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Camorra
Camorra
Non c'è accordo tra gli studiosi sull'etimologia del termine "camorra". Tuttavia la tesi più accreditata sostiene che "camorra" derivi dalla voce mediterranea "morra", intesa come "confusione", "rissa", "gioco" molto popolare a Napoli.
Camorra dunque, come ricorda lo studioso Isaia Sales nel suo testo La camorra, le camorre1 , indicava un gioco e una specie di tassa per coloro che lo controllavano impedendo risse e violenze.
Secondo altri studiosi il termine "camorra" deriverebbe dalla giacca indossata da banditi spagnoli denominati "gamurri" o dal nome di una organizzazione armata di mercanti pisani sorta a Cagliari nel XIII secolo e denominata "gamurra".
La Camorra è l'organizzazione mafiosa nata in Campania, in particolare a Napoli. A differenza delle altre mafie italiane, essa trae le sue origini nel contesto urbano, tra gli strati popolari della popolazione.
La mafia campana ha una struttura pulviscolare composta di gruppi differenti i quali nascono o per lo sviluppo di gruppi criminali minori o per scissioni che intervengono in clan preesistenti. Le aggregazioni, le scissioni e le ri-aggregazioni di gruppi criminali sono particolarmente frequenti. Nella mondo della Camorra, a differenza di Cosa Nostra e della 'Ndrangheta, non esiste una struttura gerarchica superiore in grado di mediare e di ridurre o impedire la conflittualità tra i diversi gruppi delinquenziali. Questa è una delle ragioni per la quale il tasso di conflittualità tra gruppi camorristici è particolarmente elevato.
Nel corso della storia della Camorra, vi sono stati due tentativi di dare all'organizzazione criminale una struttura gerarchica. Fu nella seconda metà degli anni '70 quando il boss Raffaele Cutolo fondò la Nuova Camorra Organizzata (NCO) e verso la fine degli anni '70, quando i boss dei clan Bardellino-Nuvoletta-Alfieri, collegati a Cosa Nostra siciliana, per eliminare Cutolo e la sua struttura fondarono la Nuova Famiglia. Infine nel 1992, il boss Carmine Alfieri fondò la Nuova Mafia Campana. Tutti questi tentativi di gerarchizzare la Camorra fallirono.
La Camorra, dopo una storia di alti e bassi, contraddistinta anche da momenti nei quali fu persino dichiarata sciolta (come ad esempio nel 1915), ha conosciuto il suo momento di riscatto e di acquisizione di potenza sfruttando due momenti particolari: l'entrata nel mercato degli stupefacenti e l'accaparramento di una notevole quota dei 50.000 miliardi di lire che il governo italiano stanziò dopo il terremoto del 1980.
Attualmente, la Camorra è presente in particolare nella città di Napoli, nella sua provincia, in ampie zone di quella di Caserta - dove opera il clan dei Casalesi - nell'agro nocerino sarnese e nella piana del Sele, in quella di Salerno ed in modo più limitato nelle province di Avellino e Benevento.
Nella provincia di Napoli operano circa 100 gruppi camorristici, a prevalente conduzione familiare e, ciascuno di essi, agisce su un ambito territoriale ben definito. Talvolta più gruppi criminali operano sul medesimo territorio, addirittura individuabile in un quartiere.
Nel corso della sua audizione presso la Commissione parlamentare antimafia, il Procuratore Nazionale Antimafia ha affermato che: "I gruppi camorristici, nelle zone di rispettiva influenza delinquenziale, hanno creato, attraverso il ferreo controllo del territorio, dei veri e propri quartieri-Stato. Mediante la costruzione di opere di fortificazione di ogni tipo hanno reso il loro territorio meno aggredibile dai gruppi avversari e quasi inaccessibile agli interventi delle Forze di Polizia. In tali quartieri, i capi camorra hanno imposto agli abitanti, "affiliati" e non, proprie leggi, la cui trasgressione è punita con pene severe, anche di morte, irrogate da Tribunali di camorra, con sentenze inappellabili"2 .
Negli ultimi tempi, in seno ai gruppi criminali, si è potuto registrare il sempre crescente ruolo assunto dalle donne appartenenti alle principali famiglie camorriste, che vanno ad assumere posizioni di comando generalmente in concomitanza della detenzione del proprio marito, convivente o fratello.
Le attività nelle quali la Camorra risulta coinvolta sono in particolare:
- traffico di stupefacenti;
- traffico di rifiuti tossico-nocivi (controllo delle discariche abusive e infiltrazione nelle attività di bonifica dei siti inquinati, in particolare da parte del clan dei Casalesi);
- estorsione;
- usura;
- contrabbando di tabacchi e lavorati esteri;
- lotto e totocalcio clandestini;
- contraffazione di merci (in collaborazione con la mafia cinese. Il porto di Napoli è un crocevia fondamentale).
La Camorra inoltre si distingue per una elevata infiltrazione nel settore della pubblica amministrazione e negli enti locali. La provincia di Napoli è quella nella quale si registra il maggior numero di
scioglimenti di consigli comunali per sospetto di infiltrazione mafiosa (44 casi dal 1991 ad oggi).
Da ultimo, è da evidenziare l'infiltrazione camorristica nel tessuto economico. Alcuni gruppi camorristici, infatti, sono in grado di condizionare l'assegnazione degli appalti e dei servizi pubblici sia nella fase di aggiudicazione delle gare che in quella dell'esecuzione dei lavori, in quest'ultimo caso mediante il controllo di una rete di imprese che intervengono con l'assunzione di subappalti ovvero con forniture di materiali e mezzi. Quando manca l'intervento diretto di un'impresa legata alla Camorra, la mafia campana impone il pagamento di una tangente alla ditta aggiudicataria dei lavori, come alcune indagini hanno messo in luce rispetto ai lavori di ammodernamento dell'autostrada Salerno-Reggio Calabria. In questo caso sono emersi collegamenti tra il clan dei Casalesi e cosche della 'Ndrangheta calabrese.
Presenze di gruppi camorristici sono stati accertati nelle seguenti regioni italiane: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Molise, Lazio, Basilicata. Tuttavia la Camorra, così come le altre mafie italiane, ha esteso la sua azione anche all'estero, in particolar modo nei paesi dell'Est Europa, in Francia, Olanda, Spagna, Portogallo, America Latina, al fine di riciclare le ricchezze illecitamente accumulate.
In relazione ai rapporti tra la Camorra campana e gruppi mafiosi stranieri si è potuto constatare che sussistono rapporti oltre che con esponenti delinquenziali cinesi, di cui si è detto, anche con esponenti di clan nigeriani e albanesi. Ai nigeriani la Camorra delega lo spaccio delle sostanze stupefacenti e concede parti del territorio (es. il litorale domizio) sul quale i sodalizi africani costringono all'esercizio della prostituzione loro giovani connazionali. Queste ultime, oltre a dover pagare il suolo sul quale esercitano la prostituzione devono fare da "vedette" per la Camorra. I rapporti tra camorristi e mafiosi albanesi si registrano nella zona del casertano e sono finalizzati alla gestione del mercato della droga, in particolare eroina e marijuana.
La Direzione Investigativa Antimafia ha attestato che a Napoli il potere criminale è suddiviso in tre parti: quelle dei clan appartenenti alla cosiddetta "Alleanza di Secondigliano" (i boss Vincenzo Licciardi e Edoardo Contini), quella del clan Misso (alleato con la famiglia Mozzarella) e il clan Di Lauro3 .
Tra il 2004 e il 2005 si è registrato un violentissimo e cruento scontro armato all'interno del clan diretto da Paolo Di Lauro, operante, prevalentemente, nel quartiere di Secondigliano (NA) ed in alcuni comuni siti a nord della città di Napoli. Nel periodo della latitanza del capo, durata circa tre anni - Paolo Di Lauro è stato arrestato nel settembre del 2005 - il figlio Cosimo, reggente del sodalizio camorrista, ha imposto nuovi metodi di gestione del fiorentissimo mercato degli stupefacenti nonché di spartizione dei guadagni (500.000 euro al giorno) in favore degli esponenti di rilievo del gruppo criminale i quali ultimi, però, hanno rifiutato di aderire alle nuove regole, e, abbandonando il clan Di Lauro hanno costituito un autonomo gruppo, guidato da Raffaele Amato.
Tale nuovo sodalizio, denominato "clan degli scissionisti" ovvero "degli spagnoli" (la Spagna, infatti, era il luogo dove l'Amato, unitamente ad altri esponenti di rilievo del clan Di Lauro, si recava per l'approvvigionamento di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti), dopo aver aggregato molti dei vecchi aderenti al clan Di Lauro è entrato in conflitto con Cosimo Di Lauro, il quale, al fine di mantenere il controllo del territorio dei quartieri di Secondigliano e Scampia, ha innescato una feroce guerra contro il gruppo avversario, potendo contare su nuovi adepti tra le centinaia di giovani del degradato rione cosiddetto "Terzo mondo", privi di lavoro, dediti all'uso di droga e pronti a ripetute e micidiali azioni di fuoco. In pochi mesi, il conflitto ha provocato circa 60 morti di appartenenti all'uno e all'altro schieramento ovvero di loro parenti (vendette trasversali) o anche di semplici conoscenti, estranei a qualsivoglia logica criminale.
Dopo il cruento conflitto, le due organizzazioni camorristiche hanno fermato le ostilità, raggiungendo un accordo secondo il quale alcune piazze di spaccio sono gestite, in via esclusiva, dal clan Di Lauro ed altre dal clan degli scissionisti.
I camorristi definiscono l'organizzazione criminale a cui appartengono "O' Sistema".
(1) Sales, La camorra, le camorre, Editori Riuniti, Roma, 1993
(2)Audizione del 30 gennaio, Resoconto stenografico
(3) Direzione Investigativa Antimafia, Relazione del Ministro dell'Interno al Parlamento sull'attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia, Secondo semestre 2006, pg. 53.