Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.
(Ipotesi di intervento di una forza di interposizione ONU nel sud del Libano - n. 3-00136)
PRESIDENTE. Il deputato Turci, al quale ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione, ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-00136 (Vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8).
LANFRANCO TURCI. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, devo darle atto che, dal momento che questa interrogazione è stata scritta in precedenza, nella sua relazione di ieri ella ha già inquadrato in modo chiaro, almeno per alcuni aspetti, le questioni sollevate nel nostro atto, in particolare per quanto riguarda il «cessate il fuoco» che potrebbe intervenire solo dopo la liberazione dei militari sequestrati. La questione che devo sottoporre è il rapporto tra eventuali interposizione di forze dell'ONU e la liberazione della zona sud del Libano dalla presenza delle milizie Hezbollah, dal momento che esiste già una precedente risoluzione dell'ONU che non è mai stata applicata. È chiaro che se non ci fosse questa garanzia la missione dell'ONU, probabilmente, incontrerebbe difficoltà insormontabili, ma è chiaro anche che se questa fosse la garanzia dobbiamo pensarePag. 83ad una missione dell'ONU fortemente impegnata sul terreno militare perché, certo, i miliziani Hezbollah non si fanno scoraggiare semplicemente da qualche moral suasion.
PRESIDENTE. Il Vicepresidente del Consiglio dei ministri, Massimo D'Alema, ha facoltà di rispondere.
MASSIMO D'ALEMA, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Vorrei, innanzitutto, cogliere l'occasione per tornare ad insistere, anche alla luce delle notizie che si susseguono, sulla grande preoccupazione con cui il Governo segue l'evolversi del conflitto nel Medio Oriente, un conflitto di fronte al quale ribadiamo i cardini della nostra posizione. Mi riferisco al riconoscimento della legittimità della reazione di Israele agli attacchi terroristici che ha subito e, nello stesso tempo, tuttavia, all'invito ad un'azione proporzionata, all'appello ad una moderazione che si rende sempre più necessaria di fronte alla crescita delle vittime civili, delle distruzioni ed al rischio di una completa destabilizzazione del Libano. Dico questo perché l'equilibrio di tale posizione, che non è un'invenzione del Governo italiano, ma il senso della posizione europea, sembra essere particolarmente incomprensibile nel nostro paese, l'unico paese europeo nel quale l'appello alla moderazione di fronte ai bombardamenti suscita polemiche sul cui significato e sulla cui origine non c'è che da rimanere perplessi. Detto questo, noi abbiamo raccolto l'ipotesi, affacciata nella dichiarazione conclusiva del G8, di un impegno delle Nazioni Unite nel sud del Libano per una vera e propria forza di interposizione - quindi, un qualcosa di molto diverso rispetto alla missione di monitoraggio che si è svolta sin qui -, una forza militare consistente, con un nuovo mandato delle Nazioni Unite a far rispettare la risoluzione n. 1559.
Questo è il senso dell'iniziativa di cui si discute in questo momento, un'iniziativa volta a garantire, nello stesso tempo, la sicurezza di Israele e l'integrità territoriale e la sovranità del Libano. Un'iniziativa che comporta, naturalmente, che vi si arrivi dopo il «cessate il fuoco» e con l'intesa delle parti interessate. In queste ultime ore si registra qualche significativa apertura da parte del Governo israeliano. Anche nel corso dell'incontro proprio di qualche ora fa tra il rappresentante dell'Unione europea, Javier Solana, e il ministro degli esteri israeliano qualche ipotesi di questo tipo si è affacciata. C'è qualche apertura anche da parte libanese; l'Europa - lo speriamo e siamo convinti - farà il suo dovere nell'ipotesi di una missione delle Nazioni Unite e torniamo a sottolineare la disponibilità italiana.
In questo momento una simile proposta può, forse, aiutare la cessazione delle ostilità, nel momento in cui, lo ripeto, tali ostilità destano in noi via via preoccupazione ed angoscia per l'aumento delle vittime civili e delle distruzioni.
PRESIDENTE. Il deputato Turci ha facoltà di replicare, per due minuti.
LANFRANCO TURCI. Ringrazio il Vicepresidente D'Alema e prendo atto con soddisfazione della conferma del carattere forte che dovrebbe avere questa missione dell'ONU, a cui l'Italia giustamente è pronta a partecipare. Forte nel senso che dovrebbe dare attuazione alla risoluzione n. 1559 e, quindi, inevitabilmente scontrarsi con le resistenze, certo non facili, che gli Hezbollah e i loro alleati in qualche modo contrapporrebbero ad una tale iniziativa.
A proposito della polemica sulla moderazione dei bombardamenti, premesso che i bombardamenti non sono mai un'azione di per sé raccomandabile, vorrei sottolineare che è difficile trovare la misura della proporzionalità di iniziative militari ancor più di bombardamenti. Una cosa è certa, l'analisi che lei stesso ci ha proposto ieri lascia intravedere con nettezza un asse che, da un lato, ha il limite degli Hezbollah come capo estremo e, dall'altro, la Siria e l'Iran.
Quindi, l'intervento, oggi quello di Israele o domani di «pacificazione» dell'ONU, deve comunque colpire in qualche modoPag. 84questo asse, deve indebolirlo, deve metterlo in condizione di non nuocere, altrimenti resteremmo in un campo di buoni propositi che ci condurrebbero in tempi brevi a situazioni più gravi di quelle con cui ci misuriamo in questo momento.