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Allegato B
Seduta n. 103 del 5/2/2007
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AMBIENTE E TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Interrogazioni a risposta scritta:
REALACCI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, al Ministro delle infrastrutture, al Ministro della salute. - Per sapere - premesso che:
il lago d'Idro è un bacino lacustre di circa 11 chilometri quadrati per una profondità massima di 120 metri, ricadente Nelle provincie di Brescia e di Trento e nel bacino idrografico del fiume Po, alimentato da significativi apporti idrici di fusione nivoglaciale, in cui il livello delle acque, similmente a quanto avviene negli altri grandi laghi prealpini, è regolato da opere idrauliche, realizzate a partire dagli anni '20 del secolo scorso, che assicurano l'accumulo idrico e la modulazione degli approvvigionamenti agli utilizzatori idroelettrici ed irrigui a valle;
il sistema delle regolazioni ha accresciuto la sua complessità, dopo che, alla fine degli anni '50, anche nel bacino imbrifero del lago (posto prevalentemente in territorio trentino) sono state realizzate grandi dighe e derivazioni idroelettriche che incidono sul regime dell'immissario, fiume Chiese, e del lago stesso, considerato che la capacità complessiva di invaso dei serbatoi alpini è pari all'intero volume di invaso del Lago d'Idro;
carattere di particolare criticità, legata al picco stagionale di fabbisogno, riveste la richiesta di acque destinate ad uso irriguo, che il decreto del Presidente della Repubblica 4696 del 16 novembre 1950 ha fissato in 24 mc/s (metri cubi al secondo) per la pianura bresciana, a cui si somma un fabbisogno di ulteriori 3,7 mc/s per le utenze agricole mantovane. Alla data di scadenza della concessione (anno 1987) le richieste di rinnovo delle derivazioni irrigue ammontavano a 32,4 mc/s. Si tratta di un fabbisogno assai elevato in rapporto alla dimensione del bacino, tanto che fino al 1996 sono state consentite escursioni del livello lacustre fino a 7 metri. A causa degli aspetti di grave compromissione del paesaggio, degli ambienti naturali ripari e dell'attrattiva turistica del lago, tale escursione è stata ridotta a 3,25 metri, nell'ambito di un quinquennio di sperimentazione (1996-2001) concordato da Ministero dei lavori pubblici, Regione Lombardia, Provincia autonoma di Trento e Autorità di bacino del fiume Po, che ha consentito un certo miglioramento del quadro ambientale, ma pur sempre a fronte di un'escursione stagionale di livello più che doppio rispetto a quella mediamente consentita negli altri grandi laghi prealpini, sebbene il rapporto tra superficie del lago e superfici irrigue servite sia allineato alla media dei medesimi laghi;
a partire dagli anni '60 si è registrato un progressivo deterioramento della qualità delle acque, a seguito dell'accumularsi nel lago di azoto e, soprattutto, di fosforo derivante da scarichi civili e industriali, che ha comportato lo stabilirsi di condizioni di progressiva e grave eutrofizzazione;
a causa delle peculiari caratteristiche limnologiche del lago d'Idro che si caratterizza per una condizione definita di «meromissi», ovvero di persistenza di uno strato profondo di acque che non si rimescolano con le acque superficiali e in cui pertanto l'accumulo di inquinanti riveste carattere di irreversibilità - e dell'assenza di importanti interventi di risanamento, il quadro qualitativo delle acque ha seguitato a degenerare, con il ripetersi di fenomeni di totale anossia delle acque profonde, morie di fauna ittica, incontrollate proliferazioni di alghe e cianobatteri correlate alla produzione di tossine, aumento dell'alcalinità con valori di pH superiori a 9,0. Dall'estate 2006 il lago è interamente precluso alla balneazione e la situazione, estremamente critica per l'economia turistica, è destinata a protrarsi;
sopravvenute ragioni di sicurezza, connesse con le preoccupazioni circa i possibili movimenti di una paleofrana incombente sugli attuali emissari emissario naturale, scarico di fondo, derivazione idroelettrica), hanno recentemente indotto il servizio dighe ad imporre una limitazione della quota massima di accumulo pari a 367,00 mslm (metri sul livello del mare), inferiore alla quota (367,40 mslm) di naturale deflusso dall'emissario, che comporta l'emunzione di acque dal lago esclusivamente da parte dell'opera di derivazione idroelettrica. Tale abbassamento di soglia determina rilevanti effetti sia sullo stato ambientale dell'emissario, di fatto privato delle acque dell'Eridio, fino al punto di restituzione delle acque dalla centrale di Carpeneda di Vobarno, sia su quella del lago, per l'arretramento della linea di battigia e la compromissione di pregiati ambienti ripari tra i quali merita di essere citata la zona umida del SIC IT3120065 «Lago d'Idro» in provincia di Trento, tanto che, nelle more della predisposizione di un piano di misure e di opere di messa in sicurezza, a cura di Regione Lombardia, a seguito delle fondate proteste di residenti e ambientalisti si è dovuto derogare temporaneamente alla prescrizione e provvedere a ripristinare il deflusso dalla quota naturale e il recupero di un franco di regolazione necessario a ripristinare la capacità di accumulo;
da quanto sopra descritto si intuisce come gli aspetti relativi alla regolazione delle portate (peraltro severamente aggravati dalla ricorrenza sempre più frequente di condizioni anomale di siccità estiva ed invernale) e quelli connessi alla qualità delle acque e delle compromissioni di
fonte antropica siano reciprocamente connessi e concorrano alla progressione del degrado ambientale complessivo, come attestato da ARPA Lombardia (Lago d'Idro - Studio sulla qualità di acque superficiali e sedimenti, 2005) secondo cui i principali fattori che condizionano l'equilibrio ecologico del lago sono:
1)lo stato meromittico naturale aggravato dall'immissione continua di carichi eutrofizzanti;
2) l'emunzione dello strato di mixolimnio nella stagione estiva per le utenze irrigue;
3) le diminuzioni dei livelli in estate in conseguenza dei prelievi;
4) l'estrema variabilità temporale dei livelli del lago.
la Regione Lombardia ha inoltre approvato (DGR 2244 del 29 marzo 2006) il programma di tutela e uso delle acque (PTUA) ai sensi del decreto legislativo 152 del 1999 in cui, pur riconoscendo nelle valutazioni propedeutiche la grave carenza di dati e conoscenze relative all'evoluzione delle dinamiche lacustri, dichiara per il lago d'Idro l'irraggiungibilità degli obiettivi di qualità imposti dalla direttiva quadro CE 2000/60, prendendo atto dell'attuale concentrazione di fosforo pari a 95 microgrammi/litro nelle acque superficiali (nelle acque profonde invece la concentrazione è di gran lunga superiore) limitandosi a definire un obiettivo di 50 microgrammi/litro, ben più alto di quello necessario ad adeguarsi alle direttive di CE e Autorità di Bacino (15 microgrammi litro entro il 2016), senza nemmeno fissare una soglia temporale per il suo perseguimento;
la Regione Lombardia e la Provincia autonoma di Trento lo scorso 14 dicembre 2006 hanno sottoscritto un accordo per l'armonizzazione delle azioni di salvaguardia del lago d'Idro, che attesta la buona volontà di collaborazione e coordinamento delle azioni di monitoraggio, ricerca, regolazione idrica, programmazione delle infrastrutture del servizio idrico, ma che - secondo l'interrogante - elude gli obblighi derivanti dal recepimento della direttiva stessa e che appare carente sotto il profilo del reperimento delle risorse necessarie ad attuare gli investimenti atti al risanamento del bacino;
per tutto quanto esposto si chiede ai Ministri dell'ambiente, della tutela del territorio e del mare, delle politiche agricole e forestali, delle infrastrutture e della salute se intendano considerare la grave situazione del lago d'Idro quale essa appare sulla base delle evidenze scientifiche, ovvero una emergenza ambientale di eccezionale rilevanza e di potenziali gravi impatti sull'economia locale, sul turismo e sulla salute pubblica, che espone il Paese alla possibilità di interventi e sanzioni da parte della Corte di giustizia delle comunità europee in caso di accertate violazioni o inadempienze di quanto prescritto dalle direttive 43/92/CE e 60/00/CE, e se pertanto ritengano di attivare con urgenza le strutture ministeriali e l'Autorità di bacino del fiume Po, a supporto delle Regioni e degli enti territorialmente competenti e di emanare specifici provvedimenti atti a consentire la mobilizzazione di risorse economiche, volte a praticare efficaci e tempestive misure di risanamento.
(4-02439)
MIGLIORI. - Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. - Per sapere - premesso che:
è in realizzazione dallo scorso mese di novembre un intervento edilizio in un'area prospiciente il Castello medievale di Murlo (Siena);
trattasi di un intervento che pare invasivo rispetto all'attuale equilibrio ambientale e paesaggistico nonché di parziale stravolgimento della pregiata struttura architettonica complessiva della trama urbanistica dell'abitato;
si stanno registrando vasti moti di preoccupazione e proteste in merito da
parte dei cittadini residenti che non intendono disperdere l'appetibilità turistico-culturale di Murlo -:
quali iniziative urgenti si intendano assumere per verificare la compatibilità ambientale di tale intervento edilizio rispetto alla doverosa tutela paesaggistica dell'abitato di Murlo anche alla luce di opportuni pareri in merito della competente Sovrintendenza.
(4-02441)