dinamici gruppi di ricerca;
ha la possibilità di ulteriore espansione (3X); è infatti dotata di edifici idonei a permettere successivi ampliamenti; permettendo l'inserimento di altri gruppi di ricerca;
è oggetto di attenzione politica e di sostegno economico da parte della regione Lombardia, degli enti locali bergamaschi e delle più importanti realtà economiche della città (banche);
è geograficamente sita in uno degli ambienti più accessibili ai partners di ricerca europei, data la vicinanza agli aeroporti di Linate, Orio al Serio, Malpensa e all'autostrada Milano-Venezia;
è collocata in un'area strategica della produzione agricola nazionale, la Pianura Padana, dove l'agricoltura soddisfa più di altre aree agricole la domanda di derrate alimentari; in questa area l'agricoltura è intensiva, altamente produttiva: si producono 10 milioni di tonnellate di mais: colonna portante della zootecnia nazionale per produzioni ad alto valore aggiunto (latte, carni e derivati);
è vicina ad ambienti imprenditoriali potenzialmente più ricettivi all'avvio di attività economiche legate all'innovazione;
è collocata all'interno di un'area ad altissima dinamica di sviluppo economico-industriale e dove esiste una alta concentrazione di industrie chimiche, di trasformazione agro-alimentare che sono le prime beneficiarie delle innovazioni prodotte dalle ricerche;
è all'interno della massima concentrazione nazionale di R&S: nel raggio di 50 Km è presente 1/3 della ricerca italiana pubblica e privata, una fitta rete di centri di ricerca universitari e del CNR. Molti di tali Enti sono attivi nel campo della genetica, della biochimica e delle biotecnologie vegetali; con essi, pertanto, è possibile sviluppare sinergie importanti a livello nazionale e locale;
è inserita nell'area del Parco scientifico tecnologico (Progetto Kilometro
Rosso) e del Polo per l'innovazione tecnologica (Servitec di Dalmine) promossi dalla provincia, dalla Camera di commercio, comune di Bergamo, e dalle organizzazioni imprenditoriali bergamasche nel quadro di un accordo di programma con la regione Lombardia. Tale Parchi hanno tra le loro finalità di fungere da incubatore per la creazione di industrie innovative, enti e società di servizio scientifico e tecnico, centri di ricerca applicata; inoltre ospita la Facoltà di ingegneria dell'Università di Bergamo e distaccamenti dell'Università di Milano (Dipartimenti di fisica, biologia, scienze della terra);
gli enti locali, in particolare la Camera di commercio industria artigianato agricoltura di Bergamo, la provincia di Bergamo e l'Università di Bergamo sono attivamente interessati al rilancio delle attività del centro bergamasco. L'interessamento degli enti sopraccitati ha portato ad un intervento finanziario di 500 mila euro per sostenere l'attività del centro mediante l'acquisto di nuove e moderne attrezzature tecnico-scientifiche, l'allestimento di una moderna serra e lo sviluppo di un centro per la conservazione e valorizzazione delle risorse genetiche del mais, intervento che ha visto anche un significativo contributo finanziario dell'Assessorato all'agricoltura della regione Lombardia;
a giudizio degli interroganti, occorrerebbe potenziare il centro di Bergamo, al fine di conseguire i seguenti obiettivi:
dotare il territorio di una struttura di ricerca trasversale ai comparti produttivi sopra citati che si differenzia nettamente con l'attività di parchi tecnologici ed affini non sovrapponendosi alla loro attività;
sostenere l'innovazione del comparto maidicolo accrescendone la competitività sui mercati internazionali con produzioni d'alta qualità, d'elevato valore aggiunto e d'utilità a settori produttivi finora secondari, ma strategici per la ripresa economica nazionale. Si sottolinea che:
il mais è il cereale di maggiore interesse per l'agricoltura italiana (1,4 milioni di ha; plv cari a 1,9 miliardi di euro) per l'elevata potenzialità produttiva della coltura e per l'alto valore nutritivo del foraggio. È convinzione generale che la specie troverà ulteriore sviluppo nei progetti di «chimica verde» e come risorsa energetica rinnovabile;
il mercato del seme del mais (150 milioni di euro in Italia, 1,7 miliardi di euro a livello europeo) veicola oggi l'innovazione e tale attività fa da traino ad altre iniziative quali ad esempio soia, frumenti, orticole. Nella scelta degli indirizzi agricoli dettati dalla nuova politica agraria della UE;
è certa, oggi più che mai, la necessità di ulteriori perfezionamenti tecnici per migliorare e valorizzare le produzioni maidicole e soprattutto per ridurre i costi di produzione in funzione delle prospettive della nuova Politica agraria comunitaria e della globalizzazione dei mercati e per un continuo aggiornamento delle particolarità da perseguire in rapporto all'evoluzione dell'ambiente, alle esigenze di mercato e di trasformazione agricola (latte e derivati, carni e derivati, semole) e industriale (industrie chimiche, farmaceutiche, tessili e combustibili rinnovabili);
fornire soluzioni tecniche volte prevalentemente al controllo a fini qualitativi e produttivi del genoma vegetale, impiegando a questo scopo sia la selezione assistita da marcatori molecolari sia interventi mirati di modificazione genetica dei caratteri, senza peraltro ricorrere a soluzioni transgeniche;
predisporre piattaforme specializzate per la selezione assistita di varietà innovative e la loro tipicizzazione molecolare e per la valorizzazione del germoplasma maidicolo;
promuovere la creazione di piante-molecole-metodi che facilitino l'uso della biologia in maiscoltura con l'obiettivo di rendere quest'attività più sostenibile;
sviluppare attività di R&S di biocarburanti (bioetanolo e biogas) e relative tecnologie, quest'ultime in collaborazione con altri Istituzioni, per sostenere le direttive
comunitarie 2003/30/Ce sulla promozione dell'uso di biocarburanti e di altri carburanti rinnovabili nei trasporti e gli obiettivi espressi dalla UE di diversificare le produzioni aziendali ai fini energico industriali e creare opportunità alternative di reddito per le imprese agricole -:
se il Ministro, con i poteri che gli sono propri, non intenda sostenere il potenziamento ed il rilancio della sede di Bergamo per promuovere l'innovazione in un settore strategico per l'agricoltura italiana.
(4-01310)
Risposta. - L'interrogazione in esame pone l'accento sull'attività dell'Istituto sperimentale per la cerealicoltura sezione di Bergamo e su possibili iniziative di rilancio dell'attività dello stesso.
La sezione operativa periferica di Bergamo, secondo il decreto del Presidente della Repubblica n. 1318 del 1967, costituiva una articolazione territoriale dell'Istituto sperimentale per la cerealicoltura, con compiti di miglioramento genetico e tecnica colturale del mais e del sorgo.
Il decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 454, concernente la riorganizzazione del settore della ricerca in agricoltura all'articolo 1, comma 3 stabilisce che il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura (CRA) è dotato di autonomia scientifica, statutaria, organizzativa, amministrativa e finanziaria.
Secondo lo Statuto ed il Regolamento del Consiglio, le decisioni inerenti la costituzione, la soppressione e la modificazione delle strutture di ricerca e dei dipartimenti, rientrano nelle prerogative decisionali del Consiglio di amministrazione dell'Ente.
L'articolo 15, comma 1, del Regolamento di organizzazione e funzionamento nel regolamentare l'individuazione e la costituzione delle strutture di ricerca e dei dipartimenti, prevede che «L'attività di ricerca scientifica e tecnologica del C.R.A., nei limiti della dotazione organica, si svolge nelle seguenti strutture organizzative: Centri di ricerca e Unità di ricerca».
I successivi articoli 16 e 18 prevedono che i Centri di ricerca ed il Direttore dell'Unità di ricerca possano costituire gruppi di ricerca e servizi, che si caratterizzano come strutture flessibili suscettibili di essere formate o soppresse in funzione dell'evolversi delle esigenze organizzative.
Il Piano di riorganizzazione e razionalizzazione della rete delle articolazioni territoriali del C.R.A., approvato il 22 marzo 2006, prevede la trasformazione della sezione di Bergamo in Unità di ricerca per la maiscoltura, stabilendo che la stessa: studia la genetica e la fisiologia della produzione del mais da foraggio e da granella con metodi convenzionali e con le tecniche della biologia molecolare; cura il miglioramento genetico per resistenza, adattabilità e qualità nutrizionale del prodotto, nonché la selezione varietale, attraverso la realizzazione di linee pure e di ibridi; collabora con il Centro di ricerca per la genomica e la postgenomica animale e vegetale per l'identificazione e la caratterizzazione di geni utili e la redazione di mappe gnomiche; studia l'effetto dei mezzi tecnici (azoto, irrigazione, epoche di semina, umidità di raccolto, densità, lavorazioni, diserbo, sistemi colturali) sulla produzione e sulle caratteristiche qualitative degli ibridi commerciali; cura il mantenimento e la valorizzazione delle risorse maidicole locali e di accessioni d'interesse europeo.
Alla luce di quanto rappresentato, appare del tutto evidente come l'attività programmatica dell'Unità di ricerca per la maiscoltura di Bergamo sia indirizzata a promuovere l'innovazione in un settore strategico dell'agricoltura del nostro Paese, così come auspicato nell'atto cui si risponde.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
FOTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
si registra una crescita esponenziale degli episodi di violenza e dell'attività di spaccio di stupefacenti nell'area compresa tra la stazione di Parma e il Palazzo della Pilotta, con condivisibili rimostranze da
parte dei cittadini che abitano nella zona e che reclamano il ritorno ad una situazione di legalità, da tempo inesistente;
in particolare l'area di Via Verdi e dintorni, così come risulta anche da notizie riferite dalla stampa locale (da ultimo, si veda la Gazzetta di Parma del 4 giugno 2006, pagina 9), subisce da alcuni mesi l'azione della micro criminalità: vetrine dei negozi e automobili danneggiate, furti tentati o riusciti, minacce ai comuni cittadini;
i Voltoni del Guazzo, poi, si sono trasformati in una specie di supermarket degli stupefacenti, con un'attività di spaccio attiva 24 ore su 24;
l'attività di contrasto di dette attività criminali da parte delle Forze dell'Ordine, ancorché meritoria, necessita di essere potenziata, anche attraverso un invio temporaneo di personale a supporto di quello attualmente in servizio -:
se i fatti qui rappresentati siano noti al Ministro interrogato e quali iniziative intenda assumere per porre fine ad una situazione non più ulteriormente tollerabile, che mette a serio rischio la sicurezza e l'incolumità degli abitanti della zona più sopra indicata.
(4-00202)
Risposta. - Nel centro storico di Parma, che si è caratterizzato negli ultimi anni per una consistente presenza di cittadini extracomunitari, anche in ragione di un elevato numero di abitazioni di modeste dimensioni e con canoni di locazione contenuti, si è registrata una crescente domanda di sicurezza e di tranquillità da parte della popolazione locale.
Ciò è dovuto a ripetuti episodi di malcostume e di disordine urbano che, unitamente a qualche isolato evento di microcriminalità, quali risse fra extracomunitari, spaccio di sostanze stupefacenti e danneggiamenti, hanno suscitato particolare indignazione nella cittadinanza, anche per l'inevitabile risalto dato alla tematica dagli organi di stampa.
Un ulteriore elemento di disturbo per i residenti si è determinato per la presenza in zona di alcuni phone center e internet point con annesso spaccio di generi alimentari, aperti sino a tarda notte e nei giorni festivi, nonché di alcuni negozi gestiti da extracomunitari, nei pressi dei quali sono avvenuti, più che fatti criminosi, frequenti episodi di inciviltà e vandalismo, quali schiamazzi notturni, consumo di alimenti e bevande sulla pubblica via, abbandono di rifiuti.
Seppur quella porzione di territorio non risenta di particolari problematiche sotto il profilo strettamente criminale, l'avvenuta turbativa delle regole di convivenza civile è stata percepita con molto disagio dalla popolazione.
Il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica ha ripetutamente esaminato le problematiche specifiche della zona, definendo mirate iniziative volte alla loro eliminazione.
In particolare, le Forze di polizia, oltre al servizio reso dal poliziotto e carabiniere di quartiere, hanno attuato, dal mese di giugno 2006, sinergici servizi di prevenzione e contrasto delle fenomenologie in questione, potenziando il controllo del territorio anche mediante l'impiego del Reparto prevenzione crimine della Polizia di Stato e della Compagnia di intervento operativo dell'Arma dei Carabinieri, con il concorso della Polizia municipale.
L'Amministrazione comunale ha, nel contempo, provveduto ad effettuare nella zona alcune opere di risanamento ambientale, incrementando il sistema di videosorveglianza urbana e potenziando gli impianti di illuminazione pubblica.
Il 14 luglio 2006 il sindaco di Parma ha inoltre imposto ai phone center ed agli internet point di rispettare gli orari degli altri esercizi commerciali con chiusura non oltre le ore 22 ed in tutti i giorni festivi.
Allo stato la situazione, che appare decisamente migliorata, così come constatato con favore anche dall'opinione pubblica e dai mezzi di informazione, è costantemente seguita dalla Prefettura di Parma mediante l'attività di un apposito «tavolo tecnico per il monitoraggio dei fenomeni criminosi e del disordine urbano».
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
FUGATTI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dopo gli attentati dell'11 settembre 2001, l'Italia è impegnata, come del resto tutto il mondo occidentale, in una lunga guerra al terrorismo internazionale di matrice islamica fondamentalista;
il terrorismo internazionale «Jihadista» ha messo sotto scacco l'Europa con gli attentati terroristici di Madrid dell'11 marzo 2004 e l'ultimo gravissimo episodio avvenuto a Londra il 7 luglio 2005;
è necessario ricordare che nella rivendicazione degli attentati di Londra si fa esplicito richiamo all'Italia indicando il nostro Paese come prossimo obiettivo per una operazione di tenore se possibile ancora più eclatante di quelle di Madrid e Londra;
stiamo vivendo giorni di grande preoccupazione per l'acuirsi del conflitto in medio oriente e per le possibili conseguenze geopolitiche internazionali;
nel nostro Paese, le indagini sul terrorismo internazionale, hanno portato a numerosi arresti e hanno dimostrato, senza ombra di dubbio, la presenza in Italia di cellule eversive del terrorismo islamico legate al movimento di Al Qaeda;
da quanto si apprende dalle notizie pubblicate da alcuni organi di stampa a tiratura locale, in data 25 luglio, un medico di origine libanese che esercita la propria professione presso il pronto soccorso dell'ospedale San Maurizio di Bolzano ha inviato un messaggio sulla posta elettronica interna dell'ospedale per inneggiare alla guerra santa;
riportiamo letteralmente uno stralcio tratto dal testo della missiva in questione e pubblicato su un quotidiano locale di Bolzano, in quanto, esaustivo per mettere in luce la gravità delle affermazioni presenti nell'e-mail: «Col nome d'Iddio Altissimo, sono oramai più di 60 anni che l'entità criminale autoproclamatosi (Stato d'Israele) va disseminando di stragi e rovine il vicino Oriente anzi il mondo intero, dato che le sue azioni terroristiche hanno oramai assunto dimensioni planetarie. Ma nel vicino Oriente non certo di terrorismo che possiamo parlare, ma bensì di qualcosa di ben più grave, di genocidio, che viene perpetrato sotto lo sguardo benevolo del regime razzista e guerrafondaio statunitense, e dei suoi servitorelli europei»;
lo «stimato» medico del pronto soccorso accortosi del clamore che aveva suscitato la sua iniziativa ha deciso di rivolgere le sue scuse a tutti i colleghi per aver urtato, involontariamente, la loro sensibilità e giustificandosi ha dichiarato di avere, soltanto, d'impulso girato un messaggio pubblicato sul sito dell'associazione islamica «Imam Mahdi»;
sempre da quanto ci dato sapere dalle notizie stampa il caso già al vaglio della Digos;
mentre oramai è palese che anche in Italia all'interno di talune comunità islamiche si annidi la presenza di gruppi eversivi, (basti pensare alle vicende giudiziarie che hanno investito il centro islamico di viale Jenner a Milano e la moschea di Cremona), questo caso specifico lascia sbigottiti in quanto coinvolge direttamente un medico pienamente integrato nella nostra società e che svolge una professione che lo vede impegnato quotidianamente in modo diretto con i cittadini;
secondo l'interrogante, una politica buonista, superficiale e poco attenta alle vicende internazionali ha permesso il radicamento del fondamentalismo islamico anche nel nostro Paese -:
vista la drammatica escalation di attentati da parte del terrorismo islamico che non può e non deve essere sottovalutata, quali provvedimenti il ministro intenda prendere per non permettere il verificarsi di tali situazioni nel nostro Paese;
se il Ministro non ritenga opportuno prevedere delle misure atte alla immediata espulsione di tutti i possibili fiancheggiatori di Al Qaeda presenti in Italia, procedendo
a controlli severi anche sugli ingressi temporanei nei confronti di chi proviene da Paesi islamici; e inoltre se non ritenga indispensabile che vengano predisposti controlli approfonditi in tutte le moschee e centri islamici presenti sul territorio italiano e se non sia necessario arrivare anche alla chiusura precauzionale di quelli al cui interno si riscontrano presenze eversive.
(4-00710)
Risposta. - Il medico dell'ospedale di Bolzano menzionato nell'atto di sindacato ispettivo è entrato per la prima volta in Italia nel 1984 ed in passato è stato sottoposto più volte a perquisizioni domiciliari e ad attenti servizi di controllo, essendo egli ritenuto in contatto con cittadini mediorientali simpatizzanti di gruppi estremisti di matrice sciita.
Già nel 2001, tuttavia, in sede di informazioni per il rilascio della cittadinanza italiana, ottenuta nel 2005, è risultato che il medico aveva abbandonato da tempo tali frequentazioni e che esercitava la sua professione, con l'apprezzamento dei colleghi di lavoro, presso il Pronto Soccorso dell'ospedale generale di Bolzano.
Nel luglio 2006 aveva inviato una e-mail, tramite un computer dell'Azienda sanitaria di Bolzano, a circa 100 medici del locale nosocomio, condannando con aspre espressioni l'«aggressione» israeliana al Libano, lanciando pesanti insulti ed accuse allo Stato ebraico.
Il medico, sentito al riguardo dalla Digos di Bolzano che sulla vicenda sta svolgendo accertamenti, ha affermato di avere inviato un messaggio trasmessogli dall'Associazione Islamica Imam Mahdi (indirizzo di posta elettronica avuto all'atto di un'iscrizione ad un sito che pubblicizzava la vendita di libri), negando però qualunque rapporto con il sodalizio.
Lo stesso si è comunque scusato riferendo di aver agito in maniera istintiva e non corretta sull'onda di ciò che stava accadendo nel suo Paese d'origine manifestando nel contempo l'intenzione di astenersi per il futuro da simili iniziative.
Per quel che concerne più in generale l'azione di contrasto al fenomeno del terrorismo di matrice integralista islamica, si sta procedendo attivamente, oltre che sul fronte giudiziario, anche sul versante della prevenzione con l'adozione dal 1o gennaio 2006 di numerosi provvedimenti di espulsione, adottati dal Signor Ministro dell'interno, nei confronti di stranieri dimoranti nel nostro Paese, aventi un ruolo di rilievo nel panorama dell'integralismo islamico presente nel territorio nazionale.
Inoltre, nell'ambito di attuazione della medesima strategia preventiva sono stati implementati i servizi di controllo dei luoghi di aggregazione delle comunità musulmane. Atteso infine lo stato di gravissima tensione internazionale connesso al riacutizzarsi della crisi arabo-israeliana, è stato impresso il massimo impulso all'attività di approfondimento informativo, in chiave eminentemente preventiva, in direzione di quei soggetti segnalati per la loro organicità o contiguità a gruppi mediorientali di matrice islamico-nazionalista.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
GALANTE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da organi di stampa si apprende la notizia che nei giorni 1, 2 e 3 settembre scorsi si è svolto a Revine Lago (Treviso) un raduno del Fronte Skinheads Veneto;
cinque anni fa Revine Lago aveva già ospitato questo raduno, senza che l'amministrazione comunale allora alla guida della città fosse adeguatamente preparata a fronteggiare tale evento;
tale manifestazione ha ospitato alcune centinaia di «teste rasate» oltre che un nutrito numero di esponenti dell'estrema destra nostrana, alcuni dei quali con gravi condanne alle spalle per «associazione sovversiva con fini di terrorismo»;
alle proteste di associazioni e partiti del territorio l'amministrazione comunale di Revine Lago ha risposto che il raduno si è svolto in un luogo «privato» e la
prefettura si è fatta carico unicamente di presidiare la zona nell'eventualità di tafferugli con i cittadini contrari a tale iniziativa;
la nostra Costituzione e la legge Scelba del 1952 bandiscono senza appello i gruppi che si richiamano in qualsiasi modo al fascismo e al nazismo ed è intollerabile che si abbassi la guardia nei confronti di questi preoccupanti fenomeni politici -:
se il Ministro sia informato dei fatti sopra descritti;
quali iniziative intenda mettere in atto affinché manifestazioni di questo genere non abbiano più luogo nel nostro Paese;
se non ritenga opportuno operare per una severa applicazione delle leggi previste contro la costituzione di gruppi o sigle inneggianti a fascismo e nazismo.
(4-00934)
Risposta. - Dal 1o al 3 settembre 2006 a Revine Lago si è tenuto un raduno d'area skinhead. L'iniziativa, giunta alla sua quarta edizione, è stata organizzata dall'associazione culturale «Veneto Fronte Skinheads» e si è svolta all'interno di un campeggio privato, appositamente ceduto in uso previo pagamento di un corrispettivo.
Circostanza, questa, che fa escludere l'evento dall'ambito di applicazione delle norme concernenti le pubbliche manifestazioni.
L'iniziativa, che si è articolata in esibizioni di gruppi musicali, esposizioni di stand enogastronomici ed in una conferenza-dibattito sui temi della politica e della giustizia, si è svolta, peraltro, senza turbative per l'ordine e la sicurezza pubblica, anche grazie all'adeguato servizio di vigilanza, opportunamente predisposto dalla Questura di Treviso al fine di evitare che eventuali contrasti con persone di opposte tendenze potessero degenerare.
La scrupolosa attività informativa avviata dalla Questura, congiuntamente a costanti servizi di osservazione, ha consentito di accertare che nel corso della manifestazione non sono stati commessi reati, neanche riconducibili alla ostentazione di simboli incitanti alla discriminazione razziale, etnica o religiosa, e che non sono stati posti in essere comportamenti ascrivibili alla fattispecie della ricostituzione del disciolto partito fascista.
Premesso che le Autorità di pubblica sicurezza pongono la massima attenzione nel prevenire e reprimere tutte le iniziative di gruppi e movimenti politici che possano sfociare in forme di illegalità, sullo specifico quesito posto dall'interrogante non può che evidenziarsi che, in ragione dei principi costituzionali che garantiscono a tutti il diritto di riunione pacifica e di libera manifestazione del pensiero, non possono certamente - nonostante la forte connotazione politica e l'«estremizzazione» di alcune manifestazioni - essere posti dinieghi «meramente generalizzati» all'esercizio del diritto di organizzare iniziative di sostegno al proprio convincimento politico. Ciò purché il tutto avvenga nel rispetto del dettato costituzionale e dell'ordinamento vigente e salve le valutazioni che su fatti eventualmente illeciti vengano svolte, in un secondo momento, dall'Autorità Giudiziaria.
Per quanto concerne la richiesta di scioglimento di movimenti che si ispirano al razzismo, al nazismo e al fascismo, si fa presente che l'ordinamento prevede una siffatta sanzione solo a seguito di una sentenza penale irrevocabile che abbia accertato l'avvenuta «riorganizzazione del disciolto partito fascista», ovvero che l'organizzazione interessata abbia svolto un'attività diretta a favorire la commissione di reati in materia di discriminazione razziale, etnica, e religiosa. Allo stato attuale, non si è a conoscenza di pronunce giurisdizionali che consentano l'adozione di provvedimenti di tale gravità.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
GIUDITTA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
la rete ferroviaria della provincia di Avellino a servizio del traffico provinciale, regionale e nazionale risulta da anni obsoleta,
spesso inutilizzabile e sempre inadeguata a garantire livelli di moderna accessibilità, anche alla luce delle scelte progettuali della linea Alta Velocità Ferroviaria che non prevede nodi di scambio o collegamento diretto con il capoluogo irpino;
tale condizione di arretratezza impedisce di fatto qualsiasi forma duratura di sviluppo economico, condannando all'isolamento la provincia di Avellino;
anche il sistema metropolitano regionale (MetroCampania) presenta insufficienti collegamenti con la provincia di Avellino, in difformità con le scelte strategiche operate per le altre province campane;
a causa della carente offerta di sistemi di mobilità, la scelta dell'uso del mezzo proprio permane obbligata per molti residenti della provincia e del capoluogo, con notevole aggravio dei costi sociale ed ambientale derivanti dall'utilizzo della viabilità ordinaria urbana e suburbana, in un territorio caratterizzato da particolare pregio ambientale e di vivibilità;
esiste un forte squilibrio tra la mobilità delle altre aree urbanizzate della regione e la mobilità offerta per l'area della provincia di Avellino e della città capoluogo che è particolarmente danneggiata dalla carenza di infrastrutture;
non esiste, ad oggi, un efficiente ed adeguato collegamento ferroviario per la mobilità delle persone tra la città di Avellino e il capoluogo di regione;
malgrado i lavori di risanamento intrapresi nel 2004 da RFI tra Lioni e Rocchetta Sant'Antonio è ancora carente e obsoleta l'offerta di trasporto per la linea ferroviaria esistente tra Avellino e Rocchetta Sant'Antonio, limitando di fatto ogni possibilità di stabile e sostenibile collegamento con le aree di Taurasi, di Conza della Campania, di Montella e con il nucleo industriale di Morra de Sanctis, soprattutto nei periodi invernali, anche in considerazione dell'insufficienza e, spesso dell'impraticabilità causa neve, della Strada Statale Ofantina;
i collegamenti tra la città di Avellino ed i poli universitari di Salerno e di Benevento sono del tutto inadeguati a soddisfare le esigenze di pendolari, studenti e lavoratori, con grave danno anche ambientale, per il massiccio ricorso al mezzo privato in contiguità con l'aumento del traffico commerciale su gomma sul raccordo Salerno-Nola, Salerno-Nocera-Avellino e Avellino-Benevento, con significativi problemi di sicurezza in particolare per il tratto Avellino-Nocera Superiore;
a giudizio dell'interrogante l'AIR spa - l'azienda che attualmente gestisce il sistema di mobilità del bacino di Avellino - appare oltretutto orientata piuttosto a promuovere iniziative che esulano dal proprio core business (sponsorizzazioni sportive, promozione di eventi, eccetera), che a concentrare i propri sforzi per rendere moderno ed efficiente il servizio offerto ai cittadini -:
quali azioni, investimenti ed interventi strategici l'onorevole Ministro intenda adottare al fine di togliere l'Irpinia da quell'isolamento infrastrutturale che da sempre caratterizza il suo territorio, come dimostrato dal gap attualmente presente in termini di offerta di mobilità soprattutto nel campo ferroviario e intermodale;
quale attività di impulso e di inquadramento nei Piani Strategici nazionali della pianificazione territoriale intenda adottare per lo sviluppo sostenibile del trasporto nella provincia di Avellino;
quali iniziative l'onorevole Ministro intenda assumere affinché sia eliminata definitivamente la carenza di offerta di trasporto nelle aree su indicate e in particolare lungo le direttrici Avellino-Napoli, Avellino-Salerno, Avellino-Benevento e Avellino-Rocchetta Sant'Antonio, rispondendo così ad una vitale domanda di mobilità dei cittadini della provincia di Avellino;
quali iniziative, anche di concerto con gli Enti locali regionali, intenda adottare perché siano realizzati i necessari collegamenti intermodali, passeggeri e merci, tra i nodi di residenzialità della provincia e i principali terminali delle reti di trasporto di interesse nazionale e internazionale, comprese le azioni per realizzare il collegamento con i terminali marittimi ed aerei della regione. Il tutto al fine di assicurare all'Irpinia l'adeguata attrattività e accessibilità per i flussi turistici internazionali.
(4-00200)
Risposta. - Ferrovie dello Stato Spa fa conoscere che nell'ambito della scelta del tracciato del Quadruplicamento della linea ferroviaria Salerno-Battipaglia, estensione a sud del sistema AV/AC, è stato condotto uno studio articolato che, partendo dall'esame dei corridoi infrastrutturali alternativi, ha consentito di individuare la migliore soluzione sulla base degli approfondimenti condotti nel corso della progettazione, in considerazione dei risultati delle indagini geognostiche che hanno consentito una ricostruzione dell'assetto idrogeologico dell'area interessata dal collegamento.
Nello specifico, per ciascun corridoio sono stati analizzati i seguenti aspetti eseguendo un'analisi comparativa degli impatti sul territorio e sull'ambiente delle diverse soluzioni:
le interferenze con le preesistenze (infrastrutture ferroviarie e stradali, manufatti di edilizia civile, eccetera);
le interazioni con l'assetto geologico, geomorfologico e idrogeologico del territorio;
le criticità in fase di realizzazione delle opere.
Tra le alternative analizzate, condizionate fortemente dai vincoli sopra esposti, la soluzione di tracciato adottata e presentata per l'approvazione al Ministero dei trasporti e delle infrastrutture nell'ambito della procedura della Legge Obiettivo, posizionata nel corridoio centrale in posizione intermedia è risultata la migliore, tra l'altro, per la possibilità di realizzare una fermata di interscambio con la linea Salerno-Mercato San Severino-Avellino nella valle dell'Irno.
La suddetta fermata, che interessa il territorio dei Comuni di Pellezzano e Baronissi e risulta baricentrica tra la città di Salerno e l'entroterra irpino, consentirà un ottimo scambio modale «gomma-ferro» in quanto sarà possibile accedervi con le infrastrutture viarie preesistenti in tempi ridotti sia da Salerno sia dalla provincia di Avellino, utilizzando all'arrivo adeguate aree di parcheggio.
Oltre allo scambio «gomma-ferro» sopra citato, la fermata sarà attrezzata anche per consentire lo scambio «ferro-ferro»; infatti, è prevista la realizzazione, previa una variante plano-altimetrica di tracciato, della nuova fermata di Pellezzano sulla linea ferroviaria storica Salerno-Mercato San Severino-Avellino, che consentirà agli utenti provenienti sia da Salerno che dall'entroterra irpino, di accedere alla banchina centrale della fermata AV/AC mediante scale ed ascensori.
Nell'ambito, poi, delle soluzioni progettuali individuate con il Protocollo d'Intesa per «la riqualificazione ed il potenziamento dell'itinerario ferroviario Roma/Napoli-Bari», sottoscritto il 27 luglio 2006 tra i Ministeri delle infrastrutture e dei trasporti, le Regioni Campania e Puglia, Ferrovie dello Stato e Rete Ferroviaria Italiana, si fa presente che è stata posta particolare attenzione nella ricerca della migliore alternativa della parte di tracciato che attraversa la provincia di Avellino al fine di individuare, compatibilmente ai vincoli ambientali, morfologici ed infrastrutturali, il tracciato che possa produrre il maggior beneficio economico-sociale-trasportistico all'area attraversata, con la costituzione di una nuova stazione, denominata «Irpinia».
Per completezza di informazione si forniscono dettagliate notizie anche sulla viabilità stradale nella provincia di Avellino, comunicate da ANAS Spa.
La società stradale fa conoscere che, nell'ambito del programma pluriennale della viabilità 2003-2012, condiviso da ANAS con la Regione Campania, sono previsti i seguenti interventi:
Lavori di completamento della variante di Grottaminarda.
La realizzazione di questa opera si rende necessaria sia per completare il tratto di strada già in esercizio (Tre Torri-La Manna-innesto Bivio per Sturno) sia per poter definitivamente eliminare il traffico dal centro abitato di Grottaminarda, attraversato da mezzi pesanti, provenienti dalla vicina area industriale dell'Ufita e diretti sull'A16 al casello di Grottaminarda. Il progetto definitivo è in fase di elaborazione. L'importo stimato per la realizzazione dell'infrastruttura è di circa 55 milioni di euro.
Adeguamento della strada statale 7-bis dallo svincolo di Avellino ovest dell'autostrada A16 al raccordo autostradale Salerno-Avellino dal km 66+400 al km 76+000 Lotto 2.
In considerazione dell'assenza di una valida alternativa alla statale 7-bis, che dallo svincolo di Avellino ovest sulla A16 Napoli-Canosa, attraverso l'abitato di Torrette di Mercogliano, arriva allo svincolo di Avellino est, è stata prevista la realizzazione di una variante alla suddetta tratta, da Avellino ovest (km 66+400 della SS 7-bis) sino all'innesto con il raccordo Salerno-Avellino (km 76+000).
È in corso di elaborazione lo studio di fattibilità. L'importo stimato per la realizzazione dell'infrastruttura è di circa 62 milioni di euro.
Adeguamento alla sezione tipo C1 ed inserimento della corsia destinata ai veicoli lenti del 1o tronco della SS 7 «Ofantina» nel tratto Atripalda-Parolise compresa la messa in sicurezza del tratto Parolise-Lioni.
Trattasi di una strada statale di grande importanza nei collegamenti regionali ed interregionali che negli ultimi anni ha registrato un notevole incremento di traffico soprattutto di tipo pesante per effetto degli insediamenti produttivi che si sono sviluppati ai margini della statale stessa.
Realizzata dalla ex Cassa del Mezzogiorno poi trasferita all'Anas negli anni '90 ha una sezione assimilabile al tipo IV delle norme CNR180. Allo stato, a seguito del recente incontro istituzionale tenutosi presso la Regione Campania tra il Ministro delle infrastrutture, il Presidente dell'ANAS ed il Presidente della Regione Campania, è emersa la necessità di avviare con urgenza la progettazione del tratto in questione. Le risorse economiche per la progettazione potrebbero essere poste a carico della Regione Campania previa stipula di una convenzione. L'importo stimato per la realizzazione dell'infrastruttura è di circa 40 milioni di euro.
Adeguamento in sede alla sezione tipo C1 della SS 7 Ofantina-401 fino all'uscita di Calitri.
È in corso di elaborazione lo studio di fattibilità. L'importo stimato per la realizzazione dell'infrastruttura è di circa 50 milioni di euro.
Inoltre l'ANAS rende noto che, nell'ambito del primo programma delle infrastrutture strategiche di preminente interesse nazionale di cui alla legge obiettivo n. 443/01, è previsto il conferimento delle caratteristiche autostradali all'intero raccordo Salerno-Avellino, ivi compreso l'adeguamento delle statali 7 e 7-bis fino allo svincolo di Avellino est. Il progetto nasce dall'esigenza di potenziare l'interconnessione tra le autostrade A30, A3 e A16. Tale collegamento ha valenza di itinerario nazionale nord-sud. Il costo stimato dell'opera è di circa 600 milioni di euro e la relativa progettazione è in corso.
Nel suddetto programma, sebbene non sia direttamente posta a carico di ANAS, è prevista, altresì, la realizzazione dell'importante collegamento viario Lioni-Grottaminarda, opera strategica per lo sviluppo dell'entroterra irpino, destinata, una volta eseguita, ad essere gestita da ANAS.
Nel merito degli interventi previsti a breve termine, la Regione Campania ha recentemente inteso finanziare, nell'ambito dell'A.P.Q., un intervento teso a garantire maggiori condizioni di sicurezza e a migliorare la percorribilità della statale 7-bis lungo il tronco di statale che costituisce variante all'abitato di Avellino. L'ANAS, pertanto, in sinergia con il Comune di
Avellino, ha avviato le attività di progettazione per la razionalizzazione degli accessi a raso e la realizzazione di rotatorie in corrispondenza delle intersezioni più pericolose.
Il miglioramento delle condizioni di viabilità nell'ambito della provincia di Avellino, mediante un incremento della dotazione infrastrutturale della rete attuale, comporterà lo snellimento ed il drenaggio dei flussi di traffico, da e verso gli insediamenti urbani, ma rappresenta un'operazione complessa per i delicati equilibri esistenti connessi allo stato della viabilità attuale, e che richiede una condivisione dei percorsi progettuali e programmatici tra le diverse amministrazioni a diverso titolo interessate.
Si ricorda, infine, che nel documento relativo alle infrastrutture prioritarie, redatto e presentato lo scorso mese di novembre dal Ministero delle infrastrutture e frutto di una lunga e fruttuosa serie di incontri con tutte le Regioni e gli enti locali interessati, sono state individuate le opere infrastrutturali prioritarie su cui concentrare gli sforzi progettuali e finanziari.
In particolare, a seguito degli incontri con la Regione Campania sono state individuate per la provincia di Avellino il potenziamento del raccordo Salerno-Avellino, il completamento dell'itinerario Contursi-Grottaminarda nonché l'adeguamento delle strade statali 7 e 7-bis.
Il Ministro dell'interno: Giuliano Amato.
GIUDITTA. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il 22 ottobre 2006 la chiusura del casello autostradale di Castellammare di Stabia sul tratto dell'Autostrada A3 Napoli-Salerno, ha mandato completamente in tilt il traffico lasciando gli automobilisti imprigionati nelle loro autovetture, abbandonati a loro stessi per un'intera giornata, senza alcuna assistenza e senza la presenza di agenti delle forze dell'ordine nei punti nevralgici di questo importante snodo stradale;
essendo stato, l'interrogante, personalmente vittima e spettatore, insieme ad altre migliaia di persone, di questo evento che, oltretutto, offende la dignità di un Paese civile, ha potuto constatare di persona la situazione di gravissimo disagio che si è venuta a creare e che ha colpito soprattutto anziani, donne e bambini;
avendo personalmente, l'interrogante, contattato telefonicamente il Prefetto di Napoli, ha potuto appurare come lo stesso non fosse al corrente della situazione;
appare quantomai inverosimile che il Prefetto non fosse a conoscenza della situazione e che non fosse presente nessun rappresentante delle forze dell'ordine;
a giudizio dell'interrogante, si tratta una gravissima manchevolezza il non aver adottato le più elementari misure di prevenzione, di informazione e di assistenza ai cittadini, e il non aver garantito neppure la presenza di agenti delle forze dell'ordine su questo importante tratto autostradale -:
se non ritengano di doversi attivare per la rispettiva competenza, affinché siano individuati i responsabili di tale evento, secondo l'interrogante, a dir poco deplorevole, che ha arrecato disagi e gravissimo danno a centinaia di cittadini campani;
quali azioni e provvedimenti vogliano sollecitamente adottare per evitare che fatti così incresciosi si verifichino ancora in Campania, garantendo anche ai cittadini di questa regione servizi adeguati agli standard di un paese civile.
(4-01408)
Risposta. - L'ANAS Spa fa conoscere che la chiusura, il giorno 22 ottobre scorso, del casello autostradale di Castellammare di Stabia sull'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria si è resa necessaria a seguito della rottura di un collettore fognario comunale attraversante la sede autostradale nel quale confluiscono le acque piovane provenienti dai bacini dei territori comunali limitrofi.
Le ingenti portate idrauliche provenienti dai bacini a monte dell'A3 e la presenza di rilevanti quantità di rifiuti, anche di dimensioni inusuali rispetto ai quali la struttura fognaria si è rivelata inadeguata, hanno reso inagibile il tratto autostradale determinando la chiusura del casello.
La Società concessionaria Autostrade Meridionali p.A. ha provveduto a rimuovere le ostruzioni nell'esistente struttura fognaria, limitatamente al tratto di autostrada reso inagibile ed al tratto comunale immediatamente a valle dell'autostrada, gestendo, altresì, l'emergenza in stretto coordinamento con la Prefettura di Napoli e con il Compartimento di Polizia Stradale della Campania, secondo le seguenti fasi:
ore 00.10 - chiusura della carreggiata nord tra gli svincoli di Castellammare e Torre Annunziata Nord;
ore 02.44 - chiusura della carreggiata sud tra gli svincoli di Torre Annunziata nord e Castellammare;
ore 11.29 - riapertura al traffico della carreggiata in direzione sud;
ore 15.10 - riapertura al traffico della carreggiata verso Napoli mediante un varco by pass nella barriera spartitraffico ed istituzione di doppio senso di circolazione sulla direttrice di traffico sud-nord;
ore 19.50 - ultimazione dei lavori di ripristino della sede stradale danneggiata e riapertura dell'intera sede stradale.
L'ANAS pone, inoltre, in evidenza quanto segue:
a partire dalle ore 00.10 e 02.44 sono stati attivati, rispettivamente in direzione nord e sud, n. 29 portali elettronici a messaggio variabile sia in ingresso dagli svincoli che in itinere lungo l'A3, con l'indicazione dei rispettivi tratti chiusi;
alle ore 06.00 è stato avvisato telefonicamente il funzionario di servizio presso la Prefettura di Napoli comunicando la situazione di emergenza e le chiusure autostradali effettuate in coordinamento con il Compartimento Polizia Stradale della Campania;
alle ore 07.15 sono stati avvisati telefonicamente sia dal Centro Radio Operativo della Società sia successivamente dalla Polizia Stradale i comandi di Polizia Municipale del Comune di Pompei (competente anche sulla viabilità esterna di Castellammare) e del Comune di Torre Annunziata;
non sono stati registrati incolonnamenti sulla A3 fino alle ore 08.30, orario in cui è stata diramata l'indicazione, a mezzo bollettini ISORADIO, sull'itinerario alternativo A16-A30 e viceversa per raggiungere Napoli dal sud oppure Salerno dal nord;
alle ore 09.30, su indicazione del Prefetto di Napoli, è stata disposta l'esenzione totale del pedaggio in ingresso dalle stazioni di Castellammare e Torre Annunziata nord;
alle ore 11.29, ultimata l'opera di drenaggio dell'imponente quantità di acqua riversatasi sulla sede autostradale a seguito della rottura della fogna comunale, è stata riattivata al traffico l'intera carreggiata in direzione sud tra Torre Annunziata nord e Castellammare;
alle ore 15.10 è stata ultimata la predisposizione di varchi nella barriera spartitraffico ed è stato attuato un by-pass che ha consentito - su una sola corsia - la riattivazione del traffico in entrambe le direzioni;
alle ore 19.50 sono stati ultimati i lavori di riparazione dei danni ed è stata riattivata al traffico l'intera sede stradale.
L'ANAS fa presente, infine che nella gestione della problematica di cui trattasi sono intervenute 4 squadre operative della Società concessionaria, al fine di attuare le necessarie deviazioni di traffico in autostrada.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
GRECO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli ultimi mesi nella città di Andria sono stati caratterizzati dalla recrudescenza
di atti di violenza e di criminalità diffusa che hanno provocato altissimo allarme sociale nella cittadinanza;
un giornalista del più diffuso quotidiano regionale è stato minacciato dopo essersi occupato della cronaca di fatti di cronaca nera avvenuti in città;
sul muro esterno del Seminario vescovile cittadino sono state rinvenute scritte offensive prodotte da ignoti, contenenti minacce rivolte ai 35 sacerdoti della città dopo che questi avevano chiesto un incontro con il Prefetto per rappresentargli lo stato di disagio sociale diffuso nella città;
l'amministrazione comunale di Andria ha dichiarato di voler avviare un servizio di vigilanza privata e ha reso noto di aver affidato alla polizia municipale compiti di controllo dell'ordine pubblico stante la carenza di personale dell'Arma dei carabinieri, della polizia di Stato e della guardia di finanza in servizio, rispetto alle reali necessità richieste dal vasto territorio comunale -:
se il Ministro interrogato non ritenga che questo stato di cose crei difficili condizioni di convivenza civile per gli abitanti di Andria e rappresenti una situazione di emergenza sociale;
se intenda promuovere l'attivazione di incontri tra esponenti delle forze dell'ordine, del consiglio comunale, della giunta, degli organi della provincia e della regione e rappresentanti delle associazioni dei cittadini e dei commercianti e delle istituzioni statali e private operanti in ambito educativo e sociale e l'acquisizione del parere del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, al fine di ricercare una soluzione che superi i problemi evidenziati;
se non ritenga insufficiente la dotazione organica e strumentale dei presidi statuali dei carabinieri, della polizia di Stato e della guardia di finanza;
se intenda promuovere e finanziare, attraverso iniziative normative, un piano finalizzato all'eliminazione delle diffuse situazioni di degrado e di povertà oggi esistenti nel territorio comunale, in particolare in alcuni quartieri periferici;
quali ulteriori misure il Governo intenda adottare per garantire l'ordine pubblico e la sicurezza dei cittadini nella città di Andria.
(4-00649)
Risposta. - La situazione della sicurezza pubblica ad Andria è caratterizzata indubbiamente da una forte presenza criminale, con sodalizi, anche di notevole spessore, che da tempo gestiscono attività illecite e fra i quali negli ultimi anni si sono verificati gravi fatti di sangue per il controllo del mercato degli stupefacenti nell'area.
Allo stato, i reati più frequentemente perpetrati dalla criminalità locale sono lo spaccio di droga ed i delitti contro il patrimonio, pur se recentemente si sono registrati concreti segnali di attività estorsive in danno soprattutto di esercizi commerciali.
Quanto agli episodi menzionati nell'interrogazione, si conferma che il 27 maggio 2006 ignoti hanno tracciato sui muri del locale seminario scritte minacciose nei riguardi di 35 sacerdoti andriesi che due giorni prima avevano rivolto un appello al Prefetto di Bari per segnalare la crescente illegalità e l'aumento di atti vandalici, mentre il 1o giugno 2006 un giornalista della Gazzetta del Mezzogiorno ha denunciato al Commissariato di aver ricevuto un manoscritto recante espressioni minatorie.
La situazione è naturalmente alla costante attenzione delle competenti Autorità.
Il 17 maggio 2006 si è svolta presso la Prefettura una apposita seduta del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, con la partecipazione dei vertici della Magistratura e del Sindaco, il quale ha espresso preoccupazione in particolare per l'incremento dell'illegalità giovanile, segnalato anche dai parroci e dai comitati di quartiere.
Nell'occasione si è provveduto a perfezionare il vigente dispositivo di prevenzione generale e di controllo del territorio, disponendo servizi straordinari con l'impiego dei
reparti speciali di Polizia di Stato e Carabinieri negli orari e nelle zone considerate più a rischio. Sono stati, inoltre, previsti controlli mirati agli esercizi pubblici con pattuglie miste composte da personale delle Forze di polizia e della Polizia municipale, cui partecipano anche rappresentanti dell'Azienda sanitaria locale.
Il 15 giugno 2006, il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, riunitosi presso il Municipio di Andria, ha incontrato magistrati, amministratori, rappresentanti delle categorie economiche, delle organizzazioni sindacali e del volontariato, sacerdoti e delegati dei comitati. Nell'incontro, in cui si è dato atto della risposta visibile fornita dalle Forze di polizia in termini di prevenzione generale e contrasto all'illegalità, è stata sollecitata una più forte collaborazione con le Forze dell'ordine. L'invito a cooperare ed a dotarsi di moderni sistemi di difesa passiva è stato in particolare indirizzato ai commercianti vittime di fenomeni delinquenziali quali l'estorsione e l'usura.
Quanto alla presenza delle Forze di polizia, il Commissariato di pubblica sicurezza di Andria dispone, al 1o agosto 2006, di 68 unità di personale dei ruoli operativi, con 5 elementi in più rispetto alla previsione organica. Vi prestano inoltre servizio 3 dipendenti dell'Amministrazione civile dell'Interno che contribuiscono alla funzionalità dell'ufficio nei settori di tipo burocratico. Tra gli operatori di polizia, 28 sono addetti al controllo del territorio, 7 all'attività investigativa e 3 ai servizi relativi al «poliziotto di quartiere».
Premesso che l'organico appare sostanzialmente soddisfacente, si fa presente che la possibilità di inviare ulteriori aliquote di personale alla Questura di Bari - che poi provvederebbe, secondo le esigenze a livello provinciale, anche per i dipendenti Uffici - saranno valutate, in relazione alle necessità di altre aree del Paese, nell'ambito della pianificazione delle risorse disponibili per il 2006.
I Carabinieri sono presenti ad Andria con una Compagnia e 3 Stazioni, con una forza complessiva di 90 militari, costantemente supportata dagli organi operativi del Comando Provinciale; la Tenenza della Guardia di Finanza dispone di 45 operatori.
Da oltre due anni ad Andria vengono attivati appositi piani coordinati di controllo del territorio, con alternanza di autopattuglie della Polizia di Stato e dei Carabinieri, che garantiscono servizi di prevenzione e pronto intervento nell'arco dell'intera giornata, e mirate attività anticrimine cui concorrono anche operatori del Reparto Prevenzione Crimine «Puglia» di Bari. Il dispositivo, come sopra riferito, è stato potenziato con le attività straordinarie decise nella citata riunione del 17 maggio del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
In merito alle osservazioni dell'interrogante sulle dotazioni logistiche del Commissariato, si precisa che il materiale informatico ivi disponibile, pur non di ultima generazione, è idoneo ai compiti richiesti. Alla Questura di Bari saranno comunque assegnati nel 2006 altri 60 personal computer, di cui 23 per gli Uffici dipendenti, da distribuire secondo la pianificazione effettuata a livello provinciale.
Quanto alle autovetture, nel sottolineare che la ripartizione tra i vari Uffici dipendenti è di competenza esclusiva della Questura di Bari, si segnala che dal 2005 si è provveduto ad inviare alla stessa 5 automezzi con colore di serie e 15 con colore d'istituto per sostituire i mezzi con il maggiore carico chilometrico. Sono in corso di approvvigionamento ulteriori automezzi destinati a rimpiazzare gradualmente le «Fiat Marea» più usurate.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
HOLZMANN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la Scuola per gli allievi agenti di Pubblica Sicurezza di Bolzano costituisce un importante elemento di raccordo con il territorio;
gli edifici ospitanti la struttura hanno visto una parziale ristrutturazione, grazie ad interventi anche di enti pubblici locali;
nello specifico, sono state completamente ristrutturate rilevanti strutture interne come il poligono e la piscina e altri interventi potranno essere fatti, sempre con l'intervento finanziario di enti territoriali;
la scuola interagisce con la popolazione attraverso collaborazioni istituzionali con le scuole consentendo anche la formazione di personale bilingue per la provincia di Bolzano -:
se sia intenzione del Governo salvaguardare questa importantissima struttura, anche in relazione ad una diversa organizzazione delle scuole di Polizia.
(4-00122)
Risposta. - L'esigenza di procedere all'adeguamento della capacità ricettiva di alcuni Istituti di istruzione, attualmente superiore alle effettive necessità anche a causa della recente riforma in materia di leva obbligatoria, impone un complessivo riassetto degli Istituti di formazione.
In questa ottica, è in fase avanzata lo studio di un progetto di razionalizzazione di tali strutture che porterà alla dismissione di alcuni istituti, con concessione del relativo patrimonio immobiliare ad altro impiego.
In tale caso sarà valutata, prioritariamente, la possibilità di trasferire negli edifici demaniali da dismettere le sedi di altri uffici di questo Dicastero attualmente ubicati in immobili locati. Tali edifici potrebbero anche essere utilizzati come alloggi dagli agenti che non trovano sistemazione per carenza di spazi nelle caserme e che sono ospitati in strutture ricettive a pagamento.
Per quanto riguarda la Scuola di Polizia di Bolzano, citata dall'interrogante da tempo è stata formalizzata una convenzione, per il tramite del comune di Bolzano, con la Federazione Provinciale Nuoto, per l'organizzazione, presso gli impianti della Scuola, di corsi di nuoto di tipo specialistico.
A quanto sopra va aggiunto che la struttura viene utilizzata anche dalla vicina Questura per quelle esigenze non altrimenti assolvibili proprio per carenza di spazi: è il caso del poligono da tiro, dell'aula per l'aggiornamento e della mensa. Anche la Polizia Stradale ha di fatto già da tempo indicato la Scuola Allievi quale sede per lo svolgimento degli esami per l'abilitazione all'esercizio dell'attività di scorta tecnica.
Concludendo, anche in caso di dismissione della sede della Scuola Allievi Agenti di Bolzano, il ministero dell'interno garantirà la piena riutilizzazione della struttura.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
HOLZMANN. - Al Ministro delle riforme e innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
l'INPDAP di Bolzano da anni accusa una cronica mancanza di dipendenti, su 53 previsti dalla pianta organica ne sono occupati solo 23;
le pesanti vacanze nell'organico vengono parzialmente coperte con personale comandato da altre amministrazioni pubbliche ma non si sono ancora determinate le condizioni per un organico che possa funzionare a pieno regime -:
se sia intenzione del Governo autorizzare l'assunzione del personale mancante presso la sede di Bolzano dell'INPDAP.
(4-00123)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si osserva quanto segue.
La legge 23 dicembre 2005 n. 266 (legge finanziaria 2006), in materia di assunzioni di personale a tempo indeterminato per le amministrazioni dello Stato anche ad ordinamento autonomo, gli enti pubblici non economici, le Agenzie e gli enti di ricerca, ha confermato, anche per l'anno 2006, il cosiddetto «blocco delle assunzioni», disciplina prevista dall'articolo 1, commi 95, 96 e 97, della legge n. 311 del 2004, così come richiamata dalla circolare del Dipartimento della funzione pubblica e del ministero dell'economia e delle finanze dell'11 aprile 2005.
La citata legge n. 266/2005 prevede, altresì, l'istituzione di un Fondo con uno
stanziamento pari a 40 milioni di euro, per l'anno 2006, e, a regime dal 2007, pari a 120 milioni di euro, da utilizzare, previa specifica autorizzazione, per l'assunzione di circa 4.000 unità di personale nello Stato, incluso il settore sicurezza, negli enti pubblici non economici e negli enti di ricerca. La predetta autorizzazione è sottoposta, com'è noto, all'approvazione del Consiglio dei Ministri su proposta dei Ministri della funzione pubblica e dell'economia e delle finanze.
Ciò premesso, si rappresenta che tra le richieste di assunzione di personale a tempo indeterminato per l'anno 2006, trasmesse al Dipartimento della funzione pubblica, a seguito della circolare inviata a tutte le amministrazioni pubbliche in data 25 gennaio 2006, risulta pervenuta da parte del Commissariato del Governo per la provincia di Bolzano, una richiesta relativa a n. 55 unità di personale, da ripartire tra uffici giudiziari locali, Ragioneria provinciale, Corte dei conti, Genio civile; tale richiesta, peraltro, non comprende alcuna unità di personale da destinare all'INPDAP.
Successivamente, il Dipartimento della funzione pubblica e il ministero dell'economia e delle finanze, in relazione alle suddette richieste e nei limiti della disponibilità del Fondo, hanno provveduto a predisporre, ai sensi dell'articolo 39 della legge n. 449/1997, il decreto di riparto tra le amministrazioni interessate dello stanziamento assegnato, riferito al 2006. In tale decreto, con il quale sono state autorizzate complessivamente n. 3.746 assunzioni di personale, per una spesa complessiva a regime di 119.994.854, non è ricompresa, tuttavia, alcuna assunzione di quelle richieste dal Commissariato del Governo per la provincia di Bolzano.
Per completezza si rammenta, altresì, che, relativamente agli anni 2003 e 2004, con i decreti 31 luglio 2003 e 25 agosto 2004, il medesimo Commissariato è stato autorizzato ad assumere complessivamente n. 15 unità di personale; nell'ambito di questo contingente non figura, comunque, alcuna unità di personale da impiegare presso gli uffici INPDAP di Bolzano, in quanto lo stesso Commissariato non ne ha mai fatto richiesta.
Da ultimo, occorre sottolineare che al fine di ovviare a pesanti vacanze d'organico, quali quelle segnalate dall'onorevole interrogante con riferimento alla sede dell'INPDAP di Bolzano, il Governo intende realizzare una politica di incentivazione della mobilità del personale pubblico.
Infatti l'attivazione di procedure di mobilità volontaria e d'ufficio (cioè relativa alla ricollocazione dei dipendenti in disponibilità iscritti nelle apposite liste) è volta a far fronte ad alcune fondamentali esigenze, quali il soddisfacimento del fabbisogno professionale delle amministrazioni, mediante acquisizione di adeguate risorse umane ed una più razionale distribuzione delle stesse all'interno degli uffici, il contenimento delle spese per il personale da realizzarsi, appunto, con l'impiego della mobilità e senza l'assunzione di nuove unità, ed infine la realizzazione dell'istanza del dipendente, volta ad ottenere una collocazione lavorativa più consona alle proprie necessità professionali o personali.
Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione: Luigi Nicolais.
HOLZMANN. - Al Ministro delle riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano Alto Adige, in un articolo di stampa di oggi, denuncia le croniche lentezze dell'Ente INAIL di Bolzano lamentando un tempo medio di tre mesi per l'evasione di pratiche quali il pagamento delle indennità;
si dichiarano coerenza nell'organizzazione del personale, tanto che anche le sigle sindacali sarebbero intenzionate a iniziare delle serie forme di protesta;
le lentezze burocratiche denunciate dal quotidiano creano naturalmente dei forti disagi agli utenti della città, vittime delle inefficienze degli uffici;
a giudizio dell'interrogante tali disservizi sono dovuti a vacanze di organico -:
se il Governo non ritenga opportuno adoperarsi affinché si pervenga all'assunzione del personale mancante;
se vi siano in programma altri interventi idonei a sanare i gravi disservizi dell'Ente INAIL di Bolzano.
(4-00175)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame si osserva quanto segue.
La legge 23 dicembre 2005 n. 266 (legge finanziaria 2006), in materia di assunzioni di personale a tempo indeterminato per le amministrazioni dello Stato anche ad ordinamento autonomo, gli enti pubblici non economici, le Agenzie e gli enti di ricerca, ha confermato, anche per l'anno 2006, il cosiddetto «blocco delle assunzioni», disciplina prevista dall'articolo 1, commi 95, 96 e 97, della legge n. 311 del 2004, così come richiamata dalla circolare del Dipartimento della funzione pubblica e del Ministero dell'economia e delle finanze dell'11 aprile 2005.
La citata legge n. 266 del 2005 prevede, altresì, l'istituzione di un Fondo con uno stanziamento pari a 40 milioni di euro, per l'anno 2006, e, a regime dal 2007, pari a 120 milioni di euro, da utilizzare, previa specifica autorizzazione, per l'assunzione di circa 4.000 unità di personale nello Stato, incluso il settore sicurezza, negli enti pubblici non economici e negli enti di ricerca. La predetta autorizzazione è sottoposta, com'è noto, all'approvazione del Consiglio dei ministri su proposta dei Ministri della funzione pubblica e dell'economia e delle finanze.
Ciò premesso, si rappresenta che tra le richieste di assunzione di personale a tempo indeterminato per l'anno 2006, trasmesse al Dipartimento della funzione pubblica, a seguito della circolare inviata a tutte le amministrazioni pubbliche in data 25 gennaio 2006, risulta pervenuta da parte del Commissariato del Governo per la provincia di Bolzano, una richiesta relativa a n. 55 unità di personale, da ripartire tra uffici giudiziari locali, Ragioneria provinciale, Corte dei conti, Genio civile; tale richiesta, peraltro, non comprende alcuna unità di personale da destinare all'INAIL.
Successivamente, il Dipartimento della funzione pubblica e il ministero dell'economia e delle finanze, in relazione alle suddette richieste e nei limiti della disponibilità del Fondo, hanno provveduto a predisporre, ai sensi dell'art. 99 della legge n. 449 del 1997, il decreto di riparto tra le amministrazioni interessate dello stanziamento assegnato, riferito al 2006. In tale decreto, con il quale sono state autorizzate complessivamente n. 3.746 assunzioni di personale, per una spesa complessiva a regime di 119.994.854, non è ricompresa, tuttavia, alcuna assunzione di quelle richieste dal Commissariato del Governo per la Provincia di Bolzano.
Per completezza si rammenta, altresì, che, relativamente agli anni 2003 e 2004, con i decreti 31 luglio 2003 e 25 agosto 2004, il medesimo Commissariato è stato autorizzato ad assumere complessivamente n. 15 unità di personale; nell'ambito di questo contingente non figura, comunque, alcuna unità di personale da impiegare presso gli Uffici INAIL di Bolzano, in quanto lo stesso Commissariato non ne ha mai fatto richiesta.
Da ultimo, occorre sottolineare che al fine di ovviare a pesanti vacanze d'organico, quali quelle segnalate dall'onorevole interrogante con riferimento alla sede dell'INAIL di Bolzano, il Governo intende realizzare una politica di incentivazione della mobilità del personale pubblico.
Infatti l'attivazione di procedure di mobilità volontaria e d'ufficio (cioè relativa alla ricollocazione dei dipendenti in disponibilità iscritti nelle apposite liste) è volta a far fronte ad alcune fondamentali esigenze, quali il soddisfacimento del fabbisogno professionale delle amministrazioni, mediante acquisizione di adeguate risorse umane ed una più razionale distribuzione delle stesse all'interno degli uffici, il contenimento delle spese per il personale da realizzarsi, appunto, con l'impiego della mobilità e senza l'assunzione di nuove unità, ed infine la realizzazione dell'istanza del dipendente, volta ad ottenere una collocazione lavorativa
più consona alle proprie necessità professionali o personali.
Il Ministro per le riforme e le innovazioni nella pubblica amministrazione: Luigi Nicolais.
HOLZMANN. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la scorsa notte ignoti vandali hanno imbrattato la tomba del senatore Ettore Tolomei a Montagna (Bolzano) tracciando la scritta «NON HAI VINTO» e la firma «TIROL»;
questo grave atto fa seguito ad altri avvenuti nei giorni scorsi che hanno riguardato altri monumenti, come la Statua dell'Alpino di Brunico (Bolzano);
a parere dell'interrogante, questi atti denotano, nonostante l'ampia autonomia concessa alla provincia di Bolzano e gli ingentissimi trasferimenti finanziari, il permanere in alcune fasce della popolazione di lingua tedesca di atteggiamenti anti italiani che si palesano in atti di sfregio alla memoria storica -:
se siano state aperte indagini e quali iniziative abbia in animo di adottare per scongiurare episodi di tal gravità.
(4-00825)
Risposta. - In riferimento ai fatti segnalati dall'interrogante, si rappresenta che presso il tribunale di Bolzano sono pendenti tre procedimenti a carico di ignoti per i reati di danneggiamento aggravato e di vilipendio alle tombe e che sono in corso accurate indagini da parte dell'Arma dei carabinieri.
Si deve prendere atto che, nella fattispecie, vengono posti in essere gesti che, pur nella loro gravità, non richiedono particolari attività preparatorie e che, conseguentemente, risultano difficilmente rilevabili attraverso una preventiva attività informativa e investigativa.
Comunque, al fine di prevenire analoghi episodi, le Forze di polizia hanno ulteriormente intensificato l'attività di vigilanza per la tutela sia della tomba del Senatore Tomei, che del monumento all'alpino sito in Brunico (Bolzano), tra l'altro entrambi già inseriti tra gli obiettivi sensibili.
Con particolare riferimento al citato sepolcro, i carabinieri hanno, nei giorni successivi all'ultimo episodio, ripetutamente ispezionato il luogo; gli eredi del Senatore hanno, per la loro parte, rappresentato l'intenzione di potenziare l'attuale sistema di illuminazione.
Per quanto, infine, concerne l'ottimizzazione delle misure per la vigilanza del menzionato monumento, il Comando dell'Arma dei carabinieri di Brunico proporrà, nella logica della cosiddetta «sicurezza partecipata», all'amministrazione di quel comune di valutare la possibilità di installare un sistema di video sorveglianza.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
LARATTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel mese di maggio 2006 i gestori del ristorante «Al Valantain» di Santa Trada, a Villa San Giovanni (Reggio Calabria), dopo aver subìto numerose intimidazioni da parte delle cosche mafiose, hanno deciso, malgrado i ripetuti appelli, di chiudere la loro attività commerciale;
i titolari del locale sono giunti a questa conclusione dopo aver constatato che, a seguito della loro coraggiosa denuncia sia ai mass media che alle forze dell'ordine nell'ottobre dello scorso anno, le invocazioni di aiuto allo Stato sono risultate vane;
i fatti del «Valantain» risalgono allo scorso anno e sono stati al centro anche di interrogazioni parlamentari da parte di deputati calabresi, tra i quali, l'attuale Vice Ministro all'Interno, on. Marco Minniti, che il 12 dicembre 2005 con atto 4/18844 nella seduta numero 717 illustrava all'allora Ministro dell'Interno i fatti
che hanno poi determinato la decisione sofferta della famiglia Mazza, titolare del ristorante;
l'11 giugno scorso sulla spiaggia di Briatico, in provincia di Vibo Valentia, un imprenditore agricolo di nome Fedele Scarcella, di 71 anni, è stato ritrovato ucciso e carbonizzato nell'auto di sua proprietà. Secondo quanto riportato dagli organi di informazione e secondo le testimonianze dell'associazione antiracket «Sos Impresa», l'uomo era impegnato in prima linea nella lotta contro il racket e in passato è stato destinatario di intimidazioni da parte della `ndrangheta alle cui organizzazioni avrebbe sempre opposto il rifiuto di pagare tangenti;
sempre secondo l'organizzazione antiracket il movente della barbara uccisione sarebbe riconducibile al fatto che Scarcella aveva denunciato a viso aperto i suoi estortori;
il 13 giugno 2006 dalle colonne del quotidiano «La Repubblica», l'imprenditore Filippo Callipo, presidente regionale dell'associazione degli industriali, ha espresso la volontà di andare via dalla Regione perché «La Calabria è persa», riferendosi allo stato di «corruzione» e di abbandono in cui versa. Callipo, che in passato si è distinto per le sue coraggiose denunce pubbliche contro la criminalità organizzata, ha denunciato la solitudine che accompagna gli imprenditori calabresi e che «dopo l'appello al presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi c'è stato un silenzio totale. Quello sfogo nel giugno 2005 sulla `ndrangheta che in Calabria soffocava le imprese e tutto il resto, è caduto nel vuoto», ragion per cui l'imprenditore ha detto di andarsene dalla Calabria, provocando, come è ovvio immaginare, imbarazzo e un certo disagio nel mondo produttivo e sociale calabrese. Callipo, che lo scorso anno si era pronunciato a favore dell'impiego dell'esercito in Calabria, nella sua intervista al giornalista Attilio Bolzoni, ha riferito che neanche dopo l'omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale on. Francesco Fortugno, in Calabria, non c'è stato alcun segnale di cambiamento;
nei giorni scorsi, ancora una volta, la Baronessa Maria Giuseppina Cordopatri ha denunciato l'avvenuta revoca del sistema di sicurezza che le era stato assegnato nel 1997 e potenziato nel 1999;
negli ultimi anni in Calabria si è registrata, fra le altre cose, una recrudescenza criminale, con attentati e intimidazioni a danno di diversi amministratori degli enti locali;
a giudizio dell'interrogante gli episodi sopra citati evidenziano il grave stato di abbandono e la scarsa presenza dello Stato che si registra da anni sul territorio calabrese che invero, è presidiato dalle organizzazioni mafiose che soffocano le popolazioni e le attività produttive -:
alla luce della gravissima emergenza calabrese quali iniziative urgenti intenda adottare il Governo per il ripristino immediato della legalità in un territorio sempre più preda delle cosche mafiose;
se il Ministro non ritenga opportuno accogliere le sollecitazioni di vasti settori della società civile calabrese tra i quali anche il presidente di Confindustria Calabria di impiegare temporaneamente i reparti militari dell'esercito, come segnale forte di presenza dello Stato nelle aree maggiormente critiche al fine di presidiare e tutelare il territorio e garantire sicurezza al tessuto produttivo minato dall'offensiva criminale.
(4-00287)
Risposta. - In ordine agli episodi delittuosi richiamati nell'atto di sindacato ispettivo, si osserva quanto segue.
Gli atti intimidatori denunciati, nel periodo compreso tra il novembre 2004 e il febbraio scorso, dai titolari del Ristorante «Al Valantain» di Santa Trada-Villa S. Giovanni (Reggio Calabria) al vaglio dell'Autorità giudiziaria, sono stati anche oggetto di attenta valutazione in sede di riunioni tecniche di coordinamento delle Forze di polizia. Il prefetto di Reggio Calabria ha riferito che, nel corso di tali
approfondimenti, non è emersa con sufficiente chiarezza la riconducibilità degli episodi criminosi denunciati ad una matrice estorsiva.
Sono stati, comunque, predisposti adeguati servizi di vigilanza dell'abitazione dei titolari dell'esercizio.
Per quanto concerne l'omicidio di Fedele Scarcella, avvenuto nel luglio scorso a Briatico (Vibo Valentia), le indagini in corso, pur non trascurando alcuna pista investigativa, sono orientate ad escludere che l'adesione della vittima all'associazione antiracket «SOS impresa» di Reggio Calabria sia all'origine del delitto.
L'imprenditore Filippo Callipo, citato dall'interrogante, titolare di numerose imprese aventi sede nella provincia di Vibo Valentia e presidente di Confindustria Calabria sino al luglio scorso, usufruisce di adeguati servizi di vigilanza disposti a seguito di due episodi criminosi in danno di uno stabilimento di sua proprietà, verificatisi nel novembre 2001 e nel giugno 2004.
L'imprenditore continua a svolgere in quella provincia la sua attività, non avendo più manifestato l'intenzione di abbandonare la Calabria.
Con riguardo ai problemi di sicurezza della signora Cordopatri, che beneficia dal 1998, con alterne vicende, dello speciale programma di protezione previsto dalla legge n. 82/1991 in qualità di testimone di giustizia, si precisa che detto programma è stato provvisoriamente sospeso, nel marzo scorso, a seguito della candidatura dell'interessata alle recenti consultazioni elettorali.
Nella circostanza, per garantire adeguate misure tutorie, sono stati interessati i Prefetti di Roma, Reggio Calabria e Vibo Valentia, per ogni iniziativa, anche a carattere d'urgenza, ritenuta necessaria nella particolare situazione.
Il 20 aprile scorso, la Commissione centrale per la definizione e applicazione delle speciali misure di protezione, di cui all'articolo 10 della citata legge n. 82/1991, ha provveduto a ripristinare il programma di protezione in favore dell'interessata.
In termini generali, si evidenzia che la recrudescenza delle fenomenologie criminali in Calabria era già oggetto di uno specifico programma d'intervento approvato, nel 2004, dal Ministro dell'interno pro tempore, e successivamente aggiornato in relazione agli scenari in atto.
Il programma è stato sviluppato attraverso l'adeguamento qualitativo del dispositivo di controllo del territorio, un dettagliato lavoro di mappatura della criminalità organizzata calabrese nell'ambito di un progetto di analisi condotto dalle strutture della Polizia criminale, nonché attraverso la costituzione, a Reggio Calabria, di un gruppo di lavoro interforze coordinato dalla D.I.A. che opera per l'attuazione di un'ampia «circolarità informativa» sul fenomeno criminale, anche nell'ottica di una attiva promozione di misure di prevenzione patrimoniali, rivelatesi un mezzo particolarmente efficace nell'azione di contrasto alla criminalità organizzata.
Si segnala anche che il 30 maggio scorso, è stato sottoscritto un Protocollo d'intesa tra il Presidente della regione Calabria e i prefetti di Reggio Calabria e di Catanzaro, ove è stata convenuta la convocazione, almeno una volta l'anno, della Conferenza regionale delle Autorità di pubblica sicurezza con la partecipazione del Presidente della Giunta regionale della Calabria, anche al fine di individuare strategie di azione comuni d'intervento in settori di particolare rilevanza per il territorio e che richiedano «straordinari percorsi di normalizzazione».
Sulla base delle descritte linee d'intervento, l'azione svolta dalle Forze di polizia sul piano operativo ha consentito di raggiungere significativi risultati nelle attività di contrasto alla `ndrangheta, a cominciare dalla positiva evoluzione dell'azione investigativa conseguente all'omicidio Fortugno, per il quale, com'è noto, sono stati identificati e tratti in arresto i quattro presunti responsabili, unitamente ad altri cinque affiliati alla cosca «Cordì» dominante a Locri.
Dal luglio 2004 al giugno 2006 si evidenzia in Calabria:
l'arresto di oltre 6.000 persone tra le quali 50 latitanti, di cui 5 inseriti nel «Programma speciale di ricerca dei 30 latitanti più pericolosi»;
la disarticolazione di 30 associazioni di tipo mafioso e di 19 sodalizi criminali dediti al traffico di stupefacenti;
la repressione di gravissimi episodi illeciti nel settore dei finanziamenti pubblici comunitari, nazionali e regionali;
la proposta di 467 misure di prevenzione personale e di 40 misure di prevenzione patrimoniale;
il contrasto alle coltivazioni illecite di «canapa indiana», anche con il sinergico impiego di mezzi aerei, con 400.000 piante individuate e sequestrate (pari a quasi il 70 per cento del dato nazionale);
l'istituzione, a Locri, del Reparto Territoriale dell'Arma dei carabinieri.
Tuttavia, alla luce dei fenomeni criminosi più recenti, si stanno assumendo nuove iniziative per una risposta organica e strutturale ai problemi di sicurezza della regione. Oltre al varo, da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri, di una «cabina di regia» per le questioni economico-sociali e di sicurezza della Calabria, si darà corso, in tempi brevi, sulla falsariga di iniziative già assunte per Napoli, ad un rafforzato modello di sicurezza partecipata, da ricondursi ad un nuovo «patto per la Calabria sicura», che veda il coinvolgimento diretto dei poteri locali nelle tematiche che attengono alla gestione della sicurezza.
Significativo, in proposito, è stato il vertice operativo che, presieduto dallo scrivente, si è svolto il 13 novembre scorso a Lamezia Terme e che ha visto riuniti i vertici degli uffici giudiziari e quelli delle forze dell'ordine a livello nazionale, regionale e provinciale.
In detta sede, oltre a dare immediato avvio ad interventi operativi finalizzati a contrastare, in modo pieno ed efficace, ogni tentativo di controllo del territorio da parte delle cosche, è stato posto l'obiettivo, d'intesa con i rappresentanti del ministero della giustizia, di potenziare gli organici degli uffici giudiziari.
Per quanto concerne l'ultimo quesito posto dall'interrogante circa l'opportunità di un impiego temporaneo di reparti delle forze armate con funzioni di vigilanza sul territorio, si conferma quanto in proposito già comunicato nel corso delle audizioni svoltesi il 9 ed il 14 novembre scorso sulla situazione della sicurezza pubblica a Napoli.
Nel corso delle citate sedute, è stato ribadito che, pur non potendosi escludere in linea di principio l'impiego dell'esercito in condizioni di pericolo di ordine e di sicurezza pubblica, non si ritiene, al momento, ravvisabile tale eventualità.
È stato, altresì, considerato che, trattandosi di un esercito non più costituito da militari di leva, bensì da soldati professionisti, i cui costi risultano particolarmente elevati, risulta preferibile utilizzare dette risorse a favore di forze meglio «vocate» al controllo del territorio, quali sono quelle di Polizia.
In merito alla presenza di queste ultime, alla data del 30 agosto scorso, il dispositivo delle tre Forze di Polizia (Polizia di Stato, Arma dei carabinieri e Guardia di finanza) presente in Calabria risulta essere, complessivamente, pari a 11.471 unità, con un rapporto operatore/abitanti pari a 1/175, più favorevole del valore medio nazionale che è pari ad un operatore ogni 256 abitanti.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
LARATTA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
dal pomeriggio del 3 settembre 2005 risulta scomparso a San Giovanni in Fiore il giovane Giuseppe Loria, comunemente noto come Pino, di 26 anni di San Giovanni in Fiore (Cosenza) che, al ritorno da una giornata di lavoro, senza apparenti e plausibili motivi sparisce nel nulla e, vane risultano ad oggi, dopo circa dieci mesi, tutte le ricerche effettuate dai propri parenti ed amici nonché dalle Forze dell'Ordine. La scomparsa è stata denunciata nell'immediatezza dei fatti, dai familiari, alla stazione dei Carabinieri di San Giovanni in Fiore;
del caso, veramente eclatante, si è anche occupata, senza esito positivo, la trasmissione televisiva di Rai tre Chi l'ha visto;
questa vicenda, dai connotati certamente poco chiari ed incomprensibili ha gettato nella disperazione più assoluta la madre ed i parenti del giovane, persone umili ma di grande dignità che ritengono, a loro avviso, che non sia stato fatto tutto il possibile ed il necessario per indagare e ricercare a tutti i livelli il loro familiare scomparso;
in particolare la madre del giovane scomparso, disperata e distrutta dal dolore, lamenta che ogni attenzione su questo caso risulta completamente spenta, e non perde occasione per invocare considerazione dalle Istituzioni dello Stato;
l'interrogante, alla luce dei fatti esposti, ritiene che a questa tragedia occorre imprimere un forte impulso investigativo volto all'accertamento dei fatti e delle circostanze della scomparsa per dare alla famiglia del giovane quella parola di verità e di speranza che attende da troppo tempo -:
di quali informazioni disponga il Governo su quali effettivi e concreti atti siano stati compiuti dalle Forze dell'Ordine in direzione della ricerca del giovane scomparso.
(4-01747)
Risposta. - La scomparsa di Giuseppe Loria è stata denunciata dalla madre il 5 settembre 2005, due giorni dopo il mancato rientro del giovane nella sua casa di San Giovanni in Fiore. La compagnia carabinieri di Cosenza ha immediatamente avviato intense ed attive indagini, con perquisizioni domiciliari, rastrellamenti e battute, non solo a San Giovanni in Fiore ma anche nelle località limitrofe. Sono state, inoltre, raccolte informazioni e testimonianze, fra cui quella di un macchinista che, attraverso i manifesti affissi dopo la scomparsa, avrebbe riconosciuto Loria fra i passeggeri di un treno diretto verso nord.
Le risultanze delle attività investigative, coordinate dalla procura competente, sono state portate al vaglio dell'autorità giudiziaria e sono tuttora non divulgabili. Risulta, comunque, che durante le ricerche sono stati considerati tutti gli elementi disponibili, fra cui le modeste condizioni economiche della famiglia ed i precedenti di Loria.
Trattandosi di indagini di polizia giudiziaria in corso, esula ovviamente dalla sfera d'azione del Governo ogni possibile attività di impulso, che ricade nella competenza esclusiva dell'autorità giudiziaria. Assicuro, comunque, la massima attenzione sul caso da parte delle forze di polizia.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
LONGHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la SOGIN S.p.A., Società per la Gestione degli Impianti Nucleari, il cui capitale è al 100 per cento detenuto dal Ministero dell'economia, è attualmente guidata dall'ingegner Giuseppe Nucci, che ricopre la carica di Amministratore Delegato;
si chiede di sapere -:
se corrisponda al vero che l'ingegner Nucci abbia disposto una serie di audit interni su fatti già precedentemente auditati e conclusi;
se sia vero che tali audit si riferiscano a fatti relativi ad esercizi già conclusi e a bilanci certificati;
se sia vero che oltre agli audit citati, l'ingegner Nucci abbia disposto che una società esterna effettui la cosiddetta due diligence della Sogin per quanto relativo agli esercizi 2004 e 2005;
se tali operazioni abbiano un costo e se sì, quanto costino;
se gli esiti di tali audit abbiano portato ad evidenze di rilievo e in caso affermativo, a quali;
se risponda a verità che siano state emanate lettere di richiamo a dirigenti senza che essi avessero potuto fornire le loro controdeduzioni sugli audit citati;
se sia vero che un dirigente rimosso dallo stesso Nucci, sia stato oggetto di tale lettera di richiamo dopo otto mesi dalla conclusione dell'audit che avrebbe generato la materia del richiamo;
se è vera la mancanza cronica di un Piano Industriale, ripetutamente richiesto dalle organizzazioni sindacali, continuamente promesso e mai illustrato dall'Amministratore Delegato Nucci;
se si debba continuare a sopportare questo stato di cose in un'azienda caratterizzata da alte professionalità e alla quale è attribuito il gravoso compito di tutelare l'ambiente, la salute, il territorio dai rischi di gestione degli impianti nucleari;
se si debba continuare a sopportare che lavoratori chiamati ad un compito così gravoso e di così grande responsabilità, debbano lavorare in uno stato di incertezza e di spaesamento totale.
(4-00835)
LONGHI. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'economia e delle finanze, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
la SOGIN S.p.A., Società per la Gestione degli Impianti Nucleari, il cui capitale è al 100 per cento detenuto dal Ministero dell'economia e delle finanze, è attualmente guidata dall'ing. Giuseppe Nucci, che ricopre la carica di Amministratore Delegato -:
se l'ingegner Giuseppe Nucci, abbia ricoperto cariche o ruoli manageriali che configurassero o facessero ipotizzare la presenza di sue professionalità adeguate a ricoprire, come nel caso attuale, la carica di Amministratore Delegato della società a cui è affidato il decommissioning nucleare in Italia;
se dal momento della sua nomina ad oggi abbia concentrato la sua azione non sulla mission di SOGIN, come si richiede ad un manager, ma su continue, ripetute, reiterate e mai concluse riorganizzazioni aziendali;
se tali ristrutturazioni - o tentativi di ristrutturazione - hanno portato costi aggiuntivi e non giustificabili all'azienda, nel ricercare, anziché attraverso la valorizzazione delle professionalità già presenti in SOGIN, la copertura di posizioni chiave con persone a lui vicine, già suoi collaboratori in Enel SOLE;
se il direttore di organizzazione sia passato dalla categoria di Quadro in Enel a quella di Dirigente e quindi a quella di Direttore della Direzione Information Technology e Organizzazione, pur non avendo - ci riferiamo all'Organizzazione - mai ricoperto ruoli simili nelle sue precedenti esperienze professionali;
se l'ing. Giuseppe Nucci abbia ottenuto una «doppia carica», in quanto dopo la nomina di Amministratore Delegato si sia fatto assumere come Dirigente della stessa azienda Sogin, con ulteriore aggravio di costi sui conti della medesima;
se si siano verificati continui e reiterati atti di discriminazione nei confronti di appartenenti alle Organizzazioni Sindacali in sede di ristrutturazione, ed in particolare nei confronti della FILCEM-CGIL che ha ripetutamente contestato la mancanza di un Piano Industriale più volte enunciato da questi, ma mai consegnato o illustrato;
se non si ritenga urgente nominare un nuovo consiglio di amministrazione e quindi un nuovo amministratore delegato.
(4-00836)
Risposta. - Si risponde alle interrogazioni in esame, concernenti la società Sogin (Società Gestione Impianti Nucleari) S.p.A.
Con riferimento all'interrogazione n. 4-00836, si fa presente che l'Assemblea degli Azionisti della citata società, con delibera del 13 ottobre 2005, ha nominato, tra gli altri, l'ingegner Giuseppe Nucci Consigliere di amministrazione, al quale, in data 21 ottobre 2005, è stata conferita dal Consiglio di amministrazione la carica di Amministratore delegato.
Lo stesso Consiglio ha, poi, deliberato che l'Amministratore delegato assumesse il ruolo di Dirigente; sia per l'attività di Amministratore delegato che per il rapporto dirigenziale è stato stabilito un unico corrispettivo, il quale è in linea con i livelli di retribuzione dei dirigenti della società e con i valori medi del mercato nazionale.
Per quanto riguarda l'adeguatezza professionale dell'ingegner Nucci, si precisa che il suo profilo corrisponde ai requisiti necessari per il ruolo assegnato ed a quelli richiesti dallo Statuto della società, avendo lo stesso assunto più volte incarichi di alta direzione, anche in qualità di Amministratore delegato di diverse aziende, fra le quali un primario gruppo energetico nazionale e un gruppo leader nel settore delle telecomunicazioni.
L'attività svolta dall'Amministratore delegato in questi primi mesi ha riguardato sia il core business della società che l'organizzazione della struttura; le modifiche macrostrutturali rientrano, invece, nella competenza del Consiglio di amministrazione.
Tutte le attività svolte in tal senso sono risultate perfettamente in linea con gli indirizzi del Consiglio di amministrazione e con quelle della realtà societaria organizzata.
Vi è stata un'unica riorganizzazione aziendale che, peraltro, ha comportato una significativa riduzione dei costi generali ed una accelerazione dei programmi di attività della società rispetto ai precedenti esercizi.
Tale riorganizzazione è stata realizzata quasi esclusivamente con il ricorso e la valorizzazione di professionalità già presenti nella società; infatti, dodici delle quattordici posizioni apicali previste sono state assegnate a dirigenti già in organico nell'azienda. Soltanto per due posizioni si è provveduto ad assunzioni dall'esterno, in quanto tali profili non erano reperibili all'interno della società, come accertato attraverso una verifica interna, trattandosi di professionalità altamente qualificate che, peraltro, hanno avuto, in un passato non recente, rapporti professionali con l'ingegner Nucci.
L'intero processo di riorganizzazione aziendale si è fondato sulla valorizzazione delle risorse professionali interne e non è, pertanto, ravvisabile alcun intento discriminatorio nei confronti di quelle appartenenti alle Organizzazioni sindacali.
Con riferimento all'interrogazione 4-00835, la società Sogin ha comunicato che la Direzione Internal Auditing ha predisposto un piano triennale di internal auditing, approvato con delibera dal Consiglio di amministrazione, aggiornato annualmente in ragione delle esigenze aziendali, delle analisi di risk assessment effettuate dalla società che certifica il bilancio, di eventuali nuove disposizioni normative.
In data 27 settembre 2005, il Consiglio di Amministrazione pro-tempore della società, in carica dal 21 novembre 2002 al 13 ottobre 2005, aveva deliberato di «effettuare entro un mese, un audit in merito alle procedure esistenti ed al relativo rispetto in materia di assunzioni, promozioni, assegnazioni ai vari uffici, remunerazioni fisse e variabili ed incentivazioni all'esodo anticipato».
Successivamente, in data 13 ottobre 2005, l'Assemblea degli Azionisti della Società ha nominato un Consiglio di Amministrazione di nove membri ed ha designato il professor Carlo Jean Presidente. Con delibera del 21 ottobre 2005, il Consiglio di Amministrazione ha nominato l'ingegner Giuseppe Nucci Amministrazione delegato della Società.
Conformemente alle disposizioni dello Statuto della Società, con successiva delibera del 29 novembre 2005, il Consiglio di Amministrazione, oltre ad affidare all'Amministratore delegato i poteri gestionali, ha deliberato di delegare, tra l'altro, al Presidente i poteri in materia di Internal Auditing, ossia: «sovrintende, dandone continua e completa informativa al Consiglio di
Amministrazione, alle attività di auditing, la cui funzione resta collocata alle dipendenze dell'Amministratore Delegato».
In virtù delle facoltà riconosciute dall'articolo 5, della nota organizzativa del 3 novembre 2003, l'Amministratore delegato, ha richiesto lo svolgimento di un Internal Audit in merito alle modalità di attribuzione e gestione dei contratti assegnati da Sogin ad una società del settore informatico, nel periodo compreso tra settembre 2003 e settembre 2004.
Nel corso del Consiglio di Amministrazione del 16 dicembre 2005, il Presidente ha consegnato ai componenti del Consiglio medesimo, copia del rapporto di Internal Audit, relativo al programma di Internal Audit del 2005, dal titolo «Attività della Funzione Risorse Umane e Organizzazione» del 30 novembre 2005, disposto con delibera del precedente Consiglio di Amministrazione del 27 settembre 2005. Il rapporto è stato inoltrato anche al Delegato della Corte dei Conti.
In data 12 aprile 2006, il Presidente ha consegnato ai componenti del Consiglio copia del rapporto di Internal Audit relativo al programma audit del 2006, datato 31 marzo 2006, dal titolo «Contratti assegnati ad una società del settore informatico per l'implementazione del sistema SAP». Anche questo documento è stato inoltrato al Delegato della Corte dei Conti.
Per quanto concerne gli esiti degli audit svolti, la società ha comunicato che il rapporto di Internal Audit relativo ad «Attività della Funzione Risorse Umane e Organizzazione», per il periodo giugno 2004-settembre 2005, ha rilevato, tra l'altro, in materia di assunzioni, una ridotta tracciabilità con conseguente discrezionalità nell'ambito delle attività svolte nel processo di selezione. Per quanto attiene il rapporto di Internal Audit relativo a «Contratti assegnati ad una società del settore informatico per l'implementazione del sistema SAP nel periodo settembre 2003-settembre 2004» è stato rilevato che:
non era motivato un affidamento diretto;
si è riscontrata l'assenza di una corretta valutazione dei costi;
è risultato fortemente carente il controllo sui costi esterni.
I due rapporti di Internal Audit hanno, pertanto, evidenziato un'anomala applicazione di alcune procedure aziendali e delle disposizioni normative, da parte dei responsabili, Dirigenti apicali pro-tempore, delle Direzioni: Amministrazione finanza e Controllo, Risorse umane e Acquisti ed appalti.
L'Amministratore delegato, ha, pertanto, adottato atti volti a sanare le problematiche evidenziate dai rapporti di Internal Audit, quali: adozione del Codice etico, adozione ed implementazione del modello ex decreto legislativo n. 231 del 2001, predisposizione di procedure di selezione del personale, promozioni ed esodo incentivato; controllo sull'applicazione delle procedure interne in materia di appalti. Tali atti correttivi, unitamente al complesso degli atti gestionali assunti dall'attuale Amministratore Delegato e dall'attuale Consiglio di Amministrazione hanno comportato, come riconosciuto dall'Autorità per l'energia elettrica ed il gas e dai dati evidenziati nella relazione semestrale sull'andamento della gestione per il 2006, una significativa riduzione dei costi generali ed una accelerazione dei programmi di attività della Società rispetto ai precedenti esercizi.
Per quanto concerne la presunta rimozione di un Dirigente dopo la conclusione dell'Internal Audit e l'invio di lettere di richiamo a dirigenti senza che gli stessi abbiano fornito le loro controdeduzioni sugli esiti degli Internal Audit, la società ha comunicato che, in ragione delle risultanze degli Internal Audit è stata inviata una lettera, in data 30 maggio 2006, ai sensi dell'articolo 7, della legge n. 300 del 1970, ai responsabili delle predette Direzioni con cui sono stati richiesti chiarimenti entro il 7 luglio 2006 (38 giorni dal ricevimento della richiesta) in merito alle osservazioni emerse nei rapporti di Internal Audit citati.
Nei termini stabiliti, l'attuale responsabile del Progetto strategico «Modifica dei Regolamenti di Esercizio», sostituito già nel
corso del precedente Consiglio di Amministrazione dall'incarico di responsabile della Direzione Risorse Umane e Organizzazione, il responsabile della Direzione acquisti ed appalti, il precedente responsabile della Direzione amministrazione, finanza e controllo hanno inviato i chiarimenti richiesti.
Le risposte fornite dai citati responsabili delle Direzioni sono state consegnate al Consiglio di Amministrazione il quale, nel corso della riunione del 20 luglio 2006, ha affidato ad un suo componente il mandato ad analizzare i chiarimenti pervenuti per riferirne in un successivo Consiglio di amministrazione.
Per quanto riguarda il periodo di riferimento dei citati Internal Audit, la società ha precisato che essi si riferiscono al periodo contabile 2003/2004, anche se non hanno alcun effetto trattandosi di bilanci approvati dal precedente Consiglio di amministrazione. Per quanto attiene al periodo contabile 2005, il relativo bilancio, certificato dalla società di revisione ed approvato dal Consiglio di Amministrazione in data 20 luglio 2006, espone i minori costi sostenuti grazie agli interventi correttivi effettuati (rinegoziazione dei contratti in essere) anche in ragione delle risultanze dei rapporti di Internal Audit.
Inoltre, nel periodo di circa quattro mesi, attraverso una società esterna è stata effettuata una verifica dei principali fatti aziendali avvenuti nell'esercizio 2005 e della loro conseguente rappresentazione contabile nel progetto di bilancio di Sogin al 31 dicembre 2005. Gli esiti di detta due diligence, il cui costo è stato di euro 35.000, sono stati comunicati al Collegio dei Sindaci. Detta due diligence, che corrisponde, comunque, ad una normale prassi aziendale qualora un Consiglio di Amministrazione subentri nel corso di un anno, si è resa ancor più necessaria in ragione delle criticità evidenziate dai rapporti di Internal Audit.
Per quanto concerne la predisposizione di un Piano industriale, si precisa che la Società che, comunque, opera sulla base di programmi pluriennali di attività approvati dall'Autorità dell'energia elettrica ed il gas, a far data dal primo semestre del 2006, ha posto le basi per la predisposizione del citato Piano, che sarà ultimato in tempi brevi in conformità agli indirizzi, che saranno forniti dal Ministero dello sviluppo economico.
Il Sottosegretario di Stato per l'economia e per le finanze: Massimo Tononi.
LUCCHESE. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
gli episodi di criminalità si ripetono ad Alcamo quasi quotidianamente e la città sfugge al controllo assiduo delle forze di polizia impossibilitate, per carenza di uomini e mezzi, a fare fronte alla situazione;
mercoledì 5 luglio 2006 una donna di 84 anni è stata rapinata ed aggredita nella sua abitazione ed è ricoverata in coma nell'ospedale di Trapani. L'anziana rimasta ferita alla testa, è stata trovata dalla polizia nella sua casa - un appartamento al primo piano di via Dante di Alcamo - con le mani legate con il nastro adesivo. Ad agire sarebbero stati due malviventi con il volto travisato. Poco dopo l'arrivo degli agenti chiamati da alcuni vicini di casa, la donna ha perso conoscenza -:
quale iniziative intenda adottare affinché simili episodi delinquenziali e criminosi non abbiano a ripetersi;
se non ritenga necessario incrementare l'organico delle forze di polizia di Alcamo e dotarle dei mezzi necessari.
(4-00472)
Risposta. - Nella tarda mattinata del 5 luglio 2006, in Alcamo, due individui con il volto coperto e non armati sono penetrati nell'abitazione di una pensionata di 86 anni e, dopo averla percossa ed immobilizzata, hanno messo a soqquadro l'appartamento alla ricerca di oggetti di valore.
Dopo l'atto delittuoso, i malviventi si sono dileguati, mentre la vittima, prontamente soccorsa, è stata trasportata in ospedale e ricoverata per le necessarie cure.
Le indagini, coordinate dalla procura della Repubblica di Trapani, fanno ritenere l'episodio isolato e non riconducibile ad un sistematico disegno criminoso posto in essere da un gruppo organizzato di malviventi.
In ordine all'azione delle forze di polizia operanti nell'area alcamese, va rilevato che essa si sviluppa in un contesto ambientale particolarmente problematico, in quanto caratterizzato da scarsissima disponibilità alla collaborazione.
Malgrado ciò, l'andamento della delittuosità in Alcamo ha registrato nei primi 7 mesi del 2006, in raffronto allo stesso periodo dell'anno precedente, una sostanziale diminuzione del numero dei delitti consumati (967 nel 2006 e 1054 nel 2005) e dei furti (532 nel 2006 e 592 nel 2005).
Per quanto riguarda la presenza delle forze di polizia, si ritiene che l'attuale dotazione organica dei presidi della zona sia complessivamente adeguata alle esigenze operative del territorio.
Infatti, il Commissariato P.S. di Alcamo ha un organico di 45 unità, a fronte delle 42 previste, ed una dotazione complessiva di 10 autovetture rispetto alle 8 previste, e si avvale, inoltre, di un'autovettura in cessione temporanea e di un fuoristrada con colori d'istituto; la dotazione organica dell'ufficio durante la scorsa stagione estiva è stata rinforzata di 10 unità.
Servizi straordinari di controllo del territorio vengono svolti periodicamente con equipaggi del Reparto prevenzione crimine di Palermo.
Il dispositivo territoriale dell'Arma dei carabinieri di Alcamo presenta un comando compagnia con 7 stazioni carabinieri e una forza complessiva di 112 unità, costantemente supportato dagli organi operativi del comando provinciale di Trapani. Va considerato, inoltre, che fino allo scorso 30 settembre, la suddetta dotazione organica è stata integrata con l'impiego di ulteriori 20 unità della Compagnia d'intervento operativo del XII Battaglione Carabinieri «Sicilia» poste a disposizione del Comando Regione Sicilia.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
MANTINI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
il decreto legislativo n. 99 del 2004, stabilisce il passaggio all'Agenzia per Erogazioni in Agricoltura - AGEA delle funzioni di gestione del Sistema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN) prima assegnate al Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali e impone all'AGEA di costituire una società a capitale misto alla quale affidare i servizi del SIAN, scegliendo il socio privato di minoranza con una apposita gara nelle forme di legge;
risulta che il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali abbia richiesto al Consiglio di Stato un parere sulla questione, in relazione alla coerenza rispetto alla normativa comunitaria in materia di affidamento di servizi pubblici;
a giudizio dell'interrogante, può sorgere il dubbio che tale richiesta sia finalizzata a obbligare l'AGEA, che è responsabile del sistema di controlli degli aiuti comunitari eseguiti mediante il SIAN, a concedere una proroga agli attuali fornitori, procurando agli stessi un indiscutibile beneficio economico, dato che gli adempimenti necessari al pagamento degli aiuti ai produttori non sono suscettibili di alcuna interruzione;
a parere dell'interrogante, tale comportamento potrebbe essere appositamente studiato per prolungare l'attività in materia di SIAN, già più che decennale, dei fornitori attuali, con grave lesione delle opportunità per il mercato -:
quale siano i motivi che hanno spinto il Ministero a chiedere il suddetto parere.
(4-01382)
Risposta. - In merito alla questione oggetto dell'interrogazione in esame, si evidenzia che l'AGEA «nell'ambito delle ordinarie dotazioni di bilancio, costituisce una società a capitale misto pubblico-privato, con partecipazione pubblica maggioritaria nel limite massimo pari a 1,2 milioni di euro nell'ambito delle predette dotazioni di
bilancio, alla quale affidare la gestione e lo sviluppo del SIAN. La scelta del socio privato di minoranza avviene mediante l'espletamento di una procedura ad evidenza pubblica ai sensi del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 157, e successive modificazioni».
Pertanto l'AGEA, nel mese di novembre 2005, ha costituito la società SIN s.r.l.; successivamente, nello scorso mese di gennaio, l'Agenzia ha stipulato con la SIN s.r.l. una apposita convenzione per il trasferimento delle attività di gestione e di sviluppo del sistema.
Nel marzo scorso l'AGEA ha bandito la procedura comunitaria di gara a evidenza pubblica per l'individuazione del socio privato di minoranza della SIN s.r.l.; la stessa Società, alla scadenza del contratto con l'attuale gestore (Agrisian s.c.p.a.), fissata al 9 gennaio 2007, dovrà subentrare nella gestione del sistema.
In considerazione dei più recenti orientamenti giurisprudenziali della Corte di giustizia CE e dei giudici amministrativi nazionali nonché della successiva evoluzione, normativa in materia, il ministero, quale autorità preposta alla vigilanza sull'AGEA e nell'esercizio dei suoi poteri di indirizzo sul SIAN, con nota del 18 luglio 2006, ha ritenuto necessario richiedere il parere del Consiglio di Stato in ordine alla legittimità, sul piano nazionale e comunitario, dell'affidamento diretto della gestione e dello sviluppo del SIAN da parte dell'AGEA alla neo-costituita società SIN s.r.l. e, quindi, sulla gara ad evidenza pubblica per la scelta del socio privato, ai sensi dell'articolo 14 comma 10-bis, del decreto-legge n. 182 del 2005, demandando all'AGEA l'adozione nelle more delle opportune misure di cautela a salvaguardia degli interessi pubblici e privati coinvolti.
L'AGEA, in ragione del tempo disponibile a garantire il subentro della SIN s.r.l. nella gestione del sistema, come disposto dalla richiamata normativa, non ha ritenuto di poter sospendere la procedura concorsuale per la quale risultavano gia pervenute offerte di gara.
Ciò, naturalmente, non pregiudica la possibilità di tenere nel dovuto conto il parere del predetto Organo consultivo nella fase successiva e prima della formale aggiudicazione, come previsto dal bando di gara.
Infine, si evidenzia che l'AGEA, ha avviato le procedure volte a rendere operativo il passaggio delle consegne dall'attuale gestore alla SIN s.r.l..
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
MARRAS. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
la funzione di coordinamento e gestione del SIAN è stata assegnata all'Agenzia per le Erogazioni in Agricoltura - AGEA dal decreto legislativo n. 99/2004;
l'AGEA sta dando corso alla gara per la selezione del socio privato della società che - come prescritto dalla legge - è stata costituita per affidare alla stessa i servizi del SIAN;
il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha ritenuto di interpellare il Consiglio di Stato, mettendo in pratica in dubbio ciò che l'AGEA sta attuando in base ad un preciso obbligo di legge;
i servizi del SIAN sono indispensabili per garantire il pagamento degli aiuti comunitari ai produttori agricoli e non possono in nessun caso essere interrotti -:
perché il Ministero abbia, con l'interpello del Consiglio di Stato, introdotto un elemento di ostacolo alla procedura in corso, il cui obiettivo è il miglioramento del servizio ai produttori e la riduzione della spesa pubblica in materia, con il rischio di provocare un maggiore onere a carico dell'erario e di obbligare l'AGEA a prolungare i contratti con cui sono oggi disciplinate le attività informatiche, in tal modo, a giudizio dell'interrogante, favorendo palesemente gli attuali fornitori del servizio e ledendo altresì i principi di tutela della concorrenza posti, secondo
l'interrogante, capziosamente alla base della richiesta di parere al Consiglio di Stato.
(4-01530)
Risposta. - Con riferimento a quanto rappresentato nell'interrogazione in esame, si evidenzia che l'AGEA «nell'ambito delle ordinarie dotazioni di bilancio, costituisce una società a capitale misto pubblico-privato, con partecipazione pubblica maggioritaria nel limite massimo pari a 1,2 milioni di euro, nell'ambito delle predette dotazioni di bilancio, alla quale affidare la gestione e lo sviluppo del SIAN. La scelta del socio privato di minoranza avviene mediante l'espletamento di una procedura ad evidenza pubblica ai sensi del decreto legislativo 17 marzo 1995, n. 157, e successive modificazioni».
Pertanto, l'AGEA, nel mese di novembre 2005, ha costituito la società SIN s.r.l.; successivamente, nello scorso mese di gennaio, l'Agenzia ha stipulato, con la SIN s.r.l. una apposita convenzione per il trasferimento delle attività di gestione e di sviluppo del sistema.
Nel marzo scorso, l'AGEA ha bandito la procedura comunitaria di gara ad evidenza pubblica per l'individuazione del socio privato di minoranza della SIN s.r.l.; la stessa Società, alla scadenza del contratto con l'attuale gestore (Agrisian s.c.p.a.), fissata al 9 gennaio 2007, dovrà subentrare nella gestione del sistema.
In considerazione dei più recenti orientamenti giurisprudenziali della Corte di giustizia CE e dei giudici amministrativi nazionali nonché della successiva evoluzione normativa in materia, il ministero, quale autorità preposta alla vigilanza sull'AGEA e nell'esercizio dei suoi poteri di indirizzo sul SIAN, con nota del 18 luglio 2006, ha ritenuto necessario richiedere il parere del Consiglio di Stato in ordine alla legittimità, sul piano nazionale e comunitario, dell'affidamento diretto della gestione e dello sviluppo del SIAN da parte dell'AGEA alla neo-costituita società SIN s.r.l. e, quindi, sulla gara ad evidenza pubblica per la scelta del socio privato, ai sensi dell'articolo 14, comma 10-bis, del decreto-legge n. 182 del 2005, demandando all'AGEA l'adozione nelle more delle opportune misure di cautela a salvaguardia degli interessi pubblici e privati coinvolti.
L'AGEA, in ragione del tempo disponibile a garantire il subentro della SIN s.r.l. nella gestione del sistema, come disposto dalla richiamata normativa, non ha ritenuto di poter sospendere la procedura concorsuale per la quale risultavano già pervenute offerte di gara.
Ciò, naturalmente, non pregiudica la possibilità di tenere nel dovuto conto il parere del predetto Organo consultivo nella fase successiva e prima della formale aggiudicazione, come previsto dal bando di gara.
Infine, si evidenzia che l'AGEA ha avviato le procedure volte a rendere operativo il passaggio delle consegne dall'attuale gestore alla SIN s.r.l..
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
MENIA. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
da anni sussiste a Gorizia una generale preoccupazione, unita ad una forte contestazione popolare, specie nella zona a nord della città, per la presenza di uno stabilimento industriale sloveno, altamente inquinante, la fonderia Livarna, ubicato nella frazione slovena di Nuova Gorizia di Salcano;
in detta fonderia, per il ciclo produttivo, vengono utilizzate varie sostanze chimiche, come il formaldeide, responsabili di avere inquinato tutto il territorio circostante ivi compreso quello italiano;
risulta all'interrogante che, da studi e test effettuati di recente per accertare gli eventuali rischi per la salute, è emerso un aumento significativo dello zinco ritenuto, tra l'altro una delle cause delle patologie neurodegenerative come il morbo di Alzheimer;
lo scorso 10 ottobre 2006 in via Montesanto a Gorizia è stato installato un cannone ottico preso in affitto dal Comune di Gorizia e della Provincia per analizzare l'aria nella zona nord della città, il quale dovrebbe consentire di rilevare qualità e quantità delle particelle inquinanti e nocive presenti nell'aria -:
quali iniziative intendano prendere il Ministro dell'ambiente, per quanto di sua competenza, ed il Ministro degli affari esteri, nei confronti delle autorità slovene, al fine di salvaguardare la salute della popolazione goriziana ed in particolare di quella che vive nei pressi di suddetta fonderia.
(4-01327)
Risposta. - A seguito della firma del Trattato di adesione - alla data del 1o maggio 2004 - la Slovenia è entrata a far parte a pieno titolo dell'Unione europea. In base al principio del pieno recepimento dell'acquis comunitario, anche la Slovenia - come tutti i nuovo Stati membri - si è impegnata a recepire nel proprio ordinamento l'intera mole delle discipline comunitarie settoriali, assicurandone la piena attuazione a partire dalla data di adesione.
A tale regola generale sono peraltro state concesse deroghe transitorie, per far fronte ad esigenze particolari, in virtù delle quali è ammesso un rinvio alla piena applicazione dell'acquis in determinate materie ad una data successiva a quella di adesione. Tale è il caso spesso per la materia ambientale, allorché l'adeguamento agli standard europei implichi investimenti ingenti ed eccessivamente onerosi per i nuovi Stati membri.
Per quanto concerne la materia dell'inquinamento industriale, e più specificatamente la prevenzione ed il controllo integrato dell'inquinamento (Direttiva 96/61/EC), il Trattato di adesione prevede - per la Slovenia - un dettagliato elenco di stabilimenti che dovranno essere resi conformi alle «migliori tecniche disponibili» entro il 2011, usufruendo per tal via di un periodo transitorio per poter procedere all'adeguamento agli standard europei.
Nell'elenco previsto non figura peraltro la fonderia «Livarna», per la quale pertanto non può ritenersi operante la deroga di cui sopra, e per la quale possono ritenersi pienamente vincolanti le disposizioni comunitarie in campo ambientale.
La problematica in oggetto è ben nota al ministero degli esteri, anche in ragione delle segnalazioni che pervengono da parte delle autorità locali ed in particolare della Provincia di Gorizia, preoccupate per le emanazioni della fonderia.
Questo ministero ha pertanto provveduto, per il tramite dell'Ambasciata d'Italia a Lubiana, a sensibilizzare le Autorità di quel Paese ai fini di una rapida soluzione del problema ambientale in questione. Più volte la nostra Rappresentanza diplomatica ha portato all'attenzione del ministero dell'ambiente sloveno le preoccupazioni dei cittadini della zona di Gorizia in merito alle immissioni inquinanti provenienti dalla citata fonderia. Il Ministro dell'Ambiente sloveno, Podobnik, in occasione del più recente incontro con l'Ambasciatore d'Italia Verga, pur affermando che i livelli delle immissioni risultano compresi nei limiti comunitari imposti, ha comunque riconosciuto che gli odori prodotti dalla fonderia sono eccessivi e vanno dunque ridotti.
Il Ministro sloveno, in quella circostanza, aveva manifestato intenzione di parlare con i proprietari della fonderia a proposito dell'esistenza di un apposito Fondo governativo destinato al finanziamento di opere di salvaguardia ambientale.
La questione è stata sollevata da parte italiana anche in occasione dell'incontro tra il Ministro D'Alema e il Ministro degli esteri sloveno Rupel, svoltosi a Roma il 20 giugno 2006.
Contatti successivi sulla medesima problematica si sono tenuti da parte della nostra Ambasciata con il Segretario di Stato per l'Ambiente, Starman e con il direttore generale per l'ambiente del ministero dell'ambiente, Tavses. Quest'ultimo ha successivamente confermato alla nostra Ambasciata di aver avuto degli incontri con la dirigenza della «Livarna Gorica» nel corso dei quali la stessa, fornendo assicurazioni circa la tecnologia utilizzata, avrebbe riferito della recente installazione di un nuovo filtro che avrebbe ridotto le emissioni inquinanti
della fonderia e si sarebbe impegnata a trasmettere al Ministero dell'Ambiente e, per conoscenza, alla nostra Rappresentanza, una lettera riguardante la posizione della Società stessa in ordine alla questione. A tale riguardo, il direttore generale Tavses, in occasione dell'ultimo contatto avuto con la nostra Rappresentanza a Lubiana, ha indicato che avrebbe sollecitato all'Azienda la lettera di cui sopra.
Si segnala, inoltre, che il direttore della «Livarna» Oskar Mihelj, in occasione di un'intervista rilasciata al quotidiano sloveno Primorke novice, aveva dichiarato che l'Azienda aveva provveduto ad installare alla fine del 2005 un filtro che avrebbe ridotto le emissioni inquinanti. Il costo dell'investimento sarebbe stato di circa 100.000 euro, di cui 7.500 stanziati dal comune di Nova Gorica.
Recentemente, infine, è stato pubblicato sullo stesso quotidiano sloveno un articolo in cui si fa riferimento ad alcune dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Gorizia Brancati e dal sindaco di Nova Gorica Brulc in ordine ad una possibile riqualificazione futura dell'area di confine con Gorizia, nell'ambito della quale sarebbe previsto anche il trasferimento degli insediamenti industriali presenti, inclusa la fonderia.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
MIGLIORI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nei mesi scorsi, al termine di brillanti operazioni di indagine e repressione, le Forze dell'ordine hanno provveduto all'individuazione e conseguente chiusura di imprese illegali presenti nel territorio del comune di Quarrata (Pistoia);
tutta l'area in questione è da tempo sottoposta a fenomeni di immigrazione clandestina e conseguente proliferazione di aziende, soprattutto a direzione di cittadini cinesi, impegnate in attività di contraffazione che finiscono per determinare un clima insostenibile di concorrenza sleale per l'intero sistema delle piccole e medie imprese quarratine;
si continua a registrare un'inammissibile inerzia sul punto da parte delle amministrazioni locali, tendenti più a minimizzare od ignorare tale fenomeno che ad affrontarlo con la necessaria energia -:
quali siano i dati relativi alla complessiva attività di repressione delle produzioni e commercio di merce contraffatta nell'area quarratina;
al numero dei cittadini clandestini individuati sul territorio ed espulsi;
al numero delle aziende illecite individuate e chiuse in tale territorio.
(4-00309)
Risposta. - I problemi derivanti dalla «concorrenza sleale» e dalla produzione di merce contraffatta nel territorio del comune di Quarrata, per la presenza di imprese irregolari gestite da cittadini extracomunitari, sono attentamente seguiti non solo dal prefetto di Pistoia ma anche da tutte le altre Istituzioni coinvolte.
In particolare, la prefettura di Pistoia, dall'inizio dello scorso anno, ha promosso, in relazione a segnalazioni pervenute dal comune di Quarrata e dalle associazioni di categoria, un'opera di monitoraggio al fine di acquisire elementi informativi in ordine al fenomeno della presenza nel territorio del suddetto Comune di aziende, gestite da cittadini cinesi, che opererebbero nel settore del mobile imbottito in condizioni tali da generare fenomeni di concorrenza sleale e situazioni di illegalità.
La stessa prefettura ed altre amministrazioni interessate hanno concordato l'avvio di sinergiche misure repressive nei confronti delle situazioni di illegalità riscontrate.
In particolare, è stata definita l'attivazione di uno specifico gruppo d'intervento che, coordinato dal dipartimento provinciale del lavoro e composto dalle forze dell'ordine, dai vigili del fuoco, dall'A.S.L. e dall'I.N.A.I.L., ha avuto il compito di svolgere
tempestivi interventi di verifica e di controllo delle situazioni riconosciute più a rischio.
Nel corso dell'anno 2005 sono state condotte due speciali operazioni, denominate «Marco Polo 1» e «Marco Polo 2», finalizzate al contrasto del commercio abusivo ed illegale nonché del lavoro sommerso, del favoreggiamento e sfruttamento della manodopera clandestina, con particolare riferimento a cittadini extracomunitari di origine cinese, e dell'evasione contributiva, previdenziale ed assistenziale.
Nell'ambito delle iniziative programmate, la locale Azienda Sanitaria ed il Comando provinciale dei Vigili dei Fuoco, sono stati invitati a svolgere, rispettivamente, i servizi di vigilanza nel settore della sicurezza e delle condizioni igieniche dei luoghi di lavoro ed i controlli intesi a verificare il rispetto della normativa antincendio, segnalando le situazioni di irregolarità riscontrate alle competenti autorità per l'adozione dei provvedimenti di sequestro, di tipo preventivo e delle misure repressive.
Secondo dati riferiti al primo semestre dell'anno, risulta che sono state tratte in arresto 19 persone per l'impiego di manodopera clandestina, sono state denunciate in stato di libertà 42 persone responsabili della violazione degli articoli 6 e 12 del decreto legislativo n. 286 del 1998 e sono stati sequestrati 8 immobili in quanto sede di attività illegali.
Sono stati inoltre identificati 42 immigrati di nazionalità cinese clandestini e, per costoro, sono state avviate le relative procedure di espulsione dal territorio nazionale.
La locale Direzione provinciale del lavoro nel 2005 ha sottoposto ad attività ispettiva 12 aziende, operanti nel settore tessile e del mobile imbottito, intestate a cittadini cinesi ed ubicate nel comprensorio produttivo di Quarrata.
Nel corso di tali ispezioni, sono stati individuati 69 lavoratori irregolari o parzialmente assicurati e, sono state accertate violazioni amministrative riguardanti le norme in materia di comunicazione di assunzione e di orario di lavoro, riposi giornalieri e settimanale.
A carico di alcuni committenti dell'area quarratina è stato, altresì, contestato, a titolo di responsabilità solidale, anche l'omesso versamento dei contributi previdenziali da parte dell'impresa appaltatrice, ai sensi dell'articolo 29 del decreto legislativo n. 276 del 2004.
Sempre nel corso del 2005, i controlli effettuati dall'Arma dei Carabinieri e dall'Ispettorato del lavoro di Pistoia, hanno interessato 43 aziende e in tutte sono state riscontrate irregolarità; in particolare su 305 lavoratori impiegati, 250 sono risultati irregolari, di questi 70 sono risultati privi di permesso di soggiorno e 5 erano minori.
Anche la Direzione Provinciale dell'I.N.P.S. di Pistoia ha svolto un'attività di vigilanza nell'ambito del territorio del Comune di Quarrata, riscontrando la presenza di 4 aziende e 26 lavoratori irregolari di cui 24 clandestini.
Le operazioni di controllo condotte dalla Prefettura di Pistoia, in modo particolare verso le aziende gestite da immigrati di origine cinese, continuano a cadenza mensile.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.
MISURACA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere. - premesso che:
il comune di Niscemi (Caltanissetta) in data 27 aprile 2004 è stato sciolto per infiltrazione mafiosa ai sensi dell'articolo 143 decreto legislativo n. 267 del 2000;
i Commissari nominati hanno lavorato intensamente e con risultati efficienti per la comunità;
negli ultimi mesi si sono susseguiti diversi atti di matrice criminale, quali incendi dolosi ad autovetture o ad abitazioni, in particolare: 41 incendi dolosi ad automobili; 16 furti di auto, 25 furti negli appartamenti, 3 borseggi, 1 scippo; 28 arresti o denunce per droga; oltre a diverse denunce da parte dei cittadini per
schiamazzi nel centro storico in particolare nelle ore notturne del sabato e della domenica;
particolare sgomento ha suscitato l'intimidazione ai danni di un poliziotto al quale è stata incendiata l'automobile;
gli eventi succitati denotano una recrudescenza della criminalità locale alla quale i limitati organici delle forze dell'ordine non riescono a far fronte in modo adeguato, pur lavorando con spirito di abnegazione purtroppo non sufficiente a sopperire alle carenze strutturali;
nella cittadina di Niscemi la locale caserma dei carabinieri è rappresentata da soli cinque militari, mentre per quanto riguarda la polizia di Stato si è ancora in attesa dei tre ispettori appena trasferiti;
tutto il territorio nisseno risente della situazione del sottodimensionamento degli organici delle forze dell'ordine, non potendo contare su controlli capillari necessari per fornire un adeguato livello di sicurezza ai cittadini;
nella città di Niscemi non esiste la presenza della guardia di finanza pur essendo un comune territorialmente collocato al confine tra le province di Caltanissetta, Catania e Ragusa triangolo particolarmente esposto alla criminalità organizzata;
rappresentanti politici locali ed autorevoli esponenti del Parlamento Regionale siciliano eletti in provincia di Caltanissetta hanno esposto il problema a livello regionale, indirizzando richieste di intervento ai ministeri competenti ed evidenziando il forte stato di disagio in cui si trovano i cittadini di Niscemi e le stesse forze dell'ordine -:
se sia a conoscenza della gravità della situazione della città di Niscemi e dei risvolti negativi sulla credibilità delle istituzioni da parte dei cittadini che non si vedono adeguatamente protetti dalle strutture competenti;
se non sia opportuno aumentare urgentemente gli organici delle forze dell'ordine, nonché dei mezzi a loro disposizione, al fine di fronteggiare la recente nuova offensiva della criminalità organizzata locale e soprattutto per restituire sicurezza ai cittadini;
se non ritenga, in raccordo con il ministero dell'economia e con il Comando generale della guardia di finanza, di valutare l'opportunità della presenza di un comando della guardia di finanza a Niscemi.
(4-00776)
Risposta. - La situazione di Niscemi, così come quella di tutti gli altri comuni per i quali si sia reso necessario lo scioglimento per infiltrazioni mafiose, viene seguita con particolare attenzione da questo Ministero anche sotto il profilo dell'adeguatezza degli organici delle forze di polizia presenti sul territorio.
Da questo punto di vista, è innanzitutto da evidenziare come Niscemi, con una popolazione di circa 27.000 abitanti, sia oggi sede sia di un Commissariato di pubblica sicurezza che di una stazione dei carabinieri.
Il Commissariato di pubblica sicurezza, a fronte di una previsione tabellare di 36 dipendenti, dispone di un organico effettivo di 51 unità oltre al dirigente (6 nel ruolo degli ispettori, 3 in quello dei sovrintendenti e 42 fra assistenti ed agenti), con una sovracopertura del 40 per cento circa.
La stazione dei carabinieri, invece, dispone di una forza effettiva di 19 unità (non cinque come riportato nell'interrogazione), pari alla consistenza prevista.
Allo stato, pertanto, i presidi territoriali delle forze di polizia a competenza generale non presentano alcun sottodimensionamento degli organici rispetto alle previsioni fissate. A ciò si aggiunga che tanto la polizia di Stato quanto l'Arma dei carabinieri supportano costantemente l'attività dei reparti locali con il periodico invio sul posto di ulteriori risorse investigative o operative: in particolare, la questura attraverso la squadra mobile e gli equipaggi del Nucleo provinciale di prevenzione, l'Arma mediante gli organi operativi del comando provinciale e della compagnia di Gela, cui la stazione di Niscemi fa capo.
Relativamente alla guardia di finanza, è da premettere che, in ragione della sua prioritaria vocazione in materia economica, finanziaria e tributaria, essa partecipa operativamente alla tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica a titolo di concorso con le altre forze di polizia.
Attualmente, il dispositivo della guardia di finanza in provincia di Caltanissetta si articola su un comando provinciale alle dipendenze del quale operano un nucleo di polizia tributaria, due compagnie ed una Tenenza, per un organico complessivo di 258 unità. Il territorio di Niscemi, in particolare, ricade nella competenza della Compagnia di Gela, al cui interno è presente una sezione operativa di Pronto Impiego ATPI.
Per il soddisfacimento delle esigenze di contrasto della criminalità organizzata cui fa richiamo l'interrogante, la guardia di finanza di Caltanissetta opera attraverso il GICO del Nucleo di polizia tributaria, particolarmente attivo nel settore degli accertamenti patrimoniali e bancari e del monitoraggio degli appalti pubblici.
Tale assetto dei reparti guardia di finanza costituisce il massimo sforzo organizzativo al momento possibile, tenuto conto delle risorse disponibili e degli impegni istituzionali da assolvere su tutto il territorio nazionale.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ANGELA NAPOLI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
con D.C.C. 5 luglio 2004 è stato indetto un concorso pubblico per la nomina di 500 allievi agenti del corpo forestale dello Stato;
i candidati che sono risultati idonei al citato concorso sono stati n. 693;
i primi 500 idonei vincitori del concorso stanno già frequentando il corso di formazione, della durata di 12 mesi, iniziato nel febbraio del 2006 -:
se non ritenga opportuno verificare la possibilità di ampliare la nomina ai rimanenti 193 candidati inseriti nella graduatoria degli idonei al concorso per allievi agenti del corpo forestale dello Stato.
(4-01560)
Risposta. - Con riferimento alla questione oggetto dell'interrogazione, si fa presente che l'articolo 16, comma 216, del disegno di legge - legge finanziaria 2007 - prevede che, al fine di potenziare l'attività di sorveglianza nelle aree naturali protette di rilievo internazionale e nazionale, ai sensi dell'articolo 19 della legge 6 dicembre 1991, n. 394, il Corpo forestale dello Stato è autorizzato ad assumere, a decorrere dal 1o gennaio 2007, in deroga all'articolo 1, comma 95, della legge 30 dicembre 2004, n. 311, 166 idonei non vincitori del concorso pubblico per 500 allievi agenti forestali, svolto in attuazione dell'articolo 1, comma 2, della legge 27 marzo 2004, n. 77.
Il numero risulta circoscritto a n. 166 unità, in quanto per la copertura finanziaria è stato possibile individuare come disponibili soltanto i fondi di cui al decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 227, eccedenti la somma necessaria per il personale del Corpo dopo il trasferimento di personale, a domanda, alle regioni, ai sensi dell'articolo 4, comma 7, della legge 6 febbraio 2004, n. 36.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
NARDUCCI, FEDI, BUCCHINO, GIANNI FARINA e BAFILE. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
la rete diplomatico-consolare è stata sistematicamente sottoposta a drastiche riduzioni dei capitoli di bilancio relativi al suo funzionamento sia nelle ultime finanziarie che nelle manovre aggiuntive e/o di assestamento di bilancio;
la rete diplomatico-consolare è oggi dotata di organici che sono inferiori al minimo previsto e non consentono un'adeguata azione di servizio e tutela;
la rete diplomatico-consolare rappresenta il punto di contatto tra i cittadini italiani all'estero e lo Stato italiano, sia per quanto attiene alla rappresentanza che ai servizi ed alla tutela internazionale;
la rete diplomatico-consolare è stata chiamata ad una mole di lavoro straordinaria in occasione delle consultazioni politiche e referendarie e non è stata ancora in grado di realizzare un serio aggiornamento dell'elenco elettorale degli italiani all'estero ed in alcuni Consolati, a causa della carenza di fondi e personale, le operazioni di aggiornamento sono state sospese dopo l'ultimo referendum;
la rete diplomatico-consolare adotta prassi amministrative, con una rigida gestione di competenza e per singoli capitoli di spesa, che a giudizio dell'interrogante limitano una razionale gestione della spesa;
la situazione ha raggiunto i livelli dell'emergenza ed in alcune circoscrizioni i Consolati ed i Consolati Generali non saranno neanche in grado di pagare le bollette dell'energia elettrica;
questa situazione si traduce in lunghe attese per i servizi alle comunità italiane nel mondo, oltre a dare una pessima immagine dell'Italia all'estero;
ogni ipotesi di rafforzamento e potenziamento della rete consolare non deve tradursi in chiusura di Consolati o riduzione di personale o meno diritti per il personale e le soluzioni devono comunque essere individuate con il metodo della concertazione;
questa generale precarietà e queste carenze strutturali della rete diplomatico-consolare sono fonte di grande preoccupazione -:
se intenda procedere ad un'analisi della rete diplomatico-consolare italiana nel mondo al fine di un impegno nell'opera di potenziamento e riorganizzazione delle Sedi estere;
se intenda attivare un tavolo di concertazione tra sindacati e MAE per studiare insieme possibili soluzioni ai problemi relativi alla rete consolare;
se intenda dotare la rete diplomatico-consolare di adeguate risorse per far fronte al bisogno crescente di efficienza nell'erogazione di servizi, nel mantenimento delle sedi e nella loro operatività;
se intenda promuovere azioni tese a completare, anche con soluzioni innovative ed assunzioni in loco, gli organici di molti Consolati ed Ambasciate che soffrono di carenze croniche;
se intenda procedere alla sostituzione del personale in fase di rientro a Roma.
(4-00597)
Risposta. - La necessità di una razionalizzazione della rete diplomatico-consolare è un'esigenza fortemente avvertita dall'amministrazione degli Esteri, ben consapevole delle crescenti responsabilità e dei nuovi compiti richiesti agli uffici consolari e altrettanto consapevole delle difficoltà in cui spesso le sedi all'estero si trovano ad operare. Ciò, in particolare, in situazioni eccezionali che richiedono un impegno considerevole di risorse umane e finanziarie, peraltro sempre più limitate.
Per queste ragioni è in corso un'analisi della rete diplomatico-consolare volta alla determinazione delle esigenze degli uffici all'estero la cui finalità è quella di fornire un quadro completo e dettagliato della situazione della rete, che consenta di valutarne le potenzialità e le carenze al fine di procedere - anche in concertazione con le organizzazioni sindacali - ad una razionalizzazione della stessa, sia sul piano strutturale che sul piano funzionale. Tale razionalizzazione non potrà prescindere da un'attenta considerazione dell'importanza che, per il miglioramento dei risultati, riveste l'utilizzazione di avanzati strumenti informatici come pure ogni procedimento finalizzato alla razionalizzazione del lavoro (estensione a tutta la rete dell'informatizzazione
degli archivi, diffusione della rete RIPA all'estero, sviluppo dei servizi on-line). In tale contesto, adeguata attenzione andrà riservata alla auspicata creazione dell'anagrafe centralizzata ed alla semplificazione delle procedure.
Il perseguimento dell'obiettivo - per il quale l'Amministrazione è impegnata - di dotare la rete diplomatico-consolare di più adeguate risorse in termini di personale è reso complesso, nelle attuali contingenze di bilancio, segnatamente dalle ridotte disponibilità sui capitoli relativi ai movimenti del personale. In tale quadro, l'amministrazione ha dovuto procedere ad un'oculata programmazione dei trasferimenti previsti per gli anni 2005 e 2006, al fine di attenuare l'impatto delle difficoltà finanziarie sulla funzionalità della rete all'estero.
In secondo luogo - a fronte delle note, vigenti misure di blocco delle assunzioni nel pubblico impiego - vi sono difficoltà connesse con l'insufficiente turn-over delle risorse umane; esse si sono tradotte in una saldo negativo di circa 170 unità negli ultimi due anni (148 cessazioni contro 95 nuove assunzioni nel 2005, con una stima di 150 contro 30 per il corrente anno 2006), con la conseguente riduzione del personale destinabile a prestare servizio all'estero. L'amministrazione ha proceduto in questo quadro, sulla base di priorità volte a salvaguardare l'indispensabile funzionamento della rete.
Sul piano funzionale, al fine di assicurare alle sedi l'operatività necessaria e una efficiente erogazione dei servizi, sarà necessario insistere su una adeguata formazione del personale e su una riorganizzazione della rete che tenga anche conto delle diversificate esigenze delle nostre collettività in un contesto internazionale profondamente mutato.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
NICCHI e FRIAS. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
l'accordo tra il passato Governo e le Poste Italiane Spa attribuisce in esclusiva ad un soggetto privato il trattamento delle pratiche per il permesso di soggiorno per conto del ministero dell'interno, facendone pagare, secondo le interroganti, i costi sugli immigrati; tale l'accordo, a giudizio delle interroganti solleva dubbi sulla scelta di concedere al privato la funzione del disbrigo di procedure amministrative, funzione dovuta dalla pubblica amministrazione; sulla legittimità di un affidamento diretto di tali servizi a pagamento senza procedura di evidenza pubblica, nonché sulle garanzie poste a tutela della privacy;
l'accordo contrasta inoltre con l'obiettivo del trasferimento di dette competenze agli enti locali, come numerose esperienze hanno già prefigurato, attraverso lo sviluppo di una rete di sportelli comunali, l'attivazione di servizi di interpretariato e di mediazione, la collaborazione con le questure e le prefetture, esperienze che hanno permesso di migliorare la conoscenza ed il governo del fenomeno immigrazione e di ridurre i disagi per i migranti;
l'Anci nazionale nel febbraio 2005, al fine di salvaguardare il patrimonio di buone pratiche portato avanti da molti comuni che rischia di essere vanificato dall'accordo già sottoscritto con le Poste, ha sottoscritto uno specifico protocollo d'intesa con il ministero dell'interno volto a garantire il proseguimento a titolo sperimentale di un certo numero di esperienze condotte in proposito dagli enti locali; attualmente sono in corso di definizione le modalità tecnico-operative della sperimentazione, a fronte di una partenza data per imminente delle nuove procedure con Poste -:
se il Governo intenda sospendere l'emanazione del decreto di attuazione dell'accordo con le Poste, in modo da permettere una valutazione della sua rescissione o comunque una ridefinizione dei termini dell'accordo per garantire:
interventi per una semplificazione ed un'accelerazione delle procedure su tutto il territorio nazionale e un allungamento
dei termini di validità del permesso di soggiorno per ridurre l'impatto burocratico sulla vita dei migranti;
l'alternatività dei due percorsi e l'autosufficienza delle esperienze degli enti locali rispetto alle procedure delle Poste;
la partenza in contemporanea nelle diverse realtà delle due procedure (quelle degli enti locali e quelle delle Poste);
l'adozione delle misure necessarie per garantire il rispetto dei diritti alla privacy dei migranti;
il coinvolgimento di altri soggetti - del privato sociale, delle associazioni di tutela - nell'azione di assistenza agli immigrati nella compilazione delle domande di soggiorno;
se la tempestività di tale valutazione si possa inserire in un quadro più generale di governo di cambiamento netto della politica in materia di immigrazione sin qui seguita, basata da un lato sulla priorità delle misure di polizia e dall'altro sulla privatizzazione dei servizi costruendo un progetto di convivenza, che si fondi il pieno riconoscimento dei diritti di cittadinanza per le immigrate e gli immigrati;
se si intendano adottare iniziative e accordi volti a valorizzare il ruolo degli enti locali ai fini dello sviluppo di efficaci politiche relative all'immigrazione e si consideri fondamentale l'impegno di Governo, Regioni, autonomie locali per una collaborazione con il privato sociale in materia di soggiorno, per un sistema che coniughi la semplificazione delle procedure con il rispetto dei diritti delle cittadine e dei cittadini immigrati, in una prospettiva di piena uguaglianza di diritti per nativi/e e migranti;
se il Governo intenda realizzare attraverso iniziative di socializzazione delle esperienze, un processo di confronto, di formazione senza incertezze di percorso, e con i necessari investimenti di risorse da parte del potere centrale;
quali misure intenda assumere il Governo a fronte dell'accordo intercorso tra il passato Governo e le Poste, in materia di rinnovo dei permessi di soggiorno perché si realizzi un sistema di ingresso, di accoglienza e di inserimento dei migranti, dei richiedenti asilo e dei profughi alternativo a quello attuale attraverso un profondo rinnovamento della legislazione esistente e una valorizzazione delle esperienze territoriali.
(4-00140)
Risposta. - L'articolo 1-quinquies della legge n. 271 del 12 novembre 2004, di conversione del decreto-legge n. 241 del 14 settembre 2004, recante disposizioni urgenti in materia di immigrazione, modificando l'articolo 39 della legge n. 3 del 2003, prevede, nell'ambito della semplificazione delle procedure amministrative, che l'amministrazione dell'interno possa stipulare, senza oneri aggiuntivi per la finanza pubblica, convenzioni con concessionari di pubblici servizi o altri soggetti non pubblici per la raccolta e l'inoltro ai propri competenti uffici delle domande e dichiarazioni presentate dai privati e per lo svolgimento delle operazioni preliminari all'adozione dei provvedimenti richiesti nonché per l'eventuale inoltro agli interessati dei provvedimenti conseguentemente rilasciati.
Gli incaricati del pubblico servizio, addetti alle procedure definite dalle convenzioni, possono essere autorizzati a procedere all'identificazione degli interessati, a carico dei quali viene previsto, con decreto del Ministro dell'interno, l'importo relativo al servizio.
Nell'ottica di reingegnerizzare la procedura di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, il ministero dell'interno ha elaborato un progetto che prevede la stipula di intese con l'ANCI (Associazione Nazionale dei Comuni italiani) e gli Istituti di Patronato, nonché una convenzione con le Poste Italiane Spa al fine di perseguire economie gestionali nello svolgimento dell'attività amministrativa, realizzando un ottimale utilizzo delle risorse disponibili.
Con decreto del Ministro dell'interno del 12 ottobre 2005, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 18 maggio 2006, il costo del servizio è stato stabilito in 30 euro.
Sulla base del cennato progetto, sono stati stipulati, il 31 gennaio 2006, una convenzione con le Poste Italiane Spa, il 9 febbraio 2006 un Protocollo di Intesa con gli Istituti di Patronato ed il 13 febbraio 2006 un Protocollo d'Intesa con l'ANCI.
La Convenzione con Poste Italiane Spa prevede l'esternalizzazione dell'attività di front office, svolta attualmente dagli uffici immigrazione delle questure, l'informatizzazione delle procedure con una conseguente riduzione dei tempi di rilascio e rinnovo dei permessi di soggiorno, la tracciabilità delle istanze in ogni fase del procedimento, l'utilizzo di uniformi prassi amministrative su tutto il territorio nazionale consentendo anche il recupero del personale degli Offici Immigrazione attualmente impegnato per tali attività.
Gli istituti di patronato avranno, invece, il compito di assistere gli stranieri informandoli sui documenti necessari, le modalità di presentazione, avendo un canale privilegiato che consentirà di seguire le pratiche durante il loro iter e conoscerne l'esito per informarne gli utenti.
Lunedì 6 novembre 2006 è partita in cinque province (Prato, Ancona, Frosinone, Brindisi e Verbano-Cusio-Ossola) la fase pilota di tre settimane per la sperimentazione di un nuovo sistema per il rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno, al fine di verificarne la rispondenza agli obiettivi.
Nel nuovo sistema, gli uffici postali abilitati costituiranno l'unico punto di raccolta delle richieste di rilascio e di rinnovo del permesso di soggiorno: il cittadino straniero si recherà presso l'ufficio immigrazione delle Questure, per i rilievi fotodattiloscopici e successivamente per il ritiro del permesso di soggiorno, solo dopo aver ricevuto una raccomandata di convocazione.
Il nuovo sistema, già nella fase pilota, prevede il coinvolgimento dei comuni e dei patronati, che, grazie alle loro conoscenze e con risorse professionali specializzate, forniranno ai cittadini stranieri un gratuito e qualificato servizio di assistenza per la compilazione delle richieste. Infatti, dopo aver raccolto in questi mesi, tramite l'ANCI, le sollecitazioni di diversi comuni, saranno valorizzate le buone prassi maturate dagli stessi enti locali negli ultimi anni.
Alla fine della fase pilota le nuove procedure saranno estese a tutte le province italiane nelle quali saranno abilitati all'accettazione delle richieste 5.332 uffici postali. Per tale occasione sarà anche attivato un Servizio informativo di primo livello sulla nuova procedura: i cittadini stranieri potranno infatti contattare gratuitamente un Call Center automatico e multilingue, curato da ANCI in collaborazione con il ministero dell'interno.
In relazione all'ulteriore obiettivo, voluto dal Governo, di realizzare il trasferimento delle funzioni e delle competenze amministrative in materia ai comuni e in considerazione del ruolo essenziale che le amministrazioni locali svolgono per la governance dell'immigrazione, il ministero dell'interno, ANCI e Poste Italiane hanno stabilito di dare avvio, parallelamente alla nuova procedura, ad un diverso programma triennale di sperimentazione, per definire modelli organizzativi e processi operativi sviluppati sulle buone prassi locali e arrivare progressivamente a un trasferimento completo di competenze.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.
OLIVIERI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
in data 22 marzo 2006 il Coordinamento Cgil-Cisl-Uil dei vigili del fuoco della Spezia ha dichiarato lo stato di agitazione della categoria a causa delle carenze di organico operativo, della mancata assegnazione di automezzi e della carenza di risorse per la gestione di attrezzature ed automezzi;
in data 11 aprile 2006 presso la direzione generale dei vigili del fuoco della Liguria si è tenuto un incontro tra l'amministrazione, rappresentata tra gli altri dal direttore regionale ingegnere Fabrizio Ceccherini e le organizzazioni sindacali Cgil-Cisl-Uil rappresentanti la categoria a livello provinciale e regionale;
con nota del 12 aprile 2006 le organizzazioni sindacali, pur apprezzando la disponibilità manifestata dai rappresentanti dell'Amministrazione nel corso del summenzionato incontro dell'11 aprile 2006, hanno confermato il mantenimento dello stato di agitazione;
nella stessa nota del 12 aprile 2006 le organizzazioni sindacali hanno ulteriormente precisato le ragioni che le hanno indotte alla proclamazione dello stato di agitazione in relazione all'aggravamento della carenza degli organici nel Comando dei vigili del fuoco della Spezia;
sempre nella stessa nota del 12 aprile 2006 tale aggravamento viene attribuito all'apertura del distaccamento di Sarzana in forma mista che ha provocato un significativo impiego di risorse, di personale e di mezzi che non era stato previsto dal Ministero;
a giudizio delle organizzazioni sindacali la situazione sta diventando insostenibile anche per l'aumento del numero degli interventi che vengono effettuati nel territorio provinciale;
ancora nelle stessa nota del 12 aprile 2006 le organizzazioni sindacali hanno chiesto il passaggio del distaccamento di Sarzana da misto a permanente, il passaggio da volontario a misto del distaccamento di Levanto e l'apertura di un distaccamento volontario a Varese Ligure;
le richieste formulate dalle organizzazioni sindacali appaiono coerenti con il programma avviato dal ministero per prestare soccorso tecnico urgente entro venti minuti dalla richiesta d'intervento ed assumono particolare rilievo ove si consideri la presenza nel territorio della provincia spezzina di tratti delle autostrade A12 Genova-Livorno e A15 La Spezia-Parma, del Porto mercantile, del Gnl di Panigaglia, della Centrale Enel, di numerosi insediamenti militari, dell'Arsenale della Marina e di numerose altre realtà industriali, della difesa e non eccetera -:
se ritenga sia da accogliersi positivamente quanto richiesto dalle organizzazioni sindacali e segnatamente il passaggio del distaccamento di Sarzana da misto a permanente, il passaggio del distaccamento di Levanto da volontario a misto e l'apertura di un distaccamento volontario a Varese Ligure;
in caso di risposta affermativa al precedente quesito, in quali tempi è ipotizzabile vengano resi effettivamente operativi il passaggio da misto a permanente del distaccamento di Sarzana, il passaggio da volontario a misto del distaccamento di Levanto e l'apertura del distaccamento volontario di Varese Ligure;
in ogni caso come intende affrontare e risolvere le carenze di organico operativo, di automezzi e di risorse evidenziate dall'iniziativa delle organizzazioni sindacali spezzine.
(4-00364)
Risposta. - La situazione del comando dei vigili del fuoco di La Spezia, sotto il profilo del suo adeguamento ai fini della sicurezza antincendio, è stata oggetto di attenta valutazione nel quadro del potenziamento delle sedi operative del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
In particolare, lo studio correlato al progetto «Soccorso Italia in 20 minuti» - progetto finalizzato ad attivare 292 nuovi distaccamenti dei vigili del fuoco sul territorio al fine di assicurare, ad un maggior numero di abitanti, interventi di soccorso entro venti minuti dall'allertamento del «115», in modo da garantire il soccorso tecnico urgente con tempi certi ed accettabili allineando l'Italia agli standard europei - ha messo in luce la necessità di istituire, in provincia di La Spezia, un distaccamento volontario nel comune di Varese Ligure e un distaccamento permanente nel comune capoluogo.
Nell'ambito di tale iniziativa, il comune di Varese Ligure è stato invitato ad attivarsi per la realizzazione del distaccamento volontario in termini di reperimento delle risorse umane, di definizione della sede di servizio e di ogni altra questione di ordine logistico-amministrativo.
Per quanto riguarda l'istituzione del distaccamento permanente presso il comune capoluogo, è necessario avere certezza delle risorse materiali ed umane effettivamente disponibili, tenuto conto che ulteriori attribuzioni di personale, le cui carenze sono sostanzialmente in linea con quelle di tutte le altre regioni italiane, saranno possibili solo a seguito di appositi provvedimenti legislativi.
Ad analoghe considerazioni, in termini di presenza di risorse materiali ed umane, restano condizionate sia la problematica relativa alla riclassificazione dei distaccamenti di Sarzana e Levanto, sia quella relativa alla carenza di automezzi, quest'ultima, a sua volta, strettamente connessa alla definizione della natura dei distaccamenti.
Si assicura, in ogni caso, che le necessità rappresentate dall'interrogante saranno tenute in debita considerazione, compatibilmente con le priorità nazionali.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Ettore Rosato.
PEZZELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 22 maggio 2006 un raid criminale, compiuto da sei sicari cinesi, all'interno nel ristorante dell'hotel Villa Paradiso a San Giuseppe Vesuviano ha provocato un impressionante bagno di sangue: un morto e tre feriti, di cui uno grave;
neanche un colpo di pistola è stato esploso durante l'agguato all'interno del ristorante, gestito da due asiatici figli di un pregiudicato cinese. Quando i carabinieri sono giunti sul posto, secondo quanto riportato dalle cronache del quotidiano Il Mattino, si sono trovati di fronte una scena agghiacciante: persone orribilmente mutilate, sangue dappertutto. Non era un film splatter ma la scena di un delitto a colpi di mannaia;
il regolamento di conti porterebbe la firma della Triade, la mafia cinese. Racket e prostituzione sono le piste principali seguite dagli investigatori, ma l'impenetrabilità della comunità cinese rende le indagini particolarmente difficili. L'omertà tipica delle caste cinesi è praticamente invincibile ed è difficile per gli investigatori accertare quali sia il movente della spedizione punitiva. Il raid era diretto contro un gruppo di cinesi in trasferta da Prato: questo elemento porta gli inquirenti su due piste;
secondo una prima ipotesi l'assalto, compiuto con modalità e stile made in Cina, potrebbe essere un avvertimento da parte delle fazioni cinesi locali per ribadire il proprio potere criminale sul territorio. In questo caso probabilmente i mafiosi di San Giuseppe Vesuviano temevano un'ingerenza esterna nella gestione del racket alle ditte tessili della zona;
già una decina di giorni fa un cinese proveniente da Roma fu assassinato sulla strada statale 286 nei pressi di Terzino;
un'altra ipotesi è invece che l'ordine di eliminare Zhang Shidong di 29 anni, e gli altri tre suoi connazionali sarebbe arrivata proprio da Prato. La cittadina toscana è infatti la succursale italiana della «città dei salici» (il tempio dove secondo la tradizione si riuniscono i vertici della mafia cinese), e da qui partono molte delle direttive dei traffici illegali interni alla comunità;
in particolare la distribuzione delle attività di riciclaggio di denaro sporco viene fatto a Prato, come anche il traffico di documenti falsi;
a Prato secondo rapporti della Dia sarebbe attivo un centro specializzato nell'utilizzo di passaporti e documenti di persone decedute, per rendere legittima la posizione di loro connazionali vivi e vegeti. In questo modo la Triade gestisce il flusso dei clandestini, che pagano dai sei ai venti milioni a persona per giungere nel nostro territorio, dove, per anni, sono spesso costretti ad una esistenza miserabile, con i documenti e la loro stessa vita nelle mani della mafia. Si spiega così il grosso potere esercitato dalla mafia cinese con base a
Prato. Lavoro nero, gioco d'azzardo, estorsioni, sequestro di persona e ultima frontiera del business illegale: la prostituzione effettuata da cinesi per i cinesi;
sull'asse toscano-napoletano sono insediate le più numerose comunità cinesi del nostro Paese, e di conseguenza anche gli interessi della mafia cinese;
nella sola provincia di Napoli sono circa diecimila i cinesi. Le comunità maggiori a Terzigno e a San Giuseppe Vesuviano, con presenze in aumento negli ultimi anni. La maggior parte degli immigrati è impegnata nel settore dell'abbigliamento, dove i cinesi hanno rilevato quasi tutti i negozi all'ingrosso della zona -:
quali urgenti iniziative si intendano assumere per fermare l'escalation di violenze nella comunità cinese dell'area vesuviana e affinché le autorità competenti adottino le necessarie iniziative volte alla repressione di tutte le attività criminali gestite dalla mafia cinese nel nostro Paese.
(4-00128)
Risposta. - La notte del 22 maggio 2006, alcuni cittadini cinesi hanno fatto irruzione armati all'interno di un ristorante di San Giuseppe Vesuviano (NA) gestito dai figli di un latitante, anch'egli di nazionalità cinese, aggredendo quattro loro connazionali. Uno di essi è successivamente deceduto in ospedale, mentre gli altri sono rimasti feriti.
Le indagini della polizia di Stato hanno consentito di individuare i presunti responsabili - le cui posizioni sono al vaglio dell'Autorità giudiziaria - e di inquadrare l'episodio nel contesto di contrasti insorti all'interno di gruppi criminali cinesi, che operano nelle province di Napoli e di Prato, per il controllo di attività illecite.
Relativamente all'altro episodio di sangue menzionato dall'interrogante, è presumibile che lo stesso sia riconducibile all'omicidio di un cittadino cinese, vittima di un tentativo di rapina avvenuto il 29 novembre 2002 nei pressi di Terzigno (NA).
In via generale, si rileva che le comunità cinesi, diffuse in tutta Italia, hanno presenze criminali significative in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania e Puglia.
Trattasi di gruppi che, nel mantenere immutate le proprie tradizioni, non favoriscono il loro processo di integrazione. La tipologia dei crimini e le modalità adottate hanno spesso messo in rilievo la configurazione del delitto di associazione a delinquere di stampo mafioso anche se, alla luce delle attuali risultanze investigative, non sono stati sinora comprovati collegamenti con le «Triadi» della madrepatria.
Tra le attività delittuose più significative risultano numerosi reati contro la persona ed il patrimonio, in prevalente pregiudizio di connazionali, lo sfruttamento della prostituzione, con una crescita esponenziale di «case di appuntamento», il gioco d'azzardo, le attività di contraffazione e di abusivismo commerciale ed il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina di connazionali finalizzata allo sfruttamento della loro manodopera.
Con riferimento a tale ultimo fenomeno, le molteplici indagini, condotte dagli inquirenti sull'intero territorio nazionale, hanno evidenziato la sviluppata capacità della criminalità cinese di saper abilmente gestire detti flussi mediante sperimentate procedure.
In dettaglio, i cittadini cinesi fanno ingresso in Italia muniti di passaporto con visto turistico conseguito nel loro Paese presso le sedi diplomatiche di Stati membri dell'Unione europea; subito dopo lo sbarco, consegnano a membri dell'associazione criminale i propri passaporti, che vengono riportati in Cina per fare apporre sugli stessi il timbro di reingresso, creando, in tal modo, la falsa rappresentazione che il «turista» sia effettivamente rientrato nel Paese di origine. A conferma di ciò, si segnala che, nel maggio 2004, venne fermato presso lo scalo aereo internazionale di Fiumicino (RM) un corriere che, pronto ad imbarcarsi per la Cina, occultava nel proprio bagaglio un cospicuo numero di passaporti e di permessi di soggiorno falsificati.
Ulteriore metodo è costituito dal riutilizzo dei documenti di identità di coloro che
sono morti in Italia e del cui decesso non viene fatta denunzia.
In ragione della pericolosità delle consorterie criminali cinesi, le forze di polizia conducono accurate indagini che, nonostante le difficoltà derivanti dalla diffusa omertà dei gruppi in parola, hanno consentito di raggiungere significativi risultati sull'intero territorio nazionale. Al riguardo, si segnalano le più recenti:
7 marzo 2005: Palermo, Rossano Calabro (CS), Firenze. L'operazione denominata «XIONG DI» ha consentito di sgominare un'associazione criminale di tipo mafioso, itinerante tra le città di Napoli, Catania, Roma, Prato e Firenze, dedita ad attività estorsiva in danno di operatori commerciali cinesi, allo sfruttamento della prostituzione, alla consumazione di delitti contro la persona e contro il patrimonio. Nel corso dell'operazione sono stati complessivamente assicurati alla giustizia sedici cittadini cinesi e sono state, inoltre, sequestrate armi di vario genere, nonché stupefacenti;
4 aprile 2005: Palermo. Sono stati tratti in arresto, presso il locale scalo aereo, due cinopopolari entrambi destinatari di provvedimenti restrittivi emessi dall'Autorità giudiziaria per delitti di associazione per delinquere finalizzata all'estorsione, sequestro di persona, rapina, lesioni personali ed altro;
8 aprile 2005: Brescia. Sono stati tratti in arresto, in flagranza di reato, due cittadini cinesi per sfruttamento della manodopera clandestina;
13 aprile 2005: Vercelli. Nell'ambito dell'operazione «Sindrome cinese», sono stati tratti in arresto, in esecuzione di provvedimento restrittivo emesso dalla competente autorità giudiziaria, un cittadino cinopopolare, un imprenditore italiano ed un agente della Polizia municipale di quel Comune, in concorso tra di loro per aver illegalmente favorito il rinnovo di permessi di soggiorno e di ricongiungimento familiare;
26 luglio 2005: Milano, Teramo, Macerata e Cagliari. È stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di cinque cinopopolari, indagati di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina;
26 luglio 2005: Milano. Nel corso dell'operazione denominata «Testa di serpente», è stato eseguito un provvedimento restrittivo nei confronti di quattordici cittadini cinesi, responsabili di associazione a delinquere finalizzata a procurare l'ingresso illegale di numerosi concittadini;
13 settembre 2005: Trieste, Gorizia e Perugia. Sono state eseguite tre ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di altrettanti cittadini cinesi, ritenuti responsabili di concorso nello sfruttamento della prostituzione. Dalle indagini è emerso, altresì, che uno degli indagati aveva la gestione, in Trieste, una bisca clandestina per il gioco d'azzardo;
25 ottobre 2005: Roma. È stata sottoposta a fermo di indiziato di delitto una cittadina cinese a carico della quale sono emersi gravi elementi di colpevolezza per il concorso nel reato di rapina aggravata, consumata a Prato nella notte compresa tra il 30 ed il 31 maggio dello stesso anno, durante la quale venne ucciso un connazionale;
29 gennaio 2006: Milano. Sono state eseguite undici ordinanze di custodia cautelare nei confronti di altrettanti cinopopolari, in quanto ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina ed allo sfruttamento della prostituzione;
16 febbraio 2006: Pescara. Sono stati eseguiti ventinove provvedimenti restrittivi nei confronti di altrettanti indagati, tra i quali sedici cinesi, ritenuti responsabili, a diverso titolo, di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, concussione, corruzione, falso ed abuso d'ufficio;
4 maggio 2006: Novara. Sono stati tratti in arresto i componenti di un'associazione a delinquere finalizzata allo sfruttamento
della prostituzione e, nel medesimo contesto, sono state rintracciate ventidue cittadine cinesi dedite al meretricio;
5 maggio 2006: Pescara. È stata eseguita un'ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sei cinopopolari, in quanto ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e della permanenza illegale di concittadine sul territorio italiano, nonché di induzione e sfruttamento della prostituzione;
19 maggio 2006: Piacenza. Sono stati deferiti all'Autorità giudiziaria sette cittadini cinesi per esercizio abusivo della professione medica.
Per quanto in particolare riguarda la provincia di Napoli, l'area maggiormente interessata dalla presenza della comunità cinese è quella compresa nei comuni di San Giuseppe Vesuviano e Terzigno, dove è principalmente impiegata nei lavori svolti presso laboratori tessili.
Trattasi di piccole imprese lecitamente acquistate da cittadini cinesi, i quali vi impiegano un numero variabile (da un minimo di quindici ad un massimo di trentacinque) di connazionali, la maggior parte dei quali in possesso di regolare permesso di soggiorno.
Da numerosi controlli effettuati, tra l'altro anche nelle ore serali, presso le diverse ditte distribuite sul territorio in parola emerge che, dietro un'apparente rispetto della normativa in materia di lavoro, si nasconde spesso una condizione di sfruttamento dei lavoratori cinesi, sia a causa delle carenti condizioni igienico sanitarie, sia a causa delle vessazioni e delle intimidazioni subite dai medesimi.
Proprio nelle ore serali è stata, inoltre, riscontrata la presenza di lavoratori cinesi clandestini.
Degli illeciti rilevati viene prontamente informata la competente Autorità giudiziaria per l'adozione dei relativi provvedimenti.
Relativamente al contrasto delle illegalità poste in essere dalla locale comunità cinese, le autorità provinciali di pubblica sicurezza di Napoli, oltre ai menzionati controlli sulle attività produttive, svolgono anch'esse, del pari di quelle nazionali, intense attività investigative.
Nel corso del 2002, sono state denunciate, in stato di libertà, ottantacinque persone, di cui in maggioranza cittadini cinesi, ritenuti responsabili di associazione per delinquere, favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, falso, truffa ed avviamento al lavoro di extracomunitari non in regola.
L'azione di contrasto è proseguita nel corso del 2005 con la denuncia di tredici cinopopolari ritenuti responsabili di associazione per delinquere finalizzata ai reati contro la persona e contro il patrimonio. Nel corso di quest'ultima indagine, sono stati tratti in arresto, in Roma, in flagranza di reato, dieci cinesi per possesso, al fine di spaccio, di sostanze stupefacenti.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
PEZZELLA e CIRIELLI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
nel 1999, grazie ad un cofinanziamento dell'Unione europea ottenuto dall'Italia per il Piano di sicurezza del Mezzogiorno, è stato inaugurato il sistema di controllo satellitare del tratto autostradale della A3 Salerno-Reggio Calabria;
con tale importante iniziativa il Governo si prefiggeva di mettere in sicurezza l'autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria che, soprattutto nel tratto calabrese, segue un profilo orografico incompatibile con i ponti radio delle forze di polizia;
il sistema di controllo satellitare era gestito dalla società Telespazio attraverso due centrali operative che ricevevano le immagini delle «telecamere brandeggiabili» montate sui piazzali e negli Autogrill delle stazioni di servizio situate lungo lo stesso tratto di autostrada e collegate sia al satellite europeo Eutelsat sia alle 123 pattuglie della polizia stradale disseminate lungo l'autostrada;
tale sistema aveva significativamente migliorato le condizioni di sicurezza dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria, sia sotto i profili della regolazione del traffico che sotto il profilo dell'ordine pubblico; secondo i dati riportati dalla polizia stradale, infatti, nell'arco di quattro anni sono notevolmente diminuiti i fatti criminosi commessi su quel tratto di autostrada;
ai fini del funzionamento di tale sistema satellitare, il Ministero dell'interno pagava alla Società Telespazio un canone annuo di 4 miliardi di vecchie lire (pari a 2 milioni di euro), ma dal luglio 2003 lo stesso Ministero ha interrotto il pagamento del canone e dunque il sistema di controllo satellitare è stato disattivato dalla società che lo aveva in gestione;
il sofisticato sistema satellitare ha rappresentato un importante strumento di prevenzione e di contrasto della criminalità, la quale ha spesso approfittato delle oggettive difficoltà nel controllo della Salerno-Reggio Calabria per compiere reati di svariata natura;
la disattivazione di un tale sistema, basato su un'avanzata tecnologia e frutto di un investimento pubblico, rappresenta una dilapidazione di risorse pubbliche e comporta una pericolosa diminuzione dei livelli di sicurezza della suddetta autostrada -:
se il Governo non ritenga che la lotta alla criminalità richieda necessariamente l'utilizzo, da parte delle forze dell'ordine, degli strumenti che lo sviluppo tecnologico rende disponibili;
se il Governo intenda assumere le opportune iniziative affinché venga tempestivamente riattivato il sistema di controllo satellitare, reperendo le risorse necessarie ad assicurarne il finanziamento.
(4-00721)
Risposta. - Il sistema di monitoraggio satellitare dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria fu realizzato grazie ad un contratto sottoscritto dal dipartimento della pubblica sicurezza con la «Telespazio spa» nel 1998 e finanziato con i fondi europei del Programma» operativo «Sicurezza per lo Sviluppo del Mezzogiorno d'Italia». L'obiettivo era quello di assicurare una appropriata rete di vigilanza elettronica dei punti sensibili del percorso (come le aree di parcheggio e di servizio o gli accessi all'arteria) attraverso la tecnologia satellitare al fine di gestire le trasmissioni tra le pattuglie e le sale operative della polizia stradale, per la migliore attività di controllo del territorio, assicurando altresì la radiolocalizzazione degli equipaggi.
L'attivazione del progetto, peraltro, ne ha evidenziato nel tempo l'eccessivo costo, soprattutto in confronto con le emergenti tecnologie in grado di ottenere gli stessi livelli di efficienza ed efficacia con oneri più contenuti; di conseguenza, il relativo appalto è stato revocato dal 1 luglio 2003, con l'interruzione del controllo satellitare ed il ripristino dei normali collegamenti.
Successivamente, nel dicembre 2004, il dipartimento ha sottoscritto con un raggruppamento di imprese guidato dalla medesima società un contratto finalizzato all'evoluzione del progetto precedente, parimenti finanziato dal predetto Programma operativo, con una spesa di euro 28.750.000. Tra gli aspetti salienti figurano la realizzazione; di una rete informatica in fibra ottica da Napoli a Reggio Calabria per la trasmissione di dati ed immagini, l'ammodernamento dell'esistente sistema di controllo e monitoraggio presso tutte le aree autostradali con sensori ottici attivi anche in condizioni di scarsa illuminazione, l'installazione di telecamere per rilevare i casi di eccessiva velocità o altre infrazioni al codice della strada, nonché l'ammodernamento delle sale operative della polizia stradale di Sala Consilina e Lamezia Terme.
Allo stato, dopo il positivo collaudo del primo lotto nel giugno 2006 e della fase A del secondo lotto tra settembre ed ottobre, il progetto è quasi completamente a regime; gli ultimi interventi saranno completati nei prossimi mesi, comunque entro il giugno del 2007.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
PICANO. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
a Cassino (Frosinone) c'è un casello autostradale della società Autostrade d'Italia Spa con porte di uscita permanentemente affollate, per cui si formano code lunghissime, che, oltre alla perdita di tempo degli utenti, provoca un notevole inquinamento ambientale e una larga diseconomia -:
se risulti al Governo che la società ha programmato un intervento di allargamento e quali siano i tempi di realizzazione.
(4-01287)
Risposta. - L'ANAS Spa ha fatto conoscere che a seguito delle esigenze manifestate dal Sindaco di Cassino in ordine all'omonimo casello autostradale sull'autostrada A1 in previsione dello sviluppo dell'area industriale e commerciale «Cassino 2», è stato avviato un tavolo tecnico cui partecipano la Regione Lazio, la Provincia di Frosinone, Astral, ANAS, Società Autostrade e Comune di Cassino al fine di esaminare le possibili soluzioni atte a migliorare le strutture viarie ed autostradali a servizio dell'area urbana.
In particolare, nel corso dell'incontro tenutosi lo scorso 25 ottobre tra i soggetti precitati, la società Autostrade per l'Italia ha illustrato un progetto di ampliamento del casello che prevede la realizzazione di una pista polifunzionale ed il riposizionamento di una pista in entrata con il relativo adeguamento del ramo di immissione in uscita alle piste prevedendo la sistemazione dell'intersezione con viabilità ordinaria attraverso la realizzazione di una rotatoria.
In merito alla realizzazione di una rotatoria, l'ANAS ha evidenziato la necessità di verificare con tutti gli enti interessati la funzionalità della rotatoria stessa in considerazione dei flussi di traffico futuri.
La società stradale fa presente, inoltre, che si terrà a breve una riunione tecnica tra ANAS, Autostrade per l'Italia, Comune di Cassino ed ASTRAL, al fine di valutare congiuntamente una proposta risolutiva della questione.
Nel frattempo, l'ANAS ha avviato un monitoraggio teso allo studio della soluzione di tutti gli inconvenienti incontrati dagli utenti che si sottopongono a lunghe code per effettuare le operazione relative alle porte di esazione.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
FERDINANDO BENITO PIGNATARO, SGOBIO e LICANDRO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sul quotidiano calabrese «Calabria Ora» del 15 luglio 2006, così come sull'ultimo numero del settimanale «L'Espresso» del 20 luglio 2006, ancor prima nel quotidiano «il manifesto» del 9 luglio 2006, con un articolo di Sara Menafra, si riprende l'avvenimento di cui in seguito, di cui si riferiscono notizie e particolari contenuti nelle informative delle testate giornalistiche suddette;
nella notte tra il 6 e il 7 ottobre 2004 è stato ritrovato un ordigno in un bagno di Palazzo San Giorgio, sede municipale della città di Reggio Calabria, privo di innesco, collocato, si disse all'epoca da un clan della 'ndrangheta con l'intenzione di intimidire l'amministrazione comunale;
si disse che la bomba era stata trovata grazie ad un «informatore» del Sismi; ma non si ebbe a sapere in maniera puntuale né allora e né successivamente quale gruppo criminale e per quale motivazione avesse agito contro il comune;
non si spiegò neppure la ragione per la quale non si tentò la cattura dello/degli attentatore/attentatori che sarebbero dovuti ritornare sul luogo per innescare l'ordigno;
l'episodio si verificò in un momento particolarmente difficile per la città per la crisi dell'Amministrazione comunale, che grazie alla spinta emotiva la maggioranza riuscì a superare;
si afferma che l'esplosivo utilizzato facesse parte di un carico ritrovato nelle stive
della nave Laura C, ora nella disponibilità dei servizi segreti;
si scopre che la presunta soffiata fu pagata ben 300mila euro e che a gestire l'operazione fu Marco Mancini, numero 2 del Sismi, recentemente coinvolto nell'inchiesta nota;
nella stessa inchiesta è coinvolto Renato Farina, vice direttore di Libero, stessa testata giornalistica dalla quale l'Amministrazione Comunale di Reggio Calabria ha acquistato, per circa 50mila euro, un terzo delle pagine disponibili il 18 giugno per fare pubblicità una tantum delle iniziative del Comune;
le informative riguardanti il presunto atto intimidatorio sono tre e tutte firmate da Mancini; la prima fa scoprire i panetti di tritolo nel water del comune; la seconda spiega che l'ordigno della 'ndrangheta, pur senza innesco, sarebbe dovuto esplodere tra le 10 e le 10,30 del mattino; la terza sostiene che il sindaco Scopelliti di AN è in pericolo di vita, pertanto gli viene assegnata la scorta il giorno prima dell'avvenimento;
in un'altra operazione, come si dichiara sull'ultimo numero del settimanale l'Espresso, sette mesi fa a Milano, la divisione di Mancini segnala alla Guardia di Finanza che un informatore calabrese, in cambio di soldi, avrebbe potuto far scoprire un carico di esplosivo destinato ai terroristi di Al Qaeda. La Guardia di Finanza ha pagato: ma non c'è traccia né delle bombe, né dell'informatore, né dei soldi;
sempre dalla stampa si apprende che il Mancini e altri personaggi coinvolti nell'indagine dei servizi segreti deviati oltre all'elaborazione di dossier falsi su personalità politiche del centrosinistra, hanno lanciato falsi allarmi su pericolo di attentati terroristici nel nostro Paese -:
quali iniziative il signor ministro abbia intrapreso o intenda intraprendere per fare piena luce su avvenimenti quale quello di Reggio Calabria, per arrivare alla verità su una vicenda che ha lasciato tanti dubbi e per evitare il perdurare di strumentalità sull'accaduto.
(4-00613)
Risposta. - La vicenda alla quale fa riferimento l'interrogante risale al 6 ottobre 2004, quando veniva comunicato al questore di Reggio Calabria il contenuto di una informativa, riguardo un probabile attentato presso la sede del comune di quella città.
Il questore disponeva, immediatamente, il controllo di tutto l'edificio comunale, a seguito del quale veniva rinvenuto un piccolo involucro nascosto in un bagno situato in prossimità del cortile interno dove è solito accedere con la sua automobile, il sindaco.
Il successivo intervento dell'artificiere evidenziava l'esistenza di tre panetti di tritolo collegati alla mascherina di un telefonino ed a una sveglia, privi di innesco.
Nei confronti dei sindaco veniva disposto un servizio di tutela su auto blindata effettuato dal personale della polizia di Stato.
Per tale episodio, il procuratore aggiunto della Repubblica di Reggio Calabria coordinatore della direzione distrettuale antimafia ha aperto procedimento penale a carico di ignoti, che è stato poi archiviato in data 30 maggio 2006, con decreto del giudice per le indagini preliminari, in quanto le piste investigative seguite non hanno portato ad alcun risultato di rilievo.
Per quanto attiene al confezionamento dell'ordigno, da accertamenti tecnici effettuati è risultato che l'esplosivo utilizzato era dello stesso tipo di tritolo contenuto nella stiva di una nave, la «Laura C», affondata durante la seconda guerra mondiale nel mare prospiciente Saline Joniche.
Quantitativi del medesimo esplosivo, precedentemente, erano stati sequestrati, in diverse occasioni, dalla guardia di finanza e dall'Arma dei carabinieri.
Le indagini relative ai citati ritrovamenti di tritolo sono ancora in corso.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
PINI. - Al Ministro dei trasporti, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
nella passata legislatura il Governo, a seguito di una serie di incontri con le Associazioni di categoria delle imprese di autotrasporto, ha siglato con le stesse un protocollo d'intesa, con cui si è impegnato, fra l'altro, ad istituire, mediante apposito strumento normativo, un Fondo di accompagnamento della riforma dell'autotrasporto merci;
la legge 23 dicembre 2005, n. 266, legge finanziaria 2006, all'articolo 1, comma 108, ha istituito, in base agli impegni assunti con le Associazioni degli autotrasportatori, il «Fondo per misure di accompagnamento della riforma dell'autotrasporto di merci e per lo sviluppo della logistica» con una dotazione iniziale di 80 milioni di euro per l'anno 2006;
il Fondo si pone come obiettivo quello di favorire, da una parte, l'evoluzione delle imprese di autotrasporto verso l'intermodalità e la logistica, fornendo le risorse necessarie per una loro crescita dimensionale, e di incentivare, dall'altra, le imprese marginali, che non sono più in grado di sostenere la concorrenza degli altri operatori del settore, all'esodo;
il fondo per diventare operativo, secondo quanto stabilito dallo stesso articolo comma 108 della legge finanziaria per il 2006, necessita dell'emanazione di un regolamento ministeriale, adottato su proposta del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, di concerto con il Ministero dell'Economia e delle finanze;
il regolamento ministeriale, con cui sono disciplinate le modalità di funzionamento del Fondo, non è stato ancora emanato e tali modalità di funzionamento, in base alle richieste avanzate dalle Associazioni degli autotrasportatori, riguarderanno, oltre agli incentivi per l'esodo delle imprese marginali, anche le agevolazioni per la fusione e la concertazione delle imprese, nonché benefici in favore di quelle imprese che diversificheranno le loro attività verso forme di intermodalità e di logistica -:
se il Governo intenda adottare il regolamento di cui alle premesse, il quale risulta indispensabile sia per rendere operativa la dotazione di 80 milioni di euro, per l'anno 2006, stanziata attraverso il Fondo di accompagnamento della riforma dell'autotrasporto di merci, sia per restituire alle stesse imprese di autotrasporto una maggiore efficienza e competitività.
(4-00579)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, si fa presente che il regolamento di attuazione previsto dall'articolo 1, comma 108, della legge 23 dicembre 2005, n. 266 (legge finanziaria 2006), è stato inviato nello scorso mese di ottobre al Ministero dell'economia e delle finanze per il concerto.
Successivamente, acquisito il consenso della citata Amministrazione, sarà inviato al Consiglio di Stato per il prescritto parere.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
PORETTI. - Al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
le terapie dell'infertilità prevedono l'uso di gonadotropine per favorire il processo di maturazione dei gameti: ormone follicolostimolante (FSH), ormone luteneizzante (LH) e gonadotropina corionica (HCG);
attualmente, in Italia, questi princìpi attivi sono disponibili in due tipi di specialità:
i prodotti di origine urinaria;
i prodotti di origine biotecnologica (da DNA ricombinante);
l'efficacia e la sicurezza di entrambe le tipologie di farmaci è stata ampiamente dimostrata, ma nel corso degli anni sono emerse delle nuove acquisizioni rispetto alla prima categoria di prodotti:
presenza di proteine estranee coestratte dalle urine farmacologicamente attive;
possibile presenza di prioni nelle urine dei donatori;
assenza di controllo/screening accurato dei donatori;
assenza di follow-up dei donatori;
impossibilità di risalire ai donatori e di indentificare lotti eventualmente infetti;
impossibilità di operare una valutazione del rischio di trasmissione di infezione ai pazienti trattati con gonadotropine urinarie;
ad esempio, nel Regno Unito, a seguito di un caso italiano di vCJD, le autorità sanitarie hanno definitivamente interrotto, come misura precauzionale, la commercializzazione di un farmaco prodotto con urine italiane (febbraio 2003);
alla luce di tali acquisizioni, il panorama delineatosi sulla base di quanto esposto in merito ai farmaci menzionati è il seguente:
in Australia vige una Risoluzione dell'Australian drug Evaluation Committee sulla sostituzione delle gonadotropine urinarie con quelle ricombinanti visto i superiori standards di purezza e safety;
in Svezia le gonadotropine urinarie non sono state registrate;
in Francia è stata introdotta un'avvertenza nel foglietto illustrativo delle gonadotropine estrattive, relativa ai possibili rischi di contaminazione da agenti patogen;
in Germania sono state escluse Inghilterra e Irlanda come possibili fonti di raccolta dei prodotti estrattivi;
in Svizzera vi sono restrizioni per i donatori che hanno trascorso più di 6 mesi in Inghilterra durante il periodo 1980-1996. Introduzione di un'avvertenza nel foglietto illustrativo delle gonadotropine estrattive, relativa ai possibili rischi di contaminazione da agenti patogeni;
in Inghilterra ritiro precauzionale di un preparato estrattivo;
per quanto riguarda l'EMEA (European Medicines Agency), il CPMP ha emanato un «Position Statement» che raccomanda misure di controllo sui donatori di urine e una valutazione sui processi produttivi volti a ridurre eventuali infettività da parte dei produttori;
da ciò si evince che in Italia non è riportata alcuna avvertenza sul foglio illustrativo dei farmaci gonadotropine da urinari;
in particolare le coppie sterili che intraprendono il trattamento per un ciclo di fecondazione assistita, ed assumono tali farmaci sono all'oscuro delle possibilità di contrarre patologie virali -:
se non ritenga nel pieno interesse del paziente e della sua salute, e del diritto alla corretta informazione secondo le normative vigenti, nel rispetto del principio di precauzione e nella piena osservanza del diritto alla salute, di attivarsi affinché vengano adottate idonee avvertenze integrative delle Note prescrittive recanti la seguente dicitura: «Il rischio di trasmissione di agenti infettivi non può essere definitivamente escluso quando sono somministrati farmaci preparati con urine umane. Questo principio si applica anche ad agenti patogeni fino ad oggi sconosciuti».
(4-00395)
Risposta. - Con riferimento al quesito posto dall'interrogante, si precisa che con determinazione in data 20 luglio 2006, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 173 del 27 luglio 2006, l'Agenzia italiana del farmaco ha disposto l'obbligo, per tutte le aziende titolari di autorizzazione all'immissione in commercio di specialità medicinali, autorizzate con procedura di tipo nazionale e contenenti gonadotropine derivate da urine umane, di modificare i relativi stampati. Le aziende devono, pertanto, integrare il foglietto illustrativo e il riassunto delle caratteristiche dei prodotti con la seguente specifica avvertenza: «Pur non essendo stato riportato alcun caso di contaminazione virale associato alla somministrazione di gonadotropine estratte da urine umane, il
rischio di trasmissione di agenti patogeni conosciuti o sconosciuti non può essere totalmente escluso».
Il Sottosegretario di Stato per la salute: Antonio Gaglione.
RAMPELLI. - Al Ministro del commercio internazionale. - Per sapere - premesso che:
dal 13 al 18 settembre il Governo italiano sarà in missione in Cina per partecipare alla Fiera Internazionale di Canton;
lo scopo principale della missione è quello di favorire lo sviluppo delle relazioni commerciali italo-cinesi e di delocalizzare le imprese italiane nel Paese di Mezzo;
la delocalizzazione delle aziende in Cina rischia di produrre un depauperamento della produttività e dell'occupazione italiane che si vedono prediligere un Paese in cui la forza lavoro costa molto meno e in cui i diritti dei lavoratori, dei bambini, delle donne, dell'ambiente naturale non sono tutelati -:
quali misure s'intendano intraprendere per difendere la territorialità delle aziende italiane a fronte del progetto di delocalizzazione delle nostre imprese;
se la delocalizzazione comporterà investimenti per lo Stato italiano e, comunque, in che modo s'intenda intervenire per evitare che alla concorrenza sleale delle aziende cinesi contro quelle italiane si aggiunga quella delle imprese italiane che hanno delocalizzato i propri centri di produzione contro quelle che continuano a operare in Italia, salvando la nostra produzione e la nostra occupazione;
in che modo s'intenda evitare che le imprese italiane delocalizzate realizzino i propri prodotti, sfruttando i lavoratori e le lavoratrici, schiavizzando i bambini, minando la tenuta già a rischio del sistema ecologico del pianeta.
(4-00963)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione parlamentare in esame si precisa quanto segue.
Negli ultimi dieci anni l'allargamento dell'Unione europea ad altri venticinque stati e l'ingresso nel mondo economico di paesi quali Cina e India, oltre all'adozione di una moneta unica europea, hanno mutato i rapporti già esistenti non solo tra i paesi, ma tra le aree economiche, aprendo naturalmente ad una maggiore concorrenza.
In questo nuovo quadro l'Italia ha conosciuto una pesante perdita di competitività nei confronti dell'area euro. Tale flessione è dovuta in gran parte al modello di specializzazione delle esportazioni italiane di prodotti tradizionali, che sono quelli più esposti alla concorrenza sempre più aggressiva dei paesi emergenti ed in particolare della Cina, ma risulta anche il frutto della parziale sostituzione, almeno su alcuni mercati, delle esportazioni con forniture realizzate dalle affiliate estere di imprese italiane, o da altre imprese ad esse collegate.
Recenti studi mostrano inoltre che gli investimenti diretti all'estero rafforzano e non indeboliscono le attività produttive in Italia. In particolare le imprese che investono all'estero hanno un tasso di crescita del fatturato in Italia di quasi il 10 per cento maggiore di quello che avrebbero non investendo e un aumento della produttività superiore al 5 per cento. Questi effetti non si traducono però in una perdita dell'occupazione in Italia, che si mantiene in linea con la dinamica generale.
La crescita a livello internazionale presuppone ampie disponibilità finanziarie, strutture organizzative articolate e competenze manageriali complesse, elementi che spesso mancano al sistema produttivo italiano, caratterizzato dalla presenza di piccole e medie imprese.
Proprio allo scopo di favorire l'internazionalizzazione nel decreto-legge 14 marzo 2005, n. 35, «Disposizioni urgenti nell'ambito del Piano di azione per lo sviluppo economico, sociale e territoriale» (modificato dalla legge di conversione 14 maggio 2005, n. 80) si stabilisce che i benefici e le agevolazioni previsti dalle normative a sostegno
dell'internazionalizzazione delle imprese italiane all'estero (legge 100/1990, decreto legislativo n. 143 del 1998 e della legge n. 273 del 2002), non si applicano ai progetti delle imprese che non prevedano il mantenimento sul territorio nazionale delle attività di ricerca, sviluppo, direzione commerciale, nonché di una parte sostanziale delle attività produttive.
Allo scopo, inoltre, di favorire la rilocalizzazione degli investimenti in Italia, il comma 13 della legge n. 80 del 2005, prevede che le imprese italiane che abbiano trasferito la propria attività all'estero in data antecedente alla data di entrata in vigore del decreto sopracitato e che intendono reinvestire sul territorio nazionale, possono accedere alle agevolazioni e agli incentivi concessi alle imprese estere sulla base delle previsioni in materia di contratti di localizzazione, di cui alle delibere Cipe n. 130 del 19 dicembre 2002 e n. 16 del 9 maggio 2003.
Sempre allo scopo di vigilare l'utilizzo delle risorse pubbliche nei processi di delocalizzazione, ed in particolare per accertare le conseguenze, positive o negative, delle produzioni realizzate all'estero sull'economia nazionale, nella seduta del 7 marzo 2005, il Comitato di indirizzo e rendicontazione - istituito presso questo Ministero e competente a deliberare sulle domande presentate dalle imprese che intendono usufruire dei fondi rotativi pubblici per effettuare operazioni di venture capital - ha stabilito di svolgere tre ispezioni l'anno, da effettuare nelle differenti aree geografiche di destinazione degli interventi. In particolare, l'accertamento dovrebbe riguardare i riflessi sul livello occupazionale e sulle esportazioni, anche sulla base di precise condizioni che il Comitato potrebbe adottare in sede di delibera degli interventi anche in merito alla permanenza sul territorio italiano degli stabilimenti produttivi.
Per quanto riguarda il problema dello sfruttamento dei lavoratori, l'Italia appoggia l'obiettivo proposto dalla Commissione Europea nella sua comunicazione «The social dimension of globalisation - the EU's policy contribution on extending the benefits to all» di garantire a tutti i lavoratori gli standards riconosciuti dalle Convenzioni internazionali in materia, con particolare riferimento a quelle delle Nazioni Unite e OIL.
Il Sottosegretario di Stato per il commercio internazionale: Mauro Agostini.
REALACCI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali. - Per sapere - premesso che:
è stata diffusa il 2 novembre 2006 dal ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali la notizia in cui viene annunciata la firma del decreto che vieterà in Italia l'utilizzo di trucioli di legno nel vino, limitatamente, però, a vini DOC e DOCG;
occorre tenere conto della rilevanza che il settore vinicolo ricopre per l'economia del nostro paese e dell'importanza di tutelare le produzioni enologiche italiane da pratiche che mettano a rischio la qualità e indirizzino all'omologazione e al livellamento verso il basso;
si ritiene fondamentale estendere il divieto di utilizzare trucioli di legno per simulare l'invecchiamento in barrique anche ai vini IGT, Indicazione Geografica Tipica, che rappresentano una fetta consistente della produzione vinicola del nostro paese e garantire i consumatori con l'obbligo dell'etichettatura trasparente;
si è consapevoli che la qualità delle produzioni è l'unica strada per il futuro del settore enologico del nostro paese e che non bisogna consentire in alcun modo che, attraverso maglie troppo larghe, passi la legalizzazione di pratiche come quella dei trucioli: un danno per i produttori seri e per i consumatori ma anche un rischio per un settore fondamentale per l'economia del nostro paese;
la Camera dei deputati, in data 27 settembre 2006 aveva approvato ben tre mozioni sull'argomento, presentate rispettivamente
da Ermete Realacci, Marco Lion e Roberto Maroni, nelle quali si definiva molto chiaramente di non ammettere la pratica dei trucioli nei vini IGT, DOC e DOGC e di rendere obbligatoria l'etichettatura trasparente su tutti i vini commercializzati in Italia -:
quando e con quali strumenti il ministero delle politiche agricole intenderà dare seguito a quanto il Parlamento ha deliberato sull'argomento.
(4-01490)
Risposta. - L'interrogazione in esame fa riferimento alla disciplina comunitaria sull'impiego di talune pratiche enologiche estranee alla tradizione nazionale.
Al riguardo, si fa presente che il Mipaaf, di seguito alla pubblicazione del regolamento (CE) 1507/2006 della Commissione dell'11 ottobre 2006, che ha fissato le modalità di impiego dei pezzi di legno di quercia nell'elaborazione dei vini e le relative modalità di designazione e di presentazione dei vini così trattati; con decreto ministeriale del 2 novembre 2006, ha vietato l'uso dei pezzi di legno di quercia nell'elaborazione dei vini di qualità prodotti in regioni determinate (VQPRD).
Il ministero, nell'ambito delle disposizioni previste dall'attuale OCM vino, non poteva prevedere misure più restrittive, in quanto sull'estensione di un tale divieto anche ai vini ad IGT si è registrata la pressoché totale contrarietà della filiera vitivinicola nazionale.
Si assicura, comunque, che l'amministrazione quanto prima adotterà le norme di etichettatura nazionali, applicative del citato Reg. (CE) 1507/2006, nell'ambito delle quali saranno previste specifiche disposizioni di etichettatura intese ad esaltare, anche per i vini ad IGT, i processi elaborativi tradizionali, che comportano l'affinamento o l'invecchiamento in recipienti di legno.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
RIVOLTA. - Al Ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
si apprende da una e-mail arrivata in data 21 giugno 2006, di cui si allega il testo, che il cittadino italiano Ivo Toniut, residente dal 2002 in Tagikistan, dopo aver egli denunciato un reato commesso nei confronti di una ONG tagika, da lui coordinata, è stato imprigionato in attesa di giudizio per circa cinque mesi;
nel giugno 2003 è stato liberato, in quanto il reato era stato commesso dalle persone indicate nella denuncia dello stesso Toniut;
nel 2004 la ONG di cui trattasi si è indebitata con una società privata locale per un importo pari a circa 11.000 dollari americani per una fornitura di benzina, a causa di un dipendente della suddetta ONG che, impadronitosi dei soldi della cassa, è scomparso e non rintracciabile;
nel 2005 il direttore commerciale della società locale fornitrice della benzina ha avviato le procedure legali nei confronti della ONG;
a fronte di ciò è stata sanzionata una pena pecuniaria, non nei confronti della ONG, ma del Toniut per un importo di 11.000 dollari americani;
nel dicembre 2005, a causa dell'impossibilità del Toniut di pagare la suddetta somma, è stata inoltrata tale pratica alla Procura, la quale ha istituito procedure penali nei confronti del suddetto cittadino, minacciandolo di privarlo della libertà, in caso di inadempimento;
dal dicembre 2005, nei confronti del cittadino Toniut vige un provvedimento di soggiorno obbligato nella capitale tagika Dushanbe, provvedimento preso in alternativa alla detenzione in attesa di giudizio;
secondo il cittadino Toniut tale situazione sarebbe risolvibile contestando, presso la Corte delle Situazioni Economiche, i crediti che la ONG vanta e permettendo, in tal modo, di saldare il debito che la ONG ha nei confronti del fornitore di benzina;
i parenti del Toniut, al fine di aiutarlo, hanno inviato in Tagikistan, tramite il MAE, una somma di denaro che è attualmente custodita presso l'Ambasciata tedesca a Dushambe, la quale è competente per l'assistenza degli italiani residenti in Tagikistan;
secondo il cittadino Toniut, l'Ambasciata italiana in Uzbekistan in qualità di coordinatore dell'assistenza prestata al Toniut dalla Ambasciata tedesca a Dushambe, ha espressamente richiesto all'Ambasciata tedesca di vietare la disponibilità di tale somma, prelevandola dall'ammontare inviato dai partenti del Toniut;
nonostante i vari solleciti del Toniut ed i solleciti dell'Ambasciata tedesca, finalizzati ad autorizzare l'utilizzo del denaro in questione, l'Ambasciata d'Italia continua a mantenere da qualche mese un atteggiamento contrario all'utilizzo di tale somma da parte del cittadino Toniut;
se quanto riportato dalla e-mail allegata corrisponda al vero e cosa, in questo caso, il Governo intende fare per tutelare la libertà e gli interessi del cittadino italiano.
(4-00886)
Risposta. - La vicenda del signor Ivo Toniut è seguita da questo ministero dal 1999, allorché il connazionale, residente a Mosca, fu espulso dalla Russia per violazione delle norme sulla permanenza dei cittadini stranieri.
Dal 2001 il Signor Toniut risiede a Dushanbè (Tagikistan). Il connazionale è stato arrestato nel 2003 con le accuse di frode fiscale, contrabbando e attività imprenditoriale illegale e sottoposto a carcerazione preventiva in attesa di essere processato. Rilasciato dopo un breve periodo di detenzione grazie anche all'intervento svolto dal Sottosegretario Boniver presso il Presidente Tagiko Rahmonov, il connazionale è stato condannato ad una pena pecuniaria. Non avendo il signor Toniut adempiuto al suo debito, le Autorità locali hanno proceduto a intimargli di lasciare il Paese.
Nell'aprile 2006 i familiari del signor Toniut, contattati dall'Ambasciata a Tashkent (competente anche per il Tagikistan) e da questo ministero, hanno provveduto ad inviare la somma di 3000 dollari USA da utilizzare, come dagli stessi espressamente dichiarato, al solo scopo di appianare almeno in parte il citato debito. A seguito della reiterata richiesta da parte del connazionale di entrare in possesso di tale importo, si è provveduto a prendere contatto con i predetti familiari onde ottenerne il consenso al versamento del denaro direttamente al signor Toniut. Tale consenso è stato fatto pervenire dalla madre del connazionale solo recentemente e l'Ambasciata ha, quindi, disposto la consegna al connazionale.
Nel contempo l'Ambasciata è più volte intervenuta presso le competenti Autorità tagike, su istruzioni di questo ministero, al fine di invocare per il signor Toniut un atto di clemenza, anche in considerazione dell'amnistia che in Tagikistan è concessa con scadenza annuale. Secondo quanto appreso dalla rappresentanza, i passi svolti hanno sortito un risultato positivo e il signor Toniut appare, pertanto, libero di lasciare il Paese.
Il Viceministro degli affari esteri: Franco Danieli.
RONCONI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
sembrerebbe che con nota inviata nei giorni scorsi alle questure e ai commissariati della polizia di Stato, il ministero dell'interno, abbia raccomandato il contenimento delle spese relative agli apparati delle telecomunicazioni e di effettuare unicamente le riparazioni ritenute urgenti, nonché vietato l'avvio di sperimentazioni di nuove tecnologie -:
se tali notizie corrispondano al vero e se non ritenga, conseguentemente, di fornire adeguati chiarimenti in merito, atteso che l'efficienza del sistema di telecomunicazioni è essenziale nell'azione di contrasto alla criminalità e per garantire
la sicurezza dei cittadini e che a fare le spese di tale situazione saranno soprattutto gli uffici minori.
(4-00504)
Risposta. - Il ministero dell'interno, in un'ottica di contenimento della spesa pubblica, ha con più circolari, l'ultima delle quali diramata il 27 luglio 2006, impartito disposizioni volte a definire processi di gestione della tecnologia più razionali ed efficienti, anche al fine dell'ottimizzazione della spesa.
Con tali disposizioni si è inteso assicurare, tra l'altro, un contestuale aumento dei livelli di prestazione delle strumentazioni tecnologiche e garantire, mediante la fornitura di tecnologie tra loro compatibili, livelli di sicurezza omogenei per tutte le articolazioni centrali e periferiche dell'amministrazione della pubblica sicurezza.
Con riguardo alla manutenzione degli apparati tecnologici, considerata l'esiguità degli stanziamenti in bilancio e l'impossibilità di fare fronte alle esigenze generali del settore telecomunicazioni, è stata ribadita la necessità di programmare gli interventi secondo un ordine di precedenza che privilegi situazioni urgenti od emergenziali.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
SATTA. - Al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
in data 15 maggio 2006, il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti - Dipartimento generale per la navigazione ed il trasporto marittimo - comunicava alla regione autonoma della Sardegna - assessorato dei trasporti - la decisione di ridurre, dal prossimo 22 giugno, da 28 a 21 le corse giornaliere per la linea La Maddalena-Palau e viceversa;
tale decisione rappresenta, a giudizio dell'interrogante, una scelta inaccettabile sia per la riduzione dei servizi che comporta sia per le ricadute occupazionali che il taglio delle corse determina;
in particolare, i nuovi orari dei collegamenti, comunicati da Saremar, che configurano un servizio giornaliero che si interrompe alle ore 19,30, determinano il totale isolamento di La Maddalena nell'ultima parte della giornata;
tale provvedimento, secondo l'interrogante, iniquo e penalizzante non tiene conto delle grandi difficoltà di trasporto dei cittadini sardi, già penalizzati oltre misura della propria condizionale naturale di isolamento territoriale. Inoltre, esso viene assunto a poche settimane da un aumento delle tariffe che varia dal 60 per cento al 100 per cento, assolutamente sproporzionato e inopportuno -:
se i Ministri interrogati, alla luce di quanto esposto in premessa, non ritengano necessario intervenire immediatamente, affinché il servizio marittimo di cui sopra non solo non sia ridotto ma sia oggetto, quanto prima, di un potenziamento.
(4-00150)
Risposta. - In merito all'interrogazione in esame, con la quale si lamenta il taglio programmato delle corse sui collegamenti giornalieri La Maddalena-Palau effettuati dalla società Saremar per il periodo estivo, si fa presente che nel mese di giugno 2006 gli assetti della società di navigazione attuati nell'anno 2005, che prevedevano sulla linea La Maddalena-Palau 28 corse giornaliere, sono stati prorogati fino al 30 settembre 2006.
I tagli operati dalla legge finanziaria 2006 non hanno consentito una ulteriore proroga dei predetti assetti e quindi, a decorrere dal 1 ottobre 2006, sulla tratta La Maddalena-Palau, sono stati adottati gli orari, articolati su 21 corse giornaliere, già trasmessi alla regione Sardegna e alla capitaneria di Porto della Maddalena.
Eventuali rimodulazioni della programmazione dei servizi dipenderanno dai finanziamenti che la legge finanziaria 2007, attualmente all'esame del Parlamento, destinerà allo scopo.
Il Ministro dei trasporti: Alessandro Bianchi.
SCHIRRU, ATTILI, FADDA, SANNA e SORO. - Al Ministro dell'economia e delle finanze, al Presidente del Consiglio dei ministri. - Per sapere - premesso che:
l'associazione «La Strada - Centro di servizio per il volontariato Sardegna solidale» che riunisce più di 100 associazioni di volontariato operanti in diversi settori nella Regione Sardegna, ha presentato, all'Ufficio Nazionale per il servizio civile, il progetto «Giovani per il volontariato - Anno terzo» all'Ufficio Nazionale per il Servizio Civile;
con determinazione del 31 marzo 2006 il sopra citato progetto è stato approvato con la limitazione del numero di volontari da 180 a 164 unità;
a seguito della richiesta di riesame da parte dell'Ente (prot. N. 588/06 del 10 aprile 2006) il numero dei volontari ammessi nell'ambito del progetto «Giovani per il volontariato - anno terzo» è stato portato da 180 a 179;
con deliberazione dell'Ufficio Nazionale del Servizio Civile del 14 aprile 2006 il sopra citato progetto è stato approvato con punteggio di 41;
nonostante l'approvazione, il progetto è stato inserito tra quelli non realizzabili per mancanza di finanziamenti;
questa situazione, oltre ad aver prodotto una grande delusione nell'Ente presentatore per l'impossibilità di realizzare i progetti di volontariato, nonostante l'approvazione, genera una situazione molto grave per la gestione delle attività che questo ente e le associazioni che lo compongono svolgono sul territorio sardo, che rivestono una grande importanza per il tessuto sociale della Regione e, proprio per l'alto numero di soggetti impegnati, coprono le attività di un vasto territorio -:
se ritenga opportuno adottare iniziative normative volte ad ampliare le risorse stanziate per il finanziamento dei progetti di servizio civile presentate dagli enti, anche considerato il numero di anno in anno crescente dei progetti presentati e il fondamentale apporto che i volontari offrono per lo svolgimento delle importanti attività per le quali sono richiesti.
(4-00246)
Risposta. - In ordine ai quesiti posti nell'interrogazione in esame, inerente all'opportunità di adottare iniziative normative volte ad ampliare le risorse stanziate per il finanziamento dei progetti di servizio civile, si fa presente quanto riferito al riguardo dall'Ufficio nazionale per il Servizio civile.
Occorre premettere che il Governo, a seguito dell'istituzione del Servizio civile nazionale, ha messo in atto delle strategie finalizzate ad ampliare lo sviluppo di tale istituto. Ciò ha determinato un notevole incremento della domanda e tale incremento è stato talmente superiore alle aspettative, che l'ufficio è stato indotto ad adottare una nuova linea di comportamento, idonea a fronteggiare la mutata situazione, caratterizzata da risorse finanziarie insufficienti a soddisfare l'intera domanda.
A partire dal 2004, pertanto, si è proceduto a rendere sia più selettivo l'accesso degli enti al servizio civile, attraverso un sistema di accreditamento; sia ad introdurre un meccanismo di valutazione dei progetti finalizzato a privilegiare la qualità degli stessi.
Gli strumenti di selezione utilizzati dall'ufficio hanno consentito di gestire nel modo migliore la crescita dei primi anni senza tuttavia modificare l'andamento crescente della domanda di servizio civile, infatti nell'anno 2004 sono stati avviati 32.211 volontari e approvati 3.844 progetti.
Nell'anno 2005, si è registrato un ulteriore incremento delle domande di servizio civile, determinato anche dalla sospensione della leva obbligatoria, in quanto l'articolo 3, comma 1, del decreto legislativo 5 aprile 2002, n. 77, entrato in vigore alla stessa data, ha previsto l'ammissione sia delle donne che degli uomini al servizio civile ed ha elevato a ventotto anni il limite massimo di età per lo svolgimento del servizio stesso. (Si segnala che soltanto questa disposizione è entrata in vigore il 1 gennaio 2005, in quanto le altre disposizioni del decreto
legislativo n. 77/2002 sono entrate in vigore il 1 gennaio 2006, ai sensi dell'articolo 2 del decreto legge 9 novembre 2004, n. 266 convertito dalla legge 27 dicembre 2004, n. 306).
Al fine di soddisfare la crescente domanda dei giovani, la legge finanziaria per l'anno 2005 ha previsto, nonostante la generale riduzione della spesa pubblica, uno stanziamento pari a 240 milioni di euro da destinare al servizio civile, corrispondente al doppio dello stanziamento relativo all'anno precedente. Tali risorse finanziarie hanno consentito all'ufficio di approvare 3.467 progetti e di impiegare un numero di volontari, pari a 45.175, nettamente superiore rispetto a quello stabilito nell'anno precedente.
Occorre evidenziare che i finanziamenti ottenuti per il 2005 hanno consentito, come già accaduto negli anni precedenti, il finanziamento di tutti i progetti approvati dall'ufficio.
La crescita del servizio civile è proseguita anche nell'anno 2006, nel corso del quale sono stati presentati circa 8.200 progetti per l'impiego di 108.000 volontari. A seguito dell'esame e valutazione di tali progetti, l'Ufficio ha provveduto ad approvarne 6.298 per l'impiego di 76.020 volontari. Tuttavia, la dotazione del Fondo nazionale per il servizio civile, determinata per l'anno 2006 in 300 milioni di euro circa (207 milioni di euro stanziati nella legge finanziaria e 93 milioni di euro costituiti dalle economie relative agli esercizi finanziari precedenti), non è stata sufficiente a finanziare tutti i progetti approvati. È stato, infatti, possibile finanziare soltanto 3.164 progetti per l'impiego di 45.153 volontari, ma non sono stati finanziati gli altri 3.134 progetti approvati per l'impiego di 30.867 volontari.
In particolare, per quanto concerne il progetto di servizio civile denominato «Giovani per il volontariato - Anno terzo» presentato dall'Associazione «La strada-centro di servizio per il volontariato Sardegna solidale», cui l'interrogante fa specifico riferimento, si fa presente che lo stesso è stato approvato con la limitazione del numero dei volontari da 180 a 179 e con l'attribuzione del punteggio 41. Tale progetto, pur essendo stato inserito nella graduatoria dei progetti approvata dall'ufficio in data 18 maggio 2006, ha ottenuto un punteggio che ha impedito l'inserimento dello stesso nel bando per la selezione di 45.147 volontari, in quanto, sulla base delle risorse economiche disponibili, è stato possibile finanziare soltanto 3.164 progetti cui era stato attribuito un punteggio pari o superiore a 48.
In merito, poi, allo specifico quesito posto dall'interrogante, volto a conoscere le iniziative del Governo finalizzate ad ampliare le risorse stanziate per il finanziamento dei progetti di servizio civile, si rappresenta che nel decreto legge 4 luglio 2006, n. 223, recante «Disposizioni urgenti per il rilancio economico e sociale, per il contenimento e la razionalizzazione della spesa pubblica, nonché interventi in materia di entrate e di contrasto all'evasione fiscale», convertito in legge 4 agosto 2006, n. 248, è stata inserita la disposizione di cui all'articolo 18, comma 1, che prevede un'integrazione del Fondo nazionale per il servizio civile, per l'anno 2006, pari a 30 milioni di euro.
L'ufficio, al fine di utilizzare tali risorse, che rendono possibile il finanziamento di altri progetti per l'impiego di circa 8.000 volontari, ha predisposto un ulteriore bando per la selezione di 7.920 volontari da impiegare nei progetti di servizio civile elencati nell'allegato 1 al bando stesso, che è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, n. 70 del 15 settembre 2006.
Al riguardo si precisa che l'ufficio per selezionare i progetti da inserire nel bando, ha provveduto a redigere un'altra graduatoria, approvata con determinazione del direttore generale dell'ufficio in data 11 settembre 2006, nella quale sono stati inseriti i progetti riesaminati dall'ufficio, a seguito di istanze di rivalutazione o di ricorsi da parte degli enti, con conseguente attribuzione di un punteggio, nonché i progetti di cui alla precedente graduatoria del 18 maggio 2006, fino ad esaurimento delle risorse finanziarie disponibili, ovvero con un punteggio pari a 47.
È evidente che le nuove risorse stanziate non hanno consentito di avviare tutti i progetti inseriti nella nuova graduatoria, bensì solo quelli cui è stato attribuito un punteggio minimo pari a 47.
In particolare, si fa presente che il progetto «Giovani per il volontariato - anno terzo» presentato dall'Associazione «La strada - centro di servizio per il volontariato Sardegna solidale», non è stato inserito nel nuovo bando, in quanto ha riportato un punteggio inferiore a 47.
Da ultimo, si rappresenta che con la nuova legge finanziaria, attualmente in discussione in Parlamento, verrà stabilita la nuova dotazione economica per il prossimo anno, che dovrebbe essere incrementata rispetto a quella dell'anno in corso e, pertanto, nel rispetto delle finalità sopra esposte, il Governo interverrà su tutti gli strumenti esistenti per valorizzare e non certo ridimensionare l'esperienza del servizio civile.
Il Ministro della solidarietà sociale: Paolo Ferrero.
SCOTTO. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'ospedale «A. Maresca» di Torre del Greco è stato interessato nelle ultime settimane da ben due raids di balordi che hanno terrorizzato personale sanitario e degenti;
nella notte di domenica scorsa 25 giugno 2006 un sanitario del pronto soccorso il dottor Niglio, ed una infermiera, la signora Petruzzella sono stati picchiati da due trentenni ubriachi;
a quanto risulta all'interrogante, altre risse e aggressioni al personale sanitario si sono verificati a gennaio e il 31 marzo 2006;
il pronto soccorso dell'ospedale di notte non è presidiato e manca da tempo il drappello di polizia; è ormai, a giudizio dell'interrogante, per quanto rappresentato, divenuto urgente un deciso intervento degli organi preposti, al fine di garantire la sicurezza degli operatori sanitari -:
se intendano assumere, come richiesto dagli operatori sanitari, delle iniziative urgenti per garantire la sicurezza degli operatori e degli stessi degenti.
(4-00361)
Risposta. - L'ospedale Maresca di Torre del Greco è stato teatro di episodi di violenze e minacce, soprattutto nel periodo in cui il pronto soccorso è stato interessato a lavori di ristrutturazione, per cui il posto di Polizia era stato ubicato provvisoriamente in altro luogo.
Per quanto concerne, in particolare, l'episodio richiamato dall'interrogante, la prefettura di Napoli ha comunicato che il 25 giugno 2006, due persone sono state trasportate presso la struttura ospedaliera Maresca di Torre del Greco, accompagnate da un'autopattuglia del commissariato Portici-Ercolano.
Dopo aver ricevuto le prime cure mediche, i predetti hanno assunto una condotta violenta verso il personale sanitario presente, ferendo un medico ed un infermiere, prima di essere bloccate dal personale della polizia di Stato.
Il precedente 11 giugno 2006, un infermiere era rimasto coinvolto in una rissa tra due gruppi di giovani che si erano portati presso il pronto soccorso e, nell'occasione, erano stati causati danni ad alcuni vetri e suppellettili.
L'intervento di equipaggi della squadra volante dei commissariati di Torre del Greco e Portici, con l'ausilio dei carabinieri del locale comando, è valso, anche in questo caso, a sedare la rissa consentendo l'arresto di quattro persone e la denuncia di altre sei.
Il posto di polizia ubicato presso l'ospedale Maresca, dipende dal locale commissariato di pubblica sicurezza e, garantisce il servizio fisso dalle ore 8.00 alle ore 20.00, con possibilità di prestazioni di lavoro straordinario fino alle ore 24.00.
Negli orari notturni gli interventi vengono assicurati, in caso di turbativa di ordine pubblico o fatti violenti, da pattuglie in servizio di controllo del territorio,
alle quali sono state impartite disposizioni volte a fornire priorità a tale tipologia di richiesta.
Si precisa comunque che, l'attività che svolgono gli operatori addetti al presidio ospedaliero riveste esclusivamente profili di polizia giudiziaria, tra cui principalmente la ricezione e trasmissione ai competenti uffici di polizia dei referti medici per il successivo inoltro all'autorità giudiziaria ed i primi accertamenti per le notizie di reato emersi in quella sede e solo in via residuale gli operatori espletano funzioni di vigilanza.
Il 19 luglio 2006, durante la riunione del Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, alla presenza anche del Direttore generale dell'Asl NA 5, sono stati affrontati i problemi che riguardano l'ospedale «Maresca».
Il direttore generale dell'Asl NA 5 ha reso noto che presso la struttura in argomento è operativo un servizio di vigilanza privata per 24 ore al giorno ma che, nonostante ciò, gli episodi di violenza e di vandalismo si ripetono con una certa continuità nei fine settimana, soprattutto nelle ore serali.
In ragione di ciò, il prefetto di Napoli ha disposto l'intensificazione dei servizi di prevenzione e di controllo del territorio soprattutto nella zona ove insiste la struttura ospedaliera.
In ultimo, al fine di accrescere il livello di sicurezza dell'ospedale, il direttore generale dell'Asl NA 5 è stato invitato a predisporre un progetto per l'installazione di un sistema di videosorveglianza che dovrà prevedere anche il collegamento diretto del sistema con la sala operativa delle forze dell'ordine.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
STUCCHI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
la provincia di Bergamo vanta un tessuto imprenditoriale di qualità ove è capillare la presenza di attività artigianali che fanno di Bergamo e della bergamasca una zona virtuosa. La situazione del mercato del lavoro e dell'economia nel suo complesso è buona ma, di contro, vi è una massiccia presenza di stranieri clandestini;
negli ultimi anni, infatti, la Guardia di Finanza di Bergamo ha scoperto laboratori in cui immigrati cinesi, tra i quali alcuni clandestini, confezionavano prodotti in pelle in un capannone industriale dove erano presenti anche veri e propri dormitori in cui gli stessi clandestini vivevano in pessime condizioni igieniche. I titolari delle aziende, tutte ditte individuali, furono denunciati alla competente Autorità Giudiziaria per illecito utilizzo di manodopera clandestina;
progressivamente, negli anni, la situazione della sicurezza a livello nazionale è peggiorata; le estorsioni, lo sfruttamento della prostituzione, gli omicidi ed i tentati omicidi rappresentano alcune delle tipologie di attività criminose più diffuse;
le rapine in abitazioni, ville e cascine isolate in Lombardia sono perpetrate da piccoli gruppi di criminali, soprattutto albanesi e slavi, operanti ciascuno in modo isolato senza confluire in un'unica organizzazione a delinquere;
nella provincia di Bergamo è stato predisposto un piano di controllo integrato del territorio, con il coinvolgimento anche della polizia municipale, non solo nel capoluogo, ma anche in altre aree, quali la bassa bergamasca considerata particolarmente critica, nonostante ciò non si placano gli atti criminosi, quali ad esempio le rapine nelle abitazioni private che fanno crescere un sentimento di allarme e di insicurezza tra i cittadini -:
se risulti al Governo se siano state individuate ulteriori altre aziende, nella provincia di Bergamo, che utilizzano stranieri clandestini e per quante di queste sia intervenuta una sentenza di condanna passata in giudicato;
quali iniziative si intendano attuare per tutelare al meglio il territorio bergamasco dall'immigrazione clandestina;
se non si ravvisi la necessità di aumentare l'organico delle Forze di Polizia presenti sul territorio bergamasco, e di pensare ad una diversa dislocazione delle Forze dell'Ordine;
quali ulteriori iniziative si ritenga utile assumere per garantire efficacia alle azioni delle Forze dell'Ordine, ovvero alle richieste di sicurezza sia a livello nazionale che locale.
(4-00446)
Risposta. - La presenza di cittadini extracomunitari, come segnalato dall'interrogante nella provincia di Bergamo è indubbiamente notevole, pertanto è costante l'attenzione delle forze di polizia in ordine agli aspetti illeciti connessi al fenomeno.
Vengono espletate attività di prevenzione in relazione a specifici illeciti in cui sono coinvolti stranieri quali lo sfruttamento di manodopera clandestina, della prostituzione e lo spaccio di sostanze stupefacenti.
I servizi straordinari di controllo del territorio sono stati recentemente intensificati, con l'intervento di aliquote del reparto prevenzione crimine della Lombardia della polizia di Stato, assegnate settimanalmente.
Particolare attenzione viene rivolta al territorio del capoluogo ed alla cosiddetta «bassa bergamasca» dove si registra una maggiore presenza di extracomunitari.
Rispetto alla normativa sul soggiorno, ad esempio, nei primi sei mesi del 2006 sono stati adottati 496 provvedimenti di espulsione, con 177 accompagnamenti coatti e 35 accompagnamenti presso i centri di permanenza temporanea.
Nel periodo 1 gennaio 2005 - 16 luglio 2006, il Comando provinciale della guardia di finanza ha individuato 77 aziende che utilizzavano lavoratori non in regola con i permessi di soggiorno.
Da informazioni assunte, presso lo stesso comando, allo stato, non risultano intervenute sentenze di condanna passate in giudicato.
Il fenomeno delle rapine in villa si è decisamente ridimensionato: nel 2004 si sono verificati 2 soli episodi, 3 nel 2005 e 1 nel primo semestre del 2006.
Si precisa che la dinamica delittuosa registrata negli ultimi anni appare in linea con la tendenza nazionale e non sono riscontrati segnali di emergenza e allarme particolarmente significativi.
Per quanto riguarda la presenza delle forze di polizia nella provincia di Bergamo, nel corso del 2005, nell'ambito della pianificazione delle risorse disponibili a livello nazionale, si è provveduto a rafforzare la presenza di uomini sul territorio con l'assegnazione ai presidi della polizia di Stato di 19 unità, ulteriori potenziamenti saranno attentamente valutati nel quadro della pianificazione annuale per il 2006.
Inoltre, il comando provinciale della guardia di finanza, nell'ambito di un ampio contesto riorganizzativo nazionale, ha avuto nel corso dell'estate, un incremento di 14 unità.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.
STUCCHI. - Al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
l'ENCI, Ente nazionale cinofilia italiana, svolge le funzioni pubblicistiche alla stessa compagine delegate con la legge n. 529 del 1992 per la tutela e la promozione delle razze canine. Tra queste funzioni quella più specifica e rilevante è la tenuta del Libro delle Origini, cioè dell'anagrafe dei cani di razza, regolata dal Disciplinare del Libro genealogico (decreto ministeriale n. 21095 del 5 febbraio 1996), e dalle norme tecniche (decreto ministeriale n. 21203 del 8 marzo 2005);
in particolare, con circolare prot. n. 3241/FC/AP/LH del 24 gennaio 2005 il Direttore generale dell'ENCI, nonché responsabile dell'Ufficio Centrale del Libro genealogico, richiamava una precedente nota del 1 giugno 2004 per dichiarare che «gli allevatori titolari e/o associati d'affisso riconosciuto da ENCI/FCI hanno la facoltà di registrare al Libro genealogico cucciolate identificabili anche attraverso l'apposizione della propria sigla assegnata dall'ENCI». Sembra che, in seguito a tale circolare, gli allevatori abbiano iscritto al
libro genealogico i propri cani di razza esclusivamente con il proprio identificativo non rispettando, in questo modo, la normativa in materia di anagrafe canina. Se questo corrispondesse al vero ENCI, non verificando la correttezza del numero e della sigla identificativi, non avrebbe contrastato un comportamento contrario alla legge;
questo, a parere dell'interrogante, sembra essere in palese contrasto con la legge 14 agosto 1991 n. 281 (Legge quadro in materia di animali di affezione prevenzione del randagismo) che istituisce l'anagrafe canina delegando alle Regioni l'istituzione e le modalità di iscrizione alla medesima anagrafe, nonché le modalità di rilascio al proprietario o al detentore della sigla di riconoscimento del cane, da imprimersi mediante tatuaggio indolore (articolo 3) e, dal 1 gennaio 2005, esclusivamente attraverso il microchip come unico sistema identificativo;
in attuazione della suddetta legge alcune Regioni, tra cui la Regione Emilia Romagna (articolo 6 della legge regionale 7 aprile 2000 n. 27) e la Regione Lombardia (articolo 7 legge regionale 20 luglio 2006 n. 16 ed ancora precedentemente la legge regionale n. 30 del 1987) hanno adottato specifiche discipline per l'identificazione dei cani che prevedono il tatuaggio o, dal 1 gennaio 2005, l'applicazione del microchip. In particolare nella Regione Emilia Romagna, con delibera di Giunta regionale n. 2000/1608 del 3 ottobre 2000, a partire dal 1 gennaio 2001, «i cani iscritti all'anagrafe e quelli già iscritti devono essere identificati mediante microchips forniti dal Comune competente»;
con comunicazione del 21 giugno 2005, pubblicata anche su «I nostri cani», organo di stampa ENCI, il Consiglio direttivo dell'ENCI del 16 giugno 2005 deliberava di non considerare obbligatoria la certificazione veterinaria ai fini della iscrizione dei soggetti ai Registri. Di fatto, con questa procedura, è possibile che siano stati iscritti al Libro genealogico soggetti a cui il microchip non è stato applicato dal veterinario autorizzato, come prevede la legge, ma dallo stesso proprietario-allevatore consentendo anche truffe e illeciti;
l'ENCI, in forza della circolare emanata dal Direttore Generale e della comunicazione del Consiglio Direttivo dell'ENCI, sembra consenta l'iscrizione al Libro genealogico dei cani di razza, regolato con decreto MIPAAF, di cani di razza privi di idonea identificazione, certificata dal medico veterinario. Ancora, con decreto ministeriale n. 21203 dell'8 marzo 2005 il Ministero per le Politiche agricole e forestali emanava le nuove «Norme tecniche del Libro Genealogico del cane di razza», stabilendo all'articolo 11 che «l'Ufficio Centrale rende pubblicamente consultabili, anche per via telematica, nel rispetto della legge sulla privacy n. 196/2003, le informazioni relative all'identificazione degli allevatori e dei proprietari iscritti al registro di cui all'articolo 7 del disciplinare del libro genealogico...»;
ai fini dell'applicazione della citata disposizione, l'articolo 5 del Disciplinare del libro genealogico, approvato con decreto ministeriale n. 21095 del 5 febbraio 1996, dispone che il «Responsabile dell'attività dell'Ufficio Centrale, dell'applicazione del Disciplinare e delle Norme tecniche e dell'attuazione delle delibere della Commissione Tecnica Centrale del Libro genealogico è il Direttore dell'ENCI»;
non risulta, all'interrogante, che sia stato reso pubblicamente consultabile il Registro degli allevatori e dei proprietari, né che sia consentito l'accesso al medesimo Registro da parte degli allevatori e dei proprietari, nonostante le richieste in tal senso formulate ed il chiaro disposto regolamentare -:
se non ravvisino la necessità di intervenire con le modalità che riterranno più opportune, in rapporto alle normative che prevedono, come unico metodo di identificazione dei cani quello dei medici veterinari autorizzati, mediante applicazione di microchips;
se non ritengano necessario verificare l'eventuale mancata pubblicizzazione delle
informazioni relative all'identificazione degli allevatori e dei proprietari iscritti al registro, di cui all'articolo 7 del disciplinare del libro genealogico;
se non intendano effettuare una rigorosa indagine ispettiva presso ENCI per verificare la corretta applicazione della legge n. 529 del 1992, del Disciplinare del Libro genealogico per la tutela dei cani di razza e della legge n. 281 del 1991 e dei decreti, sopra richiamati, a tutela dell'interesse pubblico e degli allevatori dei cani di razza e del benessere animale.
(4-01567)
Risposta. - In merito alla questione oggetto dell'interrogazione a cui si risponde, si ricorda che, ai sensi del decreto legislativo n. 529 del 1992, i libri genealogici delle specie animali minori, tra le quali si annovera la specie canina, sono istituiti dalle associazioni nazionali di allevatori di specie o di razza.
Il Mipaaf provvede ad approvare i disciplinari delle associazioni di allevatori che istituiscono e gestiscono libri genealogici, ai sensi dell'articolo 2 del predetto decreto legislativo, ed a vigilare sugli adempimenti previsti dagli stessi disciplinari.
Il disciplinare del libro genealogico del cane di razza è stato approvato con decreto ministeriale n. 21095 del 5 febbraio 1996, successivamente modificato con decreto ministeriale n. 22383 del 3 giugno 2003.
Il disciplinare, all'articolo 3, prevede che l'ENCI provveda all'attività del libro genealogico con la Commissione tecnica centrale, l'ufficio centrale del libro genealogico ed il corpo degli esperti.
In applicazione del predetto disciplinare, con decreto ministeriale n. 20894 del 18 aprile 2000, sono state approvate le norme tecniche del libro genealogico, successivamente sostituite ed aggiornate con decreto ministeriale n. 21203 dell'8 marzo 2005.
L'articolo 6 del decreto ministeriale n. 20894 del 18 aprile 2000, prevedeva la marcatura ufficiale dei cuccioli mediante punzonatura o attraverso l'applicazione di un identificativo elettronico (microchip).
Considerato che, in attuazione della legge del 14 agosto 1991, n. 281 - legge quadro in materia di animali da affezione e prevenzione al randagismo, solo alcune regioni avevano adottato specifiche discipline per l'identificazione dei cani, la Commissione tecnica centrale del libro genealogico ha stabilito che in tutte 1e situazioni in cui sia stata attivata l'identificazione pubblica, la stessa diventa ufficiale anche per il libro genealogico.
In caso di mancata attivazione dell'anagrafe canina, rimane attivo il sistema di identificazione già utilizzato dall'ENCI, purché l'identificazione stessa risulti univoca.
Le nuove norme tecniche del libro genealogico, adottate con decreto ministeriale n. 21203 dell'8 marzo 2005, hanno previsto, all'articolo 6, l'identificazione dei cuccioli tramite microchip, uniformandosi così alla normativa nazionale, che prevede l'obbligo del predetto identificativo elettronico per tutti i cani nati dal 1 gennaio 2005.
Pertanto, la banca dati dell'ENCI fino al 31 dicembre 2004, doveva necessariamente essere in linea con l'anagrafe canina detenuta dalle regioni laddove il sistema risultava attivato.
Dal 1 gennaio 2005, la banca dati ENCI e l'anagrafe canina dovevano essere completamente allineate, in quanto l'identificativo ufficiale è esclusivamente quello attribuito dalle regioni.
Invece, con circolare n. 3241 del 24 gennaio 2005, il Direttore generale dell'ENCI e responsabile dell'Ufficio centrale del libro genealogico, richiamando una precedente nota del 1 giugno 2004, informava le delegazioni ENCI che gli allevatori titolari e/o associati d'affisso riconosciuto da ENCI/FCI hanno la facoltà di registrare al libro genealogico cucciolate identificabili anche attraverso l'apposizione della propria sigla assegnata dall'ENCI.
Questa disposizione avrebbe consentito, fino all'estate del 2006, di iscrivere al libro genealogico soggetti il cui identificativo non risultava in regola con l'iscrizione all'anagrafe canina come disposto, invece, dalla legge n. 281 del 1992.
Solo in data 21 aprile 2006, il Consiglio direttivo dell'ENCI ha deliberato l'attuazione delle norme tecniche del libro genealogico
a partire dal 1 ottobre 2006; delibera comunicata alle delegazioni ENCI con circolare n. 18860 dell'11 maggio 2006.
La Commissione tecnica centrale dell'ENCI, con deliberazioni del 20 dicembre 2004 e del 2 febbraio 2005, ha posto l'accento sull'esigenza di attenersi a quanto previsto dalla legge n. 281 del 1992, in materia di identificazione dei cani per l'anagrafe canina, ribadendo la priorità e l'utilità ai fini dell'iscrizione al libro genealogico.
A maggiore garanzia, la Commissione tecnica centrale ha precisato che unitamente al modello B, previsto dalle Norme tecniche del libro genealogico, il proprietario della fattrice è tenuto ad allegare la certificazione veterinaria dell'avvenuta identificazione ed iscrizione all'anagrafe canina.
L'ENCT da parte sua, invece, con nota apparsa sul giornale «I nostri cani» del 21 giugno 2005, faceva presente di non considerare la certificazione veterinaria obbligatoria ai fini dell'iscrizione all'anagrafe canina, utile anche ai fini dell'iscrizione dei soggetti al libro genealogico.
L'amministrazione, a fronte della situazione descritta, sta valutando le modalità e gli strumenti più idonei atti a porre fine allo stato di incertezza e di mancata trasparenza nell'applicazione della disciplina per la tenuta del libro genealogico da parte dell'ENCI.
Il Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali: Paolo De Castro.
TAGLIALATELA, NESPOLI, PEZZELLA, CASTIELLO e LANDOLFI. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
il giorno 4 luglio 2006 a Napoli si è svolta una manifestazione di protesta dei tassisti contro un provvedimento del Governo;
tale manifestazione di protesta si è svolta anche contemporaneamente ai lavori del Consiglio Comunale di Napoli che si è tenuto nel Maschio Angioino presso la Sala dei Baroni;
durante i lavori del Consiglio Comunale una delegazione di tassisti aveva fatto pervenire la richiesta di tenere un incontro da poter svolgere al termine dei lavori dell'assemblea con i capigruppo dei partiti;
tale richiesta era stata formalizzata in aula da parte del consigliere comunale di AN Andrea Santoro e ha trovato l'accoglimento dell'aula;
contrariamente a quanto concordato durante il consiglio comunale di Napoli alla fine della seduta nessun incontro si è svolto tra le istituzioni ed i manifestanti ed il Sindaco Jervolino si è rifiutato di incontrare una delegazione di tassisti;
al termine dei lavori il Sindaco di Napoli ha lasciato il Maschio Angioino con la propria autovettura e percorrendo la strada adiacente Piazza Municipio è rimasto intrappolato nel traffico cittadino determinato anche dall'azione di protesta dei manifestanti i quali delusi per il mancato incontro hanno attuato la propria protesta contestando vivacemente il Sindaco senza però produrre alcuna violenza;
la polizia è intervenuta sul posto in assetto antisommossa e, nonostante che alcuni consiglieri comunali abbiano compiuto un'opera di mediazione per risolvere pacificamente la protesta, ha inspiegabilmente utilizzato la forza per porre fine alla protesta;
nel parapiglia che si è prodotto per la carica della polizia sono rimasti direttamente coinvolti i consiglieri comunali Andrea Santoro, Claudio Renzullo e Luciano Schifone che sono stati travolti dall'azione delle forze dell'ordine a tal punto che il consigliere Renzullo è rimasto contuso ed ha dovuto ricorrere alle cure ospedaliere dove gli è stata repertata una prognosi di dieci giorni salvo complicazioni;
i giornali hanno riportato una ricostruzione dei fatti secondo la quale l'intervento della polizia sarebbe stato determinato
da atti di violenza che sarebbero stati compiuti verso il Sindaco e la sua auto;
è utile, al fine di comprendere compiutamente quanto accaduto in piazza Municipio, acquisire i filmati delle telecamere sia delle forze dell'ordine che di quelle eventualmente ubicate nell'area urbana interessata -:
quali provvedimenti ed azioni il Governo intenda porre in essere per approfondire le cause di quanto accaduto e spiegare l'azione, secondo gli interroganti sproporzionata, delle forze dell'ordine nei confronti di liberi cittadini e lavoratori che manifestavano e di consiglieri comunali di Napoli;
se il Governo ritenga utile e funzionale alla verifica di quanto accaduto disporre una ispezione per accertare, anche mediante l'utilizzo dei filmati delle telecamere sia delle forze dell'ordine che di quelle eventualmente ubicate nell'area urbana interessata, come si sono svolti realmente i fatti.
(4-00489)
Risposta. - In merito all'episodio cui fa riferimento l'interrogante, avvenuto a Napoli il 4 luglio 2006, in occasione di una manifestazione di protesta dei tassisti nei confronti del così detto «Decreto Bersani», si rappresenta che la questura di quella città ha escluso che vi siano stati interventi violenti o che vi sia stato un uso sproporzionato della forza da parte degli operatori di polizia.
Momenti di tensione si sono verificati verso le ore 19, allorché, a conclusione di una seduta del consiglio comunale, il sindaco Jervolino, lasciato il Maschio Angioino, stava transitando in piazza Municipio, dove era in corso la manifestazione.
Alla vista dell'auto del sindaco, preceduta da un'altra della polizia municipale, un folto gruppo di manifestanti si è avvicinato alle due vetture, la cui marcia era rallentata anche dal traffico, tentando di impedirne il transito, sdraiandosi sull'asfalto o addirittura prendendo a calci l'autovettura a bordo della quale viaggiava il sindaco.
Si è reso necessario realizzare un cordone di agenti che arginasse con la dovuta fermezza la massa dei manifestanti, impedendo più gravi violenze.
Ciò ha consentito alla due vetture di allontanarsi senza che venissero eseguiti interventi di alleggerimento o altri interventi caratterizzati da un uso della forza non necessario allo scopo.
Nella circostanza, anzi, il personale di polizia ha continuato a svolgere una difficile opera di mediazione con i manifestanti che ha sortito l'effetto sperato verso le ore 20, quando gli stessi hanno desistito da ogni ulteriore iniziativa.
Le indagini svolte hanno permesso l'individuazione ed il contestuale deferimento all'autorità giudiziaria di due tassisti, responsabili dei reati di manifestazione non autorizzata, violenza o minaccia a pubblico ufficiale, violenza privata, ingiurie.
Sono tuttora in corso accertamenti volti all'individuazione di ulteriori responsabilità penali dei manifestanti.
Non risulta infine che il consigliere comunale, che ha lamentato di essere stato colpito nella circostanza da operatori di polizia, abbia presentato formale denuncia.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
TURCO. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
il 30 ottobre 2002, durante una visita al Centro Diagnostico Terapeutico della casa circondariale di Pisa, il sottoscritto incontrava il detenuto Santo Albanese, di anni 34, proveniente dal carcere di Novara; detenuto dal giugno 1993 e, dal 1997, ristretto in regime di cui all'articolo 41-bis dell'Ordinamento Penitenziario, condannato in via definitiva all'ergastolo per omicidio e associazione mafiosa;
nel corso dell'incontro il detenuto affermava che «dal 1994 veniva curato per una toxoplasmosi con antibiotici e antidolorifici» finché nel 2001, nel carcere di Novara, dopo una biopsia «hanno scoperto
un linfoma di terzo grado alle ghiandole linfatiche»;
il detenuto, che era stato sottoposto a chemioterapia per mesi, affermava che «da giugno sono in isolamento diurno e devo starci per un anno. Per tre mesi, durante la chemio, mi hanno tenuto con la blindata chiusa e chiuso pure lo spioncino perché non potevo parlare con il detenuto di fronte». E aggiungeva che preferiva morire «piuttosto che fare questa cura terribile senza il supporto dei miei familiari con i quali non faccio colloqui da quattro anni, eppure nei decreti continuano a scrivere che mando ambasciate all'esterno tramite loro»;
il 22 marzo 2003 il sottoscritto dichiarava che «Santo Albanese è un detenuto in regime di cui all'articolo 41-bis dell'O.P. affetto da una gravissima malattia, forse ancora curabile, certamente prossima alla irreversibilità. In ragione del suo stato di salute, la stessa Corte di Assise di Palmi ha individuato un ospedale presso cui inviarlo per ottenere le giuste e doverose cure» e chiedeva al Ministro della giustizia «di intervenire subito, di agire con estrema urgenza perché la cronaca di una morte annunciata possa avere, se è ancora possibile, un corso diverso»;
il 19 gennaio 2006 Santo Albanese, colpito da linfoma di Hodgkin è deceduto;
preso atto che in uno studio del settembre 2002 il Dott. Vincenzo Cordiano - Dirigente del reparto di Ematologia dell'Ospedale civile di Valdagno (Vicenza) - scriveva che «il morbo di Hodgkin rappresenta oggi il prototipo dei tumori curabili con i moderni approcci terapeutici» e che «i pazienti che arrivano all'osservazione del medico in uno stadio avanzato sono per fortuna sempre più rari, grazie ad una diagnosi sempre più precoce»;
premesso inoltre che il 3 luglio 2006 il sottoscritto ha ricevuto una lettera spedita dal detenuto Antonio Albanese, di anni 41, fratello di Santo, ristretto nella casa circondariale di Novara in isolamento diurno in regime di cui all'articolo 41-bis dell'O.P., che lamenta una scarsa attenzione al suo precario stato di salute che, tra le varie patologie da cui è afflitto, vi è anche un linfonodo sottomandibolare -:
dove è deceduto il detenuto Santo Albanese, se quando è deceduto era in stato di detenzione e, in caso contrario, quando è stato liberato;
per quanti anni il detenuto Santo Albanese è stato curato per toxoplasmosi prima che gli venisse diagnosticato il morbo di Hodgkin, quando è stata fatta la prima biopsia e a quale dei quattro stadi si trovava il morbo al momento della diagnosi;
quanti sono i detenuti ristretti in regime di cui all'articolo 41-bis dell'O.P. che, nel corso della sua applicazione, sono deceduti in stato di detenzione e quanti sono deceduti entro i 60 giorni successivi alla scarcerazione;
quanti sono i detenuti ristretti in regime di cui all'articolo 41-bis dell'O.P. a cui, nel corso della sua applicazione, è stato sospeso il provvedimento a seguito di collaborazione e quanti di questi hanno subito in seguito operazioni chirurgiche e quali;
quale strategia intende adottare nei confronti del detenuto Antonio Albanese.
(4-00684)
Risposta. - Con riferimento all'interrogazione indicata in oggetto, si rappresenta che il Testo unico sulla privacy n. 196 del 30 giugno 2003, proibisce la divulgazione dei dati personali e relativi alla salute senza l'acquisizione del preventivo consenso scritto degli interessati.
Tuttavia, atteso che nel suindicato atto ispettivo vengono già citate le patologie cliniche dei soggetti in questione, si comunica che il detenuto Santo Albanese, nato a Taurianova il 26 giugno 1968, arrestato in
data 2 giugno 1993, veniva dimesso in data 2 febbraio 2006, dalla casa di reclusione di Milano Opera per concessione del beneficio della detenzione domiciliare, disposto con provvedimento n. 30072002 RES del 20 febbraio 2006, della procura generale presso la Corte di appello di Reggio Calabria, da fruire presso la propria abitazione, dove è deceduto in data 20 febbraio 2006.
Dagli atti del fascicolo personale del detenuto risulta che, in data 8 settembre 2000, il sanitario della casa circondariale di Novara formulava richiesta di invio presso un centro diagnostico terapeutico dell'amministrazione penitenziaria per l'esecuzione di una biopsia per un linfonodo laterocervicale di sospetta natura toxo-plasmosica.
La direzione dell'istituto di Novara, preso atto che i tempi di attesa presso i centri clinici individuati (Milano San Vittore, Milano Opera, Perugia e Napoli Poggioreale) risultavano troppo lunghi, anche in considerazione del gravissimo e generalizzato stato di sovraffollamento di tutte le strutture della penisola ed atteso che la patologia era particolarmente grave, tale da non poter essere prontamente fronteggiata con i mezzi e l'ausilio sanitario a disposizione della struttura, in data 26 luglio 2001, provvedeva ad interessare l'autorità giudiziaria competente per il rilascio, ai sensi dell'ex articolo 11 OP, di relativa ordinanza di ricovero in luogo esterno di cura.
Il 17 settembre 2001, l'Albanese veniva ricoverato presso l'ospedale Maggiore di Novara per l'effettuazione dell'esame bioptico di un linfonodo laterocervicale ed era dimesso con la diagnosi di «linfoadenite granulomatosa non necrotizzante».
In data 1o febbraio 2002, veniva refertato dal sanitario di Novara, che, a seguito di alcuni esami clinico-strumentali eseguiti sul detenuto, in particolare l'esame bioptico su linfonodo asportato chirurgicamente, presso struttura sanitaria esterna, diagnosticava «istologia di morbo di Hodgkin stadio III B».
Proprio in considerazione del gravissimo stato di salute, in data 8 aprile 2004, era revocato il regime detentivo di cui all'articolo 41-bis OP a cui il soggetto era sottoposto.
Relativamente agli altri quesiti posti, si comunica che i detenuti ristretti in regime di cui all'articolo 41-bis OP deceduti dal 1992 a tutt'oggi sono 26, mentre i detenuti ristretti in regime di cui all'articolo 41-bis OP a cui, nel corso di applicazione, è stato sospeso il provvedimento a seguito di collaborazione, dal 1992 a tutt'oggi sono 125.
Il ministero, in ogni caso, non può essere a conoscenza dei decessi avvenuti entro i 60 giorni successivi alla scarcerazione, né degli interventi chirurgici subiti dai collaboratori. Peraltro, tali informazioni costituirebbero comunque dati sensibili.
Per quanto attiene, invece, al detenuto Antonio Albanese, nato a Taurianova il 26 maggio 1965, attualmente ristretto presso la casa circondariale di Novara in regime detentivo di cui all'articolo 41-bis ordinamento penitenziario, si rappresenta che dagli atti al fascicolo personale risulta che il medesimo ha eseguito accertamenti presso l'ospedale San Raffaele di Milano, che hanno escluso la presenza di neoplasie.
Per le restanti patologie emerse, per le quali è stata formulata la richiesta della disponibilità del posto letto agli istituti dotati di apposito servizio, è stata invitata la direzione di Novara a mantenere periodici contatti con le predette direzioni, per acquisire la disponibilità ad ospitare il detenuto, allo scopo di assicurare al medesimo il trattamento fisioterapico di cui necessita.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
TURCO. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
da notizie apparse sulla stampa che «giovedì 11 maggio 2006 è entrata in attività una commissione mista di collegamento tra Santa sede e autorità di polizia italiane creata per affrontare le intemperanze di religiose rese pubbliche da numerosi e recenti fatti di cronaca -:
se quanto sopra risponde al vero e, in caso affermativo, quali siano gli atti legislativi e/o regolamentari in base ai quali è
stata istituita e quali sono le funzioni e i poteri della commissione.
(4-00690)
Risposta. - Non risulta a questo ministero la avvenuta costituzione di una commissione mista di collegamento tra la Santa Sede e le Autorità di polizia italiane.
Anche le Autorità Vaticane, sentite informalmente in merito, hanno escluso l'esistenza della predetta commissione.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
URSO. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro dei trasporti, al Ministro per le politiche europee, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro per gli affari regionali e le autonomie locali. - Per sapere - premesso che:
il quotidiano la Stampa del 13 ottobre ha pubblicato un articolo dal titolo «L'alta velocità con i soldi del Ponte di Messina. L'Europa: i fondi per la megastruttura depennata dal Governo italiano non andranno persi. Qualche passo avanti anche sul territorio politico: a fine mese nuovo vertice di sindaci, enti locali, tecnici e ministri dal presidente del consiglio»;
l'articolo prosegue affermando che «i fondi europei destinati alla realizzazione del ponte sullo stretto di Messina saranno destinati alla realizzazione della Torino-Lione. Parola di Karel Van Miert, coordinatore per la Commissione Europea del corridoio 1, quello che da Berlino arriva fino a Palermo»;
«l'Italia, dunque, non perderà i finanziamenti europei dopo la decisione del Governo Prodi, ratificata dal Parlamento, di non costruire più l'infrastruttura tra la Sicilia e la Calabria. La Commissione di Bruxelles, infatti, non ha ancora deciso su quali progetti ripartire gli investimenti e in ogni caso spetta alle autorità italiane decidere quali opere realizzare, spiega Van Miert. Il budget comunitario, comunque è limitato e i fondi potranno essere destinati dall'Italia per altre opere come la Torino-Lione o il Brennero» -:
se non ritengano che questo annuncio rappresenti un ulteriore e clamorosa beffa per il Sud e per la Sicilia che vedranno sottratti loro le risorse europee destinate al ponte dello stretto;
se essa rappresenti comunque una illusione per le regioni del nord a fronte delle gravi difficoltà che si stanno manifestando nella realizzazione della Tav per la diffusa e ripetuta ostilità di larghi settori della maggioranza e quali assicurazioni vengano date affinché il progetto possa davvero riprendere in tempi utili;
quali siano gli impegni del Governo affinché le risorse così sottratte al mezzogiorno non siano definitivamente perse.
(4-01293)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare in esame, cui si risponde per delega della Presidenza del Consiglio dei ministri, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
Si fa presente che sulla base della ricognizione effettuata nell'allegato «Infrastrutture» al DPEF 2007-2009, si è proceduto ad effettuare una serie di incontri con le Regioni in modo da poter individuare congiuntamente gli interventi prioritari sui quali far convogliare le risorse disponibili nel prossimo triennio e nelle che successivamente verranno rese disponibili.
Il Ministero delle infrastrutture, a conclusione degli incontri con le amministrazioni regionali, ha quindi predisposto il documento «infrastrutture prioritarie» sottoposto all'esame della Conferenza unificata Stato-Città-Autonomie locali in data 16 novembre scorso.
Per quanto riguarda il quesito posto nell'interrogazione cui si risponde, si deve evidenziare come il decreto-legge n. 262 del 3 ottobre 2006, convertito in legge 24 novembre 2006, n. 286, abbia previsto il trasferimento della partecipazione azionaria di Fintecna in Stretto di Messina spa ad ANAS. Come noto, il capitale di entrambe le società è al 100 per cento di proprietà dello
Stato. Le risorse così reperite saranno destinate alle opere infrastrutturali ed ambientali in Sicilia ed in Calabria.
Queste importanti decisioni sono evidentemente finalizzate a garantire la realizzazione del programma di opere infrastrutturali di adduzione allo Stretto, rendendosi necessario rimuovere l'elemento di rigidità costituito dalla previsione della riserva legale di cui alla legge 17 dicembre 1971, n. 1158 cedendo il relativo ramo di azienda ad ANAS SpA, ferma restando la partecipazione al capitale sociale delle Regioni Sicilia e Calabria nonché di altre società controllate dallo Stato e di amministrazioni ed enti pubblici. Si vuol far riferimento in particolare alle cosiddette opere complementari, funzionali e compensative.
Si prevede, inoltre, che le risorse finanziarie inerenti gli impegni assunti da Fintecna spa nei confronti di Stretto di Messina spa per la realizzazione del collegamento stabile viario e ferroviario fra la Sicilia ed il continente - una volta che le azioni della Stretto di Messina spa possedute da Fintecna spa siano state trasferite ad altra società controllata dallo Stato - saranno attribuite al Ministero dell'economia e delle finanze ed iscritte in apposito capitolo del bilancio dello Stato denominato «Interventi per la realizzazione di opere infrastrutturali in Sicilia e in Calabria», il cui utilizzo è stabilito con decreto del Ministro delle infrastrutture, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, di intesa con le Regioni Sicilia e Calabria.
L'attivazione di tale meccanismo determina il rilancio del programma infrastrutturale nell'area di collegamento tra la Regione Sicilia ed il continente attraverso la realizzazione di opere di adduzione allo stretto, senza onere alcuno per lo Stato e con notevoli implicazioni occupazionali.
È di tutta evidenza, quindi, che il Governo con la Finanziaria ha puntato soprattutto a salvaguardare quanto era irrinunciabile per la realizzazione delle infrastrutture ritenute prioritarie, e nel contempo, ha rivolto la sua attenzione a quelle misure dirette a fornire copertura ad opere che, ancorché programmate ed in fase di avanzata esecuzione, erano tuttavia prive di risorse impiegabili.
Per quanto attiene poi alla realizzazione della nuova tratta ferroviaria Torino-Lione si conferma, preliminarmente, che la stessa riveste carattere prioritario.
Relativamente ai finanziamenti europei destinati all'opera, si fa presente che il Coordinatore europeo per il progetto prioritario n. 6 (Lione-Torino-Milano-Trieste-Lubiana-Budapest), signora Loyola De Palacio, nella propria «Relazione annuale di attività» ha affermato che l'opera in questione potrebbe beneficiare, tra l'altro, di un sostegno equivalente al 20 per cento del costo della sezione trans-frontaliera franco-italiana, pari, per il periodo 2007-2013, a circa 1 miliardo di euro.
Condizione di tale finanziamento è la garanzia della autorità italiane di fare tutto il possibile - nei tempi più rapidi - per trovare soluzioni alle difficoltà incontrate nella Valle di Susa e di un sostegno pari al 10 per cento del costo totale delle sezioni di accesso francesi e italiane alle gallerie di base (pari a circa 237 milioni di euro per la parte italiana);
In relazione a quanto sopra, si fa presente che sono in corso le occorrenti valutazioni ed analisi con l'obiettivo di definire in tempi rapidi, congiuntamente alla parte francese, una proposta comune per la richiesta di finanziamento dell'opera.
Per quanto riguarda, poi le preoccupazioni espresse dallo stesso coordinatore in merito all'opposizione al progetto di una parte della popolazione della Val di Susa ed alle conseguenti ripercussioni sul calendario di realizzazione, si conferma che, proprio allo scopo di corrispondere all'impegno richiesto relativamente ai tempi di conclusione delle procedure approvative, è già in corso di affidamento lo studio di impatto ambientale dell'intera opera da parte di LTF (promotore dell'opera).
Una volta conclusa la valutazione di impatto ambientale, la Conferenza di Servizi ex articolo 81 del decreto del Presidente della Repubblica 616/77, la cui ultima riunione si è tenuta lo scorso 12 ottobre, presenti la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, i rappresentanti della Comunità Montana Bassa Valle di Susa e Val Cenischia
e della Comunità Montana Alta Valle Susa, nonché i Sindaci dei Comuni territorialmente interessati, potrà pronunciarsi in via definitiva.
A tale riguardo, preme evidenziare che il Ministero delle infrastrutture ha sempre ribadito l'assoluta rilevanza dell'opera quale occasione di sviluppo economico e sociale dei territori interessati, fornendo, in ogni caso, assicurazioni sull'inesistenza di preclusioni in merito alla possibilità di esaminare diverse ipotesi progettuali.
Per quanto attiene, infine, ai tempi di conclusione dell'iter approvativo, si prevede l'ultimazione dello studio di impatto ambientale (SIA) entro aprile 2007, la conclusione della procedura VIA entro luglio 2007 e, infine, la conclusione della Conferenza di servizi entro settembre 2007.
Nella riunione tenuta dalla Conferenza di servizi il giorno 27 novembre, è stata, quindi, decisa l'indizione, per il giorno 5 dicembre 2006, di una pre-conferenza di servizi per un primo esame dell'ipotesi di tracciato denominata «destra Dora - Val Sangone», mentre i lavori della stessa Conferenza sono stati aggiornati al 15 dicembre 2006 per l'avvio della discussione sulle opzioni di tracciato poste a base dello Studio di Impatto Ambientale (SIA), affidato da LTF in data 24 novembre 2006.
Si fa presente, infine, che, in occasione del vertice italo-francese dello scorso 24 novembre, è stata sottoscritta dal Ministro delle infrastrutture e dal Ministro francese des transports, de l'Equipernent, du Tourisme et de la Mer una lettera congiunta di richiesta di un contributo finanziario comunitario per la sezione transfrontaliera del progetto Torino-Lione pari a 1.000 Meuro per il periodo 2007-2013, in aderenza, peraltro, alle proposte di sostegno comunitario formulate dal Coordinatore europeo per il progetto prioritario n. 6 (Lione-Torino-Milano-Trieste-Lubiana-Budapest), signora Loyola De Palacio, nella propria «Relazione annuale di attività».
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
VENIER. - Al Ministro dell'interno, al Ministro della solidarietà sociale. - Per sapere - premesso che:
gli atti di intolleranza razziale stanno sempre più prendendo il sopravvento nel nostro Paese, avendo pervaso oramai larghi strati della popolazione italiana;
numerosi sono gli episodi in cui persone non italiane, spesso provenienti dal continente africano, vengono prese di mira con insulti e aggressioni di stampo razzista e fascista;
di questo clima portano la responsabilità secondo l'interrogante la destra italiana e la Lega, forze politiche che non perdono occasione per additare quali cause dei mali della nostra società la presenza in Italia di emigrati che, al contrario, attraverso il loro lavoro contribuiscono sempre di più al benessere complessivo del nostro paese;
tale campagna di attacco ai valori della solidarietà e della civile convivenza si è dispiegata persino attraverso l'affissione sui muri delle nostre città di manifesti che con i loro messaggi sono fonte di incitamento all'aggressione ed alla violenza contro i migranti presenti nel nostro paese;
in questo clima complessivo il gravissimo episodio accaduto mercoledì 24 maggio 2006 a Milano assume un carattere ancor più inquietante e pericoloso;
mercoledì 24 maggio 2006, alle ore 15,30 circa, in Piazza Repubblica a Milano il cittadino italiano Pap Khouma ha denunciato alle forze dell'ordine il gravissimo atto d'intolleranza razziale del quale è stato vittima, essendo stato aggredito prima verbalmente e poi a pugni e calci da personale dell'ATM di Milano;
il fatto, in sé di estrema gravità, ha avuto un suo evolversi ugualmente inquietante;
il signor Pap Khouma, che precedentemente all'aggressione stava viaggiando su un tram dell'ATM diretto a Piazza Repubblica, durante il percorso è stato avvicinato da due controllori che gli hanno
chiesto, per un normale controllo, l'esibizione del biglietto. Il signor Khouma avrebbe, a questo punto validamente esibito la sua tessera mensile, con validità fino al 31 maggio;
una volta arrivato a destinazione il Khouma è sceso dal mezzo e si è fermato sul marciapiede della stessa piazza;
da un altro tram fermatosi anche esso in piazza Repubblica sono scesi altri due controllori ATM che senza motivo di servizio gli hanno chiesto di presentare il suo biglietto. II Khouma di fronte ad una richiesta immotivata, visto che non viaggiava su alcun mezzo, e conoscendo i propri diritti di cittadino, ha risposto loro con un rifiuto adducendo che non stava in quel momento avvalendosi di nessun servizio ATM e che per questo non era tenuto a presentare loro alcunché. A quel punto i due tranvieri hanno iniziato ad offendere il signor Khouma affermando che loro sono «a casa propria» e «fanno quello che vogliono», e che «lui non può venire a casa loro a dettare le leggi»;
alla risposta di Khouma di essere cittadino italiano, e che essendo sul marciapiede non è tenuto ad esibire alcun titolo di viaggio, i due controllori hanno aggiunto altri insulti seguiti da un pugno inferto da uno dei due al Khouma che, ovviamente, si è difeso;
a quel punto sono intervenuti altri tranvieri che non paghi del fatto che Khouma giacesse già per terra, lo hanno pestato con calci;
su questi fatti, oggetto di regolare denuncia sporta alle autorità, dovrà pronunciarsi la magistratura che dovrà individuare le responsabilità personali dirette dell'aggressione -:
se non intendano adottare le opportune iniziative anche in collaborazione con le Autorità locali volte a prevenire che aggressioni come questa possano ripetersi;
se non ritengano urgente costituire un osservatorio permanente che operi un monitoraggio costante sul fenomeno delle aggressioni di tipo razzista subite ogni anno dagli immigrati e dai cittadini italiani di colore allo scopo di aumentare la consapevolezza dell'intera popolazione sulla dimensione e sulla gravità del fenomeno razzista;
se non ritengano oramai improcrastinabile l'avvio di una campagna pubblicitaria istituzionale volta ad evidenziare il carattere multietnico della popolazione italiana.
(4-00160)
Risposta. - Per quanto riguarda l'episodio riferito dall'interrogante verificatosi a Milano il 24 maggio 2006, si comunica che, nel momento in cui si svolgeva il presunto atto di intolleranza razziale, alcuni componenti di un equipaggio della polizia di Stato che si trovavano in piazza della Repubblica sono prontamente intervenuti, su richiesta del personale dell'Azienda trasporti milanesi. Allo stato attuale, non risulta presentata alcuna denuncia in merito all'accaduto presso i comandi dell'Arma dei carabinieri del capoluogo lombardo, nonostante le dichiarazioni rese in tal senso sia dal cittadino di origine senegalese che da uno dei dipendenti della predetta azienda milanese.
Su un piano più generale l'ordinamento italiano prevede una serie di misure per la prevenzione e la repressione degli atti di intolleranza razziale. In particolare, gli articoli 43 e 44 dei Testo unico sull'immigrazione, consentono, a chiunque si consideri vittima di una discriminazione, diretta o indiretta, o di una molestia fondata sul motivo della razza o dell'origine etnica, di agire in giudizio per l'accertamento e la rimozione delle stesse. L'azione può essere esercitata individualmente o attraverso un ente o un'associazione operante nel campo della lotta alle discriminazioni.
Inoltre, l'articolo 5 del decreto legislativo n. 215 del 2003, adottato dal Governo italiano in attuazione della direttiva comunitaria n. 200/43 CE prevede l'approvazione - con decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali e del ministero per le pari opportunità - di un elenco delle associazioni ed enti legittimate ad agire in nome e per conto o a sostegno del soggetto
passivo del comportamento discriminatorio in virtù di una delega rilasciata, a pena di nullità, per atto pubblico o scrittura privata autenticata.
La Direzione generale dell'immigrazione del ministero della solidarietà sociale, per quanto di propria competenza, ha individuato le associazioni e gli enti da inserire nel predetto elenco, richiedendo a tutti i soggetti iscritti nel registro delle associazioni e degli enti che svolgono attività a favore degli immigrati l'invio di una dichiarazione di disponibilità all'inserimento.
Per garantire un'assistenza immediata alle vittime di eventuali atti di discriminazione e per accompagnarle nel percorso giurisdizionale qualora esse decidano di agire in giudizio, è stato, altresì, costituito, all'interno del Dipartimento per le pari opportunità della Presidenza dei Consiglio, l'Ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza o sull'origine etnica (UNAR).
Nell'ambito delle azioni volte a combattere il verificarsi di fenomeni discriminatori, sono da evidenziare due progetti realizzati dalla direzione generale dell'immigrazione presso il ministero della solidarietà sociale, nell'ambito del programma comunitario di lotta alla discriminazione 2004-2006, sul tema dell'imprenditoria immigrata e accesso al credito per gli imprenditori immigrati e su quello delle politiche abitative, volti a promuovere e diffondere buone pratiche in questi settori.
Da ultimo, un rinnovato impulso è stato dato alla rilevante attività del Comitato contro la discriminazione e l'antisemitismo, istituito presso il ministero dell'interno cui partecipano rappresentanti di altri dicasteri, che ha il compito di esercitare, attraverso la rete della prefetture e l'attività diretta di audizione di interlocutori rappresentativi, un costante monitoraggio sugli episodi di intolleranza e razzismo e di individuare gli strumenti educativi e sanzionatori per contrastarli.
Il Sottosegretario di Stato per l'interno: Marcella Lucidi.
VILLETTI. - Al ministro degli affari esteri. - Per sapere - premesso che:
l'assassino della giornalista Anna Politovskaja appare incontrovertibilmente un omicidio politico, volto a sopprimere una voce libera e critica nel mondo dell'informazione della Russia, nel quale sono fortissimi e cambiamenti, le limitazioni e le prevaricazioni;
dal 1992 ad oggi ci sono state ben 42 uccisioni di giornalisti, in molti casi impegnati in inchieste scomode per il governo russo;
fino ad oggi le autorità non sono state quasi mai in grado di assicurare i colpevoli alla giustizia;
Anna Politovskaja era impegnata in modo particolare sul fronte della denuncia delle atrocità compiute da anni da appartenenti all'esercito russo ai danni della popolazione della Cecenia;
tutto ciò induce a temere che anche in questa oscura vicenda, come in quella del giornalista di radio Radicale, Antonio Russo, il crimine possa rimanere impunito -:
se intenda esprimere attraverso i canali diplomatici al presidente russo Vladimir Putin il grande turbamento dell'opinione pubblica italiana per l'assassinio di Anna Politovskaja e di porre la questione nelle opportune sedi internazionali per spingere la Russia ad imboccare definitivamente la strada del rispetto di diritti umani, civili e di libertà.
(4-01242)
Risposta. - Dopo l'omicidio del Vice-Governatore della Banca centrale russa del 14 settembre 2006, quello della giornalista Anna Politovskaja, il 7 ottobre 2006, contribuisce a gettare ombre sulla situazione russa, alimentando la percezione di un Paese che - nonostante gli impressionanti ritmi dello sviluppo economico - è ancora terreno di gravi atti criminali come di una difficile stabilizzazione democratica in cui gli standard internazionali, in materia di diritti umani e libertà fondamentali, stentano a radicarsi.
Il Presidente Putin è intervenuto sulla vicenda nel corso della sua recente visita in Germania, e nel corso della conferenza stampa congiunta con il Cancelliere Merkel, ha condannato il delitto assicurando che verrà fatto tutto il necessario affinché i responsabili siano catturati e puniti. Sull'efferato delitto della giornalista russa la Presidenza di turno dell'Unione europea ha emesso l'8 ottobre 2006, una Dichiarazione in cui ha condannato l'assassinio della Politovskaja, esprimendo solidarietà e condoglianze ai familiari e amici della nota giornalista e paladina della libertà di espressione in Russia. Nella stessa Dichiarazione la Presidenza finlandese ha chiesto - a nome dell'Unione europea tutta - che venga condotta un'approfondita indagine sulle circostanze del crimine e che i responsabili siano consegnati alla giustizia. A quanto risulta a questo Ministero, l'indagine sarebbe stata affidata al Procuratore generale, ciò che dovrebbe rappresentare una garanzia circa la serietà dello svolgimento dell'inchiesta.
Anche nel corso dell'ultimo incontro del gruppo di Lavoro Pesc Diritti Umani (COHOM), tenutosi Bruxelles il 10 ottobre 2006, è stato richiesto che l'UE sollevi con la controparte russa il caso dell'assassinio della giornalista Anna Politovskaja, nel quadro della prossima sessione delle consultazioni sui diritti umani dell'Unione europea Russia, che si terrà a Bruxelles l'8 novembre 2006.
Giunte ormai alla quarta sessione, le consultazioni dell'Unione europea Russia sui diritti umani rappresentano un importante momento di incontro, di riflessione è di analisi della situazione relativa al rispetto ed alla promozione dei diritti e delle libertà fondamentali in Russia, nonché un'opportunità per una esposizione franca e costruttiva da parte dell'Unione europea delle sue preoccupazioni circa l'effettiva tutela dei diritti umani da parte della competenti autorità russe, in un'ottica di futuri miglioramenti.
L'Italia naturalmente condivide appieno la posizione di condanna del delitto espressa dalla Presidenza dell'Unione europea e le aspettative che venga condotta un'indagine seria ed approfondita che conduca all'individuazione dei responsabili e alla loro consegna alla giustizia. Anche come attivo membro dell'Unione europea, l'Italia continuerà a svolgere ogni azione per ottenere da parte delle Autorità russe il pieno rispetto degli standard internazionali in materia di rispetto della libertà fondamentali ed in particolare delle libertà di opinione e di espressione.
Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Famiano Crucianelli.
VIOLANTE, MARAN, CARDINALE, CRISAFULLI, DATO, LOMAGLIO, LUMIA, MATTARELLA, PIRO, ROTONDO e SAMPERI. - Al Ministro della giustizia. - Per sapere - premesso che:
da quasi tre anni, il personale della casa circondariale di Trapani viene inviato in missione presso altri istituti;
in molti casi le disposizioni non hanno tenuto conto di significativi fattori, quali: l'età avanzata, l'anzianità di servizio; problemi familiari; impoverimento dell'organico della casa circondariale di Trapani;
sono stati disposti altri cinque provvedimenti di missione per la casa circondariale di Augusta;
è stato aperto il reparto Mediterraneo che mette insieme reclusi classificati comuni con quelli alta sicurezza dalla cui promiscuità derivano problemi di gestione;
il personale femminile è ridotto al minimo -:
quali urgenti iniziative intenda assumere al fine di superare le richiamate difficoltà.
(4-00242)
Risposta. - In risposta all'interrogazione in esame si rappresenta, preliminarmente, che la casa circondariale di Trapani ospita attualmente 187 detenuti a fronte di una capienza regolamentare di 243 posti.
Si precisa, inoltre, che il padiglione già destinato ad ospitare i detenuti Alta Sicurezza (AS) è interessato da lavori di ristrutturazione ed è, pertanto, chiuso.
Per far fronte alle esigenze allocative, i detenuti ivi ospitati furono a suo tempo trasferiti presso altri istituti penitenziari e solo in minima parte sistemati in un piano del separato edificio destinato ai soggetti comuni, senza, comunque, alcuna possibilità di contatto tra soggetti appartenenti ai diversi circuiti.
Per quanto concerne il personale, si segnala che sono presenti nell'istituto 331 unità di polizia penitenziaria a fronte di un organico previsto di 310 unità. Si precisa, inoltre, che il provveditore regionale per la Sicilia ha evidenziato che in concomitanza con la chiusura per ristrutturazione della sezione giudiziaria della casa di Trapani, il personale ivi operante è stato occasionalmente inviato in missione allo scopo di fronteggiare le esigenze di servizio delle altre sedi regionali.
Al riguardo, lo stesso Provveditore ha riferito di non essere a conoscenza di situazioni in cui non si sia tenuto conto dell'età avanzata, dell'anzianità di servizio, nonché di eventuali problematiche familiari.
Il Ministro della giustizia: Clemente Mastella.
ZACCHERA. - Al Ministro dell'interno, al Ministro dei trasporti. - Per sapere - premesso che:
ogni giorno avvengono sempre più numerosi incidenti stradali che coinvolgono motocicli;
se l'introduzione della patente a punti ha portato ad una riduzione degli incidenti che coinvolgono autoveicoli lo stesso non sembra essere avvenuto per i motocicli;
ogni giorno sulle strade ed autostrade, e soprattutto nella stagione estiva, si assiste a molti motociclisti che violano le norme del codice stradale e segnatamente in caso di sorpasso, non rispetto delle distanze di sicurezza, velocità pericolosa, occupazione della corsia di emergenza;
secondo l'interrogante occorre una più attenta opera di prevenzione, controllo e contestazione delle violazioni -:
quante siano, percentualmente, le sanzioni emesse a carico di motociclisti;
se non si ritenga di dover adottare normative iniziative volte a prevedere l'applicazione di più pesanti sanzioni a carico dei motociclisti che non osservano il codice stradale ed in particolare l'attuazione di una «patente a punti» differenziata per i motociclisti affinché vengano indotti ad una guida più prudente;
se non si ritenga di dover dare istruzioni alle autorità e comandi di competenza per attuare una ferma campagna di prevenzione nei riguardi dei motociclisti tenuto conto della pericolosità del mezzo da loro utilizzato.
(4-00064)
Risposta. - Va innanzitutto precisato che le sanzioni previste dal codice della strada per punire o scoraggiare le violazioni alle norme di comportamento devono essere univoche per tutti gli utenti della strada, poiché uguale è il pericolo che può derivare da una scorretta conduzione dei veicoli.
Pertanto, la previsione di sanzioni differenziate, oltre ad apparire inopportuna, potrebbe far sorgere profili di incostituzionalità qualora comportamenti simili fossero puniti in maniera diversa.
In ordine all'attività contravvenzionale attuata dalla polizia stradale nel corso dell'anno 2004, secondo i dati comunicati all'ISTAT e pubblicati dall'Istituto, essa ha portato alla contestazione di 217.558 violazioni a carico di conducenti di motocicli, corrispondenti al 9,5 per cento del totale delle infrazioni contestate.
Questa percentuale è significativa, in quanto il parco di veicoli a due ruote circolante è di circa l'11,2 per cento del totale ed è concentrato in maggioranza nelle aree urbane, dove i servizi di prevenzione e repressione delle violazioni al codice della strada sono demandati prevalentemente alle polizie municipali.
Per quanto riguarda un'eventuale campagna di prevenzione specifica per i motociclisti sui pericoli derivanti da una scorretta guida del veicolo, si fa presente che il mistero dei trasporti rivolge particolare attenzione all'utenza giovanile, all'interno della quale, come è noto, rientra una significativa percentuale di motociclisti.
In questa prospettiva si colloca la presenza di quell'amministrazione, con proprie campagne istituzionali sulla sicurezza stradale, ad eventi come il salone nazionale della moto Eicma 2006, svoltosi a Milano dal 14 al 19 novembre e come il prossimo Motorshow, in programma a Bologna dal 7 al 17 dicembre.
Si segnala, infine, il Progetto Icaro, realizzato congiuntamente dal Ministero dei trasporti e dalla Polizia Stradale, che prevede iniziative di educazione stradale rivolte specificatamente agli studenti delle scuole medie ed a coloro i quali conseguono il patentino per i ciclomotori.
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ZACCHERA. - Al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
sono in corso lavori di rifacimento del manto bituminoso della strada statale 34 del Lago Maggiore che causano numerosi intralci alta circolazione, anche se - obbiettivamente - non sembra che l'asfalto necessitasse di tale rifacimento;
sono invece in pessime condizioni di manutenzione, lungo la stessa strada statale, parapetti, la cura degli alvei dei rigagnoli che scendono verso la carreggiata e tracimano in caso di pioggia o gelo, lo sfalcio di rami ed arbusti, la pulizia delle cunette ecc.-:
se non ritenga di doversi attivare affinché si intervenga in via prioritaria al mantenimento di queste parti della strada, tenuto anche conto del negativo impatto che si viene a creare per i numerosi turisti che entrano in Italia proprio per questa strada litoranea del Lago Maggiore.
(4-01542)
Risposta. - L'ANAS spa, competente in materia, ha fatto conoscere che gli ultimi interventi di rifacimento del manto stradale sulla strada statale n. 34 «del Lago Maggiore» eseguiti dalla società medesima risalgono all'autunno del 2005.
Le pavimentazioni cui ci si riferisce nell'interrogazione si riferirebbero, secondo ANAS spa, a lavori di ripristino della sede stradale eseguiti dalle società Telecom e ENEL in località Verbania a seguito della posa di servizi in sotterranea.
Per quanto riguarda le altre lavorazioni menzionate, la società stradale riferisce di provvedere alla regolare pulizia delle cunette e delle opere idrauliche insistenti sulla strada.
Non corrisponde invece ad ANAS la responsabilità della pulizia degli alvei, dei ruscelli e dei rigagnoli nonché la manutenzione ed il taglio degli arbusti insistenti su proprietà privata anche se in adiacenza alla strada statale.
ANAS fa conoscere, infine, di avere emesso a tale proposito numerose diffide, interessando anche gli enti locali.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.
ZANELLA. - Al Ministro dell'interno. - Per sapere - premesso che:
secondo la ricerca effettuata dall'Eures (con l'Ansa) raccogliendo le notizie apparse sui quotidiani, ogni anno in Italia si verificano tra i 180 e 220 omicidi casalinghi, le vittime sono soprattutto (68 per cento) le mogli: bastonate, accoltellate, perfino decapitate, eccetera; gli omicidi soprattutto uomini;
in Italia dopo la criminalità organizzata, è a causa di problemi famigliari che si compiono più delitti, tuttavia questo disagio dagli esiti omicidi è pubblicizzato solo nei casi limite particolarmente eclatanti e spettacolari;
a quanto risulta all'interrogante, né il Ministero dell'interno né quello di grazia e giustizia, raccolgono sistematicamente i dati sulle violenze in casa da fornire all'Istat;
ad avviso dell'interrogante questa disattenzione istituzionale non aiuta la messa a punto di politiche di prevenzione efficaci -:
se non si ritenga di dover avviare una raccolta sistematica e dettagliata dei dati relativi ai delitti avvenuti nell'ambito familiare da fornire all'Istat.
(4-00354)
Risposta. - Occorre premettere, innanzitutto, che il Ministero dell'interno rivolge costante attenzione al delicato e complesso problema della violenza nei confronti delle donne.
Infatti, già dal 1988, in considerazione dell'ampiezza del fenomeno, sono state impartite direttive agli uffici periferici in tema di prevenzione e contrasto della violenza sessuale, degli abusi e maltrattamenti contro le donne, raccomandando l'impiego di personale qualificato, dotato di particolare sensibilità e con comprovata maturità sotto il profilo umano.
L'amministrazione dell'interno è altresì interessata dall'iniziativa promossa e gestita dalla Presidenza del Consiglio dei ministri Dipartimento per le pari opportunità che ha previsto l'attivazione di un servizio di call center attraverso un codice di pubblica utilità a sostegno delle donne vittime di violenza familiare ed extrafamiliare al fine di fornire alle stesse un primo supporto specialistico di accoglienza ed assistenza nonché di indirizzo verso le strutture pubbliche e private presenti sul territorio (centri antiviolenza, forze dell'ordine, servizi socio-sanitari).
Tra le più recenti iniziative cui partecipa questo ministero volte al contrasto di ogni forma di violenza e maltrattamento contro le donne, si evidenzia, inoltre, tra gli altri, il Progetto «SARA - Spousal Assault Risk Assessment», nell'ambito del Programma europeo «Daphne», finalizzato alla messa a punto di una metodologia per la precoce identificazione dei fattori di rischio di recidiva nei casi di maltrattamento familiare.
In tale ambito sono stati organizzati numerosi corsi di formazione rivolti ad operatori della Polizia di Stato in servizio presso tutte le Questure italiane.
Per quanto riguarda, in particolare, la specifica richiesta, avanzata dall'interrogante, di istituire una banca dati che raccolga tutti gli episodi delittuosi avvenuti in ambito domestico, si assicura che presso la direzione centrale della polizia criminale del dipartimento della pubblica sicurezza è operante un archivio, aggiornato quotidianamente, in cui sono contenute, tra l'altro, tutte le segnalazioni di polizia riguardanti gli omicidi volontari commessi in Italia dal 1992 ad oggi.
Gli episodi criminosi sono classificati in base alla regione e alla provincia in cui sono avvenuti, al contesto criminale (comune o organizzato), alle circostanze in cui sono maturati (familiare, rapina), alle caratteristiche dell'autore e della vittima (sesso, età, nazionalità), nonché alle armi utilizzate.
Le elaborazioni di carattere numerico risultanti dalla raccolta vengono forniti periodicamente o in seguito a richieste estemporanee a enti o istituti di ricerca di livello nazionale e regionale, tra i quali l'Istat, per usi scientifici e statistici, nonché, all'occorrenza, agli organi di informazione che ne facciano richiesta per documentare le proprie pubblicazioni sull'argomento.
Dal 2004 le predette procedure di elaborazione sono state ulteriormente potenziate per effetto del nuovo sistema di raccolta dati delle forze di polizia denominato Sdi (Sistema di Indagine).
Nell'anno 2005, su un totale di 601 omicidi commessi, in 134 casi le vittime erano donne. L'analisi di questo ultimo dato ha consentito di accertare che 105 di esse sono state uccise da uomini.
Un'ulteriore analisi finalizzata a classificare l'ambito in cui si colloca la mortalità femminile derivante da omicidio doloso, ha evidenziato che, sempre nel corso del 2005, sono state 85 le donne uccise all'interno del nucleo familiare. In particolare, 23 per mano di parenti e 62 da loro partner
attuali o passati. Di queste ultime 48 risultano uccise dai mariti o conviventi.
Le armi più utilizzate per compiere il delitto sono le cosiddette armi improprie (47 per cento); il 30 per cento delle donne sono state uccise con armi da fuoco e 23 per cento attraverso costrizione fisica (strangolamento, soffocamento).
Nel primo semestre del corrente anno su 282 omicidi registrati in 82 casi le vittime erano donne. Dalla scomposizione di questo ultimo dato si evince che 69 di esse sono state uccise per mano di uomini.
Inoltre 60 sono le donne uccise all'interno delle mura domestiche di cui 12 per mano di parenti e 48 da loro partner attuali o passati. Di queste ultime 36 risultano uccise dai mariti o conviventi.
Dall'analisi dei dati di questo semestre è emerso che le armi più utilizzate per compiere il delitto sono quelle da taglio, le cosiddette armi improprie (47 per cento; il 25 per cento delle donne sono state uccise con armi da fuoco e il 30 per cento attraverso costrizione fisica).
Il Viceministro dell'interno: Marco Minniti.
ZANELLA. - Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle infrastrutture. - Per sapere - premesso che:
la realizzazione della variante alla S.S. 51, nel comune di Cortina d'Ampezzo, avente lo scopo di realizzare un asse tangenziale al centro abitato, attualmente attraversato sia dalla S.S. 51 «di Alemagna» che dalla la S.S. 48 «delle Dolomiti» risulta inserita nel programma delle infrastrutture strategiche di cui alla delibera CIPE n. 121 del 21 dicembre 2001, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 68 del 21 marzo 2002 Suppl. Ordinario n. 51, integrato mediante l'allegato degli interventi infrastrutturali del Documento di Programmazione Economico-finanziaria 2005-2008, nonché a mezzo della deliberazione CIPE n. 3 del 18 marzo 2005;
tale intervento è denominato «Complementi di viabilità del Corridoio 5: Asse di viabilità tangenziale Cortina d'Ampezzo» e risulta altresì compreso nel Piano Pluriennale della viabilità 2003-2012 e nel Contratto di Programma Triennale 2003-2005;
il progetto prevede importanti trasformazioni permanenti del territorio montano interessato, presentando il tracciato uno sviluppo complessivo pari a 11,38 chilometri comprensivi di 2 ponti e 2 viadotti e di 9 chilometri (pari all'82 per cento dello sviluppo complessivo) in 4 gallerie naturali in luoghi che presentano criticità geologiche connesse alla realizzazione delle previste gallerie su frane attive e alle conseguenze da esse derivanti per sorgenti, acquedotti, biotipi e zone umide;
inoltre il progetto presentato dall'Anas ha impatti su un ambito territoriale comunale vincolato a causa delle caratteristiche del progetto e della sua localizzazione su aspetti geologici, paesaggistici e ambientali e, indirettamente, su ecosistemi e biotipi tutelati. In particolare le opere sono localizzate nei margini cotonali di sistemi ambientali dalla forte criticità, identificati, dal Piano regolatore generale, quali aree di interesse naturalistico: la zona umida di Noulù, il lago Marzo ed il bosco in località Fraina, la zona umida del Pisandro di Fiames, il biotipo lungo le sponde del fiume Boite;
il decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 con riferimento alla realizzazione delle infrastrutture e degli insediamenti produttivi strategici e di interesse nazionale, regola la progettazione, la valutazione, l'approvazione dei progetti e la realizzazione delle opere, individuate a mezzo del programma di cui al comma 1 dell'articolo 1 della legge 21 dicembre 2001, n. 443;
in particolare il citato decreto n. 163 in attuazione dell'articolo 1, comma 2, della legge 21 dicembre 2001, n. 443, disciplina la procedura per la valutazione dell'impatto ambientale e l'autorizzazione integrata ambientale, delle infrastrutture
ed agli insediamenti produttivi soggetti a tale procedura a norma delle disposizioni vigenti relative alla VIA, nel rispetto delle disposizioni di cui all'articolo 2 della direttiva 85/337/CEE del Consiglio, del 27 giugno 1985, come modificata dalla direttiva 97/11/CE del Consiglio, del 3 marzo 1997;
il decreto n. 163 del 2006 disciplina nel dettaglio le modalità di predisposizione dello Studio di Impatto Ambientale che deve essere trasmesso dal soggetto proponente al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, ai fini delle valutazioni di propria competenza, delle eventuali osservazioni ad esso rimesse dai soggetti pubblici e dai privati interessati, nei modi e termini di cui all'articolo 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, stabilendo altresì che il provvedimento di compatibilità ambientale è adottato dal CIPE contestualmente all'approvazione del progetto preliminare;
l'articolo 184, comma 2 del decreto n. 163 del 2006, ai fini dell'applicazione della disciplina sulla valutazione dell'impatto ambientale di cui all'articolo 6 della legge 8 luglio 1986, n. 349, e successive modifiche ed integrazioni, ha previsto l'istituzione, con decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di una commissione speciale di Valutazione di Impatto Ambientale per le valutazioni dell'impatto ambientale di infrastrutture e di insediamenti strategici, prevedendo che per i progetti per i quali sia stato riconosciuto, in sede di intesa, un concorrente interesse regionale, la commissione è integrata da un componente designato dalle regioni o dalle province autonome interessate;
la Commissione speciale VIA provvede all'istruttoria tecnica di cui all'articolo 184 e, entro sessanta giorni dalla presentazione del progetto da parte del soggetto proponente, esprime il proprio parere sul progetto assoggettato alla valutazione dell'impatto ambientale, salva la proroga per le eventuali necessarie integrazioni. Il provvedimento di valutazione di compatibilità ambientale viene quindi trasmesso dal Ministero dell'ambiente al Ministero delle infrastrutture e alle Regioni interessate e viene adottato dal CIPE contestualmente all'approvazione del progetto preliminare;
il progetto preliminare relativo alla Strada Statale 51 di Alemagna-Variante dell'abitato di Cortina d'Ampezzo non è stato sottoposto a procedura di Valutazione di Impatto Ambientale di cui al decreto legislativo n. 163 del 2006, in attuazione della predetta legge n. 443 del 2001;
viceversa il progetto è stato sottoposto a procedura di Valutazione di impatto ambientale dalla Regione Veneto e il 12 aprile 2006 la Commissione di Valutazione Impatto Ambientale della stessa regione ha espresso parere positivo sulla compatibilità ambientale del progetto presentato dal proponente Anas Spa nel luglio 2005 con il relativo Studio di Impatto Ambientale;
la Giunta regionale del Veneto ha quindi recepito nel giudizio favorevole di compatibilità ambientale il parere della commissione regionale VIA, comunicando di voler procedere conseguentemente alla trasmissione del provvedimento al Comitato Interministeriale di Programmazione Economica (CIPE) per l'approvazione definitiva;
peraltro in tali decisioni non si è tenuto conto del parere espresso dalla Provincia di Belluno che non ritenendo con ciò di essere pregiudizialmente contro la Circonvallazione di Cortina, esprime parere sfavorevole alla proposta progettuale in oggetto;
tanto meno si è tenuto conto che il 23 agosto 2005, la Soprintendenza per i Beni architettonici e il paesaggio per le province di Venezia, Belluno, Padova e Treviso ha espresso, per quanto di propria competenza, parere contrario proprio in ragione dell'impatto paesaggistico della realizzazione delle bretelle, degli svincoli e dei raccordi previsti dal progetto preliminare
alla luce degli impatti negativi dell'opera per la galleria Zuel (impatto su frane attive, falde e biotipi); impatti paesistici del viadotto di collegamento tra lo svincolo di Cortina Sud e l'Albergo Miramonti; l'alterazione di un'area naturale con lo svincolo di Cortina Sud; la compromissione della sinistra orografica e ripariale del fiume Boite con la bretella di collegamento tra Cortina Sud e la statale 48 per il passo Falzarego; la compromissione, infine, della frazione di Alverà;
il progetto è stato approvato con prescrizioni da parte del Ministero per i Beni e le Attività culturali in data 17 gennaio 2006;
secondo l'interrogante, nella suddetta procedura di VIA si riscontrano inesattezze e irregolarità perché mancano: adeguate alternative progettuali a partire dall'alternativa «zero» prevista; una valutazione ambientale strategica (VAS) che, vista la valenza territoriale d'area vasta dell'opera, oltre che per le sue ricadute paesaggistiche ed economiche appare di fondamentale importanza; adeguate valutazioni su tutti gli effetti relativi alla fase di esercizio e cantiere dell'opera; analisi specifiche. Infine risulta all'interrogante che è stato impedito, nonostante le rassicurazioni in fase di presentazione del progetto, l'accesso agli atti progettuali integrativi, e non sono stati tenuti in considerazione importanti documenti quali la Convenzione delle Alpi, legge n. 97 del 1994 sulla Montagna, direttiva 2004/42/CE sulla VAS e l'articolo 50 della legge regionale n. 11 del 2004 norme per il governo del territorio -:
se non si ritenga illegittima la procedura avviata di Compatibilità ambientale per il progetto preliminare relativo alla «SS 51 di Alemagna-Variante dell'abitato di Cortina d'Ampezzo» non essendo stato sottoposto ai sensi della legislazione nazionale alla Speciale Commissione VIA, opportunamente integrata da un componente di nomina regionale, ai fini della Valutazione dell'Impatto Ambientale, trattandosi di un'opera inserita nel primo programma delle infrastrutture strategiche di cui alla delibera CIPE n. 121 del 21 dicembre 2001 e successive integrazioni;
se non si ritiene pertanto di ritenere inefficace ai fini della Valutazione di Impatto Ambientale la procedura ed il parere adottato dalla Regione Veneto e pertanto si debba provvedere ad una nuova procedura di valutazione di Impatto Ambientale nel rispetto della vigente normativa nazionale;
se non si ritenga opportuno da parte dei Ministri competenti dare indicazione all'Anas perché ritiri il progetto presentato nel luglio 2005 e provveda alla predisposizione di un nuovo progetto che tenga maggiormente presente gli aspetti di tutela ambientale e le osservazioni indicate dalla Sovrintendenza, prevedendo la sistemazione e l'adeguamento della viabilità esistente.
(4-00816)
Risposta. - In riferimento all'interrogazione parlamentare indicata in esame, si forniscono i seguenti elementi di risposta.
L'Anas Spa fa conoscere che la variante della strada statale n. 51 «di Alemagna» esterna al centro abitato di Cortina d'Ampezzo è stata prevista nella Delibera integrativa CIPE delle opere strategiche del 18 marzo 2005, e inserita nel Piano Decennale 2003-2012.
L'intervento prevede l'ammodernamento della suddetta statale attraverso l'eliminazione degli attraversamenti dei centri abitati con la realizzazione di varianti ai comuni di Vittorio Veneto, Longarone e Cortina.
È opportuno evidenziare che l'intervento è in linea con le iniziative del comune di Cortina finalizzate alla riorganizzazione della mobilità locale, attualmente caratterizzata da fenomeni di congestione determinati dall'attraversamento del centro turistico delle statali n. 51 e 48.
Tale situazione di congestionamento è responsabile di danni ambientali all'interno del centro turistico quali inquinamento acustico, atmosferico, degrado urbano e bassi livelli di accessibilità a Cortina nonché a tutto il territorio delle Dolomiti servito dalle statali 51 e 48.
Il nuovo asse tangenziale previsto dal progetto potrà consentire di ridurre notevolmente nell'abitato di Cortina D'Ampezzo sia il traffico di penetrazione verso le aree di parcheggio esistenti distribuite diffusamente al suo interno, sia quello di attraversamento, composto da una significativa percentuale di mezzi pesanti, riducendo notevolmente l'inquinamento acustico ed atmosferico.
Il progetto, redatto dall'Anas e attualmente allo stato di preliminare, si propone di limitare al massimo gli impatti su ambiente e paesaggio, garantendo al contempo i livelli di servizio e di sicurezza indispensabili per l'infrastruttura e prevede una strada extraurbana secondaria (una corsia per senso di marcia) con uno sviluppo complessivo di 13 Km circa di cui 9 in galleria.
Il progetto comprende una bretella di collegamento con il parcheggio di scambio che il comune prevede di realizzare nella zona ad ovest dell'abitato in prossimità di due nuovi impianti di risalita verso quelli sciistici esistenti. L'Anas pone in evidenza che le linee di risalita esistenti stanno per entrare in disuso e dovranno essere nel futuro delocalizzate in quanto anch'esse convergono in corrispondenza dell'abitato contribuendo all'incremento della congestione del centro.
Sempre secondo il progetto, il nuovo parcheggio di scambio e i nuovi impianti di risalita saranno collegati con il centro di Cortina con un sistema di trasporto pubblico ad alta frequenza («people mover»).
L'intervento complessivo (tangenziale (Anas, parcheggio e people mover comunali) consentirà di spostare il traffico veicolare di penetrazione che attualmente raggiunge il centro urbano verso la nuova area di scambio e servizi, consentendo una completa riorganizzazione della mobilità interna del centro abitato, con grandi aree pedonali in zona centrale. La sosta dei veicoli potrà effettuarsi nel parcheggio di scambio a cui l'accesso è garantito dallo svincolo di Cortina Sud.
Il progetto comprende inoltre interventi tesi a migliorare alcune situazioni territoriali attualmente critiche. Ad esempio, è stata prevista la stabilizzazione del versante in sinistra del Boite che attualmente si presenta in condizioni precarie di stabilità.
Per quanto concerne i movimenti a rischio frana, la società stradale fa presente che gli stessi hanno spessore e dimensioni tali da non interessare le gallerie progettate.
In tutti i casi la tipologia dei terreni e degli ammassi rocciosi e detritici presenti in tutta la Conca ampezzana non presentano alcuna controindicazione alla realizzabilità di opere in sotterraneo, infatti con le tecnologie oggi presenti si costruiscono gallerie in terreni e situazioni molto più complesse.
La società stradale rappresenta, infine; che nel corso di tutto l'iter approvativo è stata garantita sia la pubblicità della progettazione che l'accesso agli atti nei termini stabiliti dalla legge.
Il progetto è stato sottoposto alla valutazione d'impatto ambientale della regione Veneto (VIA regionale) anziché a quella del ministero dell'ambiente (VIA statale) in conformità alla normativa vigente.
Il Ministro delle infrastrutture: Antonio Di Pietro.