Menu di navigazione principale
Vai al menu di sezioneInizio contenuto
Allegato A
Seduta n. 42 del 26/9/2006
...
(A.C. 1608 - Sezione 6)
ORDINI DEL GIORNO
La Camera,
premesso che:
le forze militari italiane in Libano, poste al centro di una vicenda storica che non ha presentato mai una possibilità di soluzione politica, sono costrette ad operare, per conto dell'ONU, in una situazione difficile;
all'origine dei conflitti in quella terra sventurata vi sono motivi complessi e contraddittori che affondano le loro radici in fatti storici, politici, religiosi, culturali ed economici di portata straordinaria;
la presenza italiana ha come finalità esclusiva la pacificazione della zona senza ulteriori motivazioni esplicite o recondite, ma che la stessa dipende da una serie di fattori che sono fuori dalla portata del Governo italiano;
vi sono forze politiche e statuali della Regione interessate, per ragioni di egemonia e di presenza politica, a destabilizzare l'intera area, perché solo così possono perseguire ì propri obiettivi politici o di potenza;
la situazione da ultimo descritta espone la missione italiana a rischi sistemici non comprimibili,
impegna il Governo:
ad informare con tempestività e continuità il Parlamento della progressiva evoluzione di quel teatro di guerra e ad adeguare, di concerto con l'ONU, la propria strategia di stazionamento al mutare di quelle condizioni, al fine di non esporre le forze militari italiane alle azioni di rappresaglia e al rischio di rilevanti e cruenti combattimenti;
a sviluppare immediatamente una forte e pressante azione diplomatica nei confronti di tutti quei paesi che potrebbero subordinare il loro contributo per la buona riuscita della missione a richieste non accettabili sul piano internazionale.
9/1608/1. Nardi.
La Camera,
premesso che:
l'Italia, con la legge 14 dicembre 1994, n. 715, ha dato ratifica ed esecuzione alla convenzione sulla proibizione o la limitazione dell'uso di alcune armi convenzionali che possono essere considerate dannose o aventi effetti indiscriminati, con protocolli annessi, fatta a Ginevra il 10 ottobre 1980;
continua il deprecabile uso di bombe a grappolo, come è accaduto in territorio libanese nel luglio scorso negli ultimi giorni del conflitto;
questo tipo di armi colpisce soprattutto civili e tra questi particolarmente i bambini e continua a seminare morti e feriti molto al di là della stessa fine dei conflitti in cui sono state usate;
nel novembre 2006 si riuniranno a Ginevra per la quinquennale conferenza di revisione i paesi firmatari della Convention on certain conventional weapons;
impegna il Governo:
a promuovere una decisa iniziativa diplomatica, a partire dalla riunione di Ginevra, affinché la comunità internazionale approfondisca e disciplini l'impiego di tale munizionamento, al fine di annullarne gli eventuali effetti collaterali sulla popolazione civile;
ad assumere una conseguente iniziativa legislativa.
9/1608/2. (nuova formulazione) . Pinotti.
La Camera,
premesso che:
l'articolo 1 prevede la realizzazione di interventi di cooperazione in Libano, destinati ad assicurare il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione;
considerato che:
il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare è attualmente coinvolto in iniziative finalizzate a monitorare e fronteggiare i danni da inquinamento ambientale prodotti in Libano;
impegna il Governo
ad adottare le opportune iniziative al fine di considerare come rientranti tra gli interventi di cui all'articolo 1 le iniziative del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare finalizzate a monitorare e fronteggiare i danni da inquinamento ambientale prodotti in Libano.
9/1608/3
«Mariani, Gentili, De Angelis, Realacci, Francescato, Misiti, Iannuzzi».
La Camera,
ricordando come:
il legittimo Governo del Libano abbia chiesto a diversi paesi un impegno a contribuire alla ricostruzione ed alla modernizzazione dell'esercito regolare libanese, che avrebbe immediatamente bisogno di una ventina di elicotteri, centinaia di camion, blindati, armi leggere, munizioni ed apparecchiature individuali come i visori notturni, per un importo non inferiore ai cinquecento milioni di dollari;
a questo scopo, il Governo di Beirut abbia fatto pervenire una dettagliata richiesta a tutte le ambasciate dei paesi membri dell'Unione europea presenti in Libano;
di eventuali forniture italiane al Libano si sia parlato anche in occasione dell'incontro del 12 settembre scorso tra il ministro della difesa italiano ed il suo omologo libanese, Elias Murr;
evidenziando altresì come:
la normativa adottata dall'Italia in materia di trasferimenti all'estero di materiali d'armamento - tanto come transito che come esportazione - sia improntata al principio di non fornire armi e sistemi d'arma a Stati che si trovino in una situazione di belligeranza e non diano adeguate garanzie dal punto di vista dell'affidabilità del loro comportamento nella sfera politica internazionale;
agli stessi principi ora richiamati si ispiri anche il codice di condotta adottato nell'ambito dell'Unione europea;
rilevando che:
il Libano, pur in transizione verso un nuovo assetto, politico, è tuttora caratterizzato da una situazione nella quale il Governo centrale non ha il pieno controllo del territorio nazionale, tollera la presenza di fazioni armate come l'Hezbollah ed, identifica da qualche tempo in Israele, piuttosto che nella Siria, la principale minaccia alla sicurezza del paese dei Cedri;
che nulla garantisce che le armi eventualmente trasferite al Governo Libano non cadano nelle mani degli Hezbollah;
che, conseguentemente, un contributo al riarmo dell'esercito libanese è suscettibile di essere considerato in Israele come un atto offensivo nei confronti di Tel Aviv;
impegna il Governo
a negare all'esecutivo del Libano qualsiasi fornitura di materiali d'armamento, inclusi gli equipaggiamenti individuali che non possono essere considerati immediatamente offensivi ma contribuiscono comunque ad elevare le capacità di combattimento, come i visori notturni.
9/1608/4.«Pottino, Bricolo».
La Camera,
ricordando come:
la decisione del Governo italiano di partecipare alla campagna contro il terrorismo internazionale venne presa all'indomani degli attacchi jihadisti dell'11 settembre 2001 con il consenso della Presidenza della Repubblica, istituzione cui è conferito il compito di garantire la conformità costituzionale delle scelte del Governo in materia di politica estera e di sicurezza;
allo stesso modo, il 19 marzo 2003 il Consiglio supremo di difesa, presieduto dal Presidente della Repubblica pro-tempore, avesse escluso la possibilità per l'Italia di partecipare attivamente e non attivamente alle operazioni intraprese da una coalizione guidata dagli Stati Uniti d'America contro l'Iraq di Saddam Hussein, dichiarandone nell'occasione la non belligeranza;
altresì, il Governo italiano del tempo si fosse attenuto alle indicazioni del Consiglio supremo di difesa e della Presidenza della Repubblica, negando ai paesi parte della predetta coalizione facilities invece loro accordate senza problemi da Stati come la Repubblica Federale Tedesca, che contestavamo più dell'Italia l'opportunità di attaccare l'Iraq e deporre Saddam Hussein;
sottolineando come:
il successivo invio di un contingente militare nella provincia di Dhi Qar sia maturato dopo la cessazione delle ostilità e deliberato allo scopo di facilitare la ricostruzione politica, istituzionale ed economica dell'Iraq, con il pieno consenso della Presidenza della Repubblica, di cui venne acquisito il parere anche relativamente alle regole d'ingaggio cui i nostri soldati si sarebbero attenuti;
Antica Babilonia non può conseguentemente essere considerata come una missione di guerra tesa all'occupazione militare ed allo sfruttamento economico dell'Iraq, al contrario di quanto sostenuto allora ed adesso da parte del sistema politico italiano;
il carattere pacifico e non offensivo della missione italiana in Iraq è stato confermato dai fatti degli ultimi giorni ed in particolare dall'armonioso passaggio dei poteri tra il nostro contingente in ripiego e le forze di sicurezza subentranti del nuovo Iraq, avvenuto a Nassyriah;
rilevando come:
il conflitto esploso nel luglio scorso tra Israele e l'Hezbollah libanese abbia preso le origini da un agguato teso dai miliziani del cosiddetto «Partito di Dio» ai danni dell'esercito israeliano, che ha patito, oltre all'uccisione di diversi militari, la presa in ostaggio di due uomini la cui sorte è tuttora indeterminata;
non sembri quindi particolarmente opportuno attribuire alle parti in causa, le medesime responsabilità, al contrario di quanto implicitamente si sostiene all'interno della cosiddetta linea della «equivicinanza» sostenuta da alcune forze politiche nel nostro Paese.
l'Hezbollah sia tristemente nota come l'organizzazione che ha inventato il
terrorismo suicida, risulti potentemente armata ed abbia in Nasrallah un leader assolutamente indisponibile al disarmo;
sia piuttosto improbabile ipotizzare una rinuncia dell'Hezbollah al controllo di fatto acquisito sulle province meridionali del Libano, specialmente in considerazione della debolezza delle forze armate libanesi e del governo centrale di Beirut;
esprimendo preoccupazione
per come potrà evolversi la situazione sul terreno ed in merito alle effettive possibilità dell'Unifil Plus di trasformare in una pace durevole il cessate il fuoco dello scorso agosto;
altresì, per le recenti fiammate di intolleranza osservate nel mondo islamico in reazione alla lectio magistralis tenuta da Benedetto XVI all'Università di Ratisbona;
impegna il Governo:
a non abbandonare la lotta al terrorismo jihadista, che è stata il paradigma fondamentale dell'azione internazionale dell'Italia nei trascorsi cinque anni e che esige fermezza tanto in Afghanistan, dove i nostalgici del regime talebano sono all'offensiva, quanto nel Libano meridionale;
a rivendicare come un successo nazionale il completamento della missione di pace in Iraq;
a mantenere salda la distinzione che deve esistere tra Stati la cui esistenza è stata legittimata dalle Nazioni Unite ed organizzazioni politiche locali che praticano il terrorismo e perseguono l'instaurazione di regimi politici islamici radicali, ancorché con la prudenza imposta dalla necessità di non far correre rischi inutili al nostro contingente inviato in Libano meridionale;
a chiarire in modo inequivocabile fin d'ora l'atteggiamento che terranno le forze armate italiane qualora gli Hezbollah, Israele od entrambi riprendessero le ostilità, in particolare escludendo l'ipotesi che militari italiani possano ingaggiare combattimenti contro quelli dello Stato ebraico;
9/1608/5.«Bricolo, Maroni».
La Camera,
premesso che:
l'Italia è impegnata, con un ruolo di primo piano, nella delicata missione Unifil, avviata sotto l'egida dell'ONU grazie anche all'iniziativa, del nostro paese, che ha l'obiettivo di porre fine al conflitto tra Libano e Israele, ma soprattutto di avviare un processo di costruzione di pace in quei territori;
la presenza di molti paesi dell'Unione europea, tra cui la Germania, e l'azione concorde dell'Unione stessa rappresentano un importante banco di prova per la capacità di assolvere un ruolo più rilevante nella politica internazionale, rendendo più concreta la possibilità di un approccio multilaterale ai temi sul tappeto;
è per questo ancora più necessario un rafforzamento della collaborazione, della comprensione e la piena lealtà tra le nazioni europee;
nei giorni scorsi si è avuta notizia di uno sconcertante proscioglimento da parte della procura di Monaco di Baviera per l'ex sottotenente dell'esercito tedesco Otmar Muhlhauser, ultimo sopravvissuto tra gli ufficiali che ordinarono la strage dei soldati italiani a Cefalonia durante la seconda guerra mondiale, perché questi ultimi considerati traditori del terzo reich e quindi immeritevoli dello stato di prigionieri di guerra;
la strage di Cefalonia, in cui furono umiliati e fucilati 9.500 soldati e 360 ufficiali italiani, è una pagina nera della storia europea, ma soprattutto una macchia indelebile per l'esercito tedesco, tanto che al processo di Norimberga, l'azione degli ufficiali tedeschi fu condannata perché «vile, disonorevole e non conforme alla verità. Una strage di soldati regolari
che avevano diritto al rispetto, alla considerazione umana, al trattamento cavalleresco»;
il Presidente emerito della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nel 2001, decise di dare un significativo riconoscimento collettivo ai caduti di Cefalonia, recandosi in visita commemorativa nell'isola greca dello Ionio. In quell'occasione, nel ricordare i nostri soldati, definì il loro atto come «il primo della Resistenza, di un'Italia libera dal fascismo» e lodò gli italiani che «decisero di non cedere le armi». Preferirono combattere e morire per la Patria»;
nei giorni scorsi il ministro della difesa, intervenendo sulla questione dalle pagine del Corriere della Sera ha definito la sentenza «inaccettabile, che stravolge la realtà dei fatti, un oltraggio a migliaia di caduti» e ha annunciato, comprensibilmente, prima di assumere qualunque iniziativa, di voler leggere per intero le motivazioni del proscioglimento dalla responsabilità della strage, disposta dalla procura di Monaco,
impegna il Governo
ad intraprendere un'azione ufficiale volta a verificare le motivazioni della sentenza e a muovere i dovuti passi presso le autorità tedesche per ristabilire la verità storica e restituire rispetto e onore ai caduti italiani di Cefalonia.
9/1608/6.«Realacci, Mattarella, Pinotti».
La Camera,
preso atto della Risoluzione n. 1701 del 2006 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che in continuità con le Risoluzioni 1697, 1680, 1655, 1559, 520, 426 e 425, riafferma la necessità di disarmare le milizie libanesi quale precondizione essenziale all'avvio di un serio processo di pace tra Israele e Libano, paese aggredito il primo, ostaggio il secondo, entrambi vittime dell'integralismo terrorista;
considerato che quanto previsto dalla stessa risoluzione si inquadra negli interventi da parte della comunità internazionale a tutela della pace e della sicurezza, capisaldi della Civiltà dell'Occidente, minacciate da un terrorismo assassino che si fa bandiera e scudo di una distorta e perversa visione della religione;
sottolineato come la partecipazione italiana a questa come ad altre missioni militari testimoni, l'impegno del nostro Paese, sempre e comunque, nella difesa della Pace, oggi in Libano ed in Afghanistan, come ieri in Iraq ed in Kossovo;
impegna il Governo:
ad assicurare la continuità della politica estera del nostro Paese nell'impegno per la pace e nella lotta contro l'aggressione integralista all'Occidente;
a riaffermare l'impegno a non ritirare il contingente militare impiegato in Afghanistan, duramente impegnato, sotto comando NATO e sotto l'egida delle Nazioni Unite, nella salvaguardia dello sviluppo democratico di quel paese e della stabilità internazionale, assicurando tutto il supporto necessario ad un efficace svolgimento della loro passione, in condizioni di sicurezza e di pari dignità con gli altri contingenti, ai nostri soldati schierati in quel teatro, ai quali, per professionalità e senso del dovere, sino al supremo sacrifico, il Paese ed il Parlamento non mancano anche in questa sede di tributare il doveroso omaggio ed il più convinto ringraziamento;
ad operarsi, nelle sedi opportune, per il conseguimento del principale obiettivo della risoluzione 1701: il disarmo delle milizie di Hezbollah, partito che - seppur democraticamente presente nel parlamento libanese - fa uso del terrorismo come mezzo per il conseguimento di obiettivi che rappresentano una minaccia alla Pace ed alla stabilità della regione e del mondo.
9/1608/7.Cossiga, La Malfa, Giovanardi, Bertolini, Paoletti Tangheroni, Azzolini,
Martino, Gasparri, Brusca, Fallica, Giudice, Rivolta, Licastro Scardino, Bianco Fiore, Misuraca, Crosetto, Testoni, Simeoni, Gioacchino Alfano, Lupi, Garagnani, Di Virgilio, Uggè, Bricolo, Bernardo, Zanetta, Caligiuri, Zorzato, Pili, Emerenzio Barbieri.
La Camera,
premesso che:
l'emanazione dei codici penali militari vigenti risale al 1941;
la stessa data di origine, nonché il contesto in cui furono emanati i predetti codici (in tempo di guerra) rendono evidente l'esigenza di una loro riforma, sia sotto il profilo degli interessi tutelati (data anche la profonda evoluzione registrata in oltre sessanta anni nella struttura e nelle esigenze delle forze armate), sia sotto il profilo delle tecniche di tutela, con riguardo, in particolare, al rispetto dei principi costituzionali rilevanti in materia penale;
considerato che:
con l'abolizione del servizio di leva obbligatorio e la trasformazione in senso totalmente professionale dello strumento militare italiano si è sensibilmente modificato il profilo della composizione e della natura del rapporto di servizio;
l'ormai avviata costituzione di Forze collegate al nuovo ordinamento voluto dall'Unione europea e il mutato scenario internazionale che porta le Forze armate sempre più frequentemente ad intervenire al di fuori dei confini nazionali in operazioni di mantenimento della Pace, richiedono l'applicazione di una disciplina penale adeguata ai nuovi contesti operativi;
sotto quest'ultimo profilo, l'applicazione del codice penale militare di pace e delle disposizioni di cui all'articolo 9, commi 3, 4, lettere a), b), c) e d), 5 e 6, del decreto-legge n. 421 del 2001 a tutte le missioni internazionali, previste dalla legge n 247 del 2006 e ribadita, per la missione in Libano, dall'articolo 5 del decreto-legge n 253 del 2006, rappresenta un primo significativo passo verso la realizzazione di un codice penale militare specificamente rivolto alle missioni internazionali;
rimane tuttavia l'esigenza di una riforma dei codici penali militari che, ferma restando la rigorosa osservanza dei principi costituzionali, risulti adeguata alla situazione operativa in cui si trovano a svolgere la loro attività le Forze armate nell'ambito delle missioni internazionali di pace;
impegna il Governo
ad adottare ogni utile iniziativa per una riforma dei codici penali militari che tenga conto delle particolari situazioni operative in cui sono chiamati a svolgere la loro attività i militari italiani nell'ambito delle missioni militari internazionali.
9/1608/8.Papini, Cannavò, Crema, De Zulueta, Evangelisti, Galante, Giuditta.
La Camere
ritenendo che gli interventi militari internazionali in Iraq ed Afghanistan, cui il nostro Paese partecipa con un proprio contingente interforze, sono missioni di pace autorizzate e legittimate da Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, esattamente come l'operazione Leonte avviata nello scorso mese di agosto nel Libano meridionale;
invita il Governo
a riconoscere in modo chiaro ed univoco che gli interventi in Afghanistan ed Iraq deliberati nella scorsa legislatura sono missioni di pace deliberate nel pieno rispetto dell'articolo 11 della Costituzione.
9/1608/9.Maroni, Bricolo, Gibelli, Pottino, Dozzo, Lussana, Grimoldi, Garavaglia, Goisis, Fava, Stucchi, Bodega, Alessandri, Caparini.
La Camera,
esprime apprezzamento nei confronti delle Forze Armate per lo spirito umanitario e di pace e per le modalità di comportamento nelle missioni internazionali, sempre in linea con i valori espressi dall'articolo 11 della Costituzione,
impegna il Governo
a sostenerne l'operato.
9/1608/10.Fini, Cesa, Elio Vito, Gasparri, Fontana, Ascierto, Bocchino, Boniver, Bosi, Bricolo, Nardi, Maroni, Cicchitto, La Russa, Briguglio.